Per la terza parte delle avventure della famiglia Joestar ci spostiamo nel Giappone di fine anni ’80 (i “giorni nostri” di quando il fumetto è stato pubblicato). Al lettore spetta dunque far la conoscenza di Jotaro “Jojo” Kujo, uno studente dalla fama di teppista ma dal cuore d’oro.
La storia ha inizio quando nel corpo di Jotaro si risveglia un misterioso potere, una sorta di mistico demone, che può essere visto soltanto dal ragazzo e lo spaventa.
A sciogliere il mistero ci pensa suo nonno Joseph Joestar, protagonista della precedente saga e adesso attempato ma arzillo magnate appassionato di cinema, fumetti e avventure, richiamato d’urgenza in Giappone dalla figlia Holly.
Dopo un sonno durato cent' anni, si è infatti risvegliato l’arcinemico della famiglia Joestar, quell’immortale Dio Brando che fu sconfitto da Johnathan Joestar nella prima saga e che adesso, fusosi al corpo del suo rivale di sempre, minaccia morte e rovina.
La comparsa di Dio Brando e il suo aver macchiato il corpo di Johnathan ha risvegliato nei discendenti di quest’ultimo un mistico potere, un’emissione dell’anima chiamata Stand, che varia da persona a persona seguendo le denominazioni dei tarocchi e che Dio sta cominciando a fornire ai sottoposti di cui si circonda, nel suo covo in Egitto.
Se Jotaro (dotato dello Stand chiamato Star Platinum, dagli incredibili riflessi, forza e velocità) e Joseph (dotato dello Stand chiamato Hermit Purple, che gli permette di evocare dei rovi dal suo corpo e usarli come frusta o per visualizzare su Polaroid immagini spirituali) riescono a controllare il loro nuovo potere in breve tempo, lo stesso non si può dire di mamma Holly, che cade vittima di un grandissimo dolore in seguito al risveglio del suo Stand.
Per salvarla, i due Joestar nonno e nipote dovranno compiere un incredibile viaggio contro il tempo alla volta dell’Egitto, con lo scopo di debellare definitivamente il malefico Dio Brando e far sparire così lo Stand che sta divorando la salute di Holly.
Lungo il cammino, si uniranno a loro fedeli amici e alleati, come il francese Jean Pierre Polnareff, sbruffone e appariscente in cerca di vendetta per la morte della sorella e dotato dello Stand chiamato Silver Chariot che è un eccellente schermidore; lo studente giapponese Noriaki Kakyoin, dotato dello Stand chiamato Hyerophant Green (capace di lanciare sfere d’energia color smeraldo); il saggio e possente egiziano Mohammad Abdul, dotato dello Stand chiamato Magician Red (un uccello antropomorfo capace di dominare le fiamme) e il bizzarro e intelligentissimo cagnolino Iggy, dotato dello Stand The Fool (una strana creatura bestiale capace di planare).
Il viaggio sarà però lungo e pericoloso, poiché i numerosissimi seguaci di Dio Brando e i loro potenti Stand stanno alle costole dei nostri eroi…
Stardust Crusaders, terza parte delle bizzarre avventure della famiglia Joestar, si discosta parecchio dalle due precedenti, e non solo per la lunghezza (dieci maxi-volumi contro i tre o quattro delle altre due).
L’innovazione più grande è senza dubbio l’introduzione del concetto di Stand, poteri nati dall’anima, che vanno a soppiantare le tutto sommato più tradizionali onde concentriche delle prime due serie.
Dice l’autore nella postfazione in coda al decimo volume che pensò agli Stand nel tentativo di creare un potere assolutamente nuovo per l’epoca, che non fosse correlato alla forza fisica quanto a quella spirituale. Possiamo ben dargli ragione, poiché gli Stand di Stardust Crusaders si rivelano, per l’epoca d’uscita, qualcosa di fortemente innovativo, che piacque tanto ai lettori di fine anni ’80 e inizio anni ’90 da venir riproposti poi in tutte le serie successive di Jojo e da fungere da base per elementi presenti in anime, manga e videogiochi futuri come Yu-gi-oh, Blue Dragon, Shaman King, Ghost Sweeper Mikami, La legge di Ueki o Rabbit.
Moltissime, di rimando, le fonti d’ispirazione dell’autore Hirohiko Araki per questa terza parte della sua storia. Da grande appassionato di cinema, musica e cultura popolare, Araki inserisce riferimenti e citazioni alla filmografia americana del tempo (da Indiana Jones, palese ispiratore dell’aspetto fisico del vecchio Joseph e dei viaggi intorno al mondo in paesi esotici e avventurosi, a Christine: La macchina infernale, ripresa per lo Stand chiamato Wheel of fortune), ma anche, come da tradizione, a cantanti, canzoni e gruppi musicali (Iggy Pop, Terence Trent D’Arby, Enya, Vanilla Ice, Michel Polnareff, fra gli altri).
Una delle fonti d’ispirazione più palesi, già sfruttata in parte nella seconda serie, è però il manga Sakigake! Otoko Juku!, che il collega Akira Miyashita pubblicava in quegli stessi anni sulla stessa rivista di Araki, Shonen Jump della Shueisha.
Il protagonista Jotaro, teppista dallo sguardo sbruffone e dal cuore d’oro con una lunga divisa scolastica vecchio stile aperta e dondolante al vento e uno scalcinato berretto da studente, sembra infatti uscito proprio dallo strambo istituto che dà il titolo all’opera di Miyashita, e nel particolare sembra una sorta di rielaborazione grafica del personaggio di Genji Togashi.
Dall’opera di Miyashita, Araki riprende anche i combattimenti esageratissimi, violenti e imprevedibili, e un umorismo fatto di smargiassate e di scene trash, al limite del cattivo gusto, dell’esagerazione e spesso toccante un po’ di volgarità.
I personaggi di Stardust Crusaders sono difatti votati all’esagerazione. I nostri cinque protagonisti, nessuno escluso, sembreranno gridare a pieni polmoni, in ogni scena o inquadratura che li riguarda, “Guardatemi, sono un figo e un tamarro”, con un grandissimo carisma che ha permesso a questo quintetto di scolpirsi negli animi di intere generazioni (difatti, escludendo il recente lungometraggio sulla prima serie, Stardust Crusaders è stata per anni la serie più famosa di Jojo e l’unica ad avere un adattamento animato) e a generare emuli e cloni (si vedano i vari Guile di Street Fighter, Paul di Tekken o Benimaru di King of Fighters, palesemente ispirati a Polnareff, Charlie di Street Fighter Alpha, che deve molto a Kakyoin, o Dandy J di Waku Waku 7, in cui c’è molto Joseph Joestar).
Aldilà del loro carisma grafico, e delle numerosissime scene spaccone che li vedono protagonisti, c’è da dire che i nostri eroi mantengono una caratterizzazione sin troppo semplice, e ci vorranno parecchi volumi prima che il lettore riesca ad affezionarsi a tutti quanti, poiché magari alcuni fra di loro saranno sfruttati meno di altri o esisteranno quasi solo in funzione di dire spacconate.
Alla fine della fiera, riusciremo ad affezionarci a tutti, ma, lettore avvisato, di tempo ce ne vorrà…
Se l’antagonista Dio mantiene e amplifica il maligno carisma che aveva nella sua prima apparizione, rendendosi protagonista di scene tanto trash quanto esaltanti (inutile citare il famosissimo “WRYYY!!!” che imperversa da anni sulla rete), purtroppo lo stesso non si può dire di molti dei suoi sottoposti, che vengono ricordati più per i loro poteri che per il loro aspetto o carattere, piuttosto piatto nella stragrande maggioranza dei casi.
Quel che rende davvero geniale Stardust Crusaders, però, non sono tanto i personaggi quanto, appunto, i loro poteri, gli Stand di cui si parlava in apertura.
Gli Stand sono capaci di fare le cose più incredibili, dall’animare oggetti a predire il futuro, da intrappolare anime a colpire le loro vittime nei modi più disparati.
I combattimenti di Stardust Crusaders saranno dunque tanti, tantissimi, magari anche troppi essendo l’unica ossatura della vicenda, ma non ve ne saranno mai due uguali e molto raramente questi saranno noiosi, proprio perché grazie alla grandissima inventiva dell’autore i personaggi potranno fare davvero di tutto. Avremo creature che crescono sulle braccia dei nostri eroi, neonati che manipolano i sogni, viaggi nel tempo, animali da combattimento, calamite umane, spadaccini, avversari che passano attraverso qualsiasi superficie riflettente, ferite che infettandosi rendono la gente zombie, abilissimi pistoleri, fumetti che prevedono il futuro, automobili inarrestabili, regressioni d’età, ma anche vicende in cui i nostri eroi dovranno affrontare situazioni paradossali come giochi d’azzardo o partite in multiplayer al Super Nintendo in cui è in gioco la loro vita.
Di fronte a tanta varietà, a scene d’azione veramente rocambolesche e combattimenti sempre imprevedibili, dove a farla da padrone sono l’ingegno e la strategia, con Stardust Crusaders davvero non ci si annoia mai, e si riesce dunque a perdonargli con facilità una struttura di base molto lineare, una trama che è solo un pretesto per imbastire scontri e dei personaggi non troppo approfonditi.
Soprattutto se aggiungiamo che a far da sfondo alle lotte e alle fughe di Jotaro e compagni ci sono paesi esotici, affascinanti e avventurosi come il Medio Oriente o l’Egitto, descritti con gran cura dall’autore, fra una spiegazione geografico-storico-social-culturale e qualche luogo comune non troppo fastidioso.
[CERCAMANGA_Stardust Crusader]
La storia ha inizio quando nel corpo di Jotaro si risveglia un misterioso potere, una sorta di mistico demone, che può essere visto soltanto dal ragazzo e lo spaventa.
A sciogliere il mistero ci pensa suo nonno Joseph Joestar, protagonista della precedente saga e adesso attempato ma arzillo magnate appassionato di cinema, fumetti e avventure, richiamato d’urgenza in Giappone dalla figlia Holly.
Dopo un sonno durato cent' anni, si è infatti risvegliato l’arcinemico della famiglia Joestar, quell’immortale Dio Brando che fu sconfitto da Johnathan Joestar nella prima saga e che adesso, fusosi al corpo del suo rivale di sempre, minaccia morte e rovina.
La comparsa di Dio Brando e il suo aver macchiato il corpo di Johnathan ha risvegliato nei discendenti di quest’ultimo un mistico potere, un’emissione dell’anima chiamata Stand, che varia da persona a persona seguendo le denominazioni dei tarocchi e che Dio sta cominciando a fornire ai sottoposti di cui si circonda, nel suo covo in Egitto.
Se Jotaro (dotato dello Stand chiamato Star Platinum, dagli incredibili riflessi, forza e velocità) e Joseph (dotato dello Stand chiamato Hermit Purple, che gli permette di evocare dei rovi dal suo corpo e usarli come frusta o per visualizzare su Polaroid immagini spirituali) riescono a controllare il loro nuovo potere in breve tempo, lo stesso non si può dire di mamma Holly, che cade vittima di un grandissimo dolore in seguito al risveglio del suo Stand.
Per salvarla, i due Joestar nonno e nipote dovranno compiere un incredibile viaggio contro il tempo alla volta dell’Egitto, con lo scopo di debellare definitivamente il malefico Dio Brando e far sparire così lo Stand che sta divorando la salute di Holly.
Lungo il cammino, si uniranno a loro fedeli amici e alleati, come il francese Jean Pierre Polnareff, sbruffone e appariscente in cerca di vendetta per la morte della sorella e dotato dello Stand chiamato Silver Chariot che è un eccellente schermidore; lo studente giapponese Noriaki Kakyoin, dotato dello Stand chiamato Hyerophant Green (capace di lanciare sfere d’energia color smeraldo); il saggio e possente egiziano Mohammad Abdul, dotato dello Stand chiamato Magician Red (un uccello antropomorfo capace di dominare le fiamme) e il bizzarro e intelligentissimo cagnolino Iggy, dotato dello Stand The Fool (una strana creatura bestiale capace di planare).
Il viaggio sarà però lungo e pericoloso, poiché i numerosissimi seguaci di Dio Brando e i loro potenti Stand stanno alle costole dei nostri eroi…
Stardust Crusaders, terza parte delle bizzarre avventure della famiglia Joestar, si discosta parecchio dalle due precedenti, e non solo per la lunghezza (dieci maxi-volumi contro i tre o quattro delle altre due).
L’innovazione più grande è senza dubbio l’introduzione del concetto di Stand, poteri nati dall’anima, che vanno a soppiantare le tutto sommato più tradizionali onde concentriche delle prime due serie.
Dice l’autore nella postfazione in coda al decimo volume che pensò agli Stand nel tentativo di creare un potere assolutamente nuovo per l’epoca, che non fosse correlato alla forza fisica quanto a quella spirituale. Possiamo ben dargli ragione, poiché gli Stand di Stardust Crusaders si rivelano, per l’epoca d’uscita, qualcosa di fortemente innovativo, che piacque tanto ai lettori di fine anni ’80 e inizio anni ’90 da venir riproposti poi in tutte le serie successive di Jojo e da fungere da base per elementi presenti in anime, manga e videogiochi futuri come Yu-gi-oh, Blue Dragon, Shaman King, Ghost Sweeper Mikami, La legge di Ueki o Rabbit.
Moltissime, di rimando, le fonti d’ispirazione dell’autore Hirohiko Araki per questa terza parte della sua storia. Da grande appassionato di cinema, musica e cultura popolare, Araki inserisce riferimenti e citazioni alla filmografia americana del tempo (da Indiana Jones, palese ispiratore dell’aspetto fisico del vecchio Joseph e dei viaggi intorno al mondo in paesi esotici e avventurosi, a Christine: La macchina infernale, ripresa per lo Stand chiamato Wheel of fortune), ma anche, come da tradizione, a cantanti, canzoni e gruppi musicali (Iggy Pop, Terence Trent D’Arby, Enya, Vanilla Ice, Michel Polnareff, fra gli altri).
Una delle fonti d’ispirazione più palesi, già sfruttata in parte nella seconda serie, è però il manga Sakigake! Otoko Juku!, che il collega Akira Miyashita pubblicava in quegli stessi anni sulla stessa rivista di Araki, Shonen Jump della Shueisha.
Il protagonista Jotaro, teppista dallo sguardo sbruffone e dal cuore d’oro con una lunga divisa scolastica vecchio stile aperta e dondolante al vento e uno scalcinato berretto da studente, sembra infatti uscito proprio dallo strambo istituto che dà il titolo all’opera di Miyashita, e nel particolare sembra una sorta di rielaborazione grafica del personaggio di Genji Togashi.
Dall’opera di Miyashita, Araki riprende anche i combattimenti esageratissimi, violenti e imprevedibili, e un umorismo fatto di smargiassate e di scene trash, al limite del cattivo gusto, dell’esagerazione e spesso toccante un po’ di volgarità.
I personaggi di Stardust Crusaders sono difatti votati all’esagerazione. I nostri cinque protagonisti, nessuno escluso, sembreranno gridare a pieni polmoni, in ogni scena o inquadratura che li riguarda, “Guardatemi, sono un figo e un tamarro”, con un grandissimo carisma che ha permesso a questo quintetto di scolpirsi negli animi di intere generazioni (difatti, escludendo il recente lungometraggio sulla prima serie, Stardust Crusaders è stata per anni la serie più famosa di Jojo e l’unica ad avere un adattamento animato) e a generare emuli e cloni (si vedano i vari Guile di Street Fighter, Paul di Tekken o Benimaru di King of Fighters, palesemente ispirati a Polnareff, Charlie di Street Fighter Alpha, che deve molto a Kakyoin, o Dandy J di Waku Waku 7, in cui c’è molto Joseph Joestar).
Aldilà del loro carisma grafico, e delle numerosissime scene spaccone che li vedono protagonisti, c’è da dire che i nostri eroi mantengono una caratterizzazione sin troppo semplice, e ci vorranno parecchi volumi prima che il lettore riesca ad affezionarsi a tutti quanti, poiché magari alcuni fra di loro saranno sfruttati meno di altri o esisteranno quasi solo in funzione di dire spacconate.
Alla fine della fiera, riusciremo ad affezionarci a tutti, ma, lettore avvisato, di tempo ce ne vorrà…
Se l’antagonista Dio mantiene e amplifica il maligno carisma che aveva nella sua prima apparizione, rendendosi protagonista di scene tanto trash quanto esaltanti (inutile citare il famosissimo “WRYYY!!!” che imperversa da anni sulla rete), purtroppo lo stesso non si può dire di molti dei suoi sottoposti, che vengono ricordati più per i loro poteri che per il loro aspetto o carattere, piuttosto piatto nella stragrande maggioranza dei casi.
Quel che rende davvero geniale Stardust Crusaders, però, non sono tanto i personaggi quanto, appunto, i loro poteri, gli Stand di cui si parlava in apertura.
Gli Stand sono capaci di fare le cose più incredibili, dall’animare oggetti a predire il futuro, da intrappolare anime a colpire le loro vittime nei modi più disparati.
I combattimenti di Stardust Crusaders saranno dunque tanti, tantissimi, magari anche troppi essendo l’unica ossatura della vicenda, ma non ve ne saranno mai due uguali e molto raramente questi saranno noiosi, proprio perché grazie alla grandissima inventiva dell’autore i personaggi potranno fare davvero di tutto. Avremo creature che crescono sulle braccia dei nostri eroi, neonati che manipolano i sogni, viaggi nel tempo, animali da combattimento, calamite umane, spadaccini, avversari che passano attraverso qualsiasi superficie riflettente, ferite che infettandosi rendono la gente zombie, abilissimi pistoleri, fumetti che prevedono il futuro, automobili inarrestabili, regressioni d’età, ma anche vicende in cui i nostri eroi dovranno affrontare situazioni paradossali come giochi d’azzardo o partite in multiplayer al Super Nintendo in cui è in gioco la loro vita.
Di fronte a tanta varietà, a scene d’azione veramente rocambolesche e combattimenti sempre imprevedibili, dove a farla da padrone sono l’ingegno e la strategia, con Stardust Crusaders davvero non ci si annoia mai, e si riesce dunque a perdonargli con facilità una struttura di base molto lineare, una trama che è solo un pretesto per imbastire scontri e dei personaggi non troppo approfonditi.
Soprattutto se aggiungiamo che a far da sfondo alle lotte e alle fughe di Jotaro e compagni ci sono paesi esotici, affascinanti e avventurosi come il Medio Oriente o l’Egitto, descritti con gran cura dall’autore, fra una spiegazione geografico-storico-social-culturale e qualche luogo comune non troppo fastidioso.
Stardust Crusaders è, dunque, una grande avventura all’insegna dell’azione e dell’esagerazione, dove tutto è folle e bizzarro, compresi i disegni che vanno sempre più maturando e modificandosi man mano che si avanza nelle serie di Jojo, da gustarsi tutta d’un fiato e che si rivelerà essere una lettura avvincente e adrenalinica, ricca d’azione e colpi di scena e con un finale che non può non emozionare.
Non è una serie a fumetti esente da difetti, in quanto ne presenta alcuni che non erano presenti, per via della brevità, nelle serie precedenti, ma ha anche altrettanti pregi che a loro mancavano e che rendono molto particolare la lettura.
Se è la migliore serie di Jojo, come quasi tutti asseriscono, questo non lo so ancora, avendo letto solo fin qui, ma si può tranquillamente giudicare come complementare alle due precedenti.
L'universo di Jojo continua ad evolversi, presentandoci anche stavolta una vicenda molto cinematografica e perfettamente inquadrata nella sua epoca d'uscita, che riesce a far emozionare e appassionare come coloro che l'hanno preceduta.
Non è una serie a fumetti esente da difetti, in quanto ne presenta alcuni che non erano presenti, per via della brevità, nelle serie precedenti, ma ha anche altrettanti pregi che a loro mancavano e che rendono molto particolare la lettura.
Se è la migliore serie di Jojo, come quasi tutti asseriscono, questo non lo so ancora, avendo letto solo fin qui, ma si può tranquillamente giudicare come complementare alle due precedenti.
L'universo di Jojo continua ad evolversi, presentandoci anche stavolta una vicenda molto cinematografica e perfettamente inquadrata nella sua epoca d'uscita, che riesce a far emozionare e appassionare come coloro che l'hanno preceduta.
[CERCAMANGA_Stardust Crusader]
Se dovessi dare un voto a Stardust Crusaders gli darei un 7- (giusto per rispetto verso Araki e l'impronta lasciata dalle sue opere, ossenò sarebbe stato anche minore, purtroppo).
Comunque complimenti a Kotaro per la recensione, anche se ci sarebbe una correzione da fare nello parte in cui parli dell'innovazione portata dagli stand, e citi i manga che ne riprenderanno le caratteristiche, e tra di essi hai inserito anche La legge di Ueki, ma in verità quest'opera rirpende lo stile strategico delle battaglie, non emula i poteri stand come hanno fatto Shaman King, Blue Dragon, ecc.
Sono molto d'accordo.
Per me questa terza serie è stata la migliore tra quelle lette.
Mi è piaciuto tutto: disegni, personaggi, stand, combattimenti.
Uno dei migliori manga mai letti, io ho gli ho dato 9 pieno.
E' da leggere assolutamente
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Concordo: tra le saghe di Araki è di sicuro la più sopravvalutata.
Gran parte della sua fama la si deve al fatto di avere uno dei migliori cattivi di sempre (Dio Brando) e di essere il capitolo iconico di Jojo.
Per il resto, la trama è fin troppo lineare/banale (personalmente trovo meglio strutturato DiU, con una storia sorretta dal secondo cattivo per importanza di Jojo.. che tra l'altro fa molto Michele Carlo Atrio, per i fanatici di Serie TV USA) oltre al fatto che il manga si regge su tutto tranne che sul suo protagonista (senza Joseph o Polnareff come spalle sarebbe stato un bel calcio nelle palle, diciamolo).
Duole dirlo, ma Jotaro Kujo è il Naruto Uzumaki di Araki.
Non conosco l'opera ma mi informerò grazie alla recensione di Kotaro che come al solito sarà ottima^^
Se fosse stato un manga a se probabilmente sarei stato meno critico, in fondo è stata una lettura piacevole, ma in quanto terza serie di JoJo non riesco a non paragonarla alle precedenti due serie, con le quali ne esce pesantemente ridimensionata.
Per cui, a meno di improvvise epifanie, per ora mi fermo qua, senza iniziare la quarta stagione.
Non demoralizzarti, "Diamond Is Unbrekeable" gli è decisamente superiore, ha personaggi migliori e meglio caratterizzati(sopratutto il nemico, lo preferisco addirittura a Dio Brando io), ma sopratutto una trama più "complessa" e molto meno banale di "Stardust Crusaders", una narrazione più fluida, accompagnata da degli ottimi disegni.
Ti consiglio di leggerti la 4° e la 5° serie "Vento Aureo"(la migliore tra le prime 6 a mio parere) su scan visto che sei dubbioso, così valuterai se vale la pena continuare ad acquistarlo.
Comunque mi citate il "WRYYY" ma non mettete nemmeno il video? Imperdonabili!
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certo che preferire il nemico di "Diamond Is Unbrekeable" a Dio Brando ce ne vuole,eh! De gustibus...
Il periodo di produzione va tenuto in conto fino ad un certo punto, visto che da solo non basta per giustificare a mani basse qualcosa (anche perchè se così fosse "Boys" di Sabrina Salerno dovrebbe essere reputata una pietra miliare della musica mondiale perchè molto affine alle tematiche peculiari degli anni 80).
L'importanza iconica di SC è intoccabile - e lo dall'alto di quasi 18 anni di passione jojesca - ma da lì a definirlo il picco creativo di Araki ce ne passa.
In Stardust Crusaders è proprio venuta a mancare,ci si è voluti concentrare sui combattimenti,belli,per carità,però un po' vuoti,alla fine si risolvevano in un "sconfiggi il nemico e passa avanti",fino ad arrivare al "boss" di fine livello,Dio Brando appunto. Per vedere questo gioco a Tekken...
Adesso non so se dare fiducia alla quarta serie,che però leggendo la trama ha dei presupposti più congeniali ai miei gusti,quindi penso di prendere almeno il primo volume.
Questo è palese anche per me che Jojo non l'ho mai letto, infatti più volte sono stato tentato di chiedertene qualche dettaglio perché mi aspettavo una serie alla Otoko Juku, e ora che in parte trovo conferma in ciò che hai scritto sarei tentato di chiederti di prestarmi l'opera
Al solito, complimentoni per la recensione, sempre completa e piacevole da leggersi.
Ma che avete letto, l'ultimo numero di Novella 2000? Ma da quando avete iniziato a leggere manga? Non ne capite granchè se sparate certe cose
Jotaro salva il c**o a tutti nella terza serie, risolve situazioni davvero tostissime e non sempre solo con la forza ma anche con l'ingegno.
Venirmi a dire poi che la trama sia banale, che i personaggi male caratterizzati, mi fa capire che leggete manga come si leggono Topolino e Paperino, senza alcun attenzione e soprattutto senza avere vero gusto a riguardo. Tornatevene a leggervi Naruto, One Piece e Blaech và, quelli immagino li riteniate capolavori esagerati vero?
La terza serie Jojesca surclassa le prime 2 alla grande, da tutti i punti di vista, non alzate troppo il gomito la sera ragazzi che vi fa male.
Il lato mitologico con le maschere di pietra e gli uomini delle colonne mi ha fatto amare JoJo, ma l'intromissione degli stand, a mio avviso, ha tolto quel tocco in più.
Che poi, non è che sia così male, ma preferisco come si svolgono i fatti dalla quarta serie, se proprio devo leggere JoJo con gli stand.
Per certi versi sono d'accordo coi detrattori. La trama è ridotta all'osso ed è solo una scusa per fare scontri, mentre invece quelle delle serie precedenti erano meglio articolate. I personaggi sono piuttosto piatti (l'unico che riesce a spiccare per caratterizzazione è Joseph, ma solo perchè lo conoscevamo già e l'abbiamo visto crescere) e alcuni di loro, come Kakyoin, Abdul, Iggy ma anche lo stesso Jotaro nelle fasi iniziali della storia fanno davvero poco (diciamo che quello che combatte di più è Polnareff, seguito da Joseph che ha gli scontri più simpatici a mio avviso... e giustamente nell'anime li han tagliati >_>).
Eppure, come detto nella recensione, se la serie pecca in questo, a differenza di quelle precedenti che avevano trama e personaggi meglio realizzati, acquista dal lato dei combattimenti, che non mi hanno annoiato quasi mai (a parte quello della spada di Anubi) ma sono una fucina inesauribile di inventiva e trovate simpaticissime che li rendono vari e coinvolgenti.
Del resto, come dicevo nella recensione, parliamo di un manga che si ispira molto a Otoko Juku, e anche Otoko Juku è così: la trama è una sequela infinita di tornei e combattimenti e i personaggi sono piuttosto piatti caratterialmente, ma si fa leggere con gran piacere perchè i combattimenti sono originali, coinvolgenti e non annoiano e i personaggi sono carismatici.
Ci è voluto un pò, almeno per me, ma alla fine sono riuscito ad affezionarmi anche ai personaggi di Stardust Crusaders, tant'è che i volumi finali mi han fatto venire il magone. Oltretutto è da premiare anche solo perchè mi han fatto piacere un cattivo belloccio con i vestiti coi cuori
Se sia meglio o peggio delle altre serie, questo non lo so, per me è complementare, avendo alcuni pregi che le altre non hanno ma anche difetti che non sono presenti nelle altre, quindi gli darò lo stesso voto delle altre.
Si tratta pur sempre di un fumetto d'evasione, il cui scopo principale è attrarre con combattimenti e personaggi fighi, e a parità di zero trama uno Stardust Crusaders di ieri lo fa diecimila volte meglio di un Bleach di oggi, a mio avviso.
Sulle serie successive, valuteremo quando saranno lette, ma la quarta già promette bene.
@ Slanzard
Sono d'accordo che gli Stand degli dèi egizi li han messi solo per allungare il brodo. Ma se li toglieva non avremmo avuto i fratelli D'Arby che sono geniali...
@ GranderebestiaKiba
Io invece, come hai potuto notare dalla recensione stessa, ho amato le citazioni
@ Jay
Ehi! Non mi toccare "Boys"!
(e vai coi pollici rossi scandalizzati )
@ Drakon
Sì, volendo puoi anche giocare a Tekken, però devi farlo con Paul
@ Shaoranlover
Volendo te lo presto pure, ma conta che non c'è quella dimensione di scontri leali e di gran gioco che c'è in Otoko Juku. Jojo è spesso orrorifico, drammatico e molto splatter, e la dimensione di battute demenziali e tamarre tipiche di Otoko Juku si trova solo nella seconda e terza serie, per ora, e a giudicare dallo stile di disegno delle successive potrebbe scomparire
Detto questo, ringraziamo per i complimenti e concludiamo con un immancabile ZA WARUDO!!!
http://www.youtube.com/embed/9bEI_rMuPLE
Piccolino dello zio, mi sa che è un altra persona ad avere bisogno di ripetizioni da qualcuno che legge Jojo dal 1993.
La trama di SC ne risente se paragonata ad altre saghe di Araki, visto che è composta da una backbone (uccidere Dio per salvare la madre) costellata di episodi ripetitivi (nuovo posto, gruppo preso di sorpresa, nemico stand battuto).
L'originalità - che non manca - è un conto, ma sentirmi dire che la trama è ottima fa ridere meno delle barzellette di Martufello.
Jotaro sarà figo quanto vuoi, ma di carisma ne ha veramente poco se comparato ai comprimari della saga: è uno dei pochi casi in cui la spalla (Polnareff o Joseph) ha maggiore mordente che l'attore di punta.
Leggere SC è come vedere Ghost: il protagonista sarà pure sarà pure Swayze, ma senza un ottimo Schiavelli quel film sarebbe stato una ciofeca.
Jotaro potrà forse uscire vincitore dallo scontro con Johnathan, ma a livello di inventiva e di tenuta di scena ne deve passare di acqua sotto i ponti prima di uguagliare suo nonno in BT.
Dici che Jotaro salva il c**o a tutti? Anche Naruto e Rufy lo fanno, ma guarda un pò.
@Kotaro
Io non tocco "Boys", ma la Salerno.
In JoJo SC, trovo veramente poco approfonditi i protagonisti stessi e lo stesso Dio Brando, che in questa saga si presenta solo come Boss di fine capitolo... e per dirla tutta Jotaro è il personaggio più piatto del gruppo dei buoni, sono decisamente più caratterizzati il vecchio Joseph ed il povero Polnareff, che ne vede di cotte e di crude... mi dispiace molto per Kakyoin e Abdul, nella storia non hanno avuto un giusto peso... Iggy è totalmente inutile...
tutto sommato è innegabile, che i combattimenti di questa saga sono impareggiabili, unici e geniali...
Ovviamente sono gusti. Però, e anche vero che si esagera ad esaltarla così tanto, perché la seconda serie ad es. non gli era poi così inferiore come gli altri dicono. Ora leggerò la quarta, e spero sia migliore della terza, ovviamente.
Comunque, io ho amato le citazioni cinematografiche...
Ho già recensito questa serie.. però a pensarci bene, se l'avrei fatto ora, forse gli avrei dato un punto in meno.
Paul?E chi è?Pensavo si chiamasse Polnareff .
Via via, un po' di pacifismo su.
Comunque, io di Jojo SC ho visto solo l'anime e l'ho adorato, e sicuramente prima o poi recuperererererererererereWRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYrò anche il manga, e complimenti al Dio dei Recensori per la sua più recente opera
<b>Paul</b>nareff
@ Kakyoìn
Usare la parola Dio in questo contesto è fuorviante! Wryyy!!!
io adoro le citazioni, quando leggo un manga o fumetto, quando vedo un film o telefilm e quando gioco con un videogioco mi diverto ad individuare le citazioni. non per niente il mio studio di animazione preferito è Gainax (ancora mi vanto di essere stato uno dei pochi ad individuare Jeeg, Mazinger, Gigant Robot e non ricordo chi altro nel primo film di Gurren-Lagann). tutta via The Genius in SC ha esagerato tanto da rendere eccessivamente forzate alcune scene ed espressioni dei personaggi. se Araki avesse continuato a citare come fatto in Phantom Blood e Battle Tendency (ossia in maniera più velata e naturale) probabilmente SC avrebbe ottenuto il terzo posto della mia classifica jojesca di gradimento, invece deve accontentarsi del settimo posto. comunque nonostante non la ami particolarmente devo ammettere che questa è la serie di Jojo più innovativa, tanto innovativa da esser stata, al pari di DragonBall, fonte di ispirazione per i giovani mangaka.
Ok, allora sei il Joseph dei recensori
Discorso personaggi: se alcuni effettivamente peccano di approfondimento si puo' dire che pero' il terzo Jojo risulta nettamente diverso dai suoi due predecessori: l'eroe vittoriano dal cuore d'oro e il pragmatico Joseph fanno posto a un personaggio piu' antieroico e cinico che forse proprio per questo a volte viene adombrato dai comprimari dotati di maggior presenza scenica.
Esaurito lo sproloquio,questa terza serie mi ha divertito molto grazie alla fantasia sfrenata di Araki anche se per ora (tenete conto che sto seguendo la ristampa) la mia preferita rimane Battle Tendency.
Detto questo,concludo il mio post al suono di WRYYYYYYYYYYYYYY!
@Veleno: la risposta di Jay dice già tutto, è inutile che mi sprechi ad argomentare con un bm convinto che Stardust Crusaders abbia trama e narrazione eccellenti e personaggi caratterizzati al meglio del meglio.
Ne ho sempre sentito parlare molto bene, anzi, in passato mi dicevano spesso -riferendosi alla prima edizione sottiletta- <i>"Stringi i denti, dalla terza stagione in poi, diventa letteralmente spettacolare!"</i> ed ancora oggi mi chiedo perché dalla terza quando le prime due le ho apprezzate molto, sebbene trovassi proporzioni muscolari e certe posizioni assunte dai personaggi ridicole e fuori misura. Nutro comunque grosse aspettative dall'introduzione dei famigerati stand!
Il nemico finale di Battle Tendency lo ritengo decisamente superiore, sia caratterialmente (ci viene dato il tempo di conoscerlo, approfondirlo sia come psicologia che tramite le interrelazioni con i suoi compagni e avversari) che fisicamente. Insomma, per farlo fuori han dovuto spararlo nello spazio tramite un'eruzione vulcanica. Al confronto dell'essere supremo, Dio Brando pare un bambino piagnucoloso e niente di particolarmente minaccioso.
ripenso ai vari Dragon Ball, Hokuto No Ken, Saint Seiya, Jojo, tutti manga dall'enorme successo allora, che se uno legge per la prima volta oggi fanno quasi ridere vista la pochezza appunto della trama, ma che 20 anni fa andavano benissimo
mi sembra chiaro il processo evolutivo che abbiamo avuto: se prima bastavano originalità negli scontri, poi si è dovuto prendere il meglio di questi manga e fare il passo successivo, cioè aggiungere una trama più solida...
Le prime due serie mi sono piaciute, ma non eccessivamente. Forse risentono un po' degli anni, ma non mi hanno conquistato, tant'è che ero indeciso se continuare a meno ad acquistare i volumi successivi (6€ a volume sono una bella botta).
Poi ho letto la terza seria, SC, ed è stato un colpo di fulmine. Personaggi fantastici, ambienti vari e suggestivi, poteri davvero "bizzarri" e mai scontati. Certo la trama è parecchio lineare (classico viaggio con cattivoni intermedi), però l'ho trovata godibilissima, e mi ha dato l'input per prendere anche le serie successive (ho qui vicino a me il primo numero della quarta).
Che dire, io le do un 9, sperando che quello dopo siano anche meglio!!!
Onestamente non ti saprei dire che cos'è, ma qualcosa di eccezionale Dio Brando deve averla, considerando che è solo un cretino belloccio con un vestito giallo banana decorato a cuori, che parla con voce effeminata e fa i gridolini ma che turbe di appassionati lo adorano da vent'anni
Personalmente anch'io come personaggio preferivo il Dio di Phantom Blood (Calcia i cani e li mette vivi nel forno, è il mio idolo ), ma anche qui Dio, per quanto si sia visto poco, si è rivelato una bella presenza (molti suoi seguaci si fidavano di lui ciecamente), con un potere molto interessante e poi mi ha colpito molto proprio per questa sua bizzarria, cioè, piglia in giro chiunque, solleva autobotti, veste con i cuori e fa gridolini senza senso, eppure è il cattivone supremo
Kotaro, con questa hai perso tutti i punti stima! U_U
Si fa per scherzare, ovviamente, anche se la mia avversione per i cani (dovuta a paura più che ad antipatia) è proverbiale
Non lo prenderò certo ad esempio andando ad uccidere povere bestiole, manco gli insetti uccido io figuriamoci i cani
(intanto ti spollicio)
So che non scriveresti mai seriamente nulla del genere e che neanche lo pensi, è che di questi tempi preferisco far risaltare questi concetti visto che purtroppo a differenza Tua, di scemi irrispettosi della vita altrui specie in ambito animale, il mondo è pieno! :/
Jotaro come Naruto...non è nemmeno un capello di Jotaro!
Ps : le mie preferite sono 4 e 5 ( Rohan è il mio personaggio preferito, seguito a ruota da Mista e Bucciarati)
In realtà la verità sta nel mezzo: per una giusta analisi si dovrebbe leggere un manga girellaro (o anni 80 che si voglia) avendo un occhio moderno e l'altro occhio girellaro (mi sa che Masashi Kishimoto ha predetto questa discussione ).
Pur volendo usare due occhi girellari, se vuoi dire che un manga è stato importante nel decennio X devi compararlo con altri manga del decennio X.
E se lo fai, non è di certo la trama il discrimine tra un'opera e l'altra, ma a farla da padrone sono o determinati elementi o trovate sceniche.
Ciò che al 90% faceva presa al periodo era la trovata improvvisa, che non sempre fa trama (cosa in cui anche alcuni autori odierni sono abili, basti pensare ad Oda che sopperisce alla mancanza di una trama con dei plot twist che più o meno hanno rilevanza su di essa, senza però farne un equivalente mangaceo di <i>Lost</I> o di <i>Dexter</i>).
I manga da te citati hanno lasciato il segno per via di alcuni elementi iconici, non certo per la trama (cosa che invece è accaduta a livello d'animazione con un Tomino che ha apportato modifiche nell'uno e nell'altro punto).
Inoltre, qui mi pare si stia facendo un confronto "Araki vs Araki" e non "Araki vs Pincopallo": se l'elemento di paragone è l'autore stesso l'occhio girellaro va messo nel cassetto.
Inoltre, mi pare che molti "detrattori" tifino per la disequazione <i>(PB or TB) > SC</i> che è girellara per costruzione.
Just my 2 cents.
scherzi a parte la terza serie (per ora) è quella che mi è piaciuta di più, sicuramente la trama di fondo è molto semplice ed è solo una scusa per fare dei combattimenti uno dietro l'altro, ma i combattimenti sono uno più emozionante dell'altro, senza contare che riesce a trasmettere una vera e propria idea di dinamicità e avventura, insomma l'atmosfera che si è creata a me a catturato subito e ho divorato un volume dietro l'altro, quando sono arrivato in pari alla pubblicazione mi è dispiaciuto molto dover aspettare un mese prima di leggere il 10 volume. I disegni sono molto diversi da quelli a cui sono (e probabilmente siamo) abituati (uomini che sono veramente uomini ormai sono quasi sempre comparse...) devo dire che spesso non ho apprezzato le "posizioni" dei vari personaggi (ma con questo intendo anche le serie precedenti).
In genere quando devo dare un giudizio ad una serie vecchia cerco sempre di farlo con un occhio meno esigente, dopotutto sono abituato al disegno odierno e alle storie che bene o male sono sempre più complesse e meno semplicistiche (anche se non è sempre vero) devo dire che questa 3° serie di JoJo si merita un bel 9, alla fin fine è uno shonen e quello che conta di più in uno shonen secondo me sono:
1)Atmosfera - con atmosfera intendo la somma di ambientazioni/situazioni/disegni/periodo storico ecc... (insomma l'atmosfera XD) devo dire che questo senso di "avventura" non lo mai sentito così forte, ma alla fine questo punto è molto soggettivo e non mi aspetto che qualcuno lo capisca
2)Combattimenti: mi è capitato più di una volta di pensare "e questo come lo battono?" sicuramente ce ne sono un po' troppi, ma nessuno è banale o somigliante, tutti i combattimenti sono unici e sono sicuro che siano la punta di diamante di questa serie (lol ovvio non c'è molto altro XD)
3)Personaggi: si è sentita molto la mancanza di Speed Wegon U,U scherzi a parte, la caraterizzazione è ottima, ogni personaggio ha il suo modo di pensare/fare anche se il JoJo di questa serie mi è sembrato il solito figoacasopiùforteditutti e per questo ho preferito gli altri due (sopprattutto il 2°JoJo)
Insomma secondo me ha tutto quello che uno shonen dovrebbe avere (sorvolando la quasi totale assenza di trama...)
@Enzucc': Ma non è affatto vero che Araki ha sempre tenuto all'oscuro il boss finale! In Phantom Blood appare nel primo capitolo, in "Battle Tendency" e in "Diamond Is Unbrekeable" a 2/5 della storia, in "Vento Aureo" a metà, e in "Stone Ocean" nei primi volumi! Se si pensa alla caratterizzazione nella 1° e nella 3° Dio Brando risulta sicuramente l'antagonista migliore dell'opera, anche se nella 6° serie mi è calato molto a causa dei flash-back di padre Pucci..... mi ha inbuonito un personaggio di pura malvagità.....
FINE POSSIBILI SPOILER.
E poi l'affermazione che "Naruto non è nemmeno un capello di Jotaro" la trovo abbastanza insulsa e ridicola, senza offesa, a mio parere non c'è storia in fatto di chi ha una caratterizzazione migliore.... e sopratutto non capisco perchè dobbiate sempre tirare fuori questo benedetto Naruto, non centra proprio niente nel discorso che si sta affronatndo in questo "topic".
Guarda,il discorso di Naruto l'hanno tirato fuori altri,e io trovo abbastanza ridicolo paragonare un pezzo di Storia come Jotaro a Naruto.
@Revil-Rosa: infatti era Osamu Tekuza ed essere stato rinominato così, anche se spesso quest'appellativo è stato anche affibiato ad Akira Toriyama.
Araki invece era sovrannominato "The Genius"(il genio).
Da questa serie non mi aspettavo chissà che cosa, la trama non è affatto originale, il protagonista è figo e fortissimo sì, ma non carismatico, non tutti i personaggi sono ben caratterizzati ma cosa ci posso fà! A me è piaciuta veramente tanto! Sarà che non ho preso questa serie troppo seriamente
Forse il miglior shounen della storia! Non capisco come non faccia a piacere agli amanti del genere. SC è un'opera fondamentale che chiunque deve obbligatoriamente leggere a prescindere.
Jotaro è troppo figo, mi piace troppo. La battaglia finale con Dio poi...da leggere, rileggere e contemplare in silenzio!
Non capisco quelli che dicono che la quarta serie(a mio parere la peggiore) sia meglio di questa......folli!!!
poi, i gusti son gusti....
Eccomi Kotaro, scusa il ritardo!
comunque bellissima rece, quoto in piena regola!
Non sarà lo shonen migliore di tutti i secoli, come molti vogliono farci credere, nè tantomeno è merda, come altri asseriscono, la vertià come sempre è nel mezzo, ma posso dire che me li son goduti 'sti 10 mesi di serializzazione anche se avevo già visto gli oav!
A proposito di questi, io ho conosciuto JoJo proprio tramite i 13 oav, e devo dire che è uno dei migliori prodotti animati che abbia mai visto, sia come storia che come tecnica di disegno e animazione, parlo sempre per quanto riguarda me eh! ma se volete avvicinarvi a JoJo vi consiglio di cominciare proprio da lì e non ve ne pentirete, vale anche solo per il doppiaggio ita supremo! *_*
Ho citato La legge di Ueki perchè anche lì i personaggi hanno uno (e uno solo) potere specifico e assurdo a testa, e anche se in Ueki non hanno la forma di esseri viventi (come in Jojo, Shaman King, Blue Dragon o Rabbit), gli effetti son quelli, e l'elemento strategico delle battaglie permane
a mio parere, Araki si doveva ancora impadronire del "format" usato in Stardust Crusaders. Il ritmo narrativo non è dei più piacevoli, visto che quando si capisce subito quando l'autore cerca di allungare il brodo. In particolare, trovo che la dinamica degli scontri sia fin troppo semplice: l'eroe di turno viene preso alla sprovvista dal nemico, iniziano le difficoltà, poi quando sembra che il buono stia per avere la meglio, ecco che il nemico tira fuori un asso dalla manica, per poi concludere con il recupero dell'eroe e la sua definitiva vittoria. A volte i personaggi, nelle loro controffensive, sono così fighi e coscienti di stare per assestare il colpo vincente da essere quasi fastidiosi. Stesso discorso per i nemici, tutti con lo stesso atteggiamento. Se ne salvano forse pochi, tra quelli fondamentali per la trama.
Se poi devo fare un altro appunto ad Araki, è quello di avere usato poteri troppo "di comodo". Inizialmente gli Stand vengono presentati come creature umanoidi con determinati poteri, che riflettono lo spirito combattivo dei personaggi; tuttavia, man mano che la storia prosegue, si incontrano sempre più stand che non hanno nemmeno un aspetto ben definito, e con i poteri più disparati. E ci sono spesso grosse incongruenze, prima fa tutti la condizione fisica degli stand, che a volte vengono riconosciuti come tali proprio perchè intangibili, mentre altre volte interagiscono liberamente con l'ambiente circostante. Insomma, Araki usa lo stand quasi come un pretesto per dare ai personaggi poteri di qualunque tipo, senza alcun vincolo o spiegazione logica. E si fatica sempre a individuare un nesso tra la psiche del portatore e il suo stand, sembra sempre un'assegnazione arbitraria e senza molta logica.
A questo punto, cito un'opera che sicuramente deve molto agli Stand di Jojo: la serie di videogiochi Persona. Trovo che in Persona il concetto dell'alter-ego fisico, creato dalla nostra mente, sia molto meglio sviluppato, soprattutto dal punto di vista psicologico e comunque logico.
Detto ciò, nessuno toglie ad Araki il riconoscimento di aver svolto ottimamente il suo lavoro di mangaka shonen, e di aver creato un caposaldo del genere. E ad ogni modo, tutti i difetti della serie vengono dimenticati guardando l'ultimo, epico scontro tra Jotaro e Dio, reso benissimo a parer mio anche nell'OAV.
personalmente ho tutte le serie di Jojo in casa, ma come lettura ho da poco finito la prima serie che davvero mi ha sorpreso in positivo, certamente non mi aspettavo un manga del genere
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