Vedrà la luce a marzo, edito da Planeta DeAgostini, l'euro-manga Chosp, la nuova creazione di uno dei grandi talenti della Nona Arte italiana, Alessandro Barbucci.

Sceneggiatore e disegnatore, in coppia con la talentuosa Barbara Canepa, Alessandro Barbucci ha portato una ventata di novità e freschezza nel fumetto italiano e rappresenta un esempio di quella generazione di autori capaci di coniugare nelle loro opere con facilità apparente linguaggi, stili e contenuti che appartengono a mondi fra loro molto diversi.

Un pugno di opere e personaggi fra cui spicca indubbiamente quel grandissimo successo – di pubblico, critica e commerciale grazie a una gigantesca linea di merchandising – che ancora oggi rappresentano le W.I.T.C.H., create nel 1997 insieme alla Canepa e a Elisabetta Gnome, forse uno dei fumetti italiani più conosciuti nel mondo. Nello stesso anno è nata l'opera per cui certamente Barbucci e Canepa saranno ricordati: Sky Doll.

Una saga fantascientifica straordinaria edita in ventidue paesi, fra i quali la Corea, dove la fusione fra il linguaggio dei manga e quello del fumetto occidentale raggiunge vertici elevatissimi, capace, malgrado i soli tre volumi e un artbook pubblicati, di portare grande notorietà ai due autori.

Del duo ricordiamo anche l'esperienza, sfociata in una serie animata televisiva, di Monster Allergy, e il fantastico Paperino Paperotto. Chosp, però, è un'avventura completamente nuova, che arriva tre anni dopo la presentazione ad Angoulême del terzo volume di Sky Doll. La nuova serie è stata annunciata nel 2009 a Lucca da Planeta DeAgostini come un vero e proprio “euro-manga”.

Pochissime le immagini e le informazioni diffuse fino a un'intervista e uno sketch book pubblicato sul numero 72 della nota rivista Scuola di fumetto edita da Coniglio Editore:


Quali sono le origini del progetto?

L'idea del personaggio principale risale a parecchi anni fa. Stavo frequentando un corso di animazione, avrò avuto una ventina di anni. Certo allora era completamente diverso, graficamente. Era molto hip-hop: Chosp, il protagonista portava il classico berretto con visiera e faceva graffiti. Molto anni 90. E' rimasto nel cassetto per lungo tempo poi l’ho ripreso in mano. Ero a Barcellona, passando qualche mese a casa di un amico. Là inizio a prendere una conformazione leggermente più “spagnola”. In particolare mi divertiva la passione degli spagnoli per l'heavy metal,”el metal”. Allora Chosp, il protagonista, iniziò a indossare una maglietta nera e fare il tipico gesto dei metallari.

Da quale idea sei partito? A quale pubblico ti rivolgi, principalmente?

L'idea è quella di raccontare le avventure di un bambino bruttissimo in un mondo dove sono tutti superfighi. Un po’ autobiografico.

Ovverosia?

Tieni presente che ho un fratello maggiore biondo e con gli occhi verdi, un nasino perfetto e il mento con la fossetta... incubo. Volevo esorcizzare un po’la cosa... Chosp è diventato un bambino dalle sembianze mostruose, inspiegabilmente è figlio dell'attrice più bella del mondo e di un attore altrettanto bello e vacuo, e governatore di un'isola città-stato dove tutti gli abitanti hanno a che fare con il mondo dello spettacolo... una specie di Hollywood in mezzo al mare. Chosp decide di scoprire l'origine del suo bizzarro aspetto. Decide di trovare i suoi veri genitori. la sua unica amica, la nevrotica Melody, lo aiuterà lanciando ogni volta una nuova pista. Potrebbe in effetti essere un alieno, un demone, o un esperimento scientifico... seguiranno tutte le piste in una caccia al tesoro che li porterà da un estremo all'altro dell'isola svelandone inquietanti (e comici) misteri.

Un progetto pensato per un pubblico giovane, intorno ai 10 anni e ricco di riferimenti all'attualità e di clin d'oeil ai classici del cinema più tamarro che saranno apprezzati dal pubblico più adulto.


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Che genere di storie leggeranno? La serialità?

In ogni episodio di 80 pagine, Chosp seguirà una diversa pista per avvicinarsi alla soluzione del mistero delle sue origini. Il tono è molto umoristico, con un po’ di umorismo avventuroso qua e là. Il meccanismo è quello della caccia al tesoro: un indizio dà il via a un'avventura, nel corso della quale il protagonista incrocerà molti personaggi, sempre più assurdi e divertenti. Potremmo definirlo uno Standy by me (il famoso libro di Stephen King) incrociato con Dottor Slump e One Piece e un altro sacco di cose. Farò del mio meglio per pubblicare un albo ogni sei mesi. Considerando il numero delle pagine (contemporaneamente porto avanti altri progetti) sarà una bella mole di lavoro.

Perché cambiare genere di fumetto? Torni al fumetto per ragazzi e fai addirittura il Manga Europeo.

Me lo chiedo anche io. Mettersi a fare il mangaka a 35 anni è un suicidio. Scherzi a parte, io ho sempre cambiato il "format". Pensandoci bene W.I.T.C.H. fu pensato come un manga adattato al formato europeo. Contemporaneamente Sky Doll era in formato classico franco belga per tecnica, edizione e numero di pagine. Per Chosp avevo bisogno di molto respiro e di un metodo di lavoro agile e veloce. Vuole essere un prodotto agile e veloce, spensierato. Da portare a scuola in borsa, da leggere in metropolitana.

Sebbene ti si riconosca assai bene, dietro gli influssi manga, l'idea base è assai diversa da Sky Doll proprio per questa "leggerezza". Voglia di cambiamento?

Tutto insieme sicuramente. Sicuramente voglia di cambiare. Per me è una necessità quasi fisica cambiare. Non riesco a restare fermo su uno stile. Mi annoio ancora prima di finire e già penso ai nuovi progetti. Dopo la pressione artistica di Sky Doll, serie che comunque continua, avevo voglia di umorismo, di avventura e di cialtroneria.
Inoltre da alcuni anni leggo quasi esclusivamente manga (e manhwa), per cui l'influenza si è fatta sentire da sola. E in ultimo anche per alcuni ragionamenti su cosa sta accadendo nell'editoria e nel mondo in generale. Soprattutto, visto i tempi che corrono, volevo che fosse spensierato e che costasse meno di 10 euro.

Rispetto a W.I.T.C.H. e a Sky Doll dove si venivano a unire diverse influenze e culture, questo è un lavoro più dichiaratamente manga (manga europeo). Questa dichiarazione di intenti coincide con scelte tue?

Come ho detto, in parte è perché leggendo molti manga ho cominciato a "pensare manga" naturalmente. Ma soprattutto è stata una serie di scelte e necessità editoriali di base che portano forzatamente a un prodotto di quel tipo: volevo molte pagine da vendere a un prezzo ragionevole. In realtà è molto meno manga di quello che sembra. Il tratto è assolutamente europeo, la narrazione è un ibrido di stili che uso oramai da anni....non si può definire un manga. Temo che come con W.I.T.C.H. e Sky Doll siamo di fronte a un ibrido editoriale!

Non apprezzo gli editori che scopiazzano il manga al 100%. Sono convinto che bisogna restare se stessi. Gli autori orientali ci possono insegnare molte cose, così come hanno fatto francesi e americani. Bisogna però assorbire tutto per poi "ri-vomitare" tutto a proprio modo con il proprio stile e coerenti con il proprio background culturale.

A questo proposito cosa ne pensi dei manga come rapporto con i fumetti americani ed europei?

Credo che ci si interroghi troppo su "sti" manga. Quel che io ho apprezzato di più all'inizio degli autori giapponesi è il modo che hanno di confrontarsi con l'adolescenza. Nel mondo occidentale tendiamo a far negazione, a dimenticare volontariamente quel periodo della nostra vita a costruirci falsi ricordi in cui tutti eravamo fighi e facevamo skate acrobatico. In Oriente sono spietatamente lucidi e raccontano l'Oriente con una franchezza che fa male. Ciò è stata molto utile quando abbiamo creato con Barbara Canepa ed Elisabetta Gnome le W.I.T.C.H. Adesso quel che apprezzo dei manga sono la lunghezza in termini di pagine e la loro maneggevolezza. Si lo so sembra un punto di vista poco artistico... prova a leggerti Bilal in metropolitana. Dei fumetti americani non saprei cosa dire non mi sono mai piaciuti né la carta (Nota del redattore: la carta dei comics originali è penosa), né il formato, né i colori… niente. Apprezzo i graphic novel. Che se ci pensi hanno molto in comune con le produzioni nipponiche... tante pagine, spesso in b/n... ho da poco letto Strangers in Paradise... uno dei più famosi comics americani è uno shojo al 100%.

Come lavori sulla sceneggiatura?

Per la sceneggiatura siccome il fil rouge è quello del cinema anni 80, prima di iniziare a scrivere mi rivedo un bel po’ di film secondo il tema del libro. Nel primo episodio il tema sarà la Fantascienza, e quindi ho rispolverato Incontri ravvicinati del terzo tipo, Ritorno al futuro, Corto circuito... per il secondo il tema sarà l'horror: Nightmare on Elm Street, la Casa, Phenomena e compagnia già mi aspettano in videoteca.

Quanto Giappone e quanta Europa nella narrazione?

In realtà come dicevo la narrazione alla fine è molto europea, credo... ma ho voluto provare a usare tecniche e tempi umoristici più orientali, con un occhio anche alle sit-com americane.

Dunque è molto europeo questo tuo manga?

Europeissimo. Italiano, addirittura. Perché alla base sono sempre io, il Barbucci che realizzava Paperino paperotto: in Chosp ho voluto recuperare quell'energia e quella spensieratezza.



Il primo numero di Chosp, un numero speciale di 120 pagine in b/n con tavole a colori (opera di Nolwenn Lebreton) sarà in vendita a marzo.