Dove c’è un ladro, c’è sempre un poliziotto pronto ad inseguirlo. Si pensi a Lupin e Zenigata, a Diabolik e all’ispettore Ginko, a Charles Lytton e all’ispettore Clouseau, oppure ad altri esempi giapponesi a disegni animati che ai lettori saranno già venuti in mente, ma di cui noi parleremo dopo.
Oltre al succitato Lupin III di Monkey Punch, c’è tuttavia un’opera a fumetti e a cartoni animati prodotta in Giappone che negli anni ha perfettamente incarnato la filosofia del “guardie e ladri”, tanto da gettare delle basi che saranno poi riprese in diverse chiavi da autori ed opere successive: quest’opera è Cat’s Eye (キャッツ アイ, Kyattsu Ai, riportiamo anche la trascrizione in katakana in quanto utile per un discorso che faremo successivamente), manga firmato da Tsukasa Hojo e pubblicato dal 1981 al 1985 sulle pagine di Shonen Jump della Shueisha, raccolto poi in 18 volumi.
La trama di Cat’s Eye ci mette di fronte al classico confronto fra ladro e poliziotto, ma con numerosi elementi di originalità. Innanzitutto non vi è un ladro di sesso maschile né un ladro unico, poiché protagoniste della storia sono un trio di ragazze, tre bellissime sorelle di nome Hitomi, Rui (la sorella maggiore) e Ai (la sorella minore) Kisugi. Le tre, di giorno, gestiscono il bar Cat’s Eye, mentre di notte si tramutano in una scaltra banda di ladre di opere d’arte, il cui nome in codice è lo stesso del bar.
Le tre ladre tuttavia, secondo elemento di novità, non rubano per egoismo, infatti non si appropriano di qualsiasi oggetto prezioso passi il convento né svaligiano gioiellerie. Si occupano unicamente di opere d’arte, e in particolare solo delle opere d’arte (quadri o, più raramente, sculture) firmate da Michael Heintz, artista avvolto nel mistero e ritenuto scomparso da molti anni. Heintz è in realtà il padre delle tre ragazze, che sperano, facendo parlare di sé coi loro furti (spesso, tra l’altro, eseguiti ai danni di falsari o di collezionisti malvagi e disonesti), di scoprire se è realmente morto o se è ancora vivo, e quali siano i misteri che si celano dietro la sua figura.
Terzo elemento di novità: il poliziotto incaricato di catturare la banda Cat’s Eye, ossia lo sfortunato Toshio Utsumi, è il fidanzato di Hitomi.
Questo dona alla trama di Cat’s Eye una grande originalità e freschezza, poiché sarà dunque la relazione fra i due personaggi ad essere messa al centro dell’attenzione dei lettori: fidanzati di giorno e rivali di notte, Hitomi/Cat’s Eye e Toshio vivono una storia fatta di segreti, di sfide, di furti annunciati con espliciti biglietti d’avviso, di bugie, di rimorsi. Una storia vissuta da tre persone che in realtà però sono soltanto due, e questo porta scompiglio nel loro rapporto facendo sì che Toshio si trovi preso fra due fuochi, la sua fidanzata Hitomi e la bella e scaltra Cat’s Eye con la quale ingaggerà ben presto una sfida personale che palesa un coinvolgimento emotivo del poliziotto nei confronti dell’avvenente e misteriosa ladra.
Intorno a Toshio e alle tre sorelle si muove un manipolo di bizzarri personaggi molto convincente, a partire dai colleghi poliziotti di Toshio, tanto imbranati e comici quelli di sesso maschile quanto intelligente e caparbia la collega di sesso femminile Mitsuko Asatani, che più volte sarà vicinissima a scoprire la vera identità di Cat’s Eye. Nella bizzarrra compagnia di personaggi che gravitano intorno al bar Cat’s Eye ci sono infine anche l’imponente Sadatsugu Nagaishi, ex militare dal passato misterioso ma dal cuore gentile che fa da tutore e aiutante alle tre sorelle in quanto migliore amico dello scomparso Heintz e il ladruncolo guascone Kamiya, strambo alleato occasionale delle sorelle Kisugi.
La presenza di un cast di personaggi tutti ben caratterizzati, divertenti e molto umani dona a Cat’s Eye una dimensione particolare. Accanto ai numerosissimi furti compiuti dalle sorelle, ad azioni pericolosissime, fughe rocambolesche, corse contro il tempo, lotte contro la legge o contro il crimine, si affiancano anche molte storie più tranquille, quotidiane, che portano avanti le relazioni tra i personaggi o ne approfondiscono il carattere, i sogni, le attitudini e nel frattempo ci donano un realistico spaccato del Giappone dei primi anni ’80.
Cat’s Eye è una storia figlia di un tempo in cui in tv facevano furore le tre bellissime agenti segrete di Charlie’s Angels, da cui non è escluso che l’opera di Hojo abbia preso qualche ispirazione. Del resto, anche qui abbiamo un trio di fascinose protagoniste che hanno quotidianamente a che fare con fughe, sbirri, falsari, casinò, marchingegni tecnologici, sfide contro il tempo e numerose azioni da film americano.
Tuttavia, oltre ad essere una storia ricca d’azione e di rimandi alle produzioni occidentali del periodo, Cat’s Eye è anche un’opera che mette al suo fulcro non tanto l’azione quanto l’amore.
Sentimento, questo, che si presenta nella serie sotto diversi aspetti: quello familiare che intercorre fra le tre sorelle; quello delle tre Kisugi nei confronti del loro padre, che cercano in tutti i modi di ritrovare; quello che le protagoniste e il loro “padre putativo” Nagaishi provano vicendevolmente; quello che gli sfortunati colleghi sbirri di Toshio continuano a cercare invano per tutta la serie, ma, soprattutto, quello fra Hitomi e Toshio, vero e proprio motore di tutta la vicenda ed elemento di innovazione, che porta Cat’s Eye ad un livello molto più alto dell’essere una semplice storia di guardie e ladri.
Tsukasa Hojo, qui alla sua prima opera lunga dopo alcune storie autoconclusive, realizza una storia avvincente e particolare, disegnata con uno stile realistico e dettagliato, che migliora visibilmente nel corso della serializzazione raggiungendo gli ottimi livelli per cui l’autore è oggi molto famoso.
Nonostante fosse una storia particolare, molto differente da quel che di solito era pubblicato su Shonen Jump in quel periodo, Cat’s Eye riesce comunque ad ottenere un ottimo successo, con diciotto milioni di copie vendute e un posto ben meritato nella storia del fumetto giapponese, avendo lanciato elementi che poi, come vedremo in seguito, saranno ripresi da molte altre opere successive.
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Oltre al succitato Lupin III di Monkey Punch, c’è tuttavia un’opera a fumetti e a cartoni animati prodotta in Giappone che negli anni ha perfettamente incarnato la filosofia del “guardie e ladri”, tanto da gettare delle basi che saranno poi riprese in diverse chiavi da autori ed opere successive: quest’opera è Cat’s Eye (キャッツ アイ, Kyattsu Ai, riportiamo anche la trascrizione in katakana in quanto utile per un discorso che faremo successivamente), manga firmato da Tsukasa Hojo e pubblicato dal 1981 al 1985 sulle pagine di Shonen Jump della Shueisha, raccolto poi in 18 volumi.
La trama di Cat’s Eye ci mette di fronte al classico confronto fra ladro e poliziotto, ma con numerosi elementi di originalità. Innanzitutto non vi è un ladro di sesso maschile né un ladro unico, poiché protagoniste della storia sono un trio di ragazze, tre bellissime sorelle di nome Hitomi, Rui (la sorella maggiore) e Ai (la sorella minore) Kisugi. Le tre, di giorno, gestiscono il bar Cat’s Eye, mentre di notte si tramutano in una scaltra banda di ladre di opere d’arte, il cui nome in codice è lo stesso del bar.
Le tre ladre tuttavia, secondo elemento di novità, non rubano per egoismo, infatti non si appropriano di qualsiasi oggetto prezioso passi il convento né svaligiano gioiellerie. Si occupano unicamente di opere d’arte, e in particolare solo delle opere d’arte (quadri o, più raramente, sculture) firmate da Michael Heintz, artista avvolto nel mistero e ritenuto scomparso da molti anni. Heintz è in realtà il padre delle tre ragazze, che sperano, facendo parlare di sé coi loro furti (spesso, tra l’altro, eseguiti ai danni di falsari o di collezionisti malvagi e disonesti), di scoprire se è realmente morto o se è ancora vivo, e quali siano i misteri che si celano dietro la sua figura.
Terzo elemento di novità: il poliziotto incaricato di catturare la banda Cat’s Eye, ossia lo sfortunato Toshio Utsumi, è il fidanzato di Hitomi.
Questo dona alla trama di Cat’s Eye una grande originalità e freschezza, poiché sarà dunque la relazione fra i due personaggi ad essere messa al centro dell’attenzione dei lettori: fidanzati di giorno e rivali di notte, Hitomi/Cat’s Eye e Toshio vivono una storia fatta di segreti, di sfide, di furti annunciati con espliciti biglietti d’avviso, di bugie, di rimorsi. Una storia vissuta da tre persone che in realtà però sono soltanto due, e questo porta scompiglio nel loro rapporto facendo sì che Toshio si trovi preso fra due fuochi, la sua fidanzata Hitomi e la bella e scaltra Cat’s Eye con la quale ingaggerà ben presto una sfida personale che palesa un coinvolgimento emotivo del poliziotto nei confronti dell’avvenente e misteriosa ladra.
Intorno a Toshio e alle tre sorelle si muove un manipolo di bizzarri personaggi molto convincente, a partire dai colleghi poliziotti di Toshio, tanto imbranati e comici quelli di sesso maschile quanto intelligente e caparbia la collega di sesso femminile Mitsuko Asatani, che più volte sarà vicinissima a scoprire la vera identità di Cat’s Eye. Nella bizzarrra compagnia di personaggi che gravitano intorno al bar Cat’s Eye ci sono infine anche l’imponente Sadatsugu Nagaishi, ex militare dal passato misterioso ma dal cuore gentile che fa da tutore e aiutante alle tre sorelle in quanto migliore amico dello scomparso Heintz e il ladruncolo guascone Kamiya, strambo alleato occasionale delle sorelle Kisugi.
La presenza di un cast di personaggi tutti ben caratterizzati, divertenti e molto umani dona a Cat’s Eye una dimensione particolare. Accanto ai numerosissimi furti compiuti dalle sorelle, ad azioni pericolosissime, fughe rocambolesche, corse contro il tempo, lotte contro la legge o contro il crimine, si affiancano anche molte storie più tranquille, quotidiane, che portano avanti le relazioni tra i personaggi o ne approfondiscono il carattere, i sogni, le attitudini e nel frattempo ci donano un realistico spaccato del Giappone dei primi anni ’80.
Cat’s Eye è una storia figlia di un tempo in cui in tv facevano furore le tre bellissime agenti segrete di Charlie’s Angels, da cui non è escluso che l’opera di Hojo abbia preso qualche ispirazione. Del resto, anche qui abbiamo un trio di fascinose protagoniste che hanno quotidianamente a che fare con fughe, sbirri, falsari, casinò, marchingegni tecnologici, sfide contro il tempo e numerose azioni da film americano.
Tuttavia, oltre ad essere una storia ricca d’azione e di rimandi alle produzioni occidentali del periodo, Cat’s Eye è anche un’opera che mette al suo fulcro non tanto l’azione quanto l’amore.
Sentimento, questo, che si presenta nella serie sotto diversi aspetti: quello familiare che intercorre fra le tre sorelle; quello delle tre Kisugi nei confronti del loro padre, che cercano in tutti i modi di ritrovare; quello che le protagoniste e il loro “padre putativo” Nagaishi provano vicendevolmente; quello che gli sfortunati colleghi sbirri di Toshio continuano a cercare invano per tutta la serie, ma, soprattutto, quello fra Hitomi e Toshio, vero e proprio motore di tutta la vicenda ed elemento di innovazione, che porta Cat’s Eye ad un livello molto più alto dell’essere una semplice storia di guardie e ladri.
Tsukasa Hojo, qui alla sua prima opera lunga dopo alcune storie autoconclusive, realizza una storia avvincente e particolare, disegnata con uno stile realistico e dettagliato, che migliora visibilmente nel corso della serializzazione raggiungendo gli ottimi livelli per cui l’autore è oggi molto famoso.
Nonostante fosse una storia particolare, molto differente da quel che di solito era pubblicato su Shonen Jump in quel periodo, Cat’s Eye riesce comunque ad ottenere un ottimo successo, con diciotto milioni di copie vendute e un posto ben meritato nella storia del fumetto giapponese, avendo lanciato elementi che poi, come vedremo in seguito, saranno ripresi da molte altre opere successive.
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Tremo al solo pensiero di quanto costerà la ristampa
Spero sia meglio di City Hunter a livello di trama.
Comunque la migliore era ed è tutt'ora Rui/Kelly v_v voglio un remake anche su lei, era la più dannatamente sexy del gruppo xD
Complimenti a Kotaro per l'approfondimento!
E' un'opera che ho sempre amato...beh proprio sempre no a dire il vero, all'inizio i miei gusti in fatto di anime erano diversi... non gradivo neanche Lady Oscar! (bisogna essere proprio imbecilli!)
Ehhh, si...parlo di anime perchè, del resto, il sottoscritto predilige quasi sempre la versione animata. ù_ù
Sexy le gatte "new version"! ♥
(fan service certo ancora ai primordi, ma per l'epoca i corpi sinuosi e provocanti delle tre ladre era quanto di piu' spinto si fosse mai visto in TV). Personalmente sono sempre stato un fan di Occhi di Gatto, mentre City Hunter mi ha sempre lasciato freddino (parlo degli anime).
Detto ciò, ostracismo a prescindere per le ragazze nella nuova versione
Per il resto, che dire, mi accodo a chi adora da sempre le "Tre ragazze bellissime, tre sorelle furbissime, son tre ladre abilissime, molto sveglie e agilissime"...ok mi fermo qui
Mah, siamo a vedere i costi della ristampa, le vorrei nella mia collezione!
'Occhi di gatto' è davvero un must, e col tempo non ha perso il suo fascino.
Grazie per l'articolo, mi ha fatto riaffiorare piacevoli ricordi.
Ricordo ancora quando trotterellavo per casa cantando a squarciagola la sigla italiana... e ogni tanto anche i miei genitori me lo ricordavano... ah che bei ricordi!!!
Ancora oggi a risentire quella sigla mi salgono di quei brividi sulla schiena...
Ad ogni modo bellissimo dossier, Kotaro ^^
Ciò mi ricorda che fra non molto inizierà la ristampa del manga (di cui mi mancano ancora 3 numeri della Star) della Panini che ovviamente farò mia
I manga/anime di guardia&ladri dove si intrecciano storie tra la ladra e l'inseguitore me li sono passati tutti dopo Occhi di Gatto, Shadow Lady di Katsura (brutto), Lisa e Seya (il citato Kaitou Saint Tail, abbastanza carino), ma non hanno raggiunto il suo livello.
Le sigle sono davvero belle e da fan degli anni '80 le ascolto ancora oggi, il remake manga del 2010, almeno esteticamente, non mi dice proprio nulla, sempre dell'idea che i classici dovrebbero rimanere tali.
Occhi di gatto fa parte di quelle serie che sono un pò il bagaglio culturale collettivo della nostra generazione, quelle che tutti hanno visto o di cui, sicuramente, in ogni caso hanno sentito parlare.
Personalmente, però, sebbene l'abbia visto più volte da piccolino, non è mai riuscito a prendermi troppo, complice anche il fatto che, similmente a Nyx, da piccolo non mi piaceva questo genere di cartoni animati e preferivo quelli più fantastici o con protagonisti animali parlanti o simili.
Adesso che sono cresciuto, fortunatamente, riesco ad apprezzare moltissime serie degli anni '80 che all'epoca non capivo per via della mia tenera età, e così, dopo aver scoperto ed essermi appassionato ai fumetti di Hojo tramite la ristampa di City Hunter, ho potuto agguantare anche il manga di Cat's Eye (thanks nei secoli a Swordman ).
Dopo un inizio un pò traballante, l'ho divorato nel giro di un paio di giorni, con una voracità impressionante e decisamente felice di avere a disposizione tutta la serie, fino a giungere ad un finale spettacolare divorato nella classe dove facevo il tirocinio l'anno scorso, mentre i bambini mi facevano la ricreazione intorno, tanto mi aveva preso e non potevo aspettare la fine delle lezioni per leggerne la fine.
Una delle migliori letture che io abbia mai fatto, senza dubbio. Un manga profondo, avvincente, originale, romantico, splendidamente disegnato, con un'atmosfera retrò che mi ha fatto venire un magone incredibile e dei personaggi fantastici.
Le tre protagoniste sono, davvero, una meglio dell'altra, e non saprei chi scegliere, se dovessi decidere la mia preferita, perchè le ho amate tutte: l freschezza di Ai, la matura sensualità di Rui, la furbizia e l'avvenenza di Hitomi. Per non far torto a nessuna delle tre, quest'oggi metto Nagaishi in avatar, perchè non potrei sceglierne una ed escludere le altre due, e un'immagine cumulativa non renderebbe, in piccolo.
Guardando oggi, a venticinque anni, le tre gatte, sento il cuore sobbalzarmi per l'emozione: personaggi davvero sensuali, bellissimi, misteriosi, affascinanti fra le ragazze disegnate migliori mai viste in un fumetto. Pensando a loro, che hanno ormai trent'anni, e alle ragazzine moe che imperano oggi, davvero vien su la tristezza, che si acuisce poi guardando il remake Cat's Ai, che sembra un'amenità e pare non avere affatto il fascino dell'originale del maestro Hojo (nondimeno, forse gli darò un'occhiata, per amor della serie, giusto per vedere se poi dovrò affossarlo con un'insufficienza e un'accusa di eresia o meno).
@ Ironic
Aspetta e vedrai, che ho in programma altri dossier interessanti su questo versante, su serie che sicuramente voi bambini degli anni '80 conoscerete
@ Micheles
In realtà, quello di Occhi di gatto quasi non si può definire fanservice, perchè è connaturato all'essenza delle protagoniste. Loro non mostrano mutandine svolazzanti o tette esagerate su corpi di bambine, loro sono DONNE, femmes fatales, peraltro figlie di un'estetica anni '80 che era molto più casta, per i tempi, rispetto a quella attuale, e conquistano il lettore col fascino e la bellezza dei loro corpi da top model, dei loro capelli corvini, della loro aria matura e del loro comportamento ingannevole e sfuggevole.
In quest'ottica, non mi ha affatto disturbato, mentre invece ho trovato decisamente più disturbante City Hunter, non per i tanti personaggi femminili che sono sempre bellissimi graficamente quanto più per il personaggio di Ryo e le sue continue erezioni e battute a sfondo sessuale.
@ Giannigreed e Mark D. Ace
Personalmente, sto leggendo anch'io City Hunter soltanto adesso grazie alla ristampa, quindi non posso pronunciarmi su tutta la storia, ma facendo un confronto fra questi primi 15 maxivolumi di City Hunter e i 18 completi di Cat's Eye, quest'ultimo stravince alla grande. Innanzitutto, Cat's Eye ha una trama, che viene portata avanti con lentezza perchè deve dar spazio a numerose sottotrame di vario genere, ma c'è e non viene mai persa di vista, mentre City Hunter ad ora è solo un insieme di casi autoconclusivi che non portano a qualcosa di più grande, a differenza dei furti delle gatte.
In secondo luogo, anche se pure Cat's Eye è composto da casi autoconclusivi, non ve ne sono mai di uguali. Ci sono sempre azioni rocambolesche in posti diversi (casinò, gare automobilistiche, furti in musei cittadini, in crociere, in avveniristici locali di lusso, in località sciistiche, in feste fastose, spericolati giochi in isole sperdute...), ci sono più personaggi e il focus non è mai soltanto su Hitomi, ma anche sulle sorelle, su Toshio, su Kamiya, su Asatani, sui colleghi del commissariato, su Nagaishi, sul padre scomparso delle protagoniste, mentre invece City Hunter ad ora è solo Ryo che ha a che fare con stangone, mokkori e martellate a profusione, Ryo che tenta di provarci ma tanto non può farci niente perchè è su Jump, le stangone si innamorano di lui ma ciccia perchè sennò la serie finirebbe, stessa cosa ripetuta all'infinito sempre con le stesse meccaniche, salvo qualche caso (ma son davvero pochi purtroppo) incentrato su Kaori, Saeko o Umibozu. Il punto di vista è, purtroppo, sempre quello maschile e Ryo è un personaggio troppo sempre uguale a sè stesso e chiuso nei suoi rapporti con gli altri personaggi, quindi purtroppo City Hunter, affezione per l'ambientazione anni '80 e i disegni di Hojo che mi fan sbavare su ogni tavola a parte, è molto più ripetitivo, tedioso, inconcludente e infantile rispetto a Cat's Eye. Spero in una svolta decisiva della trama, visto il maggior successo/lunghezza dell'opera rispetto al suo predecessore, ma anche così comunque io lo leggo con un certo piacere, anche se mi aspettavo qualcosa di più, purtroppo. Riguardo all'edizione, non avesse pecette e refusi in francese andrebbe pure bene.
Concludo questa mia arringa (per il momento, chissà) con un paio di chicche. Si era detto di remix dance della sigla della serie tv, giusto? E allora, via con le danze! Uno e due
Cat's Eye, ma posso benissimo dire Occhi di Gatto, è un opera a cui sono molto legato fin dall'infanzia (le immagini dell'anime sono tra i flash che mi sono rimasti in memorie da allora, e mi ricordo anche dove vidi alcuni episodi). Non ero mai riuscito ad arrivare alla fine dell'anime per cui ho voluto a tutti i costi terminare il manga. E devo dire che è stata una bella lettura, resta di sicuro un manga di altri tempi che comunque saprebbe dire la sua anche oggi specie se vediamo quante scemenze sono pubblicate ora.
Qualche appunto.
- Qualche spazio tra i paragrafi in più io lo metterei per agevolare la lettura...
- I costumi delle nuove "gattine" (Cat's Ai per intenderci) non mi paiono poi così discinti. Alla fine le vecchie tutine mostravano forse anche più curve yuk yuk
- Sicuro del 31 % di share all'ultima messa in onda? Non è che era in rapporto a una fascia d'età? Più che altro chiedo, può benissimo essere che sbagli io...
Ancora una volta un ottimo lavoro
Hai ragione, la fonte (Wikipedia italiana e file PDF ad esso correlata) specifica che lo share è stato totalizzato nella fascia 4-14 anni. Non so se ho omesso questo dato involontariamente perchè non ha attirato la mia attenzione o se quando ho fatto l'articolo non era specificato ed è stato aggiunto dopo.
Aspetto anche io la ristampa, però adoravo la serie animata.
Mi sarebbe piaciuto che nell'articolo si fossero più approfondite le dirrenze tra manga e anime... ma temo che ci sarebbero stati un pò troppi spoilers.
A proposito delle sigle, senza nulla togliere a Cristina D'Avena (ovviamente negli anni '80 non c'era YopuTube e Internet per scoprire le sigle originali) e alla canzone che tante volte abbiamo cantato da piccoli, la sigla originale è fantastica, e solo recentemente ho scoperto che è niente meno la musica che tanto adoravo e che si sentiva nei momenti clou della serie.
Censure??? ma và???
Non sapevo che anche certe scene della prima sigla sono state tagliate. Ovvio, quindi, che sia stata totalmente censurata la seconda sigla
I maschietti l'apprezzeranno sicuramente.
http://www.dailymotion.com/video/xjdzo_cats-eye-opening-2_music
Comunque io preferisco il character design della prima serie.... decisamente più morbido.
Credo quindi che lascerò perdere Cat's eye quando uscirà.
Quanti ricordi mi ha fatto riaffiorare; una serie a dir poco leggendaria. Sfortunatamente, ho avuto modo di visionare solo la versione animata, ma mi piacerebbe molto poter leggere quella cartacea. Come già detto da altri, l'ipotesi di comprare la ristampa è alquanto improbabile. Attendo nuovi approfondimenti su serie di questo calibro, e vivi complimenti a Kotaro!
E già che ci sono spezzerò una lancia a favore di City Hunter. Premetto che lo sto leggendo anche io per la prima volta grazie alla ristampa che sta uscendo ora, quindi non so come proseguirà la trama, ma per ora lo trovo un manga assolutamente spassoso! Le situazioni sono divertenti, ripetitive quanto volete ma sicuramente non noiose a mio parere! Tralasciamo il livello puramente "tecnico" dell'opera, visto che i disegni sono null'altro che perfetti, io mi aspetto un miglioramento notevole della trama visto che gli episodi incentrati sul rapporto tra Ryo e Kaori sono in aumento (e visto che chi ha letto tutta l'opera adora Kaori, che finora non è altro che una spalla un po' piattina) e inoltre City Hunter inizia come gag manga, per poi progredire, o almeno così ho letto. Io sono fiducioso e per ora mi godo il manga per quello che è, leggero e piacevole senza andare a cercare cose che, almeno per ora, proprio non ci sono.
@ yukino76
Per parlare più approfonditamente dei confronti fra anime e manga avrei dovuto conoscere a menadito l'anime, cosa che non è vera dal momento che lo vidi da piccolino, quindi mi sono limitato a riportare in linee generali ciò che ho trovato in vari siti che parlavano del confronto fra le due cose
"Derringer" è stupenda, sia quanto a musica (anni '80 a manetta ) sia come video.
@ Eddie
Faresti un errore. Come detto più su, City Hunter non ha nulla a che vedere con Cat's Eye a livello di trama e caratterizzazione dei personaggi. Quest'ultimo, pur essendo precedente, al momento attuale è decisamente superiore.
Comunque sono fiducioso nei confronti di City Hunter. Essendo l'opera principale che tutti associano ad Hojo, mi riesce difficile credere a un buco nell'acqua. Vedremo.
Tutti chi? Lo fanno solo quelli che non conoscono Cat's Eye!
Comunque mi dicono che il manga di Hunter e' molto migliore dell'anime, che e' ripetitivo al massimo.
City Hunter, sia come manga che come anime, è molto più lungo, inoltre ha un sequel ufficiale (che conta 2 stagioni e ha pure un anime) realizzato direttamente da Hojo in persona, mentre Cat's Eye, aldilà di aver fatto storia perchè il suo concept è stato imitato da duemila altre serie successive di altri, si è dovuto accontentare del remake-scarto coi disegni fighetti realizzati da un altro autore. Direi che sia chiaro che City Hunter, fra i due, è più popolare (il discorso generalmente non vale per l'Italia, dove City Hunter è stato trasmesso in sordina dalle reti regionali, mentre Cat's Eye su Mediaset, con la sigla famosa e replicato ogni 3x2).
Disegni davvero troppo belli con la fisionomia del volto davvero fatta come si deve,ormai quelli di oggi , anche se prediliggo il moe,son troppo esagerati,ma dove son finite le labbra carnose i bei nasini e quegli occhi in cui perdersi e quei corpi "conturbanti".........
È sicuramente possibile che la fonte d'ispirazione per la serie, quantomeno a livello estetico, siano state le Charlie's Angels. Ma l'idea venne a Hojo in seguito a una discussione tra amici circa un rapporto sentimentale un po' particolare: ne scaturì una situazione paradossale con marito poliziotto e moglie ladra, chiaramente l'uno all'insaputa dell'altra. Poi Hojo, comprensibilmente sia da un punto di vista realistico sia pratico, virò un po'.
Quanto alla versione italiana alcuni appunti: la prima serie non presenta praticamente censure (pochissima roba, di più la seconda), la videosigla iniziale non presenta tagli (si vede una silhouette di Hitomi/Sheila H__H); solo, curiosamente, un differente montaggio. La videosigla finale (leggermente più corta dell'orginale) il miglior editing mai realizzato in Italia: confrontate il "Cat's eye" orginale che scorre a intermittenza con l'"Occhi di gatto" nostrano perfettamente integrato. Chapeau allo Studio Mafera.
A non essere presenti sono le videosigle della seconda serie, sostituite da uno dei soliti scialbissimi montaggi che iniziano a imperversare a partire da quel periodo (1987 circa). In effetti la sigla iniziale è al limite del VM14 ^^;
La sigla italiana è la migliore della D'Avena a mio giudizio, e tra le top 5 italiane in generale.
Il doppiaggio è anch'esso uno dei più riusciti mai realizzati in Italia.
Il remake lascia dubbioso anche me, anche se credo finirò per prenderlo. Interessante l'aver alzato l'età di Ai e anche averla resa protagonista; bisogna però vedere come questo influenzerà Toshio. Insomma, se sarà "semplicemente" il ragazzo della sorella della protagonista... rischiamo di perdere il co-protagonista.
Ma di una cosa sono certo: i nuovi costumi NON sono più discinti della versione originale
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