Quando Saki Hyuuga, una ragazzina delle medie come tante, e Mai Mishou, una nuova compagna di classe che ritorna in città dopo cinque anni di assenza, si incontrano sotto il grande Albero del Cielo protettore del luogo dove abitano, entrambe hanno una sensazione, quella di essersi già incontrate, in un passato di cui rimangono loro solo flebili ricordi.
Così è, infatti. In una notte d’estate di cinque anni prima, quando entrambe erano solo bambine, si erano incontrate per la prima volta ai piedi di quello stesso albero, seguendo quelle due misteriose luci che adesso si ripresentano davanti ai loro occhi svelando la loro vera natura di creature spirituali.
Flappy, spirito dei fiori, e Choppy, spirito dei volatili, sono due tenere creaturine scappate da un luogo mistico chiamato la Terra delle Sorgenti. Il loro mondo è caduto nelle mani dei malvagi emissari della Dark Fall comandata dal minaccioso Akudaikaan, che si sono già impadroniti di sei delle sette sorgenti che gli donano la vita. L’ultima, la Sorgente del Sole, è stata nascosta da qualche parte nel mondo degli umani, la cosiddetta Terra del Verde, e purtroppo, seguendo i due spiritelli, anche Akudaikaan e i suoi si introdurranno presto nel mondo umano alla ricerca della Sorgente, per portare rovina e distruzione ovunque.
Alle due ragazze, rimaste coinvolte loro malgrado nella vicenda, viene chiesto di aiutare gli spiritelli a fermare il pericolo della distruzione del mondo, e per farlo ricevono il potere di trasformarsi nelle leggendarie guerriere, Cure Bloom e Cure Egret.
Le due ragazze non potrebbero essere più diverse: Saki è vivace, iperattiva, ingenua, concreta, gioca a softball ed è figlia di una semplice coppia di panettieri, Mai è invece timida, sognatrice, bravissima a disegnare ma più impacciata nel farsi degli amici, inoltre vive in una splendida casa con incorporato un osservatorio, suo padre è un brillante professore universitario e sua madre un’archeologa. Eppure, quando si stringono reciprocamente la mano e invocano gli spiriti, da queste due ragazze scaturisce una grande forza…
Futari wa Pretty Cure Splash Star, terza incarnazione della saga creata da Toei Animation risalente al 2006, si distacca dalle precedenti perché cambiano completamente i personaggi e l’ambientazione. Ma non si preoccupi lo spettatore, Saki e Mai non faranno affatto rimpiangere Nagisa e Honoka. Ciò che gli si richiede è giusto un po’ di pazienza, una decina di episodi di rodaggio, per prendere confidenza con il setting, con le nuove protagoniste, i loro parenti e amici e i nuovi cattivi. Una manciata di episodi che magari potranno ricordare per impostazione l’incipit della prima, storica, serie, ma che comunque si lasciano guardare con estremo piacere grazie alla simpatia dei personaggi e alle bellezza dell’ambiente in cui vivono. La città di Saki e Mai è un luogo fantastico, una cittadina portuale, con una bella spiaggia e una lussureggiante vegetazione, fatta di boschi e alberi dove, si dice, si nascondano misteriose creature e risiedano entità leggendarie dagli influssi benefici, come il maestoso Albero del Cielo che è, inconsapevolmente, il centro di tutta la vicenda. Saki e Mai frequentano qui la loro scuola, che, differentemente dal Verone Gakuen di Nagisa e Honoka, è un istituto misto. Questo fa sì che l’entourage di amicizie delle due ragazze sia più vario rispetto al gruppetto tutto al femminile delle due precedenti Pretty Cure, e lo spettatore non potrà non sorridere davanti a personaggi semplici ma che restano nel cuore, come l’aspirante comico dalle sempre pronte battute di infimo livello Kenta Hoshino, le amiche Yuuko Ohta e Hitomi Itoh del club di softball o i due rappresentanti di classe, la diligente Kayo Andou e il timido Manabu Miyasako. Un gruppo di amici realistico, dove nascono amori, si rincorrono sogni, si passa del tempo in allegria, ci si diverte e ci si consola vicendevolmente. A questo aggiungiamo una gran cura nel tratteggiare il background di amici, genitori, parenti, professori o anche solo di occasionali personaggi di passaggio da un solo episodio, ed ecco che Pretty Cure Splash Star ottiene un’ossatura solida, ereditata dalle serie precedenti, che ne fa un realistico spaccato della vita nel Giappone di oggi, affiancata alla componente fantastica con maestria.
Basta pochissimo, e a Pretty Cure Splash Star ci si affeziona. Non solo per il delicatissimo affresco quotidiano che ci regala piccole emozioni, amori platonici e delicati, sogni piccoli ma grandi, rapporti tra genitori e figli o tra fratelli, gioie e innocenti litigi da condividere con gli amici, ma anche per una storia ben orchestrata, che non perde mai di vista l’obbiettivo prefissatosi nel primo episodio e sa benissimo come dosare l’umorismo, la trattazione del quotidiano, i colpi di scena (inaspettatamente numerosi e ben piazzati, anche se un po’ prevedibili da chi è da tempo nel giro del majokko sentai), i momenti seri e drammatici e l’azione più sfrenata.
Come da tradizione per la serie, infatti, anche Splash Star ci regala dei combattimenti magnifici: adrenalinici, frenetici, fluidissimi. Si fanno più esplicite le influenze da Dragon Ball Z, con scariche di pugni, raffiche di sfere energetiche, nemici che si pompano i muscoli, che attaccano urlando e sfasciano l’ambiente circostante grazie alla loro potenza incontrollata, personaggi che volano e combattono in aria, aure energetiche colorate, trasformazioni, power up, attacchi magici individuali delle guerriere.
Pollice decisamente in su per i cattivi. Sulla falsariga di Wedding Peach, anche qui abbiamo diversi demoni legati ognuno ad un ben preciso elemento delle natura (gli elementi che compongono le Sorgenti, legati a quelli della filosofia confuciana: legno, fuoco, terra, acqua e oro), cosa che conferisce a ognuno dei nemici un ben preciso aspetto fisico, un ben preciso potere e dei propri tratti caratteriali o fissazioni: Karehaan del legno è un indomito combattente, Moerumba del fuoco è un’esilarante ballerino latino-americano che infila spagnolismi a destra e a manca nei suoi dialoghi, Dorodoron della terra è un gigante timidissimo che parla con un tono di voce molto basso, Mizu Shitataare dell’acqua è una elegante signora che si crede bellissima, guarda tutti dall’alto in basso e ride sguaiatamente, Kintoresky dell’oro è un esperto e robusto guerriero fissato col bodybuilding e in cerca di avversari onorevoli da sfidare in epiche e leali battaglie. Infine Gohyaan, il buffo e subdolo braccio destro del signore di Dark Fall, e Akudaikaan, l’oscuro, imponente e malvagio ultimo ostacolo. E poi, ultime ma non per importanza, Michiru e Kaoru, misteriose e algide studentesse legate a doppio filo sia a Dark Fall che alle Pretty Cure.
Nemici sfaccettati, carismatici, ora buffissimi con le loro fisse, sempre vittime di ottime gags, ora spietati, temibili, caparbi, minacciosi, ora inaspettatamente umani, attratti dalla vita della Terra del Verde e dai loro abitanti, con cui spesso e volentieri interagiscono, quasi a voler mostrare che tra umani e demoni di Dark Fall non c’è poi tutta questa differenza. Le guerriere e i loro avversari incroceranno sì i pugni, ma anche i cuori, confrontandosi verbalmente durante i combattimenti e imparando vicendevolmente qualcosa gli uni dagli altri. E’ vero che, per certi versi, c’è ancora qualcosa da migliorare da questo punto di vista, ma i nemici di Splash Star difficilmente si scorderanno, uscendo indubbiamente vincenti dal quadro generale della serie e ponendosi allo stesso livello delle eroine, quanto a carisma e importanza nella storia. Lo spettatore è dunque portato a tifare per entrambi e a dispiacersi che uno dei due contendenti debba vincere e l’altro perdere, ma anche ad esaltarsi nel vedere come buoni e cattivi siano più simili di quanto sembrino e spesso e volentieri dai loro combattimenti nascano intese, sentimenti, spunti di riflessione e grandi momenti che vanno a rafforzare la storia.
Le avventure di Saki e Mai godono di una realizzazione tecnica davvero pregevolissima. Ad un design semplice ma efficace, ricalcato su quello delle serie precedenti, si affianca una grafica curatissima nei colori, negli effetti di luce, nelle animazioni, che ci permette di visionare stupendi tramonti, combattimenti visivamente spettacolari e meravigliose aure colorate sprigionate dalle guerriere durante gli stessi. Buona la colonna sonora, che ci regala delle tracce orchestrate molto orecchiabili e di buona fattura sempre ad opera del buon Naoki Satou, capaci di risuonare nella testa degli spettatori e di essere fischiettate a tradimento più spesso di quanto si pensi. Belle anche le sigle, con una opening, “Makasete! Splash Star!” che necessita di qualche ascolto per essere apprezzata ma che sa conquistare, una prima sigla di chiusura, “ ‘Warau ga kachi’ de go!” che racchiude perfettamente lo spirito giovanile della serie e una seconda, “Ganbalance de dance”, che è un trionfo di allegria con tanto di videoballetto dei personaggi e che difficilmente si potrà fare a meno di canticchiare.
Di ottima fattura anche il doppiaggio originale, sempre attentissimo a realizzare dialoghi brillanti dai toni giovanilistici e ricchi di spassosi giochi di parole, che rivela inaspettati nuovi talenti come la dolcissima quasi esordiente Atsuko Enomoto che dà la voce a Mai e ci fa ritrovare storici nomi del doppiaggio nipponico come uno spassoso Kappei Yamaguchi, un macchiettistico Juurouta Kosugi, una scoppiettante Junko Takeuchi, un serissimo duo d’eccezione formato da Yuka Imai e Yuriko Fuchizaki e uno straordinario Keiichi Nanba sempre a suo agio nei panni del cattivo effeminato, stravagante e un po’ gay già sperimentati con successo in produzioni passate come Saint Seiya o Sailor Moon. Promossa con qualche riserva Orie Kimoto, la voce di Saki, che, seppur brava, è in certi frangenti troppo simile a Yoko Honna che in passato fu voce di Nagisa. Dal momento che già le due si somigliano per aspetto e carattere si poteva differenziare almeno la voce.
Pretty Cure Splash Star è, delle tre che ho visto al momento, la migliore incarnazione delle Pretty Cure. Riesce a prendere i pregi delle prime due e ad unirli in una sola, limando se non addirittura eliminando diversi difetti propri della seconda stagione. In più, si uniscono altri pregi propri di questa storia, come una notevole dose di simbolismi e rimandi un po’ più “alti” assenti nelle precedenti. E’ il caso della filosofia confuciana degli elementi, ma anche di una concezione shinto propria del Giappone secondo cui ad ogni elemento della natura si può associare un “kami”, uno spirito che la presiede e ne personifica l’essenza. Capita, poi, che determinati oggetti riescano a maturare un proprio spirito, in virtù del legame che li unisce con i propri possessori o del rancore per essere stati abbandonati. Ogni cosa ha in sé uno spirito, insomma, come insegna uno dei messaggi fondamentali della storia. Inoltre, la contrapposizione tra le due guerriere stavolta si fa ben più profonda rispetto al precedente bianco e nero. L’oro e l’argento; la terra e i fiori che vi germogliano e il cielo e gli uccelli che vi si stagliano in volo; il girasole dorato che fiorisce sulla terra e l’ala argentata del grande airone che vola nel cielo; la luna che riempie con la sua luce il cielo e il vento che soffia profumi e sensazioni sulla terra; una ragazza iperattiva e coi piedi per terra che corre sui campi da softball con in volto un sorriso grande, lucente e contagioso, aperto come un colorato girasole, e un’altra che con la fantasia compie voli pindarici in un cielo immaginario e rende su carta queste sensazioni con bellissimi disegni.
Concetti profondi, un po’ filosofici, a volte quasi profetici a livello di simbolismi e capaci di rivelare futuri passi della storia grazie a particolari giochi linguistici insiti nei dialoghi (che purtroppo si perderanno in un’eventuale traduzione in una lingua che non sia il giapponese).
Così è, infatti. In una notte d’estate di cinque anni prima, quando entrambe erano solo bambine, si erano incontrate per la prima volta ai piedi di quello stesso albero, seguendo quelle due misteriose luci che adesso si ripresentano davanti ai loro occhi svelando la loro vera natura di creature spirituali.
Flappy, spirito dei fiori, e Choppy, spirito dei volatili, sono due tenere creaturine scappate da un luogo mistico chiamato la Terra delle Sorgenti. Il loro mondo è caduto nelle mani dei malvagi emissari della Dark Fall comandata dal minaccioso Akudaikaan, che si sono già impadroniti di sei delle sette sorgenti che gli donano la vita. L’ultima, la Sorgente del Sole, è stata nascosta da qualche parte nel mondo degli umani, la cosiddetta Terra del Verde, e purtroppo, seguendo i due spiritelli, anche Akudaikaan e i suoi si introdurranno presto nel mondo umano alla ricerca della Sorgente, per portare rovina e distruzione ovunque.
Alle due ragazze, rimaste coinvolte loro malgrado nella vicenda, viene chiesto di aiutare gli spiritelli a fermare il pericolo della distruzione del mondo, e per farlo ricevono il potere di trasformarsi nelle leggendarie guerriere, Cure Bloom e Cure Egret.
Le due ragazze non potrebbero essere più diverse: Saki è vivace, iperattiva, ingenua, concreta, gioca a softball ed è figlia di una semplice coppia di panettieri, Mai è invece timida, sognatrice, bravissima a disegnare ma più impacciata nel farsi degli amici, inoltre vive in una splendida casa con incorporato un osservatorio, suo padre è un brillante professore universitario e sua madre un’archeologa. Eppure, quando si stringono reciprocamente la mano e invocano gli spiriti, da queste due ragazze scaturisce una grande forza…
Futari wa Pretty Cure Splash Star, terza incarnazione della saga creata da Toei Animation risalente al 2006, si distacca dalle precedenti perché cambiano completamente i personaggi e l’ambientazione. Ma non si preoccupi lo spettatore, Saki e Mai non faranno affatto rimpiangere Nagisa e Honoka. Ciò che gli si richiede è giusto un po’ di pazienza, una decina di episodi di rodaggio, per prendere confidenza con il setting, con le nuove protagoniste, i loro parenti e amici e i nuovi cattivi. Una manciata di episodi che magari potranno ricordare per impostazione l’incipit della prima, storica, serie, ma che comunque si lasciano guardare con estremo piacere grazie alla simpatia dei personaggi e alle bellezza dell’ambiente in cui vivono. La città di Saki e Mai è un luogo fantastico, una cittadina portuale, con una bella spiaggia e una lussureggiante vegetazione, fatta di boschi e alberi dove, si dice, si nascondano misteriose creature e risiedano entità leggendarie dagli influssi benefici, come il maestoso Albero del Cielo che è, inconsapevolmente, il centro di tutta la vicenda. Saki e Mai frequentano qui la loro scuola, che, differentemente dal Verone Gakuen di Nagisa e Honoka, è un istituto misto. Questo fa sì che l’entourage di amicizie delle due ragazze sia più vario rispetto al gruppetto tutto al femminile delle due precedenti Pretty Cure, e lo spettatore non potrà non sorridere davanti a personaggi semplici ma che restano nel cuore, come l’aspirante comico dalle sempre pronte battute di infimo livello Kenta Hoshino, le amiche Yuuko Ohta e Hitomi Itoh del club di softball o i due rappresentanti di classe, la diligente Kayo Andou e il timido Manabu Miyasako. Un gruppo di amici realistico, dove nascono amori, si rincorrono sogni, si passa del tempo in allegria, ci si diverte e ci si consola vicendevolmente. A questo aggiungiamo una gran cura nel tratteggiare il background di amici, genitori, parenti, professori o anche solo di occasionali personaggi di passaggio da un solo episodio, ed ecco che Pretty Cure Splash Star ottiene un’ossatura solida, ereditata dalle serie precedenti, che ne fa un realistico spaccato della vita nel Giappone di oggi, affiancata alla componente fantastica con maestria.
Basta pochissimo, e a Pretty Cure Splash Star ci si affeziona. Non solo per il delicatissimo affresco quotidiano che ci regala piccole emozioni, amori platonici e delicati, sogni piccoli ma grandi, rapporti tra genitori e figli o tra fratelli, gioie e innocenti litigi da condividere con gli amici, ma anche per una storia ben orchestrata, che non perde mai di vista l’obbiettivo prefissatosi nel primo episodio e sa benissimo come dosare l’umorismo, la trattazione del quotidiano, i colpi di scena (inaspettatamente numerosi e ben piazzati, anche se un po’ prevedibili da chi è da tempo nel giro del majokko sentai), i momenti seri e drammatici e l’azione più sfrenata.
Come da tradizione per la serie, infatti, anche Splash Star ci regala dei combattimenti magnifici: adrenalinici, frenetici, fluidissimi. Si fanno più esplicite le influenze da Dragon Ball Z, con scariche di pugni, raffiche di sfere energetiche, nemici che si pompano i muscoli, che attaccano urlando e sfasciano l’ambiente circostante grazie alla loro potenza incontrollata, personaggi che volano e combattono in aria, aure energetiche colorate, trasformazioni, power up, attacchi magici individuali delle guerriere.
Pollice decisamente in su per i cattivi. Sulla falsariga di Wedding Peach, anche qui abbiamo diversi demoni legati ognuno ad un ben preciso elemento delle natura (gli elementi che compongono le Sorgenti, legati a quelli della filosofia confuciana: legno, fuoco, terra, acqua e oro), cosa che conferisce a ognuno dei nemici un ben preciso aspetto fisico, un ben preciso potere e dei propri tratti caratteriali o fissazioni: Karehaan del legno è un indomito combattente, Moerumba del fuoco è un’esilarante ballerino latino-americano che infila spagnolismi a destra e a manca nei suoi dialoghi, Dorodoron della terra è un gigante timidissimo che parla con un tono di voce molto basso, Mizu Shitataare dell’acqua è una elegante signora che si crede bellissima, guarda tutti dall’alto in basso e ride sguaiatamente, Kintoresky dell’oro è un esperto e robusto guerriero fissato col bodybuilding e in cerca di avversari onorevoli da sfidare in epiche e leali battaglie. Infine Gohyaan, il buffo e subdolo braccio destro del signore di Dark Fall, e Akudaikaan, l’oscuro, imponente e malvagio ultimo ostacolo. E poi, ultime ma non per importanza, Michiru e Kaoru, misteriose e algide studentesse legate a doppio filo sia a Dark Fall che alle Pretty Cure.
Nemici sfaccettati, carismatici, ora buffissimi con le loro fisse, sempre vittime di ottime gags, ora spietati, temibili, caparbi, minacciosi, ora inaspettatamente umani, attratti dalla vita della Terra del Verde e dai loro abitanti, con cui spesso e volentieri interagiscono, quasi a voler mostrare che tra umani e demoni di Dark Fall non c’è poi tutta questa differenza. Le guerriere e i loro avversari incroceranno sì i pugni, ma anche i cuori, confrontandosi verbalmente durante i combattimenti e imparando vicendevolmente qualcosa gli uni dagli altri. E’ vero che, per certi versi, c’è ancora qualcosa da migliorare da questo punto di vista, ma i nemici di Splash Star difficilmente si scorderanno, uscendo indubbiamente vincenti dal quadro generale della serie e ponendosi allo stesso livello delle eroine, quanto a carisma e importanza nella storia. Lo spettatore è dunque portato a tifare per entrambi e a dispiacersi che uno dei due contendenti debba vincere e l’altro perdere, ma anche ad esaltarsi nel vedere come buoni e cattivi siano più simili di quanto sembrino e spesso e volentieri dai loro combattimenti nascano intese, sentimenti, spunti di riflessione e grandi momenti che vanno a rafforzare la storia.
Le avventure di Saki e Mai godono di una realizzazione tecnica davvero pregevolissima. Ad un design semplice ma efficace, ricalcato su quello delle serie precedenti, si affianca una grafica curatissima nei colori, negli effetti di luce, nelle animazioni, che ci permette di visionare stupendi tramonti, combattimenti visivamente spettacolari e meravigliose aure colorate sprigionate dalle guerriere durante gli stessi. Buona la colonna sonora, che ci regala delle tracce orchestrate molto orecchiabili e di buona fattura sempre ad opera del buon Naoki Satou, capaci di risuonare nella testa degli spettatori e di essere fischiettate a tradimento più spesso di quanto si pensi. Belle anche le sigle, con una opening, “Makasete! Splash Star!” che necessita di qualche ascolto per essere apprezzata ma che sa conquistare, una prima sigla di chiusura, “ ‘Warau ga kachi’ de go!” che racchiude perfettamente lo spirito giovanile della serie e una seconda, “Ganbalance de dance”, che è un trionfo di allegria con tanto di videoballetto dei personaggi e che difficilmente si potrà fare a meno di canticchiare.
Di ottima fattura anche il doppiaggio originale, sempre attentissimo a realizzare dialoghi brillanti dai toni giovanilistici e ricchi di spassosi giochi di parole, che rivela inaspettati nuovi talenti come la dolcissima quasi esordiente Atsuko Enomoto che dà la voce a Mai e ci fa ritrovare storici nomi del doppiaggio nipponico come uno spassoso Kappei Yamaguchi, un macchiettistico Juurouta Kosugi, una scoppiettante Junko Takeuchi, un serissimo duo d’eccezione formato da Yuka Imai e Yuriko Fuchizaki e uno straordinario Keiichi Nanba sempre a suo agio nei panni del cattivo effeminato, stravagante e un po’ gay già sperimentati con successo in produzioni passate come Saint Seiya o Sailor Moon. Promossa con qualche riserva Orie Kimoto, la voce di Saki, che, seppur brava, è in certi frangenti troppo simile a Yoko Honna che in passato fu voce di Nagisa. Dal momento che già le due si somigliano per aspetto e carattere si poteva differenziare almeno la voce.
Pretty Cure Splash Star è, delle tre che ho visto al momento, la migliore incarnazione delle Pretty Cure. Riesce a prendere i pregi delle prime due e ad unirli in una sola, limando se non addirittura eliminando diversi difetti propri della seconda stagione. In più, si uniscono altri pregi propri di questa storia, come una notevole dose di simbolismi e rimandi un po’ più “alti” assenti nelle precedenti. E’ il caso della filosofia confuciana degli elementi, ma anche di una concezione shinto propria del Giappone secondo cui ad ogni elemento della natura si può associare un “kami”, uno spirito che la presiede e ne personifica l’essenza. Capita, poi, che determinati oggetti riescano a maturare un proprio spirito, in virtù del legame che li unisce con i propri possessori o del rancore per essere stati abbandonati. Ogni cosa ha in sé uno spirito, insomma, come insegna uno dei messaggi fondamentali della storia. Inoltre, la contrapposizione tra le due guerriere stavolta si fa ben più profonda rispetto al precedente bianco e nero. L’oro e l’argento; la terra e i fiori che vi germogliano e il cielo e gli uccelli che vi si stagliano in volo; il girasole dorato che fiorisce sulla terra e l’ala argentata del grande airone che vola nel cielo; la luna che riempie con la sua luce il cielo e il vento che soffia profumi e sensazioni sulla terra; una ragazza iperattiva e coi piedi per terra che corre sui campi da softball con in volto un sorriso grande, lucente e contagioso, aperto come un colorato girasole, e un’altra che con la fantasia compie voli pindarici in un cielo immaginario e rende su carta queste sensazioni con bellissimi disegni.
Concetti profondi, un po’ filosofici, a volte quasi profetici a livello di simbolismi e capaci di rivelare futuri passi della storia grazie a particolari giochi linguistici insiti nei dialoghi (che purtroppo si perderanno in un’eventuale traduzione in una lingua che non sia il giapponese).
Pretty Cure Splash Star è una storia che parte un po’ in sordina, ma che riesce a germogliare nei cuori di chi la segue, facendosi amare come poche e portando gli spettatori ad appassionarvisi, a riderci su, ad emozionarsi quasi fino alle lacrime. Un’opera che parla ai giovani col loro stesso linguaggio, presentandogli temi a loro consoni in modo che possano facilmente capirli e messaggi piccoli ma grandi che è bene che tengano sempre a mente. Nonostante questo, si rivela un’avventura colorata e avvincente anche per i più grandicelli, che difficilmente potranno non affezionarsi ai simpaticissimi personaggi di ambo le fazioni e non farsi coinvolgere dalle vicende, sia quelle più prettamente quotidiane sia quelle fantastiche, ricche d’azione e colpi di scena.
Nulla che non si sia già visto, precisiamo, ma sono cose che è sempre bene ricordare alle nuove generazioni che magari non hanno avuto la fortuna di vedere le origini alla marinaretta del majokko sentai per ragioni d’età, e se ci vengono offerte con questo bel confezionamento non possiamo che gioirne.
Nulla che non si sia già visto, precisiamo, ma sono cose che è sempre bene ricordare alle nuove generazioni che magari non hanno avuto la fortuna di vedere le origini alla marinaretta del majokko sentai per ragioni d’età, e se ci vengono offerte con questo bel confezionamento non possiamo che gioirne.
davvero, quando finisco con ciò che sto guardando ora me le vedrò per bene.
Complimenti a Kotaro per l'ottima recensione come al solito
E anche stavolta non posso che condividere le sue parole: "Pretty Cure Splash Star" è una bella serie, ben realizzata, ricca di spunti di riflessione e molto piacevole da vedere; per quanto mi riguarda, il suo punto di forza consiste nell'accurata resa dei personaggi, che non dimentica nemmeno quelli più secondari.
Sicuramente questa è la serie delle Pretty Cure che preferisco, insieme alla prima; al contrario, le Pretty Cure 5 non riescono minimamente a trasmettermi nessuna delle emozioni provate seguendo le serie precedenti.
<i>In un passato di cui rimangono loro solo flebili ricordi.</i>... Solo flebili? Siamo sicuri?
Ma Flappy e Choppy non erano, rispettivamente, lo spirito della Terra e lo spirito del cielo?
Terra del Verde? Ah, ma forse si fa riferimento alla terminologia usata nella versione originale!
Quanto invidio che Mai abbia un osservatorio direttamente in casa!
Ma chi rimpiange Nagisa e Honoka? Io no di certo!
<i>La città di Saki e Mai è un luogo fantastico, una cittadina portuale, con una bella spiaggia e una lussureggiante vegetazione, fatta di boschi e alberi dove, si dice, si nascondano misteriose creature e risiedano entità leggendarie dagli influssi benefici, come il maestoso Albero del Cielo...</i>... Volevo giusto dirlo anche io! Davvero! Vivono in un luogo me-ra-vi-glio-so per essere una città, eh! E, come ho scritto nella mia recensione in merito a questa serie, la luminosità di ogni singolo fotogramma non fa certo torto alle scenografie conferendo loro una magia unica!
Miyasako si chiamava Manabu di nome? Oh my God!
Uhm, però c'è da dire che vi sono alcuni punti lasciati decisamente in sospeso per quanto riguarda certi rapporti, tipo quello fra Saki e Kazuya, per esempio.
<i>Basta pochissimo, e a Pretty Cure Splash Star ci si affeziona. </i> Vero. Non potrebbe essere altrimenti.
Uhm, per quanto riguarda gli scontri fra le Pretty Cure e i loro avversari c'è da dire che la dinamicità estrema, più che in questa serie, si ottiene nelle due seguenti.
<i>Shitataare dell'acqua è una elegante signora che si crede bellissima...</i> Perché? Shitatahare non è bellissima? Comunque, sì, Kotaro ha perfettamente ragione: difficilmente scorderò questi memorabili antagonisti come è pure vero che non mento quando dico che mi veniva male a sapere che certuni, in primo luogo Kintresky, dovessero essere sconfitti...
<i>Belle anche le sigle, con una opening, "Makasete! Splash Star!", che necessita di qualche ascolto per essere apprezzata ma che sa conquistare...</i> Difatti io all'inizio non potevo sopportarla, questa sigla, perché mi sembrava decisamente frenetica e incomprensibile, per certi versi, ma poi mi ci sono abituata alla grande. Davvero stupenda!
Ma ci sarebbe pure una seconda ending, sì? Quanto mi piacerebbe poter vederne la videosigla! *_*
<i>Pretty Cure Splash Star è una storia che parte un po' in sordina, ma che riesce a germogliare nei cuori di chi la segue, facendosi amare come poche e portando gli spettatori ad appassionarvisi, a riderci su, ad emozionarsi quasi fino alle lacrime</i>... Difatti io alla fin fine ho pianto soprattutto nel vedere con quanta maestria gli animatori hanno saputo realizzare l'ultimissimo episodio, in cui, fra l'altro, credevo che le mia carissime Michiru e Kaoru dovessero morire...
Come ho detto in sede di recensione, Splash Star è stata, fra quelle che ho visto (al momento sono a poco più di metà di Yes ), la serie delle Pretty Cure che ho preferito in assoluto, per la profondità della storia, la splendida rappresentazione delle vicende quotidiane, l'ottima grafica e i personaggi simpaticissimi, tutti quanti, sia i buoni che i cattivi, passando per i personaggi secondari e le comparse. Davvero una bella esperienza che consiglio non solo agli appassionati dei majokko sentai (di cui questa serie è un degnissimo esponente), ma anche a chi volesse farsi un'idea del genere e non gli va di guardarsi Sailor Moon.
Vorrei spendere ancora due parole d'elogio per la colonna sonora, davvero orecchiabile e ben realizzata, che offre bellissimi pezzi orchestrati come il <A href="http://www.youtube.com/watch?v=dFOPPBtsytY&feature=related">jingle </A>della trasformazione (che, ascoltato un paio di volte, non si stacca più dalla testa e sarà impossibile non mettersi a fischiettarlo di continuo ) o delle canzoni davvero frizzanti come la seconda ending (che è invece è del tipo "danzereccio" come piace a me ).
@ Kamui X
Io non credo che i vestiti e le acconciature siano così trash, forse giusto un pò il vestito di Saki perchè è un'accozzaglia di colori un pò pacchiana, ma ci si fa poi l'abitudine. Personalmente, trovo che sia più trash la misa delle Mew Mew, che scade un pò nell'ammiccante, mentre le Pretty Cure sono molto caste.
Oltretutto se questi capelli ti sconvolgono, aspetta di vedere quelli delle eroine della <A href="http://noviceotaku.files.wordpress.com/2008/11/precure5.jpg">quarta</A> serie!
(e non scordiamoci che il genere è stato inaugurato da una certa Usagi Tsukino che aveva un'acconciatura la cui forma ha fatto sclerare diversi telespettatori )
@ Kary89
Aspetta a parlare, perchè nella quarta serie i "plagi" da altre serie si sprecheranno!
Riguardo al fatto che Saki e Mai somiglino in un certo qual modo a Nagisa e Honoka, non capisco perchè molti siano sconvolti da questa cosa! Ricordate che prima di Pretty Cure dalla fucina Toei uscì Digimon, che cambiava personaggi ogni serie e aveva sempre diversi "cloni" di quelli precedenti (si pensi al fatto che ogni protagonista porta sempre gli occhialetti da aviatore oppure a Ken/Kouji/Koichi )!
Caratterialmente, poi, Saki è molto più dolce e bambinesca di Nagisa, mentre Mai è più fantasiosa di Honoka, e fra i personaggi vi sono background familiari completamente diversi.
@ Ruriko
Con Yes sono a poco più di metà, ma la trovo abbastanza inferiore a questa e alla prima serie. E' molto piacevole, ma si limita a seguire i dettami del genere senza apportare nulla di memorabile. Ma avremo modo di riparlarne a tempo debito!
@ Andromeda
Non so come siano stati adattati certi nomi in italiano perchè io ho visto la serie in lingua originale, quindi mi sono limitato a riportare la letterale traduzione di "Midori no satou" (Terra del verde), "Hana no sei" (Spirito dei fiori) e "Tori no sei" (Spirito dei volatili, per non dire uccelli che suona male, ma il senso è quello ).
"Flebili ricordi" perchè prima di reincontrarsi non hanno ripensato a quell'episodio, e c'è voluto un pò prima di ricollegare che s'erano già viste da bambine!
Il rapporto tra Saki e Kazuya, così come quello tra Nagisa e Fujipi nelle prime serie, credo sia stato lasciato sul vago di proposito, anche perchè Kazuya è più grande di lei e non sta bene che una ragazzina e un liceale si fidanzino! Scherzi a parte, credo che gli autori volessero narrare i sentimenti in maniera molto naturale, senza forzare scene romantiche, ma rappresentandoli in maniera realistica, e dunque il modo più realistico possibile per rendere l'infatuazione di una ragazzina per un amico più grande è questo. Un pò come in Cardcaptor Sakura dove lei è innamorata di Yukito, se ci pensi. Avrebbero anche potuto approfondire, ma si sarebbe sicuramente giunti a una scena in cui Kazuya le diceva che era un'amica simpatica ma non la vedeva come qualcosa di più perchè è troppo piccola! Meglio immaginarsela e non vederla!
Anche le altre storie d'amore della serie (vedi Miyasako e Kayou, Kenta e Ohta o Flappy e Choppy) sono state trattate in maniera molto delicata, con molti non detti e piccoli gesti alla Mitsuru Adachi che trovo le abbiano rese più toccanti... a parte naturalmente Kintoresky e Shitataare che dovevano avere una love story sopra le righe come il loro stesso ego!
(Shitataare che tra l'altro bellissima lo sarà pure, ma sbandierarlo così fra mille risatine snobbissime non le fa tanto onore, secondo me! Anche se io adoro i personaggi femminili snobboni che ridono sguaiatamente in questo modo, vedi Esmeraude di Sailor Moon R o Kodachi di Ranma 1/2 )
Da quel che ho visto comunque Yes rompe il tabù piazzando delle love stories più romanzate e da shojo manga classico.
Infatti, se fosse possibile, devo riuscire a trovare l'intero cd dedicato alla relativa colonna sonora di questo splendido anime.
Anche io, in effetti, ero rimasta traumatizzata dai loro costumi ma poi ci ho fatto semplicemente l'abitudine. Certo, quelli delle Pretty Cure Five sono decisamente i più belli che siano stati mai fatti indossare a una qualche Pretty Cure ma qui si tratta solo di pareri personali, eh! E comunque anche le loro acconciature mi sembrano le più sobrie viste finora... Perdipiù quella di Bunny a me sembra normalissima. Perché avrebbe dovuto fare scandalo? Che si dovrebbe dire allora di quella di Yugi e compagni?
Credo anche io che si possa vederla così. Difatti si sarebbe potuto immaginare che se Saki avesse confessato il suo amore a Kazuya quest'ultimo avrebbe potuto rifiutarla - ma non si sa mai visti i precedenti di Rika e del professore di cui era innamorata o di Eriol e la professoressa Kaho Mizuki sempre da <i>CCS</i>, giusto per rimanere in tema - . Ma è un anime assai realistico e questo a discapito di mia madre che mi chiedeva perché stessi guardando un cartone animato per bambocci dell'asilo...
Ma Kenta... Mi è sembrato che avesse un debole per Saki...
<i>A parte naturalmente Kintoresky e Shitataare che dovevano avere una love story sopra le righe come il loro stesso ego</i>... Cioè?
O come Eris, la Dea della Discordia nel primo film dedicato a <i>Saint Seiya</i>. Comunque Esmeralda li incarna tutti, questi personaggi dalla risata sguaiata e altezzosa! Ma sarà sempre la Vadacca?
Ovviamente, alcune puntate sembreranno ripetitive, e alcuni concetti saranno più volte ripetuti fino allo svinimento, ma credo che il punto forte di questa serie, in confronto alle precedenti, sia la comparsa di Michiro e Kaoru.
Personaggi, che secondo me sono stati ben caratterizzati, mostrando problematiche sul bene o il male, se scegliere di stare dalla parte del padre che le ha create e che vuole distruggere tutto, o stare dalla parte delle Pretty Cure che lo vogliono difendere.
Le puntate che vedevano loro e Saki e Mai assieme erano tra le migliori e il punto forte, anzi fortissimo della serie.
E poi infine vorrei dire, come dimenticare il finale. 4 episodi tirati, che sembra di guardarne uno intero. Combattimenti stellari, mai visti in una serie come questa! Tutte le volte che finivano di combattere dicevo: "Porca Vacca ma che stò guardando?" E bravo a Kotaro che nella recesione ha capito subito che quei combattimenti assomigliano a quelli visti e rivisti da Dragon Ball ( che a mio avviso, non fanno mai male a rivederli ogni tanto).
Quindi complimenti ancora per la recensione, sei riuscito a tirare, tutto il succo del frutto di questa serie, e a trasformarlo in una bevanda fresca e dissetante, che avremo sempre voglia di bere.
Probabilmente se vista oggi l'acconciatura di Usagi non stupisce più, ma vista con gli occhi di chi vide la serie ai suoi esordi (in un tempo dove non c'erano Yu-gi-oh e Webdiver e dove Dragon Ball era conosciuto da quattro gatti), quando, colori a parte (ti risparmio le battutacce che si beccava Mirko di Kiss me Licia ai tempi ), i grandi eroi dei cartoni animati giapponesi avevano dei capelli piuttosto normali, una capigliatura che arriva fino ai piedi ed è acconciata in quella maniera stramba fece scalpore!
Cardcaptor Sakura è lo zuccheroso mondo fatato dei sogni di una fanciulla, dove tutti si vogliono bene in una maniera mielosissima a prescindere dall'età e dal sesso, quindi non è da prendere ad esempio quanto a realismo, cosa che invece non manca in queste prime tre serie delle Pretty Cure, dove ogni relazione amorosa è trattata con garbo e senza forzature, eccezion fatta per l'appunto per Kintoresky e Shitataare che, da personaggi eccentrici, non potevano che lasciarci con un colpo di fulmine decisamente sopra le righe! Ma loro sono anche adulti, e neanche umani, quindi possono permetterselo!
Kenta effettivamente è attratto da Saki, ma è quel tipo di attrazione che si prova quando si cresce insieme ad un'amica in completa spensieratezza, crescendo quasi come fratello e sorella. Per esperienza personale, ti assicuro che il maschio è più sensibile a questo tipo di rapporto, e capita che si infatui della ragazza, che però vede il ragazzo in questione solo come un amico o un compagno di sollazzi e cercherà invece come fidanzato un ragazzo più grande, di cui non sa vita, morte e miracoli e che le parrà più affascinante del suo "fratellino" con cui gioca tutti i giorni...
Motivo per cui Saki non pensa minimamente a Kenta come ad un fidanzato, e prova invece attrazione per Kazuya, ma fortunatamente per Kenta c'è qualcun'altra che gli fa gli occhi dolci...
Purtroppo è raro che i genitori comprendano l'animazione. Per loro sarà sempre, innegabilmente, qualcosa da bambini. Ti risparmio i commenti che mi fa mio padre quando mi becca a guardare anime in giapponese spaparanzato sul divano del salone...
@ Grimo-kun
Grazie anche a te per i complimenti!
Effettivamente è proprio la presenza di Michiru e Kaoru e il loro relativo travaglio interiore a dare a Splash Star quella marcia in più che gli permette di volare alto. Difatti, a partire dalla loro introduzione, si nota un maggior approfondimento degli avversari, che risultano sempre più umani e sfaccettati (l'apice si raggiunge con Kintoresky, che si fa tranquillamente le gite nel mondo degli umani per divertirsi ai festival scolastici e alle partite di softball e discute con chiunque incontri dispensandogli consigli di vita Come fai a volergliene, a un cattivo così? ), per poi porre le basi per il toccante combattimento finale (straordinario, Dragon Ball Z allo stato puro e dire che a me Dragon Ball Z non piace neppure troppo ).
L'introspezione dei personaggi avversari era qualcosa di cui avevo tremendamente sentito la mancanza guardando la precedente Max Heart e che aveva molto penalizzato la serie, ma qui gli autori hanno davvero fatto degli enormi passi in avanti. Personalmente mi cruccio un pò del fatto che avrei voluto una redenzione completa per tutti gli avversari, ma anche così va più che bene. Ci sarà sempre tempo per fare il perfetto majokko sentai Kotaro-approved al 100%!
Infatti <i>CCS</i> è l'anime più smielato che abbia visto in vita mia! Se non ci fossero Shaoran o Touya che pensano bene di frammentare coi loro interventi situazioni altrimenti amorfe sarebbe la fine!
Però c'è da dire che sbrigarla così, la loro appena fiorita love story, non è certo il massimo!
Uhm, tipo Lucién e Annette, insomma! Qualche allusione personale?
Sì, ma quella là mi sa che non attrae più di tanto Kenta, eh!
E manco se cerchi di dimostrarglielo possono capire, a meno che non siano di più larghe vedute. Uhm, però mia madre <i>Lady Oscar</i> lo guardava ogni tanto con noi...
Difatti, come hai avuto modo di leggere dalla mia recensione, ma come si evince parimenti anche dal mio avatar, l'elemento che più mi ha colpito di questa serie è stato il ruolo giocato dalle bellissime Michiru e Kaoru. Tra le due, comunque, la mia preferita rimane Michiru, la quale è pure il personaggio della serie che preferisco di più, seguita a ruota da Saki e Mai sullo stesso livello. E' decisa, sicuramente più di Kaoru, e questo l'apprezzo perché la avvicina a me! E poi Veronica Puccio ha fatto davvero un buon lavoro per quanto riguarda il "prestavoce".
La serie l'ho vista anch'io, però in italiano durante la trasmisssione su Rai Gulp e l'ho gradita assai sensibilmente di più delle prime due serie.
La recensione di Kotaro è indubbiamente scritta bene ma trovo che abbia un tono oltremodo smielato che oggi mi è particolarmente indigesto. E se proprio devo dirla tutta è vero che ne traspare l'entusiasmo del recensore per la serie ma il quadro tracciato è puramente descrittivo e non critico se non per l'accenno a Dragon Ball mancando anche qui il bersaglio. Avrei poi parlato maggiormente di Michiru e Kaoru che non dei vari comprimari che sono si ben riusciti ma sempre comprimari restano.
Oggi sicuramente ho digerito male...
Un pò di bicarbonato dopo il pranzone della Domenica!
Michiru e Kaoru sono indubbiamente personaggi importantissimi, sono a mio avviso il cardine di tutta la storia, però ho voluto apposta evitare di parlar troppo di loro per lasciare allo spettatore il piacere di scoprirne l'importanza. Se avessi voluto parlare di loro più nel dettaglio, si sarebbe andato a parere nel supermegaspoiler, e le parole sarebbero peraltro lievitate, con gran gioia di chi non legge recensioni più lunghe di tot caratteri!
Ho preferito porre l'accento sui comprimari, perchè il fatto di avere dei comprimari "vivi" è un elemento che distingue Pretty Cure dalle altre opere dello stesso genere, mentre il ruolo - assolutamente bellissimo e fondamentale, per carità - di Michiru e Kaoru si può ritrovare in altre opere precedenti, anche nello stesso Sailor Moon!
Ciò non toglie che di Michiru e Kaoru non si parli, anche fra le righe, nel paragrafo dedicato ai nemici... A buon intenditor...
Se vorrai recensire l'opera da te, mostrando il tuo punto di vista, comunque, sarò ben lieto di leggerlo!
P.S.: Non si dice "smielato", si dice "sentimentale"...
@Kotaro: "Effettivamente è proprio la presenza di Michiru e Kaoru e il loro relativo travaglio interiore a dare a Splash Star quella marcia in più che gli permette di volare alto."
Che e' quello che mi ha fatto piacere questa serie nonostante sia fuori target e di tanto.Riempire i filler con il character development delle due gemelle e' stata una mossa indovinata e ritengo che seppur non originale la loro conversione e' molto piu' "naturale" che in serie simili.
Kintoreski invece e' un cattivo fenomenale e la prova che "Izumi Todo" abbiano continuato a scherzare sui cliche' dei majokko sentai: in una serie "leggera" come questa l'autoironia e' sempre un di piu' da apprezzare.
Una serie come questa, dove il tema viene affrontato in maniera eccelsa, è dunque la manna dal cielo.
L'autoironia è un altro elemento molto importante e apprezzato delle serie Pretty Cure, che da sempre sono state attente ad aggirare i clichès del genere majokko sentai (vedi il fatto che i cattivi sgamano subito la vera identità "civile" delle guerriere perchè tanto da trasformate sono uguali oppure che il filmato della trasformazione viene ridisegnato ogni volta in base all'abito indossato dalle ragazze in quel momento, sia esso la divisa scolastica, una t-shirt, un kimono o un gigantesco costume da animale).
Anche in Yes, che è invero la più banale fra le quattro serie che ho visto nonchè quella coi cattivi più scialbi, questi non mancano mai di regalare qualche gag allo spettatore.
La seconda serie delle Pretty Cure 5, Yes Pretty Cure 5 Go Go è attualmente in programmazione nelle mattine del weekend su Rai 2!
@ Kary
Con Naruto sono al volume ultimo uscito della ristampa rossa (si stanno smazzando fra loro Itachi e Sasuke per capirci ), e di cattivi redenti ho visto solo Gaara che m'ha convinto (anzi proprio perchè s'è convertito, sennò era il classico mini-psicopatico decisamente poco interessante). Anyway, è una categoria che sto apprezzando parecchio anche grazie a Kinnikuman, in cui gran parte del cast è formata da ex-avversari dell'eroe. In passato però ho amato personaggi come Ikki di Saint Seiya o gran parte del cast di Dai no daibouken che fanno parte di questa tipologia di personaggi.
Certo, naturalmente dipende anche da come la conversione viene condotta!
Comunque sei fuori contesto! Siccome è di Splash Star che parliamo dovevi dire: "UZAINAA!!!!!!!!!"
Splash Star io reputo sia la serie più bella dopo la prima serie, i personaggi sono ben caratterizzati, i nemici ancora di più! Amo Shitatahare, è davvero un peccato che abbia fatto una brutta fine. Michiru e Kaoru mi hanno fatto commuovere, le ambientazioni ricordano l'estate ed è stupendo, un mix di belle cose che rende questa serie davvero unica. Consigliata a tutti!
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