Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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“Hunter x Hunter” è un manga shonen di Yoshihiro Togashi giunto recentemente al volume 37 e in corso dal 1998. Si tratta di un’opera sfortunatamente nota per la sua pubblicazione travagliata, visto che negli ultimi 15 anni la serializzazione del manga su Shonen Jump si è fatta sempre più irregolare e imprevedibile, con pause a volte anche di 3-4 anni tra un capitolo e l’altro, che tuttavia sembrano non aver inficiato la popolarità e l’apprezzamento dei lettori verso una storia che, quando viene ripresa genera sempre molto entusiasmo. Il perché tale opera riesca ancora a mantenere tale seguito è presto detto: “Hunter x Hunter” è uno shonen di qualità che nel corso degli anni ha saputo rispettare le aspettative del pubblico regalando saghe epiche e personaggi indimenticabili in un riuscitissimo mix di azione, avventura, combattimenti e thriller originale e sorprendente.

Sebbene “Hunter x Hunter” abbia a mio avviso numerosi pregi, l’aspetto forse più peculiare dell’opera nel suo insieme consiste nel sapersi rinnovare con intelligenza proponendo sempre sviluppi imprevedibili, nuovi temi e generi da affrontare, riuscendo al tempo stesso a non tradire mai lo spirito e le caratteristiche della storia di base. L’opera è talmente varia e sfaccettata che per descriverne gli aspetti più positivi e negativi si finisce spesso per analizzare le saghe che la compongono, le quali differiscono sempre dalle precedenti, per ispirazioni di fondo, generi, ambientazioni ecc. Operazione forse poco elegante, ma che riesce per lo meno a restituire la continua evoluzione e il perpetuo rinnovamento che l’autore è riuscito a conferire alla propria opera.
La prima saga, quella dell’esame per diventare Hunter, è probabilmente la più avventurosa, essendo perlopiù composta da una serie di percorsi e sfide che i protagonisti dovranno superare per ottenere l’ambita licenza da cacciatore. L’autore riesce nel difficile compito di proporre fin dai primi capitoli un gruppo di protagonisti perfettamente riuscito e ben caratterizzato, dove chiunque sembra avere una storia affascinante da raccontare e una sua ideologia di vita. Ma questa saga introduttiva mostra anche un altro talento dell’autore, ovvero la capacità di creare e gestire magistralmente la tensione della storia. Dietro ogni parola o sguardo, sembra possa celarsi un indizio o una trappola per gli aspiranti hunter, accentuando fortemente il coinvolgimento del lettore verso lo sviluppo degli eventi.
La breve, ma comunque significativa, saga dell’arena celeste fornisce le basi della componente battle dell’opera che nelle saghe successive si rivelerà progressivamente sempre più rilevante. Qui i personaggi iniziano a essere coinvolti in battaglie lunghe e impegnative, anche se lo scopo di questa parentesi narrativa sembra perlopiù quello di comunicare al lettore le basi del power-up del mondo di Gon e compagnia. La successiva saga di York Shin rimane ancora oggi uno dei picchi più alti dell’opera e, personalmente, è l’arco narrativo che preferisco. I personaggi sono gestiti da manuale, gli eventi si susseguono con un ritmo irrefrenabile e scandito da un colpo di scena più bello dell’altro. Anche qui la tensione rimane alta per quasi tutta la saga, regalando emozioni uniche e indimenticabili.
In tutto questo viene già preparato il terreno per l’arco di Greed Island, piuttosto riuscito e particolare, vista la chiara ispirazione ai giochi di ruolo e ai giochi di carte giapponesi e non. La saga che segue, quella delle formichimere, rimane ancora oggi la più lunga dell’intera opera. Un arco narrativo molto interessante, dove si fa strada soprattutto la componente battle del manga, qui più in forma che mai. L’aspetto più interessante di questa saga probabilmente sta nel ritmo che ha acquisito durante lo sviluppo. Dopo un avvio piuttosto buono, ma con qualche incertezza, la storia acquisisce sempre più spessore, rivelando una natura dell’opera fortemente adrenalinica e, come al solito, molto appassionante.
La breve saga dell’elezione del presidente può per certi aspetti essere considerata come l’epilogo della traccia narrativa che si era sviluppata fin dall’inizio del manga. La conclusione di una trama estremamente emozionante e soddisfacente, che crea un’evidente cesura tra quello che era stato il manga fino a quel momento, e quello che sarebbe stato negli anni successivi. La saga ancora in corso, quella della successione, è probabilmente l’arco narrativo che finora mi ha convinto meno, davvero troppo pesante e arzigogolato, ma è pur sempre la porzione di una saga che promette di durare ancora a lungo.

Parlare di “Hunter x Hunter” senza scendere nel dettaglio di ogni singolo arco narrativo è veramente complicato, visto che ogni saga racconta qualcosa di nuovo, di diverso, ma che al tempo stesso non tradisce mai lo spirito dell’opera originale, che infatti riesce sempre a rinnovarsi con intelligenza spaziando attraverso i generi e le ambientazioni. Un manga in cui le idee non mancano mai e che rimane a mio avviso una lettura di riferimento, nonostante qualcuno potrebbe sentirsi frenato nel recuperarlo a causa della sua pubblicazione travagliata. Il mio consiglio è comunque quello di leggerlo nonostante tutto, anche qualora dovesse rimanere incompleto, visto che l’opera ha raggiunto un livello talmente alto in termini di narrazione, caratterizzazione dei personaggi, commistione di generi ecc. che sarebbe un peccato ignorarlo solo per la possibile mancanza di una conclusione che comunque nulla potrebbe togliere a ciò che il manga è stato fin qui.

8.5/10
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"Bleach" è senza dubbio uno dei migliori battle shonen di sempre. È un’opera curatissima, emozionante e adrenalinica che non smetterà di sorprendervi nel bene e nel male fino all’ultimo volume.

Come ogni volta in cui una recensione mi mette particolarmente in difficoltà, andrò ad analizzare i capisaldi di una storia degna di essere letta/vista.

1. Worldbuilding
La storia è ambientata in epoca moderna a cavallo tra tre mondi.
- Il mondo terreno, più precisamente la città di Karakura poco distante da Tokyo, in cui vive Ichigo, il nostro protagonista.
- Il mondo dell’aldilà, chiamato Soul Society diviso in Rukongai, dove “vivono” le anime dei defunti e Seireitei, dove si trovano gli shinigami del Gotei 13 (il corpo di guardia della Soul Society) che sovrintendono a proteggere e mantenere l’equilibrio tra il mondo spirituale e quello terreno.
- L’Hueco Mondo, un aldilà in cui dimorano gli Hollow, spiriti aggressivi e pericolosi che gli shinigami hanno il compito di purificare.
L'ambientazione non è nuova, ma ha molti dettagli originali e accattivanti che la rendono molto affascinante. Anche le dinamiche per il passaggio tra i vari mondi sono molto interessanti e ben dettagliate.

2. Creare personaggi forti e riconoscibili
Su questo punto Tite Kubo ha fatto davvero centro. I suoi personaggi sono meravigliosi, caratterizzati con cura maniacale sin dal primo volume e fatti crescere e maturare fino all’ultimo.
Il protagonista è Ichigo Kurosaki, un liceale testardo, forte e generoso, con la rara capacità di vedere spiriti e fantasmi. Vive nella cittadina di Karakura insieme al padre Isshin e alle due sorelline Karin e Yuzu. Una sera la sua famiglia viene attaccata da un Hollow e Ichigo incontra per la prima volta Rukia Kuchiki, una shinigami il cui compito è di purificare gli Hollow e accompagnare gli spiriti pacifici alla Soul Society.
Ma lo scontro è duro e Rukia ha la peggio. Impossibilitata a combattere, vede un’unica via d’uscita: cedere una parte dei suoi poteri da shinigami a Ichigo affinché possa proteggere i suoi cari. Ma Ichigo va ben oltre le sue aspettative, dimostrando una forza e un’abilità fuori dal comune. L’azione di Rukia, non proprio lecita, nonostante la scelta sia stata dettata dalle circostanze, metterà in moto una serie di ingranaggi che daranno a lei e a Ichigo parecchi grattacapi, incontrando l’ostilità del Gotei 13.
Il Gotei 13, il corpo armato della Soul Society, è costituto da shinigami organizzati in una rigida struttura gerarchica. Sono divisi in 13 compagnie, guidate ciascuna da un capitano e un luogotenente. Ogni personaggio sembra uscire dalle pagine. Le aspirazioni, le abitudini, le piccole (e grandi) manie, ogni dettaglio li rende estremamente reali e affascinati.
Soprattutto nei primi volumi, ad ogni nuovo personaggio è dedicata una minuziosa scheda a fine volume che ne presenta il profilo, le caratteristiche fisiche e caratteriali. E credetemi, niente è lasciato al caso. Persino i segni zodiacali sono coerenti con le personalità dei personaggi.

3. Sorprendere lo spettatore
Se credete di riuscire a definire i “buoni” e i “cattivi” di Bleach, temo dovrete ricredervi. I capovolgimenti di situazione, i tradimenti, le rivelazioni inattese sono all’ordine del giorno. Le abilità dei personaggi sono in continua evoluzione e ogni volta che credete di conoscere tutte le capacità di qualcuno, ecco che vi sorprenderà con qualcosa di nuovo.

4. Creare suspense, conflitti e tensioni
I combattimenti sono intensi, serrati, adrenalinici. I disegni dinamici e curatissimi. A volte sono così coinvolgenti che vi sembra di sentire il suono delle lame che si scontrano. Le abilità dei personaggi, soprattutto quelle dei capitani, sono appariscenti e spettacolari, tanto che a volte sembrano uscite da uno spettacolo illusionistico.

5. Lavorare sul linguaggio: le parole, la loro mescolanza, il ritmo, lo stile
La scelta delle parole, dei termini (alcuni inventati da Tite Kubo stesso), dei simboli è fatta con molta attenzione. Gli stessi nomi dei personaggi e delle loro spade hanno un forte legame con le personalità dei loro proprietari. Basti pensare agli ideogrammi che formano il nome “Ichigo” che significa “colui che si dedica a proteggere una persona”. E che dire del numero “15” che troviamo spesso sugli abiti e sulla porta della camera di Ichigo perché “ichi=uno”;”go=cinque” è un altro modo per scrivere il suo nome. Niente è lasciato al caso!
I combattimenti sono l’elemento cardine di Bleach e hanno una presenza importante con un ritmo incalzante e quasi frenetico. Ma non mancano momenti più riflessivi e profondi, che ci permettono di conoscere meglio i personaggi e empatizzare con loro, momenti comici e leggeri che vi strapperanno una risata, momenti drammatici che vi faranno scendere qualche lacrima.

6. Trovare un finale che funzioni
74 volumi sono tanti e mantenere un livello alto non è facile. I primi 20 volumi, che potremmo identificare come la saga della Soul Society, partono col botto e hanno un livello altissimo su tutti i fronti. I volumi 21-48, si concentrano sulle avventure nell’Hueco Mondo e mantengono ancora un livello molto alto. Purtroppo, poi si assiste a un calo evidente sia a livello di sviluppo narrativo che di azione e questo si ripercuote inevitabilmente sul finale. Non dico che sia da buttare, assolutamente, ma dopo tanta strada mi sarei aspettata qualcosa di meno frettoloso e confusionario.
Dare un voto ad una serie così lunga non è facile. Complessivamente è una serie da 8,5, per il semplice fatto che fino al volume 48 sarebbe stata da 10, ma la parte conclusiva rasenta il 7.
Nonostante tutto resta uno dei miei manga preferiti e vi consiglio vivamente di non perdervelo.

10.0/10
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Era il lontano 1984 quando il, non ancora, trentenne Akira Toriyama, iniziò la serializzazione, su Weekly Shōnen Jump, di “Dragon Ball”. Lui non poteva saperlo, e probabilmente neanche i suoi lettori, ma da quel momento in poi qualcosa sarebbe cambiato nel mondo dei manga e il genere shōnen non sarebbe stato mai più lo stesso.

Autentico spartiacque dell’intrattenimento e portavoce della cultura giapponese nel mondo, “Dragon Ball” è il manga shōnen per eccellenza, che avrebbe conferito al suo autore il titolo di erede al trono del padre dei manga, Osamu Tezuka. Akira Toriyama è stato, nel bene e nel male, un genio come ne nascono pochi al giorno d’oggi, seppur estremamente pigro. Nell’arco di circa dieci anni, ha scritto e portato a termine una storia senza fondamenta, basandosi solo ed esclusivamente sull’improvvisazione e prendendo spunto da un numero molto esiguo di fonti. Per il suo manga, infatti, l’autore giapponese avrebbe preso ispirazione dal classico della letteratura cinese “Il viaggio in Occidente”, partendo dalla considerazione che "in fondo, si tratta di una storia assurda, che possiede numerosi elementi di avventura", e dai film, a lui tanto cari, dell’attore e artista marziale Jackie Chan. Nel progetto iniziale, “Dragon Ball” sarebbe dovuto durare un anno o poco più, finendo presto o tardi nel “dimenticatoio”. Il fato, e, più di esso, il direttore di Weekly Shōnen Jump, però, vollero diversamente. La storia sarebbe proseguita ancora per diversi volumi e questa scelta fu lungimirante, tant'è che a quasi quarant’anni dalla sua pubblicazione “Dragon Ball” rimane opera che fa ancora parlare di sé, permettendo ad Akira Toriyama di occupare un posto di assoluto rilievo nell’Olimpo dei mangaka.

La storia segue le vicende di Son Goku, un bambino con la coda di scimmia e una forza smisurata, che un giorno incontra una ragazza di nome Bulma. Lei, bella e giovane, è alla ricerca delle sette sfere del drago, potenti oggetti magici che, se riuniti, permettono di evocare il drago Shenron, creatura che esaudisce un qualunque desiderio a colui che l'ha richiamato. Goku, come più semplicemente sarebbe stato chiamato da quel momento in poi, viene, quindi, persuaso da Bulma ad aiutarla nella ricerca delle sfere del drago e i due partono insieme per un lungo viaggio, nel corso del quale fanno numerose conoscenze. In seguito, Goku si sottopone agli allenamenti del Maestro Muten e partecipa a diverse edizioni del Torneo Tenkaichi, un campionato mondiale di arti marziali, che si svolge ogni tre anni. Nel corso della sua crescita e del suo sviluppo, affronta numerosi nemici, tra cui Piccolo, figlio e reincarnazione di una creatura demoniaca, diventando così il combattente più forte della Terra. La storia, però, non termina qui. Ormai adulto, Goku scopre di appartenere alla razza extraterrestre dei Saiyan, un crudele popolo di combattenti che lo aveva spedito sulla Terra, ancora in fasce, per conquistare il pianeta. Si scopre, però, che poco dopo il suo arrivo Goku ha subito un trauma cranico, perdendo in questo modo il ricordo della missione e la sua natura aggressiva. Venuto a conoscenza del suo passato, il giovane decide ugualmente di continuare a difendere il suo pianeta d'adozione dall'attacco di nemici sempre più forti. In questo modo, insieme alla sua famiglia e ai suoi amici, affronta Freezer, Cell e Majin Bu, ergendosi a protettore della Terra e dell'universo intero.

Se amate i combattimenti, quelli intensi, seppur scontati nel loro esito finale, e vi ritenete amanti autentici del genere shōnen, dovete assolutamente leggere “Dragon Ball”. L’opera di Toriyama ha fatto scuola per tutti gli autori di manga per ragazzi venuti dopo. Non esiste al mondo shōnen scritto dagli anni ’90 in poi, che non rechi le tracce di “Dragon Ball”. Un personaggio, una scena, un oggetto, ma soprattutto le trasformazioni. Queste ultime da sole bastano a rendere l’opera di Toriyama una delle più transcodificate e riadattate dei giorni nostri. Le trasformazioni hanno tracciato una linea di demarcazione netta non soltanto nel genere shōnen, ma nell’esistenza dello stesso “Dragon Ball”. Credo, infatti, di non sbagliarmi, se dico che senza i power up il manga di Toriyama si sarebbe fermato alla saga dei Sayan. Le continue trasformazioni e la comparsa di nemici sempre più forti, invece, hanno reso quest’opera incredibilmente longeva. La storia in sé è ben lungi dall’essere innovativa, perché riporta su carta il più classico dei viaggi dell’eroe, ma lo fa a modo suo. Innanzitutto, con dei personaggi carismatici e iconici, destinati ad entrare nel cuore del lettore. Due su tutti hanno fatto breccia nel mio. Il primo è Piccolo, che, come altri personaggi della serie, all’inizio è un villain crudele e malvagio. Lui, reincarnazione di una creatura demoniaca, namecciano venuto da un pianeta lontanissimo, sfida Goku al Torneo Tenkaichi e minaccia la distruzione della Terra. Impossibile affezionarsi ad un personaggio così, mi direte voi. Eppure, col progredire della storia, il vostro parere, così come il mio, muterà radicalmente. Piccolo è, probabilmente insieme a Vegeta, il personaggio che va incontro al cambiamento più radicale, che da villain lo porta ad essere compagno di mille battaglie e amico con cui condividere le lezioni di scuola guida. L’altro, ovviamente, non può che essere son Goku. Come non affezionarsi a questo bambino con la coda e dalla forza disumana? Il primo Goku, quello della saga del Red Ribbon per intenderci, è sicuramente il più iconico, quello che più del successivo ha segnato un’epoca. Eppure, è con quello adulto più volte salvatore della Terra, che senti di creare un legame profondo e viscerale. Quello che, nonostante non sia più un ragazzino, è rimasto un bonaccione, un altruista, uno che vede sempre il buono nelle persone, un ingenuo coraggioso, che ha affascinato milioni di lettori nel mondo a suon di “Kamehameha” e trasformazioni sempre più overpowered. In poche parole, Goku è stato l’eroe e il modello d’ispirazione perfetto della nostra infanzia. Non sono da meno gli antagonisti, di cui Toriyama offre sempre il giusto approfondimento. Crudeli, spietati e, in alcuni casi, come quello di Cell, inquietanti. Senza dei villain dello stampo di Freezer o Majin Bu, che più volte hanno minacciato l’estinzione del genere umano, e non solo, non sarebbero esisti gli eroi di cui si continuano, ancora oggi, a narrare le gesta. Protagonisti e antagonisti insieme si inseriscono in universo immenso, come è quello di Dragon Ball. Il Maestro Karin, Dio, il Re Kaioh, la Terra, il pianeta Vegeta, Namecc e via discorrendo. Roba da perdere la testa. Ed è stato proprio questo universo così vasto ad offrire a Toriyama la possibilità di inventare a proprio piacimento, talvolta sbagliando o cadendo in banali, forse addirittura “voluti” errori. Ancora adesso, per esempio, mi interrogo sul dove e perché sia stata abbandonata la “questione scimmione”, ma se ami un’opera, impari ad apprezzarne anche i suoi difetti. D’altronde, è risaputo che al cuor non si comanda.

Toriyama è stato tante cose, sicuramente non uno scrittore perfetto e ligio al proprio dovere. Sono numerose le volte in cui ha riutilizzato le stesse vignette, ingannando i propri lettori, o inserito degli elementi in totale dissonanza con la storia fino ad allora costruita. Nonostante ciò, è stato un grandissimo disegnatore. Il suo tratto pulito, ma deciso ci ha regalato delle tavole degne di essere esposte in un museo. A differenza di ciò che accade con altri manga shōnen, nonostante la mole continua di scontri all’ultimo sangue, i disegni sono sempre estremamente comprensibili. Non serve scervellarsi sulla pagina per capire cosa vi è stato disegnato e questo è uno dei grandissimi pregi di “Dragon Ball”. Opera sicuramente imperfetta, che non vuole trasmettere nessun messaggio profondo, ma che mi ha emozionato come poche altre letture sono riuscite a fare. La Kamehameha di Gohan contro Cell, con la figura di Goku che troneggia alle sue spalle; il sacrificio di Vegeta; la trasformazione in Super Sayan di primo livello di Goku. Fatico a ricordare le volte in cui “Dragon Ball”, con le sue scene iconiche, mi ha fatto saltare dalla sedia, lasciandomi a bocca aperta, come un bambino che va al luna park per la prima volta.

È compito dei grandi autori suscitare emozioni forti nei lettori e Akira Toriyama, con il suo “Dragon Ball”, ci è riuscito più che egregiamente. Da parte mia, grazie per aver reso indimenticabile e migliorato l’infanzia di milioni di bambini. L’umanità tutta rende onore a Goku, l’eroe che ha cambiato il mondo con un bastone, a bordo della sua iconica nuvola Speedy.