Comicsblog segnala questo irriverente e pungente articolo dal blog Storie di Nessuno, dedicato dal suo autore, Max Favatano, ai giovani talenti in cerca di editori e alle politiche “vincenti” di questi ultimi:

Se si lavora senza retribuzione, è ovvio, che presto o tardi (in genere presto) la qualità del prodotto sarà bassa, come è ovvio che se un editore si fa la nomina di avere produzioni scadenti, spesso proprio perché gli autori coinvolti sono quelli che sono, fare "gavetta" sarà solo una zappa sui piedi. Gli altri editori, potrebbero vedere nella frase "ho lavorato per X" un'ammissione di incapacità.
Scegliete con cura i vostri alleati e se quando ci uscite insieme sentite odore di merda, bè, o siete voi o sono loro...


Essere Editori Oggi: il Banco Vince Sempre

Mettiamo che leggi fumetti.
Non sei un buon scrittore, non hai capacità artistiche particolari, non hai mai fatto il commerciante. Potresti fare il traduttore, ma se ci lavori difficilmente ci campi, è per questo che hai un altro lavoro. Per pararti il sederino mentre porti avanti altri hobby.

Però ti piacerebbe, nonostante tutto, lavorare nel settore del fumetto, perché tu lo ami, tu lo hai "a passione". Non gusto, non sappiamo se lo hai, ma passione.
Facciamo che ti convinci che pane e passione sia un'accoppiata vincente tipo Gianni e Pinotto, o cartone e McDonald. Cosa potresti fare allora?

Chiaro, l'editore.
Editare ci vuole poco. Un giornalista che metta il nome e un posto presso cui stampare.
Non ci vuole poco a fare l'editore, sia chiaro. Quella è altra cosa.
Bene, allora facciamo gli editori di fumetti, ma facciamolo per bene.
Per passione.
Guarda quanti ce ne stanno in giro. Ci sta il cretino, l'idiota.
Il mangiamerda, e ci sta pure quello che prima faceva lo scribbachino presso quell'altro fallito. Cosa hanno loro più di te?
Niente. E' questo il problema.
Non hanno niente più di te. E tu non hai nulla più di loro.
Comunque a un editore giovane gli si perdona di tutto, figuriamoci.

Prima mossa: guardare il giardino degli altri.
Seconda mossa: non fare niente di diverso dagli altri. Se ci fosse stato bisogno di agire diversamente, lo avrebbero già fatto i tuoi predecessori, no?
Tranne il mangiamerda ovviamente, lui è editore solo perchè è amico di Caio.
Quindi se nessuno fa manifesti e locandine per le Fumetterie, non farli nemmeno tu, e se qualcuno dovesse chiederti spiegazioni, digli che le fumetterie non li vogliono. Se ti dovessero cheidere "e perché non li vogliono?" rispondi pure con fermezza "perché sono idioti, no?". Effettivamente, altrimenti non avrebbero aperto una fumetteria. Tanto più che pare (pare) che una volta, tanto tempo fa, in una lontana cittandina del kentaky, qualcuno (qualche editore) abbia fatto un'indagine di mercato (si dice così, vero?) da cui è venuto fuori che le fumetterie non vogliono i manifesti. E che i librai sono idioti.
Ah, nota a margine. Se ti dovessero chiedere "e rifarla oggi tale indagine?" rispondigli pure a tono. Improvvisa.
Inventa qualcosa.

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D'altra parte se tutti questi ragionamenti fossero errati il mercato del fumetto mica sarebbe così vivido. Mica.
Cazzo, contiamo ben 200 fumetterie in Italia, eh? Se ci conviene nel discorso, che se qualcuno vuole far polemica, all'occorrenza puoi sempre dire che sono anche 350.
400? Va bene quattrocento, tranquillo, pago io.
A proposito, quante copie vuoi tirare?
Cinquecento? Mille?
Non è che sono troppe, no? In Italia siamo solo sessanta milioni di persone. Dove li trovi 1000 disperati che ti acquistano 'sto fumetto di merda solo su 60 MILIONI di persone? Dai, tirane solo cinquecento di copie e ci stai pure largo, o finisce che le altre 500 ce le tirano addosso a noi.
Chiaro però che se stampi 500 copie in croce il prezzo poi sale che se no, il punto di pareggio, il gol fuori casa, la squadra del cuore, ecc.
Dai dieci euro in sù. Non è male dai. I 100% Marvel della Panini costano 18 euro, perché il tuo fumetto gnappo non può costarne 10?
Ah già. Perché fa cagare.
Allora è meglio puntare tutto sulla qualità.

L'idea è questa: puntare sulla qualità. Qualità è la parola d'ordine.
Bene, cosa serve per dare qualità a un'opera?
Autori capaci, bravi ed esperti. Esatto.
Aspetta un attimo però. Ma sbaglio o gli autori capaci, bravi ed esperti vogliono essere pagati?

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Cazzo, bel problema questo.
Però che merde. Sono mercenari sti autori. Come dici? Si dice salariati? Ma il salario non si da alla gente che lavora? Questi fumetti fanno. Uff, si vede che non lo amano il mezzodicomunicazionefumetto.
Mica lo fanno per la passione loro. Mica.
Mercenari.
E ingrati. Non basta che gli dai lavoro, pure pagati vogliono.
Strana gente sti artisti.

Comunque hai avuto un'idea.
Prendi giovani leve, talentuosi ragazzi, autodidatta o usciti da qualche scuola di fumetto, gli riempi la testa di idiozie e li fai lavorare gratis per te.
Le tech segrete saranno:
1) Hai talento, ma devi fare gavetta.
2) Le fumetterie sono gestite da idioti che non apprezzano il tuo lavoro. Colpa loro se non vedrai un euro.
3) Odiali anche tu.
4) Dai, che così fai curriculum!

Ottimo piano.
Aspè, cos'è che dici? Se affidi tutta la tua linea editoriale a giovanietalentuosi autori verrà fuori solo un sacco di merda come quello delle Edizioni XXXXX?
Capisco. Niente, passo indietro. Cancella la parola "qualità".
Quantità. Quantità sarà la nuova parola d'ordine.
Merda.
Ma tanta, a fiumi, anzi no, abbondiamo, a mari. Un mare di merda dove puoi nuotare.
"Quantità". Senti come suona bene. Che poi la quantità è sinonimo di un mercato vivido, eh?

Bene. Stampate cinquecento copie...


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