Baffoni ingrigiti; vispi occhioni scuri nascosti da un paio di occhiali dalla montatura sottile; una giacca e una camicia a scacchi dall'aria old-fashioned; fare composto, molto giapponese, tutto inchini e sorrisi un po' timidi; voce bassa, dolce, saggia, gentile: ecco come si è presentato ai nostri occhi il maestro Jiro Taniguchi, nel pomeriggio di Sabato 29 Ottobre 2011, durante lo showcase a lui dedicato all'interno dell'appena trascorso Lucca Comics & Games, di cui è stato gradito ospite d'onore.
Difficile, sulle prime, riconoscere in quell'arzillo e sorridente signore uno dei più grandi maestri del fumetto internazionale. Tuttavia, ogni nostro dubbio è stato dissipato non appena il maestro ha preso in mano il suo pennino, tirato fuori con assoluta nonchalance da un astuccio dei Pokemon che l'interprete ci ha scherzosamente fatto notare, e ha cominciato a inchiostrare i disegni fatti a matita che aveva preparato per l'occasione.
Un cane, l'amato Blanca a cui l'autore ha dedicato una delle sue opere più celebri.
Un salaryman con la sigaretta in bocca, protagonista di una delle sue opere più rappresentative, Gourmet.
E, infine, un uomo con un kimono tradizionale, illustrazione inedita commissionatagli per un volume dedicato all'epoca Meiji.
Tre disegni che, curiosamente, rappresentano i diversi punti focali della narrativa di Jiro Taniguchi: l'amore per gli animali, la natura e l'avventura; la quotidianità; il ricordo di un tempo passato e la narrazione di epoche storiche lontane; la voglia di aprirsi all'Occidente pur mantenendo le caratteristiche del suo essere un uomo giapponese.
Lucca Comics 2011: Jiro Taniguchi Showcase ~ parte I
Non è la prima volta, ci racconta il maestro, che viene in Italia, bensì la terza: in passato è stato ospite di una fiera del fumetto a Milano ed ha visitato Bologna. Tuttavia, ci dice con un grande sorriso pensando all’esposizione allestita a Palazzo Ducale, non lontano dal padiglione in Piazza Napoleone dove si tiene lo showcase, è la prima volta che viene organizzata una mostra dei suoi lavori, sinora esposti soltanto nella natia Tottori, al di fuori del Giappone.
E’ difficile riuscire a disegnare e a parlare contemporaneamente, scherza Taniguchi mentre continua a ripassare con dei grossi pennarelli colorati i suoi disegni a matita. Nonostante questo, e nonostante il fatto che solitamente lui usi il pennino e gli acquerelli - e non i pennarelli - per realizzare i propri lavori, il risultato dello showcase è stato in entrambi i casi positivo, sia per quanto riguarda i disegni di ottima fattura realizzati dal maestro nel corso del suo svolgimento, sia per quanto riguarda l’emozionante intervista a cui si è gentilmente prestato.
Lucca Comics 2011: Jiro Taniguchi Showcase ~ parte II
Vederlo al lavoro su un’illustrazione di Blanca ha innanzitutto portato ad un’inevitabile domanda: “Come mai il maestro si occupa spesso di manga sugli animali, e sui cani in particolare?”.
Taniguchi ama gli animali, sin da piccolo. Ha visto molti film sugli animali in gioventù e, vedendo che erano pochi i manga su questo tema, ha pensato di realizzarne lui.
L’amore di Taniguchi per i cani è ben noto a chi ha letto il suo Allevare un cane, toccante racconto dell’ultimo anno di vita di un animale domestico che l’autore elaborò riversandovi la sua personale esperienza vissuta insieme al suo amato cane. Questo amore viene ancora una volta rimarcato durante lo showcase e l’autore aggiunge che i cani sono degli ottimi soggetti per un fumetto, dato che è possibile studiare e riprodurre la vasta gamma di espressioni dei loro musi. Ulteriore espressione dell’amore del maestro per i cani la ritroveremo nella sua opera più recente, Saint Merry no ribbon - Il cane da caccia detective, il cui primo volume uscirà in Giappone alla fine dell’anno.
Come ben sanno i suoi sostenitori più affezionati, Jiro Taniguchi è un autore che spazia in diversi generi, temi e argomenti: lo slice of life, il poliziesco, l’avventuroso, lo storico, il noir, il naturalistico, il didascalico, la biografia. “Come mai?” gli chiedono durante l’intervista.
L’autore risponde che, quando lavora, la sua mente è una continua fucina di idee. Mentre lavora ad un fumetto, gli vengono immediatamente molte idee per altri progetti, ed è per questo che realizza molte opere diverse fra loro e che queste sono generalmente volumi unici o miniserie, perché non ama legarsi troppo a lungo ad una stessa storia, senza poter assecondare il flusso di idee per le successive.
Lucca Comics 2011: Jiro Taniguchi Showcase ~ parte III
“E dunque, fra i numerosi temi trattati dal maestro, ce n’è forse uno che gli piace più degli altri?” continua l’intervista.
La risposta del maestro Taniguchi è quella che chiunque si aspetterebbe da quel signore pacato e sorridente, coi suoi baffoni e i suoi occhioni gentili coperti dagli occhiali: gli piace raccontare storie quotidiane, come il suo celebre L’uomo che cammina. Infatti, dice, nella sua lunga carriera ha raccontato dell’ “uomo che cammina” in differenti contesti: dal racconto del 1990 al salaryman camminatore di Sampo Mono, dalle mangiate nei locali tradizionali, le passeggiate in cerca di funghi nei boschi o di anticaglie nei mercatini di Gli anni dolci alle passeggiate gastronomiche fra un chiosco e un ristorante tipico di Gourmet, fino ad arrivare al recentissimo Furari, “l’uomo che cammina nel passato”, nell’epoca Edo.
In fondo, come confessa a Jean-Philippe Toussaint nell’intervista contenuta in coda all’edizione francese di Sampo Mono, camminare è l’azione più naturale da compiere per l’uomo, passeggiare senza una meta è un simbolo di libertà, e anche il maestro stesso lo fa spesso e volentieri, cercando di trarre idee per le sue storie da ciò che incontra e vede passeggiando.
Il successo de L’uomo che cammina risiede nel fatto che è una storia universale, che narra sentimenti comuni agli uomini di tutte le nazionalità e di tutte le epoche storiche: nel Giappone degli anni ’90 così come in quello degli anni 2000 o in quello dell’epoca Edo.
Forte dell’universalità di questo tema, ride Taniguchi, un giorno, chissà, forse, realizzerà “l’uomo che cammina nel futuro”.
Sempre a proposito de L’uomo che cammina, l’autore ricorda che quest’opera nasce dal suo desiderio di creare una storia priva di drammi, che basasse il suo fascino soltanto sulle atmosfere, che desse una grandissima importanza agli sfondi, quasi a voler rendere gli sfondi stessi protagonisti del racconto.
L’uomo che cammina è piaciuto e l’autore, riuscito nel suo intento, ne è ben contento.
L’attenzione degli intervistatori si sposta dunque sul rapporto fra Taniguchi e i suoi fumetti, ora realizzati unicamente da lui, ora a quattro mani curando soltanto i disegni e lavorando su testi di uno sceneggiatore.
Taniguchi rivela che i sentimenti da lui provati nella realizzazione di un’opera variano a seconda della presenza o dell’assenza di uno sceneggiatore: disegnare su sceneggiature altrui è per lui stimolante ma anche rilassante, perché può concentrarsi unicamente sulla regia dei disegni senza preoccuparsi di inventare la trama. Spesso sceglie di lavorare a un progetto altrui perché ne ha apprezzato la sceneggiatura e si preoccupa di veicolare ai lettori, attraverso i suoi disegni, le stesse emozioni che ha provato lui leggendola.
Disegnare, a volte, è faticoso: non sempre tutto quello che disegna gli piace, a volte si trova a disegnare cose che non gradisce. Tuttavia, anche in quei momenti, non smette mai di amare il disegno e la sua professione di fumettista.
Lucca Comics 2011: Jiro Taniguchi Showcase ~ parte IV
Approfittando del fatto che il maestro, concluso il disegno di Blanca, passa a inchiostrare un’illustrazione tratta da Gourmet, gli viene in seguito posta una domanda su quest’opera: “Il protagonista di quest’opera gusta i cibi, eppure è un fumatore. Come spiega questa contraddizione?”.
Taniguchi dapprima scherza, dicendo che il protagonista di Gourmet fuma perché fuma anche lui, per poi spiegare meglio la genesi di un’opera così particolare. Il protagonista di Gourmet era stato inizialmente creato per una storia di genere hard boiled, e dunque alla richiesta dell’editore di realizzare un “hard boiled gourmet” l’autore ha risposto realizzando un personaggio complesso, insicuro, che ha paura delle relazioni umane, ama il buon cibo e fa ragionamenti molto contorti. E’ un gourmet, ma fuma, ha la sigaretta in bocca, come ogni protagonista hard boiled che si rispetti.
“C’è una sua opera che le piace più delle altre?” chiede in seguito l’intervistatore.
Anche se precisa che ogni suo lavoro è legato a particolari ricordi e dunque gli è caro, Taniguchi risponde, senza esitare, “Al tempo di papà”.
Taniguchi, dice di sé, è una persona che pensa sempre al passato, ai ricordi. Da qui nascono opere come In una lontana città o, appunto, Al tempo di papà, in cui l’influenza autobiografica è lampante. Anche se, precisa, suo padre è ancora vivo, dunque non è da questo che ha preso lo spunto per realizzare la storia.
Lo spunto autobiografico è, piuttosto, quello di uomo in carriera che, lavorando a Tokyo, è stato a lungo lontano dalla natia Tottori e che quando vi ha fatto ritorno ha riscoperto la bellezza della natura, la gentilezza della gente e ricordi sopiti come quello del terribile incendio che devastò la città negli anni ’50, quando l’autore era bambino. E’ dal desiderio di riversare tutti questi ricordi e sentimenti in un fumetto che nasce Al tempo di papà.
L’intervista prosegue poi lasciando spazio alle domande del pubblico, in primis la quasi ovvia “E’ stato influenzato da altri artisti per quanto riguarda il disegno?”.
L’autore spiega che, negli anni ’70, quando ha cominciato a lavorare come fumettista, frequentava una libreria d’importazione che gli ha permesso di conoscere numerosi artisti stranieri di cui ha subito l’influenza, in primis il nostro Vittorio Giardino.
Un’altra domanda postagli dal pubblico, della quale a molti di noi premeva sentire la risposta, è stata quella riguardante il suo discusso ritiro cui aveva accennato in seguito al terremoto dell’ 11 Marzo.
Fortunatamente per i suoi tanti fans sparsi in giro per il mondo, Jiro Taniguchi smentisce: la tragedia di Fukushima lo ha colpito molto nel profondo, spingendolo a riflettere e a vagliare l’ipotesi di smettere di lavorare, ma non ne ha intenzione, perché anche il suo lavoro, nel suo piccolo, è importante per la nazione.
“Preferisce dedicarsi alle storie o ai disegni?” gli chiedono. Risponde che è difficile rispondere ma che, dovendo scegliere, probabilmente preferisce i disegni, difatti quando si occupa da solo di un suo fumetto, dapprima pensa ai disegni e poi elabora la storia in funzione di questi.
Fra le domande poste a Jiro Taniguchi dai partecipanti all’evento, confesso con un certo imbarazzo misto a una gran gioia, c’è anche la mia. Chiedendogli come mai nella sua lunga carriera si sia spesso ritrovato a scrivere storie con un’ambientazione americana, con un ovvio occhio di riguardo nei confronti di quello Sky Hawk di cui mi sto attualmente occupando per motivi di studio, sono stato molto felice di sentire la risposta dalla viva voce, pacata e dolce, del maestro: Sky Hawk nasce dal suo amore, maturato sin dall’infanzia, per le storie dei cowboys e dei nativi americani, di cui in gioventù vide numerosi film. Desiderando anch’egli scrivere un western, e documentandosi sui nativi americani, ha trovato diversi punti di contatto fra questi e il popolo giapponese ed è così che è nato il suo particolarissimo “western alla giapponese”.
Lo showcase dedicato al maestro Jiro Taniguchi si conclude con la visione dei tre disegni da lui inchiostrati nel corso dell’evento, di cui vi lasciamo qualche fotografia.
Aver potuto assistere personalmente ad un’intervista tenuta da uno dei più grandi maestri del fumetto mondiale è stata per noi un’esperienza davvero emozionante, ma le avventure lucchesi di Animeclick.it e del maestro Jiro Taniguchi non finiscono qui.
La mattina seguente, giorno 30 Ottobre 2011, abbiamo infatti avuto la fortuna di assistere ad una conferenza stampa con l’autore con rinfresco al seguito, tenutasi nell’Area Pro del festival, quella dedicata alla stampa specializzata. Il maestro, sempre col consueto garbo, ha risposto ancora una volta alle domande del pubblico e anche alle nostre.
Vi proponiamo di seguito uno stralcio dell’intervista.
Lei ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro. Questo l'ha influenzata in qualche modo?
Taniguchi: In Giappone, ricevere un premio non genera tanto clamore e non influenza la carriera. Tuttavia, io sono molto felice dei premi che ho ricevuto, perchè mi sono sentito motivato.
Una curiosità sulla genesi del maestro.
Al giorno d'oggi moltissimi artisti incontrano difficoltà nel proseguire a disegnare.
Come ha fatto lei a sostenersi per tutto questo tempo?
Disegno dall'età di tre anni e ho sempre continuato, tuttavia anche volendo diventare un professionista, non avrei saputo come fare.
I miei genitori si arrabbiavano a volte perchè disegnavo le mie "storielle".
Per mantenermi ho trovato lavoro come impiegato in ufficio ed era un tipo di lavoro che non mi piaceva, ma che ho portato avanti per otto mesi.
Soffrendo, mi sono reso conto che non avrei potuto fare altro che il mangaka.
Poi, grazie ad un conoscente, negli anni '60, conobbi Kyuuta Ishikawa, un autore molto famoso all'epoca specializzato in manga sugli animali, cui inviai tutti i miei lavori.
Iniziai a lavorare come assistente, e capii subito che era un lavoro molto duro da portare avanti, ma proseguii comunque. Era quello che volevo fare.
Vedendo in giro lavori di altri professionisti, mi emozionavo di fronte a tanta bellezza, e nello stesso tempo li confrontavo con i miei e pensavo: "Non arriverò mai ad essere così bravo".
Non pensavo di poter ambire a tanto, ma anche se fossi rimasto un assistente per tutta la mia carriera, ero felice perchè quella strada era la mia strada.
Dopo un po' di tempo mi venne voglia di creare un lavoro del tutto mio e partecipai ad uno dei tanti concorsi per aspiranti mangaka: non vinsi, ma entrai nel novero di alcune riviste.
Andai pertanto alla redazione e presero anche il mio nome.
La situazione attuale dei manga in Giappone.
In autobus e nelle metropolitane fino a pochi anni fa tutte le persone leggevano manga. Oggi invece durante lo stesso tragitto la gente ascolta musica... e non legge più.
La diffusione e la vendita delle riviste sta diminuendo, e tuttavia il mercato giapponese non è diminuito perchè le vendite dei tankobon (seconda serializzazione dopo quella originaria su rivista) sono costanti. Inoltre, in Giappone nascono sempre nuovi autori e nuove riviste.
Per questo penso che potrò comunque continuare a lavorare ancora per un po'.
Sto presentando una tesi di laurea sul Maestro. Mi chiedevo, è un caso che lei, autore aperto all'Occidente, abbia ambientato molte sue opere nel periodo Meiji, così importante per la modernizzazione del Giappone e l'apertura del paese all'occidente?
Ai tempi di Bocchan nacque in collaborazione con la relativa casa editrice che lo co-produsse. L'idea della collocazione storica fu loro, era un argomento nuovo, che non era mai stato trattato nei manga fino a quel momento.
Io fui d'accordo, pensavo che avrebbe potuto essere interessante e così lo portammo avanti.
I manga su telefono stanno avendo una sempre maggior diffusione attraverso le nuove tecnologie. Cosa ne pensa dell'idea che i suoi lavori vengano letti e diffusi anche online?
Io personalmente preferisco sempre il cartaceo: poter andare avanti, tornare indietro, decidere il proprio ritmo di lettura, sfogliare le pagine e sentire l'odore del tankobon. Stimola i cinque sensi.
Leggere su uno schermo potrà senz'altro cambiare l'approccio alla lettura del manga, anche se ancora non so come.
Lei ha sempre detto di avere gusti classici in fatto di cinema, come le opere di Ozu o i vecchi film francesi. C'è qualche lungometraggio cinematografico recente che l'ha particolarmente colpita?
Quello che mi è più rimasto impresso è un film russo di otto anni fa, il titolo giapponese è Chichi kaeru (Il ritorno del padre), era stato premiato a Cannes o a Venezia.
Un padre scomparso che ritorna in famiglia, due fratelli e la loro vita che rimane sconvolta. Mi colpì molto.
[Nota di Kotaro: Si riferisce a Il ritorno, film del 2003 diretto da Andrei Zviagintsev e vincitore del Leone d'oro alla 60° Mostra Cinematografica di Venezia]
Qual è il suo stato d'animo attuale per quanto riguarda il terremoto e lo tsunami di Marzo?
Non è mia intenzione raccontare direttamente i tragici eventi del terremoto e dello tsunami di Marzo.
Come ben sapete, dopo il disastro ho avuto molti dubbi sul proseguimento della mia carriera, ma dopo alcuni momenti di turbamento, ho pensato che comunque anche il mio lavoro ha il suo significato.
Inoltre penso che in qualche modo quello che ho sentito dentro, dopo questi eventi, lentamente filtrerà all'interno di qualche mia futura opera.
Il tema della quotidianità:
Durante la mia lunga carriera, ho attraversato numerosi generi e temi.
Dopo l'uomo che cammina e Ai tempi di Bocchan mi sono avvicinato molto al tema della quotidianità, ispirandomi alle mie esperienze personali.
Mi sono così auto-confermato che posso raccontare storie basandomi sulla mia storia.
Sia Domenica 30 Ottobre, sia Lunedì 31, il maestro ha preso parte ad una sessione di autografi presso lo stand Rizzoli Lizard, che, come ricorderà chi ci è venuto a trovare, era situato di fronte al nostro.
Con l'occasione, siamo dunque riusciti a scattare a Jiro Taniguchi e alle sue opere qualche foto più da vicino, che potete ammirare in chiusura.
Si ringraziano Ansonii390 per le fotografie e le riprese video e Zettailara per le fotografie e la stesura dell'intervista.
Difficile, sulle prime, riconoscere in quell'arzillo e sorridente signore uno dei più grandi maestri del fumetto internazionale. Tuttavia, ogni nostro dubbio è stato dissipato non appena il maestro ha preso in mano il suo pennino, tirato fuori con assoluta nonchalance da un astuccio dei Pokemon che l'interprete ci ha scherzosamente fatto notare, e ha cominciato a inchiostrare i disegni fatti a matita che aveva preparato per l'occasione.
Un cane, l'amato Blanca a cui l'autore ha dedicato una delle sue opere più celebri.
Un salaryman con la sigaretta in bocca, protagonista di una delle sue opere più rappresentative, Gourmet.
E, infine, un uomo con un kimono tradizionale, illustrazione inedita commissionatagli per un volume dedicato all'epoca Meiji.
Tre disegni che, curiosamente, rappresentano i diversi punti focali della narrativa di Jiro Taniguchi: l'amore per gli animali, la natura e l'avventura; la quotidianità; il ricordo di un tempo passato e la narrazione di epoche storiche lontane; la voglia di aprirsi all'Occidente pur mantenendo le caratteristiche del suo essere un uomo giapponese.
Non è la prima volta, ci racconta il maestro, che viene in Italia, bensì la terza: in passato è stato ospite di una fiera del fumetto a Milano ed ha visitato Bologna. Tuttavia, ci dice con un grande sorriso pensando all’esposizione allestita a Palazzo Ducale, non lontano dal padiglione in Piazza Napoleone dove si tiene lo showcase, è la prima volta che viene organizzata una mostra dei suoi lavori, sinora esposti soltanto nella natia Tottori, al di fuori del Giappone.
E’ difficile riuscire a disegnare e a parlare contemporaneamente, scherza Taniguchi mentre continua a ripassare con dei grossi pennarelli colorati i suoi disegni a matita. Nonostante questo, e nonostante il fatto che solitamente lui usi il pennino e gli acquerelli - e non i pennarelli - per realizzare i propri lavori, il risultato dello showcase è stato in entrambi i casi positivo, sia per quanto riguarda i disegni di ottima fattura realizzati dal maestro nel corso del suo svolgimento, sia per quanto riguarda l’emozionante intervista a cui si è gentilmente prestato.
Vederlo al lavoro su un’illustrazione di Blanca ha innanzitutto portato ad un’inevitabile domanda: “Come mai il maestro si occupa spesso di manga sugli animali, e sui cani in particolare?”.
Taniguchi ama gli animali, sin da piccolo. Ha visto molti film sugli animali in gioventù e, vedendo che erano pochi i manga su questo tema, ha pensato di realizzarne lui.
L’amore di Taniguchi per i cani è ben noto a chi ha letto il suo Allevare un cane, toccante racconto dell’ultimo anno di vita di un animale domestico che l’autore elaborò riversandovi la sua personale esperienza vissuta insieme al suo amato cane. Questo amore viene ancora una volta rimarcato durante lo showcase e l’autore aggiunge che i cani sono degli ottimi soggetti per un fumetto, dato che è possibile studiare e riprodurre la vasta gamma di espressioni dei loro musi. Ulteriore espressione dell’amore del maestro per i cani la ritroveremo nella sua opera più recente, Saint Merry no ribbon - Il cane da caccia detective, il cui primo volume uscirà in Giappone alla fine dell’anno.
Come ben sanno i suoi sostenitori più affezionati, Jiro Taniguchi è un autore che spazia in diversi generi, temi e argomenti: lo slice of life, il poliziesco, l’avventuroso, lo storico, il noir, il naturalistico, il didascalico, la biografia. “Come mai?” gli chiedono durante l’intervista.
L’autore risponde che, quando lavora, la sua mente è una continua fucina di idee. Mentre lavora ad un fumetto, gli vengono immediatamente molte idee per altri progetti, ed è per questo che realizza molte opere diverse fra loro e che queste sono generalmente volumi unici o miniserie, perché non ama legarsi troppo a lungo ad una stessa storia, senza poter assecondare il flusso di idee per le successive.
“E dunque, fra i numerosi temi trattati dal maestro, ce n’è forse uno che gli piace più degli altri?” continua l’intervista.
La risposta del maestro Taniguchi è quella che chiunque si aspetterebbe da quel signore pacato e sorridente, coi suoi baffoni e i suoi occhioni gentili coperti dagli occhiali: gli piace raccontare storie quotidiane, come il suo celebre L’uomo che cammina. Infatti, dice, nella sua lunga carriera ha raccontato dell’ “uomo che cammina” in differenti contesti: dal racconto del 1990 al salaryman camminatore di Sampo Mono, dalle mangiate nei locali tradizionali, le passeggiate in cerca di funghi nei boschi o di anticaglie nei mercatini di Gli anni dolci alle passeggiate gastronomiche fra un chiosco e un ristorante tipico di Gourmet, fino ad arrivare al recentissimo Furari, “l’uomo che cammina nel passato”, nell’epoca Edo.
In fondo, come confessa a Jean-Philippe Toussaint nell’intervista contenuta in coda all’edizione francese di Sampo Mono, camminare è l’azione più naturale da compiere per l’uomo, passeggiare senza una meta è un simbolo di libertà, e anche il maestro stesso lo fa spesso e volentieri, cercando di trarre idee per le sue storie da ciò che incontra e vede passeggiando.
Il successo de L’uomo che cammina risiede nel fatto che è una storia universale, che narra sentimenti comuni agli uomini di tutte le nazionalità e di tutte le epoche storiche: nel Giappone degli anni ’90 così come in quello degli anni 2000 o in quello dell’epoca Edo.
Forte dell’universalità di questo tema, ride Taniguchi, un giorno, chissà, forse, realizzerà “l’uomo che cammina nel futuro”.
Sempre a proposito de L’uomo che cammina, l’autore ricorda che quest’opera nasce dal suo desiderio di creare una storia priva di drammi, che basasse il suo fascino soltanto sulle atmosfere, che desse una grandissima importanza agli sfondi, quasi a voler rendere gli sfondi stessi protagonisti del racconto.
L’uomo che cammina è piaciuto e l’autore, riuscito nel suo intento, ne è ben contento.
L’attenzione degli intervistatori si sposta dunque sul rapporto fra Taniguchi e i suoi fumetti, ora realizzati unicamente da lui, ora a quattro mani curando soltanto i disegni e lavorando su testi di uno sceneggiatore.
Taniguchi rivela che i sentimenti da lui provati nella realizzazione di un’opera variano a seconda della presenza o dell’assenza di uno sceneggiatore: disegnare su sceneggiature altrui è per lui stimolante ma anche rilassante, perché può concentrarsi unicamente sulla regia dei disegni senza preoccuparsi di inventare la trama. Spesso sceglie di lavorare a un progetto altrui perché ne ha apprezzato la sceneggiatura e si preoccupa di veicolare ai lettori, attraverso i suoi disegni, le stesse emozioni che ha provato lui leggendola.
Disegnare, a volte, è faticoso: non sempre tutto quello che disegna gli piace, a volte si trova a disegnare cose che non gradisce. Tuttavia, anche in quei momenti, non smette mai di amare il disegno e la sua professione di fumettista.
Approfittando del fatto che il maestro, concluso il disegno di Blanca, passa a inchiostrare un’illustrazione tratta da Gourmet, gli viene in seguito posta una domanda su quest’opera: “Il protagonista di quest’opera gusta i cibi, eppure è un fumatore. Come spiega questa contraddizione?”.
Taniguchi dapprima scherza, dicendo che il protagonista di Gourmet fuma perché fuma anche lui, per poi spiegare meglio la genesi di un’opera così particolare. Il protagonista di Gourmet era stato inizialmente creato per una storia di genere hard boiled, e dunque alla richiesta dell’editore di realizzare un “hard boiled gourmet” l’autore ha risposto realizzando un personaggio complesso, insicuro, che ha paura delle relazioni umane, ama il buon cibo e fa ragionamenti molto contorti. E’ un gourmet, ma fuma, ha la sigaretta in bocca, come ogni protagonista hard boiled che si rispetti.
“C’è una sua opera che le piace più delle altre?” chiede in seguito l’intervistatore.
Anche se precisa che ogni suo lavoro è legato a particolari ricordi e dunque gli è caro, Taniguchi risponde, senza esitare, “Al tempo di papà”.
Taniguchi, dice di sé, è una persona che pensa sempre al passato, ai ricordi. Da qui nascono opere come In una lontana città o, appunto, Al tempo di papà, in cui l’influenza autobiografica è lampante. Anche se, precisa, suo padre è ancora vivo, dunque non è da questo che ha preso lo spunto per realizzare la storia.
Lo spunto autobiografico è, piuttosto, quello di uomo in carriera che, lavorando a Tokyo, è stato a lungo lontano dalla natia Tottori e che quando vi ha fatto ritorno ha riscoperto la bellezza della natura, la gentilezza della gente e ricordi sopiti come quello del terribile incendio che devastò la città negli anni ’50, quando l’autore era bambino. E’ dal desiderio di riversare tutti questi ricordi e sentimenti in un fumetto che nasce Al tempo di papà.
L’intervista prosegue poi lasciando spazio alle domande del pubblico, in primis la quasi ovvia “E’ stato influenzato da altri artisti per quanto riguarda il disegno?”.
L’autore spiega che, negli anni ’70, quando ha cominciato a lavorare come fumettista, frequentava una libreria d’importazione che gli ha permesso di conoscere numerosi artisti stranieri di cui ha subito l’influenza, in primis il nostro Vittorio Giardino.
Un’altra domanda postagli dal pubblico, della quale a molti di noi premeva sentire la risposta, è stata quella riguardante il suo discusso ritiro cui aveva accennato in seguito al terremoto dell’ 11 Marzo.
Fortunatamente per i suoi tanti fans sparsi in giro per il mondo, Jiro Taniguchi smentisce: la tragedia di Fukushima lo ha colpito molto nel profondo, spingendolo a riflettere e a vagliare l’ipotesi di smettere di lavorare, ma non ne ha intenzione, perché anche il suo lavoro, nel suo piccolo, è importante per la nazione.
“Preferisce dedicarsi alle storie o ai disegni?” gli chiedono. Risponde che è difficile rispondere ma che, dovendo scegliere, probabilmente preferisce i disegni, difatti quando si occupa da solo di un suo fumetto, dapprima pensa ai disegni e poi elabora la storia in funzione di questi.
Fra le domande poste a Jiro Taniguchi dai partecipanti all’evento, confesso con un certo imbarazzo misto a una gran gioia, c’è anche la mia. Chiedendogli come mai nella sua lunga carriera si sia spesso ritrovato a scrivere storie con un’ambientazione americana, con un ovvio occhio di riguardo nei confronti di quello Sky Hawk di cui mi sto attualmente occupando per motivi di studio, sono stato molto felice di sentire la risposta dalla viva voce, pacata e dolce, del maestro: Sky Hawk nasce dal suo amore, maturato sin dall’infanzia, per le storie dei cowboys e dei nativi americani, di cui in gioventù vide numerosi film. Desiderando anch’egli scrivere un western, e documentandosi sui nativi americani, ha trovato diversi punti di contatto fra questi e il popolo giapponese ed è così che è nato il suo particolarissimo “western alla giapponese”.
Lo showcase dedicato al maestro Jiro Taniguchi si conclude con la visione dei tre disegni da lui inchiostrati nel corso dell’evento, di cui vi lasciamo qualche fotografia.
Aver potuto assistere personalmente ad un’intervista tenuta da uno dei più grandi maestri del fumetto mondiale è stata per noi un’esperienza davvero emozionante, ma le avventure lucchesi di Animeclick.it e del maestro Jiro Taniguchi non finiscono qui.
La mattina seguente, giorno 30 Ottobre 2011, abbiamo infatti avuto la fortuna di assistere ad una conferenza stampa con l’autore con rinfresco al seguito, tenutasi nell’Area Pro del festival, quella dedicata alla stampa specializzata. Il maestro, sempre col consueto garbo, ha risposto ancora una volta alle domande del pubblico e anche alle nostre.
Vi proponiamo di seguito uno stralcio dell’intervista.
Lei ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro. Questo l'ha influenzata in qualche modo?
Taniguchi: In Giappone, ricevere un premio non genera tanto clamore e non influenza la carriera. Tuttavia, io sono molto felice dei premi che ho ricevuto, perchè mi sono sentito motivato.
Una curiosità sulla genesi del maestro.
Al giorno d'oggi moltissimi artisti incontrano difficoltà nel proseguire a disegnare.
Come ha fatto lei a sostenersi per tutto questo tempo?
Disegno dall'età di tre anni e ho sempre continuato, tuttavia anche volendo diventare un professionista, non avrei saputo come fare.
I miei genitori si arrabbiavano a volte perchè disegnavo le mie "storielle".
Per mantenermi ho trovato lavoro come impiegato in ufficio ed era un tipo di lavoro che non mi piaceva, ma che ho portato avanti per otto mesi.
Soffrendo, mi sono reso conto che non avrei potuto fare altro che il mangaka.
Poi, grazie ad un conoscente, negli anni '60, conobbi Kyuuta Ishikawa, un autore molto famoso all'epoca specializzato in manga sugli animali, cui inviai tutti i miei lavori.
Iniziai a lavorare come assistente, e capii subito che era un lavoro molto duro da portare avanti, ma proseguii comunque. Era quello che volevo fare.
Vedendo in giro lavori di altri professionisti, mi emozionavo di fronte a tanta bellezza, e nello stesso tempo li confrontavo con i miei e pensavo: "Non arriverò mai ad essere così bravo".
Non pensavo di poter ambire a tanto, ma anche se fossi rimasto un assistente per tutta la mia carriera, ero felice perchè quella strada era la mia strada.
Dopo un po' di tempo mi venne voglia di creare un lavoro del tutto mio e partecipai ad uno dei tanti concorsi per aspiranti mangaka: non vinsi, ma entrai nel novero di alcune riviste.
Andai pertanto alla redazione e presero anche il mio nome.
La situazione attuale dei manga in Giappone.
In autobus e nelle metropolitane fino a pochi anni fa tutte le persone leggevano manga. Oggi invece durante lo stesso tragitto la gente ascolta musica... e non legge più.
La diffusione e la vendita delle riviste sta diminuendo, e tuttavia il mercato giapponese non è diminuito perchè le vendite dei tankobon (seconda serializzazione dopo quella originaria su rivista) sono costanti. Inoltre, in Giappone nascono sempre nuovi autori e nuove riviste.
Per questo penso che potrò comunque continuare a lavorare ancora per un po'.
Sto presentando una tesi di laurea sul Maestro. Mi chiedevo, è un caso che lei, autore aperto all'Occidente, abbia ambientato molte sue opere nel periodo Meiji, così importante per la modernizzazione del Giappone e l'apertura del paese all'occidente?
Ai tempi di Bocchan nacque in collaborazione con la relativa casa editrice che lo co-produsse. L'idea della collocazione storica fu loro, era un argomento nuovo, che non era mai stato trattato nei manga fino a quel momento.
Io fui d'accordo, pensavo che avrebbe potuto essere interessante e così lo portammo avanti.
I manga su telefono stanno avendo una sempre maggior diffusione attraverso le nuove tecnologie. Cosa ne pensa dell'idea che i suoi lavori vengano letti e diffusi anche online?
Io personalmente preferisco sempre il cartaceo: poter andare avanti, tornare indietro, decidere il proprio ritmo di lettura, sfogliare le pagine e sentire l'odore del tankobon. Stimola i cinque sensi.
Leggere su uno schermo potrà senz'altro cambiare l'approccio alla lettura del manga, anche se ancora non so come.
Lei ha sempre detto di avere gusti classici in fatto di cinema, come le opere di Ozu o i vecchi film francesi. C'è qualche lungometraggio cinematografico recente che l'ha particolarmente colpita?
Quello che mi è più rimasto impresso è un film russo di otto anni fa, il titolo giapponese è Chichi kaeru (Il ritorno del padre), era stato premiato a Cannes o a Venezia.
Un padre scomparso che ritorna in famiglia, due fratelli e la loro vita che rimane sconvolta. Mi colpì molto.
[Nota di Kotaro: Si riferisce a Il ritorno, film del 2003 diretto da Andrei Zviagintsev e vincitore del Leone d'oro alla 60° Mostra Cinematografica di Venezia]
Qual è il suo stato d'animo attuale per quanto riguarda il terremoto e lo tsunami di Marzo?
Non è mia intenzione raccontare direttamente i tragici eventi del terremoto e dello tsunami di Marzo.
Come ben sapete, dopo il disastro ho avuto molti dubbi sul proseguimento della mia carriera, ma dopo alcuni momenti di turbamento, ho pensato che comunque anche il mio lavoro ha il suo significato.
Inoltre penso che in qualche modo quello che ho sentito dentro, dopo questi eventi, lentamente filtrerà all'interno di qualche mia futura opera.
Il tema della quotidianità:
Durante la mia lunga carriera, ho attraversato numerosi generi e temi.
Dopo l'uomo che cammina e Ai tempi di Bocchan mi sono avvicinato molto al tema della quotidianità, ispirandomi alle mie esperienze personali.
Mi sono così auto-confermato che posso raccontare storie basandomi sulla mia storia.
Sia Domenica 30 Ottobre, sia Lunedì 31, il maestro ha preso parte ad una sessione di autografi presso lo stand Rizzoli Lizard, che, come ricorderà chi ci è venuto a trovare, era situato di fronte al nostro.
Con l'occasione, siamo dunque riusciti a scattare a Jiro Taniguchi e alle sue opere qualche foto più da vicino, che potete ammirare in chiusura.
Si ringraziano Ansonii390 per le fotografie e le riprese video e Zettailara per le fotografie e la stesura dell'intervista.
La passione enorme per questo autore che ho è inimmaginabile. Ho fatto di tutto per avere il suo autografo a Lucca e averlo davanti che disegna e scrive solo per te anche pochi secondi (52 per l'esattezza) è stata un emozione incredibile. Ci siamo anche stretti la mano. Un uomo carismatico umile e immenso. Grande autore. Un maestro. Non aggiungo altro.
E complimentissimi al fenomeno che l'ha scritta e si è pure goduto il centro dell'attenzione in uno dei video ^o^
Che Special croccante e succulento!!
Dovrò suddividere la lettura/visione in sessioni per potermelo godere appieno!
Complimenti vivissimi a Kotaro per il suo lavoro impagabile!
Come avrei voluto essere in fila per quell'autografo, che più che un autografo è un'opera d'arte. *_*
Penso che, aldilà di tutto, in primis io debba un ringraziamento ad Ansonii, che mi ha supportato durante lo showcase sopportandosi i miei isterismi di fan, Albrechtseele che mi ha informato della conferenza stampa e Lara che mi ha fatto compagnia durante la stessa, appuntandosi in maniera precisa tutte le domande e le risposte.
Chi mi ha incontrato a Lucca nei due giorni in cui ci sono stato può testimoniare, ero tutto agitato e felice per aver potuto assistere a questi eventi e aver potuto parlare, seppur tramite traduttore, col Maestro. Occasione più unica che rara, che sono stato decisamente fortunato a poter sfruttare, quella di poter incontrare di persona l'autore su cui sto svolgendo la mia tesi di laurea.
Riguardando i volumi di Ai tempi di Bocchan con l'autografo e la caricatura di Natsume Soseki che ho riposto in libreria come sacri tesori, ricorderò per sempre di questa bellissima esperienza e mi emozionerò.
Chiedo venia alle orecchie di voi poveri utenti che vi sarete sorbiti il video con la mia vociaccia, ma ringrazio ugualmente per i complimenti.
Sono stato anch'io tra i fortunati che ha potuto ricevere il suo autografo con schizzetto su I Cani Degli Dei, peccato non aver fatto autografare anche Gourmet che avevo portato con me perchè dovevo finirlo di leggerlo...
Complimenti a Kotaro sia per l'articolo che per il video realizzato ^^.
PS: Sono contento che l'opera preferita da Taniguchi sia la stessa che preferisco io ovvero Al tempo di papà...
Complimenti a Kotaro!
Complimenti a Kotaro che, con la sua precisa e scorrevole esposizione, ha reso interessante questo report sul maestro Taniguchi, anche a chi, come me, non ha mai letto nulla di questo autore... per il momento.
di Jiro Taniguchi ho letto solo "In una lontana Città" e "Blanca"
il primo è un capolavoro, quello che veramente mi aspettavo di trovare in un seinen, riflessioni, sentimenti e un'ottima caratterizazione spicologica.
Blanca invece è stata una delusione epica, storia piatta e lineare senza un minimo di sentimento, tutto è incentrato su un cane overpower che corre trucidando gente e la maggior parte dei "discorsi" sono riassumibili in 3 categorie:
1)oh povero cane
2)quello non è un cane normale...
3)chi sottovaluta Blanca...muore
cioè questo genere di discorsi me li aspetto da un pessimo shonen e non da un seinen di un maestro del calibro di Taniguchi!
Forse non sono riuscito ad apprezzare Blanca perchè non ho mai avuto un animale domestico, forse non mi è piciuto perchè avevo delle aspettative troppo alte, ma una cosa è certa...non comprerò mai più niente che come protagonista abbia uno stupido animale!
Bravo Kotaro per il reportage esclusivo e per la stesura sempre brillante e chiara del testo
P.S. Felice di sapere che esistono persone come Jiro Taniguchi è spero che un giorno riesca anche io ad avere tra le mani un suo autografo!!!
Ho visto anche la mostra, molto suggestiva, anche se non capisco perché abbiano coperto le scritte originali a matita sulle tavole
Complimenti per il bell'articolo, è da rileggere e conservare
lunga, ma molto piacevole da leggere... ^^
da profano di Taniguchi, come immaginavo, credo proprio mi piaceranno opere incentrate su slice-of-life come una passeggiata come L'uomo che cammina, il nostalgico Al tempo di Papà e il commovente Allevare un Cane.
Blanca e i Cani degli Dei non penso possano piacermi...
Ad ogni modo mi segno i 3 che ho detto !!
Ah ah ah! A me Blanca è piaciuto molto, ma la tua descrizione mi ha fatto morir dal ridere
Bisogna tener conto di una cosa, che oggi noi italiani ce li leggiamo nell'ordine che gira agli editori, ma le varie opere sono tutte diverse fra loro e hanno un loro specifico ordine cronologico che, volente o nolente, influisce sulla fruizione.
Nella fattispecie, Blanca è un'opera degli anni '80, antecedente a "Ai tempi di Bocchan", che rappresenta una svolta stilistica per l'autore, e risente dunque molto dell'influenza delle prime opere, di stampo molto occidentale. Inoltre è una delle prime opere che l'autore ha realizzato completamente da solo, quindi gli si può perdonare qualche ingenuità. Il tema del cane uberpower, peraltro, era sulla cresta dell'onda al tempo della pubblicazione di Blanca, dato che, ricordiamo, son gli anni di Ginga Nagareboshi Gin.
E' ovvio che in confronto a In una lontana città, che è un'opera totalmente diversa a livello di trama e realizzata quindici anni dopo, Blanca appaia più ingenuo.
Mi ha quasi commosso scoprire che anche per Taniguchi (così come per me) la sua opera preferita è "Al tempo di papà".
Io avrei voluto fargli una sola domanda ma molto di parte, quindi me la sono tenuta...
Per la mostra invece sono rimasta incantata (e letteralmente appiccicata) dalle sue tavole... sarà una cavolata ma vedere le attaccature dei retini mi faceva venire da piangere continuavo a pensare "Oddio sono davvero le originali!!!!"
in effetti non avevo pensato al fattore tempo, ma resta il fatto che non mi è piaciuto come mi aspettavo.
Comunque fra un po' di tempo proverò "Ai Tempi di Bocchan" o "Al Tempo di Papà" che penso si avvicinino di più a quello che cerco U,U
ps.se a qualcuno interessa Blanca posso venderglielo io U,U
Al tempo di papà è consigliatissimo, è una delle opere migliori, tant'è che lo stesso autore, come vedi, la accredita come la sua preferita.
Ai tempi di Bocchan invece lo sconsiglio, anche se non ho ancora finito di leggerlo, ma credo che per un lettore che non sa nulla di letteratura e storia del Giappone moderno sia una noia (io queste cose le ho studiate quindi mi ci ritrovo e lo apprezzo, ma concordo su eventuali lettori annoiati perchè ignoranti sull'argomento).
A questo proposito, preciso che la domanda "E' stato influenzato da altri artisti" era la mia X)
grazie per il consiglio, allora inizierò Al Tempo di Papà dato che la letteratura giapponese la conosco solo per sentito dire U,U
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