Il 28 febbraio scorso, Animeclick ha avuto il piacere di assistere alla conferenza: Le onomatopee nei manga in Italia, presso l'Istituto Giapponese di Cultura in Roma, nell'ambito di OrientaMenti, ossia un ciclo di conferenze tenute da esperti che hanno usufruito di fellowship della Japan Foundation, per approfondire i loro studi nel Paese del Sol Levante.
Questo incontro oltre ad interessare gli studiosi e gli studenti di lingue orientali, è di grande interesse per tutti gli appassionati di manga, e di riflesso anche per coloro che sono interessati alle strategie di questo specifico mercato editoriale.
Venendo ora ai contenuti della conferenza, possiamo dire che essa si è divisa in tre parti:
PARTE 1 - MANGA IN ITALIA: DALLO SCOUTING ALLA PUBBLICAZIONE
Argomento di questa prima parte è stata una spiegazione in breve di quale sia l'effettivo processo di realizzazione dell'edizione italiana di un manga.
In un primo momento, l'editore nostrano si interessa ad un dato titolo (scouting), di cui può essere venuto a conoscenza su segnalazione dei membri del suo staff, o dei lettori stessi. Richiede, dunque all'editore giapponese dei "samples" e delle schede contenenti informazioni precise sul titolo, sul genere, l'autore, il numero di volumi o la rivista di pubblicazione.
Se il titolo viene ritenuto interessante, o si ritiene che possa avere un pubblico interessato a leggerlo e acquistarlo nel nostro mercato, si passa alla fase successiva, ossia la trattazione dei diritti e la stipulazione del contratto, che viene effettuata mediante un'offerta economica per i diritti, proposta dall'editore italiano.
Firmato il contratto, inizia dunque il lavoro del traduttore, che si vede recapitare le tavole di cui deve tradurre i testi e fornire una prima, generale disposizione del futuro testo italiano all'interno delle stesse. Generalmente svolto con Photoshop o con altri programmi di grafica, quest'ultimo lavoro, chiamato balloon placing, consiste nell'inserimento di caratteri indicativi, come lettere dell'alfabeto (per le onomatopee) o di numeri arabi (all'interno dei balloon).
Parallelamente, l'editore italiano elabora la grafica di copertina e la spedisce all'editore giapponese, che stabilisce se promuoverla o meno.
Una volta finita la traduzione, questa passa nelle mani dell'adattatore, il cui compito è di sistemarla per renderla più "appetibile" al lettore italiano.
L'adattatore grafico e il letterista si occupano invece, rispettivamente, di lavorare con Photoshop per inserire le onomatopee e il testo tradotto nei balloon.
Dopo la correzione delle bozze e un'anteprima di stampa, il manga ormai completato viene così mandato in stampa e in distribuzione.
PARTE 2 - TRADUZIONE E ADATTAMENTO DELLE ONOMATOPEE
Le onomatopee, altresì note come ideofoni, sono locuzioni che indicano rumori o versi presenti in diverse lingue e che spesso generano delle vere e proprie parti del discorso, come sostantivi o verbi, a sè, come ad esempio nel caso dell'inglese crash (rompere) o slap (schiaffeggiare), dell'italiano miagolare o muggire o del giapponese しいんと shiinto (silenziosamente).
La lingua giapponese contiene numerose onomatopee. Esse sono divise in 擬音語 giongo, che si riferiscono a percezioni uditive e generalmente riguardano la sfera dei suoni e della natura, e 擬態語 gitaigo, che riguardano gli altri sensi.
Sottoinsieme dei giongo sono i 擬声語 giseigo, suoni prodotti da uomini o animali, mentre una parte dei gitaigo sono i 擬容語 giyougo, riferiti ad animali, azioni o stati, e i 擬情語 gijougo, che esprimono stati d'animo relativi agli esseri umani.
Le onomatopee giapponesi seguono precisi pattern morfologici e vedono il loro significato cambiare in base al contesto, assumendo inoltre diverse sfumature.
Generalmente hanno funzione avverbiale, ma possono anche diventare verbi, legati al verbo する suru (il cui significato primario è "fare", ma funge da copula assumendo numerosi significati), come ad esempio nel caso di ビックリする bikkurisuru (spaventare, sorprendere).
Le onomatopee possono inoltre diventare sostantivi, come nel caso di ガチャポン gachapon (altresì noto come "gashapon", cioè i pupazzetti che è possibile trovare nei distributori), o aggettivi in な na, come nel caso di ちりちりな chirichirina (aggettivo che ricorda ちりちり chirichiri, il suono del tintinnio delle campane).
Le onomatopee presenti nella lingua giapponese sono in continuo aumento e, sebbene siano di intuitiva comprensione da parte dei madrelingua, si dice che, insieme ai kanji e agli onorifici, siano il terzo scoglio più grande per l'apprendimento del giapponese da parte di uno straniero.
Nonostante la loro larghissima presenza nel giapponese, tuttavia, quello delle onomatopee è un campo della lingua sottostimato, che non viene studiato con la dovuta attenzione nei testi scolastici o di apprendimento per stranieri.
Vengono usate in diversi ambiti, come i romanzi e i fumetti.
Generalmente, la traduzione delle onomatopee può essere fatta rendendo le onomatopee giapponesi con altre onomatopee inglesi o italiane, con avverbi, sostantivi, verbi, aggettivi, perifrasi oppure omettendole (nella gallery in chiusura diversi esempi tratti dalla traduzione italiana di Kitchen di Banana Yoshimoto ad opera del noto professor Giorgio Amitrano).
Tradurre le onomatopee in un romanzo e in un fumetto presuppone due diversi approcci e nel secondo caso il compito del traduttore è ben più difficile, in quanto l'onomatopea è parte integrante della tavola e agire su di essa comporta spesso un'azione sul disegno stesso, che dunque va modificato o ricostruito con Photoshop. La traduzione è inoltre molto meno libera poiché si deve far fronte a problemi di spazio ben maggiori.
Nell'editoria italiana si utilizzano diversi metodi di traduzione e/o adattamento delle onomatopee.
- Mantenimento dell'onomatopea originale senza alcuna nota
- Mantenimento dell'onomatopea originale con traduzione o trascrizione scritta a fianco
- Traduzione e adattamento dell'onomatopea
- Omissione dell'onomatopea
Mantenere le onomatopee giapponesi comporta dei vantaggi economici (in quanto c'è dunque un lavoro di adattamento minore da fare) e accontenta i lettori più puristi, tuttavia le onomatopee in kana o kanji non sono comprensibili ad un lettore occidentale e dunque necessitano di note con la traduzione o la trascrizione, anche se queste non sempre vengono inserite.
Se, invece, si sceglie di tradurre ed adattare le onomatopee, si usano onomatopee preesistenti italiane o inglesi o si coniano nuovi termini mutuandoli dall'inglese o rispecchiando quelli giapponesi. In rari casi si sceglie di omettere in toto l'onomatopea presente nella tavola originale.
PARTE 3 - DOMANDE E RISPOSTE
Nella terza parte della conferenza, la relatrice si è messa a disposizione del pubblico in sala e ha risposto in modo accurato ed esauriente alle domande.
In risposta ad una delle più gettonate, la relatrice fa sapere al pubblico che il lavoro del traduttore di manga non è affatto facile, in quanto i ritmi sono davvero molto serrati e che per proporsi ad un editore si necessita nel curriculum uno studio della lingua giapponese e un soggiorno nel Sol Levante, fondamentale per apprendere dialetti e particolarità della cultura e della vita di tutti i giorni che sono necessarie per chi traduce. L'aspirante traduttore viene poi sottoposto ad una prova di traduzione, generalmente di una decina di pagine, da tradurre seguendo le regole redazionali dell'editore che gli vengono precedentemente comunicate per mail.
Come mai a volte nei manga si trovano onomatopee tradotte con termini inventati o neologismi tirati per i capelli? Viene in mente il caso di "Brill Brill".
Chi sceglie come tradurre le onomatopee l'editore o il traduttore? Domanda di AnimeClick.
Il mangaka può dare delle direttive sul come tradurre le onomatopee?
Cosa ci vuole per diventare un buon traduttore? Che caratteristiche deve possedere un bravo traduttore di manga?
Qual'è stata l'onomatopea più difficile da tradurre?
I dialetti possono influenzare le onomatopee? Che rapporto c'è tra loro?
Come vengono rese graficamente le onomatopee in katakana o hiragana?
Nella gallery le slide della conferenza:
Questo incontro oltre ad interessare gli studiosi e gli studenti di lingue orientali, è di grande interesse per tutti gli appassionati di manga, e di riflesso anche per coloro che sono interessati alle strategie di questo specifico mercato editoriale.
La relatrice Asuka Ozumi, ha usufruito della fellowship della Japan Foudation presso l'università Ritsumeikan di Kyoto nell'anno accademico 2003-2004, per approfondire i suoi studi dottorali, intrapresi presso l'Università degli Studi di Napoli, l'Orientale; nella sua tesi dottorale si è soffermata sul fenomeno del bilinguismo nei bambini.
Al rientro in Italia ha intrapreso l'attività di traduttrice freelance, collaborando con le maggiori case editrici di manga italiane, ed ha iniziato l'attività di insegnante di lingua giapponese presso il Cesmeo di Torino.
Nel 2009 ha nuovamente partecipato ad un progetto finanziato dalla Japan Foundation: il Training Programme for Teachers of Japanese in Europe.
Attualmente è docente a contratto di Lingua Giapponese presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Torino ed è supervisor della collana manga J-POP per la casa editrice Edizioni BD.
Al rientro in Italia ha intrapreso l'attività di traduttrice freelance, collaborando con le maggiori case editrici di manga italiane, ed ha iniziato l'attività di insegnante di lingua giapponese presso il Cesmeo di Torino.
Nel 2009 ha nuovamente partecipato ad un progetto finanziato dalla Japan Foundation: il Training Programme for Teachers of Japanese in Europe.
Attualmente è docente a contratto di Lingua Giapponese presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Torino ed è supervisor della collana manga J-POP per la casa editrice Edizioni BD.
Autore: ReiRan->--@
Venendo ora ai contenuti della conferenza, possiamo dire che essa si è divisa in tre parti:
PARTE 1 - MANGA IN ITALIA: DALLO SCOUTING ALLA PUBBLICAZIONE
Argomento di questa prima parte è stata una spiegazione in breve di quale sia l'effettivo processo di realizzazione dell'edizione italiana di un manga.
In un primo momento, l'editore nostrano si interessa ad un dato titolo (scouting), di cui può essere venuto a conoscenza su segnalazione dei membri del suo staff, o dei lettori stessi. Richiede, dunque all'editore giapponese dei "samples" e delle schede contenenti informazioni precise sul titolo, sul genere, l'autore, il numero di volumi o la rivista di pubblicazione.
Se il titolo viene ritenuto interessante, o si ritiene che possa avere un pubblico interessato a leggerlo e acquistarlo nel nostro mercato, si passa alla fase successiva, ossia la trattazione dei diritti e la stipulazione del contratto, che viene effettuata mediante un'offerta economica per i diritti, proposta dall'editore italiano.
Firmato il contratto, inizia dunque il lavoro del traduttore, che si vede recapitare le tavole di cui deve tradurre i testi e fornire una prima, generale disposizione del futuro testo italiano all'interno delle stesse. Generalmente svolto con Photoshop o con altri programmi di grafica, quest'ultimo lavoro, chiamato balloon placing, consiste nell'inserimento di caratteri indicativi, come lettere dell'alfabeto (per le onomatopee) o di numeri arabi (all'interno dei balloon).
Parallelamente, l'editore italiano elabora la grafica di copertina e la spedisce all'editore giapponese, che stabilisce se promuoverla o meno.
Una volta finita la traduzione, questa passa nelle mani dell'adattatore, il cui compito è di sistemarla per renderla più "appetibile" al lettore italiano.
L'adattatore grafico e il letterista si occupano invece, rispettivamente, di lavorare con Photoshop per inserire le onomatopee e il testo tradotto nei balloon.
Dopo la correzione delle bozze e un'anteprima di stampa, il manga ormai completato viene così mandato in stampa e in distribuzione.
PARTE 2 - TRADUZIONE E ADATTAMENTO DELLE ONOMATOPEE
Le onomatopee, altresì note come ideofoni, sono locuzioni che indicano rumori o versi presenti in diverse lingue e che spesso generano delle vere e proprie parti del discorso, come sostantivi o verbi, a sè, come ad esempio nel caso dell'inglese crash (rompere) o slap (schiaffeggiare), dell'italiano miagolare o muggire o del giapponese しいんと shiinto (silenziosamente).
La lingua giapponese contiene numerose onomatopee. Esse sono divise in 擬音語 giongo, che si riferiscono a percezioni uditive e generalmente riguardano la sfera dei suoni e della natura, e 擬態語 gitaigo, che riguardano gli altri sensi.
Sottoinsieme dei giongo sono i 擬声語 giseigo, suoni prodotti da uomini o animali, mentre una parte dei gitaigo sono i 擬容語 giyougo, riferiti ad animali, azioni o stati, e i 擬情語 gijougo, che esprimono stati d'animo relativi agli esseri umani.
Le onomatopee giapponesi seguono precisi pattern morfologici e vedono il loro significato cambiare in base al contesto, assumendo inoltre diverse sfumature.
Generalmente hanno funzione avverbiale, ma possono anche diventare verbi, legati al verbo する suru (il cui significato primario è "fare", ma funge da copula assumendo numerosi significati), come ad esempio nel caso di ビックリする bikkurisuru (spaventare, sorprendere).
Le onomatopee possono inoltre diventare sostantivi, come nel caso di ガチャポン gachapon (altresì noto come "gashapon", cioè i pupazzetti che è possibile trovare nei distributori), o aggettivi in な na, come nel caso di ちりちりな chirichirina (aggettivo che ricorda ちりちり chirichiri, il suono del tintinnio delle campane).
Le onomatopee presenti nella lingua giapponese sono in continuo aumento e, sebbene siano di intuitiva comprensione da parte dei madrelingua, si dice che, insieme ai kanji e agli onorifici, siano il terzo scoglio più grande per l'apprendimento del giapponese da parte di uno straniero.
Nonostante la loro larghissima presenza nel giapponese, tuttavia, quello delle onomatopee è un campo della lingua sottostimato, che non viene studiato con la dovuta attenzione nei testi scolastici o di apprendimento per stranieri.
Vengono usate in diversi ambiti, come i romanzi e i fumetti.
Generalmente, la traduzione delle onomatopee può essere fatta rendendo le onomatopee giapponesi con altre onomatopee inglesi o italiane, con avverbi, sostantivi, verbi, aggettivi, perifrasi oppure omettendole (nella gallery in chiusura diversi esempi tratti dalla traduzione italiana di Kitchen di Banana Yoshimoto ad opera del noto professor Giorgio Amitrano).
Tradurre le onomatopee in un romanzo e in un fumetto presuppone due diversi approcci e nel secondo caso il compito del traduttore è ben più difficile, in quanto l'onomatopea è parte integrante della tavola e agire su di essa comporta spesso un'azione sul disegno stesso, che dunque va modificato o ricostruito con Photoshop. La traduzione è inoltre molto meno libera poiché si deve far fronte a problemi di spazio ben maggiori.
Nell'editoria italiana si utilizzano diversi metodi di traduzione e/o adattamento delle onomatopee.
- Mantenimento dell'onomatopea originale senza alcuna nota
- Mantenimento dell'onomatopea originale con traduzione o trascrizione scritta a fianco
- Traduzione e adattamento dell'onomatopea
- Omissione dell'onomatopea
Mantenere le onomatopee giapponesi comporta dei vantaggi economici (in quanto c'è dunque un lavoro di adattamento minore da fare) e accontenta i lettori più puristi, tuttavia le onomatopee in kana o kanji non sono comprensibili ad un lettore occidentale e dunque necessitano di note con la traduzione o la trascrizione, anche se queste non sempre vengono inserite.
Se, invece, si sceglie di tradurre ed adattare le onomatopee, si usano onomatopee preesistenti italiane o inglesi o si coniano nuovi termini mutuandoli dall'inglese o rispecchiando quelli giapponesi. In rari casi si sceglie di omettere in toto l'onomatopea presente nella tavola originale.
PARTE 3 - DOMANDE E RISPOSTE
Nella terza parte della conferenza, la relatrice si è messa a disposizione del pubblico in sala e ha risposto in modo accurato ed esauriente alle domande.
In risposta ad una delle più gettonate, la relatrice fa sapere al pubblico che il lavoro del traduttore di manga non è affatto facile, in quanto i ritmi sono davvero molto serrati e che per proporsi ad un editore si necessita nel curriculum uno studio della lingua giapponese e un soggiorno nel Sol Levante, fondamentale per apprendere dialetti e particolarità della cultura e della vita di tutti i giorni che sono necessarie per chi traduce. L'aspirante traduttore viene poi sottoposto ad una prova di traduzione, generalmente di una decina di pagine, da tradurre seguendo le regole redazionali dell'editore che gli vengono precedentemente comunicate per mail.
Autore: Kotaro
Chi sceglie come tradurre le onomatopee l'editore o il traduttore? Domanda di AnimeClick.
Il mangaka può dare delle direttive sul come tradurre le onomatopee?
Cosa ci vuole per diventare un buon traduttore? Che caratteristiche deve possedere un bravo traduttore di manga?
Qual'è stata l'onomatopea più difficile da tradurre?
I dialetti possono influenzare le onomatopee? Che rapporto c'è tra loro?
Come vengono rese graficamente le onomatopee in katakana o hiragana?
Anche se devo dire che le slide non le ho visionate
Comunque io quando leggo un manga, le onomatopee sono l'ultima cosa a cui penso, anche perchè non le leggo, in qunato spezza il ritmo della lettura, mi basta il disegno, se vedo qualcuno che spara o un esplosione non ho bisogno di leggere "Booom" tanto per dirne una.
Premetto che sono di vicino Napoli:
Ma davvero il dialetto del Kansai è "il napoletano" del Giappone? Troppo divertente ^^
La storia della ricerca sull'onomatopea del gatto che fa le fusa è stupenda.
E' risaputo che il dialetto del kansai è il napoletano del Giappone ... per esempio ricordo che commentando un pg del Kansai su un sito, alcuni dicevano che si vedeva che era come un napoletano
<I>per esempio ricordo che commentando un pg del Kansai su un sito, alcuni dicevano che si vedeva che era come un napoletano</I>
Chissà che avranno voluto dire, eh?
Meglio che non apra nemmeno questa discussione, perchè purtroppo si tende a generalizzare ed io sono <u>molto</u> orgoglioso della mia terra natia, quindi non dico nulla.
Tanto i pregiudizi e le incomprensioni tra Nord e Sud non si risolveranno mai del tutto, non si sono risolte in tanti anni di storia, figuriamoci se la risolvo io su AC.
Mi limito a dire che non trovo di buon gusto quella frase che sa tanto di insinuazione.
Ma nel caso a cui mi riferivo io sono certo si riferissero alla natura "giocosa" di alcuni napoletani in certi casi, o almeno spero
P.S. sicuramente non io voglio aprire diatribe nord-sud, o disquisire sull'argomento, l'ho fatto fin troppo in real e in virtual ... e anche su AC quindi evito volentieri
Peccato non esserci stata di persona... ma mi è proprio impossibile >_> vabbè
Graizie, grazie!!
Complimenti ovviamente per il reportage.
PS Ma chissà chi è che fa la domanda per AnimeClick...?
Di solito le onomatopee vengono sempre tralasciate in secondo piano e non gli si viene attribuita la giusta importanza che hanno nel far comprendere ogni singola vignetta di un fumetto. Peccato che la Star, dopo anni e anni di esperienze, ancora pubblichi onomatopee così poco curate e semi-incomprensibili senza variare il font. Sarebbe davvero meglio che le lasciassero in giapponese (ovviamente con una traduzione a fianco per far comprendere il "suono"), in primis per non rovinare le tavole, ma anche per far risparmiare una parte del costo agli editori visto che, sicuramente, onomatopee buone e curate come queste della JPOP hanno i loro costi.
Mi ha fatto piacere che abbiano ricordato Kitchen di Banana Yoshimoto che è un romanzo che unisce una semplice poesia a tratti tipicamente colloquiali come le onomatopee.
Complimenti sia a chi ha scritto quest'articolo sia a chi a dato modo di fare questa interessantissima conferenza
Complimenti comunque per l'iniziativa e l'articolo molto esauriente (io, sinceramente, non sapevo un tubo sulle onomatopee nei manga, quindi mi illumina su alcuni punti )
E infine mi ero sempre chiesta come facessero a ritoccare un'immagine se questa contiene diverse scritte... Con Photoshop, eh? Hai capito i furbi?
La conferenza è stata davvero piacevole e interessante, grazie a tutti per i complimenti sul report!
@ Swordman
<i>"E' un segreto militar"</i>...
Preferisco lasciarle intatte con la nota a fianco o a lato, meno immediato ma non rovina le scritte originali.
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