Hiroshi YamauchiSi è spento lo scorso 19 settembre, all'età di 85 anni, Hiroshi Yamauchi, terzo presidente Nintendo, nonché uomo chiave della crescita della compagnia, da piccola impresa di pubblicazione di carte per l'Hanafuda a quella che potenzialmente è la più importante azienda al mondo nel settore videoludico.

La "chiamata al dovere" ebbe luogo nel 1949, quando suo nonno, allora leader della compagnia, capendo che la sua fine era vicina e non avendo altri eredi diretti, decise di affidare a lui il ruolo di presidente della NintendoYamauchi accettò, solo a patto dirimanere l'unico componente della sua famiglia all'interno della compagnia: la cosa che portò al licenziamento di un suo cugino più anziano.

I primi tempi non furono certo una passeggiata per il neo-presidente, a causa della scarsa considerazione che avevano nei suoi confronti molti impiegati, dovuta alla sua giovane età e completa inesperienza nel campo della direzione aziendale. La reazione del giovane delfino fu però dura, e per rimarcare la sua autorità licenziò molti impiegati storici che l'avevano messo in discussione. Nintendo entrò così in un'era "imperialistica", in cui ogni prodotto veniva approvato e immesso sul mercato solo ed esclusivamente, dopo essere stato sottoposto al vaglio del  presidentissimo.


Mario PiangenteAll'alba degli anni '60,  Yamauchi strinse un accordo con la Walt Disney per poter utilizzare i suoi  eleberrimi personaggi sulle carte da gioco: l'idea  era quella di traghettare il mercato delle carte plastificate fuori da un contesto prettamente legato al gioco d'azzardo legalizzato, e renderlo qualcosa di più aperto a tutta la famiglia e al grande pubblico. 

Questa strategia rimarrà cara alla Nintendo anche nei decenni a venire, quando la società sarà ormai diventata una colonna portante dell'industria videoludica. La manovra ebbe successo e vennero venduti più di 600.000 mazzi in un anno, portando la compagnia ad essere leader nel settore delle carte da gioco nel Sol Levante.

Presto però, il presidente si rese conto che il mercato dei giochi di carte era sin troppo ridotto per le sue ambizioni, e decise di allargarsi ad altri campi, riscuotendo però scarso successo. Le prime soddisfazioni all'infuori dei giochi di carte arrivarono con la produzione di giocattoli, deriva nata dall'idea di un sottoposto di nome Gunpei Yokoi, futuro uomo-chiave della compagnia, che s'era costruito una sorta di artiglio estendibile per divertirsi nei momenti di pausa. Quel semplice artiglio piacque molto a Yamauchi, che lo fece perfezionare a Yokoi lanciandolo poi sul mercato e rendendolo un successo immediato. I giocattoli "complessi" progettati da Yokoi e approvati da Yamauchi ebbero un grande riscontro di pubblico sul mercato, rappresentando una novità rispetto ai prodotti "semplici" degli anni '60, come costruzioni o bambole.


Pokémon piangentiAlcuni anni più tardi, resosi conto che il continuo calo di prezzo degli apparecchi elettronici avrebbe permesso una maggiore diffusione degli stessi, e un loro utilizzo nel campo dell'intrattenimento, con l'Atari già ben avviata nella vendita di apparecchi per l'intrattenimento da collegare alla TV, Yamauchi decise di tuffarsi nell'impresa, con la convinzione che i videogiochi non debbano essere prodotti da ingegneri, ma da artisti.

Seguendoquesto ideale, l'imperatore si lanciò nell'impresa videoludica con i suoi pupilli Yokoi (che prima di lasciare questo mondo anzitempo ha regalato all'umanità successi come i primi videogiochi portatili con schermo a cristalli liquidi, il leggendario Game Boy e le serie di videogiochi Metroid e Kid Icarus) e l'allora giovane rampante Shigeru Miyamoto (padre di Mario, simbolo della compagnia, di The Legend of Zelda, di Starfox e tantissime altre serie di videogiochi di successo planetario) ... e tutto il resto è storia.
 
Nel 2002, Yamauchi lasciò il suo posto di presidente, rifiutando la pensione perché, a suo parere, quei soldi sarebbero potuti essere investiti dall'azienda in altri modi.

Il 19 settembre ha chiuso per sempre gli occhi , lasciando i fan del colosso di Kyoto a piangere la sua scomparsa. Gli stessi fan provando un immenso sentimento di gratitudine nei suoi confronti, per aver compiuto un'impresa non da poco, nel corso di più di cinquant'anni di presidenza: trasformare una ditta di produzione di carte da gioco in un autentico simbolo di un mercato che, ai tempi della sua ascesa al potere, non era nemmeno un'idea.

Fonte consultata: Repubblica.it