1998, Hiroki Endo pubblica sulla rivista mensile Afternoon il primo capitolo di quello che sarà poi il suo più grande successo: Eden - It's an Endless World!, conclusosi nel 2008 con il diciottesimo volume. Eden è un fumetto che ha suscitato molto scalpore anche a livello internazionale, tanto che negli Stati Uniti ha persino ricevuto dei riconoscimenti da note riviste del settore, quali Wizard: The Comics Magazine e Newtype USA. In Italia a pubblicarlo è stata Planet Manga, che ultimamente ne ha proposto una nuova edizione.
“Dio ha creato l'uomo, ma ha decisamente fallito.”
Quando parliamo di Eden ci riferiamo ad un'opera piuttosto particolare, la si potrebbe considerare quasi una sorta di erede spirituale di quei grandi lavori che, tra gli anni '80/'90, hanno segnato l'immaginario fantascientifico e "filo-cyberpunk" in Giappone.
Eden infatti si appropria di alcuni elementi caratteristici di tali eminenze, per poi proporre qualcosa di molto diverso e di nuovo. Tra di essi possiamo annoverare titoli quali Akira di Katsuhiro Otomo, dal quale Endo attinge l'elemento post-apocalittico/distopico, oltre ad usarlo come modello per lo stile di disegno particolarmente realistico. Probabile è parimenti l'influenza esercitata dagli stilemi di Masamune Shirow, soprattutto per quanto riguarda la complessità delle trame di natura fantapolitica, e l'amore per quello che io definirei senza remore “fanservice” tecnologico-scientifico, con tanto di numerose note a piè pagina onde illustrarne i dettagli.
Eden inoltre deve molto anche a The End of Evangelion per quanto riguarda invece la sua filosofia più intima, ma questo argomento sarà affrontato successivamente.
Se mi si chiedesse di rispondere alla domanda: “Che cos'è Eden?”, ribatterei che si tratta in primo luogo di un manga fantascientifico, che tuttavia non si lascia affatto imbrigliare in rigorose inquadrature di genere.
Eden non è solo un'opera che specula su un - più o meno - probabile futuro del mondo, è anche un'opera che parla di sogni infranti, di storie d'amore, di passione, di speranza e di “umanità”, insomma si tratta di un lavoro poliedrico e dalle molte facce. Eden è anche la storia del percorso di vita di Ennoia e di suo figlio Elia, che vogliono cambiare in positivo il mondo e per far questo decidono di scegliere una via assai dura, quella dello sporcarsi le mani.
Proporrei di aprire l'analisi introducendo brevemente l'ambientazione in cui è calato l'intero inseme delle vicende. Si tratta di un contesto che si potrebbe comodamente definire post-apocalittico, in quanto la trama prende luogo in seguito ad una disastrosa epidemia virale che vede coinvolto il mondo intero. Il cosiddetto "disclosure", virus agisce trasformando le cellule in tessuto corneo, provocando così l'irrigidimento e la consequenziale cristallizzazione del corpo, portando prima alla paralisi e successivamente ad una atroce quanto lenta morte. Tale strage di vite umane ha avuto grosse ripercussioni dal punto di vista della spartizione del potere, facendo sì che quest'ultimo ricadesse nel monopolio di influenti organizzazioni sovranazionali. Tra queste vi è Propater, una delle più importanti, che gode di una vasta autorità a livello globale. Viene in questo modo tratteggiata la cornice di un sistema molto dettagliato, soprattutto a livello istituzionale e sociale, oltre che politico. Il mondo, in ogni caso, si trova sull'orlo del collasso: dilagano la guerra, la corruzione, la povertà, mentre le discriminazioni razziali e sociali si fanno sentire sempre più forti e l'umanità si staglia su di un baratro che parrebbe sancirne il definitivo epilogo.
Dal punto di vista narrativo si deve ammettere come Eden abbia degli alti e dei bassi; in ogni caso mirabile è il modo in cui l'autore sia riuscito a rendere con efficace realismo i suoi racconti. Tale risultato è conseguito, oltre che in virtù di un disegno molto dettagliato e concreto, anche per merito della quasi completa assenza di un narratore esterno alle vicende, e per il carattere estremamente crudo e "senza peli sulla lingua" con il quale Endo descrive le situazioni. Ritengo infatti che uno dei maggiori punti di forza del manga risieda proprio nella narrazione particolarmente pungente e spietata: attraverso di essa si palesa la brutale realtà così com'è, senza sentimentalismi o eufemismi di sorta. Non ci viene risparmiato proprio nulla, non si trattengono i colpi e, sovente, si raggiungono toni assai tragici se non anche truculenti.
Su tali basi cresce una trama articolata e complessa, che si dirama in un cospicuo numero di filoni secondari, i quali si intrecciano, si separano e si intrecciano di nuovo formando una rete sempre più elaborata. Invero, assai numerose sono le figure che popolano questo manga, ed Endo ne descrive per ognuna i propri drammi, le speranze e le battaglie, dando vita ad un intenso e struggente dramma corale. Sono proprio gli esempi di umanità tratteggiati dall'autore ad essere il cuore del suo fumetto, essi vengono rivestiti di background approfonditi e coerenti, che si integrano alla perfezione all'interno della struttura narrativa e dell'ambientazione.
Un aspetto interessante a proposito della definizione dei personaggi è il modo con cui Endo si approccia alla sfera sentimentale e sessuale, categoricamente senza romanticismo e senza sottolinearne troppo l'aspetto erotico. La dimensione del sesso è affrontata in modo molto diretto, realisticamente, con l'unica eccezione di particolari occasioni, dove al contrario essa viene utilizzata a fini ironici e umoristici.
C'è da dire, inoltre, che la tematica sessuale/adolescenziale è da sempre molto cara all'autore, tanto che anche nei suoi Racconti brevi le dedica appositamente dei pezzi, ad esempio: “Stazione”, “Sicuramente diventerà una ragazza carina ” e “Hang”. Il ruolo stesso del sesso, in Eden, non è statico, ma muta mentre si evolvono e crescono i personaggi. Inizialmente viene concepito come un qualcosa di proibito dalla religione, e come un enigma da parte dei giovani, che ancora non ne hanno avuto esperienza. Successivamente esso acquista valore di semplice atto naturale, perfettamente normale e non recriminabile, che lega due esseri umani intimamente. Infine, nell'ultima tappa, esso si congiunge con la questione relativa alla famiglia, e all'essere genitore.
Ritornado un attimo alla disamina della narrazione, devo ammettere che si possono riscontrare alcune forzature per quanto riguarda il modo in cui l'autore gestisce i personaggi, soprattutto per quanto concerne alcune figure, che vengono estromesse dai “giochi” in modo un po' troppo brusco o frettoloso. In particolare, verso la conclusione del manga, si assiste a delle virate di trama forse un po' inaspettate, e di conseguenza alcuni personaggi tendono a perdere di centralità strada facendo.
Un aspetto sul quale vale la pena soffermarsi è poi quello dei dialoghi. Questi contribuiscono con il loro realismo a dare un tono molto serio al fumetto, ma si rivelano anche un'arma a doppio taglio. Raramente si assiste a mezzucci o espedienti che servano a dare spiegazioni di determinati argomenti o dettagli ignoti al lettore, ciò tende ad evitare grossolane forzature nel comportamento dei personaggi, ma anche a lasciare confuso chi legge. In poche parole non vi sono preamboli, o personaggi che di punto in bianco si prodigano nello spiegare fattori che essi danno, per forza di cose, già per scontati. Pertanto, inizialmente almeno, potrebbe non essere agevole inquadrare i loro discorsi, poiché ci sfuggiranno dettagli che solo con l'evolversi delle vicende verranno adeguatamente chiariti. Ovviamente vi sono delle eccezioni a questo modo di gestire la sceneggiatura, ciò si nota soprattutto nella seconda metà del fumetto, ove si inseriscono parti maggiormente descrittive, come ad esempio le (pseudo)delucidazioni scientifiche di Maya, oppure le cronache degli eventi a livello globale. Resta un punto fermo, in ogni caso, che la spiegazione di alcuni avvenimenti non è sempre limpida e cristallina ma, anzi, spesso ingarbugliata o non perfettamente chiara (ad esempio tutta la vicenda legata a Pessoa), tanto da poter dare la sensazione di essere approsimativa. In effetti credo che per assimilare per bene Eden lo si debba leggere più di una volta, il primo impatto facilmente potrebbe lasciare confusi.
Per quanto riguarda il lato contenutistico, Eden riesce a gestire magistralmente una moltitudine eterogenea di tematiche, che riguardano principalmente l'uomo, il suo rapporto con la natura, la religione e, in ultima analisi, la ricerca della felicità. Alla conquista di tale agognata meta si oppone la dura e spietata realtà, che ha ben poca cura dei desideri del singolo. Il cinismo di cui è velata quasi ogni storia è dirompente, e bene si abbina all'incredibile attualità di molti dei temi che vengono proposti. Ad esempio, alcuni racconti (a dire il vero piuttosto marginali e “di contestualizzazione”) ed eventi ruotano attorno alla questione della pulizia etnica e ai relativi interventi ONU nelle zone più a rischio, descrivendo in modo molto realistico le dinamiche e le problematiche di queste situazioni. Molti altri sono gli spunti presenti e la verità è che in Eden c'è davvero di tutto: prostituzione, pedofilia, mafia, tossicodipendenza, violenza, guerra, discriminazione razziale, genocidi, ed altro ancora. Gli aspetti più rivoltanti e riprovevoli dell'uomo, ma anche quelli più vicini alla sua natura, confluiscono in una grande rappresentazione, un immenso affresco della condizione umana in un mondo dilaniato e ormai prossimo alla sua conclusione. Non vi è morale alcuna che possa reggere il gioco, l'illusione della possibilità di un mondo pacifico e felice, privo di violenza e di guerra, crolla inevitabilmente di fronte al determinismo di una natura spietatamente indifferente, di fronte alla scarsezza delle risorse, di fronte alla crudeltà e alla brutalità che stringono in una morsa di ferro la stirpe di Adamo. Non ha molto senso parlare di buoni o cattivi, alla fine esistono soltanto persone, che agiscono ognuno perseguendo i propri obiettivi, i propri desideri, aspettative, o anche solo la convenienza del momento. Persone che provano sentimenti, amore, paura, odio, rispetto, lealtà, ma che molto spesso, inevitabilmente aggiungerei, guardano soltanto ai propri interessi. L'unica vera legge che regola il mondo è quella del più forte, o si mangia o si viene mangiati, non ci sono santi. Eden diventa così un'opera corale, che fa perno sull'idea di un dramma globale che coinvolge tutta l'umanità.
-“Pensi che sia crudele?”
-“..., si”
-“Va bene così, è importante che tu lo senta. Non bisogna dimenticare che facciamo delle cose crudeli per vivere.”
Emerge (realisticamente) l'idea di un uomo che costruisce la propria felicità sulla disperazione altrui, affinché uno viva un altro dovrà soffrire. Ed è proprio l'assurdità della necessità del dolore a rendere quest'ultimo così difficile da sopportare e da accettare. Per contro da sempre l'uomo si appiglia alla religione, ha bisogno di credere che vi sia un motivo al suo soffrire, che il mondo abbia un senso, che il dolore abbia un senso. Da qui i vari "al di là" che compensano le sofferenze terrene, la ricerca di verità assolute e dell'eternità. Questo "bisogno metafisico" non fa distinzioni di razza, religione, nazionalità: dio diventa lo specchio in cui si riflettono la miseria della realtà, le paure e le debolezze umane. Dio diventa un rifugio in cui fuggire per dimenticare i propri limiti e, quando anch'esso viene meno, l'uomo continua a cercare disperatamente qualcosa che lo sostituisca (ideologie, fondamentalismi etc.), egli non compie altro che una mera sostituzione, imponendo un assoluto al posto di un altro. Ed è qui che si innesca il "dilemma" posto all'umanità dal colloide. Le varie mutazioni che colpiscono il disclosure virus, portano allo svilupparsi di una sorta di colloide organico capace di assorbire ed "archiviare" le informazioni degli individui infettati. Essi divengono in questo modo dei “dati” all'interno di esso, fondendosi in un'unica grande entità, perdendo la propria idividualità ma facendo salvi i propri ricordi sotto forma di informazioni. Un elemento che ricorda per certi aspetti il Third Impact di “The End of Evangelion”, la speranza cioè dell'umanità di fuggire dal proprio dolore diventando una cosa sola, abbandonando il proprio egoconfine e guadagnando una nuova forma, un proprio assoluto, dando vita ad una sorta di divinità, un'arca che porti alla volta di un nuovo universo. Si presenta quindi per l'umanità la domanda fondamentale: la scelta tra continuare a vivere (e morire) nel mondo, cercando di combattere per cambiarlo, oppure abbandonarsi ad una facile fuga dal dolore nel colloide, facendosi infettare dal virus per eternare i propri dati. In questo illusorio Eden forse gli uomini troveranno la pace dei sensi e dell'animo, ma sicuramente non la felicità.
-“Mana... tu credi in qualcosa?“
-”...(fa cenno di “no” col capo)”
-“E' molto comune nei paesi sviluppati con buone garanzie sociali, perché se si hanno risorse e si vive in una società equilibrata non si ha bisogno della fede.”
Rileggendo questa recensione mi sono accorto che, dai miei discorsi, sembrerebbe quasi che Endo si fosse dimenticato che nel mondo non esistono solo dolore e conflitto, ma anche lati positivi e, soprattutto, propositivi. Forse è a cagione della mia natura e dei miei gusti l'aver incalzato maggiormente su determinati aspetti, e di conseguenza l'argomento non è emerso come avrei voluto. Ci tengo pertanto ad integrare l'analisi affermando che Eden sottolinea brillantemente gli aspetti più “nobili” ed elevati dell'umanità. L'autore tratteggia diverse figure cariche di speranza, di voglia di vivere, che tentano di cambiare le cose. Si dà molto peso al valore, per esempio, che la cultura e l'istruzione possono avere ai fini di migliorare la società in cui si vive. Figure simili sono incarnate da personaggi come Mahriam, che lotta per i diritti della minoranza etnica cui appartiene, l'amico di infanzia di Pedro, che trova nell'istruzione un modo per sfuggire alla strada e al diventare un mafioso, o il medico indiano volontario, che cerca di aiutare le vittime della guerra. Dalle loro storie nascono gran parte delle riflessioni che vengono proposte, nondimeno senza farsi troppe illusioni. Infatti soltanto in una società dove regna il benessere si può arrivare a credere che sia davvero possibile un mondo senza violenza ed ideale. Tuttavia, le comunità ricche (ironicamente) fondano la loro fortuna sulla povertà delle altre, e quindi fanno crudelmente parte del gioco. Tali figure, per contro, combattono contro qualcosa che non possono sperare di cambiare, ma alcuni saranno anche coloro i quali rifiuteranno il colloide, consci del valore che l'uomo può rappresentare. Questo è forse uno degli apici più elevati di crudeltà di tutto il manga, e penso che sia anche una delle considerazioni più attuali tra quelle che offre.
Eden è stato riproposto da Planet Manga in una nuova edizione da 9 volumi che presenta diverse migliorie rispetto a quella storica comparsa sulla gloriosa collana Manga 2000. La Deluxe Collection presenta infatti un ampio formato 14.5 x 20 cm ed una foliazione doppia (ogni volume raccoglie due tankobon). Il senso di lettura ora è quello originale, ed anche lettering e adattamento sono stati rivisti. Per le onomatopee è stata adottata la linea "purista", visto che riportano solo la traduzione in piccolo in loro prossimità (nella precedente edizione erano ridisegnate).
La qualità di stampa è buona, così come la carta, molto bianca. Ogni volume, rivestito da sovraccoperta, appare solido e ben sfogliabile, questo grazie anche alla robusta rilegatura a filo. Da segnalare infine anche la presenza di alcune pagine a colori (son state stampate in gradazioni di grigio giusto un paio di illustrazioni centrali in alcuni volumi). Se proprio vogliamo trovare un difetto in questa edizione, c'è da considerare che nell'accorpamento dei volumi si sono inevitabilmente perse nove illustrazioni di copertina (alcune oggettivamente molto meritevoli) che sicuramente non avrebbero sfigurato all'interno dei volumi, ad esempio.
[CERCAMANGA_Eden Deluxe Collection]
“Dio ha creato l'uomo, ma ha decisamente fallito.”
Quando parliamo di Eden ci riferiamo ad un'opera piuttosto particolare, la si potrebbe considerare quasi una sorta di erede spirituale di quei grandi lavori che, tra gli anni '80/'90, hanno segnato l'immaginario fantascientifico e "filo-cyberpunk" in Giappone.
Eden infatti si appropria di alcuni elementi caratteristici di tali eminenze, per poi proporre qualcosa di molto diverso e di nuovo. Tra di essi possiamo annoverare titoli quali Akira di Katsuhiro Otomo, dal quale Endo attinge l'elemento post-apocalittico/distopico, oltre ad usarlo come modello per lo stile di disegno particolarmente realistico. Probabile è parimenti l'influenza esercitata dagli stilemi di Masamune Shirow, soprattutto per quanto riguarda la complessità delle trame di natura fantapolitica, e l'amore per quello che io definirei senza remore “fanservice” tecnologico-scientifico, con tanto di numerose note a piè pagina onde illustrarne i dettagli.
Eden inoltre deve molto anche a The End of Evangelion per quanto riguarda invece la sua filosofia più intima, ma questo argomento sarà affrontato successivamente.
Se mi si chiedesse di rispondere alla domanda: “Che cos'è Eden?”, ribatterei che si tratta in primo luogo di un manga fantascientifico, che tuttavia non si lascia affatto imbrigliare in rigorose inquadrature di genere.
Eden non è solo un'opera che specula su un - più o meno - probabile futuro del mondo, è anche un'opera che parla di sogni infranti, di storie d'amore, di passione, di speranza e di “umanità”, insomma si tratta di un lavoro poliedrico e dalle molte facce. Eden è anche la storia del percorso di vita di Ennoia e di suo figlio Elia, che vogliono cambiare in positivo il mondo e per far questo decidono di scegliere una via assai dura, quella dello sporcarsi le mani.
Proporrei di aprire l'analisi introducendo brevemente l'ambientazione in cui è calato l'intero inseme delle vicende. Si tratta di un contesto che si potrebbe comodamente definire post-apocalittico, in quanto la trama prende luogo in seguito ad una disastrosa epidemia virale che vede coinvolto il mondo intero. Il cosiddetto "disclosure", virus agisce trasformando le cellule in tessuto corneo, provocando così l'irrigidimento e la consequenziale cristallizzazione del corpo, portando prima alla paralisi e successivamente ad una atroce quanto lenta morte. Tale strage di vite umane ha avuto grosse ripercussioni dal punto di vista della spartizione del potere, facendo sì che quest'ultimo ricadesse nel monopolio di influenti organizzazioni sovranazionali. Tra queste vi è Propater, una delle più importanti, che gode di una vasta autorità a livello globale. Viene in questo modo tratteggiata la cornice di un sistema molto dettagliato, soprattutto a livello istituzionale e sociale, oltre che politico. Il mondo, in ogni caso, si trova sull'orlo del collasso: dilagano la guerra, la corruzione, la povertà, mentre le discriminazioni razziali e sociali si fanno sentire sempre più forti e l'umanità si staglia su di un baratro che parrebbe sancirne il definitivo epilogo.
Dal punto di vista narrativo si deve ammettere come Eden abbia degli alti e dei bassi; in ogni caso mirabile è il modo in cui l'autore sia riuscito a rendere con efficace realismo i suoi racconti. Tale risultato è conseguito, oltre che in virtù di un disegno molto dettagliato e concreto, anche per merito della quasi completa assenza di un narratore esterno alle vicende, e per il carattere estremamente crudo e "senza peli sulla lingua" con il quale Endo descrive le situazioni. Ritengo infatti che uno dei maggiori punti di forza del manga risieda proprio nella narrazione particolarmente pungente e spietata: attraverso di essa si palesa la brutale realtà così com'è, senza sentimentalismi o eufemismi di sorta. Non ci viene risparmiato proprio nulla, non si trattengono i colpi e, sovente, si raggiungono toni assai tragici se non anche truculenti.
Su tali basi cresce una trama articolata e complessa, che si dirama in un cospicuo numero di filoni secondari, i quali si intrecciano, si separano e si intrecciano di nuovo formando una rete sempre più elaborata. Invero, assai numerose sono le figure che popolano questo manga, ed Endo ne descrive per ognuna i propri drammi, le speranze e le battaglie, dando vita ad un intenso e struggente dramma corale. Sono proprio gli esempi di umanità tratteggiati dall'autore ad essere il cuore del suo fumetto, essi vengono rivestiti di background approfonditi e coerenti, che si integrano alla perfezione all'interno della struttura narrativa e dell'ambientazione.
Un aspetto interessante a proposito della definizione dei personaggi è il modo con cui Endo si approccia alla sfera sentimentale e sessuale, categoricamente senza romanticismo e senza sottolinearne troppo l'aspetto erotico. La dimensione del sesso è affrontata in modo molto diretto, realisticamente, con l'unica eccezione di particolari occasioni, dove al contrario essa viene utilizzata a fini ironici e umoristici.
C'è da dire, inoltre, che la tematica sessuale/adolescenziale è da sempre molto cara all'autore, tanto che anche nei suoi Racconti brevi le dedica appositamente dei pezzi, ad esempio: “Stazione”, “Sicuramente diventerà una ragazza carina ” e “Hang”. Il ruolo stesso del sesso, in Eden, non è statico, ma muta mentre si evolvono e crescono i personaggi. Inizialmente viene concepito come un qualcosa di proibito dalla religione, e come un enigma da parte dei giovani, che ancora non ne hanno avuto esperienza. Successivamente esso acquista valore di semplice atto naturale, perfettamente normale e non recriminabile, che lega due esseri umani intimamente. Infine, nell'ultima tappa, esso si congiunge con la questione relativa alla famiglia, e all'essere genitore.
Ritornado un attimo alla disamina della narrazione, devo ammettere che si possono riscontrare alcune forzature per quanto riguarda il modo in cui l'autore gestisce i personaggi, soprattutto per quanto concerne alcune figure, che vengono estromesse dai “giochi” in modo un po' troppo brusco o frettoloso. In particolare, verso la conclusione del manga, si assiste a delle virate di trama forse un po' inaspettate, e di conseguenza alcuni personaggi tendono a perdere di centralità strada facendo.
Un aspetto sul quale vale la pena soffermarsi è poi quello dei dialoghi. Questi contribuiscono con il loro realismo a dare un tono molto serio al fumetto, ma si rivelano anche un'arma a doppio taglio. Raramente si assiste a mezzucci o espedienti che servano a dare spiegazioni di determinati argomenti o dettagli ignoti al lettore, ciò tende ad evitare grossolane forzature nel comportamento dei personaggi, ma anche a lasciare confuso chi legge. In poche parole non vi sono preamboli, o personaggi che di punto in bianco si prodigano nello spiegare fattori che essi danno, per forza di cose, già per scontati. Pertanto, inizialmente almeno, potrebbe non essere agevole inquadrare i loro discorsi, poiché ci sfuggiranno dettagli che solo con l'evolversi delle vicende verranno adeguatamente chiariti. Ovviamente vi sono delle eccezioni a questo modo di gestire la sceneggiatura, ciò si nota soprattutto nella seconda metà del fumetto, ove si inseriscono parti maggiormente descrittive, come ad esempio le (pseudo)delucidazioni scientifiche di Maya, oppure le cronache degli eventi a livello globale. Resta un punto fermo, in ogni caso, che la spiegazione di alcuni avvenimenti non è sempre limpida e cristallina ma, anzi, spesso ingarbugliata o non perfettamente chiara (ad esempio tutta la vicenda legata a Pessoa), tanto da poter dare la sensazione di essere approsimativa. In effetti credo che per assimilare per bene Eden lo si debba leggere più di una volta, il primo impatto facilmente potrebbe lasciare confusi.
Per quanto riguarda il lato contenutistico, Eden riesce a gestire magistralmente una moltitudine eterogenea di tematiche, che riguardano principalmente l'uomo, il suo rapporto con la natura, la religione e, in ultima analisi, la ricerca della felicità. Alla conquista di tale agognata meta si oppone la dura e spietata realtà, che ha ben poca cura dei desideri del singolo. Il cinismo di cui è velata quasi ogni storia è dirompente, e bene si abbina all'incredibile attualità di molti dei temi che vengono proposti. Ad esempio, alcuni racconti (a dire il vero piuttosto marginali e “di contestualizzazione”) ed eventi ruotano attorno alla questione della pulizia etnica e ai relativi interventi ONU nelle zone più a rischio, descrivendo in modo molto realistico le dinamiche e le problematiche di queste situazioni. Molti altri sono gli spunti presenti e la verità è che in Eden c'è davvero di tutto: prostituzione, pedofilia, mafia, tossicodipendenza, violenza, guerra, discriminazione razziale, genocidi, ed altro ancora. Gli aspetti più rivoltanti e riprovevoli dell'uomo, ma anche quelli più vicini alla sua natura, confluiscono in una grande rappresentazione, un immenso affresco della condizione umana in un mondo dilaniato e ormai prossimo alla sua conclusione. Non vi è morale alcuna che possa reggere il gioco, l'illusione della possibilità di un mondo pacifico e felice, privo di violenza e di guerra, crolla inevitabilmente di fronte al determinismo di una natura spietatamente indifferente, di fronte alla scarsezza delle risorse, di fronte alla crudeltà e alla brutalità che stringono in una morsa di ferro la stirpe di Adamo. Non ha molto senso parlare di buoni o cattivi, alla fine esistono soltanto persone, che agiscono ognuno perseguendo i propri obiettivi, i propri desideri, aspettative, o anche solo la convenienza del momento. Persone che provano sentimenti, amore, paura, odio, rispetto, lealtà, ma che molto spesso, inevitabilmente aggiungerei, guardano soltanto ai propri interessi. L'unica vera legge che regola il mondo è quella del più forte, o si mangia o si viene mangiati, non ci sono santi. Eden diventa così un'opera corale, che fa perno sull'idea di un dramma globale che coinvolge tutta l'umanità.
-“Pensi che sia crudele?”
-“..., si”
-“Va bene così, è importante che tu lo senta. Non bisogna dimenticare che facciamo delle cose crudeli per vivere.”
Emerge (realisticamente) l'idea di un uomo che costruisce la propria felicità sulla disperazione altrui, affinché uno viva un altro dovrà soffrire. Ed è proprio l'assurdità della necessità del dolore a rendere quest'ultimo così difficile da sopportare e da accettare. Per contro da sempre l'uomo si appiglia alla religione, ha bisogno di credere che vi sia un motivo al suo soffrire, che il mondo abbia un senso, che il dolore abbia un senso. Da qui i vari "al di là" che compensano le sofferenze terrene, la ricerca di verità assolute e dell'eternità. Questo "bisogno metafisico" non fa distinzioni di razza, religione, nazionalità: dio diventa lo specchio in cui si riflettono la miseria della realtà, le paure e le debolezze umane. Dio diventa un rifugio in cui fuggire per dimenticare i propri limiti e, quando anch'esso viene meno, l'uomo continua a cercare disperatamente qualcosa che lo sostituisca (ideologie, fondamentalismi etc.), egli non compie altro che una mera sostituzione, imponendo un assoluto al posto di un altro. Ed è qui che si innesca il "dilemma" posto all'umanità dal colloide. Le varie mutazioni che colpiscono il disclosure virus, portano allo svilupparsi di una sorta di colloide organico capace di assorbire ed "archiviare" le informazioni degli individui infettati. Essi divengono in questo modo dei “dati” all'interno di esso, fondendosi in un'unica grande entità, perdendo la propria idividualità ma facendo salvi i propri ricordi sotto forma di informazioni. Un elemento che ricorda per certi aspetti il Third Impact di “The End of Evangelion”, la speranza cioè dell'umanità di fuggire dal proprio dolore diventando una cosa sola, abbandonando il proprio egoconfine e guadagnando una nuova forma, un proprio assoluto, dando vita ad una sorta di divinità, un'arca che porti alla volta di un nuovo universo. Si presenta quindi per l'umanità la domanda fondamentale: la scelta tra continuare a vivere (e morire) nel mondo, cercando di combattere per cambiarlo, oppure abbandonarsi ad una facile fuga dal dolore nel colloide, facendosi infettare dal virus per eternare i propri dati. In questo illusorio Eden forse gli uomini troveranno la pace dei sensi e dell'animo, ma sicuramente non la felicità.
-“Mana... tu credi in qualcosa?“
-”...(fa cenno di “no” col capo)”
-“E' molto comune nei paesi sviluppati con buone garanzie sociali, perché se si hanno risorse e si vive in una società equilibrata non si ha bisogno della fede.”
Rileggendo questa recensione mi sono accorto che, dai miei discorsi, sembrerebbe quasi che Endo si fosse dimenticato che nel mondo non esistono solo dolore e conflitto, ma anche lati positivi e, soprattutto, propositivi. Forse è a cagione della mia natura e dei miei gusti l'aver incalzato maggiormente su determinati aspetti, e di conseguenza l'argomento non è emerso come avrei voluto. Ci tengo pertanto ad integrare l'analisi affermando che Eden sottolinea brillantemente gli aspetti più “nobili” ed elevati dell'umanità. L'autore tratteggia diverse figure cariche di speranza, di voglia di vivere, che tentano di cambiare le cose. Si dà molto peso al valore, per esempio, che la cultura e l'istruzione possono avere ai fini di migliorare la società in cui si vive. Figure simili sono incarnate da personaggi come Mahriam, che lotta per i diritti della minoranza etnica cui appartiene, l'amico di infanzia di Pedro, che trova nell'istruzione un modo per sfuggire alla strada e al diventare un mafioso, o il medico indiano volontario, che cerca di aiutare le vittime della guerra. Dalle loro storie nascono gran parte delle riflessioni che vengono proposte, nondimeno senza farsi troppe illusioni. Infatti soltanto in una società dove regna il benessere si può arrivare a credere che sia davvero possibile un mondo senza violenza ed ideale. Tuttavia, le comunità ricche (ironicamente) fondano la loro fortuna sulla povertà delle altre, e quindi fanno crudelmente parte del gioco. Tali figure, per contro, combattono contro qualcosa che non possono sperare di cambiare, ma alcuni saranno anche coloro i quali rifiuteranno il colloide, consci del valore che l'uomo può rappresentare. Questo è forse uno degli apici più elevati di crudeltà di tutto il manga, e penso che sia anche una delle considerazioni più attuali tra quelle che offre.
Eden è stato riproposto da Planet Manga in una nuova edizione da 9 volumi che presenta diverse migliorie rispetto a quella storica comparsa sulla gloriosa collana Manga 2000. La Deluxe Collection presenta infatti un ampio formato 14.5 x 20 cm ed una foliazione doppia (ogni volume raccoglie due tankobon). Il senso di lettura ora è quello originale, ed anche lettering e adattamento sono stati rivisti. Per le onomatopee è stata adottata la linea "purista", visto che riportano solo la traduzione in piccolo in loro prossimità (nella precedente edizione erano ridisegnate).
La qualità di stampa è buona, così come la carta, molto bianca. Ogni volume, rivestito da sovraccoperta, appare solido e ben sfogliabile, questo grazie anche alla robusta rilegatura a filo. Da segnalare infine anche la presenza di alcune pagine a colori (son state stampate in gradazioni di grigio giusto un paio di illustrazioni centrali in alcuni volumi). Se proprio vogliamo trovare un difetto in questa edizione, c'è da considerare che nell'accorpamento dei volumi si sono inevitabilmente perse nove illustrazioni di copertina (alcune oggettivamente molto meritevoli) che sicuramente non avrebbero sfigurato all'interno dei volumi, ad esempio.
Eden - It's an Endless World!, oltre ad essere un fumetto particolarmente maturo dal punto di vista contenutistico, mostra di saper condire momenti di comicità, di azione e di riflessione in modo molto intelligente, senza mai risultare (almeno, a me non lo è stato) particolarmente pedante nonostante l'evidente complessità della trama. Nelle parti iniziali la storia potrebbe risultare difficile da seguire, poiché, come già detto, Endo non si prodiga nel contestualizzare subito gli avvenimenti, optando per una comprensione a posteriori da parte del lettore. Ma dategli fiducia, e vi saprà conquistare.
“Finora ho ribadito che il mondo è ingiusto e crudele, ma è proprio per questo che gli esseri viventi si evolvono, ed è così che, contemporaneamente, il mondo si riempie di una ricchezza e di una bellezza multiformi.”
“Finora ho ribadito che il mondo è ingiusto e crudele, ma è proprio per questo che gli esseri viventi si evolvono, ed è così che, contemporaneamente, il mondo si riempie di una ricchezza e di una bellezza multiformi.”
[CERCAMANGA_Eden Deluxe Collection]
Dipende, secondo te il cielo è blu?
Non conosco questa opera (ma ho intenzione di reperirla con la mia solita calma), ma ho trovato qualche mese fa i primi 2 numeri della prima edizione panini.
Questa recensione mi ha fatto venire ancor più voglia di recuperare la Deluxe (o finire la prima ed), ma le mie finanze attuali e cronici problemi di spazio mi costringeranno a rimandare ancora di un altro po'...
Complimenti ancora!! ^^
Lo acquistati nella prima edizione, prima di questo sito, di avere un pc, tutto. Bum, amore a prima vista. Mi faceva una rabbia che ne parlassi e nessuno lo conoscesse! Ora questa edizione deluxe gli rende giustizia e questa recensione è un ulteriore riconoscimento
De GUSTIBUS!!
Per conto mio sto al numero 7, devo leggere l'8 (immagine spoilerosa, l'ultima in basso a sinsitra per il sottoscritto ^^) e devo comprare il 9 quando esce questo mese.
Che dire, capolavoro al momento di quelli potenti, a meno che non si rovini da solo negli ultimi due volumi. Storia di impianto pessimistico e senza alcuna speranza, si come dice onizuka90, la speranza c'è sempre e la voglia di uscirne pure, ma Endou ci fa capire tramite le sorti negative ai suoi personaggi, che nella vita non vai avanti.
L'analisi sociologica è implacable e fredda, la prosperità dei paesi ricchi, si basa sullo sfruttamento dei poveri. L'uomo campa di guerre che lo rendono prospero e gli consentono di far affari "un milione di morti è eroismo, i numeri legalizzano" (Charlie Chaplin, Monsieur Verdoux).
Oggettivamente non può essere criticato, a meno che non si sia degli irriducibili e smielati buonisti e vabbè...lì è la propria visione della vita ad essere sbagliata, non è colpa del manga che ha comunque degli alti e bassi (complimenti ad onizuka per l'onestà intellettuale).
Non vedo l'ora di leggermi gli ultimi due volumi.
Mi tengo ben stretta la mia collezione storica prima edizione cmq, tra cui c'e` anche l'introvabile numero 5.
Non era "un morto è tragedia, milioni statistica"? (Churchill)
Come già detto milioni di volte a te e oni, per me capolavoro assoluto per buona parte della durata, ma si vede che negli ultimi tre albi l'autore non vedeva l'ora di chiudere tutto, con un disegno estremamente peggiorato e una conclusione veloce e sbrigativa. Senza contare le solite tragedia gratuite messe lì tanto per, che nelle parti conclusive diventano davvero stucchevoli.
Si, ma io a questi benedetti ultimi 3 albi (che dovrebbero essere gli originali 16-17 e 18), ci devo ancora arrivare. Il volume 16 lo vedrò nella seconda metà del volume 8.
"che il finale sia troppo aperto"
Me lo aspettavo a dir la verità, ma questa cosa mi spaventa saperla...
Hai ragione, scusami (colpa mia), l'ho sostituita. In effetti poteva esser un po' spoilerosa
Per quel che riguarda Eden, son un po' indietro con la lettura ma lo sto adorando (incorcio le dita per il finale). Ed apprezzo molto anche queste riedizioni di vecchie glorie del catalogo Planet. Ci vedrei bene un Dorohedoro Deluxe a breve.
Dipende se dietro il sopravvalutato si nasconde il non essere riuscito a capirlo. Dipende dalla concezione del termine sopravvalutato (cioè per te è solo un ottimo manga e non un capolavoro e ci può stare, ma se dici cheè una schifezza...già le cose cambiano).
Se questo è sopravvalutato, mi dovete spiegare cosa non lo è a questo punto ^^.
"Trama troppo contorta"
Dicasi non lineare.
"si ha la pretesa di raccontare una trama complicata senza che l'autore abbia effettivamente la capacità di farlo."
E' l'esatto contrario.
"Troppi personaggi, presentati "a cazzum" e banali, che compaiono e scompaiono nell'arco di pochissimi capitoli."
Sono tutti caratterizzati, qualcuno è banale ? Si, ma la maggior parte non lo sono, e anche quelli banali lasciano il segno.
" Troppi nomi da ricordare di organizzazioni (ed altro) che lottano tra di loro per non si sa quale motivo. "
Si può sempre rileggere il volume e che cavolo. Ora se si vuole approcciarsi ad Eden con l'ultimo shonen è logico che si va in crisi, è un manga che richiede un tantino di attenzione in più, ma niente di trascendentale.
Oh ragazzi, alla lettura dovreste essere abituati tutti, se vi spaventate per i troppi nomi da ricordare, già si parte male.
"(dei flash-back che partono all'improvviso non ne parla nessuno? No perchè generano solo un gran caos)"
Su questo :
1- Hai ragione solo per quel che riguarda il primo numero.
2- Dopo qualche pagina si capisce.
3- Una sana rilettura ti rende il volume tutto più chiaro, se poi si vuol capire tutto e subito...
" mi stupisco che in molti lo considerino un capolavoro"
Perchè (almeno sino ad adesso), lo è.
E tutto questo lo dico con dispiacere, perché ho amato tantissimo questa serie finché ha avuto qualcosa da dire. Certo, si fa leggere fino alla conclusione con interesse, ma solo perché, probabilmente, vive di rendita dagli inizi. Insomma, in due parole Eden andrebbe commentato così: "che peccato!".
L'opera successiva, però, conferma la pochezza di questo autore, che pure aveva saputo illudermi tanto felicemente. Evidentemente i picchi qualitativi raggiunti dai primi volumi di Eden, e da alcuni racconti brevi, erano l'eccezione e non la regola. Come se avesse bruciato subito tutto quello che aveva, e si fosse consumato in un'unica fiammata.
Non sono certo uno sprovveduto che va in crisi non appena legge un manga un pò più complicato del solito. Ho letto opere di Nihei come Blame! (di cui la maggior parte della gente dice erroneamente "che non ha trama"), opere di Urasawa, Takahashi e Q Hayashida (Dorohedoro) oltre ad altre che non sto qui ad elencare, che non sono certo di facile lettura. Eppure nessuna di queste è stata narrata male come Eden. E' propria la tecnica narrativa scelta in Eden che non va e da quello segue tutto il resto, come la gestione dei personaggi (fanno stragi e contro stragi e poi se ne escono con discorsi banali da moralista) e delle organizzazioni. Non si tratta di "attenzione", perchè i volumi li rileggevo più di una volta, visto che non si capiva nulla, ma anche a rileggerli non è cambiato niente. Per me Endo non sa gestire una storia complicata come quella che ha "raccontato" in Eden. Poi siete liberi di pensarla diversamente, ma per me rimane un sopravalutato.
Blame piace moltissimo anche a me e l'ho premiato anche con un bel 8 (forse eccessivo), ma non puoi certo citarlo come il prototipo di manga ben narrato cavolicchio ^^.
Lo so che non sei uno sprovveduto, però dare 1 ad un manga come Eden e dici di essere esperto di storie più elevate e complesse (come sto leggendo anche da qualche tua recensione), significa che :
- O hai voluto dare un voto provocatorio.
- O hai standard elevatissimi.
- O c'è qualcosa che non va nell'approcciarsi ad alcuni manga.
Io direi la prima a questo punto.
"(fanno stragi e contro stragi e poi se ne escono con discorsi banali da moralista)"
Frasi moraliste non ne ho mai viste e nè Endou vuole mai fare la morale. Sono personaggi che vivono adeguandosi a ciò che li circonda, una delle cose di Eden, è che non c'è nessuna morale superiore, ognuno agisce di per sè.
Ho volutamente citato Blame!, perchè ha la fama di essere un manga di difficile approccio e parecchio complicato da seguire e che, per l'appunto, serve molta attenzione per "capirlo". Ti posso assicurare che la stessa attenzione e la stessa voglia che ho messo in Blame! e negli altri da me citati, l'ho messa nella lettura di Eden, ma se con Blame! il tutto è stato alla fine piacevole, con Eden ero quasi disgustato.
Ho dato 1, perchè è un manga che non ti lascia nulla (per lo meno a me non ha lasciato nulla), la trama è confusionaria, i personaggi sono troppi e non te li ricordi mai tutti, non ci sono colpi di scena mai o se ci sono, sono talmente mal narrati che non li si coglie. Sembrava uno di quei filmacci recensiti da Yotobi in cui accadono cose a caso per caso (citando la mia recensione).
Era meglio dotarlo di una trama un pò più semplice ma comprensibile (che poi chi ha detto che una trama semplice deve fare per forza schifo? Se è ben narrata va anche bene una trama semplice, piuttosto che complessa e "non lineare"), piuttosto che esagerare con esercizi stilistici che non ti lasciano nulla e sono fini a se stessi, visto che manca l'abilità di Endo nel saperli gestire. Per me è il manga flop dei flop, da cui il voto che ho dato.
Un grazie anche ad Oberon che mi ha impaginato questa recensione in maniera fantastica e ha curato la decrizione della nuova edizione, e un grazie a Slan per avermi proposto la rece senza dimenticare Bunshichi e God per osservazioni e consigli.
Devo concordare (parzialmente) con God e Akira quando affermano che la parte finale soffra di alcune debolezze. Secondo me l'apice (sprattutto emotivo) del fumetto è il numero 15, dopodichè Endo opta per una scelta narrativa che io trovo abbastanza debole e che sembra piuttosto random, in realtà è una scelta forzata per far confluire il tema del colloide dove doveva arrivare. Infatti il volume 16 probabilmente è il punto più farraginoso, poi però nel 17 e nel 18 si riesce a riprendere e a concludere in modo assolutamente degno. Dalla svolta sembra che Endo fosse in difficoltà sul come chiuderlo, ma riesce a chiudere bene a mio avviso.
Eden non "cambia genere quasi ad ogni numero", il fatto è che si tratta di un'opera corale che abbraccia tante situazioni diverse, quindi varia molto la natura delle storie, ma di fondo rimane un fumetto fantascientifico, e ce lo ricorda ogni volta che il tema narrativo torna sul virus e il colloide, che è un po' il punto di arrivo dell'opera e che unisce i vari temi.
Ora, è vero che la trama è complessa, ma in realtà basta rileggere i volumetti e, con il senno di poi, si capisce infinitamente di più.
E' vero che ci sono dei flashback inseriti in modo non molto fluido (questo solo nel primo numero), però non sono random e non generano proprio nessun caos, anzi decisamente il contrario: senza quei flashback non si potrebbe capire nulla di cosa sta succedendo in quel momento. Si stabilisce infatti un parallelo tra gli avvenimenti passati e quelli nel presente (accaduti nello stesso luogo) in modo tale che si spieghino a vicenda. Io non ho avuto difficoltà di comprensione nemmeno alla prima lettura in questa parte.
Dopodichè, sempre nel primo numero, c'è un balzo temporale notevole che serve per inserire il protagonista, perchè la prima parte del primo numero è solo un prologo.
"E' propria la tecnica narrativa scelta in Eden che non va"
Endo narra un po' come narrava Shirow (a grandi linee eh, non voglio imporre un paragone), ovvero dando quasi tutto per implicito e senza spiegare le cose (a parte le note XD). Non c'è un narratore che ti introduce i fatti e i personaggi parlano tra loro dando fin troppe cose per scontate, questo è un modo di narrare che in effetti può far storcere il naso, ma che io ritengo "realistico" e perfettamente in linea con lo spirito del fumetto. In Eden più o meno tutto è orientato ad un'impostazione realistica, dal disegno ai contenuti, e anche il modo di esporre la narrazione non vi scampa.
Ok, Endo non è un narratore raffinato che ricama puzzle perfetti o altro, ma non è certo questo il suo fine. Per quanto mi riguarda ho apprezzato invece il modo diretto, ma assolutamente non terra-terra, con il quale tratta i temi, cosa che avevo apprezzato anche nei racconti brevi. Endo riesce sempre a rapirmi il cuore con le sue storie.
"Evidentemente i picchi qualitativi raggiunti dai primi volumi di Eden, e da alcuni racconti brevi, erano l'eccezione e non la regola."
Il fatto è che non puoi comparare dei racconti brevi ad una storia invece a lungo termine. I racconti brevi per forza di cose sono più facili da gestire e si prestano meglio a veicolare uno stato d'animo o una riflessione.
In effetti Endo è più portato per questo tipo di racconti, non è un caso che tra le parti più efficaci di Eden vadano ricordate, secondo me, proprio le varie storie autoconclusive, oltre, vabbè, all'arco di Mana che è il migliore.
@ningen
Sinceramente trovo che l'unico personaggio gestito un po' così sia Helena, (e un altro alla fine di cui non ricordo il nome) per il resto mi sembra di ricordare che i personaggi siano invece gestiti molto bene, anche perchè la maggior parte ha vita breve
Elia, Ennoia, Pedro, Mariham, Kenji, Sophia... hanno tutti delle motivazioni, una storia alle spalle e sono coerenti con il loro background.
Mah, sinceramente non mi sembra che la storia sia dettata dal "caso", inoltre, guardando la tua recensione ho notato che hai messo 7 volumi letti, se questo è vero ti sei perso un sacco di flashback che danno moltissime info, tra cui: la nascita di propater, i suoi obiettivi, il perchè del progetto Maya e altre cose ancora... forse non potrebbe essere per questo motivo che alcune cose non ti sono chiare? Non l'hai nemmeno finito! Comunque le tue osservazioni sulla narrazione sono anche condivisibili in certi punti, ma non in altri, di esercizi stilistici in Eden davvero non ne ho visti e la trama non è assolutamente fine a sè, dato che propone una riflessione piuttosto ampia. Almeno come io l'ho interpretata.
Inoltre, citi Urasawa come esempio di narratore complesso (ho visto che hai dato il voto massimo a Monster). Sinceramente non è un buon esempio da tirare in campo perchè le storie di Urasawa sono volutamente rese complicate dal fatto che l'autore spezzetta le informazioni e le dosa progresivamente, ma alla fine le da e tu lettore completi il puzzle. Insomma, il manga è fatto perchè la storia sia svelata. In Eden non c'è un intento di creare un puzzle risolvibile, e quindi nemmeno quello di dare tutte le informazioni al lettore, che deve invece arrangiarsi per rielaborare quello che legge.
E poi, ok, Urasawa è bravo a gestire tempi e situazioni, ma difficilmente ho letto qualcosa di così premeditato, guidato dal caso e pieno di coincidenze come Monster, o con un finale più forzato e male gestito. Ora, io non voglio dire nulla (anzi, monster mi piace molto), ma ogni opera ha le sue qualità e i suoi difetti, i suoi pro e i contro... Eden ha molto da dire, basta saper cercare (cioè, ho scritto una rece papiro da 17mila caratteri, qualcosa mi avrà lasciato questo manga no? XD). Poi, chiaramente può non piacere, anzi, comprendo che possa non piacere a molti.
Rispetto la tua (anzi le vostre) opinioni, ma non le condivido affatto. Non è normale che un manga dopo ben 7 volumi, non ti abbia lasciato nulla e non ti abbia fatto capire nulla di quello che stava succedendo. A che serviva continuare se già non si capiva nulla arrivati a quel punto? Si rischiava di aggiungere altra carne al fuoco e complicare ancora di più il tutto. Dici che è realistico? Forse... Ma non è il modo di narrare una storia a mio avviso. Puoi farlo realistico, ma realistico non significa necessariamente "trama incomprensibile".
SPOILER il nuovo universo è stato creato e Sophia è a capo di esso,praticamente è il nuovo Dio.Loro vedevano giorno dopo giorno una nuova versione di quello che sarebbe potuto essere,ergo è un mondo senza fine(endless world).Tutto è una ripetizione con una fine aperta ed infatti il finale di Endo è aperto, dove ci mostra nuovamente gli errori,gli stessi errori,che l'umanità ha commesso come le guerre ecc.Indicativo è anche il ballo di Ennoia con Hannah come nel primo volume.
FINE SPOILER
Nuovi spoiler
Comunque nessuno ha notato la "coincidenza" con la profezia Maya del 2012?Praticamente alcuni scienziati sostenevano che il 21 dicembre non ci sarebbe stata la fine del mondo, ma probabilmente un intensa attività solare avrebbe generato tempeste solari che potevano scatenare una disfunzione delle reti elettriche e del magnetismo terrestre.E' la stessa cosa che dice uno scienziato in Eden quando parlano della massa vuota,no? Sono fantasie personali/coincidenze o l'autore ha preso spunto?Non dimentichiamoci che c'è un personaggio di nome Maya...che oltre al significato gnosticistico è anche un popolo.
Salto la recensione e scopro che la ristampa è praticamente alla fine... :D
Scopro il prezzo.... *_*
Leggo il dibattito e poi la recensione.... Penso che la spesa converrà...
Piango di commozione.
Una menzione da parte mia la meritano senz'altro i disegni: pazzeschi! La bellezza di alcune tavole lascia a bocca aperta...
Volevo anche sottolineare la coincidenza con alcuni fatti di attualità in riferimento alla questione degli Uiguri. Sconcertante.
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