Dice il detto, "Gli opposti si attraggono". Da sempre il mondo del cinema, dei fumetti e dell'animazione ci hanno offerto validi esempi di coppie di persone totalmente differenti fra loro per fisionomia, carattere e/o attitudini, che però riuscivano, insieme, a creare un'alchimia tutta particolare, in virtù dell'amicizia e della complicità intercorrente fra loro. Si pensi a Stan Laurel e Oliver Hardy, a John Belushi e Dan Aykroyd, ad Asterix e Obelix, a Timon e Pumbaa, a James P. Sullivan e Mike Wazowsky, a Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro, a Saki Hyuuga e Mai Mishou.
Sakamichi no Apollon ("L'Apollo del pendio"), serie animata recentemente conclusasi sui teleschermi giapponesi e tratta dall'omonimo manga di Yuki Kodama, ci racconta, ancora una volta, di una "strana coppia" di amici che non ha nulla da invidiare ai grandi nomi succitati, come base della sua storia.
1966. Kaoru Nishimi si trasferisce in una nuova città e in un nuovo liceo. Cosa particolarmente drammatica per lui, introverso signorino di buona famiglia educato sulle note (suonate al pianoforte) della musica classica per cui la socializzazione con le persone è sempre stata un grosso cruccio.
Il primo impatto con la sua nuova vita è traumatico, per un ragazzo chiuso in se stesso come Kaoru, ma ecco che in suo soccorso, inaspettatamente, arriva un angelo: Ritsuko Mukae, dolce e gentile compagna di scuola la cui famiglia gestisce un negozio di musica. La ragazza si avvicina subito al nuovo arrivato, aiutandolo ad ambientarsi.
Giunge dunque, per Kaoru, il dolceamaro tempo del primo amore, travagliato come non mai, ma intriso di numerose sensazioni.
Insieme all'angelo, il ragazzo incontra, però, anche il diavolo: Sentarou Kawabuchi, un compagno di classe robusto e rissoso che ha la fama del teppista da cui è meglio tenersi alla larga. Cosa che sarebbe nei piani di Kaoru, ma che non riuscirà a mettere in atto, complici una serie di strani scherzi del destino, non ultimo quello che il bulletto è un caro amico d'infanzia dell'amata Ritsuko, unica che riesce ad avvicinarsi a lui senza problemi, e che quindi, in un modo o nell'altro, gli toccherà averci a che fare.
Come spesso accade in questi casi, tuttavia, Kaoru si renderà conto che il diavolo non è poi così cattivo come lo si dipinge e che anche Sentarou è un essere umano, coi suoi sentimenti e i suoi problemi, che, a dispetto dell'apparenza violenta, tiene molto ai suoi cari, ha un grande cuore e una grande passione, la musica jazz.
Proprio la musica jazz sarà l'elemento che contribuirà ad unire i due ragazzi in un legame di amicizia indissolubile. Inizialmente "costretto" da Sentarou, Kaoru si ritroverà a suonare il pianoforte per accompagnare la sua batteria nelle sessioni di musica che entrambi svolgeranno nel sottoscala del negozio del padre di Ritsuko, il quale occasionalmente si unirà a loro nel suonare. Scoprirà che gli piace suonare il jazz, e che gli piace farlo in compagnia di Sentarou, quel ragazzo che in un primo momento gli faceva paura e che, pian piano, diventa per lui un amico insostituibile.
Amicizia, amore e adolescenza. Sono queste le "tre A" che in Sakamichi no Apollon si intrecciano con maestria per creare un racconto coinvolgente e ricco d'emozioni.
Il timido Kaoru, la dolce Ritsuko e il rissoso Sentarou non sono gli unici personaggi della nostra storia. Attorno a loro gravitano anche, ad esempio, la bella Yurika Fuchizaki, ragazza di un anno più grande che si unirà presto al loro gruppo; Junichi Katsuragi, taciturno studente universitario amico di Ritsuko e Sentarou sin dall'infanzia, o Seiji Matsuoka, compagno di scuola effeminato con la passione per i Beatles.
Questo ben assortito gruppo di personaggi instaurerà, nel corso dei dodici episodi che compongono la serie, un complesso schema di relazioni sentimentali composto da triangoli, quadrangoli e via discorrendo, che riesce a tenere sulle spine lo spettatore, impegnato a interrogarsi con interesse sullo sviluppo di queste complicate love stories.
L'interesse dello spettatore viene premiato. Non mancheranno, infatti, baci, equivoci, fraintendimenti, regali fatti a mano, colpi di fulmine, gelosie, rossori, dichiarazioni, fughe d'amore e diversi momenti di grandissima intensità emotiva su questo versante, complice anche il carattere molto "giapponese" dei personaggi, che li rende riservati e chiusi, ma impulsivi all'occorrenza, facendo sì che diventino protagonisti di incomprensioni, silenzi, timidezza, ma anche di gesti tanto inaspettati quanto toccanti.
Nonostante occupino una gran parte della vicenda, tuttavia, le storie d'amore non sono l'unico né il principale tema di Sakamichi no Apollon. Lo spettatore se ne accorge man mano che il cerchio si stringe in direzione del finale e la storia d'amore di Kaoru e Ritsuko si fa da parte, mentre la narrazione si concentra quasi unicamente su un altro tipo di rapporto, quello dell'amicizia che lega l'introverso pianista al robusto batterista.
E' un'amicizia sincera, fortissima, quella intercorrente fra i due ragazzi, che matura pian piano, fra momenti di grande sensibilità, man mano che entrambi scoprono qualcosa di più di loro stessi e si fanno forza vicendevolmente. Un'amicizia salda, che non teme litigi, gelosie, fraintendimenti, intromissioni o separazioni. I momenti in cui suonano insieme, facendo diventare un tutt'uno il ritmo che scaturisce dai loro strumenti per creare una grande armonia, del resto, sono fra i ricordi più piacevoli delle loro vite piene di problemi e travagli. Diversi, estranei, eppure in un certo senso intimamente molto simili, i due ragazzi superano insieme, a suon di musica, i rispettivi problemi, creando e consolidando un meraviglioso legame l'uno con l'altro.
Delicato, emozionante, sentimentale, ricco di suggestioni shonen-ai che esaltano lo spettatore appassionato di questo tipo di rapporti ma che riescono a rimanere soltanto suggestioni ignorabili per chi invece mal li digerisce, il legame d'amicizia fra i due ragazzi è il vero e proprio fulcro dell'intera vicenda, che può quindi essere letta non soltanto come una storia d'amore, non soltanto come la storia di un gruppo di ragazzi nel Giappone degli anni '60, ma anche e soprattutto la storia di due grandi amici che fra musica, dramma ed emozioni, si comprendono l'un l'altro, crescono e vivono insieme la loro adolescenza, in previsione di un finale dove sarà proprio l'amicizia fra i due ragazzi, ora uniti da un profondo legame che supera il tempo, le diversità, la lontananza e qualsiasi altro tipo di sentimento, a rappresentare la chiave di volta.
Sullo sfondo, gli anni '60, quelli delle rivolte studentesche (che svolgono un ruolo di minore importanza nella storia) e della grande musica americana.
In un certo senso, si può dire che Sakamichi no Apollon sia un po' un romanzo di Haruki Murakami, ma privo delle scene di sesso e dei deliri onirici. Vi è infatti, fra i fotogrammi di questa bella storia dall'ambientazione anni '60, la stessa, identica, attenzione per la musica occidentale che si trova in romanzi come Norway no mori (Norwegian Wood) e Kokkyou no minami, taiyou no nishi (A sud del confine, ad ovest del sole).
Esattamente come per i romanzi succitati (dove titoli di canzoni jazz, blues o rock occidentali diventano il titolo del libro o fanno la loro comparsa in diversi passaggi), infatti, nei titoli degli episodi e in numerose scene della storia sono coinvolti molti nomi famosi e brani di musica jazz occidentale, come "Moanin'" di Art Blakey & The Jazz Messengers (1958), "Summertime" di George Gershwin (1935), "Bag's Groove" di Milt Jackson (1952), Someday my prince will come" di Bill Evans (1959), "Blowin' the blues away" di Horace Silver (1959), "But not for me" di Chet Baker (1958), Lullaby of birdland" di Chris Connor (1953), "My favourite things" dalla colonna sonora di Tutti insieme appassionatamente (1965), di cui John Coltrane fece una cover strumentale nell'omonimo album del 1961, "Four" di Miles Davis (1958), i Beatles o il jazzista John Coltrane (la cui morte, avvenuta nel 1967, viene citata dai personaggi). Menzione d'onore anche per i The Spiders, gruppo pop giapponese degli anni '60, la cui hit "Itsu made mo doko made mo/Ban ban ban", del 1967, viene eseguita da Seiji, uno dei personaggi della storia, che preferisce ritmi più moderni al tradizionale jazz amato da Sentarou.
La bellissima colonna sonora della serie animata riprende spesso e volentieri questi brani ed altri, accompagnandoli con uno score molto sobrio, opera della veterana Yoko Kanno, che ben si confà all'ambientazione della vicenda. Molto coinvolgente è anche la sigla d'apertura, "Sakamichi no melody" di Yuki, mentre quella di chiusura, "Altair" di Motohiro Hata, è più anonima.
Di rimando, il doppiaggio non presenta voci troppo particolari e in alcuni casi sono anche sgradevoli nell'interpretazione, come il personaggio di Kaoru, il cui continuo parlare a monosillabi con voce femminea dopo un po' risulta fastidioso.
Il comparto grafico dell'opera offre uno stile di disegno molto raffinato (opera del celebre character designer Nobuteru Yuki), che strizza molto l'occhio ai fumetti josei di ultima generazione (diverse sono le suggestioni stilistiche e narrative che rimandano al famoso Nodame Cantabile, opera di recente successo incentrata anch'essa sulla musica) ma che non sempre risulta bellissimo e che tende a rappresentare i personaggi maschili in maniera un po' troppo femminea e pulita, mentre quelli femminili non sono mai troppo belli o affascinanti.
Ottime la regia (opera del famoso Shinichiro Watanabe) e le animazioni, che diventano vera e propria gioia per gli occhi nelle fluidissime e spettacolari scene in cui i personaggi suonano.
Sakamichi no Apollon saluta i suoi spettatori con un finale tanto coinvolgente e potente sul lato emozionale quanto, purtroppo, rocambolesco e un po' troppo aperto su quello dei meri fatti.
Finale che, tuttavia, rappresenta il culmine di un'esperienza indimenticabile, un viaggio in un mondo adolescenziale sobrio, lontano, eppure estremamente vicino allo spettatore, che si immerge con gli occhi, le orecchie e il cuore negli anni '60. Impossibile non portarlo sempre nel cuore, il percorso di crescita di questi ragazzi che, lentamente, scoprono l'amore e un'amicizia talmente forte e profonda da riuscire addirittura a sovrastarlo nella scala d'importanza dei loro sentimenti. Un'amicizia sì esagerata e forse non troppo realistica (ma chi può dirlo?). Eppure, uno degli artifizi narrativi caratteristici dell'animazione giapponese, che tanto contribuisce a farla amare a chi ne è appassionato, non è forse quello di giocare, portandole all'eccesso, con le emozioni dei personaggi e degli spettatori? Kaoru, Ritsuko e Sentarou sono qui per questo, in fondo. Piangono, amano, soffrono, gioiscono, esasperando ogni loro emozione per far sì che lo spettatore riesca a portarne per sempre con sé il ricordo. E ci riescono, eccome.
Sakamichi no Apollon ("L'Apollo del pendio"), serie animata recentemente conclusasi sui teleschermi giapponesi e tratta dall'omonimo manga di Yuki Kodama, ci racconta, ancora una volta, di una "strana coppia" di amici che non ha nulla da invidiare ai grandi nomi succitati, come base della sua storia.
1966. Kaoru Nishimi si trasferisce in una nuova città e in un nuovo liceo. Cosa particolarmente drammatica per lui, introverso signorino di buona famiglia educato sulle note (suonate al pianoforte) della musica classica per cui la socializzazione con le persone è sempre stata un grosso cruccio.
Il primo impatto con la sua nuova vita è traumatico, per un ragazzo chiuso in se stesso come Kaoru, ma ecco che in suo soccorso, inaspettatamente, arriva un angelo: Ritsuko Mukae, dolce e gentile compagna di scuola la cui famiglia gestisce un negozio di musica. La ragazza si avvicina subito al nuovo arrivato, aiutandolo ad ambientarsi.
Giunge dunque, per Kaoru, il dolceamaro tempo del primo amore, travagliato come non mai, ma intriso di numerose sensazioni.
Insieme all'angelo, il ragazzo incontra, però, anche il diavolo: Sentarou Kawabuchi, un compagno di classe robusto e rissoso che ha la fama del teppista da cui è meglio tenersi alla larga. Cosa che sarebbe nei piani di Kaoru, ma che non riuscirà a mettere in atto, complici una serie di strani scherzi del destino, non ultimo quello che il bulletto è un caro amico d'infanzia dell'amata Ritsuko, unica che riesce ad avvicinarsi a lui senza problemi, e che quindi, in un modo o nell'altro, gli toccherà averci a che fare.
Come spesso accade in questi casi, tuttavia, Kaoru si renderà conto che il diavolo non è poi così cattivo come lo si dipinge e che anche Sentarou è un essere umano, coi suoi sentimenti e i suoi problemi, che, a dispetto dell'apparenza violenta, tiene molto ai suoi cari, ha un grande cuore e una grande passione, la musica jazz.
Proprio la musica jazz sarà l'elemento che contribuirà ad unire i due ragazzi in un legame di amicizia indissolubile. Inizialmente "costretto" da Sentarou, Kaoru si ritroverà a suonare il pianoforte per accompagnare la sua batteria nelle sessioni di musica che entrambi svolgeranno nel sottoscala del negozio del padre di Ritsuko, il quale occasionalmente si unirà a loro nel suonare. Scoprirà che gli piace suonare il jazz, e che gli piace farlo in compagnia di Sentarou, quel ragazzo che in un primo momento gli faceva paura e che, pian piano, diventa per lui un amico insostituibile.
Amicizia, amore e adolescenza. Sono queste le "tre A" che in Sakamichi no Apollon si intrecciano con maestria per creare un racconto coinvolgente e ricco d'emozioni.
Il timido Kaoru, la dolce Ritsuko e il rissoso Sentarou non sono gli unici personaggi della nostra storia. Attorno a loro gravitano anche, ad esempio, la bella Yurika Fuchizaki, ragazza di un anno più grande che si unirà presto al loro gruppo; Junichi Katsuragi, taciturno studente universitario amico di Ritsuko e Sentarou sin dall'infanzia, o Seiji Matsuoka, compagno di scuola effeminato con la passione per i Beatles.
Questo ben assortito gruppo di personaggi instaurerà, nel corso dei dodici episodi che compongono la serie, un complesso schema di relazioni sentimentali composto da triangoli, quadrangoli e via discorrendo, che riesce a tenere sulle spine lo spettatore, impegnato a interrogarsi con interesse sullo sviluppo di queste complicate love stories.
L'interesse dello spettatore viene premiato. Non mancheranno, infatti, baci, equivoci, fraintendimenti, regali fatti a mano, colpi di fulmine, gelosie, rossori, dichiarazioni, fughe d'amore e diversi momenti di grandissima intensità emotiva su questo versante, complice anche il carattere molto "giapponese" dei personaggi, che li rende riservati e chiusi, ma impulsivi all'occorrenza, facendo sì che diventino protagonisti di incomprensioni, silenzi, timidezza, ma anche di gesti tanto inaspettati quanto toccanti.
Nonostante occupino una gran parte della vicenda, tuttavia, le storie d'amore non sono l'unico né il principale tema di Sakamichi no Apollon. Lo spettatore se ne accorge man mano che il cerchio si stringe in direzione del finale e la storia d'amore di Kaoru e Ritsuko si fa da parte, mentre la narrazione si concentra quasi unicamente su un altro tipo di rapporto, quello dell'amicizia che lega l'introverso pianista al robusto batterista.
E' un'amicizia sincera, fortissima, quella intercorrente fra i due ragazzi, che matura pian piano, fra momenti di grande sensibilità, man mano che entrambi scoprono qualcosa di più di loro stessi e si fanno forza vicendevolmente. Un'amicizia salda, che non teme litigi, gelosie, fraintendimenti, intromissioni o separazioni. I momenti in cui suonano insieme, facendo diventare un tutt'uno il ritmo che scaturisce dai loro strumenti per creare una grande armonia, del resto, sono fra i ricordi più piacevoli delle loro vite piene di problemi e travagli. Diversi, estranei, eppure in un certo senso intimamente molto simili, i due ragazzi superano insieme, a suon di musica, i rispettivi problemi, creando e consolidando un meraviglioso legame l'uno con l'altro.
Delicato, emozionante, sentimentale, ricco di suggestioni shonen-ai che esaltano lo spettatore appassionato di questo tipo di rapporti ma che riescono a rimanere soltanto suggestioni ignorabili per chi invece mal li digerisce, il legame d'amicizia fra i due ragazzi è il vero e proprio fulcro dell'intera vicenda, che può quindi essere letta non soltanto come una storia d'amore, non soltanto come la storia di un gruppo di ragazzi nel Giappone degli anni '60, ma anche e soprattutto la storia di due grandi amici che fra musica, dramma ed emozioni, si comprendono l'un l'altro, crescono e vivono insieme la loro adolescenza, in previsione di un finale dove sarà proprio l'amicizia fra i due ragazzi, ora uniti da un profondo legame che supera il tempo, le diversità, la lontananza e qualsiasi altro tipo di sentimento, a rappresentare la chiave di volta.
Sullo sfondo, gli anni '60, quelli delle rivolte studentesche (che svolgono un ruolo di minore importanza nella storia) e della grande musica americana.
In un certo senso, si può dire che Sakamichi no Apollon sia un po' un romanzo di Haruki Murakami, ma privo delle scene di sesso e dei deliri onirici. Vi è infatti, fra i fotogrammi di questa bella storia dall'ambientazione anni '60, la stessa, identica, attenzione per la musica occidentale che si trova in romanzi come Norway no mori (Norwegian Wood) e Kokkyou no minami, taiyou no nishi (A sud del confine, ad ovest del sole).
Esattamente come per i romanzi succitati (dove titoli di canzoni jazz, blues o rock occidentali diventano il titolo del libro o fanno la loro comparsa in diversi passaggi), infatti, nei titoli degli episodi e in numerose scene della storia sono coinvolti molti nomi famosi e brani di musica jazz occidentale, come "Moanin'" di Art Blakey & The Jazz Messengers (1958), "Summertime" di George Gershwin (1935), "Bag's Groove" di Milt Jackson (1952), Someday my prince will come" di Bill Evans (1959), "Blowin' the blues away" di Horace Silver (1959), "But not for me" di Chet Baker (1958), Lullaby of birdland" di Chris Connor (1953), "My favourite things" dalla colonna sonora di Tutti insieme appassionatamente (1965), di cui John Coltrane fece una cover strumentale nell'omonimo album del 1961, "Four" di Miles Davis (1958), i Beatles o il jazzista John Coltrane (la cui morte, avvenuta nel 1967, viene citata dai personaggi). Menzione d'onore anche per i The Spiders, gruppo pop giapponese degli anni '60, la cui hit "Itsu made mo doko made mo/Ban ban ban", del 1967, viene eseguita da Seiji, uno dei personaggi della storia, che preferisce ritmi più moderni al tradizionale jazz amato da Sentarou.
La bellissima colonna sonora della serie animata riprende spesso e volentieri questi brani ed altri, accompagnandoli con uno score molto sobrio, opera della veterana Yoko Kanno, che ben si confà all'ambientazione della vicenda. Molto coinvolgente è anche la sigla d'apertura, "Sakamichi no melody" di Yuki, mentre quella di chiusura, "Altair" di Motohiro Hata, è più anonima.
Di rimando, il doppiaggio non presenta voci troppo particolari e in alcuni casi sono anche sgradevoli nell'interpretazione, come il personaggio di Kaoru, il cui continuo parlare a monosillabi con voce femminea dopo un po' risulta fastidioso.
Il comparto grafico dell'opera offre uno stile di disegno molto raffinato (opera del celebre character designer Nobuteru Yuki), che strizza molto l'occhio ai fumetti josei di ultima generazione (diverse sono le suggestioni stilistiche e narrative che rimandano al famoso Nodame Cantabile, opera di recente successo incentrata anch'essa sulla musica) ma che non sempre risulta bellissimo e che tende a rappresentare i personaggi maschili in maniera un po' troppo femminea e pulita, mentre quelli femminili non sono mai troppo belli o affascinanti.
Ottime la regia (opera del famoso Shinichiro Watanabe) e le animazioni, che diventano vera e propria gioia per gli occhi nelle fluidissime e spettacolari scene in cui i personaggi suonano.
Sakamichi no Apollon saluta i suoi spettatori con un finale tanto coinvolgente e potente sul lato emozionale quanto, purtroppo, rocambolesco e un po' troppo aperto su quello dei meri fatti.
Finale che, tuttavia, rappresenta il culmine di un'esperienza indimenticabile, un viaggio in un mondo adolescenziale sobrio, lontano, eppure estremamente vicino allo spettatore, che si immerge con gli occhi, le orecchie e il cuore negli anni '60. Impossibile non portarlo sempre nel cuore, il percorso di crescita di questi ragazzi che, lentamente, scoprono l'amore e un'amicizia talmente forte e profonda da riuscire addirittura a sovrastarlo nella scala d'importanza dei loro sentimenti. Un'amicizia sì esagerata e forse non troppo realistica (ma chi può dirlo?). Eppure, uno degli artifizi narrativi caratteristici dell'animazione giapponese, che tanto contribuisce a farla amare a chi ne è appassionato, non è forse quello di giocare, portandole all'eccesso, con le emozioni dei personaggi e degli spettatori? Kaoru, Ritsuko e Sentarou sono qui per questo, in fondo. Piangono, amano, soffrono, gioiscono, esasperando ogni loro emozione per far sì che lo spettatore riesca a portarne per sempre con sé il ricordo. E ci riescono, eccome.
Nonostante qualche piccola defezione, dunque, Sakamichi no Apollon si rivela essere un piccolo gioiello, appassionante, romantico, toccante, sentimentale e molto coinvolgente. Originariamente pensato per un pubblico adulto (che, presumibilmente, saprà destreggiarsi alla perfezione fra i mille e più rimandi alla musica jazz e ad un periodo che, magari, è quello della propria infanzia o adolescenza), è in realtà una bellissima storia d'amore e d'amicizia capace di appassionare e far palpitare il cuore un po' a tutti, insegnandogli a non giudicare dalle apparenze e a non precludersi nessuna esperienza, perché, chissà, quel rissoso bulletto temuto da tutti, un giorno, potrebbe diventare il vostro migliore amico.
Complimenti!
p.s. Bei riferimenti. Però un Murakami senza sesso è come un'estate senza sole.
Chissà se un giorno ci scriverò anch'io una recensione, mi piacerebbe ma mi sento molto frenato.
@ Eretria: un Murakami senza sesso? Magari!
Sakamichi cmq e'davvero carino,confermo ha alcuni momenti di defaillance che purtroppo non lo portano all'eccellenza ma resta un bell'anime dai temi e dalle ambientazioni finalmente diversi dal solito....d'altronde il cast tecnico e' di superstar
P.S. Yoko Kanno alle musiche *-*
ù_ù
@Eretria & Shaoranlover: Dai, è raro, ma esiste. XD
In "La fine del mondo e il paese delle meraviglie" le relazioni sentimentali tra i protagonisti restano platoniche...
Parecchio?
Tolta la prima parte dell'ultimo volume le scene tagliate sono abbastanza ridotte e coinvolgono più che altro personaggi minori (Maruo e Seiji sono stati un po' sforbiciati via in alcuni punti, il secondo penso sia quello che ha soffrerto di più della cosa, ma non mi pare comunque una tragedia, poi è stata data meno importanza alla famiglia di Kaoru nella seconda parte, e penso che più o meno sia tutto).
Poi c'è un flashback segato via di netto e sto ancora ringraziando Watanabe per aver scelto di tagliarlo, visto che lo trovo forse il punto più basso dell'intero manga.
Detto questo non sono così entusiasta per Apollon perché dopo l'episodio del festival (il primo) francamente mi aspettavo un crescendo che invece ho visto solo in parte, e il finale a conti fatti mi pare un po' tirato via e gestito frettolosamente (e anche il manga, che invece si prende più tempo, non è che abbia un finale geniale, anzi).
Mi sarei aspettato di più, mi sarei aspettato più parti come la prima metà dell'episodio 11.
In definitiva va bene così ed è un anime che ho apprezzato molto, ma non riesco a levarmi dalla testa l'idea che avrebbe potuto essere meglio di così, e anche senza sforzarsi troppo, perché le basi erano ottime.
P.S. L'usare il の con valore strettamente specificativo è una delle cose che più fatico a capire, lungi da me il voler fare il professore su una lingua che manco ho studiato, ma di leggere nonsense come Char del Contrattacco o Lelouch della Ribellione non ho più tanta voglia (soprattutto perché diventano poi de facto le traduzioni ufficiali, e l'errore perpetrato inizialmente diventa danno reale). L'Apollo del pendio in italiano non vuol dire, chiaramente, una mazza, e per una volta il titolo inglese non sembra completamente buttato lì e direi che possiamo tranquillamente estrapolare da quello il significato di sakamichi no.
L'Apollo sul(sopra il) pendio mi pare nettamente meglio, ed eviterebbe di far pensare per l'ennesima volta a noi italiani che i giapponesi scelgono dei titoli sgrammaticati/insensatii.
Sakamichi mi è piaciuto molto anche se il finale pare effettivamente un po' frettoloso e lascia qualche dubbio (tipo la relazione Kaoru-Ricchan che a quanto mi dicono, viene spiegata meglio nel manga).
Solo su una cosa non concordo, cioè il doppiaggio di Kaoru. A me Kimura è piaciuto molto (l'avevo adorato in Kimi to boku e Kamisama dolls) e l'ho trovato adatto al personaggio, Kaoru è un po' snob quindi mi piace il tono in cui si esprime e il suo aspetto delicato sta benissimo con quella voce femminea!
Una piccola errata corrige nel mio testo che avrei dovuto spiegare meglio. La prima versione di "My favourite things" in realtà risale al 1959, anno del musical originale di "Tutti insieme appassionatamente". Il film del 1965 con Julie Andrews è dunque una rielaborazione successiva, successiva anche alla cover strumentale di John Coltrane.
@ Eretria
Macchè, me la sono dovuta organizzare per giorni e tutt'ora sono col patema pensando che non mi piace e che avrei voluto/potuto farla meglio
Il blocco dello scrittore purtroppo è una malattia difficile da debellare
@ Shaoranlover & Arashi
Anch'io ho ritrovato molto di me stesso in Kaoru (gli elementi del mio carattere che, ahimé, detesto, e passaggi della mia vita che vorrei eradicare dalla mia memoria), e non è affatto una cosa positiva E' per questo, probabilmente, che in parte mi ha dato fastidio, perchè era un personaggio come me che però esasperava i miei lati negativi, che come me parlava a monosillabi con una voce bassa e sgraziata, che come me se ne stava sulle sue e si è trasferito più volte, avendo problemi ad ambientarsi, che come me ha difficoltà a trovare degli amici e quando ci riesce diventa molto sentimentale esasperando e ostentando le sue emozioni per paura di perderli e via discorrendo.
@ Chibi Goku
Io non sono l'autore dell'anime, quindi non posso sapere con precisione l'interpretazione del significato del titolo. Onde evitare di lanciarmi in ipotesi che, per l'appunto, son solo ipotesi mie ma non necessariamente corrispondenti alla realtà, ho messo una traduzione letterale e asettica a titolo informativo (è una parentesi en passant giusto per non informare chi non sa il giapponese, dunque non bisogna darle troppa importanza).
Grazie a tutti per i complimenti, in ogni caso.
Letta però l'appassionata recensione di Kotaro (complimenti!) voglio dargli una possibilità.
Sakamichi no Apollon è stato un'anime che mi ha catturata fin da subito, anche grazie all'ambientazione anni '60...anni che mi hanno sempre affascinato. Poi ci ha pensato l'amicizia di Sentaro e Kaoru a fare il resto e ad inglobarmi completamente.
Un altro anime che ho in whishist da una vita e che sono troppo pigra per guardare Cercherò di farmi forza, però, perché a quanto leggo merita sul serio.
Seppur breve questo anime è davvero riuscito ad emozionarmi per la maturità con cui vengono espressi i contenuti e allo stesso tempo la semplicità e la fluidità della narrazione.
Grande Kotaro grazie per la tua recensione stra carina ^^
Purtroppo però credo che questo anime non sia proprio il mio genere o per lo meno da quanto leggo non mi arriva l'ispirazione giusta per iniziare una visione. Magari in un futuro, ma non credo...
Comunque faccio i miei complimenti all'autore della splendida recensione, non avrei potuto scrivere di meglio.
Adoro Sakamichi no Apollon, per me è così che dovrebbero essere gli slice of life a stampo sentimentale.
Voglio leggere il manga in Italia ç___ç
@ Ais Quin
Paranoia del recensore (soprattutto in presenza di recensori visibilmente più bravi, chi ha orecchie per intendere...), panico da vetrina, impasse da recensione di un titolo importante/che mi è piaciuto così tanto da decidere a priori di dedicargli una recensione strafiga ma che poi non mi viene come vorrei... 'a voglia se ne ho
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