Dopo aver fatto tappa nei palazzetti di Milano e Firenze, sabato 13 Novembre 2010 si è concluso il tour italiano del Japan Anime Live con un’ultima rappresentazione al Gran Teatro di Roma a seguito di un cambio di location dal Palalottomatica .
Alla tappa romana dell’evento erano presenti alcuni membri della nostra redazione, che, anche se con un po’ di ritardo, adesso vi porteranno il loro resoconto sulla manifestazione assieme alle loro considerazioni critiche sullo spettacolo.
Lo spettacolo, iniziato con diversi minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia, è stato preceduto da una sfilata di cosplay presentata dal doppiatore Maurizio Merluzzo (Sai in Naruto Shippuden, Ling Yao in Full Metal Alchemist Brotherhood).
Lo show è diviso in cinque sezioni ognuna dedicata a una diversa serie e si avvale della partecipazione del cantante giapponese Piko e di una band di supporto che comprende tra gli altri il bravo dj Daisuke Asakura, che si occupano della parte musicale della serata eseguendo dal vivo tutte le canzoni e le sigle proposte (col cantante che passa, con inquietante bravura, dalla voce maschile a quella femminile a seconda dei brani).
Si comincia con una parte dedicata a Fullmetal Alchemist Brotherhood, all’interno della quale vengono proiettati diversi filmati tratti dall’anime e alcuni di essi sono stati anche abilmente doppiati dal vivo dai doppiatori Renato Novara (Edward), Benedetta Ponticelli (Alphonse), Paolo Sesana (Kimbley) e Massimilano Lotti (Scar). Come per ognuna delle cinque parti dello spettacolo, si assiste ad un “momento karaoke” in cui un paio di canzoni facenti parte della colonna sonora dell’anime in questione vengono proiettate su schermo corredate da un patchwork di spezzoni della serie e dal testo scritto in romaji, in modo da dare la possibilità al pubblico che non ha dimestichezza con kanji e kana di sgolarsi per cantare.
Questa prima parte si è rivelata parecchio piacevole, con l’unico difetto della proiezione di filmati (uno di essi persino recitato dal vivo e dunque inevitabile) tratti dagli episodi finali della serie, cosa che personalmente ha rovinato un po’ la sorpresa a quelli come me che non hanno seguito la serie televisiva e aspettano ancora il proseguimento della vicenda cartacea brancolando nel buio. Tuttavia, essendo uno spettacolo dedicato all’animazione e apparso in tutto il mondo, non gliene si può fare una colpa.
Dispiace un po’ anche l’imprevista assenza dell’annunciata Elisabetta Spinelli (Winry) per via di motivi personali. La sua bella voce comunque non è mancata, anche se in registrazione.
Japan Anime Live Roma - Fullmetal Alchemist Brotherhood
La seconda parte dello spettacolo è invece dedicata a Bleach, aperta da un piacevolissimo “momento karaoke” con la bella “Rolling Star” di Yui. Dopo qualche filmato, Bleach esplode dal vivo sul palco, con un piccolo musical recitato da interpreti giapponesi che ripercorre a grandi linee la prima saga del manga dando una fisionomia reale a Ichigo, Rukia, Renji e Byakuya.
Lo spettacolino si rivela essere molto coinvolgente e ben recitato, con attori somiglianti agli originali animati e molto bravi nel canto, nella recitazione e nelle acrobazie. I dialoghi e i testi delle canzoni venivano sottotitolati in italiano sullo schermo posto sul palco, ma c’è appuntare un piccolo difetto, in quanto i sottotitoli soffrivano dello stesso problema che affligge gran parte dei fansubs nostrani, ossia un linguaggio un po’ traballante, una costruzione sgangherata delle frasi atta a ricalcare alla perfezione quella giapponese e una scelta dei vocaboli un po’ farraginosa. A questo bisogna aggiungere che, di tanto in tanto, gli attori, nelle loro acrobazie, finivano per piazzarsi davanti allo schermo impedendo la corretta visualizzazione dei sottotitoli.
Si prosegue con la parte dedicata a One Piece, introdotta dal “momento karaoke” dedicato alla popolarissima opening "We Are" di Hitoshi Kadatani.
I pirati creati da Eiichiro Oda vengono raccontati dai rispettivi doppiatori nipponici Mayumi Tanaka (Rufy), Kazuya Nakai (Zoro), Akemi Okamura (Nami), Kappei Yamaguchi (Usop), Hiroaki Hirata (Sanji), Ikue Ohtani (Chopper), Yuriko Yamaguchi (Nico Robin), Kazuki Yao (Franky) e Yuichi Nagashima (Brook), in un video che li mostra scherzosamente al lavoro e impegnati in una festosa esecuzione canora, mentre fra il pubblico del Japan Anime Live si aggirano i protagonisti della serie in costume.
La parte dedicata a One Piece prosegue con il doppiaggio dal vivo di spezzoni tratti dalla serie, eseguiti dai doppiatori Renato Novara (Rufy/Rubber), Emanuela Pacotto (Nami), Luca Bottale (Usop) e Lorenzo Scattorin (Sanji). Questo ci porta a diversi problemi, quali il doppiaggio dal vivo di parti tratte dalla prima stagione, e dunque all’ascolto di un seppur bravo ma troppo esagerato Renato Novara che interpreta spezzoni già doppiati a suo tempo da un più adatto Luigi Rosa, e l’inspiegabile sostituzione di Patrizio Prata con Paolo Sesana nel ruolo di Zoro.
Questo doppiaggio è stato fatto senza tener conto delle censure apportate nella trasmissione televisiva e, per accontentare i fans, in maniera sin troppo fedele alla versione originale. Il protagonista è stato dunque chiamato “Monkey D. Luffy” e non “Rubber”, e inoltre si è usato di continuo e a mio avviso in maniera ridondante e superflua il termine “nakama” (amico, compagno), con risultati agghiaccianti quali “Nami! Tu sei un mio nakama!” (ricordiamo che Nami è una donna, dunque associare un aggettivo maschile a Nami non è bellissimo, e aggiungiamo a questo che “nakama” andrebbe pronunciato “nakàma” e non “nàkama” come detto durante lo show).
L’interpretazione dei doppiatori è comunque stata molto gradevole, a parte questi difetti, ma anche un po’ sacrificata, in quanto la cosa è stata più un “one man show” di Novara, con gli altri a dire sì e no due battute.
La quarta parte dello spettacolo è dedicata a Gundam, saga robotica che continua ad affascinare il pubblico giapponese e a mietere successi sin dal lontano 1979, reinventandosi di volta in volta per farsi al passo coi tempi. Dopo una rapida introduzione che mostra spezzoni delle varie serie, è la volta della presentazione più approfondita, anche grazie a diversi momenti cantati molto ben riusciti, delle produzioni più recenti o popolari dedicate al robot bianco, come Gundam Wing (da cui è stata cantata la celebre “Just Communication” dei Two Mix), Gundam 00, Gundam Seed(da cui è stata cantata la ritmatissima “Invoke” dei T.M. Revolution) e Gundam Unicorn.
Dispiace un po’ il risicatissimo spazio dedicato alla storica serie del 1979 e ai suoi seguiti, nonché a serie Gundam degli anni ’90 come G Gundam e Gundam: 8th MS Team, che avrebbero potuto donare ottimi momenti musicali grazie alle loro gradevolissime colonne sonore, ma tutto sommato è stato uno spettacolo soddisfacente.
A concludere, arriva il biondo ninja Naruto, con un “momento karaoke” dedicato a “Go!!” dei Flow, ritmatissima sigla che ha fatto ballare e cantare tutto il teatro, per poi continuare con un musical interpretato da ballerini giapponesi che sono stati bravi, nonostante il pezzo della storia scelto fosse poco spettacolare, un po’ irritante e poco adatto a trasformarsi in spettacolo teatrale. La parte musicale del tutto era affidata a suggestivi ritmi suonati al taiko e anche in questo caso, come per Bleach, i dialoghi e i testi delle canzoni erano sottotitolati in italiano su schermo, con consueta dizione un po’ sgangherata e spesso non attinente al reale dialogo pronunciato dagli attori.
Japan Anime Live Roma - Naruto Shippuden
Nel complesso, ho trovato il Japan Anime Live un’esperienza interessante, ma non imprescindibile. Si tratta di uno spettacolo dedicato all’animazione giapponese così come la si concepisce oggi, con serie shonen all’ultimo grido, dialoghi sottotitolati, sigle originali e un purismo talmente eccessivo da risultare fastidioso. Un evento dedicato a chi l’animazione giapponese la conosce oggi per la prima volta, in un mondo dove questa passa attraverso Internet, scans, fansub e Mp3. A livello personale, avendo avuto il mio “battesimo del fuoco” con altre serie, non avrei disdegnato uno show che fosse più eterogeneo e non guardasse soltanto al pubblico dei giovanissimi che seguono le ultime serie di grido, ma che avesse reso giustizia a capisaldi dell’animazione giapponese dai quali mi è difficile scindere la definizione di quest’ultima, come Dragon Ball, Sailor Moon, Evangelion, Ranma 1/2, Hokuto no Ken o Saint Seiya, magari spiegandone meglio nel dettaglio i motivi del successo e il processo di creazione o doppiaggio senza renderli unicamente spettacolo da baraccone (poiché per questo ci sono già diverse fiere nel territorio dello Stivale che costano anche meno offrendo uno spettacolo simile).
Tuttavia, tutto sommato, è stata una piacevole serata che mi ha fatto divertire e ha addolorato le mie corde vocali sgolatesi nel cantare di tutto cuore, anche se non ritengo valesse l’elevatissimo costo del biglietto e i numerosi difetti che si è portata dietro.
Riprodurre “dal vivo” la magia e le atmosfere che gli anime Made in Japan, un prodotto che (come del resto ogni tipo di animazione) per sua definizione non è mai trasportabile in live, riescono a dare. È questa la missione che nei suoi intenti si è dato il Japan Anime Live spettacolo itinerante che porta direttamente sul palco alcune delle serie anime al momento più in voga: FullmMtal Alchemist, Bleach, One Piece, Gundam e Naruto (in rigoroso ordine di apparizione durante lo show).
Ci sarà riuscito?
E proprio per scoprirlo mi sono recato a vedere lo spettacolo nella sua tappa romana.
Ad aprire lo spettacolo c’è stata una sfilata di cosplayers (onestamente non richiesta ma ormai il cosplay è come il prezzemolo e lo si trova ovunque e comunque) fortunatamente di breve durata buona più che altro per scaldare il pubblico interessato alla cosa.
Terminata questa formalità, lo spettacolo è entrato nel vivo con la parte dedicata a Fullmetal Alchemist. Avendo però il mio collega Kotaro già illustrato in dettaglio i contenuti delle parti di spettacolo per ciascuno anime procederò direttamente con dei brevi commenti personali.
Fullmetal Alchemist: Ottima la performance live dei doppiatori italiani, peccato unicamente per l’assenza di Elisabetta Spinelli (Winry, ma anche Sailor Moon in passato).
Bleach: Nonostante non ami molto i musical e non segua la serie, devo però ammettere che questa parte è stata forse quella meglio organizzata. Bravi gli attori e buoni i momenti musicali.
One Piece: La parte relativa ai doppiatori giapponesi l'ho trovata di impostazione molto "nipponica" non molto nelle corde di noi spettatori italiani. La successiva sessione live dei doppiatori italiani l'ho trovata buona tecnicamente (Renato Novara (Rufy) gran protagonista) ma non esente da cupe ombre come la sostituzione di Patizio Prata su Zoro e la presenza, da me personalmente molto attesa, di Emanuela Pacotto che però si èrisolta in un paio di “Luffy” intuiti più che sentiti. Grande però il momento con "We Are!" cantata dal vivo.
Gundam: Praticamente un’anteprima, comunque interessante, delle serie (da noi inedite) Gundam 00 e Gundam Unicorn.
Naruto: Decisamente trascinante il momento musicale con le apprezzate opening quali “GO!” e “Blue Bird”. La parte di storia trasposta in live-action era quella in cui la squadra di Naruto con Sakura, Sai e il Capitano Yamato fanno irruzione nel nascondiglio di Orochimaru per cercare di recuperare Sasuke. Il risultato finale è stato molto piacevole e alla fine il pubblico è stato più che soddisfatto, anche se probabilmente sceneggiare una parte in cui fosse stato presente il personaggio di Kakashi (sicuramente più popolare di Yamato) avrebbe riscosso un successo ancora maggiore. Mi aspettavo inoltre che, data anche la presenza dei doppiatori italiani, si sarebbe tentato un interessante esperimento du doppiaggio live anche sugli gli attori in scena venissero doppiati dal vivo. Attesa però disillusa anch'essa.
Japan Anime Live Roma - Bleach
Tirando le somme, il Japan Anime Live si è rivelato uno spettacolo interessante, a tratti molto coinvolgente e di elevato livello tecnico in molte delle sue singole parti. I nodi però vengono al pettine quando tutte queste parti vengono messe insieme per fare il prodotto finito. Il risultato finale appare inferiore rispetto a una semplice somma dei singoli termini e anche alcuni particolari di contorno che non hanno aiutato.
1) All’inizio dello show l’intervallarsi dei momenti recitati con quelli musicali rende lo spettatore un po’ spaesato e ci vuole un po’ per ambientarsi.
2) Le immagini utilizzate per accompagnare le performance della band sono state prese spesso dalle parti più recenti di ciascuno degli anime (con un risultato simile a quello dei molti amv reperibili su piattaforme di video sharing) senza alcun riguardo verso gli spettatori di fare pesanti spoiler. Cosa che peraltro succede anche con le sequenze doppiate di FullMetal Alchemist del quale si vede anche il finale della serie Brotherhood non trasmesso in Italia.
3) La frammentazione dei filmati affligge anche le sequenze doppiate in live che, specialmente per Fullmetal Alchemist, risultavano decisamente slegate fra loro.
4) Lo spettacolo è stato decisamente lungo, forse troppo: almeno 30 minuti per ogni anime per più di 2 ore e mezza totali intervallo escluso.
In conclusione, si può comunque dire che partecipare come spettatore al Japan Anime Live sia stata un’esperienza piacevole.
Ma tornando alla domanda iniziale, esso sarà riuscito nel suo intento? Una risposta obbiettiva sarebbe un no o, per meglio dire un ni. E il motivo risiede nel fatto che il Japan Anime Live è alla fin fine un evento molto auto celebrativo, più un tributo agli anime che una “versione” live degli stessi.
Oltretutto esso non è uno spot molto efficace per i brand delle serie che raccoglie (ad eccezione forse della parte relativa a Gundam) in quanto come spettacolo si rivolge a un pubblico già navigato nel campo dell’animazione giapponese. Pubblico che per di più deve essere esperto e “al passo” con almeno un paio delle serie proposte perché altrimenti sarà poco coinvolto (o meno coinvolto se vogliamo) nei momenti musicali, rischierà di ricevere clamorosi spoiler e potrebbe trovare pesanti le parti restanti vista anche la lunghezza dello show.
A mio avviso non sarebbe stata una cattiva idea sceneggiare delle storie inedite (dei “filler” se vogliamo) almeno per le parti messe in scena dagli attori, in questo modo ci sarebbe stata anche un pizzico di novità che di sicuro avrebbe giovato allo spettacolo nel suo complesso.
Promuoviamolo comunque con riserva questo spettacolo perché in fin dei conti è stato divertente anche se migliorabile e comunque non indispensabile da vedere ad ogni costo.
Inizio questa recensione con una dovuta premessa: Il mio è il punto di vista di persona completamente estranea ai fatti, non sono del tutto digiuna di tutta quella cultura Jpop e Jrock che ruota intorno ad anime e manga ma lungi da me l'essere in grado di cantare a memoria le sigle originali con l'entusiasmo registrato al Japan Anime Live da fan meno Jurassici di me. Altro motivo che mi ha reso un po' aliena della situazione è il target a cui la macchina organizzativa si è rivolta: i ragazzi, e io che non sono mai stata un ragazzo, tanto meno ora che ho 28 anni, mi sono sentita un po' un pesce fuor d'acqua.
Prendete perciò quello che scrivo come il documentario di una Marziana con le sue personali opinioni forse un po' anacronistiche.
Come già accennato sopra, lo spettacolo ha avuto inizio con una sfilata Cosplay.
Inizio subito con le critiche bacchettone. Cosplay, ovvero Costume+Play non significa mettersi un costume, per quanto cucito con dovizia di particolari e sfilare, vi è nel termine stesso una connotazione di “gioco” e “interpretazione” che la sfilata per sua concezione intrinseca non concede. A me non piacciono le sfilate di moda, e per coerenza neanche quelle di moda manga. Fortunatamente il cosplayer di Sasuke la pensava come me e ci ha regalato delle notevoli evoluzioni, ricordando al pubblico in delirio il significato della parola “Cosplayer”.
Japan Anime Live Roma - Sfilata Cosplay
Lo spettacolo di per sé è stato quanto di meno eterogeneo possibile, con momenti esaltanti di musica J/Pop-Rock, suonata da quello che ho riconosciuto essere un alieno come me, e che mi ha conquistato per la sua incredibile simpatia, a momenti di noia mortale ovvero il gigantesco spot a tutte le serie Gundam passato su maxi schermo. Cosa c'è di LIVE nel vedere immagini pubblicitarie per più di mezz'ora? Mi sono sentita il protagonista di Arancia meccanica durante la cura Ludovico: non sono riuscita ad addormentarmi solo per la confusione e con gli occhi sbarrati mi sono sorbita spot dietro spot, adesso se dovessi per sbaglio incappare in qualche fotogramma di Gundam mi accascerei in lacrime.
Altra parte che ho trovato francamente noiosa sono stati i doppiaggi. Vedere come si lavora nel dare la voce ai personaggi di una serie può anche essere interessante e didattico, vederne una decina non solo è soporifero ma spezza fortemente la continuità dello spettacolo.
Continuo a percorrere la strada di ciò che non mi è piaciuto a gran velocità e una fermata nella piazzola “One Piece” è d'obbligo. Io ho odiato ferocemente la demezialità idiota di questa sezione dello spettacolo.
Probabilmente non ne ho colto lo spirito e sono solo troppo fuori target ma che lo spettacolo su One Piece consista in un filmato (e di nuovo il LIVE saluta e se ne va) in cui i doppiatori Giapponesi cantano ed essenzialmente si comportano da scemi, e poi in gente che con l'ausilio di costumi in gommapiuma interpreta i protagonisti limitandosi a sfilare giogioneggiando fra il pubblico, l'ho trovato a dir poco offensivo. Fortunatamente per loro la platea ha apprezzato.
Dopo essermi tolta il prurito veniamo ora alla parte meno dolente e secondo me più originale e "dal vivo" dello spettacolo: i Musical.
Badate bene, siamo ben lontani da Rental, Wicked o il Rocky Horror picture Show, in alcuni frangenti volevo tirare la seduta della poltrona anche a quello svociato di Ichigo ma, nonostante le incertezze tecniche, vedere Ninja e Shinnigami cantare e ballare ha titillato la corda kitsch del mio animo e mi sono ritrovata sottopalco a dimenarmi e improvvisando canzoni in una lingua sconosciuta ai terresti in un goffo tentativo di partecipare allo show. Buio, confusione e altre decine di fan hanno protetto il mio anonimato.
Un ultima nota va fatta per il cantante Piko, ovviamente non avevo idea di chi fosse prima del Japan Anime Live e se volete farvi quattro risate alle mie spalle, ci ho messo quasi 2 ore e mezza di spettacolo e uno strategico avvicinamento al palco per capire che si trattava di un uomo, ed è proprio per questo che ha guadagnato la mia stima come performer, benedetto da una voce che riesce ad essere sia maschile che femminile. Pollice decisamente in su per lui.
Dovendo dare una valutazione globale, trovo che la parte musicale sia stata l'unica performance che davvero ha funzionato nell'ottica LIVE dello show, il resto è stato frammentario, a tratti noioso e in un caso anche offensivo, perciò devo essere spietata, visto che non è stato onesto chiedere un biglietto così esorbitante per uno spettacolo che definire mediocre è fargli un gran complimento. La nota positiva è che poche persone sono state prese per il naso, tantissimi posti al Gran Teatro sono rimasti vuoti, dimostrazione che a mio avviso ci vuole ben altro per trasportare LIVE le emozioni che ci regalano gli anime.
Alla tappa romana dell’evento erano presenti alcuni membri della nostra redazione, che, anche se con un po’ di ritardo, adesso vi porteranno il loro resoconto sulla manifestazione assieme alle loro considerazioni critiche sullo spettacolo.
Lo spettacolo, iniziato con diversi minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia, è stato preceduto da una sfilata di cosplay presentata dal doppiatore Maurizio Merluzzo (Sai in Naruto Shippuden, Ling Yao in Full Metal Alchemist Brotherhood).
Lo show è diviso in cinque sezioni ognuna dedicata a una diversa serie e si avvale della partecipazione del cantante giapponese Piko e di una band di supporto che comprende tra gli altri il bravo dj Daisuke Asakura, che si occupano della parte musicale della serata eseguendo dal vivo tutte le canzoni e le sigle proposte (col cantante che passa, con inquietante bravura, dalla voce maschile a quella femminile a seconda dei brani).
Si comincia con una parte dedicata a Fullmetal Alchemist Brotherhood, all’interno della quale vengono proiettati diversi filmati tratti dall’anime e alcuni di essi sono stati anche abilmente doppiati dal vivo dai doppiatori Renato Novara (Edward), Benedetta Ponticelli (Alphonse), Paolo Sesana (Kimbley) e Massimilano Lotti (Scar). Come per ognuna delle cinque parti dello spettacolo, si assiste ad un “momento karaoke” in cui un paio di canzoni facenti parte della colonna sonora dell’anime in questione vengono proiettate su schermo corredate da un patchwork di spezzoni della serie e dal testo scritto in romaji, in modo da dare la possibilità al pubblico che non ha dimestichezza con kanji e kana di sgolarsi per cantare.
Questa prima parte si è rivelata parecchio piacevole, con l’unico difetto della proiezione di filmati (uno di essi persino recitato dal vivo e dunque inevitabile) tratti dagli episodi finali della serie, cosa che personalmente ha rovinato un po’ la sorpresa a quelli come me che non hanno seguito la serie televisiva e aspettano ancora il proseguimento della vicenda cartacea brancolando nel buio. Tuttavia, essendo uno spettacolo dedicato all’animazione e apparso in tutto il mondo, non gliene si può fare una colpa.
Dispiace un po’ anche l’imprevista assenza dell’annunciata Elisabetta Spinelli (Winry) per via di motivi personali. La sua bella voce comunque non è mancata, anche se in registrazione.
La seconda parte dello spettacolo è invece dedicata a Bleach, aperta da un piacevolissimo “momento karaoke” con la bella “Rolling Star” di Yui. Dopo qualche filmato, Bleach esplode dal vivo sul palco, con un piccolo musical recitato da interpreti giapponesi che ripercorre a grandi linee la prima saga del manga dando una fisionomia reale a Ichigo, Rukia, Renji e Byakuya.
Lo spettacolino si rivela essere molto coinvolgente e ben recitato, con attori somiglianti agli originali animati e molto bravi nel canto, nella recitazione e nelle acrobazie. I dialoghi e i testi delle canzoni venivano sottotitolati in italiano sullo schermo posto sul palco, ma c’è appuntare un piccolo difetto, in quanto i sottotitoli soffrivano dello stesso problema che affligge gran parte dei fansubs nostrani, ossia un linguaggio un po’ traballante, una costruzione sgangherata delle frasi atta a ricalcare alla perfezione quella giapponese e una scelta dei vocaboli un po’ farraginosa. A questo bisogna aggiungere che, di tanto in tanto, gli attori, nelle loro acrobazie, finivano per piazzarsi davanti allo schermo impedendo la corretta visualizzazione dei sottotitoli.
Si prosegue con la parte dedicata a One Piece, introdotta dal “momento karaoke” dedicato alla popolarissima opening "We Are" di Hitoshi Kadatani.
I pirati creati da Eiichiro Oda vengono raccontati dai rispettivi doppiatori nipponici Mayumi Tanaka (Rufy), Kazuya Nakai (Zoro), Akemi Okamura (Nami), Kappei Yamaguchi (Usop), Hiroaki Hirata (Sanji), Ikue Ohtani (Chopper), Yuriko Yamaguchi (Nico Robin), Kazuki Yao (Franky) e Yuichi Nagashima (Brook), in un video che li mostra scherzosamente al lavoro e impegnati in una festosa esecuzione canora, mentre fra il pubblico del Japan Anime Live si aggirano i protagonisti della serie in costume.
La parte dedicata a One Piece prosegue con il doppiaggio dal vivo di spezzoni tratti dalla serie, eseguiti dai doppiatori Renato Novara (Rufy/Rubber), Emanuela Pacotto (Nami), Luca Bottale (Usop) e Lorenzo Scattorin (Sanji). Questo ci porta a diversi problemi, quali il doppiaggio dal vivo di parti tratte dalla prima stagione, e dunque all’ascolto di un seppur bravo ma troppo esagerato Renato Novara che interpreta spezzoni già doppiati a suo tempo da un più adatto Luigi Rosa, e l’inspiegabile sostituzione di Patrizio Prata con Paolo Sesana nel ruolo di Zoro.
Questo doppiaggio è stato fatto senza tener conto delle censure apportate nella trasmissione televisiva e, per accontentare i fans, in maniera sin troppo fedele alla versione originale. Il protagonista è stato dunque chiamato “Monkey D. Luffy” e non “Rubber”, e inoltre si è usato di continuo e a mio avviso in maniera ridondante e superflua il termine “nakama” (amico, compagno), con risultati agghiaccianti quali “Nami! Tu sei un mio nakama!” (ricordiamo che Nami è una donna, dunque associare un aggettivo maschile a Nami non è bellissimo, e aggiungiamo a questo che “nakama” andrebbe pronunciato “nakàma” e non “nàkama” come detto durante lo show).
L’interpretazione dei doppiatori è comunque stata molto gradevole, a parte questi difetti, ma anche un po’ sacrificata, in quanto la cosa è stata più un “one man show” di Novara, con gli altri a dire sì e no due battute.
La quarta parte dello spettacolo è dedicata a Gundam, saga robotica che continua ad affascinare il pubblico giapponese e a mietere successi sin dal lontano 1979, reinventandosi di volta in volta per farsi al passo coi tempi. Dopo una rapida introduzione che mostra spezzoni delle varie serie, è la volta della presentazione più approfondita, anche grazie a diversi momenti cantati molto ben riusciti, delle produzioni più recenti o popolari dedicate al robot bianco, come Gundam Wing (da cui è stata cantata la celebre “Just Communication” dei Two Mix), Gundam 00, Gundam Seed(da cui è stata cantata la ritmatissima “Invoke” dei T.M. Revolution) e Gundam Unicorn.
Dispiace un po’ il risicatissimo spazio dedicato alla storica serie del 1979 e ai suoi seguiti, nonché a serie Gundam degli anni ’90 come G Gundam e Gundam: 8th MS Team, che avrebbero potuto donare ottimi momenti musicali grazie alle loro gradevolissime colonne sonore, ma tutto sommato è stato uno spettacolo soddisfacente.
A concludere, arriva il biondo ninja Naruto, con un “momento karaoke” dedicato a “Go!!” dei Flow, ritmatissima sigla che ha fatto ballare e cantare tutto il teatro, per poi continuare con un musical interpretato da ballerini giapponesi che sono stati bravi, nonostante il pezzo della storia scelto fosse poco spettacolare, un po’ irritante e poco adatto a trasformarsi in spettacolo teatrale. La parte musicale del tutto era affidata a suggestivi ritmi suonati al taiko e anche in questo caso, come per Bleach, i dialoghi e i testi delle canzoni erano sottotitolati in italiano su schermo, con consueta dizione un po’ sgangherata e spesso non attinente al reale dialogo pronunciato dagli attori.
Nel complesso, ho trovato il Japan Anime Live un’esperienza interessante, ma non imprescindibile. Si tratta di uno spettacolo dedicato all’animazione giapponese così come la si concepisce oggi, con serie shonen all’ultimo grido, dialoghi sottotitolati, sigle originali e un purismo talmente eccessivo da risultare fastidioso. Un evento dedicato a chi l’animazione giapponese la conosce oggi per la prima volta, in un mondo dove questa passa attraverso Internet, scans, fansub e Mp3. A livello personale, avendo avuto il mio “battesimo del fuoco” con altre serie, non avrei disdegnato uno show che fosse più eterogeneo e non guardasse soltanto al pubblico dei giovanissimi che seguono le ultime serie di grido, ma che avesse reso giustizia a capisaldi dell’animazione giapponese dai quali mi è difficile scindere la definizione di quest’ultima, come Dragon Ball, Sailor Moon, Evangelion, Ranma 1/2, Hokuto no Ken o Saint Seiya, magari spiegandone meglio nel dettaglio i motivi del successo e il processo di creazione o doppiaggio senza renderli unicamente spettacolo da baraccone (poiché per questo ci sono già diverse fiere nel territorio dello Stivale che costano anche meno offrendo uno spettacolo simile).
Tuttavia, tutto sommato, è stata una piacevole serata che mi ha fatto divertire e ha addolorato le mie corde vocali sgolatesi nel cantare di tutto cuore, anche se non ritengo valesse l’elevatissimo costo del biglietto e i numerosi difetti che si è portata dietro.
Autore: Kotaro
Riprodurre “dal vivo” la magia e le atmosfere che gli anime Made in Japan, un prodotto che (come del resto ogni tipo di animazione) per sua definizione non è mai trasportabile in live, riescono a dare. È questa la missione che nei suoi intenti si è dato il Japan Anime Live spettacolo itinerante che porta direttamente sul palco alcune delle serie anime al momento più in voga: FullmMtal Alchemist, Bleach, One Piece, Gundam e Naruto (in rigoroso ordine di apparizione durante lo show).
Ci sarà riuscito?
E proprio per scoprirlo mi sono recato a vedere lo spettacolo nella sua tappa romana.
Ad aprire lo spettacolo c’è stata una sfilata di cosplayers (onestamente non richiesta ma ormai il cosplay è come il prezzemolo e lo si trova ovunque e comunque) fortunatamente di breve durata buona più che altro per scaldare il pubblico interessato alla cosa.
Terminata questa formalità, lo spettacolo è entrato nel vivo con la parte dedicata a Fullmetal Alchemist. Avendo però il mio collega Kotaro già illustrato in dettaglio i contenuti delle parti di spettacolo per ciascuno anime procederò direttamente con dei brevi commenti personali.
Fullmetal Alchemist: Ottima la performance live dei doppiatori italiani, peccato unicamente per l’assenza di Elisabetta Spinelli (Winry, ma anche Sailor Moon in passato).
Bleach: Nonostante non ami molto i musical e non segua la serie, devo però ammettere che questa parte è stata forse quella meglio organizzata. Bravi gli attori e buoni i momenti musicali.
One Piece: La parte relativa ai doppiatori giapponesi l'ho trovata di impostazione molto "nipponica" non molto nelle corde di noi spettatori italiani. La successiva sessione live dei doppiatori italiani l'ho trovata buona tecnicamente (Renato Novara (Rufy) gran protagonista) ma non esente da cupe ombre come la sostituzione di Patizio Prata su Zoro e la presenza, da me personalmente molto attesa, di Emanuela Pacotto che però si èrisolta in un paio di “Luffy” intuiti più che sentiti. Grande però il momento con "We Are!" cantata dal vivo.
Gundam: Praticamente un’anteprima, comunque interessante, delle serie (da noi inedite) Gundam 00 e Gundam Unicorn.
Naruto: Decisamente trascinante il momento musicale con le apprezzate opening quali “GO!” e “Blue Bird”. La parte di storia trasposta in live-action era quella in cui la squadra di Naruto con Sakura, Sai e il Capitano Yamato fanno irruzione nel nascondiglio di Orochimaru per cercare di recuperare Sasuke. Il risultato finale è stato molto piacevole e alla fine il pubblico è stato più che soddisfatto, anche se probabilmente sceneggiare una parte in cui fosse stato presente il personaggio di Kakashi (sicuramente più popolare di Yamato) avrebbe riscosso un successo ancora maggiore. Mi aspettavo inoltre che, data anche la presenza dei doppiatori italiani, si sarebbe tentato un interessante esperimento du doppiaggio live anche sugli gli attori in scena venissero doppiati dal vivo. Attesa però disillusa anch'essa.
Tirando le somme, il Japan Anime Live si è rivelato uno spettacolo interessante, a tratti molto coinvolgente e di elevato livello tecnico in molte delle sue singole parti. I nodi però vengono al pettine quando tutte queste parti vengono messe insieme per fare il prodotto finito. Il risultato finale appare inferiore rispetto a una semplice somma dei singoli termini e anche alcuni particolari di contorno che non hanno aiutato.
1) All’inizio dello show l’intervallarsi dei momenti recitati con quelli musicali rende lo spettatore un po’ spaesato e ci vuole un po’ per ambientarsi.
2) Le immagini utilizzate per accompagnare le performance della band sono state prese spesso dalle parti più recenti di ciascuno degli anime (con un risultato simile a quello dei molti amv reperibili su piattaforme di video sharing) senza alcun riguardo verso gli spettatori di fare pesanti spoiler. Cosa che peraltro succede anche con le sequenze doppiate di FullMetal Alchemist del quale si vede anche il finale della serie Brotherhood non trasmesso in Italia.
3) La frammentazione dei filmati affligge anche le sequenze doppiate in live che, specialmente per Fullmetal Alchemist, risultavano decisamente slegate fra loro.
4) Lo spettacolo è stato decisamente lungo, forse troppo: almeno 30 minuti per ogni anime per più di 2 ore e mezza totali intervallo escluso.
In conclusione, si può comunque dire che partecipare come spettatore al Japan Anime Live sia stata un’esperienza piacevole.
Ma tornando alla domanda iniziale, esso sarà riuscito nel suo intento? Una risposta obbiettiva sarebbe un no o, per meglio dire un ni. E il motivo risiede nel fatto che il Japan Anime Live è alla fin fine un evento molto auto celebrativo, più un tributo agli anime che una “versione” live degli stessi.
Oltretutto esso non è uno spot molto efficace per i brand delle serie che raccoglie (ad eccezione forse della parte relativa a Gundam) in quanto come spettacolo si rivolge a un pubblico già navigato nel campo dell’animazione giapponese. Pubblico che per di più deve essere esperto e “al passo” con almeno un paio delle serie proposte perché altrimenti sarà poco coinvolto (o meno coinvolto se vogliamo) nei momenti musicali, rischierà di ricevere clamorosi spoiler e potrebbe trovare pesanti le parti restanti vista anche la lunghezza dello show.
A mio avviso non sarebbe stata una cattiva idea sceneggiare delle storie inedite (dei “filler” se vogliamo) almeno per le parti messe in scena dagli attori, in questo modo ci sarebbe stata anche un pizzico di novità che di sicuro avrebbe giovato allo spettacolo nel suo complesso.
Promuoviamolo comunque con riserva questo spettacolo perché in fin dei conti è stato divertente anche se migliorabile e comunque non indispensabile da vedere ad ogni costo.
Autore: Swordman
Inizio questa recensione con una dovuta premessa: Il mio è il punto di vista di persona completamente estranea ai fatti, non sono del tutto digiuna di tutta quella cultura Jpop e Jrock che ruota intorno ad anime e manga ma lungi da me l'essere in grado di cantare a memoria le sigle originali con l'entusiasmo registrato al Japan Anime Live da fan meno Jurassici di me. Altro motivo che mi ha reso un po' aliena della situazione è il target a cui la macchina organizzativa si è rivolta: i ragazzi, e io che non sono mai stata un ragazzo, tanto meno ora che ho 28 anni, mi sono sentita un po' un pesce fuor d'acqua.
Prendete perciò quello che scrivo come il documentario di una Marziana con le sue personali opinioni forse un po' anacronistiche.
Come già accennato sopra, lo spettacolo ha avuto inizio con una sfilata Cosplay.
Inizio subito con le critiche bacchettone. Cosplay, ovvero Costume+Play non significa mettersi un costume, per quanto cucito con dovizia di particolari e sfilare, vi è nel termine stesso una connotazione di “gioco” e “interpretazione” che la sfilata per sua concezione intrinseca non concede. A me non piacciono le sfilate di moda, e per coerenza neanche quelle di moda manga. Fortunatamente il cosplayer di Sasuke la pensava come me e ci ha regalato delle notevoli evoluzioni, ricordando al pubblico in delirio il significato della parola “Cosplayer”.
Lo spettacolo di per sé è stato quanto di meno eterogeneo possibile, con momenti esaltanti di musica J/Pop-Rock, suonata da quello che ho riconosciuto essere un alieno come me, e che mi ha conquistato per la sua incredibile simpatia, a momenti di noia mortale ovvero il gigantesco spot a tutte le serie Gundam passato su maxi schermo. Cosa c'è di LIVE nel vedere immagini pubblicitarie per più di mezz'ora? Mi sono sentita il protagonista di Arancia meccanica durante la cura Ludovico: non sono riuscita ad addormentarmi solo per la confusione e con gli occhi sbarrati mi sono sorbita spot dietro spot, adesso se dovessi per sbaglio incappare in qualche fotogramma di Gundam mi accascerei in lacrime.
Altra parte che ho trovato francamente noiosa sono stati i doppiaggi. Vedere come si lavora nel dare la voce ai personaggi di una serie può anche essere interessante e didattico, vederne una decina non solo è soporifero ma spezza fortemente la continuità dello spettacolo.
Continuo a percorrere la strada di ciò che non mi è piaciuto a gran velocità e una fermata nella piazzola “One Piece” è d'obbligo. Io ho odiato ferocemente la demezialità idiota di questa sezione dello spettacolo.
Probabilmente non ne ho colto lo spirito e sono solo troppo fuori target ma che lo spettacolo su One Piece consista in un filmato (e di nuovo il LIVE saluta e se ne va) in cui i doppiatori Giapponesi cantano ed essenzialmente si comportano da scemi, e poi in gente che con l'ausilio di costumi in gommapiuma interpreta i protagonisti limitandosi a sfilare giogioneggiando fra il pubblico, l'ho trovato a dir poco offensivo. Fortunatamente per loro la platea ha apprezzato.
Dopo essermi tolta il prurito veniamo ora alla parte meno dolente e secondo me più originale e "dal vivo" dello spettacolo: i Musical.
Badate bene, siamo ben lontani da Rental, Wicked o il Rocky Horror picture Show, in alcuni frangenti volevo tirare la seduta della poltrona anche a quello svociato di Ichigo ma, nonostante le incertezze tecniche, vedere Ninja e Shinnigami cantare e ballare ha titillato la corda kitsch del mio animo e mi sono ritrovata sottopalco a dimenarmi e improvvisando canzoni in una lingua sconosciuta ai terresti in un goffo tentativo di partecipare allo show. Buio, confusione e altre decine di fan hanno protetto il mio anonimato.
Un ultima nota va fatta per il cantante Piko, ovviamente non avevo idea di chi fosse prima del Japan Anime Live e se volete farvi quattro risate alle mie spalle, ci ho messo quasi 2 ore e mezza di spettacolo e uno strategico avvicinamento al palco per capire che si trattava di un uomo, ed è proprio per questo che ha guadagnato la mia stima come performer, benedetto da una voce che riesce ad essere sia maschile che femminile. Pollice decisamente in su per lui.
Dovendo dare una valutazione globale, trovo che la parte musicale sia stata l'unica performance che davvero ha funzionato nell'ottica LIVE dello show, il resto è stato frammentario, a tratti noioso e in un caso anche offensivo, perciò devo essere spietata, visto che non è stato onesto chiedere un biglietto così esorbitante per uno spettacolo che definire mediocre è fargli un gran complimento. La nota positiva è che poche persone sono state prese per il naso, tantissimi posti al Gran Teatro sono rimasti vuoti, dimostrazione che a mio avviso ci vuole ben altro per trasportare LIVE le emozioni che ci regalano gli anime.
Autore: quivix
Sono contento per la riuscita di questo progetto, forse hano capito qual è uno dei modi per riuscire a guadagnare dalla "cultura fansub", e se le case d'animazione ci guadagnano sono ben contento.
Da parte mia, ho fatto bene a diffidare di tutto ciò, se avessi pagato per uno spettacolo del genere avrei solo aspettato di vedere che cosa saltava fuori con Gundam (la Pacotto a doppiare Fllay e Novara a a fare Kira no, eh?) per sgolarmi con le sigle, per poi andarmene schifato...
Ma appunto, se è stato apprezzato meglio così.
Per Gundam hanno fatto vedere credo quasi tutte le serie trasmesse a spezzoni con le rispettive opening come sottofondo e ad ogni fine spezzone la band esibiva una canzone della serie... e poi hanno fatto vedere un trailer di Gundam Unicorn. Questa è una cosa che puoi fare benissimo a casa tua davanti alla tv o al pc giustamente diresti, però è stato bello
Dunque, prima i doverosi complimenti a chi ha scritto, in particolare a Kotaro, ma anche Swordman e quivix hanno scritto bene, e in modo piacevole, la lettura è molto gradevole.
Per il JAL, mi sarebbe piaciuto esserci. A quanto pare non è riuscito granchè bene, ma se non sbaglio questa è comunque la prima edizione, giusto? Magari nelle prossime si farà meglio.
Inoltre, un'aspetto che è indubbiamente da apprezzare è il fatto che siano venuti in Italia. ovvio che non ci hanno fatto un regalo, e infatti il biglietto costava. Ma nonostante tutto, e sappiamo benissimo come vengono considerati manga e anime da noi, loro l'hanno fatto questo show.
Se è servito a far conoscere questo fantastico mondo a qualcuno in più, magari anche a qualche genitore che ha accompagnato i figli più piccoli, è senz'altro positivo, e spero che l'anno prossimo, magari con un'organizzazione migliore la cosa possa ripetersi.
Speriamo riescano a migliorare altrimenti la vedo grigia per questi spettacoli da noi.
Bene invece Gundam e FMA (anche se forse gundam avrebbe meritato + attenzioni).
Per il futuro sogno un Japan anime live incentrato su serie come Haruhi, Lucky star, Code geass e le altre vere pietre miliari del genere anime!!
Da quanto ho potuto leggere negli articoli...beh...non mi sono perso nulla di veramente interessante. Credo che mi sarei annoiato a morte.
Avrei voluto da matti andarci, ma dalle mie parti non è venuto, perciò..se avessi letto commenti ultrapositivi sarei morta di invidia.
Bene qualche elemento negativo, insomma, mi consola
Però è vero che l'eccessiva spettacolarizzazione a volte si traduce in superificialità: leggendo l'articolo mi è venuto quasi il dubbio che questo show sia stato creato su misura per le tournèe all'estero più che per il pubblico giapponese.
(Ciò nonostante non posso far a meno di notare di come il pubblico sia esploso durante NarutoXD)
Faccio notare che quando io ho detto che Rai4 sbagliava dicendo Shibusèn e Kìshin tutta a darmi contro.
Faccio notare a quivix che il "play" di Cosplay è inteso come un "interpretare, dare vita", già il fatto di vedere, chessò, un Ichigo che se ne va in giro nella realtà è un "play".
Poi non capisco cos'è tutto sto risentimento contro i cosplayer, posso capire che alle fiere danno fastidio che creano sempre code e ingorghi con costumi ingombranti o per le foto, ma lì sono sul palco, fanno parte dello show.
<i>i doppiatori Giapponesi cantano ed essenzialmente si comportano da scemi</i>
Potrei dire lo stesso dei doppiatori italiani, ma pensa te!
Comunque complimenti al realizzatore di quella specie di AMV di Bleach che in 4 minuti di canzone è riuscito a spoilerizzare tutto Bleach ai presenti asd asd
Naturalmente, che organizzino eventi a tema è cosa buona e giusta, ma personalmente ritengo che questo spettacolo fosse, per citare il buon commento di Swordman, "troppo autocelebrativo". Una cosa diretta ad un pubblico che già "è dentro" l'animazione giapponese, non certo uno spettacolo per bambini che se ne fregano di tre quarti dello spettacolo che erano in giapponese e non conoscono nè Bleach, nè Gundam e probabilmente nemmeno Full Metal Alchemist (ed è giusto così). Non per bambini (che infatti tra il pubblico non erano affatto presenti), ma nemmeno per adulti che ignorano l'animazione giapponese, in quanto gli AMV proposti non davano ad un pubblico che non conoscesse già le serie la possibilità di conoscerle in quel frangente, non spiegando affatto trame o cose più generiche ma piazzando solo canzoni e immagini a caso.
Dubito fortemente che un adulto ignaro dell'animazione giapponese e pieno di pregiudizi ("sono bambinate") su di essa si sia potuto ricredere o interessare con la partecipazione al JAL, ma avrà anzi rafforzato la sua opinione, pensando che l'animazione giapponese sia una ragazzata tutta combattimenti e persone strambe. Per questo sono più "utili" le varie conferenze con gli autori o gli animatori che vengono di tanto in tanto proposte alle fiere del fumetto o in luoghi appositi come l'Istituto d Cultura Giapponese.
Apprezzo l'aver organizzato un evento, ma andava fatto meglio, secondo me, se si voleva ottenere più credibilità, magari, come ho detto nel commento, scegliendo serie più varie tra loro (qualche shojo ci voleva per la par condicio) o che avessero un certo peso storico, e spiegandole meglio, senza mostrarle solo come uno spettacolo per otaku.
@ Skorpion
A me ha dato fastidio l'uso del termine "nakama" in sè, che è completamente fuori contesto in una frase tutta in italiano, essendo un aggettivo comune che ha una sua traduzione e non un nome proprio. Già che lo stai infilando a forza in una frase dove non deve starci, almeno pronuncialo bene!
Di norma, invece, non biasimo pronunce sbagliate (vedi i vari "Yusùche" o "Kiosùke" al posto di "Yùske" e "Kyòoske"). In fondo, sono doppiatori, non linguisti.
<I>Potrei dire lo stesso dei doppiatori italiani, ma pensa te</I>
Salvo rarissimi casi, i doppiatori italiani non cantano!
In OP il termine "nakama" ha una rilevanza particolare, quindi nel lasciarlo non ci vedo niente di male, però come hai detto tu almeno lo pronuncino giusto! Ok che non sono linguisti, ma le parole di una lingua pronunciale giuste! Così come per il giapponese per qualsiasi altra lingua, è come pronunciare nèim (name = nome in inglese) neìm, cioè non esiste proprio! Poi alla fine è solo quella parola in giapponese che dovevano imparare.
<i>Salvo rarissimi casi, i doppiatori italiani non cantano!</i>
Mi riferivo al "si comportano da scemi". Adesso io non ho visto il video in questione, ma avendo visto numerosi spettacoli di seiyuu, immagino che abbiano imbastito qualche scenetta per intrattenere, un po' come si fa in tutti gli spettacoli, quindi perché li devi chiamare "scemi"? Lo fanno per intrattenere.
Avendo spostato lo spettacolo dal palalottomatica al gran teatro i posti sono stati scombinati e non ci si è capito più nulla, sono stata spostata due volte dalle signorine che facevano l'accoglienza e ti portavano al tuo posto. Poverette, alla fine erano disperate, non era colpa loro, però...
Inoltre lo spettacolo è iniziato in ritardo abissale, finendo ad un'orario veramente troppo notturno. A quell'ora ormai niente più metropolitana, quindi vai col taxi! Ecco una spesa in più.
La sfilata di cosplayers se la potevano risparmiare, belli i costumi, ma...mah abbastanza anonima come cosa.
Se devo essere sincero, fortuna che non ho pagato i biglietti!
Già entrare e vedere praticamente il 60% dei posti vuoti è stato veramente triste...
Spettacolo carino sì, più adatto ad un pubblico giovanile. Non avendo mai assistito ad un evento del genere non sapevo cosa aspettarmi...
In linea di massima ho trovato interessante vedere all'opera i doppiatori e piacevoli le scene di cosplay... per il resto nulla da segnalare, a mio parere
La cosa della valenza particolare di "nakama" in One Piece è, a mio avviso, un capriccio da otaku troppo puristi. Ha un suo significato in italiano, è un nome comune che non usano solo qua ma in millemila altre serie con lo stesso significato (come in Sailor Moon o Pretty Cure), quindi va tradotto. Altrimenti dovremmo tornare all'eccesso di shinvisioniana memoria "Io sono la bella guerriera con la sailor-fuku". Anche sailor-fuku è un nome comune che ha una sua traduzione in italiano, non è un nome proprio e invariabile scelto dall'autore, quindi non è che adesso, arrogandosi
chissà quale diritto, si sceglie di tradurre determinati termini piuttosto che altri...
@ Minako85
C'eri anche tu? Davvero, lo spettacolo è iniziato con molto ritardo (con mio disappunto, dato che stare in piedi ad aspettare in mezzo alla folla per più di un'ora m'ha fatto venire un mal di schiena che m'è durato per settimane ) ed è finito davvero troppo tardi.
Io sempre nakàma ho sentito nei doppiaggi (studio giapponese anch'io, ma non mi è mai capitato di sentir pronunciare questa parola nella vita, solo nei cartoni animati, e "nakàma" era, dove ho sentito io ) e dunque pensavo che fosse la pronuncia esatta, ma se si può pronunciare anche con un altro accento (come "sayounara", che ho sentito pronunciare sia "sayòonara" che "sayoonarà" indistintamente) faccio ammenda...
In ogni caso, non era tanto sull'accento che volevo concentrare la mia lamentela (alla fine era una piccolezza che giustificavo, se sbagliata), quanto più sull'uso esclusivo e improprio di un termine giapponese in una frase in italiano, cosa che mi ha dato fastidio.
Fermo restando che la maggiore difficoltà dello studio del giapponese per me è, oltre alla memorizzazione dei kanji, l'assurda mentalità che hanno di cambiare il modo di parlare a seconda dell'interlocutore!
la pronuncia di nakamà era corretta non ha un' altra pronuncia in giapponese... forse per rendere il discorso più scorrevole si poteva dire nakàma ma io preferisco comunque in originale
E' vero, nakama non è una delle cose che non devono essere tradotte, ma alla fine anche se la lasciano non è che muore nessuno, è solo per dare un po' d'enfasi in più al significato, come i personaggi che urlano i nomi delle loro mosse in un'altra lingua, è solo per fare scena.
@Bolosboss
Anch'io studio giapponese e le parole le ho sempre sentite in un solo modo. Sayounara è sempre stato saiònara. Poi probabilmente i giapponesi ti capiscono anche se sbagli a dirlo (un arimàsen invece di un arimasèn), però la pronuncia giusta è sempre una.
A parte la professionalita' del traduttore.Il giapponese imparatelo,invece di pretendere di mischiarlo all'italiano.
Se dovessi comunque bocciare una delle parti opterei per quella di One Piece di cui a parte il momento musicale non salverei altro...
Ci riandrei se tornasse in Italia? Mah, chissà
e dire che non sono la tipica persona che si carica per una SOLA canzone xD ma quando pico *W* ha cantato "GO!" di Naruto il delirio =ç=
Tutto sommato a me è piaciuto molto lo spettacolo in se sopratutto quello di Naruto.... nonostante non sono molto fan di Bleach , mi è piaciuto molto il loro "musical" non è stato affatto male.
E poi al live sono riuscita a prendere la bacchetta del Batterista Levin =ççç=
Pensa che quella canzone ha fatto cantare a squarciagola pure me che non amo Naruto! La parte musicale è stata quella che mi è piaciuta di più, mi son messo a cantare tutte le canzoni, anche quelle che non conoscevo!
Insomma, se mi dicessero di tornarci non ci penserei due volte!
Sicuramente in Italia l' animazione giapponese è molto sottovalutata, ma c'è da dire che se i titoli medi sono gundam e naruto (FMA è uno dei pochi shonen che si salva) ci sarà anche un motivo. Difatto, si tende a dare più importanza a queste serie, invece che ad altre molto più interessanti ed elaborate.
Quindi stai paragonando la serie che "non è un anime" alle jumpate come se fosse uno stereotipo commerciale? Qualcosa non mi torna...
scusa, penso di non aver capito cosa intendi dire
(comunque sì, mi esprimo spesso in modo confuso e disordinato quindi può darsi che io per prima abbia espresso male il concetto )
Insomma, paragoni una serie del '79 che parla di guerra nuda e cruda (robot a parte) con il trio JUMP che tra l'altro non hanno nemmeno una conclusione? Trovo strano veder paragonate serie così diverse, tutto qui.
Sì infatti, è stato un ritardo veramente eccessivo...direi che è questa la pecca più grave che ho trovato, assieme al gran casino per assegnare i posti a sedere.
<br>Ovviamente hanno preferito realizzare un qualcosa che tendesse a prendersi la maggior parte di coloro che si definiscono otaku dopo essersi appassionati a Bleach e a Naruto. Avrei preferito anche un evento che parlasse della storia dei meisaku ma questo -sicuramente- non avrebbe avuto alcun successo
<i>lo si sente pronunciare sempre così, ma non per una pura questione di "accento", quanto per una di "intonazione", la quale riguarda più propriamente la frase nella sua interezza (ad esempio una domanda, tanto in giapponese quanto in italiano, ha un'intonazione diversa da quella di una frase affermativa). </i>
Indipendentemente dall'intonazione, arimasèn rimane arimasèn sia nelle frasi interrogative sia in quelle affermative, così come in italiano non si cambia la pronuncia di una parola in base al tipo di frase.
<i>toglimi una curiosità: come pronunci (Aokiji)? </i>
àokìji essendo formato da due parole (ào e kìji). Aòkiji proprio no (che è? romano? Aò!) e nemmeno Aokijì, si sente ke l'ultima i non è accentata.
<i>E questo proprio perchè non c'è l'accento intensivo </i>
Lo so benissimo, scrivo con gli accenti per far capire la pronuncia diversa. Ma la mancanza di accenti non sta ad indicare che puoi pronunciare una parola come vuoi.
@ShinichiMechazawa
<i>A parte la professionalita' del traduttore</i>
Trovo molto più professionale un traduttore che sa capire quando non deve tradurre qualcosa piuttosto che cercare di adattarla in tutti i modi in italiano con un risultato a dir poco disastroso (non mi sto riferendo alla parola nakama che, come ho detto, può benissimo essere lasciata in italiano).
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