Riportiamo un lungo articolo "a tutto campo" presente sul sito d/visual:
BUON ANNO A TUTTI I LETTORI!
«Come avete passato le feste natalizie? E che anno è stato per voi il 2010? Speriamo che per tutti i nostri lettori, clienti e fornitori sia stata un'annata prospera e piena di felicità, e auguriamo che questo 2011 lo sia ancora di più!
Dal canto nostro, il 2010 è stato un anno ricco di valori simbolici.
Segna infatti il 35mo anniversario da quando uno dei nostri fondatori, Federico Colpi, cominciò a disegnare fumetti vendendoli per 50 lire ai compagni di scuola (all'inizio erano "UFO" e "Spazio:1999; poi, a grande richiesta divennero "Goldrake", "Jeeg Robot" e "Mazinga Z"); 30 anni da quando cominciò a contattare le varie televisioni (che al tempo erano Canale 5 di Reteitalia, Italia 1 di Rusconi e Retequattro di Mondadori) per preparare una fanzine sugli anime che poi sfociò nell'esperienza de "I nostri eroi", primo periodico dell'intero occidente dedicato agli eroi giapponesi, la cui eredità - assieme ad alcuni fumetti di Colpi - fu di seguito raccolta da "Yamato"; 20 anni da quando si trasferì in pianta stabile in Giappone; 15 da quando cominciò a lavorare a Dynamic Planning al fianco di Go Nagai, cercando di dar vita a qualcosa di diverso nel panorama degli anime con Dynamic Italia e le altre Dynamic europee, in un'epoca in cui i cartoni giapponesi erano oggetto quotidiano degli attacchi di media ed educatori e gli unici che venivano propinati al pubblico dello stivale erano serie di maghette o soap-opera supercensurate . Ma in Italia ci si poteva anche dire fortunati: tra il 1996 e il 1997 la Francia aveva decretato la cacciata dalla TV via etere di serie di successo come "Dragon Ball Z", "Ken il Guerriero" e "Sailor Moon", mentre in Spagna (a parte in alcune regioni) grandi successi come "Ranma 1/2" e "Dragon Ball Z" venivano considerati tanto pericolosi per i giovani da essere trasferiti in orari notturni o su canali secondari. Bisognerà attendere la fine degli anni '90, con opere curate proprio dal nostro staff come "Neon Genesis Evangelion", "Cowboy Bebop" o "Escaflowne", perché gli operatori televisivi di tutta Europa si convincano che gli anime sono opere di grande valore e qualità.
Il 2010 ha segnato anche il decennale da quando, poste le basi per il contratto che avrebbe riportato in Italia "Gundam" dopo anni di trattative, Colpi si convinse di aver completato il suo progetto di rilancio degli anime e annunciò la sua volontà di ritirarsi per dedicarsi alle vecchie passioni che l'avevano portato in Giappone, l'antropologia e la linguistica.
Di certo non poteva immaginare che alcuni situazioni in seno a Dynamic l'avrebbero costretto dapprima a rimanere, poi addirittura a mettere in piedi assieme a noi una nuova realtà come d/visual: una scelta sofferta, con la quale crediamo di aver dimostrato un senso di responsabilità ben superiore anche a tutti coloro che al tempo, in Giappone, ci chiesero di rimanere e che si sono poi dimostrati molto più interessati al profitto immediato che alla lealtà. Ma, siccome siamo sempre stati convinti che quando si incomincia una cosa bisogna sempre farla al meglio, in d/visual crediamo di aver veramente profuso tutte le nostre energie.
Ci ha sempre divertito leggere sul web commenti su di noi, rappresentati come un ricchissimo mega-conglomerato giapponese. d/visual, essenzialmente, è sempre stata gestita da tre persone e due (validissimi) collaboratori da un piccolo ufficio al centro di Tokyo e certe descrizioni faraoniche sono quanto di più distante possa esistere dalla realtà.
Oggi, come dieci anni fa con "Gundam", siamo riusciti a raggiungere un altro obiettivo: finalmente tutti i personaggi di Go Nagai torneranno in televisione - a meno che qualche altro scatto di arroganza dei diretti interessati non venga a bloccare di nuovo tutto. È un ritorno che avviene dopo quasi due decenni che Dynamic e Toei si sono scannate dentro e fuori le aule di tribunali, prima negandoci per due anni la possibilità di sfruttare un contratto che ci doveva consentire di pubblicare i DVD di "Goldrake" già dal 2005, poi - quando finalmente potemmo cominciare - costringendoci più volte a ritardarli, rinviarli o sospenderli. Nel frattempo, noi siamo riusciti a creare un network di grandi aziende - dal più grande gruppo televisivo italiano al maggiore operatore nell'ambito del merchandising; dal più letto quotidiano al più venduto settimanale della penisola; da un gruppo editoriale storico a una grande firma della moda - tutti coinvolti in un'operazione senza precedenti che avrebbe finalmente riportato "Goldrake" in Italia come questo classico dell'animazione si merita. Forse non spetterà a noi raccogliere i frutti di questi anni di sudato lavoro, ma resta comunque la soddisfazione e l'orgoglio di essere riusciti a organizzare attorno a un personaggio degli anime un'operazione di una portata massiccia. Sempre che, ripetiamo, tutto ciò non venga meno a causa dell'egocentrismo di alcune persone che si trovano ad aver tra le mani il destino di "Goldrake" - anzi, di "Grendizer" - pur probabilmente senza neppur sapere di preciso di cosa questa serie parli.
Comunque vada a finire, la scelta finale esula dalle nostre competenze e, da parte nostra, come quando si definì l'affare "Gundam" dieci anni or sono, anche questa volta possiamo dirci soddisfatti di quanto ottenuto e concentrarci su nuovi obiettivi, non necessariamente nell'ambito di anime e manga. D'altronde anche in questa esperienza con d/books possiamo dirci orgogliosi di aver portato - con tutti i problemi determinati dalle limitatezze delle nostre risorse umane e finanziarie - i piu' bei manga "indipendenti" in Italia in edizioni degne del valore di queste opere. Sinceramente, fatichiamo a individuare altre serie di simile valore che vorremmo ripresentare al pubblico italiano (anche se "Maison Ikkoku" sarebbe una di quelle che meriterebbero di esser riproposte in un'edizione ritradotta e ben curata).
Da anni abbiamo esternato senza alcuna reticenza i nostri dubbi sul futuro del mercato dei manga: in patria, nonostante i goffi tentativi delle autorità di Tokyo di intervenire sui contenuti, manga e anime diventano sempre più un prodotto per un pubblico di trentenni e quarantenni, lontano dalle grandi serie di azione o dalle love-story che abbiamo conosciuto nell'arco di decenni. Con l'unica eccezione forse di "Shonen Jump", ormai tutte le riviste di manga cercano il profitto in un volgare esibizionismo o in soggetti che intendono scatenare le fantasie morbose di un pubblico sempre più incapace di comunicare con la realtà o di inserirsi nella società. Una patologia tipicamente giapponese che, per fortuna, trova pochi riscontri in Occidente così come negli altri Paesi asiatici, ma che rischia di far diventare anime e manga qualcosa di molto diverso da ciò che noi fan di lunga data amiamo e apprezziamo. D'altro canto, il mercato non offre molti stimoli agli autori: anche in Giappone sono sempre più quelli che si lamentano del fatto che la maggior parte dei lettori non compra le loro opere ma le scarica gratis dal web, rendendo sempre più difficile, se non impossibile, continuare l'attività di artista.
Viene quasi da ridere a ricordare come, ai tempi di Granata, si pensasse di chiudere "Nausicaa" perché vendeva meno di 15.000 copie, quando oggi un manga - a parte un paio di blockbusters - stenta ad arrivare alle 2500; nel frattempo però le varie fiere del settore registrano una sempre maggiore affluenza di pubblico, a dimostrazione del fatto che un mercato esiste, ma sono le modalità del business a non saperlo soddisfare.
Quando nel 2004, di fronte all'invasione di DVD pirata, proponemmo di lanciare DVD a basso prezzo con i soli sottotitoli in più lingue europee ed asiatiche in contemporanea alle uscite giapponesi, gli operatori che all'inizio avevano supportato l'idea ci imposero tanti di quei paletti che alla fine la "uscita in contemporanea" avrebbe finito per avere un ritardo medio di sei o sette mesi sui DVD pirata; e quando acquistammo uno dei primissimi cartoni animati in alta definizione per presentarlo dapprima al Comicon di Napoli (come di fatto riuscimmo a fare) e poi in DVD (come ancora non siamo riusciti a fare), ci vennero inviati master con la qualità video artificialmente ridotta perché "le edizioni straniere non potevano vantare la stessa definizione di quella giapponese" (e spettava a noi convincere il nostro pubblico a comprare dei dvd che si vedevano come dei VHS mentre su YouTube giravano i filmati a 1080p). Due scelte che illustrano molto bene il più grande problema del mondo dei manga e degli anime: sono entrambi fenomeni culturali e artistici creati e cresciuti da grandissimi artisti fin dagli anni '50, e distrutti in modo increscioso da un branco di operatori locali incapaci e egocentrici.
Chi si ricorda quegli articoli sui settimanali italiani dei primissimi anni Ottanta in cui si raccontava di come la Disney fosse sull'orlo del tracollo finanziario dopo una serie di flop commerciali culminati in "Bianca & Bernie", mentre le "Disney dell'oriente" raccoglievano successi planetari con i loro Goldrake, Harlock e Candy? Vi ricordate anche delle fotografie di quell'amministratore di un grande studio che dichiarava orgoglioso di aver creato tutti lui quei personaggi (cosa che ora sappiamo non essere vera). Ecco, mentre lui sorrideva felice, ancora non gli era passato per la mente di costituire un ufficio esteri in seno alla sua azienda per cogliere tutte le occasioni citate in quell'articolo (il primo studio ad averne uno lo costituì nel 1989; il gigante Shueisha non ebbe un responsabile per l'estero fino al 1992) e quando lo fece lo affidò a una persona dichiaratamente xenofoba che tradì gli operatori europei che avevano portato al successo le serie mitiche degli anni Settanta per affidare i suoi prodotti a corrotti e incapaci connazionali accorsi in Europa per impadronirsi di guadagni ingenti.
Risultato: con cosa ci ritroviamo a trent'anni da quell'articolo? Disney è diventato uno dei colossi mondiali dell'entertainment a tutto campo e gli studios giapponesi sono ancora relegati a livello di piccole-medie aziende, con prodotti che sempre più vengono scartati dalle televisioni di tutto il mondo per essere sostituiti con cartoni americani ed europei, o serie live dal Nord e Sud America. Nel frattempo paesi come la Corea o la Cina investono centinaia di milioni per creare una industria locale dell'animazione. In Giappone? Il governo si sta svegliando solo adesso, invocando i risultati di un boom che è già passato da tempo e proponendo strategie che farebbero scompisciare dalle risate anche un principiante del settore.
Così come accadde per gli ukiyoe nell'ottocento, disprezzati in patria e amatissimi in Europa, anche nel caso di anime e manga il Giappone sta buttando alle ortiche il frutto del lavoro di incredibili autori, geniali registi e ingegnosi animatori. È anche questa amara constatazione che ci ha convinti a incamminarci per nuovi percorsi durante questo 2011. Presto vi faremo sapere qualcosa di più. Nel frattempo godetevi le nostre edizioni librarie: come al solito, le abbiamo curate con tutta la nostra passione. Speriamo che le leggiate con lo stesso piacere che abbiamo provato noi editandole.
Buon anno a tutti!»
BUON ANNO A TUTTI I LETTORI!
«Come avete passato le feste natalizie? E che anno è stato per voi il 2010? Speriamo che per tutti i nostri lettori, clienti e fornitori sia stata un'annata prospera e piena di felicità, e auguriamo che questo 2011 lo sia ancora di più!
Dal canto nostro, il 2010 è stato un anno ricco di valori simbolici.
Segna infatti il 35mo anniversario da quando uno dei nostri fondatori, Federico Colpi, cominciò a disegnare fumetti vendendoli per 50 lire ai compagni di scuola (all'inizio erano "UFO" e "Spazio:1999; poi, a grande richiesta divennero "Goldrake", "Jeeg Robot" e "Mazinga Z"); 30 anni da quando cominciò a contattare le varie televisioni (che al tempo erano Canale 5 di Reteitalia, Italia 1 di Rusconi e Retequattro di Mondadori) per preparare una fanzine sugli anime che poi sfociò nell'esperienza de "I nostri eroi", primo periodico dell'intero occidente dedicato agli eroi giapponesi, la cui eredità - assieme ad alcuni fumetti di Colpi - fu di seguito raccolta da "Yamato"; 20 anni da quando si trasferì in pianta stabile in Giappone; 15 da quando cominciò a lavorare a Dynamic Planning al fianco di Go Nagai, cercando di dar vita a qualcosa di diverso nel panorama degli anime con Dynamic Italia e le altre Dynamic europee, in un'epoca in cui i cartoni giapponesi erano oggetto quotidiano degli attacchi di media ed educatori e gli unici che venivano propinati al pubblico dello stivale erano serie di maghette o soap-opera supercensurate . Ma in Italia ci si poteva anche dire fortunati: tra il 1996 e il 1997 la Francia aveva decretato la cacciata dalla TV via etere di serie di successo come "Dragon Ball Z", "Ken il Guerriero" e "Sailor Moon", mentre in Spagna (a parte in alcune regioni) grandi successi come "Ranma 1/2" e "Dragon Ball Z" venivano considerati tanto pericolosi per i giovani da essere trasferiti in orari notturni o su canali secondari. Bisognerà attendere la fine degli anni '90, con opere curate proprio dal nostro staff come "Neon Genesis Evangelion", "Cowboy Bebop" o "Escaflowne", perché gli operatori televisivi di tutta Europa si convincano che gli anime sono opere di grande valore e qualità.
Il 2010 ha segnato anche il decennale da quando, poste le basi per il contratto che avrebbe riportato in Italia "Gundam" dopo anni di trattative, Colpi si convinse di aver completato il suo progetto di rilancio degli anime e annunciò la sua volontà di ritirarsi per dedicarsi alle vecchie passioni che l'avevano portato in Giappone, l'antropologia e la linguistica.
Di certo non poteva immaginare che alcuni situazioni in seno a Dynamic l'avrebbero costretto dapprima a rimanere, poi addirittura a mettere in piedi assieme a noi una nuova realtà come d/visual: una scelta sofferta, con la quale crediamo di aver dimostrato un senso di responsabilità ben superiore anche a tutti coloro che al tempo, in Giappone, ci chiesero di rimanere e che si sono poi dimostrati molto più interessati al profitto immediato che alla lealtà. Ma, siccome siamo sempre stati convinti che quando si incomincia una cosa bisogna sempre farla al meglio, in d/visual crediamo di aver veramente profuso tutte le nostre energie.
Ci ha sempre divertito leggere sul web commenti su di noi, rappresentati come un ricchissimo mega-conglomerato giapponese. d/visual, essenzialmente, è sempre stata gestita da tre persone e due (validissimi) collaboratori da un piccolo ufficio al centro di Tokyo e certe descrizioni faraoniche sono quanto di più distante possa esistere dalla realtà.
Oggi, come dieci anni fa con "Gundam", siamo riusciti a raggiungere un altro obiettivo: finalmente tutti i personaggi di Go Nagai torneranno in televisione - a meno che qualche altro scatto di arroganza dei diretti interessati non venga a bloccare di nuovo tutto. È un ritorno che avviene dopo quasi due decenni che Dynamic e Toei si sono scannate dentro e fuori le aule di tribunali, prima negandoci per due anni la possibilità di sfruttare un contratto che ci doveva consentire di pubblicare i DVD di "Goldrake" già dal 2005, poi - quando finalmente potemmo cominciare - costringendoci più volte a ritardarli, rinviarli o sospenderli. Nel frattempo, noi siamo riusciti a creare un network di grandi aziende - dal più grande gruppo televisivo italiano al maggiore operatore nell'ambito del merchandising; dal più letto quotidiano al più venduto settimanale della penisola; da un gruppo editoriale storico a una grande firma della moda - tutti coinvolti in un'operazione senza precedenti che avrebbe finalmente riportato "Goldrake" in Italia come questo classico dell'animazione si merita. Forse non spetterà a noi raccogliere i frutti di questi anni di sudato lavoro, ma resta comunque la soddisfazione e l'orgoglio di essere riusciti a organizzare attorno a un personaggio degli anime un'operazione di una portata massiccia. Sempre che, ripetiamo, tutto ciò non venga meno a causa dell'egocentrismo di alcune persone che si trovano ad aver tra le mani il destino di "Goldrake" - anzi, di "Grendizer" - pur probabilmente senza neppur sapere di preciso di cosa questa serie parli.
Comunque vada a finire, la scelta finale esula dalle nostre competenze e, da parte nostra, come quando si definì l'affare "Gundam" dieci anni or sono, anche questa volta possiamo dirci soddisfatti di quanto ottenuto e concentrarci su nuovi obiettivi, non necessariamente nell'ambito di anime e manga. D'altronde anche in questa esperienza con d/books possiamo dirci orgogliosi di aver portato - con tutti i problemi determinati dalle limitatezze delle nostre risorse umane e finanziarie - i piu' bei manga "indipendenti" in Italia in edizioni degne del valore di queste opere. Sinceramente, fatichiamo a individuare altre serie di simile valore che vorremmo ripresentare al pubblico italiano (anche se "Maison Ikkoku" sarebbe una di quelle che meriterebbero di esser riproposte in un'edizione ritradotta e ben curata).
Da anni abbiamo esternato senza alcuna reticenza i nostri dubbi sul futuro del mercato dei manga: in patria, nonostante i goffi tentativi delle autorità di Tokyo di intervenire sui contenuti, manga e anime diventano sempre più un prodotto per un pubblico di trentenni e quarantenni, lontano dalle grandi serie di azione o dalle love-story che abbiamo conosciuto nell'arco di decenni. Con l'unica eccezione forse di "Shonen Jump", ormai tutte le riviste di manga cercano il profitto in un volgare esibizionismo o in soggetti che intendono scatenare le fantasie morbose di un pubblico sempre più incapace di comunicare con la realtà o di inserirsi nella società. Una patologia tipicamente giapponese che, per fortuna, trova pochi riscontri in Occidente così come negli altri Paesi asiatici, ma che rischia di far diventare anime e manga qualcosa di molto diverso da ciò che noi fan di lunga data amiamo e apprezziamo. D'altro canto, il mercato non offre molti stimoli agli autori: anche in Giappone sono sempre più quelli che si lamentano del fatto che la maggior parte dei lettori non compra le loro opere ma le scarica gratis dal web, rendendo sempre più difficile, se non impossibile, continuare l'attività di artista.
Viene quasi da ridere a ricordare come, ai tempi di Granata, si pensasse di chiudere "Nausicaa" perché vendeva meno di 15.000 copie, quando oggi un manga - a parte un paio di blockbusters - stenta ad arrivare alle 2500; nel frattempo però le varie fiere del settore registrano una sempre maggiore affluenza di pubblico, a dimostrazione del fatto che un mercato esiste, ma sono le modalità del business a non saperlo soddisfare.
Quando nel 2004, di fronte all'invasione di DVD pirata, proponemmo di lanciare DVD a basso prezzo con i soli sottotitoli in più lingue europee ed asiatiche in contemporanea alle uscite giapponesi, gli operatori che all'inizio avevano supportato l'idea ci imposero tanti di quei paletti che alla fine la "uscita in contemporanea" avrebbe finito per avere un ritardo medio di sei o sette mesi sui DVD pirata; e quando acquistammo uno dei primissimi cartoni animati in alta definizione per presentarlo dapprima al Comicon di Napoli (come di fatto riuscimmo a fare) e poi in DVD (come ancora non siamo riusciti a fare), ci vennero inviati master con la qualità video artificialmente ridotta perché "le edizioni straniere non potevano vantare la stessa definizione di quella giapponese" (e spettava a noi convincere il nostro pubblico a comprare dei dvd che si vedevano come dei VHS mentre su YouTube giravano i filmati a 1080p). Due scelte che illustrano molto bene il più grande problema del mondo dei manga e degli anime: sono entrambi fenomeni culturali e artistici creati e cresciuti da grandissimi artisti fin dagli anni '50, e distrutti in modo increscioso da un branco di operatori locali incapaci e egocentrici.
Chi si ricorda quegli articoli sui settimanali italiani dei primissimi anni Ottanta in cui si raccontava di come la Disney fosse sull'orlo del tracollo finanziario dopo una serie di flop commerciali culminati in "Bianca & Bernie", mentre le "Disney dell'oriente" raccoglievano successi planetari con i loro Goldrake, Harlock e Candy? Vi ricordate anche delle fotografie di quell'amministratore di un grande studio che dichiarava orgoglioso di aver creato tutti lui quei personaggi (cosa che ora sappiamo non essere vera). Ecco, mentre lui sorrideva felice, ancora non gli era passato per la mente di costituire un ufficio esteri in seno alla sua azienda per cogliere tutte le occasioni citate in quell'articolo (il primo studio ad averne uno lo costituì nel 1989; il gigante Shueisha non ebbe un responsabile per l'estero fino al 1992) e quando lo fece lo affidò a una persona dichiaratamente xenofoba che tradì gli operatori europei che avevano portato al successo le serie mitiche degli anni Settanta per affidare i suoi prodotti a corrotti e incapaci connazionali accorsi in Europa per impadronirsi di guadagni ingenti.
Risultato: con cosa ci ritroviamo a trent'anni da quell'articolo? Disney è diventato uno dei colossi mondiali dell'entertainment a tutto campo e gli studios giapponesi sono ancora relegati a livello di piccole-medie aziende, con prodotti che sempre più vengono scartati dalle televisioni di tutto il mondo per essere sostituiti con cartoni americani ed europei, o serie live dal Nord e Sud America. Nel frattempo paesi come la Corea o la Cina investono centinaia di milioni per creare una industria locale dell'animazione. In Giappone? Il governo si sta svegliando solo adesso, invocando i risultati di un boom che è già passato da tempo e proponendo strategie che farebbero scompisciare dalle risate anche un principiante del settore.
Così come accadde per gli ukiyoe nell'ottocento, disprezzati in patria e amatissimi in Europa, anche nel caso di anime e manga il Giappone sta buttando alle ortiche il frutto del lavoro di incredibili autori, geniali registi e ingegnosi animatori. È anche questa amara constatazione che ci ha convinti a incamminarci per nuovi percorsi durante questo 2011. Presto vi faremo sapere qualcosa di più. Nel frattempo godetevi le nostre edizioni librarie: come al solito, le abbiamo curate con tutta la nostra passione. Speriamo che le leggiate con lo stesso piacere che abbiamo provato noi editandole.
Buon anno a tutti!»
Per Buster, io posso solo dire che, fin dalle prime opere, mi son trovato molto bene con d/visual, con scelte di titoli in certi casi davvero insperate, anche se sono il primo ad ammettere, data la mia scarsa disponibilità "de dineros" che aspettare un anno per i volumi di una serie non mi da problemi (Berserk ed Evangelion escluso, quello è proprio terribile), il mio timore è che d/visual si sia negli anni conquistata le antipatie degli italiani per la tendenza (sbagliato o no che sia) di acquistare le licenze degli anime senza poi assicurare la pubblicazione, togliendoli de facto dal "mercato" fansub.
Nemmeno io seguo tutte le pubblicazioni d/visual per cui non posso farti una lista esauriente, e ci sono anche tantissimi manga annunciati sul loro sito e che non hanno mai visto la luce (es. i manga storici di Giant Robot e Sally la maga).
Così su due piedi tra i manga interotti mi vengono in mente i seguenti:
- La strada di Ryu
- Robot
- Shutendoji (manca un numero speciale)
- Silent Mobius
- Babil Junior (manca un numero speciale)
Ma credo ce ne siano di ulteriori, in merito altri acquirenti ne sapranno sicuramente più di me.
Io la mancata uscita dei due numeri speciali li paragono ai volumi di Dynamic Heroes ecc...
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