Nozomi Yumehara è una ragazzina assolutamente comunissima. Allegra, spensierata, iperattiva, sbadata, ma con un grande cruccio: non sa ancora che cosa fare della propria vita.
Un giorno, all’improvviso, le si presenta l’occasione di dare una svolta decisiva alla sua esistenza, grazie all’incontro con Coco, tenera creatura simile ad uno scoiattolo proveniente dal magico regno di Palmier, ormai distrutto dai malvagi della Nightmare Company guidati dalla regina Desparaia.
La perfida sovrana brama il Dream Collet, l’ oggetto magico che Coco ha portato con sé nel mondo degli umani e che le donerebbe la possibilità di esaudire qualsiasi suo desiderio, e manda all’inseguimento della creaturina i propri sottoposti.
Trovatasi coinvolta nella battaglia fra Coco e un emissario dei malvagi, Nozomi riceve dal folletto uno straordinario potere, quello di trasformarsi nella paladina Cure Dream.
Da quel momento, la ragazza comprende di voler aiutare ad ogni costo il nuovo amico a sconfiggere la Nightmare Company e a restaurare il regno di Palmier (cosa che potrà essere chiesta al Dream Collet quando esso tornerà in funzione mediante la cattura dei 55 folletti chiamati Pinky che vivevano al suo interno e che adesso sono sparpagliati nel mondo umano).
Fortunatamente, Nozomi non sarà sola nella sua ardua missione. Ad aiutarla, quattro amiche ed alleate: la sua sportiva migliore amica Rin Natsuki alias Cure Rouge, la giovanissima idol Urara Kasugano alias Cure Lemonade, la serafica bibliotecaria e scrittrice in erba Komachi Akimoto alias Cure Mint e la nobile e affidabile Karen Minazuki alias Cure Aqua. Insieme, queste cinque ragazze sono le leggendarie guerriere il cui mito si tramanda nel regno di Palmier, le Pretty Cure 5.
Quarta stagione dell’ormai collaudatissimo majokko sentai by Toei Animation, Yes! Pretty Cure 5 si rinnova completamente ancora una volta, lasciandosi quasi del tutto alle spalle gli elementi caratterizzanti delle precedenti serie Pretty Cure.
La differenza che principalmente salta all’occhio è che, stavolta, non abbiamo soltanto due guerriere dai poteri complementari, ma un più classico quintetto di ragazze, come protagoniste, ma non è l’unica.
Ad una prima occhiata, Yes! Pretty Cure 5 appare come un rip-off di Tokyo Mew Mew con una spruzzatina di Wedding Peach, dato che vi sono moltissime somiglianze nella grafica dei personaggi di queste serie, quasi a far gridare al plagio o ad accusare di scarsa originalità gli autori.
Fondamentalmente, poi, tutti i torti non li si hanno nemmeno, ma andiamo con ordine…
Innanzitutto è bene precisare che, se non fosse per la struttura e vari elementi fissi della serie (come i malvagi che attaccano ad ogni episodio soltanto le protagoniste poiché vogliono qualcosa da loro, i power up di metà serie, i combattimenti molto fisici, i demoni minori nati dagli oggetti), stenteremmo a credere che questo sia Pretty Cure, poiché ci manca un elemento fondamentale che caratterizzava le serie precedenti: il realismo.
Guardatele, le nuove guerriere. A partire da Nozomi e dai suoi capelli rosa shocking, abbiamo poi il rosso-Super Mario dei capelli di Rin (fortunatamente sostituito da un più normale color ruggine quando non è trasformata), il verde menta di quelli di Komachi e il blu elettrico di Karen, senza contare le improbabili acconciature (Urara su tutte) che le ragazze assumono quando si trasformano, capaci di far sembrare Sailor Moon e i suoi chilometrici capelli legati in odango dei poveri dilettanti. Ripensando ai più discreti nero (ok, blu scuro e violetto, ma erano colori più discreti e comunque assimilabili al nero) e castano chiaro delle protagoniste precedenti, questo è già un punto tolto al realismo di questa quarta serie, ma non sarà l’unico.
Guardiamo l’ambientazione: una città dove gli edifici sono, salvo rarissimi casi, in stile occidentale e dove le insegne dei negozi, le scritte dei mezzi pubblici, il nome della scuola – naturalmente un sontuosissimo edificio privato dove le aule sono simili a quelle delle università nonostante sia una scuola media – sono in francese. Ok, siamo in Francia, direte voi. Invece no, perché tutti e dico tutti i personaggi che compaiono nella storia hanno nomi e cognomi giapponesi, inoltre si organizzano i tipici matsuri estivi e un personaggio minore della storia è di chiare origini francesi ma parla giapponese perché “si è trasferito lì da tanti anni”.
Siamo nella Little Tokyo di Parigi? Siamo nella Little Paris di Tokyo? Non si sa, ma intanto il realismo della serie è compromesso e le dettagliatissime e vivide città nipponiche delle serie precedenti sono soltanto un bel ricordo del passato.
Dal momento che l’ambientazione è compromessa, a questo punto non possiamo più aspettarci dei personaggi realistici. Addio quindi ai credibilissimi uomini, bambini e ragazzi del Giappone di oggi che sinora Pretty Cure ci aveva proposto, e diamo invece il benvenuto (?) a personaggi che sono, inequivocabilmente, “da cartone animato” o “da fiaba”.
Nozomi, Rin, Urara, Komachi e Karen non sono ragazze molto comuni, ma seguono i classici stereotipi e ruoli del genere majokko sentai, ripescando a piene mani dal Sailor Moon, Tokyo Mew Mew o Wedding Peach del caso, presentando personaggi “sopra le righe” o che comunque hanno delle particolarità: c’è la idol bambina, c’è la riccastra matura e scostante, c’è l’asso degli sport conteso da tutti i club, c’è il genio della scrittura dal carattere timido e c’è la ragazza allegra, mangiona, pasticciona, piena di vita e priva di qualità apparenti, che sfigura in confronto alle geniali compagne ma ne è il leader.
Non che la cosa dispiaccia, sia chiaro, alla fine si tratta di personaggi che comunque funzionano e che bene o male sono sempre presenti in produzioni di questo genere, ma non sono molto originali e comunque, viste le precedenti serie Pretty Cure e soprattutto la meravigliosa Pretty Cure Splash Star immediatamente precedente, ci si aspettava qualcosa di meno standardizzato, ecco tutto.
Le ragazze non sono sole, ma naturalmente sono accompagnate dai classici folletti carini, che in questo caso sono due scoiattolini di nome Coco e Nuts, principi del solito magico regno distrutto dai cattivi che, stavolta, hanno una particolarità: possono, non si sa perché, trasformarsi in esseri umani. Kouji Kokoda e Natsu, le forme umane dei due folletti, sono due figoni bellissimi nella più becera tradizione dello shojo manga. Tuttavia, se Kokoda (ossia Coco), moro dagli occhi azzurri e dalla voce suadente, è allegro, gentile, perennemente accomodante e solare e dunque, nel suo status di intaccabile principe azzurro riesce comunque a risultare simpatico, lo stesso non si può dire del compare Natsu (ovvero Nuts). Capelli biondi e carnagione scura da ganguro, sguardo perennemente scazzato e carattere gelido con una gentilezza nascosta molto nel profondo ed esposta solo in rarissimi casi e con piccoli gesti, Natsu è lo stereotipo del peggior figone da shojo manga e, naturalmente, grazie a questo ha nella storia turbe di ragazzine adoranti ai suoi piedi che, figurarsi, lui non guarda nemmeno di striscio. Ovviamente, qualsiasi spettatore faticherà a prenderlo sul serio, dato che, come ben tutti sanno, per quanto possa atteggiarsi a figaccione, in realtà, si tratta di un semplice scoiattolino carino alto pochi centimetri.
Fermo restando che, nelle loro versioni da folletti, Coco e Nuts sono molto, ma molto meno simpatici dei loro predecessori, a che cosa è servito dar loro la possibilità di mutare in umani, se non sono capaci di combattere e dunque non possono neppure interpretare il Tuxedo Kamen di turno?
Semplice, Kokoda e Natsu servono a introdurre nella serie l’elemento amoroso, dato che i due folletti, nelle loro versioni umane, faranno palpitare il cuore a Nozomi e a Komachi, dando vita a due belle love stories.
Mettendo un attimo da parte il fatto un po’ ridicolo che in realtà i due sono scoiattolini carini alti pochi centimetri e che le due ragazze ne sono ben consapevoli, a dire il vero le due storie d’amore sono pure ben narrate e coinvolgenti, ma decisamente poco “da Pretty Cure”.
Nelle serie precedenti, infatti, la trattazione dell’amore è stata molto più garbata e realistica, senza scene romantiche da film a tutti i costi e amati figoni, cosa che invece qui è presente e che è un altro elemento del mancato realismo di questa serie.
A ciò aggiungiamo che praticamente l’universo narrativo di Yes! Pretty Cure 5 ruota solo intorno ai personaggi sinora menzionati. A parte le loro famiglie (o comunque personaggi che ne fanno le veci, come il manager di Urara o il maggiordomo di Karen), che compaiono in un paio di episodi a testa se va bene, e qualche sparuto personaggio di sfondo come lo staff della scuola e la giovane reporter Mika Masuko, il mondo di Yes! Pretty Cure 5 è tutto qui. Le ragazze non hanno altri amici all’infuori del loro gruppo e nella scuola (che ritorna ad essere femminile come nelle prime due serie, quindi addio al bel gruppetto di amici misto della terza) ci sono solo ragazze senza nome che passano il loro tempo a idolatrare le protagoniste. La serie appare quindi, in un certo senso, limitata e limitante e non si ha affatto la sensazione di vivere in un universo realistico che esiste anche a prescindere dalla trama principale, ma piuttosto in un microcosmo che ruota unicamente intorno ad essa.
Passando dall’altro lato della barricata, credo che per introdurre i cattivi di Yes! Pretty Cure 5 non ci sia miglior modo se non quello di specificare una cosa. Per la prima volta dopo tre stagioni, nessuna delle due sigle di chiusura di questa serie mostra i cattivi ripresi in maniera bonaria che ballano o sono travestiti.
Basta già questo per farci capire come i cattivi di questa serie siano talmente di poco spessore da non meritare nemmeno una bonaria presa in giro nella sigla.
Intendiamoci, il loro lavoro lo fanno, quando c’è da essere cattivi lo sono, quando c’è da strappare qualche sorriso lo fanno, quando servono da avversari per combattimenti spettacolari son lì, ma mancano un po’ di carisma.
La loro organizzazione di salarymen che parla in continuazione di promozioni, licenziamenti e risultati da ottenere per evitare punizioni, alla lunga stanca. Fra il piattissimo Girinma, la femme fatale Aracnea, il pigro e perennemente affamato e alla ricerca di un lavoro part time che possa riempirgli la pancia e le tasche con poco sforzo Gamao, l’inquietante “conte Dracula” Bloody, il donnone Hadenya, lo sventurato ma simpaticissimo Bumbee, l’enigmatico e spaventoso Kawarino e l’algida Desparaia sono tuttavia ben pochi i personaggi che riescono a restare impressi e al massimo fanno un po’ sorridere, ma siamo ben lontani dalle grasse risate che ci si faceva con Uraganos, Shitataare, Kintoresky o Moerumba. Anche i demoni minori, qui chiamati Kowainaa, sono decisamente poco divertenti e meno caratterizzati rispetti ai loro predecessori Zakenna e Uzainaa.
In più, si tratta di personaggi che sono cattivi e basta e che mai attraversano un percorso di crescita personale o un cambiamento caratteriale che li possano rendere a tutto tondo.
Fra i difetti della serie, bisogna aggiungere inoltre anche una certa ripetitività di base. I molti episodi “quotidiani” non dispiacciono affatto, poiché ci danno un ottimo quadro dei caratteri delle protagoniste, ma si avverte la mancanza di saghe di più ampio respiro, di una trama più articolata e ricca di colpi di scena (salvo qualche rara eccezione che infatti risulta essere di ottima fattura) e qualche episodio, soprattutto quelli incentrati sull’odiosissimo folletto Milk (la Chibiusa della situazione) che appare a metà serie, risulta noioso e trascurabile. Anche l'introduzione dei Pinky appare piuttosto inutile e fine a sè stessa.
Dopo la carrellata di difetti, adesso passiamo anche a illustrare i pregi, di questo Yes! Pretty Cure 5, e i motivi per cui, tutto sommato, non è una produzione così scialba come potrebbe sembrare sinora.
Innanzitutto, l’aspetto tecnico. I disegni della serie ben si adattano anche a questa nuova veste e colori e animazioni sono molto curati e brillanti. Le sequenze delle trasformazioni (purtroppo molto statiche, con le protagoniste ferme sul cui corpo compaiono man mano i vestiti e i cui capelli si acconciano magicamente) e degli attacchi (che, ahinoi, per la maggior parte sono semplici farfalline colorate, ma anche sequenze visive di grandissimo effetto scenico) sono ben realizzate e il tutto viene decisamente impreziosito dallo splendido lavoro svolto dal sempre bravissimo Naoki Satou per la colonna sonora, che ci regala momenti di grande epicità musicale durante le scene clou e anche delle sigle molto orecchiabili fra le quali spicca una curiosa rivisitazione di "Ganbalance de dance" che chiudeva Splash Star.
In linea con quelli delle serie precedenti, i combattimenti sono molto fluidi e movimentati e vedere non due ma ben cinque guerriere colorate saltare di qua e di là e fare a pugni e calci contro nemici grandi dieci volte loro messe insieme ha decisamente il suo fascino. Tuttavia, purtroppo, si registra una minore fisicità dovuta alla presenza di più colpi magici con sequenze ripetute e dei power up che, sulla linea di quanto già visto nella in parte deludente seconda stagione Max Heart (di cui questa Yes! Pretty Cure 5 ripesca diversi difetti, come se, da tradizione "marinaresca", le serie “pari” debbano essere le peggiori), sono quasi sempre semplici upgrade dei primi attacchi con qualche effetto di luce in più e il nome cambiato.
L’elemento più bello dei combattimenti, tuttavia, che è anche il punto di forza di questo Yes! Pretty Cure 5, è però il fatto che questi siano un mezzo per veicolare la crescita e l’approfondimento psicologico delle protagoniste.
E’ vero che questo non sortirà effetto sui monolitici cattivi, ma gli scontri fra loro e le Pretty Cure saranno anche e soprattutto verbali e serviranno alle ragazze per acquisire fiducia in loro stesse e a veicolare in maniera davvero bella temi come l’amore, la speranza, la responsabilità, il non arrendersi mai, l’amicizia.
A differenza di molti majokko sentai che usano “il gruppo” solo perché previsto dal copione, qui abbiamo veramente “un gruppo”. Cinque ragazze diversissime fra loro per caratteri e storie personali, che però diventano amiche. Un’amicizia sincera, appassionata, che coinvolge lo spettatore e che è riuscita ad emozionare me che ormai sono navigato, figurarsi come può coinvolgere lo spettatore di giovane età che rientra nel target primario della serie.
E’ davvero bello vedere queste ragazze crescere e confrontarsi, litigare e riappacificarsi, combattere insieme in nome di un forte sentimento che le lega nonostante la loro diversità.
Emblema di tutto questo è lei, Nozomi, la nostra protagonista. Un personaggio che di particolare praticamente non ha nulla, anzi è una ragazza comune sotto tutti gli aspetti e decisamente meno popolare delle sue compagne. Eppure, è Nozomi il capo delle Pretty Cure, colei che non si arrende mai e combatte, senza mai perdere la speranza o abbandonare i propri sogni, sorretta dall’affetto che nutre per le amiche, col sorriso sulle labbra. Come, prima di lei, Usagi riuscì a rendere felici ragazze che venivano escluse e soffrivano la solitudine perché chiuse tutto il tempo a studiare, malviste per via delle loro facoltà spirituali, perché rissose o perché chiuse in loro stesse, anche Nozomi è il collante, la luce che brilla più delle altre e le unisce, l’esempio perfetto per ogni piccola spettatrice che, come lei, dovrà cercare di affrontare la vita con coraggio, speranza e buonumore.
Nel loro partire da basi già viste, le cinque protagoniste di questa serie riescono comunque a farsi amare e se per uno spettatore che ha già visto tutti i majokko sentai precedenti sembrano banali, per un giovane degli anni 2000 Nozomi e compagne sono degli ottimi esempi da seguire, degli ottimi personaggi in cui rispecchiarsi, delle magnifiche eroine a cui affidarsi che si facevano portabandiera di valori giusti, come furono Usagi e le guerriere Sailor per noi bambini in quei lontani anni ’90.
Un giorno, all’improvviso, le si presenta l’occasione di dare una svolta decisiva alla sua esistenza, grazie all’incontro con Coco, tenera creatura simile ad uno scoiattolo proveniente dal magico regno di Palmier, ormai distrutto dai malvagi della Nightmare Company guidati dalla regina Desparaia.
La perfida sovrana brama il Dream Collet, l’ oggetto magico che Coco ha portato con sé nel mondo degli umani e che le donerebbe la possibilità di esaudire qualsiasi suo desiderio, e manda all’inseguimento della creaturina i propri sottoposti.
Trovatasi coinvolta nella battaglia fra Coco e un emissario dei malvagi, Nozomi riceve dal folletto uno straordinario potere, quello di trasformarsi nella paladina Cure Dream.
Da quel momento, la ragazza comprende di voler aiutare ad ogni costo il nuovo amico a sconfiggere la Nightmare Company e a restaurare il regno di Palmier (cosa che potrà essere chiesta al Dream Collet quando esso tornerà in funzione mediante la cattura dei 55 folletti chiamati Pinky che vivevano al suo interno e che adesso sono sparpagliati nel mondo umano).
Fortunatamente, Nozomi non sarà sola nella sua ardua missione. Ad aiutarla, quattro amiche ed alleate: la sua sportiva migliore amica Rin Natsuki alias Cure Rouge, la giovanissima idol Urara Kasugano alias Cure Lemonade, la serafica bibliotecaria e scrittrice in erba Komachi Akimoto alias Cure Mint e la nobile e affidabile Karen Minazuki alias Cure Aqua. Insieme, queste cinque ragazze sono le leggendarie guerriere il cui mito si tramanda nel regno di Palmier, le Pretty Cure 5.
Quarta stagione dell’ormai collaudatissimo majokko sentai by Toei Animation, Yes! Pretty Cure 5 si rinnova completamente ancora una volta, lasciandosi quasi del tutto alle spalle gli elementi caratterizzanti delle precedenti serie Pretty Cure.
La differenza che principalmente salta all’occhio è che, stavolta, non abbiamo soltanto due guerriere dai poteri complementari, ma un più classico quintetto di ragazze, come protagoniste, ma non è l’unica.
Ad una prima occhiata, Yes! Pretty Cure 5 appare come un rip-off di Tokyo Mew Mew con una spruzzatina di Wedding Peach, dato che vi sono moltissime somiglianze nella grafica dei personaggi di queste serie, quasi a far gridare al plagio o ad accusare di scarsa originalità gli autori.
Fondamentalmente, poi, tutti i torti non li si hanno nemmeno, ma andiamo con ordine…
Innanzitutto è bene precisare che, se non fosse per la struttura e vari elementi fissi della serie (come i malvagi che attaccano ad ogni episodio soltanto le protagoniste poiché vogliono qualcosa da loro, i power up di metà serie, i combattimenti molto fisici, i demoni minori nati dagli oggetti), stenteremmo a credere che questo sia Pretty Cure, poiché ci manca un elemento fondamentale che caratterizzava le serie precedenti: il realismo.
Guardatele, le nuove guerriere. A partire da Nozomi e dai suoi capelli rosa shocking, abbiamo poi il rosso-Super Mario dei capelli di Rin (fortunatamente sostituito da un più normale color ruggine quando non è trasformata), il verde menta di quelli di Komachi e il blu elettrico di Karen, senza contare le improbabili acconciature (Urara su tutte) che le ragazze assumono quando si trasformano, capaci di far sembrare Sailor Moon e i suoi chilometrici capelli legati in odango dei poveri dilettanti. Ripensando ai più discreti nero (ok, blu scuro e violetto, ma erano colori più discreti e comunque assimilabili al nero) e castano chiaro delle protagoniste precedenti, questo è già un punto tolto al realismo di questa quarta serie, ma non sarà l’unico.
Guardiamo l’ambientazione: una città dove gli edifici sono, salvo rarissimi casi, in stile occidentale e dove le insegne dei negozi, le scritte dei mezzi pubblici, il nome della scuola – naturalmente un sontuosissimo edificio privato dove le aule sono simili a quelle delle università nonostante sia una scuola media – sono in francese. Ok, siamo in Francia, direte voi. Invece no, perché tutti e dico tutti i personaggi che compaiono nella storia hanno nomi e cognomi giapponesi, inoltre si organizzano i tipici matsuri estivi e un personaggio minore della storia è di chiare origini francesi ma parla giapponese perché “si è trasferito lì da tanti anni”.
Siamo nella Little Tokyo di Parigi? Siamo nella Little Paris di Tokyo? Non si sa, ma intanto il realismo della serie è compromesso e le dettagliatissime e vivide città nipponiche delle serie precedenti sono soltanto un bel ricordo del passato.
Dal momento che l’ambientazione è compromessa, a questo punto non possiamo più aspettarci dei personaggi realistici. Addio quindi ai credibilissimi uomini, bambini e ragazzi del Giappone di oggi che sinora Pretty Cure ci aveva proposto, e diamo invece il benvenuto (?) a personaggi che sono, inequivocabilmente, “da cartone animato” o “da fiaba”.
Nozomi, Rin, Urara, Komachi e Karen non sono ragazze molto comuni, ma seguono i classici stereotipi e ruoli del genere majokko sentai, ripescando a piene mani dal Sailor Moon, Tokyo Mew Mew o Wedding Peach del caso, presentando personaggi “sopra le righe” o che comunque hanno delle particolarità: c’è la idol bambina, c’è la riccastra matura e scostante, c’è l’asso degli sport conteso da tutti i club, c’è il genio della scrittura dal carattere timido e c’è la ragazza allegra, mangiona, pasticciona, piena di vita e priva di qualità apparenti, che sfigura in confronto alle geniali compagne ma ne è il leader.
Non che la cosa dispiaccia, sia chiaro, alla fine si tratta di personaggi che comunque funzionano e che bene o male sono sempre presenti in produzioni di questo genere, ma non sono molto originali e comunque, viste le precedenti serie Pretty Cure e soprattutto la meravigliosa Pretty Cure Splash Star immediatamente precedente, ci si aspettava qualcosa di meno standardizzato, ecco tutto.
Le ragazze non sono sole, ma naturalmente sono accompagnate dai classici folletti carini, che in questo caso sono due scoiattolini di nome Coco e Nuts, principi del solito magico regno distrutto dai cattivi che, stavolta, hanno una particolarità: possono, non si sa perché, trasformarsi in esseri umani. Kouji Kokoda e Natsu, le forme umane dei due folletti, sono due figoni bellissimi nella più becera tradizione dello shojo manga. Tuttavia, se Kokoda (ossia Coco), moro dagli occhi azzurri e dalla voce suadente, è allegro, gentile, perennemente accomodante e solare e dunque, nel suo status di intaccabile principe azzurro riesce comunque a risultare simpatico, lo stesso non si può dire del compare Natsu (ovvero Nuts). Capelli biondi e carnagione scura da ganguro, sguardo perennemente scazzato e carattere gelido con una gentilezza nascosta molto nel profondo ed esposta solo in rarissimi casi e con piccoli gesti, Natsu è lo stereotipo del peggior figone da shojo manga e, naturalmente, grazie a questo ha nella storia turbe di ragazzine adoranti ai suoi piedi che, figurarsi, lui non guarda nemmeno di striscio. Ovviamente, qualsiasi spettatore faticherà a prenderlo sul serio, dato che, come ben tutti sanno, per quanto possa atteggiarsi a figaccione, in realtà, si tratta di un semplice scoiattolino carino alto pochi centimetri.
Fermo restando che, nelle loro versioni da folletti, Coco e Nuts sono molto, ma molto meno simpatici dei loro predecessori, a che cosa è servito dar loro la possibilità di mutare in umani, se non sono capaci di combattere e dunque non possono neppure interpretare il Tuxedo Kamen di turno?
Semplice, Kokoda e Natsu servono a introdurre nella serie l’elemento amoroso, dato che i due folletti, nelle loro versioni umane, faranno palpitare il cuore a Nozomi e a Komachi, dando vita a due belle love stories.
Mettendo un attimo da parte il fatto un po’ ridicolo che in realtà i due sono scoiattolini carini alti pochi centimetri e che le due ragazze ne sono ben consapevoli, a dire il vero le due storie d’amore sono pure ben narrate e coinvolgenti, ma decisamente poco “da Pretty Cure”.
Nelle serie precedenti, infatti, la trattazione dell’amore è stata molto più garbata e realistica, senza scene romantiche da film a tutti i costi e amati figoni, cosa che invece qui è presente e che è un altro elemento del mancato realismo di questa serie.
A ciò aggiungiamo che praticamente l’universo narrativo di Yes! Pretty Cure 5 ruota solo intorno ai personaggi sinora menzionati. A parte le loro famiglie (o comunque personaggi che ne fanno le veci, come il manager di Urara o il maggiordomo di Karen), che compaiono in un paio di episodi a testa se va bene, e qualche sparuto personaggio di sfondo come lo staff della scuola e la giovane reporter Mika Masuko, il mondo di Yes! Pretty Cure 5 è tutto qui. Le ragazze non hanno altri amici all’infuori del loro gruppo e nella scuola (che ritorna ad essere femminile come nelle prime due serie, quindi addio al bel gruppetto di amici misto della terza) ci sono solo ragazze senza nome che passano il loro tempo a idolatrare le protagoniste. La serie appare quindi, in un certo senso, limitata e limitante e non si ha affatto la sensazione di vivere in un universo realistico che esiste anche a prescindere dalla trama principale, ma piuttosto in un microcosmo che ruota unicamente intorno ad essa.
Passando dall’altro lato della barricata, credo che per introdurre i cattivi di Yes! Pretty Cure 5 non ci sia miglior modo se non quello di specificare una cosa. Per la prima volta dopo tre stagioni, nessuna delle due sigle di chiusura di questa serie mostra i cattivi ripresi in maniera bonaria che ballano o sono travestiti.
Basta già questo per farci capire come i cattivi di questa serie siano talmente di poco spessore da non meritare nemmeno una bonaria presa in giro nella sigla.
Intendiamoci, il loro lavoro lo fanno, quando c’è da essere cattivi lo sono, quando c’è da strappare qualche sorriso lo fanno, quando servono da avversari per combattimenti spettacolari son lì, ma mancano un po’ di carisma.
La loro organizzazione di salarymen che parla in continuazione di promozioni, licenziamenti e risultati da ottenere per evitare punizioni, alla lunga stanca. Fra il piattissimo Girinma, la femme fatale Aracnea, il pigro e perennemente affamato e alla ricerca di un lavoro part time che possa riempirgli la pancia e le tasche con poco sforzo Gamao, l’inquietante “conte Dracula” Bloody, il donnone Hadenya, lo sventurato ma simpaticissimo Bumbee, l’enigmatico e spaventoso Kawarino e l’algida Desparaia sono tuttavia ben pochi i personaggi che riescono a restare impressi e al massimo fanno un po’ sorridere, ma siamo ben lontani dalle grasse risate che ci si faceva con Uraganos, Shitataare, Kintoresky o Moerumba. Anche i demoni minori, qui chiamati Kowainaa, sono decisamente poco divertenti e meno caratterizzati rispetti ai loro predecessori Zakenna e Uzainaa.
In più, si tratta di personaggi che sono cattivi e basta e che mai attraversano un percorso di crescita personale o un cambiamento caratteriale che li possano rendere a tutto tondo.
Fra i difetti della serie, bisogna aggiungere inoltre anche una certa ripetitività di base. I molti episodi “quotidiani” non dispiacciono affatto, poiché ci danno un ottimo quadro dei caratteri delle protagoniste, ma si avverte la mancanza di saghe di più ampio respiro, di una trama più articolata e ricca di colpi di scena (salvo qualche rara eccezione che infatti risulta essere di ottima fattura) e qualche episodio, soprattutto quelli incentrati sull’odiosissimo folletto Milk (la Chibiusa della situazione) che appare a metà serie, risulta noioso e trascurabile. Anche l'introduzione dei Pinky appare piuttosto inutile e fine a sè stessa.
Dopo la carrellata di difetti, adesso passiamo anche a illustrare i pregi, di questo Yes! Pretty Cure 5, e i motivi per cui, tutto sommato, non è una produzione così scialba come potrebbe sembrare sinora.
Innanzitutto, l’aspetto tecnico. I disegni della serie ben si adattano anche a questa nuova veste e colori e animazioni sono molto curati e brillanti. Le sequenze delle trasformazioni (purtroppo molto statiche, con le protagoniste ferme sul cui corpo compaiono man mano i vestiti e i cui capelli si acconciano magicamente) e degli attacchi (che, ahinoi, per la maggior parte sono semplici farfalline colorate, ma anche sequenze visive di grandissimo effetto scenico) sono ben realizzate e il tutto viene decisamente impreziosito dallo splendido lavoro svolto dal sempre bravissimo Naoki Satou per la colonna sonora, che ci regala momenti di grande epicità musicale durante le scene clou e anche delle sigle molto orecchiabili fra le quali spicca una curiosa rivisitazione di "Ganbalance de dance" che chiudeva Splash Star.
In linea con quelli delle serie precedenti, i combattimenti sono molto fluidi e movimentati e vedere non due ma ben cinque guerriere colorate saltare di qua e di là e fare a pugni e calci contro nemici grandi dieci volte loro messe insieme ha decisamente il suo fascino. Tuttavia, purtroppo, si registra una minore fisicità dovuta alla presenza di più colpi magici con sequenze ripetute e dei power up che, sulla linea di quanto già visto nella in parte deludente seconda stagione Max Heart (di cui questa Yes! Pretty Cure 5 ripesca diversi difetti, come se, da tradizione "marinaresca", le serie “pari” debbano essere le peggiori), sono quasi sempre semplici upgrade dei primi attacchi con qualche effetto di luce in più e il nome cambiato.
L’elemento più bello dei combattimenti, tuttavia, che è anche il punto di forza di questo Yes! Pretty Cure 5, è però il fatto che questi siano un mezzo per veicolare la crescita e l’approfondimento psicologico delle protagoniste.
E’ vero che questo non sortirà effetto sui monolitici cattivi, ma gli scontri fra loro e le Pretty Cure saranno anche e soprattutto verbali e serviranno alle ragazze per acquisire fiducia in loro stesse e a veicolare in maniera davvero bella temi come l’amore, la speranza, la responsabilità, il non arrendersi mai, l’amicizia.
A differenza di molti majokko sentai che usano “il gruppo” solo perché previsto dal copione, qui abbiamo veramente “un gruppo”. Cinque ragazze diversissime fra loro per caratteri e storie personali, che però diventano amiche. Un’amicizia sincera, appassionata, che coinvolge lo spettatore e che è riuscita ad emozionare me che ormai sono navigato, figurarsi come può coinvolgere lo spettatore di giovane età che rientra nel target primario della serie.
E’ davvero bello vedere queste ragazze crescere e confrontarsi, litigare e riappacificarsi, combattere insieme in nome di un forte sentimento che le lega nonostante la loro diversità.
Emblema di tutto questo è lei, Nozomi, la nostra protagonista. Un personaggio che di particolare praticamente non ha nulla, anzi è una ragazza comune sotto tutti gli aspetti e decisamente meno popolare delle sue compagne. Eppure, è Nozomi il capo delle Pretty Cure, colei che non si arrende mai e combatte, senza mai perdere la speranza o abbandonare i propri sogni, sorretta dall’affetto che nutre per le amiche, col sorriso sulle labbra. Come, prima di lei, Usagi riuscì a rendere felici ragazze che venivano escluse e soffrivano la solitudine perché chiuse tutto il tempo a studiare, malviste per via delle loro facoltà spirituali, perché rissose o perché chiuse in loro stesse, anche Nozomi è il collante, la luce che brilla più delle altre e le unisce, l’esempio perfetto per ogni piccola spettatrice che, come lei, dovrà cercare di affrontare la vita con coraggio, speranza e buonumore.
Nel loro partire da basi già viste, le cinque protagoniste di questa serie riescono comunque a farsi amare e se per uno spettatore che ha già visto tutti i majokko sentai precedenti sembrano banali, per un giovane degli anni 2000 Nozomi e compagne sono degli ottimi esempi da seguire, degli ottimi personaggi in cui rispecchiarsi, delle magnifiche eroine a cui affidarsi che si facevano portabandiera di valori giusti, come furono Usagi e le guerriere Sailor per noi bambini in quei lontani anni ’90.
Ricordate quando, negli anni ’90, sulla scia del capostipite Street Fighter 2, nacquero innumerevoli picchiaduro come i vari Art of fighting, Breakers, World Heroes o Fighter’s History, che quasi ne sembravano dei plagi, degli sterili rip-off, delle imitazioni dallo scarso carisma?
Yes! Pretty Cure 5 in un certo senso è così, è il Fighter’s History dei majokko sentai, che riprende elementi dalle maggiori opere precedenti del genere e che non brilla affatto per originalità, se visto con gli occhi di uno spettatore esperto. Eppure, come quei picchiaduro in sala giochi riuscivano comunque a divertire chi vi infilava un gettone nel cabinato, anche Yes! Pretty Cure 5 è una bella opera d’intrattenimento, che regala ore spensierate e anche diversi momenti emozionanti a chi lo guarda, pur non brillando e avendo svariati difetti.
Bisogna tuttavia guardarlo con gli occhi di un giovane spettatore di oggi, e allora Yes! Pretty Cure 5 si trasformerà nel migliore dei cartoni animati, poiché, se fallisce come serie Pretty Cure, come majokko sentai in generale si rivela essere un’opera che comunque ha diverse frecce al suo arco e riesce a centrare perfettamente i suoi obiettivi e ad essere un ottimo intrattenimento di qualità per i giovanissimi.
Yes! Pretty Cure 5 in un certo senso è così, è il Fighter’s History dei majokko sentai, che riprende elementi dalle maggiori opere precedenti del genere e che non brilla affatto per originalità, se visto con gli occhi di uno spettatore esperto. Eppure, come quei picchiaduro in sala giochi riuscivano comunque a divertire chi vi infilava un gettone nel cabinato, anche Yes! Pretty Cure 5 è una bella opera d’intrattenimento, che regala ore spensierate e anche diversi momenti emozionanti a chi lo guarda, pur non brillando e avendo svariati difetti.
Bisogna tuttavia guardarlo con gli occhi di un giovane spettatore di oggi, e allora Yes! Pretty Cure 5 si trasformerà nel migliore dei cartoni animati, poiché, se fallisce come serie Pretty Cure, come majokko sentai in generale si rivela essere un’opera che comunque ha diverse frecce al suo arco e riesce a centrare perfettamente i suoi obiettivi e ad essere un ottimo intrattenimento di qualità per i giovanissimi.
E' ancora lontano il giorno in cui potrò vedere il primo episodio di questa serie, sempre se deciderò di guardarla.
Però la recensione non la leggo, preferisco non anticiparmi nulla.
Faccio lo stesso i complimenti a Kotaro che scrive sempre recensioni piacevoli da leggere.
Ho appena finito anche io di guardare questa serie su RaiGulp e devo dire che sono d'accordo con te su tutto. La serie non è originale, nè un capolavoro, però è davvero un buon prodotto di intrattenimento. Mi sono divertita molto in diverse puntate
Ormai le Pretty Cure sono state commercializzate fino all'osso e, personalmente, anche se hanno successo in patria, mi sembra inutile continuare ad allungare il brodo con altre e altre serie, fatte con lo stesso timbro. Ma se ai bimbi giapponesi piace...
Ho visto 2 volte la serie (la seconda un pò più di sfuggita...) e in sostanza concordo con l'analisi proposta anche se ho trovato, come lati negativi, più pesante la ripetitività di base e anche il finale che non mi è piaciuto molto.
Non definirei però <i>belle love stories"</i> le infatuazioni di Nozomi e Komachi non foss'altro che il semplice fatto di vedere una che si innamora di quelli che in fondo sono dei folletti simil pupazzi mi pare abbastanza aberrante come idea.
Mi aspettavo un accennino al doppiaggio... (ita o jap che fosse)
I plagi si sprecano:
-Nozomi è IDENTICA a Momoko Hanasaki (sia caratterialmente, che fisicamente).
-Rin, mi pare proprio Hinagiku Tamano con i capelli castani/rossi
-Urara...Mmh...Niente da dire, mi pare l'unica originale.
-Komachi...Beh...Se non è un plagio lei, è identica sia esteticamente che fisicamente a Lettuce di TMM, ma somiglia per certi versi anche ad Ami di BSSM.
-Karen, invece...È una fusione di Zakuro, Mint...L'antipatia di quest'ultima, fusa al corpo atletico e prestante di Zakuro.
Beh, che dire. Quoto la recensione: "Fallisce come serie Pretty Cure" se non altro...Splash Star (mia serie preferita) è DECISAMENTE meglio...Ma anche Max Heart, la prima serie... Onestamente questa la considero una delle serie poco riuscite delle Pretty Cure...Per ora...Poi andando più avanti, vedremo.
Devo dire che, come ho ribadito in sede di recensione, questa è la serie Pretty Cure che mi è piaciuta di meno (insieme a Max Heart che però si salvava perchè aveva dalla sua i pregi della prima serie), ma comunque è stata una visione piacevole, e non vedo l'ora di proseguire con la visione di Go Go, se e quando riuscirò a farlo!
Come ho detto su, io "mi lamento" perchè ho 24 anni, di majokko sentai ho visto quasi tutto quello che è uscito in questi anni e conosco e ho apprezzato le precedenti serie Pretty Cure, dunque Yes! Pretty Cure 5 mi è parsa "off-topic" rispetto alle serie precedenti e anche con numerosissimi plagi da altre opere. Tuttavia, Yes! Pretty Cure 5 non si rivolge a me, si rivolge ai bambini del 2007, che magari non hanno mai visto altri majokko sentai nè le precedenti serie, e da questo punto di vista fa davvero un ottimo lavoro, risultando poi più o meno apprezzabile anche dai "grandi", pur con tutti i suoi difetti.
@ Broken Mirror
Le serie Pretty Cure continuano perchè sono (se si mantengono tutte sul tenore di queste quattro che ho visto) dei buoni prodotti per un pubblico giovane, che intrattengono e gli insegnano cose importanti/utili. Dal momento che la storia e i contesti cambiano di volta in volta, non credo che si possa accusare la serie di trascinarsi a lungo, non più di altre serie come Gundam, Digimon, Dragon Quest o Final Fantasy che continuano a rinnovarsi presentando sempre nuove storie per nuove generazioni. Ormai i bambini che avevano sette, otto anni nel 2004 quando uscì il primo Pretty Cure avranno quattordici anni, e magari sono interessati ad altre serie, ma per loro che se ne vanno ci saranno molti altri bambini di sette, otto anni, e le nuove serie Pretty Cure sono pronte ad accoglierli!
@ Swordman
A me il finale (che in larga parte è un mezzo plagio di quello di Wedding Peach) è piaciuto, anche se sono rimaste alcune cose irrisolte...
Ho detto "belle love stories" sia perchè io sono un inguaribile romanticone e mi sono lasciato incantare dai vari momenti romantici presentati nella storia, sia perchè questi momenti romantici mancavano totalmente nelle serie precedenti, e se io fossi "in target" probabilmente avrei apprezzato moltissimo la loro presenza.
Non ho messo commenti sul doppiaggio in questa sede poichè la recensione era già troppo lunga, però se vai nella scheda anime ne ho inserita una più completa dove ne parlo. In linea di massima mi è piaciuto sì e no: sia il doppiaggio giapponese (ho visto il film e l'episodio non trasmesso in lingua) sia quello italiano hanno dei doppiatori molto bravi ma anche altri fuori contesto o anonimi (ad esempio non m'è mai piaciuta la voce italiana di Komachi, nè quella giapponese di Rin, che è la stessa di Naruto e Kenta di Splash Star, e dunque sembra che sia un maschio a parlare, mentre sulla voce italiana di Nozomi ho delle riserve).
@ Yamazaki
Pensa che invece Rin e Karen sono le mie preferite!
Ti quoto gran parte delle somiglianze/plagi, e aggiungo che Urara graficamente somiglia molto a Purin di Mew Mew (entrambe piccoline e "gialle") ma è anche una idol come Zakuro sempre di Mew Mew (somiglia anche un pò a Sana di Kodocha).
Oltretutto ce n'è anche per i due baldi giovani, che ricordano molto i due corrispettivi di Mew Mew, e anche per Desparaia, che graficamente e nel finale ricorda sin troppo Reine Devila di Wedding Peach (e anche Edea di Final Fantasy 8 che a lei si ispirava sin troppo palesemente) e vuole diventare eternamente giovane e bella come Nehellenia di Sailor Moon!
@ Lady K
Urara è bionda, e Rin ha i capelli rossicci (di un colore che esiste in natura)!
Dato che ormai s'erano giocati il realismo con questa ambientazione assurda, perchè farsi problemi per i capelli delle protagoniste?
Avevo visto la recensione "doppia" rispetto a questa ma pensavo che le due fossero identiche... Allora mi vado a leggere le aggiunte
A proposito chi ha scelto l'immagine di vetrina in home? Mi piace particolarmente, molto azzeccata
Concordo, comunque, è bellissima!
Però pensavo che avresti fatto un accenno anche al doppiaggio...
- Protagonista: "Allegra, spensierata, iperattiva, sbadata ma con un grande cruccio: non sa ancora che cosa fare della propria vita.": Ehm, clone di Usagi Tsukino, Ichigo Momomiya (Tokyo Mew Mew), Yui Hirasawa (K-On!) e altri che non mi vengono in mente.
- "La perfida sovrana brama il Dream Collet, l’oggetto magico che Coco ha portato con sé nel mondo degli umani..." Di tutti i pianeti e mondi paralleli che ci sono proprio sulla Terra doveva andare?! "...e che le donerebbe la possibilità di esaudire qualsiasi suo desiderio... cosa che potrà essere chiesta al Dream Collet quando esso tornerà in funzione mediante la cattura dei 55 folletti chiamati Pinky che vivevano al suo interno e che adesso sono sparpagliati nel mondo umano." WHAT'S MY DESTINY DRAGON BAALL!
- "Fortunatamente, Nozomi non sarà sola nella sua ardua missione. Ad aiutarla, quattro amiche ed alleate:
- Rin Natsuki alias Cure Rouge (allias clone di Nagisa in Pretty Cure e PC Max Heart)
- Urara Kasugan allias Cure Lemonade
- Komachi Akimoto alias Cure Mint (allias copia-e-incolla di Retatsu Midorikawa di Tokyo Mew Mew)
- Karen Minazuki alias Cure Aqua (allias semi-clone di Zakuro Fujiwara e Minto Aizawa di Tokyo Mew Mew)
- E aggiungiamoci naturalmente anche Coco e Natsu che sono dei "quasi cloni" di Keichiro e Ryu di Tokyo Mew Mew
- "A partire da Nozomi e dai suoi capelli rosa shocking, abbiamo poi il rosso-Super Mario dei capelli di Rin" AH AH AH AH, in effetti ce la vedo vestita da Super Mario che lancia le palle di fuoco.
- "Coco e Nuts sono molto, ma molto meno simpatici dei loro predecessori" Effettivamente uno dei motivi per cui ho droppato la serie è perchè non ne potevo più di setire i loro vari "COCO!" e "NATS!" pronunciati alla fine di ogni frase.
Fine.
Un'ultima cosa: una cosa che ho trovato poco realistica, che però è presente in tutti i Majokko come questo, è il fatto che ogni volta che c'è un combattimento in strada e nei dintorni non ce nessuna persona nei paraggi, a me piacerebbe vedere la gente che scappa o che magari si ritrova involontariamente immischiata sul campo di battaglia(magari con qualche effetto comico), così, secondo me, renderebbe il tutto meno statico e realistico.
Del doppiaggio ho parlato nella recensione che si trova nella scheda anime, comunque me lo sono "tenuto fuori" anche per intavolare una eventuale discussione al riguardo nello spazio commenti, ergo perchè non dai il "la" tu?
@ Kanedatetsuo
Ah ah ah! Più o meno concordo!
In questa serie però le persone nei paraggi durante i combattimenti ogni tanto c'erano, nella fattispecie la reporter Mika!
Comunque dovendo rapportare questa serie col suo "progenitore" Mew Mew, ammetto che ho preferito questa, perchè dalla sua Mew Mew ha una storia meno statica e con degli effettivi colpi di scena (plagiatissimi tutti quanti da Sailor Moon e Wedding Peach però ), ma i personaggi sono piattissimi e l'aspetto "majokko sentai" è soltanto una scusa per dare uno sfondo al quadrangolo amoroso di Aoyama, Ryo e Quiche che vogliono Ichigo e lei che languidamente si strugge d'amore per Aoyama per buona pace degli altri due. Gli altri personaggi non sono affatto importanti ai fini della narrazione, e questo lo rende davvero piatto e becero, a differenza di questo Yes! Pretty Cure 5 che con tutti i suoi difetti (fra cui una trama che davvero necessiterebbe di qualche saga più articolata o di qualche personaggio in più) comunque dà allo spettatore degli ottimi valori di amicizia e coraggio da cui imparare, il gruppo di personaggi dà a tutte le ragazze la stessa importanza e l'aspetto dei combattimenti è molto più curato.
Che le protagonsite di questo anime appaiano "snaturate" per via del loro colore di capelli, per esempio, non mi sembra così offensivo nei nostri confronti. E che ognuna sia contraddistinta da un colore e da una personalità ben inquadrata - diciamo che son personaggi tipo - , neppure questo mi sembra poi da biasimare. Capisco che a noi il fatto che il colore che connota ognuna delle cinque protagoniste possa apparire come una ripresa di molte e molte altre opere precedenti e quindi scontato, ma io penso che ciò sia pur sempre funzionale al guadagno che si può trarre da un anime, no? Ogni bambino, bambina va', ha un suo colore preferito e perciò si identificherà con la Pretty Cure che sarà vestita - e non solo - di quel colore. Le vendite del merchandising è poi assicurato! Si sa che i colori "succosi" fanno gola - fanno gola anche a me - ed è a questo che si punta! Che poi tale serie si rifaccia ad altri anime, beh, sinceramente, che ce ne importa? A me non importa nulla. Altro che plagio! Sì, forse, anche, però non è così rilevante, a mio avviso. Quando guardo o leggo una data cosa vado oltre queste sciocchezze e mi concentro sull'opera in sé, per potermela gustare come si deve!
Per quel che riguarda i costumi, beh, direi che sono i migliori che abbiano mai ideato finora, così come per le acconciature, che trovo assolutamente azzeccatissime - soprattutto quella di Nozomi e di Rin - .
I combattimenti son spettacolari, per nulla tediosi e ripetitivi - non capisco, infatti, come si possa dire che questa serie sia noiosa! - .
Che poi i due principini - ci si chiede come facciano a non essere fratelli - siano dei buoni a nulla nella loro versione originale, beh, questo è indubbio. Difatti contribuiscono perlopiù a peggiorare la situazione col loro intervento. Stessa cosa dicasi, se non peggio, per Milk, che, comunque, alla fine, non si dimostra essere così insopportabile, esattamente come Chibiusa. C'è da dire che Natsu e Koji, per quel che riguarda il palesare i loro sentimenti per le rispettive amate, si fanno aspettare - e anche odiare, se si vuole - parecchio, ma nel complesso la loro introduzione non può che apportare un numero significativo di telespettatrici in più, le quali non sanno bene tra quale dei due scegliere - vd. me - .
I cattivi. E' vero, sono tratteggiati in maniera davvero insignificante - fatta eccezione, perlomeno, per Bunbee, Kawarino e Desparaia - ma questo è probabilmente dovuto al fatto che si alternano tra loro piuttosto che impuntarsi, per un certo periodo, solo loro alla cattura del Dream Collect.
Infine parliamo un po' del cosiddetto "realismo". E' vero, questo anime ne è carente, ma, a mio parere, questo è del tutto funzionale a come è stata strutturata la serie in sé - che poi, però, per le strade non ci sia mai nessuno è strano, in effetti - .
Complimenti comunque a Kotaro per la recensione enorme ed approfondita come al solito
Come ho specificato nella recensione, ho detto ciò che ha infastidito me di questa serie. Per me, che ribadisco ho 24 anni e ho visto tanti e tanti majokko sentai precedenti, il fatto che prendesse elementi da questo o da quello ha dato un pò fastidio, ma nemmeno tanto, alla fine. Ciò che mi ha dato più fastidio è stata la perdita del realismo, di cui i capelli colorati sono soltanto uno degli elementi, ma è una cosa che ho trovato molto seccante, abituato dal realismo invece quasi maniacale delle tre serie precedenti. Ho trovato davvero molto seccante che dal garbo delle serie precedenti si sia passato a qualcosa di molto più convenzionale, plagiato da altre cose del passato, e soprattutto molto più "fangirloso" in un certo senso. Un personaggio falsissimo e costruito come Natsu in Pretty Cure davvero non ci sta, per me è stato davvero fastidioso. Lo trovo irrispettoso non per lo spettatore ma nei confronti di Nagisa e Saki, che per tre serie invece si sono fatte un mazzo tanto fra mille rossori anche solo per riuscire a parlare con i normalissimi ragazzi di cui erano infatuate, non avendo nessun principe azzurro strafigone proveniente da un regno magico che faceva loro gli occhi dolci dicendo loro frasone da film.
Ho anche però ammesso nella recensione che la serie, per il target primario a cui si rivolge, si rivela essere un ottimo prodotto con diversi pregi, nonostante i difetti che possano indispettire i fans più grandicelli del genere.
E' normale che io e te, data la differenza d'età che intercorre fra noi, abbiamo diversi pareri, ma il mio parere non è di certo insindacabile!
Riguardo a Milk, per me è sempre stata insopportabile dall'inizio alla fine. Vedremo come si comporterà nella serie successiva!
Cmq un appunto: "Nozomi Yumehara è una ragazzina assolutamente comunissima." non è proprio italiano corretto, o assolutamente comune o comunissima e basta.
P.S.: nella serie successiva Milk, o Kurumi, se la vogliam dire tutta, ritorna a fare la spaccona!
... peccato che abbia il solito difetto Toei , ossia di tanto in tanto i disegni facciano un po' pietà (^ ^').
Delle saghe successive ho visto qualcosa e salvo solo Heartcatch, che però non ho visto tutto.
Fresh la trovai irritante da subito a partire dai personaggi. L'ho droppata prima della metà.
Suite invece ha buone idee ma gestite un po' male... tipo le protagoniste si lasciano e si rimettono N volte a puntata ! 8(> <)8
L'aspetto grafico non mi dispiace, ma è troppo poco per me: serie bocciata!
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.