A Regensburg, in Germania, circola una leggenda: essa vuole che qualunque ragazzo si affacci da una certa finestra, la cosiddetta Finestra di Orfeo dell’istituto musicale di San Sebastiano, si innamori della prima giovane donna su cui posi lo sguardo, benché, sulla falsa riga del mito ellenico di Orfeo ed Euridice, il loro amore sia destinato a essere reciso violentemente assieme alle loro esistenze.
Orpheus, la finestra di Orfeo (オルフェウスの窓 Orufueusu no mado, contratto in オル窓 Orumado, il titolo originale) è la monografia, come la definisce anche lo stesso editore italiano Panini Comics, più ambiziosa di Riyoko Ikeda, che l’ha così commentata:
«Se Versailles no bara è un'opera giovanile, Orpheus no mado è l'opera di una vita»
Serializzato inizialmente sulla rivista Margaret Settimanale dal numero 4-5 del 1975 fino al 32 del 1976, è poi passato sulle pagine di Seventeen Mensile dal numero 1 del 1977 all’ottavo del 1981, per un totale di 18 tankoubon che formano il manga più esteso della Ikeda in merito del quale si è aggiudicata la nona edizione del Premio per Scrittori Giapponesi di Manga.
Orpheus è impreziosito da ben tre riedizioni, la prima del 1988 in quattro uscite a cura della casa editrice Chuo-Koronsha, la seconda del 1995 in nove uscite e la terza in quattordici del 2003, entrambe per Shueisha.
In aggiunta, nel 1999 Ikeda-Sensei riprende in mano il manga svelando passaggi rimasti insoluti in Orpheus no mado gaiden, disegnato da Erika Miyamoto.
La storia de La finestra di Orfeo copre un periodo che va all’incirca dal 1870 al 1923 includendo la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905, conclusasi per via della Rivoluzione Russa del medesimo anno, la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione del 1917, un arco temporale ampio abbastanza da permettere un ottimo affresco storico e generazionale. In confronto a Le rose di Versailles, qui gli avvenimenti storici singoli, quali l'Affare Dreyfus e la comparsa della sedicente Principessa Anastasia, sono collegati più sottilmente e i personaggi esistiti realmente rivestono un ruolo subordinato e costituiscono un universo sospeso tra un’accorta cronaca culturale e un vivace adattamento for art’s sake.
La narrazione può essere suddivisa in due filoni principali e uno minore intermedio: la prima parte coincide con quella proposta su Margaret e introduce le vicende e i personaggi principali, ovvero Julius Leonhart von Alensmeier, Isaac Gotthilfe Weischeit e Klaus zon Maschmidt, tutti e tre studenti del San Sebastiano.
Ispirata all’attore svedese Björn Andrésen, Julius von Alensmeier è figlia illegittima del capofamiglia di una delle casate più antiche e potenti di Regensburg e costretta a indossare panni maschili per poter accedere insieme alla madre Renate alla casa paterna bisognosa di un erede, vantando un fasullo diritto di successione sul patrimonio familiare a discapito delle due figlie avute in prime nozze dal padre, l’equilibrata e giusta Maria Barbara e la femme fatale Annelotte.
Isaac Weischeit è uno studente orfano serio e inflessibile che frequenta il prestigioso conservatorio in qualità di vincitore di una borsa di studio messa in palio dai Kippenberg, il casato più facoltoso della cittadina, il cui invidioso e gretto rampollo Moritz non fa che rimarcare il debito di riconoscenza che Isaac dovrebbe nutrire nei loro confronti.
Isaac scorge per primo Julius dalla famigerata finestra, ed entrambi studiano pianoforte.
Klaus è un virtuoso del violino, anche lui vede Julius tramite la Finestra di Orfeo ed è lui l’uomo a cui la fanciulla si lega indissolubilmente. La permanenza di Klaus in Germania è peraltro una copertura: in realtà, egli è di origini russe, terra da cui è dovuto fuggire in quanto braccato dalla polizia segreta, reo di essere diretto consanguineo di un altolocato rivoluzionario russo, Dimitrij Mihailovic. Il suo nome di battesimo è Alexeij.
Quest’introduzione occupa circa la metà del fumetto, arrestandosi al volumetto 6. Il suo scopo è avviare le trame relative ai tre eroi: quella di Julius riguardante il mistero della sua eredità e di uno o più individui intenti a perseguitare e sterminare i membri del suo parentado; di Isaac, che si incammina lungo la via maestra dell’Arte nonostante le gravi preoccupazioni finanziarie e per sua sorella Friederike; e infine Klaus che fornisce sostegno ai rivoltosi rifugiatisi all’estero allo stesso tempo in cui progetta il rientro in patria per combattere attivamente al fianco dei militanti menscevichi e della ex-fidanzata del fratello Arlaune.
La seconda frazione è incentrata sulla carriera da professionista di Isaac a Vienna e va dal volume 6 all’8.
Nella terza parte il racconto si sposta ancora più a Nord-Est, nell’algida Russia, in cui Klaus/Alexeij è tornato e Julius si è a sua volta recata sulle sue tracce dopo l’annientamento quasi totale dei suoi cari. Qua si svolgono gli avvenimenti clou del manga, con acuti e frequenti accenni storici e il breve coronamento del sogno d’amore di Julius e Alexeij.
Infine, nel fatidico volumetto 14 Julius fa ritorno a Regensburg, dove respira aria di nostalgia per la trascorsa giovinezza e dove tutti gli enigmi vengono finalmente risolti e conclusi.
Tre protagonisti, tre storie correlate e al contempo indipendenti, tre differenti Stati a fare da sfondo, la Germania, l’Austria, e la Russia, non a caso le grandi protagoniste del primo conflitto mondiale: è come se la Ikeda avesse affidato a ognuno un componente del suo trinomio prediletto: l’Amore a Julius, l’Arte a Isaac, e il Compimento del Destino a Klaus, Leitmotive in grado di mondare i peccati nonché elevare l’animo a vette altrimenti irraggiungibili.
In numerosi aspetti, Julius richiama la protagonista dell’altra famosa creazione ikediana: Oscar.
Lei e Julius risultano complementari: obbligate a dissimulare il proprio sesso, sono ambedue irruenti e impetuose; malgrado ciò, Oscar ha una ferma virilità di spirito che la sostiene fino agli ultimi istanti, Julius, all’opposto, risponde a una natura estremamente fragile e instabile che non anela che a rivelare il suo vero ego e concedersi alle gioie dei legami amorosi, gioie per le quali non esita ad accorrere nella lontana e ostile Russia in una ricerca cieca del suo partner decretato dalla Sorte. In più, Julius adempie alle sue prerogative materne dando alla luce una bambina, un epilogo inconcepibile per Oscar.
Difatti, in Orpheus non viene elaborata, a differenza che ne Le rose di Versailles, una possibile rilettura delle identità di genere, bensì l’ambiguità sessuale di Julius, a cui tutti gli alunni del San Sebastiano sono attratti incuranti del divieto di allacciare rapporti omosessuali all’interno di un ambiente di rigida fede cattolica, è gradatamente ricondotta nei più classici stilemi dello Shoujo Manga anni ’70, che esigono dame la cui unica ancora di salvezza è il sorreggersi disperato al proprio compagno, e non instauranti la relazione di mutua stima e soccorso peculiare di André e Oscar.
Riyoko Ikeda dissemina lungo le tavole dei presagi, degli indizi di ciò che avverrà in seguito, come se volesse comunicarci la sua convinzione secondo cui l’intelligenza dormiente, sopita, il lato dionisiaco di ciascuno di noi sa cogliere i suggerimenti della fortuna ma, stoltamente, non ne fa un uso adeguato per insorgere e liberarsi dalle sue strette maglie, e l’avverarsi delle aspirazioni si rivela essere l’autentica dannazione, mentre quando esse rimangono tali sono pure, nobili, incontaminate, si può ancora avvertire speranza e fiducia in un futuro radioso, una verità questa rappresentata dal bambino di Isaac Jubel. D’altro canto, l’unico mezzo di affrontare la vita che la mangaka pare voglia indicarci è tentare il tutto per tutto per affetto.
Quando in Berubara le persone appaiono vittime maggiormente innocenti, in Orfeo si sottolinea come le fatalità siano in parte assolute e in parte messe in moto dalle azioni dei personaggi; “per cacciare via lo spirito infernale che gravava su di noi, era necessario che mi trasformassi io stessa in uno spirito infernale” afferma Renate al termine del primo numero.
Oltre a ciò, in Berubara i personaggi debbono dapprima confrontarsi con la società per prendere cognizione delle regole che, quantunque ingiustamente, la governano, invece tutti gli attori di Orpheus custodiscono innata questa conoscenza: ne sono dunque idealmente i continuatori, gli eredi spirituali.
In virtù di queste considerazioni, Orpheus si configura sotto forma di una moderna tragedia greca i cui eroi incarnano il titanismo, ossia sono mossi da passioni e sventure così soverchianti da rimanerne completamente succubi: ad esempio, Julius è talmente scossa da determinati avvenimenti da ricorrere inconsciamente a perdite di memoria volontarie al fine di proteggere la propria psiche, in maniera analoga a Oscar che oblia per un istante la scomparsa di André.
Notevole è la capacità della Ikeda di caratterizzare i suoi personaggi, così diversi nel profilo e estetico e psicologico, ma allo medesimo tempo capaci di rapportarsi gli uni con gli altri quasi autonomamente, con una complessità e uno spessore psicologico degni di autentici esseri umani, con il proprio bagaglio di ideali, paure, traumi, pregi.
Il tutto a un ritmo narrativo serrato, incalzante, costellato di flashbacks, flash-forwards e passaggi cronologicamente paralleli che rende Orpheus assimilabile a un giallo, il cui unico difetto è forse un’accelerazione eccessivamente vertiginosa nella sezione ambientata in Russia.
Il comparto grafico si adatta al Paese e all’epoca in esame, perciò lasciandoci alle spalle la barocca Reggia di Versailles siamo ora proiettati in un film in bianco e nero di inizio secolo.
Lo stile di disegno di Lady Oscar e Caro fratello è ricalcato nel character design e l’uso abbondante di retini ed effetti scenici è riservato alle scene di maggior impatto sentimentale.
In generale, in Orumado esso è più asciutto, più sobrio e si nota un evidente stacco nella saga sovietica durante cui assume un tocco più realistico e maturo, a illustrare il cambiamento sopraggiunto nei personaggi, divenendo particolareggiato e carico di dettagli, e unito all’attenzione maniacale nella resa architettonica preannuncia l’impostazione delle sue opere più tarde come Eroica raggiungendo in Orpheus un’immaginaria fase di transizione.
L’edizione nostrana è di formato 13x18 ed è firmata Planet Manga, la quale ha suddiviso la produzione in 14 volumi basati su quella in soli 4 della Chuo-Koronsha.
Sebbene sia migliore delle consuete stampe Panini mediante il formato maggiore, le circa 250 pagine, e un prezzo competitivo - € 4,00 quello lancio e € 4,50 per i restanti libretti -, l’ordine è ribaltato in accordo all’uso occidentale e questo talvolta ostacola la lettura, per non parlare della carta di qualità mediocre, scura e porosa. Orpheus non si redime nemmeno da problemi tecnici tipici della Planet come un’impaginazione, una sfogliabilità e una reperibilità che lasciano assai a desiderare e l’editoriale si limita a un succinto riassunto e a una non sempre presente rubrica della posta.
Per fornire un giudizio globale, sento il bisogno di avvertire il potenziale lettore di non cercare in Orpheus, come in molti hanno tentato, una rediviva Lady Oscar. Certamente i punti di contatto sono presenti e corposi, ma è altrettanto logico che la mangaka abbia attraversato un’evoluzione estetica e di pensiero nei 3 anni che separano la lavorazione dei due prodotti: pertanto, Riyoko Ikeda dimostra ulteriormente in Orpheus di essere una meticolosa narratrice confezionando un’opera più monumentale e psicologica de Le Rose. D’altra parte, Berubara veicola un afflato esteriore e un’energia, un vigore giovanile che in Orpheus si sono venuti indebolendo sulla spinta di una conquistata maturità dell’autrice. E’ per questa motivazione che personalmente considero Versailles no bara e Orfeo due estremi di un’ideale parabola di sviluppo dell’artista, due momenti di irripetibile lirismo nella sua maturazione artistica e umana.
Orpheus, la finestra di Orfeo (オルフェウスの窓 Orufueusu no mado, contratto in オル窓 Orumado, il titolo originale) è la monografia, come la definisce anche lo stesso editore italiano Panini Comics, più ambiziosa di Riyoko Ikeda, che l’ha così commentata:
Serializzato inizialmente sulla rivista Margaret Settimanale dal numero 4-5 del 1975 fino al 32 del 1976, è poi passato sulle pagine di Seventeen Mensile dal numero 1 del 1977 all’ottavo del 1981, per un totale di 18 tankoubon che formano il manga più esteso della Ikeda in merito del quale si è aggiudicata la nona edizione del Premio per Scrittori Giapponesi di Manga.
Orpheus è impreziosito da ben tre riedizioni, la prima del 1988 in quattro uscite a cura della casa editrice Chuo-Koronsha, la seconda del 1995 in nove uscite e la terza in quattordici del 2003, entrambe per Shueisha.
In aggiunta, nel 1999 Ikeda-Sensei riprende in mano il manga svelando passaggi rimasti insoluti in Orpheus no mado gaiden, disegnato da Erika Miyamoto.
La storia de La finestra di Orfeo copre un periodo che va all’incirca dal 1870 al 1923 includendo la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905, conclusasi per via della Rivoluzione Russa del medesimo anno, la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione del 1917, un arco temporale ampio abbastanza da permettere un ottimo affresco storico e generazionale. In confronto a Le rose di Versailles, qui gli avvenimenti storici singoli, quali l'Affare Dreyfus e la comparsa della sedicente Principessa Anastasia, sono collegati più sottilmente e i personaggi esistiti realmente rivestono un ruolo subordinato e costituiscono un universo sospeso tra un’accorta cronaca culturale e un vivace adattamento for art’s sake.
La narrazione può essere suddivisa in due filoni principali e uno minore intermedio: la prima parte coincide con quella proposta su Margaret e introduce le vicende e i personaggi principali, ovvero Julius Leonhart von Alensmeier, Isaac Gotthilfe Weischeit e Klaus zon Maschmidt, tutti e tre studenti del San Sebastiano.
Ispirata all’attore svedese Björn Andrésen, Julius von Alensmeier è figlia illegittima del capofamiglia di una delle casate più antiche e potenti di Regensburg e costretta a indossare panni maschili per poter accedere insieme alla madre Renate alla casa paterna bisognosa di un erede, vantando un fasullo diritto di successione sul patrimonio familiare a discapito delle due figlie avute in prime nozze dal padre, l’equilibrata e giusta Maria Barbara e la femme fatale Annelotte.
Isaac Weischeit è uno studente orfano serio e inflessibile che frequenta il prestigioso conservatorio in qualità di vincitore di una borsa di studio messa in palio dai Kippenberg, il casato più facoltoso della cittadina, il cui invidioso e gretto rampollo Moritz non fa che rimarcare il debito di riconoscenza che Isaac dovrebbe nutrire nei loro confronti.
Isaac scorge per primo Julius dalla famigerata finestra, ed entrambi studiano pianoforte.
Klaus è un virtuoso del violino, anche lui vede Julius tramite la Finestra di Orfeo ed è lui l’uomo a cui la fanciulla si lega indissolubilmente. La permanenza di Klaus in Germania è peraltro una copertura: in realtà, egli è di origini russe, terra da cui è dovuto fuggire in quanto braccato dalla polizia segreta, reo di essere diretto consanguineo di un altolocato rivoluzionario russo, Dimitrij Mihailovic. Il suo nome di battesimo è Alexeij.
Quest’introduzione occupa circa la metà del fumetto, arrestandosi al volumetto 6. Il suo scopo è avviare le trame relative ai tre eroi: quella di Julius riguardante il mistero della sua eredità e di uno o più individui intenti a perseguitare e sterminare i membri del suo parentado; di Isaac, che si incammina lungo la via maestra dell’Arte nonostante le gravi preoccupazioni finanziarie e per sua sorella Friederike; e infine Klaus che fornisce sostegno ai rivoltosi rifugiatisi all’estero allo stesso tempo in cui progetta il rientro in patria per combattere attivamente al fianco dei militanti menscevichi e della ex-fidanzata del fratello Arlaune.
La seconda frazione è incentrata sulla carriera da professionista di Isaac a Vienna e va dal volume 6 all’8.
Nella terza parte il racconto si sposta ancora più a Nord-Est, nell’algida Russia, in cui Klaus/Alexeij è tornato e Julius si è a sua volta recata sulle sue tracce dopo l’annientamento quasi totale dei suoi cari. Qua si svolgono gli avvenimenti clou del manga, con acuti e frequenti accenni storici e il breve coronamento del sogno d’amore di Julius e Alexeij.
Infine, nel fatidico volumetto 14 Julius fa ritorno a Regensburg, dove respira aria di nostalgia per la trascorsa giovinezza e dove tutti gli enigmi vengono finalmente risolti e conclusi.
Tre protagonisti, tre storie correlate e al contempo indipendenti, tre differenti Stati a fare da sfondo, la Germania, l’Austria, e la Russia, non a caso le grandi protagoniste del primo conflitto mondiale: è come se la Ikeda avesse affidato a ognuno un componente del suo trinomio prediletto: l’Amore a Julius, l’Arte a Isaac, e il Compimento del Destino a Klaus, Leitmotive in grado di mondare i peccati nonché elevare l’animo a vette altrimenti irraggiungibili.
In numerosi aspetti, Julius richiama la protagonista dell’altra famosa creazione ikediana: Oscar.
Lei e Julius risultano complementari: obbligate a dissimulare il proprio sesso, sono ambedue irruenti e impetuose; malgrado ciò, Oscar ha una ferma virilità di spirito che la sostiene fino agli ultimi istanti, Julius, all’opposto, risponde a una natura estremamente fragile e instabile che non anela che a rivelare il suo vero ego e concedersi alle gioie dei legami amorosi, gioie per le quali non esita ad accorrere nella lontana e ostile Russia in una ricerca cieca del suo partner decretato dalla Sorte. In più, Julius adempie alle sue prerogative materne dando alla luce una bambina, un epilogo inconcepibile per Oscar.
Difatti, in Orpheus non viene elaborata, a differenza che ne Le rose di Versailles, una possibile rilettura delle identità di genere, bensì l’ambiguità sessuale di Julius, a cui tutti gli alunni del San Sebastiano sono attratti incuranti del divieto di allacciare rapporti omosessuali all’interno di un ambiente di rigida fede cattolica, è gradatamente ricondotta nei più classici stilemi dello Shoujo Manga anni ’70, che esigono dame la cui unica ancora di salvezza è il sorreggersi disperato al proprio compagno, e non instauranti la relazione di mutua stima e soccorso peculiare di André e Oscar.
Riyoko Ikeda dissemina lungo le tavole dei presagi, degli indizi di ciò che avverrà in seguito, come se volesse comunicarci la sua convinzione secondo cui l’intelligenza dormiente, sopita, il lato dionisiaco di ciascuno di noi sa cogliere i suggerimenti della fortuna ma, stoltamente, non ne fa un uso adeguato per insorgere e liberarsi dalle sue strette maglie, e l’avverarsi delle aspirazioni si rivela essere l’autentica dannazione, mentre quando esse rimangono tali sono pure, nobili, incontaminate, si può ancora avvertire speranza e fiducia in un futuro radioso, una verità questa rappresentata dal bambino di Isaac Jubel. D’altro canto, l’unico mezzo di affrontare la vita che la mangaka pare voglia indicarci è tentare il tutto per tutto per affetto.
Quando in Berubara le persone appaiono vittime maggiormente innocenti, in Orfeo si sottolinea come le fatalità siano in parte assolute e in parte messe in moto dalle azioni dei personaggi; “per cacciare via lo spirito infernale che gravava su di noi, era necessario che mi trasformassi io stessa in uno spirito infernale” afferma Renate al termine del primo numero.
Oltre a ciò, in Berubara i personaggi debbono dapprima confrontarsi con la società per prendere cognizione delle regole che, quantunque ingiustamente, la governano, invece tutti gli attori di Orpheus custodiscono innata questa conoscenza: ne sono dunque idealmente i continuatori, gli eredi spirituali.
In virtù di queste considerazioni, Orpheus si configura sotto forma di una moderna tragedia greca i cui eroi incarnano il titanismo, ossia sono mossi da passioni e sventure così soverchianti da rimanerne completamente succubi: ad esempio, Julius è talmente scossa da determinati avvenimenti da ricorrere inconsciamente a perdite di memoria volontarie al fine di proteggere la propria psiche, in maniera analoga a Oscar che oblia per un istante la scomparsa di André.
Notevole è la capacità della Ikeda di caratterizzare i suoi personaggi, così diversi nel profilo e estetico e psicologico, ma allo medesimo tempo capaci di rapportarsi gli uni con gli altri quasi autonomamente, con una complessità e uno spessore psicologico degni di autentici esseri umani, con il proprio bagaglio di ideali, paure, traumi, pregi.
Il tutto a un ritmo narrativo serrato, incalzante, costellato di flashbacks, flash-forwards e passaggi cronologicamente paralleli che rende Orpheus assimilabile a un giallo, il cui unico difetto è forse un’accelerazione eccessivamente vertiginosa nella sezione ambientata in Russia.
Il comparto grafico si adatta al Paese e all’epoca in esame, perciò lasciandoci alle spalle la barocca Reggia di Versailles siamo ora proiettati in un film in bianco e nero di inizio secolo.
Lo stile di disegno di Lady Oscar e Caro fratello è ricalcato nel character design e l’uso abbondante di retini ed effetti scenici è riservato alle scene di maggior impatto sentimentale.
In generale, in Orumado esso è più asciutto, più sobrio e si nota un evidente stacco nella saga sovietica durante cui assume un tocco più realistico e maturo, a illustrare il cambiamento sopraggiunto nei personaggi, divenendo particolareggiato e carico di dettagli, e unito all’attenzione maniacale nella resa architettonica preannuncia l’impostazione delle sue opere più tarde come Eroica raggiungendo in Orpheus un’immaginaria fase di transizione.
L’edizione nostrana è di formato 13x18 ed è firmata Planet Manga, la quale ha suddiviso la produzione in 14 volumi basati su quella in soli 4 della Chuo-Koronsha.
Sebbene sia migliore delle consuete stampe Panini mediante il formato maggiore, le circa 250 pagine, e un prezzo competitivo - € 4,00 quello lancio e € 4,50 per i restanti libretti -, l’ordine è ribaltato in accordo all’uso occidentale e questo talvolta ostacola la lettura, per non parlare della carta di qualità mediocre, scura e porosa. Orpheus non si redime nemmeno da problemi tecnici tipici della Planet come un’impaginazione, una sfogliabilità e una reperibilità che lasciano assai a desiderare e l’editoriale si limita a un succinto riassunto e a una non sempre presente rubrica della posta.
Per fornire un giudizio globale, sento il bisogno di avvertire il potenziale lettore di non cercare in Orpheus, come in molti hanno tentato, una rediviva Lady Oscar. Certamente i punti di contatto sono presenti e corposi, ma è altrettanto logico che la mangaka abbia attraversato un’evoluzione estetica e di pensiero nei 3 anni che separano la lavorazione dei due prodotti: pertanto, Riyoko Ikeda dimostra ulteriormente in Orpheus di essere una meticolosa narratrice confezionando un’opera più monumentale e psicologica de Le Rose. D’altra parte, Berubara veicola un afflato esteriore e un’energia, un vigore giovanile che in Orpheus si sono venuti indebolendo sulla spinta di una conquistata maturità dell’autrice. E’ per questa motivazione che personalmente considero Versailles no bara e Orfeo due estremi di un’ideale parabola di sviluppo dell’artista, due momenti di irripetibile lirismo nella sua maturazione artistica e umana.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
La finestra di Orfeo 1 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 2 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 3 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 4 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 5 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 6 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 7 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 8 | € 12.00 | JPOP |
La finestra di Orfeo 9 | € 12.00 | JPOP |
Orpheus 1 | € 4.00 | Panini Comics |
Orpheus 2 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 3 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 4 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 5 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 6 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 7 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 8 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 9 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 10 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 11 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 12 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 13 | € 4.50 | Panini Comics |
Orpheus 14 | € 4.50 | Panini Comics |
Scherzi a parte, sono davvero soddisfatto del risultato finale, credo di essere riuscito ad esprimere, almeno nell'essenziale, il cuore, il nucleo di quest'opera che a me ha lasciato letteralmente senza fiato.
Buona lettura!
E... devi prestarmelo! Sembra essere un'opera fantastica!
Comunque vedo che anche qui c'è questo solito personaggio ambiguo che pare non staccarsi mai dalle opere della maestra. E da una tua frase nella recensione sembra di capire che quest'ambiguità sessuale è soltanto un gioco come in VnB con Oscar e in Onii-sama e con Rei. Anche in Caro Fratello le ragazze spesso si scioglievano come cioccolata alla vista di Saint Just, ma anche qui non c'è nessun rapporto omosessuale fra i personaggi. Ed è anche strano sentirsi dire dalla Ikeda che neanche lei aveva pensato di rendere Oscar un'androgina
Comunque nonostante le vicende della Russia mi interessano meno della Francia, dopo aver letto VnB vorrei leggermi anche il così tanto famoso Orpheus.
Ancora complimenti
Grazie ancora
A parte tutto, complimenti Shaoran davvero profonda completa ed esaustiva.^_^
Che bravo Shaoran a scrivere così
ho apprezzato davvero molto i paragoni fatti con Berubara, che è al momento l'unica opera della Somma che conosco...
visto che non è stato nominato, presumo che l'anime di questa eccelsa opera non esista... un vero peccato, perchè di Caro fratello (per quanto i manga siano introvabili) la serie animata c'è, ma qui no...
la Ikeda nel frattempo sta continuando l'ascesa verso il titolo di Sua Magnificenza...
I disegni sono fenomenali; Julius è calcata sulla bellezza di Andersen.
Rispetto a Oscar, Julius non vuole né si diverte a essere maschio, ma è sempre molto costretta. Oscar agisce razionalmente, Julius seguendo il suo impeto.
Purtroppo sua figlia invero muore, ma la Ikeda, a causa delle giuste lamentele da parte dei fan, ha smentito la cosa. Sembra che cmq Oscar muoia incinta.
La frase in rosso è stata detta dalla Ikeda che ha dedicato la sua vita a questo manga, opera di fatto più matura di berubara, capolavoro giovanile.
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