In occasione della commemorazione per le vittime dell'ordigno nucleare sganciato su Hiroshima il 6 agosto di 65 anni fa, nel 1945, quest'anno sono state ben 74 le delegazioni internazionali presenti: alla cerimonia, che si svolge presso il Memoriale della Pace della città, per la prima volta hanno partecipato anche Francia e Regno Unito, nonché il segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon e l'ambasciatore americano a Tokyo, John Roos. Quest'ultimo è il primo rappresentante ufficiale degli Stati Uniti a prendere parte alla commemorazione.

I rintocchi della campana sono riecheggiati nel parco a ricordo del preciso momento in cui un B-29 statunitense sganciò la bomba "Little Boy" rilasciando una potenza pari a 12'500 tonnellate di TNT, e uccidendo all'istante circa 80'000 persone, e migliaia di altre successivamente.

Hiroshima - 6 agosto 2010


Già annientata dalla bomba atomica, la città di Hiroshima venne definitamente annichilita dal tifone Makurazaki, che nel settembre del 1945 distrusse ciò che ancora rimaneva in piedi della città, in prevalenza ponti e collegamenti, e causò ulteriori 3'000 vittime.
Le vittime del bombardamento atomico non subirono tutte la medesima tragica sorte: alcune furono incenerite all'istante, altre irradiate a morte dall'ordigno, altre ancora schiacciate dall'onda d'urto e poi colpite dalle schegge generate ovunque nei dintorni dell'esplosione.
In seguito la bomba produsse epidemie, ma soprattutto avvelenò di radiazione residua anche coloro che sopravvissero: gli hibakusha, che forse all'epoca si ritennero miracolati per essere scampati alla tragedia, furono invece le persone più martoriate, fisicamente e psicologicamente, dai nefasti effetti provocati dell'ordigno a distanza di mesi, anni, decenni. E' dunque dolosoramente ironico l'appellativo giapponese che li definisce "sopravvissuti all'esplosione": nel 2002, gli hibakusha erano ben 285'000.

Dopo aver osservato un minuto di silenzio assieme a tutti i partecipanti, il sindaco di Hiroshima, Tadatoshi Akiba, ha affermato: "Chiaramente la necessità di abolire le armi nucleari è ormai stata compresa dalla nostra coscienza globale, la voce della vasta maggioranza sta diventando una forza preponderante del cambiamento nella comunità internazionale".
Il pensiero è condiviso dal segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, che ha aggiunto: "Insieme stiamo facendo un percorso da 'ground zero' a 'global zero', un mondo libero dalle armi di distruzione di massa. Questo è l'unico cammino certo per un mondo più sicuro, fino a quando esisteranno le armi nucleari vivremo sotto nell'ombra della minaccia nucleare".
Ban Ki-Moon ha poi ricordato, riferendosi alla sua esperienza nella guerra di Corea: "Uno dei miei primi ricordi è quello di una marcia in una strada piena di fango nelle montagne, alle spalle il mio villaggio in fiamme... tutte quelle vite perse, famiglie disperse, un'enorme tristezza. Da allora ho dedicato alla mia vita alla pace, e questo impegno oggi mi ha portato qui".
Anche le parole dello statunitense Roos sono state di pace: "Per il bene delle generazioni future, dobbiamo continuare a lavorare insieme per realizzare un mondo senza armi nucleari. Nel 65esimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, è giusto che rinnoviamo la nostra determinazione a fare in modo che un conflitto del genere non si ripeta mai più". Haruko Moritaki dell'Alleanza di Hiroshima per l'abolizione delle armi nucleari si è tuttavia espresso al riguardo, affermando che la presenza americana giunge "tardiva", e che "Gli Stati Uniti sono l'unico paese che abbia mai sganciato una bomba atomica ed ancora possiedono armi nucleari".

La città di Hiroshima oggi è la seconda, per dimensioni, del Giappone Meridionale, con circa 1,2 milioni di abitanti, ed ha fatto suo malgrado del Parco della Pace la sua principale attrattiva turistica: all'interno del parco vi è anche il Museo della Bomba Atomica, ove sono contenute ricostruzioni dei terribili effetti dell'ordigno sulla città, nonché la lunga lista di tutte le vittime. La Fiamma della Pace arde accanto senza sosta, destinata a bruciare finché gli ordigni nucleari continueranno ad esistere nel mondo.
Poco lontano, vi è il rudere di ciò che fu la Camera di Promozione industriale della città e soprannominato l'A-bomb Dome. L'edificio fu piegato dal bombardamento ma resistette, e fu mantenuto proprio a testimonianza della devastazione avvenuta.

Di recente, un'opera legata ad Hiroshima è stata proposta dalla casa editrice Ronin Manga, con un toccante volume unico intitolato Hiroshima, nel paese dei fiori di ciliegio, di Fumiyo Kouno: è un'opera al tempo stesso delicata e forte, che racconta con autentico trasporto il dolore e l'incredulità di chi dovette vivere sulla propria pelle, suo malgrado, l'infausto giorno 6 agosto 1945.

Vi proponiamo infine una carrellata di fotografie scattate i giorni successivi al bombardamento: sono immagini dure, scomode, ma ci auguriamo che l'indignazione che si prova nel guardarle possa sempre far ricordare all'umanità ciò che è stato, e non deve essere mai più.