Freccero intervista 3Eccoci, infine, arrivati all’ultimo appuntamento con l’intervista che abbiamo avuto il piacere di raccogliere nella sede romana di Rai 4 con Carlo Freccero e il team che si cela dietro di essa.

Dopo una prima e una seconda parte improntate ad una disamina della situazione di transizione che il mezzo televisivo sta compiendo nel diventare un vero e proprio media digitale, in questa parte finale abbiamo potuto fare delle domande anche a Massimiliano Morelli (responsabile, in qualità di consulente, della selezione e della programmazione del prodotto seriale di fiction e d’animazione della rete), per avere qualche anticipazione sul futuro della programmazione Anime di Rai 4.

Giunti, quindi, alla fine, volevo comunque lasciare un ringraziamento personale allo staff di Rai 4 per avermi dato la possibilità di “entrare” letteralmente dietro le quinte di una rete televisiva innovativa come questa: in quanto studioso di media digitali ho potuto finalmente porre dei quesiti che mi facevo da tempo, trovando alcune risposte che forse mi aiuteranno nel comprenderli meglio, sperando che anche per voi sia stata una chiacchierata interessante e piena di spunti dai quali trarre un po’ di quella teoria televisiva che solitamente è ignota ai non addetti ai lavori.

Questo finale dell’intervista, tuttavia, non è di certo la fine di un ciclo: AnimeClick.it e Rai 4, infatti, hanno ancora parecchie sorprese in serbo per voi, a partire da una nuova intervista singola con Massimiliano Morelli, incentrata solamente sull’animazione giapponese e sui piani futuri che ha in serbo per il pubblico di Rai 4.


Pulisan per AnimeClick.it: Il film d'animazione è un altro grande malinteso della tv italiana che solitamente lo smembrava per farlo rientrare nel marasma pomeridiano in modo un po' maldestro; voi, invece, avete sdoganato il film in prima serata con lungometraggi d'eccezione. C'è la voglia di continuare questo percorso, ha dato i frutti sperati?

Carlo Freccero: Sì, però attenzione: anche qui bisogna starci attenti... Ogni esperimento deve avere successo, per cui occorre avere sempre delle “locomotive” che permettono che l'introduzione di una novità possa procurare successo. Altrimenti si rischia che il mercato possa bocciare come insuccesso ogni cosa che non ha una riuscita perfetta. Per cui per il film d'animazione occorre avere i mezzi per avere tre o quattro locomotive che possano poi essere associate ad altri elementi... Una cosa sicura e una cosa insicura, così si fa in televisione.

Lead-in e lead-out, il traino tipico...

Esattamente, è così che si fa, altrimenti si rischia di andare incontro ad un esperimento fine a se stesso. Quando vuoi introdurre una novità la devi proteggere, perché la novità deve trasformarsi in una matrice. Se non diventa una matrice rischia di essere una forma di manierismo. Addirittura abbiamo associato alla trasmissione di Anime in seconda serata la trasmissione di film in prima serata per appoggiarli e proteggerli, non per avere l'appuntamento fine a se stesso. Il problema della sperimentazione è che non deve essere vista come estemporanea, ma deve germinare qualcosa di solido che possa quindi diventare non più sperimentazione, ma affermazione. Il problema è molto complesso: in televisione ogni cosa che si fa deve avere uno sguardo verso il futuro, si deve sapere dove si vuole andare. È chiaro che il film d'animazione sarà inevitabilmente una costante di prima serata, ma bisogna in qualche modo prepararlo, non solamente farlo per farlo.

Massimiliano Morelli: Possiamo comunque già anticipare che entro la fine dell'anno, non sappiamo ancora se in prima o in seconda serata, Rai 4 proporrà un nuovo ciclo di film d'animazione con diverse prime visioni e qualche replica. Tornando al discorso precedente, prodotti di animazione “per adulti” potabili per il pomeriggio di fatto esistono sul mercato, basta saperli e volerli cercare. Purtroppo poi entrano in gioco diverse logiche di armonizzazione del palinsesto, di coordinamento con le reti generaliste e i canali specializzati dell'offerta Rai e, soprattutto, di utilizzo del budget a nostra disposizione.

Torniamo alla sempre illuminante scheda di presentazione di Rai 4: “La rete generalista produce eccedenze e materiali di scarto recuperabili”. La Rai ha anche degli “scarti” d'animazione in magazzino: c'è la volontà di recuperarli o preferite puntare su prodotti inediti?

Purtroppo l'animazione dipende dalle offerte che la Rai fa per il pubblico dei bambini, che è innumerevole, e infatti hanno due reti, Gulp e YoYo. Ci sono anche le fasce del mattino su Rai Due e Rai Tre, quindi è molto complessa la situazione... Noi dovremmo avvalerci di un prodotto nuovo, a meno che la tv generalista non abbandoni totalmente l'animazione in generale, allora in quel caso noi potremmo attingere al magazzino e aprire magari una fascia specifica al mattino, armonizzata però con le altre reti dell'offerta Rai: l'armonizzazione dell'offerta ci deve essere. Per il momento il magazzino Rai è comunque programmato dalle reti generaliste, poi ci sono le reti specifiche. Il magazzino Rai per il momento, quindi, è destinato alle altre reti; nel caso esse non avessero più la volontà di programmare questi prodotti e si trovasse il modo di armonizzare l'offerta con le altre reti per bambini, potremmo anche noi aprire una fascia d'animazione più tradizionale, però anche in quel caso con una chiave specifica. Non si può programmare a caso. Spieghiamo: Sky, Mediaset Premium, hanno abituato il pubblico a trovare ad ogni ora della giornata un prodotto specifico... Io vado a qualunque ora su Fox e trovo un prodotto che mi ricorda che quella rete è Fox. Allo stesso modo Rai 4 usa le repliche per mantenere questa coerenza di racconto: a qualunque ora della giornata ci deve essere il prodotto specifico di Rai 4; la replica è vissuta come un mantenimento dello stesso racconto. Non si può, quindi, fare un palinsesto che ha dei prodotti “inodore” o “insapore” per rispettare i tempi sociali dello spettatore. So che al mattino non ci sono i ragazzi che vanno a scuola, non posso usare il palinsesto con l'idea del palinsesto generalista: devo sapere che a qualunque ora della giornata devo offrire un prodotto coerente con la rete. Anche il magazzino, quindi, deve essere impaginato e riletto con questa idea.

Massimiliano Morelli: Una piccola parentesi, giusto per sfatare il mito del 'magazzino inesauribile'... Ciascun prodotto ha ovviamente un suo “ciclo di vita”. Chi chiede animazione di magazzino o di library Rai pensa magari ai Digimon piuttosto che ad altre serie d'animazione trasmesse proprio da Carlo Freccero su RaiDue parecchi anni fa. Purtroppo, però, i diritti di quelle serie sono scaduti da tempo...

Rimaniamo su di te Massimiliano: avete affermato che Eureka Seven sarà il vostro ultimo anime “mecha” per il momento. Essendo il mecha quasi sinonimo storico dell'animazione giapponese in Italia, pensate che sarebbe opportuno in un contesto come quello di Rai 4 avere uno slot d'animazione d'annata, recuperando quel pubblico nostalgico che si è un po' perso per strada, o non è una strada perseguibile?

Massimiliano Morelli: Mi riallaccio a quanto ha detto Carlo, nel senso che bisogna vedere innanzitutto qual è la collocazione ideale all'interno del palinsesto per aprire una fascia o uno slot di programmazione da dedicare all'animazione anni '80-primi anni '90... Sicuramente, qualora si creassero le condizioni adatte, si potrebbe pensare, ad esempio, ad un'ora di animazione “a striscia” dal lunedì al venerdì con il prodotto “cult” anni '80... È una possibilità e come tale non è da escludersi a priori. Abbiamo ancora tante idee e sorprese in serbo per voi...

Come la serialità americana anche gli Anime agiscono su quella fetta di pubblico “residuo” di una precedente esplosione mediatica, la cosìddetta “coda lunga”. Se però finora si è soltanto attinto a queste code forse ora bisogna ripensare a questo approccio, fidelizzando il fandom e proponendogli un'offerta di qualità. Secondo lei è possibile in questo modo allargare il proprio pubblico anche ad altre fasce o la coda lunga è destinata ad essere un elemento chiuso in se stesso?

In questo lavoro editoriale, nel creare un racconto, occorre sempre procedere con il metodo che io ricavo dagli stilisti: prendere un elemento della coda lunga ed elevarlo, invece, a momento generalista. Ci sono, nella coda lunga, consumi e contenuti che sono molto particolari, ma bisogna avere la capacità di individuare quei consumi e quei contenuti tipici della coda e farli diventare momenti per tutti, estrapolarli. Come fanno gli stilisti, che prendono un elemento che trovano “nella strada” e lo fanno diventare un elemento di moda. Questo è un procedimento molto faticoso, che non è automatico... Tutta la nostra cultura di oggi è fatta da sincretismi. Pensate, ad esempio, a tutta la problematica maestro-alunno, tipica di tutta l'animazione giapponese, a come il cinema americano ha saputo prendere questo elemento e trasportarlo dentro il proprio prodotto. Anche la fiction americana, ad esempio, fa benissimo questo, prendendo elementi di racconto marginali, ma che poi diventano, invece, momenti mainstream. Nella coda lunga c'è qualcosa che può emergere e diventare processo di identificazione dei gusti. Quindi non basta fermarsi alla descrizione della coda lunga, ma occorre capire nei suoi elementi se c'è qualcosa che può diventare “luce”, per fare un riferimento all'ultimo episodio di Lost che ho visto. Posso trovare qualche elemento della coda lunga, qualcosa che sia un elemento che per ora giace marginalmente, ma che possa diventare centrico, “momento per tutti”? Questo è il processo, un processo che sa fare molto bene il mondo della moda e che si deve applicare anche in televisione.

Allora, prima delle ultime due domande, chiediamo a Massimiliano Morelli se ci può fare un resoconto, qualche dato o qualche impressione sulla prima “tornata” di animazione giapponese su Rai 4.

Massimiliano Morelli: Personalmente mi ritengo soddisfatto dell'andamento del prodotto d'animazione...

Molti ad esempio si chiedono se Eureka Seven ha mantenuto la fanbase di Gurren Lagann.

Massimiliano Morelli: Decisamente... Considera che il primo episodio di Eureka Seven è stato seguito da circa 82.000 spettatori netti, poi c'è stato un calo fisiologico dal secondo episodio e una costante risalita fino all'episodio di giovedì scorso [giovedì 6 maggio n.d.r.], che è stato seguito da circa 66.700 spettatori. Sono risultati abbastanza buoni, non troppo distanti dagli ascolti fatti registrare dal prodotto di fiction americana in seconda serata. A maggior ragione se si considera che parliamo di un prodotto confinato alla seconda serata del giovedì, una goccia in mezzo al mare della programmazione di Rai 4... Ascolti del genere, per chi è abituato all'audience delle reti generaliste, possono sembrare ben poca roba, ma in realtà non bisogna dimenticare che 50.000-60.000 ascoltatori netti sono un risultato che tanti canali satellitari e digitali stentano a raggiungere anche in prima serata. Siamo soddisfatti, il trend è in ascesa, quindi va tutto molto bene.

Carlo Freccero: E poi c'è l'effetto fandom... Il problema è che di fronte all'offerta odierna bisogna trovare da una parte quegli ascolti che servono al mantenimento economico della rete, ma anche trovare il modo per rendere visibile la rete. La visibilità degli ascolti... C'è un lavoro oggi molto più complesso di una volta. È come l'extension del reality, che ha fatto conoscere la rete ad un pubblico che non l'avrebbe mai cercata. L'extension del reality è la stessa cosa degli Anime, solamente per un pubblico opposto: si lanciano sonde per far sì che la rete sia conosciuta. È un lavoro difficilissimo, perché non deve essere comunque contaminato il racconto della rete. È un problema anche matematico: io da una parte uso un genere super-specialistico, come gli Anime, dall'altra parte metto invece un super-genere della tv generalista, il reality; entrambi hanno il compito di far sì che questa rete, che naviga nell'offerta enorme che c'è e non ha le capacità finanziarie di farsi conoscere, abbia visibilità. Reality-Anime, sono mondi opposti: il reality mi fa conoscere al grande pubblico, gli Anime invece ad un pubblico specialistico, super competente. Sono tutti sistemi per far conoscere la rete, mantenendo però una coerenza di racconto. È un lavoro immenso, difficile, ed è chiaro che se avessimo avuto la capacità, ad esempio, di scegliere un personaggio dentro l'Isola dei Famosi avremmo scelto un personaggio in qualche modo attinente a Rai 4, ma non abbiamo avuto questa possibilità.

Il medium è il messaggio”, citando McLuhan. Qual è quindi il messaggio di Rai 4 all'interno del medium televisione?

Innanzitutto una cosa molto semplice: “il medium è il messaggio” aveva senso quando i media erano differenti l'uno dall'altro, non erano integrati. Oggi tutti i media sono ibridati, l'uno con l'altro, perché con il digitale si influenzano tra di loro.

Quindi non esiste solo un messaggio, ma una moltitudine di messaggi...

Bisogna trovare il messaggio che sia capace di ibridarsi tra tutti quanti i media.

Rai 4, quindi, è integrata?

Finora Rai 4 ha fatto sicuramente una cosa: è riuscita a rimettere assieme, a ibridare la tv con dei pubblici che usano molto i media, sono multimediali. Non si riferisce solamente al pubblico terminale della tv generalista, terminale nel senso letterale del termine, che vede solo la generalista.

È un investimento a lungo termine...

Il pubblico terminale che vede solo la tv generalista nel tempo è destinato a scomparire. E la pubblicità mi aiuterà in questo senso, perché non considererà più quel pubblico.

Avrà però ancora ragione di esistere il generalista, ad esempio nella gestione dei grandi eventi...

La generalista trasforma tutto quanto in evento, e lo fa per difendersi e per rimanere al centro di questo sistema dominato dall'ibridazione di tutti i media. Crea tutto ed eventizza tutto, e lo fa grazie ad un suo genere fondamentale, l'informazione. Faccio un esempio molto pratico: eventizza attraverso la politica, attraverso “l'incidente”, crea degli eventi interni... La generalista riesce a porsi in questo modo al centro dell'attenzione.

Il “media event”, quindi, forse è la sua unica ragione di esistere...

Ma siccome si rivolge a tutti è capace anche di creare falsi eventi!

Però nella gestione del quotidiano, dove decade il pubblico della generalista che è un pubblico “distratto”, che utilizza la televisone come “sottofondo”, e dove invece c'è un pubblico attento che decide cosa scegliere è il tematico, oppure, nel futuro, Internet e lo streaming, a diventare preponderante. Decido di vedere quello che voglio, quando voglio, eliminando i tempi morti.

Leopoldo Santovincenzo: Però, se posso aggiungere una cosa, in questo c'è una ricaduta anche nell'immaginario, non esclusivamente nelle modalità di fruizione. La televisione generalista ha in qualche modo come referente un sistema chiuso, è chiusa in un perimetro che è quello domestico dove si muove il nucleo familiare. Gli immaginari a cui può attingere, quindi, sono necessariamente limitati dal perimetro in cui è rinchiuso. Un sistema aperto, invece, come Rai 4, rimanda come in un ipertesto di immaginari completamente diversi e insospettabili, che consente di far convivere in un palinsesto come quello di Rai 4 gli Anime giapponesi, che sono molto “di nicchia” nel senso buono del termine, e i film americani che sono prodotti un po' più “facili” e proposte come alcune di quelle che abbiamo fatto, anche alcuni film orientali e film d'animazione francesi molto moderni, film spagnoli e così via. Ad esempio, per restare al cinema d'azione, una modalità di rappresentazione del cinema d'azione contemporaneo è stata mutuata dalla new wave di Hong Kong: tutto questo si è tradotto in una sorta di virus, una intelligenza spettacolare che ha finito per essere travasata e attraversare un po' tutte le cinematografie... Il cinema d'azione americano contemporaneo non può prescindere da quella esperienza, i film francesi prodotti, ad esempio, da Luc Besson, come “Banlieue 13” o come “Il patto dei lupi”, che è uno dei grandi successi di Rai 4, in qualche modo sono attraversati dal virus del cinema di Hong Kong e dell'accostamento di generi apparentemente assolutamente incompatibili. Attraverso queste forme di sincretismo, parlando ad un pubblico che è in grado di accedere ad immaginari completamente diversi, distanti e totalmente antitetici, si crea poi quello che è un immaginario e una identità di canale com'è quella di Rai 4.

Quindi possiamo tornare al discorso di prima: dove il generalista era molto “statiuniti-centrico”, il tematico diventa globale.
Ultimissima domanda: si parla sempre di “Freccero il situazionista”... Mette i Puffi alle 20 ed è situazionismo, mette gli Anime su Rai 4 ed è situazionismo. Allora: Rai 4 è davvero situazionista oppure è la generalista ad essere l'anacronismo della tv italiana?


A parte il fatto che tutto è cominciato perché ho fatto la prefazione ad un libro che mi ha formato, “La società dello spettacolo” di Guy Debord, è chiaro che bisogna creare sempre delle situazioni nuove. In questo senso sono ancora situazionista. Rai 4 è sicuramente situazionista, perché ha creato una situazione nuova.

Dètournement dei media?

Esatto.

Bene, ringraziamo Rai 4 per il tempo concessoci. AnimeClick.it e lo staff di Rai 4 vi salutano!