Nozomi Yumehara è una ragazzina assolutamente comunissima. Allegra, spensierata, iperattiva, sbadata, ma con un grande cruccio: non sa ancora che cosa fare della propria vita.
Un giorno, all’improvviso, le si presenta l’occasione di dare una svolta decisiva alla sua esistenza, grazie all’incontro con Coco, tenera creatura simile ad uno scoiattolo proveniente dal magico regno di Palmier, ormai distrutto dai malvagi della Nightmare Company guidati dalla regina Desparaia.
Yes Pretty Cure - Nozomi Yumehara / Cure DreamLa perfida sovrana brama il Dream Collet, l’ oggetto magico che Coco ha portato con sé nel mondo degli umani e che le donerebbe la possibilità di esaudire qualsiasi suo desiderio, e manda all’inseguimento della creaturina i propri sottoposti.
Trovatasi coinvolta nella battaglia fra Coco e un emissario dei malvagi, Nozomi riceve dal folletto uno straordinario potere, quello di trasformarsi nella paladina Cure Dream.
Da quel momento, la ragazza comprende di voler aiutare ad ogni costo il nuovo amico a sconfiggere la Nightmare Company e a restaurare il regno di Palmier (cosa che potrà essere chiesta al Dream Collet quando esso tornerà in funzione mediante la cattura dei 55 folletti chiamati Pinky che vivevano al suo interno e che adesso sono sparpagliati nel mondo umano).
Fortunatamente, Nozomi non sarà sola nella sua ardua missione. Ad aiutarla, quattro amiche ed alleate: la sua sportiva migliore amica Rin Natsuki alias Cure Rouge, la giovanissima idol Urara Kasugano alias Cure Lemonade, la serafica bibliotecaria e scrittrice in erba Komachi Akimoto alias Cure Mint e la nobile e affidabile Karen Minazuki alias Cure Aqua. Insieme, queste cinque ragazze sono le leggendarie guerriere il cui mito si tramanda nel regno di Palmier, le Pretty Cure 5.

Quarta stagione dell’ormai collaudatissimo majokko sentai by Toei Animation, Yes! Pretty Cure 5 si rinnova completamente ancora una volta, lasciandosi quasi del tutto alle spalle gli elementi caratterizzanti delle precedenti serie Pretty Cure.
La differenza che principalmente salta all’occhio è che, stavolta, non abbiamo soltanto due guerriere dai poteri complementari, ma un più classico quintetto di ragazze, come protagoniste, ma non è l’unica.
Ad una prima occhiata, Yes! Pretty Cure 5 appare come un rip-off di Tokyo Mew Mew con una spruzzatina di Wedding Peach, dato che vi sono moltissime somiglianze nella grafica dei personaggi di queste serie, quasi a far gridare al plagio o ad accusare di scarsa originalità gli autori.
Fondamentalmente, poi, tutti i torti non li si hanno nemmeno, ma andiamo con ordine…

Yes Pretty Cure - Rin Natsuki / Cure Rouge Yes Pretty Cure - Urara Kasugano / Cure Lemonade

Innanzitutto è bene precisare che, se non fosse per la struttura e vari elementi fissi della serie (come i malvagi che attaccano ad ogni episodio soltanto le protagoniste poiché vogliono qualcosa da loro, i power up di metà serie, i combattimenti molto fisici, i demoni minori nati dagli oggetti), stenteremmo a credere che questo sia Pretty Cure, poiché ci manca un elemento fondamentale che caratterizzava le serie precedenti: il realismo.
Guardatele, le nuove guerriere. A partire da Nozomi e dai suoi capelli rosa shocking, abbiamo poi il rosso-Super Mario dei capelli di Rin (fortunatamente sostituito da un più normale color ruggine quando non è trasformata), il verde menta di quelli di Komachi e il blu elettrico di Karen, senza contare le improbabili acconciature (Urara su tutte) che le ragazze assumono quando si trasformano, capaci di far sembrare Sailor Moon e i suoi chilometrici capelli legati in odango dei poveri dilettanti. Ripensando ai più discreti nero (ok, blu scuro e violetto, ma erano colori più discreti e comunque assimilabili al nero) e castano chiaro delle protagoniste precedenti, questo è già un punto tolto al realismo di questa quarta serie, ma non sarà l’unico.
Guardiamo l’ambientazione: una città dove gli edifici sono, salvo rarissimi casi, in stile occidentale e dove le insegne dei negozi, le scritte dei mezzi pubblici, il nome della scuola – naturalmente un sontuosissimo edificio privato dove le aule sono simili a quelle delle università nonostante sia una scuola media – sono in francese. Ok, siamo in Francia, direte voi. Invece no, perché tutti e dico tutti i personaggi che compaiono nella storia hanno nomi e cognomi giapponesi, inoltre si organizzano i tipici matsuri estivi e un personaggio minore della storia è di chiare origini francesi ma parla giapponese perché “si è trasferito lì da tanti anni”.
Siamo nella Little Tokyo di Parigi? Siamo nella Little Paris di Tokyo? Non si sa, ma intanto il realismo della serie è compromesso e le dettagliatissime e vivide città nipponiche delle serie precedenti sono soltanto un bel ricordo del passato.
Dal momento che l’ambientazione è compromessa, a questo punto non possiamo più aspettarci dei personaggi realistici. Addio quindi ai credibilissimi uomini, bambini e ragazzi del Giappone di oggi che sinora Pretty Cure ci aveva proposto, e diamo invece il benvenuto (?) a personaggi che sono, inequivocabilmente, “da cartone animato” o “da fiaba”.
Nozomi, Rin, Urara, Komachi e Karen non sono ragazze molto comuni, ma seguono i classici stereotipi e ruoli del genere majokko sentai, ripescando a piene mani dal Sailor Moon, Tokyo Mew Mew o Wedding Peach del caso, presentando personaggi “sopra le righe” o che comunque hanno delle particolarità: c’è la idol bambina, c’è la riccastra matura e scostante, c’è l’asso degli sport conteso da tutti i club, c’è il genio della scrittura dal carattere timido e c’è la ragazza allegra, mangiona, pasticciona, piena di vita e priva di qualità apparenti, che sfigura in confronto alle geniali compagne ma ne è il leader.
Non che la cosa dispiaccia, sia chiaro, alla fine si tratta di personaggi che comunque funzionano e che bene o male sono sempre presenti in produzioni di questo genere, ma non sono molto originali e comunque, viste le precedenti serie Pretty Cure e soprattutto la meravigliosa Pretty Cure Splash Star immediatamente precedente, ci si aspettava qualcosa di meno standardizzato, ecco tutto.

Yes Pretty Cure - Komachi Akimoto / Cure Mint Yes Pretty Cure - Karen Minazuki / Cure Aqua

Le ragazze non sono sole, ma naturalmente sono accompagnate dai classici folletti carini, che in questo caso sono due scoiattolini di nome Coco e Nuts, principi del solito magico regno distrutto dai cattivi che, stavolta, hanno una particolarità: possono, non si sa perché, trasformarsi in esseri umani. Kouji Kokoda e Natsu, le forme umane dei due folletti, sono due figoni bellissimi nella più becera tradizione dello shojo manga. Tuttavia, se Kokoda (ossia Coco), moro dagli occhi azzurri e dalla voce suadente, è allegro, gentile, perennemente accomodante e solare e dunque, nel suo status di intaccabile principe azzurro riesce comunque a risultare simpatico, lo stesso non si può dire del compare Natsu (ovvero Nuts). Capelli biondi e carnagione scura da ganguro, sguardo perennemente scazzato e carattere gelido con una gentilezza nascosta molto nel profondo ed esposta solo in rarissimi casi e con piccoli gesti, Natsu è lo stereotipo del peggior figone da shojo manga e, naturalmente, grazie a questo ha nella storia turbe di ragazzine adoranti ai suoi piedi che, figurarsi, lui non guarda nemmeno di striscio. Ovviamente, qualsiasi spettatore faticherà a prenderlo sul serio, dato che, come ben tutti sanno, per quanto possa atteggiarsi a figaccione, in realtà, si tratta di un semplice scoiattolino carino alto pochi centimetri.
Fermo restando che, nelle loro versioni da folletti, Coco e Nuts sono molto, ma molto meno simpatici dei loro predecessori, a che cosa è servito dar loro la possibilità di mutare in umani, se non sono capaci di combattere e dunque non possono neppure interpretare il Tuxedo Kamen di turno?
Semplice, Kokoda e Natsu servono a introdurre nella serie l’elemento amoroso, dato che i due folletti, nelle loro versioni umane, faranno palpitare il cuore a Nozomi e a Komachi, dando vita a due belle love stories.
Mettendo un attimo da parte il fatto un po’ ridicolo che in realtà i due sono scoiattolini carini alti pochi centimetri e che le due ragazze ne sono ben consapevoli, a dire il vero le due storie d’amore sono pure ben narrate e coinvolgenti, ma decisamente poco “da Pretty Cure”.
Nelle serie precedenti, infatti, la trattazione dell’amore è stata molto più garbata e realistica, senza scene romantiche da film a tutti i costi e amati figoni, cosa che invece qui è presente e che è un altro elemento del mancato realismo di questa serie.
A ciò aggiungiamo che praticamente l’universo narrativo di Yes! Pretty Cure 5 ruota solo intorno ai personaggi sinora menzionati. A parte le loro famiglie (o comunque personaggi che ne fanno le veci, come il manager di Urara o il maggiordomo di Karen), che compaiono in un paio di episodi a testa se va bene, e qualche sparuto personaggio di sfondo come lo staff della scuola e la giovane reporter Mika Masuko, il mondo di Yes! Pretty Cure 5 è tutto qui. Le ragazze non hanno altri amici all’infuori del loro gruppo e nella scuola (che ritorna ad essere femminile come nelle prime due serie, quindi addio al bel gruppetto di amici misto della terza) ci sono solo ragazze senza nome che passano il loro tempo a idolatrare le protagoniste. La serie appare quindi, in un certo senso, limitata e limitante e non si ha affatto la sensazione di vivere in un universo realistico che esiste anche a prescindere dalla trama principale, ma piuttosto in un microcosmo che ruota unicamente intorno ad essa.

Yes Pretty Cure - AracneaYes Pretty Cure - BunbeeYes Pretty Cure - GamaoYes Pretty Cure - Hadenya

Passando dall’altro lato della barricata, credo che per introdurre i cattivi di Yes! Pretty Cure 5 non ci sia miglior modo se non quello di specificare una cosa. Per la prima volta dopo tre stagioni, nessuna delle due sigle di chiusura di questa serie mostra i cattivi ripresi in maniera bonaria che ballano o sono travestiti.
Basta già questo per farci capire come i cattivi di questa serie siano talmente di poco spessore da non meritare nemmeno una bonaria presa in giro nella sigla.
Intendiamoci, il loro lavoro lo fanno, quando c’è da essere cattivi lo sono, quando c’è da strappare qualche sorriso lo fanno, quando servono da avversari per combattimenti spettacolari son lì, ma mancano un po’ di carisma.
La loro organizzazione di salarymen che parla in continuazione di promozioni, licenziamenti e risultati da ottenere per evitare punizioni, alla lunga stanca. Fra il piattissimo Girinma, la femme fatale Aracnea, il pigro e perennemente affamato e alla ricerca di un lavoro part time che possa riempirgli la pancia e le tasche con poco sforzo Gamao, l’inquietante “conte Dracula” Bloody, il donnone Hadenya, lo sventurato ma simpaticissimo Bumbee, l’enigmatico e spaventoso Kawarino e l’algida Desparaia sono tuttavia ben pochi i personaggi che riescono a restare impressi e al massimo fanno un po’ sorridere, ma siamo ben lontani dalle grasse risate che ci si faceva con Uraganos, Shitataare, Kintoresky o Moerumba. Anche i demoni minori, qui chiamati Kowainaa, sono decisamente poco divertenti e meno caratterizzati rispetti ai loro predecessori Zakenna e Uzainaa.
In più, si tratta di personaggi che sono cattivi e basta e che mai attraversano un percorso di crescita personale o un cambiamento caratteriale che li possano rendere a tutto tondo.
Fra i difetti della serie, bisogna aggiungere inoltre anche una certa ripetitività di base. I molti episodi “quotidiani” non dispiacciono affatto, poiché ci danno un ottimo quadro dei caratteri delle protagoniste, ma si avverte la mancanza di saghe di più ampio respiro, di una trama più articolata e ricca di colpi di scena (salvo qualche rara eccezione che infatti risulta essere di ottima fattura) e qualche episodio, soprattutto quelli incentrati sull’odiosissimo folletto Milk (la Chibiusa della situazione) che appare a metà serie, risulta noioso e trascurabile. Anche l'introduzione dei Pinky appare piuttosto inutile e fine a sè stessa.

Yes Pretty Cure - GirinmaYes Pretty Cure - DesparaiaYes Pretty Cure - Kawarino

Dopo la carrellata di difetti, adesso passiamo anche a illustrare i pregi, di questo Yes! Pretty Cure 5, e i motivi per cui, tutto sommato, non è una produzione così scialba come potrebbe sembrare sinora.
Innanzitutto, l’aspetto tecnico. I disegni della serie ben si adattano anche a questa nuova veste e colori e animazioni sono molto curati e brillanti. Le sequenze delle trasformazioni (purtroppo molto statiche, con le protagoniste ferme sul cui corpo compaiono man mano i vestiti e i cui capelli si acconciano magicamente) e degli attacchi (che, ahinoi, per la maggior parte sono semplici farfalline colorate, ma anche sequenze visive di grandissimo effetto scenico) sono ben realizzate e il tutto viene decisamente impreziosito dallo splendido lavoro svolto dal sempre bravissimo Naoki Satou per la colonna sonora, che ci regala momenti di grande epicità musicale durante le scene clou e anche delle sigle molto orecchiabili fra le quali spicca una curiosa rivisitazione di "Ganbalance de dance" che chiudeva Splash Star.
In linea con quelli delle serie precedenti, i combattimenti sono molto fluidi e movimentati e vedere non due ma ben cinque guerriere colorate saltare di qua e di là e fare a pugni e calci contro nemici grandi dieci volte loro messe insieme ha decisamente il suo fascino. Tuttavia, purtroppo, si registra una minore fisicità dovuta alla presenza di più colpi magici con sequenze ripetute e dei power up che, sulla linea di quanto già visto nella in parte deludente seconda stagione Max Heart (di cui questa Yes! Pretty Cure 5 ripesca diversi difetti, come se, da tradizione "marinaresca", le serie “pari” debbano essere le peggiori), sono quasi sempre semplici upgrade dei primi attacchi con qualche effetto di luce in più e il nome cambiato.
L’elemento più bello dei combattimenti, tuttavia, che è anche il punto di forza di questo Yes! Pretty Cure 5, è però il fatto che questi siano un mezzo per veicolare la crescita e l’approfondimento psicologico delle protagoniste.
E’ vero che questo non sortirà effetto sui monolitici cattivi, ma gli scontri fra loro e le Pretty Cure saranno anche e soprattutto verbali e serviranno alle ragazze per acquisire fiducia in loro stesse e a veicolare in maniera davvero bella temi come l’amore, la speranza, la responsabilità, il non arrendersi mai, l’amicizia.
A differenza di molti majokko sentai che usano “il gruppo” solo perché previsto dal copione, qui abbiamo veramente “un gruppo”. Cinque ragazze diversissime fra loro per caratteri e storie personali, che però diventano amiche. Un’amicizia sincera, appassionata, che coinvolge lo spettatore e che è riuscita ad emozionare me che ormai sono navigato, figurarsi come può coinvolgere lo spettatore di giovane età che rientra nel target primario della serie.
E’ davvero bello vedere queste ragazze crescere e confrontarsi, litigare e riappacificarsi, combattere insieme in nome di un forte sentimento che le lega nonostante la loro diversità.
Emblema di tutto questo è lei, Nozomi, la nostra protagonista. Un personaggio che di particolare praticamente non ha nulla, anzi è una ragazza comune sotto tutti gli aspetti e decisamente meno popolare delle sue compagne. Eppure, è Nozomi il capo delle Pretty Cure, colei che non si arrende mai e combatte, senza mai perdere la speranza o abbandonare i propri sogni, sorretta dall’affetto che nutre per le amiche, col sorriso sulle labbra. Come, prima di lei, Usagi riuscì a rendere felici ragazze che venivano escluse e soffrivano la solitudine perché chiuse tutto il tempo a studiare, malviste per via delle loro facoltà spirituali, perché rissose o perché chiuse in loro stesse, anche Nozomi è il collante, la luce che brilla più delle altre e le unisce, l’esempio perfetto per ogni piccola spettatrice che, come lei, dovrà cercare di affrontare la vita con coraggio, speranza e buonumore.
Nel loro partire da basi già viste, le cinque protagoniste di questa serie riescono comunque a farsi amare e se per uno spettatore che ha già visto tutti i majokko sentai precedenti sembrano banali, per un giovane degli anni 2000 Nozomi e compagne sono degli ottimi esempi da seguire, degli ottimi personaggi in cui rispecchiarsi, delle magnifiche eroine a cui affidarsi che si facevano portabandiera di valori giusti, come furono Usagi e le guerriere Sailor per noi bambini in quei lontani anni ’90.

Yes Pretty Cure - Coco & Nuts & Milk

Ricordate quando, negli anni ’90, sulla scia del capostipite Street Fighter 2, nacquero innumerevoli picchiaduro come i vari Art of fighting, Breakers, World Heroes o Fighter’s History, che quasi ne sembravano dei plagi, degli sterili rip-off, delle imitazioni dallo scarso carisma?
Yes! Pretty Cure 5 in un certo senso è così, è il Fighter’s History dei majokko sentai, che riprende elementi dalle maggiori opere precedenti del genere e che non brilla affatto per originalità, se visto con gli occhi di uno spettatore esperto. Eppure, come quei picchiaduro in sala giochi riuscivano comunque a divertire chi vi infilava un gettone nel cabinato, anche Yes! Pretty Cure 5 è una bella opera d’intrattenimento, che regala ore spensierate e anche diversi momenti emozionanti a chi lo guarda, pur non brillando e avendo svariati difetti.
Bisogna tuttavia guardarlo con gli occhi di un giovane spettatore di oggi, e allora Yes! Pretty Cure 5 si trasformerà nel migliore dei cartoni animati, poiché, se fallisce come serie Pretty Cure, come majokko sentai in generale si rivela essere un’opera che comunque ha diverse frecce al suo arco e riesce a centrare perfettamente i suoi obiettivi e ad essere un ottimo intrattenimento di qualità per i giovanissimi.