Si è svolta in questi giorni la XI Edizione del Far East Film Festival di Udine, dedicata al mondo del cinema orientale. Protagonista della quarta giornata è stato indiscutibilmente Departures (Okuribito) del regista Takita Yojiro, il lungometraggio Oscar 2009 come Miglior film straniero, battendo, fra gli altri, l'israeliano Valzer con Bashir. Il film è stato proiettato davanti a un pubblico accorso in massa e rimasto impressionato dalla bellezza dell'opera.
Basato su una storia particolarissima, scritta dallo stesso attore protagonista, Motoki Masahiro, Departures è la storia di un funerale e della ricerca della felicità, intrecciata con quella del divorzio di due persone che si amano molto.
I funerali giapponesi sono una realtà che gli occidentali raramente sperimentano nella loro vita, dove ha un ruolo centrale la figura del nokanshi, il maestro di deposizione nella bara, un professionista che lava e riveste la salma.
Non si tratta di un semplice lavoro di pulitura, ma di un compito dal rituale raffinato, eseguito con gesti sapienti ed eleganti, che comunica compassione per il defunto.
Questo – sembra dire senza parole ai congiunti – non è semplicemente un corpo senza vita, ma una persona degna di rispetto e di amore. Con la sua perizia, egli restituisce al defunto le sembianze della vita.
Il protagonista del film, Kobayashi Daigo, è un nokanshi. Il lungometraggio è la sua storia. Ed è la storia di un funerale molto particolare, quello di un giovane transessuale, morto come donna. I suoi parenti si sono scordati di informare Daigo, che lo scopre solo mentre sta effettuando la preparazione, e la rivelazione del sesso della salma ha il tono divertente tipico dell’umorismo macabro del regista Takita.
Daigo, violoncellista in un’orchestra che è stata appena sciolta, con pochi soldi, decide di tornare al nord, nella casa che la madre, morta solo due anni prima, gli ha lasciato a Yamagata. In cerca di lavoro risponde all’annuncio di un’agenzia che pensa turistica, ma la gioiosa e appariscente receptionist gli rileva subito che il viaggio dei loro clienti è verso l’Altro Mondo e non per le isole del Pacifico.
L’uomo accetterà di essere assunto nel piccolo ufficio del nokanshi locale per l’ottima retribuzione, ma si troverà a dover fare i conti con un passato ritenuto ormai dimenticato e con i tabù di cui è intrisa la società nipponica, dai quali è influenzata anche sua moglie Mika.
Mentre lentamente Daigo, abbandonato da bambino dal padre e lasciato solo dopo la morte della madre amatissima, chiuderà i conti con il suo passato, contemporaneamente prenderà coscienza e consapevolezza del valore del suo lavoro, così disprezzato dalla comunità e così necessario alle persone. Purtroppo il forte filo che lo lega alla moglie sarà eroso e, infine, spezzato.
Una vicenda molto particolare che il regista, Takita Yojiro, con una oramai lunga carriera alle spalle iniziata nel 1985, ha reso in una maniera particolarmente interessante: le macchine da presa accompagnano l'apprendistato del nokanshi in un modo lieve, non esente da difetti formali, ma proprio per questo reso ancor più affascinante.
La regia segue la crescita di Daigo e di sua moglie in vista della necessaria catarsi finale, e lo fa con una sensibilità, una levità rara e commovente. Con semplicità, senza enfasi, la macchina da presa cattura il rituale, quasi magico, della pulitura, della vestizione e del trucco del dipartito. Il tutto sotto gli occhi commossi e in lutto di familiari e amici, dapprima diffidenti nei confronti del Maestro, quindi grati e pieni di nuova consapevolezza.
Con perfetto equilibrio e con grande naturalità, Takita e il suo sceneggiatore, Koyama Kundo, alternano toni appassionati, supportati magistralmente dall’eccezionale colonna sonora di Hisaishi Joe, a scene costruite per sottrazione, momenti commoventi a fantastici siparietti brillanti. Vita e morte che si alternano e che diventano una cosa unica.
Un film il cui parto è stato ben difficile. Nato, come racconta il produttore esecutivo del film, Yasuhiro Mase, nella conferenza stampa, dall'esperienza personale dell'attore protagonista, Motoki Masahiro:
“Masahiro aveva viaggiato in India quando aveva vent’anni e, passando accanto a un fiume, aveva assistito alla cerimonia indiana di un funerale, durante la quale le salme venivano lasciate portar via dalla corrente. Guardando la riva opposta, aveva visto dei bambini che giocavano nelle acque dello stesso fiume – uno di loro era persino il nipote della donna anziana per cui si celebrava il funerale. Rimase molto colpito dal contrasto tra vita e morte. Poi, anni dopo, assistette al rituale giapponese di preparazione del corpo per il funerale, e decise di contattarci con l’idea di girare un film sull’argomento”.
Sono occorsi ben sei anni e una lunga preparazione degli attori per mettere a punto il film. Per lungo tempo il produttore TBS ha scansato la proposta di Mase e, successivamente, ha impiegato ben due anni a trovare una società distributrice. Sia in Giappone che all'estero.
Una lunga strada che è stata però ripagata da un enorme successo di pubblico. In Giappone Departures ha incassato 6 miliardi di yen e, oltre all'Oscar 2009 come Miglior film straniero, ha ottenuto altri 78 premi in tutto il mondo.
Il film è uscito in Giappone nel settembre dello scorso anno, nel resto del mondo le date di distribuzione sono già state fissate. Per l'Italia nulla è stato ancora deciso.
Basato su una storia particolarissima, scritta dallo stesso attore protagonista, Motoki Masahiro, Departures è la storia di un funerale e della ricerca della felicità, intrecciata con quella del divorzio di due persone che si amano molto.
I funerali giapponesi sono una realtà che gli occidentali raramente sperimentano nella loro vita, dove ha un ruolo centrale la figura del nokanshi, il maestro di deposizione nella bara, un professionista che lava e riveste la salma.
Non si tratta di un semplice lavoro di pulitura, ma di un compito dal rituale raffinato, eseguito con gesti sapienti ed eleganti, che comunica compassione per il defunto.
Questo – sembra dire senza parole ai congiunti – non è semplicemente un corpo senza vita, ma una persona degna di rispetto e di amore. Con la sua perizia, egli restituisce al defunto le sembianze della vita.
Il protagonista del film, Kobayashi Daigo, è un nokanshi. Il lungometraggio è la sua storia. Ed è la storia di un funerale molto particolare, quello di un giovane transessuale, morto come donna. I suoi parenti si sono scordati di informare Daigo, che lo scopre solo mentre sta effettuando la preparazione, e la rivelazione del sesso della salma ha il tono divertente tipico dell’umorismo macabro del regista Takita.
Daigo, violoncellista in un’orchestra che è stata appena sciolta, con pochi soldi, decide di tornare al nord, nella casa che la madre, morta solo due anni prima, gli ha lasciato a Yamagata. In cerca di lavoro risponde all’annuncio di un’agenzia che pensa turistica, ma la gioiosa e appariscente receptionist gli rileva subito che il viaggio dei loro clienti è verso l’Altro Mondo e non per le isole del Pacifico.
L’uomo accetterà di essere assunto nel piccolo ufficio del nokanshi locale per l’ottima retribuzione, ma si troverà a dover fare i conti con un passato ritenuto ormai dimenticato e con i tabù di cui è intrisa la società nipponica, dai quali è influenzata anche sua moglie Mika.
Mentre lentamente Daigo, abbandonato da bambino dal padre e lasciato solo dopo la morte della madre amatissima, chiuderà i conti con il suo passato, contemporaneamente prenderà coscienza e consapevolezza del valore del suo lavoro, così disprezzato dalla comunità e così necessario alle persone. Purtroppo il forte filo che lo lega alla moglie sarà eroso e, infine, spezzato.
Una vicenda molto particolare che il regista, Takita Yojiro, con una oramai lunga carriera alle spalle iniziata nel 1985, ha reso in una maniera particolarmente interessante: le macchine da presa accompagnano l'apprendistato del nokanshi in un modo lieve, non esente da difetti formali, ma proprio per questo reso ancor più affascinante.
La regia segue la crescita di Daigo e di sua moglie in vista della necessaria catarsi finale, e lo fa con una sensibilità, una levità rara e commovente. Con semplicità, senza enfasi, la macchina da presa cattura il rituale, quasi magico, della pulitura, della vestizione e del trucco del dipartito. Il tutto sotto gli occhi commossi e in lutto di familiari e amici, dapprima diffidenti nei confronti del Maestro, quindi grati e pieni di nuova consapevolezza.
Con perfetto equilibrio e con grande naturalità, Takita e il suo sceneggiatore, Koyama Kundo, alternano toni appassionati, supportati magistralmente dall’eccezionale colonna sonora di Hisaishi Joe, a scene costruite per sottrazione, momenti commoventi a fantastici siparietti brillanti. Vita e morte che si alternano e che diventano una cosa unica.
Un film il cui parto è stato ben difficile. Nato, come racconta il produttore esecutivo del film, Yasuhiro Mase, nella conferenza stampa, dall'esperienza personale dell'attore protagonista, Motoki Masahiro:
“Masahiro aveva viaggiato in India quando aveva vent’anni e, passando accanto a un fiume, aveva assistito alla cerimonia indiana di un funerale, durante la quale le salme venivano lasciate portar via dalla corrente. Guardando la riva opposta, aveva visto dei bambini che giocavano nelle acque dello stesso fiume – uno di loro era persino il nipote della donna anziana per cui si celebrava il funerale. Rimase molto colpito dal contrasto tra vita e morte. Poi, anni dopo, assistette al rituale giapponese di preparazione del corpo per il funerale, e decise di contattarci con l’idea di girare un film sull’argomento”.
Sono occorsi ben sei anni e una lunga preparazione degli attori per mettere a punto il film. Per lungo tempo il produttore TBS ha scansato la proposta di Mase e, successivamente, ha impiegato ben due anni a trovare una società distributrice. Sia in Giappone che all'estero.
Una lunga strada che è stata però ripagata da un enorme successo di pubblico. In Giappone Departures ha incassato 6 miliardi di yen e, oltre all'Oscar 2009 come Miglior film straniero, ha ottenuto altri 78 premi in tutto il mondo.
Il film è uscito in Giappone nel settembre dello scorso anno, nel resto del mondo le date di distribuzione sono già state fissate. Per l'Italia nulla è stato ancora deciso.
Ma ha incassato 6 Miliardi di EURO!? forse si parla di yen...
Mi sa che c'è un refuso, se poi li ha incassati sul serio complimenti
veramente BELLISSIMO!!!
Strano...
Un titolo che dovrei vedere, ma che mi dimenticherò di fare, esattamente com'è successo settimana scorsa con Nessuno Sa, che mi son proprio dimenticato di registrare. Solo che tra una cosa e l'altra questo genere di avvenimenti non mi resta in testa...sarà perchè non siamo vittime di pubblicità martellanti, oppure perchè quella domenica c'era Fumettopoli, ma è così.
Sarebbe l'incasso più alto della storia! XD
Per il resto non vedo l'ora di vederlo, vista la risonanza non penso deluderà le aspettative!
Riguardo al solito problema dell'uscita italiana, passi anche non mandarlo nei cinema (tanto gli incassi sarebbero quelli che tutti immaginiamo..), ma almeno per il mercato homevideo potrebbero darsi una mossa..
Comunque non sono molto interessato a questo genere di storie, quindi non credo che lo vedrò...
Un film da vedere per tanti buoni motivi. Non un capolavoro, ma decisamente ottimo nel suo genere (non fosse bastato l'oscar, agli academy awards giapponesi ha fatto una scorpacciata di premi -regia, sceneggiatura, attore protagonista, attore non protagonista, attrice non protagonista -grande Kimiko- e non ricordo più che altro). Quello raccontato come lavoro non è niente male...
leggere quest'articolo mi ha lasciato di stucco, per come racconta di questo film che, ovviamente, mi ispira un sacco :O
peccato che all'Italia tanto per cambiare non interessi -_-
Trama interessante...bel trailer!
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