Approcciandosi a Il segreto della sabbia, inevitabilmente, allo spettatore verranno in mente due cose ben precise: Il mistero della pietra azzurra e le opere (film come Laputa o Nausicaa o serie animate come Conan che siano) di Hayao Miyazaki.
A questo punto, lo spettatore ha due opzioni. Una è bollare Il segreto della sabbia come clone dei suddetti e ignorarlo; l’altra è imbarcarsi nell’avventura della visione proprio perché attratti da questa somiglianza.
Essendo un grande fan della storia di Nadia, di Conan e di Laputa non ho esitato un attimo e mi sono immediatamente buttato a pesce anche su Il segreto della sabbia, purtroppo dovendolo visionare in lingua originale e recuperando poi solo qualche sparuto spezzone nella nostra lingua, causa mancanza dell’abbonamento a Hiro, unico canale dove la serie è stata trasmessa nel nostro paese.
La somiglianza c’è, ed è innegabile. Graficamente, gran parte dei personaggi o dei macchinari e persino l’impianto di qualche episodio rimandano alle produzioni succitate, ma c’è una più o meno valida spiegazione a tutto questo, e cioè che Il segreto della sabbia pone le sue basi in “Face au drapeau” e “L’étonnante aventure de la mission Barsac”, due romanzi del grande padre della fantascienza, quello stesso Jules Verne alle cui opere Il mistero della pietra azzurra era chiaramente ispirato.
Avendo in parte un’origine in comune, la somiglianza è più o meno spiegata, poi lo staff ci ha giocato anche un pochino su con lo stile di disegno e le trame, ma io lo vedo più come un omaggio, piuttosto che come un plagio. Il segreto della sabbia è infatti una coproduzione tra Giappone e Corea, programmato per andare in onda nello stesso periodo nei due paesi, e pare lecito pensare che si sia tentato di instradare i coreani del 2002, i quali magari non avevano alcuna conoscenza di Nadia o Miyazaki, verso questo genere di serie animate. Inoltre, rivedere qualcosa di simile ai vecchi meisaku o simil-tali in pieni anni 2000 dominati da tutt’altro genere di serie animate, è qualcosa che ha del miracoloso, in un certo senso, quindi gustiamocelo tutto, questo Il segreto della sabbia, senza avvelenarci troppo il dente pensando a plagi e somiglianze.
La storia narrata è quella dei Buxton, ricca e nobile famiglia inglese di fine ‘800/inizio ‘900. Nell’arco dei primi due-tre episodi introduttivi verremo a conoscenza dei suoi membri, delle sue vicissitudini, della sua ascesa e declino. Dopo questa introduzione verremo quindi catapultati nell’avventura, quella “bouken” citata dal titolo originale della serie (ossia Patapata Hikousen No Bouken, “l’avventura della nave volante”) che irrompe prepotentemente sulla scena affascinando lo spettatore, in particolar modo se questo è un po’ bambino e sognatore, nel profondo.
Seguiamo quindi la dolce e sbarazzina Jane, quindicenne generosa, appassionata di meccanica e col sogno di volare, nel suo viaggio verso le sabbiose dune del Medio Oriente, alla ricerca dei fratelli maggiori di cui si sono perse le tracce, la cui scomparsa è legata ad una leggendaria polvere azzurra dotata di arcani poteri. Ad accompagnarla, un cast d’eccezione: un maggiordomo flemmatico e spassoso, un ladruncolo dal cuore d’oro, un massiccio soldato, un cagnolino cleptomane, un politico-avventuriero, una ciurmaglia di avventurieri che viaggia su una strana nave fendi-sabbia e tutta una serie di azzeccatissimi, seppur classici, personaggi che non mancheranno di affascinare lo spettatore.
Sta nei personaggi, infatti, gran parte del fascino di questa storia. Naturalmente l’avventura, le ambientazioni esotiche, i colpi di scena, i misteri e l’azione avranno il loro peso ben determinante, ma la storia è ben più lineare e meno ambiziosa e arzigogolata rispetto, ad esempio, a Nadia. Ciononostante, pur essendo a suo modo prevedibile, ha il grande pregio di farsi seguire con passione e di coinvolgere lo spettatore nell’affascinante mondo steampunk da lei rappresentato, e questo è anche merito del cast dei personaggi, variegato e interessante. Non saranno personaggi originalissimi né detteranno la storia dell’animazione, ma sanno ampiamente farsi amare.
Tra un’avventura e l’altra, poi, parecchi temi importanti saranno veicolati, sia pure in maniera semplice ma quantomai efficace, allo spettatore. Il ruolo della scienza nelle vite umane, i rapporti familiari, il rapporto con la morte e tutta una serie di sentimenti che muovono il cuore umano saranno qui oggetto di indagine da parte degli autori, riuscendo ad emozionare chi guarda e a dimostrare che c’è qualcosa di sostanziale, dentro questa produzione che pare all’apparenza così costruita a tavolino.
Il character design è semplice e schematico, con molti ovvi occhi di riguardo a quello di Yoshiyuki Sadamoto, Studio Ghibli e meisaku vari, ma ampiamente capace di rappresentare con simpatia ed efficacia ogni tipologia di uomo, donna o bambino che sia. Splendida, come è giusto che sia, la rappresentazione dei paesaggi e molto buone anche la grafica e le animazioni, eccezion fatta per i macchinari e le aeronavi realizzate in computer grafica, che, personalmente, trovo stonino abbastanza coi disegni.
Pregevolissima la colonna sonora, che affianca a musiche orchestrate semplici ma di grande impatto emotivo pezzi pop più moderni e accattivanti eseguiti da artisti famosi come Mai Kuraki, Garnet Crow e Aika Ohno e spesso e volentieri cantati interamente in inglese, in accordo con l’ambientazione occidentale della storia.
Di discreta fattura il doppiaggio originale, che coinvolge nomi più o meno famosi fra i quali ovviamente spicca il sempre apprezzabilissimo fuoriclasse Akio Ohtsuka, qui chiamato a interpretare il carismatico avventuriero Christophe Barsac, chiara riproposizione del Capitano Nemo di Il mistero della pietra azzurra, che, guarda un po’, era doppiato sempre dallo stesso Ohtsuka. Anche il doppiaggio nostrano, per quel poco che ho potuto sentire, si difende benissimo riuscendo a mettere in campo fuoriclasse “navigati” come Elisabetta Spinelli (che ritorna, dopo gli exploit degli anni ’90, ad un azzeccatissimo ruolo da protagonista), Tony Fuochi, Mario Scarabelli, Daniele Demma, Riccardo Rovatti, Emanuela Pacotto, Pietro Ubaldi, Raffaele Farina, Diego Sabre e a coadiuvarli con voci relativamente nuove e promettenti come Benedetta Ponticelli, Renato Novara e Paolo De Santis.
Tirando le somme, Il segreto della sabbia è, in un certo senso, una serie di puro fanservice. Già, ma fanservice dedicato non alle nuove generazioni quanto più alle vecchie, a coloro che sono cresciuti a pane e vecchi romanzi d’avventura (e serie animate ad essi ispirate). L’intento commerciale c’è, e si vede, rendendo questa serie qualcosa di non particolarmente originale e neppur troppo memorabile, ma nel suo essere sfacciatamente ruffiana e nel suo strizzare palesemente gli occhi a un certo tipo di gloriose produzioni del passato è fatta più che bene, e si fa seguire decisamente con piacere.
Per tutti gli orfani di Nadia, un’occhiata è assolutamente doverosa. Poi starà a voi trarre le vostre opportune e personali conclusioni, ma intanto godetevi pure la visione. Sperando in un futuro passaggio sulla tv in chiaro, poiché in mezzo a tante serie di poco conto oggi trasmesse almeno è bene che se ne trasmetta una altrettanto di poco conto, ma che almeno ci farà sognare come ai vecchi tempi.
A questo punto, lo spettatore ha due opzioni. Una è bollare Il segreto della sabbia come clone dei suddetti e ignorarlo; l’altra è imbarcarsi nell’avventura della visione proprio perché attratti da questa somiglianza.
Essendo un grande fan della storia di Nadia, di Conan e di Laputa non ho esitato un attimo e mi sono immediatamente buttato a pesce anche su Il segreto della sabbia, purtroppo dovendolo visionare in lingua originale e recuperando poi solo qualche sparuto spezzone nella nostra lingua, causa mancanza dell’abbonamento a Hiro, unico canale dove la serie è stata trasmessa nel nostro paese.
La somiglianza c’è, ed è innegabile. Graficamente, gran parte dei personaggi o dei macchinari e persino l’impianto di qualche episodio rimandano alle produzioni succitate, ma c’è una più o meno valida spiegazione a tutto questo, e cioè che Il segreto della sabbia pone le sue basi in “Face au drapeau” e “L’étonnante aventure de la mission Barsac”, due romanzi del grande padre della fantascienza, quello stesso Jules Verne alle cui opere Il mistero della pietra azzurra era chiaramente ispirato.
Avendo in parte un’origine in comune, la somiglianza è più o meno spiegata, poi lo staff ci ha giocato anche un pochino su con lo stile di disegno e le trame, ma io lo vedo più come un omaggio, piuttosto che come un plagio. Il segreto della sabbia è infatti una coproduzione tra Giappone e Corea, programmato per andare in onda nello stesso periodo nei due paesi, e pare lecito pensare che si sia tentato di instradare i coreani del 2002, i quali magari non avevano alcuna conoscenza di Nadia o Miyazaki, verso questo genere di serie animate. Inoltre, rivedere qualcosa di simile ai vecchi meisaku o simil-tali in pieni anni 2000 dominati da tutt’altro genere di serie animate, è qualcosa che ha del miracoloso, in un certo senso, quindi gustiamocelo tutto, questo Il segreto della sabbia, senza avvelenarci troppo il dente pensando a plagi e somiglianze.
La storia narrata è quella dei Buxton, ricca e nobile famiglia inglese di fine ‘800/inizio ‘900. Nell’arco dei primi due-tre episodi introduttivi verremo a conoscenza dei suoi membri, delle sue vicissitudini, della sua ascesa e declino. Dopo questa introduzione verremo quindi catapultati nell’avventura, quella “bouken” citata dal titolo originale della serie (ossia Patapata Hikousen No Bouken, “l’avventura della nave volante”) che irrompe prepotentemente sulla scena affascinando lo spettatore, in particolar modo se questo è un po’ bambino e sognatore, nel profondo.
Seguiamo quindi la dolce e sbarazzina Jane, quindicenne generosa, appassionata di meccanica e col sogno di volare, nel suo viaggio verso le sabbiose dune del Medio Oriente, alla ricerca dei fratelli maggiori di cui si sono perse le tracce, la cui scomparsa è legata ad una leggendaria polvere azzurra dotata di arcani poteri. Ad accompagnarla, un cast d’eccezione: un maggiordomo flemmatico e spassoso, un ladruncolo dal cuore d’oro, un massiccio soldato, un cagnolino cleptomane, un politico-avventuriero, una ciurmaglia di avventurieri che viaggia su una strana nave fendi-sabbia e tutta una serie di azzeccatissimi, seppur classici, personaggi che non mancheranno di affascinare lo spettatore.
Sta nei personaggi, infatti, gran parte del fascino di questa storia. Naturalmente l’avventura, le ambientazioni esotiche, i colpi di scena, i misteri e l’azione avranno il loro peso ben determinante, ma la storia è ben più lineare e meno ambiziosa e arzigogolata rispetto, ad esempio, a Nadia. Ciononostante, pur essendo a suo modo prevedibile, ha il grande pregio di farsi seguire con passione e di coinvolgere lo spettatore nell’affascinante mondo steampunk da lei rappresentato, e questo è anche merito del cast dei personaggi, variegato e interessante. Non saranno personaggi originalissimi né detteranno la storia dell’animazione, ma sanno ampiamente farsi amare.
Tra un’avventura e l’altra, poi, parecchi temi importanti saranno veicolati, sia pure in maniera semplice ma quantomai efficace, allo spettatore. Il ruolo della scienza nelle vite umane, i rapporti familiari, il rapporto con la morte e tutta una serie di sentimenti che muovono il cuore umano saranno qui oggetto di indagine da parte degli autori, riuscendo ad emozionare chi guarda e a dimostrare che c’è qualcosa di sostanziale, dentro questa produzione che pare all’apparenza così costruita a tavolino.
Il character design è semplice e schematico, con molti ovvi occhi di riguardo a quello di Yoshiyuki Sadamoto, Studio Ghibli e meisaku vari, ma ampiamente capace di rappresentare con simpatia ed efficacia ogni tipologia di uomo, donna o bambino che sia. Splendida, come è giusto che sia, la rappresentazione dei paesaggi e molto buone anche la grafica e le animazioni, eccezion fatta per i macchinari e le aeronavi realizzate in computer grafica, che, personalmente, trovo stonino abbastanza coi disegni.
Pregevolissima la colonna sonora, che affianca a musiche orchestrate semplici ma di grande impatto emotivo pezzi pop più moderni e accattivanti eseguiti da artisti famosi come Mai Kuraki, Garnet Crow e Aika Ohno e spesso e volentieri cantati interamente in inglese, in accordo con l’ambientazione occidentale della storia.
Di discreta fattura il doppiaggio originale, che coinvolge nomi più o meno famosi fra i quali ovviamente spicca il sempre apprezzabilissimo fuoriclasse Akio Ohtsuka, qui chiamato a interpretare il carismatico avventuriero Christophe Barsac, chiara riproposizione del Capitano Nemo di Il mistero della pietra azzurra, che, guarda un po’, era doppiato sempre dallo stesso Ohtsuka. Anche il doppiaggio nostrano, per quel poco che ho potuto sentire, si difende benissimo riuscendo a mettere in campo fuoriclasse “navigati” come Elisabetta Spinelli (che ritorna, dopo gli exploit degli anni ’90, ad un azzeccatissimo ruolo da protagonista), Tony Fuochi, Mario Scarabelli, Daniele Demma, Riccardo Rovatti, Emanuela Pacotto, Pietro Ubaldi, Raffaele Farina, Diego Sabre e a coadiuvarli con voci relativamente nuove e promettenti come Benedetta Ponticelli, Renato Novara e Paolo De Santis.
Tirando le somme, Il segreto della sabbia è, in un certo senso, una serie di puro fanservice. Già, ma fanservice dedicato non alle nuove generazioni quanto più alle vecchie, a coloro che sono cresciuti a pane e vecchi romanzi d’avventura (e serie animate ad essi ispirate). L’intento commerciale c’è, e si vede, rendendo questa serie qualcosa di non particolarmente originale e neppur troppo memorabile, ma nel suo essere sfacciatamente ruffiana e nel suo strizzare palesemente gli occhi a un certo tipo di gloriose produzioni del passato è fatta più che bene, e si fa seguire decisamente con piacere.
Per tutti gli orfani di Nadia, un’occhiata è assolutamente doverosa. Poi starà a voi trarre le vostre opportune e personali conclusioni, ma intanto godetevi pure la visione. Sperando in un futuro passaggio sulla tv in chiaro, poiché in mezzo a tante serie di poco conto oggi trasmesse almeno è bene che se ne trasmetta una altrettanto di poco conto, ma che almeno ci farà sognare come ai vecchi tempi.
Comunque, può essere interessante da vedere.
Notare la terza immagine in orrizontale, in alto a destra: uno sguardo degno della Nadia più stizzita e iraconda
Similitudini con Nadia e stile ghibli , direi che fa proprio per me , lo metterò nell'infinita lista
Grazie a Kotaro per la precisa ma non "svelante" recensione
Può anche essere considerato un clone di Nadia, ma anche se lo fosse di cloni che reggono il confronto con l'opera ispiratrice ce ne sono pochissimi e Il Segreto Della Sabbia quest'ipotetico confronto lo regge benissimo. Per me però definirlo clone è ingiusto, il Segreto Della Sabbia ha un valore unico tanto quanto Nadia.
Dopo averlo visto lo si ricorderà sempre con affetto.
Dello stesso regista preferisco di gran lunga il poco conosciuto ma bellissimo Mujin Wakusei Survive.
Io ho adorato Il Segreto della Sabbia, è un anime che merita
Grande recensione
Era molto bello, poi è scaduto l'abbonamento e... BUONANOTTE! '
Complimenti per la recensione
E metto pure Mujin Wakusei Survive nel taccuino.
Quando lessi che questa serie, che non conoscevo, sarebbe arrivata in Italia, gioii. Guardando la sigla italiana che cominciò a girare per la rete quando lo annunciarono, notai immediatamente la stratosferica quantità di plagi/omaggi/citazioni/similitudini con Nadia, Laputa e Conan, e siccome ho adorato visceralmente questi tre anime (Nadia è il mio preferito in assoluto) volli a tutti i costi guardare anche questo. Fortunatamente, dato che non ho Hiro, sono riuscito a guardarlo in lingua originale (per poi recuperare qualche spezzone strategico, giusto per vedere chi doppiava chi, in italiano).
Il segreto della sabbia somiglia a Nadia, ma non lo è. I fans della Gainax che hanno apprezzato la parte filosofica e psicologica di Nadia, qui non la troveranno, dato che Il segreto della sabbia ha una storia più terra-terra. Chi invece di Nadia ha apprezzato l'avventura, i viaggi, gli intrepidi avventurieri, le terre lontane e misteriose, avrà pane per i suoi denti, condito con una protagonista che è dolce, innocente e determinata come le eroine di Miyazaki.
La storia in realtà è facilmente prevedibile, ma fila liscia come l'olio e appassiona, in virtù dei frequenti cambi d'ambientazione in paesi esotici, dei personaggi semplici ma simpatici e dell'atmosfera retrò in stile anime di una volta che si respira.
Molto accattivante e d'atmosfera è poi la colonna sonora (la opening, la prima ending in stile Backstreet Boys e la seconda. Ho trovato molto piacevole l'uso di canzoni pop in inglese in stile anni '90).
Una storia d'altri tempi, di quelle che ti appassionano e ti trasportano lungo un viaggio avventuroso, insieme a personaggi di grande carisma come l'avventuriero Barsac, perfetto novello capitano Nemo e la protagonista Jane, che è veramente dolcissima. Ma tutti i personaggi riescono ad essere amabili, persino le comparse che svolgono alla perfezione il loro compito di creare atmosfera.
Mi ripeto, non è un capolavoro, non è originale, è molto semplice, ma sarà la gioia di chi ama i vecchi romanzi d'avventura. Se siete cresciuti leggendo Verne (da cui è ispirato), Salgari o Stevenson non potete perdervelo, sarà la vostra gioia. E dal momento che io appartengo a questa categoria...
@ Shaoranlover
Jean c'è anche qui, solo che è diviso in due personaggi: la protagonista (che casualmente si chiama Jane) e suo fratello George, che è uguale a Jean fisicamente ma più grande d'età. Entrambi hanno lo stesso carattere del piccolo inventore
beh se riprende un po' Nadia devo assolutamente vederlo, un gran bell' anime, l'avevo quasi dimenticato da tanto tempo che non lo vedevo più xD
Mi toccherà recuperare questo film, bene bene
Bella recensione, complimenti, è un anime che non ho mai sentito nominare, neanche dal titolo e che mi ha incuriosito molto.
Messo già in lista d'attesa
Da grande fan di Verne e Stevenson (ma anche di Conan e Laputa!) terrò strettamente d'occhio questo titolo!
Del resto sono cresciuto a pane e meisaku, quindi tutt'altro che insensibile a questo tipo di suggerimento.
Grazie Kotaro.
L'avventura non fa proprio per me
Lo consiglio vivamente a tutti gli amanti dell'avventura!
E secondo me, non è male nemmeno la sigla italiana...
E' un anime che mi è completamente sfuggito, nonostante sembra avere ottenuto un discerto successo in Italia. Essendo un meisaku, in fatto di preferenze di genere, non mi attira molto. Però di sicuro merita un'occhiata, visto il tema di avventura che domina la scena.
Per quanto riguarda il segreto della sabbia, penso proprio che me lo vedro...
Alla fine ho apprezzato Nadia e il mistero della pietra azzurra, Laputa castello nel cielo e Conan.
Tutte opere del maestro Miyazaki.
Spero davvero che sia qualcosa di avventuroso e divertente.
Anche perchè vedo che molti commenti danno un giudizio positivo.
Da vedere!
Nel 2002 di Anime in Corea ce n'erano sicuramente più che altrove...
Io rientro nella schiera "grande fan e quindi mi butto"
Purtroppo per vari motivi non l'ho ancora visionata, ma è una di quelle serie che mi attira davvero moltissimo (avendo io a-do-ra-to Nadia da piccina, e Laputa da grande, penso sia quantomeno doveroso ). Grazie Kotaro per la recensione, mi è piaciuta molto ^^
note:
il bambino con la pentola in testa pare proprio una fusione di Conan e Jimsey
La sigla italiana è bellissima secondo me, e davvero la versione breve non rende pienamente giustizia al testo e alla melodia ^^
♪ solamente Jane non si arrenderààààà ♫♫♫
e vincerà / con i suoi sentimenti
@ Shaoran e Kotaro
Anch'io adoravo Jean
Qualcuno ha parlato di sigla completa?
(contieni lo sbrilluccichio, però, che poi magari la serie la guardi e ti fa schifo )
Anch'io ho pensato che il ragazzino fosse una fusione di Conan e Jimsy, e il bello è che poi effettivamente è così, per quanto più sbilanciato verso il secondo.
Ancora una volta mi viene voglia di vedere questo anime che, devo dire, mi conferisce la giusta "ispirazione"
Sarà forse per la bella sigla italiano o per le aspettative che nutro per sentire il doppiaggio... o forse perché le atmosfere che comunica mi paiono affascinanti.
Peccato che sia passato solo su Hiro ma confido nei nuovi canali in digitale per una nuova trasmissione... Stay Tuned
Confesso di aver acquistato il penultimo doppio CD della d'Avena anche per questa sigla (okay poi c'erano anche Sorridi Piccola Anna e i grandi fasti, ma ha pur sempre contribuito ^^)
Nulla da ridire invece sulla recensione, che trovo molto accurata.
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