La luce e le tenebre sono due concetti inscindibilmente connessi fra di loro. Dove c’è l’uno, c’è anche l’altro, irrimediabilmente.
E’ per questo che, con la scomparsa del perfido Re Jaaku, la stessa sorte è accaduta anche alla regina del Giardino della Luce, la cui essenza è stata divisa e sparpagliata chissà dove sulla Terra.
Ma luce e tenebre sono inscindibilmente legati, oltre che essere eterni, perciò sia la regina buona sia l’oscuro sovrano sono entrambi ancora vivi e in attesa di tornare agli antichi fasti.
Per quanto riguarda Re Jaaku, pare che la sua essenza vitale sia rinchiusa in un taciturno e misterioso bimbo biondo, e a farsi carico della sua reincarnazione sono i due comicissimi maggiordomi-Zakenna che avevamo avuto modo di apprezzare nella prima serie, coadiuvati da un quartetto di loschi figuri composto dall’indomito Circulas, dalla femme fatale Biblis, dal buffissimo, enorme, maldestro e non molto sveglio Uraganos e dall’enigmatico e maligno Baldez.
L’anima della regina della luce, invece, è stata divisa in dodici parti, chiamate Heartiels, che si nascondono sulla Terra, separate dalla sua essenza vitale, e sarà compito delle ormai collaudate Nagisa e Honoka, alias Cure Black e Cure White, naturalmente aiutate dai fedelissimi Mipple, Mepple e Porun, rimettere insieme tutti i frammenti per far tornare la regnante a nuova vita.
C’è una cosa che salta immediatamente all’occhio, guardando Futari wa Pretty Cure Max Heart, seconda stagione del fortunato franchise Toei Animation che è la diretta continuazione della prima storia, ossia che, stavolta, le guerriere non sono più “futari”, perché si è aggiunto al cast un nuovo personaggio, la timida e misteriosa Hikari Kujou alias Shiny Luminous, che le aiuterà nei combattimenti.
Fortunatamente, l’introduzione di un nuovo personaggio così importante è egregiamente gestita e lo spettatore prova immediatamente empatia per Hikari, sentendosi motivato a seguirne le vicende, sia quelle “umane” che vedono la ricerca, per la ragazza, di amici fidati e di un posto nel mondo, sia quelle “magiche” che riguardano il suo misterioso legame con quanto narrato nella nostra premessa.
C’è da dire che, purtroppo, di tanto in tanto Hikari ruba un po’ la scena alle stesse Nagisa e Honoka, un po’ come fu per Chibiusa ai tempi di Sailor Moon, ma è normale che sia così, dato che, in quanto nuovo personaggio ha bisogno di più spazio per essere introdotta. In ogni caso, Nagisa e Honoka sono tutt’altro che scomparse e anzi continueranno ad allietare lo spettatore con mille e più gags scaturite dalla loro diversità caratteriale, mentre, passo passo, continuano a cementare la loro amicizia.
L’elemento di vita quotidiana, gioia di chi ha amato la prima serie, fortunatamente non manca di incantarci anche in questa seconda avventura. Se da un lato è vero che a Nagisa e Honoka verrà data minor attenzione perché devono spartirla con Hikari, è anche innegabile che il mondo di Pretty Cure continua a mostrarci una certa vitalità e personaggi, siano essi protagonisti o comprimari, che si interrogano sui rapporti familiari, sull’amicizia, sulle questioni di cuore, sulle responsabilità, sui sogni, sul passato e sul futuro con grande naturalezza, riuscendo a risultare in alcuni casi persino toccanti e donando validi insegnamenti ai giovani spettatori cui la serie è diretta.
Rivedremo tutti i personaggi già conosciuti nella prima storia, approfondendone i caratteri, e ne conosceremo di nuovi che saranno ugualmente amabili. Del resto, si tratta della diretta continuazione di quella vicenda, con gli stessi personaggi e gli stessi autori, dunque era logico supporre che Pretty Cure Max Heart ne avrebbe mantenuto gran parte dei pregi. Pregi come l’umorismo che caratterizzava la prima stagione, dovuto alla scalmanata e maldestra Nagisa e alle sue sfuriate o gaffes, ai simpaticissimi folletti che la accompagnavano o agli spassosissimi Zakenna.
Questo stesso umorismo, fortunatamente, viene mantenuto e ampliato nella nuova storia, in quanto si darà anche a diversi altri personaggi, come il saggio del Giardino della Luce, il guardiano delle Prism Stones o nuovi folletti, l’occasione di inscenare numerose gags ben riuscite.
Sembra un po’ incredibile a dirsi, ma Pretty Cure Max Heart, in certi frangenti, fa ridere, davvero ridere di gusto, e gran parte del merito va alla parte “oscura” del cast. Continueremo, infatti, a conoscere molti nuovi Zakenna, che si faranno sempre più divertenti (sarà impossibile non ridere vedendo trasformarsi in un mostro una celebre pittura di uno dei molti templi di Kyoto) e a divertirci coi due imbranatissimi maggiordomi, ma la parte del leone spetta a Biblis, Circulas e Uraganos. Personaggi dal grandissimo potenziale comico, che risultano più simpatici delle stesse protagoniste, nel loro reiterato litigare per ogni cosa, cercare (riuscendoci pure) di adattarsi al mondo degli umani, travestirsi da Babbo Natale nella sigla di chiusura, giocare a baseball col bambino che devono proteggere o mangiare una torta alla fragola cercando vicendevolmente di rubarsi l’agognato frutto.
La grande empatia che si instaura tra lo spettatore e gli antagonisti, tuttavia, rappresenta uno dei maggiori problemi della serie.
Ricordate il fondamentale concetto su cui questa si basa? E’ una concezione manichea secondo cui luce e tenebre sono sempre contrapposte, con la luce sempre dalla parte del giusto e le tenebre sempre rappresentanti il male.
Eppure, chi guarda Pretty Cure Max Heart se ne accorgerà, gli avversari delle guerriere non sono poi così cattivi, e la cosa più malvagia che fanno nel corso degli episodi è evocare uno Zakenna che distruggerà qualche albero o strattonerà le protagoniste. Per il resto, fuori dalla battaglia, Biblis, Circulas e Uraganos sono personaggi che si divertono, provano sentimenti, desiderano a modo loro la felicità e vogliono bene al bambino che incarna il loro signore, al pari degli umani che sulla carta vogliono distruggere. Nonostante questo, però, e la cosa verrà sempre più enfatizzata man mano che la serie volge a conclusione, Nagisa e Honoka perseverano nel loro ritenersi nel giusto, e né loro né i cattivi fanno nulla per potersi comprendere vicendevolmente, cosa che permetterebbe ai cattivi di ottenere una maggiore caratterizzazione, avulsa dall’ essere delle spalle comiche e cattivi per contratto, e al tono degli scontri di maturare un po’, rendendoli meno monotoni e più profondi. Dispiace davvero vedere un manicheismo così superficiale, nella rappresentazione di Pretty Cure Max Heart, soprattutto pensando che, senza andare a scomodare Sailor Moon, già la prima serie ci aveva offerto dei personaggi più “sfumati”, e dunque ricordati con più affetto dallo spettatore, tra gli antagonisti.
Purtroppo, e lo dico a malincuore, è nella parte “magica” che Pretty Cure Max Heart fa un po’ acqua, e non solo perché gli scontri sono tutti simili fra loro e la caratterizzazione degli avversari è sì spassosa ma anche superficiale e talvolta incoerente.
L’intrigante trama di base insiste reiteratamente sulla contrapposizione di luce e tenebre e lascia presagire apocalittiche catastrofi qualora questi due elementi, incarnati da Hikari e dal bambino dei cattivi, dovessero incontrarsi. I molteplici colpi di scena al riguardo, tuttavia, si risolvono spesso e volentieri in un buco nell’acqua, per poi essere insabbiati da decine di episodi riempitivi dallo schema ripetitivo che affascina per la rappresentazione del quotidiano, ma mal spiega le vicende magiche della storia e tralascia i loro aspetti più interessanti trattandoli solo superficialmente. Del resto, i cattivi hanno uno scopo piuttosto vago e si limitano ad attaccare di continuo le protagoniste cercando da loro delle risposte all’annosa questione del rapporto tra luce e tenebre, risposte che, purtroppo per loro, non potranno ottenere da quelle che, a conti fatti, rimangono delle semplici ragazzine e che non otterranno mai, data l’impostazione manichea della trama.
Anche dal lato più prettamente “action”, Pretty Cure Max Heart cala un po’ rispetto alla prima stagione. I combattimenti sono molto fisici e sempre adrenalinici e ben animati, ma i power up di Nagisa e Honoka si limitano a nuove versioni, con qualche effetto speciale e inglesismo in più, del loro colpo base, e il power up di Hikari quasi non si capisce che cosa sia e quale utilità abbia. Ci sono infatti momenti in cui sembra che solo Hikari sia utile e altri in cui invece lei non serve a nulla e neppure compare, e questa incoerenza si rivela a tratti fastidiosa.
Nonostante i difetti a livello di trama, Pretty Cure Max Heart è comunque un prodotto ben confezionato a livello tecnico, con splendidi colori, effetti di luce e animazioni molto fluide. Ottima la colonna sonora che presenta diverse tracce orchestrate di grande effetto. La sigla d’apertura è la stessa canzone che apriva la prima serie, ma con un diverso arrangiamento, mentre sono due le sigle di chiusura: “Murimuri! Ariari! In jyaa nai!”, una canzone con un testo parecchio sciocco e infantile, al punto da sembrare quasi irritante, ma con un ritmo allegro e molto trascinante, e “Wonder Winter Yatta”, ugualmente sempliciotta nel testo ma coinvolgente a livello musicale.
Molto buono il doppiaggio giapponese, che ci permette di ritrovare il buon cast della prima stagione in gran forma. Tra i nuovi personaggi, purtroppo, bisogna dire che la Hikari di Rie Tanaka non sempre è convincente e anzi risulta un po’ forzata, inespressiva e macchinosa nelle scene d’azione, mentre si possono spendere solo parole d’elogio, e per giunta innumerevoli, per il poliedrico Wataru Takagi, che caratterizza un Uraganos davvero spassoso. Ottimi sono anche i vari Heartiels, ognuno caratterizzato da una propria inclinazione e da un preciso modo di parlare.
Bisogna tener conto del fatto che Pretty Cure Max Heart si rivolge ad un pubblico giovane. A questo non interesserà approfondire le ragioni dei cattivi, né si interrogherà su questioni morali durante la visione. Basterà avere dei buoni, dei cattivi e dei messaggi da far propri nella vita reale. In questo, la serie si rivela molto brava, in quanto di bei messaggi da veicolare agli spettatori ve ne sono tanti. Da spettatore più grandicello, tuttavia, avrei preferito che fra questi messaggi vi fosse anche un confronto ideologico e psicologico tra le due parti in conflitto, che rimangono purtroppo caratterizzate in maniera superficiale.
Intendiamoci, si tratta comunque di una serie avvincente e godibilissima, che ha degli splendidi momenti e che ci farà davvero ridere a crepapelle, in alcuni frangenti. Tuttavia, determinati suoi aspetti potevano essere curati decisamente meglio e uno spettatore più adulto, purtroppo, avverte che c’è un piccolissimo ma in qualche modo fastidioso ingranaggio inceppato nel meccanismo…
E’ per questo che, con la scomparsa del perfido Re Jaaku, la stessa sorte è accaduta anche alla regina del Giardino della Luce, la cui essenza è stata divisa e sparpagliata chissà dove sulla Terra.
Ma luce e tenebre sono inscindibilmente legati, oltre che essere eterni, perciò sia la regina buona sia l’oscuro sovrano sono entrambi ancora vivi e in attesa di tornare agli antichi fasti.
Per quanto riguarda Re Jaaku, pare che la sua essenza vitale sia rinchiusa in un taciturno e misterioso bimbo biondo, e a farsi carico della sua reincarnazione sono i due comicissimi maggiordomi-Zakenna che avevamo avuto modo di apprezzare nella prima serie, coadiuvati da un quartetto di loschi figuri composto dall’indomito Circulas, dalla femme fatale Biblis, dal buffissimo, enorme, maldestro e non molto sveglio Uraganos e dall’enigmatico e maligno Baldez.
L’anima della regina della luce, invece, è stata divisa in dodici parti, chiamate Heartiels, che si nascondono sulla Terra, separate dalla sua essenza vitale, e sarà compito delle ormai collaudate Nagisa e Honoka, alias Cure Black e Cure White, naturalmente aiutate dai fedelissimi Mipple, Mepple e Porun, rimettere insieme tutti i frammenti per far tornare la regnante a nuova vita.
C’è una cosa che salta immediatamente all’occhio, guardando Futari wa Pretty Cure Max Heart, seconda stagione del fortunato franchise Toei Animation che è la diretta continuazione della prima storia, ossia che, stavolta, le guerriere non sono più “futari”, perché si è aggiunto al cast un nuovo personaggio, la timida e misteriosa Hikari Kujou alias Shiny Luminous, che le aiuterà nei combattimenti.
Fortunatamente, l’introduzione di un nuovo personaggio così importante è egregiamente gestita e lo spettatore prova immediatamente empatia per Hikari, sentendosi motivato a seguirne le vicende, sia quelle “umane” che vedono la ricerca, per la ragazza, di amici fidati e di un posto nel mondo, sia quelle “magiche” che riguardano il suo misterioso legame con quanto narrato nella nostra premessa.
C’è da dire che, purtroppo, di tanto in tanto Hikari ruba un po’ la scena alle stesse Nagisa e Honoka, un po’ come fu per Chibiusa ai tempi di Sailor Moon, ma è normale che sia così, dato che, in quanto nuovo personaggio ha bisogno di più spazio per essere introdotta. In ogni caso, Nagisa e Honoka sono tutt’altro che scomparse e anzi continueranno ad allietare lo spettatore con mille e più gags scaturite dalla loro diversità caratteriale, mentre, passo passo, continuano a cementare la loro amicizia.
L’elemento di vita quotidiana, gioia di chi ha amato la prima serie, fortunatamente non manca di incantarci anche in questa seconda avventura. Se da un lato è vero che a Nagisa e Honoka verrà data minor attenzione perché devono spartirla con Hikari, è anche innegabile che il mondo di Pretty Cure continua a mostrarci una certa vitalità e personaggi, siano essi protagonisti o comprimari, che si interrogano sui rapporti familiari, sull’amicizia, sulle questioni di cuore, sulle responsabilità, sui sogni, sul passato e sul futuro con grande naturalezza, riuscendo a risultare in alcuni casi persino toccanti e donando validi insegnamenti ai giovani spettatori cui la serie è diretta.
Rivedremo tutti i personaggi già conosciuti nella prima storia, approfondendone i caratteri, e ne conosceremo di nuovi che saranno ugualmente amabili. Del resto, si tratta della diretta continuazione di quella vicenda, con gli stessi personaggi e gli stessi autori, dunque era logico supporre che Pretty Cure Max Heart ne avrebbe mantenuto gran parte dei pregi. Pregi come l’umorismo che caratterizzava la prima stagione, dovuto alla scalmanata e maldestra Nagisa e alle sue sfuriate o gaffes, ai simpaticissimi folletti che la accompagnavano o agli spassosissimi Zakenna.
Questo stesso umorismo, fortunatamente, viene mantenuto e ampliato nella nuova storia, in quanto si darà anche a diversi altri personaggi, come il saggio del Giardino della Luce, il guardiano delle Prism Stones o nuovi folletti, l’occasione di inscenare numerose gags ben riuscite.
Sembra un po’ incredibile a dirsi, ma Pretty Cure Max Heart, in certi frangenti, fa ridere, davvero ridere di gusto, e gran parte del merito va alla parte “oscura” del cast. Continueremo, infatti, a conoscere molti nuovi Zakenna, che si faranno sempre più divertenti (sarà impossibile non ridere vedendo trasformarsi in un mostro una celebre pittura di uno dei molti templi di Kyoto) e a divertirci coi due imbranatissimi maggiordomi, ma la parte del leone spetta a Biblis, Circulas e Uraganos. Personaggi dal grandissimo potenziale comico, che risultano più simpatici delle stesse protagoniste, nel loro reiterato litigare per ogni cosa, cercare (riuscendoci pure) di adattarsi al mondo degli umani, travestirsi da Babbo Natale nella sigla di chiusura, giocare a baseball col bambino che devono proteggere o mangiare una torta alla fragola cercando vicendevolmente di rubarsi l’agognato frutto.
La grande empatia che si instaura tra lo spettatore e gli antagonisti, tuttavia, rappresenta uno dei maggiori problemi della serie.
Ricordate il fondamentale concetto su cui questa si basa? E’ una concezione manichea secondo cui luce e tenebre sono sempre contrapposte, con la luce sempre dalla parte del giusto e le tenebre sempre rappresentanti il male.
Eppure, chi guarda Pretty Cure Max Heart se ne accorgerà, gli avversari delle guerriere non sono poi così cattivi, e la cosa più malvagia che fanno nel corso degli episodi è evocare uno Zakenna che distruggerà qualche albero o strattonerà le protagoniste. Per il resto, fuori dalla battaglia, Biblis, Circulas e Uraganos sono personaggi che si divertono, provano sentimenti, desiderano a modo loro la felicità e vogliono bene al bambino che incarna il loro signore, al pari degli umani che sulla carta vogliono distruggere. Nonostante questo, però, e la cosa verrà sempre più enfatizzata man mano che la serie volge a conclusione, Nagisa e Honoka perseverano nel loro ritenersi nel giusto, e né loro né i cattivi fanno nulla per potersi comprendere vicendevolmente, cosa che permetterebbe ai cattivi di ottenere una maggiore caratterizzazione, avulsa dall’ essere delle spalle comiche e cattivi per contratto, e al tono degli scontri di maturare un po’, rendendoli meno monotoni e più profondi. Dispiace davvero vedere un manicheismo così superficiale, nella rappresentazione di Pretty Cure Max Heart, soprattutto pensando che, senza andare a scomodare Sailor Moon, già la prima serie ci aveva offerto dei personaggi più “sfumati”, e dunque ricordati con più affetto dallo spettatore, tra gli antagonisti.
Purtroppo, e lo dico a malincuore, è nella parte “magica” che Pretty Cure Max Heart fa un po’ acqua, e non solo perché gli scontri sono tutti simili fra loro e la caratterizzazione degli avversari è sì spassosa ma anche superficiale e talvolta incoerente.
L’intrigante trama di base insiste reiteratamente sulla contrapposizione di luce e tenebre e lascia presagire apocalittiche catastrofi qualora questi due elementi, incarnati da Hikari e dal bambino dei cattivi, dovessero incontrarsi. I molteplici colpi di scena al riguardo, tuttavia, si risolvono spesso e volentieri in un buco nell’acqua, per poi essere insabbiati da decine di episodi riempitivi dallo schema ripetitivo che affascina per la rappresentazione del quotidiano, ma mal spiega le vicende magiche della storia e tralascia i loro aspetti più interessanti trattandoli solo superficialmente. Del resto, i cattivi hanno uno scopo piuttosto vago e si limitano ad attaccare di continuo le protagoniste cercando da loro delle risposte all’annosa questione del rapporto tra luce e tenebre, risposte che, purtroppo per loro, non potranno ottenere da quelle che, a conti fatti, rimangono delle semplici ragazzine e che non otterranno mai, data l’impostazione manichea della trama.
Anche dal lato più prettamente “action”, Pretty Cure Max Heart cala un po’ rispetto alla prima stagione. I combattimenti sono molto fisici e sempre adrenalinici e ben animati, ma i power up di Nagisa e Honoka si limitano a nuove versioni, con qualche effetto speciale e inglesismo in più, del loro colpo base, e il power up di Hikari quasi non si capisce che cosa sia e quale utilità abbia. Ci sono infatti momenti in cui sembra che solo Hikari sia utile e altri in cui invece lei non serve a nulla e neppure compare, e questa incoerenza si rivela a tratti fastidiosa.
Nonostante i difetti a livello di trama, Pretty Cure Max Heart è comunque un prodotto ben confezionato a livello tecnico, con splendidi colori, effetti di luce e animazioni molto fluide. Ottima la colonna sonora che presenta diverse tracce orchestrate di grande effetto. La sigla d’apertura è la stessa canzone che apriva la prima serie, ma con un diverso arrangiamento, mentre sono due le sigle di chiusura: “Murimuri! Ariari! In jyaa nai!”, una canzone con un testo parecchio sciocco e infantile, al punto da sembrare quasi irritante, ma con un ritmo allegro e molto trascinante, e “Wonder Winter Yatta”, ugualmente sempliciotta nel testo ma coinvolgente a livello musicale.
Molto buono il doppiaggio giapponese, che ci permette di ritrovare il buon cast della prima stagione in gran forma. Tra i nuovi personaggi, purtroppo, bisogna dire che la Hikari di Rie Tanaka non sempre è convincente e anzi risulta un po’ forzata, inespressiva e macchinosa nelle scene d’azione, mentre si possono spendere solo parole d’elogio, e per giunta innumerevoli, per il poliedrico Wataru Takagi, che caratterizza un Uraganos davvero spassoso. Ottimi sono anche i vari Heartiels, ognuno caratterizzato da una propria inclinazione e da un preciso modo di parlare.
Bisogna tener conto del fatto che Pretty Cure Max Heart si rivolge ad un pubblico giovane. A questo non interesserà approfondire le ragioni dei cattivi, né si interrogherà su questioni morali durante la visione. Basterà avere dei buoni, dei cattivi e dei messaggi da far propri nella vita reale. In questo, la serie si rivela molto brava, in quanto di bei messaggi da veicolare agli spettatori ve ne sono tanti. Da spettatore più grandicello, tuttavia, avrei preferito che fra questi messaggi vi fosse anche un confronto ideologico e psicologico tra le due parti in conflitto, che rimangono purtroppo caratterizzate in maniera superficiale.
Intendiamoci, si tratta comunque di una serie avvincente e godibilissima, che ha degli splendidi momenti e che ci farà davvero ridere a crepapelle, in alcuni frangenti. Tuttavia, determinati suoi aspetti potevano essere curati decisamente meglio e uno spettatore più adulto, purtroppo, avverte che c’è un piccolissimo ma in qualche modo fastidioso ingranaggio inceppato nel meccanismo…
Unica pecca nel finale dell'anticipazione della serie Splash Star chiamano Saki & Maki, Nagisa & Honoka dicendo che son cresciute qndo non son loro ma 2 new precure
Sono d'accordo con le opinioni espresse nella recensione, un grazie a Kotaro per avermi fatto ricordare quest'anime carinissimo.
spero che posterai in futuro anche quella di Splash Star, che ricordo è in onda su RAI GULP alle 9,13.25,17.25 e 00.30
Peccato che mi sia perso Max Heart e di conseguenza, finchè non me la vedrò, non riuscirò a dire d'aver seguito per intero le Pretty Cure dato che questo è il seguito ufficiale delle avventure di Nagisa & Honoka.
Bella recensione comunque
Tuttavia, è una serie spassosissima che mi piacerebbe revisionare.
Purtroppo, io ho avuto modo di seguire costantemente questa serie solo a partire da lunedì scorso. In passato, l'avevo vista, sì, ma a puntate piuttosto sporadiche, ahimé! Vabbé! Vorrà dire che almeno Pretty Cure~Splash Star potrò seguirlo per bene dall'inizio alla fine.
Concordo nel dire che si dà grande rilevanza a Hikari - che pensavo essere del tipo "bambina frignona e cappricciosa", tipo Chibiusa, appunto! - piuttosto che a Nagisa e Honoka e che le mosse dei personaggi siano, come dire, poco memorabili. Meglio, in questo senso - ma anche in altri - Yes! Pretty Cure Five!
Uhm, il fatto che dei cattivi vengano mostrati anche gli aspetti più umili e quotidiani mi ricorda non poco la caratterizzazione non solo di Zakar ma anche delle Quattro Sorelle Persecutrici. Eh, Sailor Moon non si poteva non tirarlo in ballo!
Pretty Cure Max Heart, che mi sono goduto quest'estate, mi è piaciuta sì e no, nel senso che l'ho apprezzata, mi ha coinvolto molto, mi ha fatto ridere, ma durante la visione sono emerse anche diverse pecche, forse dovute al fatto che pretendevo troppo da una produzione per un pubblico giovane, forse perchè i personaggi mi erano simpatici e la storia era di base molto interessante e si prestava a maggiori sviluppi e dunque mi facevo troppi film in testa puntualmente delusi...
Nel complesso, comunque, è stata una visione più piacevole rispetto ad altre opere dello stesso genere ben più scarse. Diciamo che è complementare alla prima serie perchè in un certo senso ha dei pregi che lei non aveva (come i cattivi più comici) ma anche dei difetti che lei non aveva (la trama più sconclusionata e dei cattivi più monolitici nel loro ruolo, diciamo che non sarebbe stato male avere un secondo Kiriya).
A me Hikari come personaggio piace, solo che secondo me è stata per l'appunto sfruttata male. All'inizio pare che serva solo lei (e lei fa il Luminous Heartiel Action, e lei serve a Honoka e Nagisa per fare l'Extreme Luminario...), poi quando Nagisa e Honoka ottengono il power up viene messa da parte e resa inutile e quando è lei ad ottenere un power up (quello con Lulun) ciò che ottiene è solo un misero scudo energetico!
Inoltre, come già specificato in sede di recensione, l'hanno menata per episodi interi con l'apocalittica profezia che non avrebbe mai dovuto incontrarsi col bimbo previa catastrofe, e poi non solo lo ha fatto diverse volte ma non è successo nulla!
@ pitch black
No, purtroppo non ci sono dvd di alcuna serie di Pretty Cure, in Italia, così come di molte altre serie a disposizione della Bibi.it e della Rai (Mai visti dvd di Digimon, a parte qualche sparuta uscita della prima serie, di Medarot o di Ufo Baby?).
@ Swordman
Il Saggio e il Guardiano delle Pietre SONO comici da cabaret, e Uraganos è il loro degno compare, ma personalmente mi han strappato qualche risata anche Circulas (sempre così serio che poi si rovina per cretinate) e Biblis (pseudo-femme fatale che tiene tutti quei maschioni a bacchetta ), anche se ovviamente in maniera minore rispetto ai tre personaggi sopraccitati.
@ hero
Almeno per quanto riguarda me, disabituatici, anche perchè la mia voce è pessima e non la sentirete mai!
@ Andromeda
Purtroppo i cattivi vengono usati soltanto come spalla comica, ma sempre cattivi rimangono, ed è questo quello che mi è dispiaciuto della serie. Non c'è stato alcun confronto, alcun ripensamento. Le Pretty Cure sono, sempre, il bene, e i cattivi sono, sempre, il male, anche quando la massima azione cattiva che hanno fatto è stata distruggere un albero accidentalmente durante il combattimento.
Capisco che Nagisa e Honoka sono delle ragazzine delle medie, e non siano esattamente delle personalità così trascinanti, ma se Usagi - della stessa età - riusciva a cambiare e a convertire almeno un cattivo a serie, loro potevano provarci almeno con Uraganos che dei quattro era quello più umano e maggiormente sfruttato poichè evidentemente gli autori si son resi conto che era il più simpatico.
Attualmente sto seguendo la terza serie, di cui sono all'undicesimo episodio e la sto grandendo abbastanza, nonostante qualche piccola riserva. Se vi farà piacere, alla conclusione della serie in televisione, farò una recensione anche per quella!
D'accordissimo. Come spiegavo nella notizia relativa alla trasmissione di Splash Star, Sailor Moon era più maturo come storia, vuoi per il più maturo e vario approccio al tema della lotta fra bene e male, vuoi per le numerosissime citazioni culturali, vuoi per il modo più adulto di trattare l'amore. In Pretty Cure tutto questo non c'è, ma di contro, insieme ad una trattazione manichea e un pò infantile del confronto fra bene e male, vi è una ben più realistica e sapiente rappresentazione del quotidiano e dei sentimenti dei giovani, laddove Sailor Moon invece innalza i problemi dei suoi personaggi, che sono più da liceali che da studenti delle medie e presenta una storia d'amore molto romanzata con una grande differenza d'età fra i due che la vivono.
Il target di riferimento in realtà è lo stesso, solo che Sailor Moon ha voluto far crescere i suoi personaggi e i suoi lettori accompagnandoli in vari cicli scolastici, mentre Pretty Cure subisce di volta in volta un restart per conquistare ogni volta lo stesso tipo di pubblico, penso.
Uhm, penso anche io che la scelta adottata sia questa. Ma piuttosto: Nagisa aveva un amichetto intimo? Questa non la sapevo.
Una storia d'amore più romantica e romanzata fa leva sui sogni delle giovani spettatrici, ma una storia d'amore platonica e in un certo senso unilaterale come questa è più realistica e in linea con il tono della narrazione.
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