L' 11 marzo di tre anni fa il Giappone ha tremato con una potenza mai registrata prima. E' stato devastato da uno tsunami con una violenza mai registrata prima. Infine le radiazione fuoriuscite dai reattori danneggiati della centrale di Fukushima si sono posate come ciliegine su un'immensa torta di fango e morte.
L'anno scorso qui su Animeclick scrissi un reportage intitolato "Fukushima due anni dopo: per non dimenticare" (parte prima e parte seconda) per fare il punto della situazione. E ora che è passato un altro anno? Cosa è cambiato?
Quello che segue è un breve aggiornamento, breve non perchè non ci sia stata la volontà o il tempo per un approfondimento, ma perchè purtroppo poco o nulla è cambiato durante questi mesi.
La Tepco, la società che gestisce l'energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari e che quindi si occupa anche dello smantellamento e della bonifica del territorio, ha invitato numerosi giornalisti stranieri a visitare ciò che resta dello stabilimento di Fukushima Daiichi. L'intento è quello di glorificare gli operai che si sono immolati per evitare la fusione delle barre di combustione (contavvenendo peraltro agli ordini della Tepco) e quindi un disastro ben maggiore e far constatare che tutto procede ed è sotto controllo.
L'area intorno alla centrale è tutta un cantiere: tagliando gli alberi (comunque radioattivi) si cercano nuovi spazi dove poter stoccare l'acqua contaminata usata per tenere freddi i reattori; ogni giorno si producono circa 400 tonnellate di quest' acqua che deve essere poi smaltita. Il problema rimane come. La Tepco insieme al governo vorrebbe scaricarla, seppur in maniera controllata, in mare ed è appoggiata in questo anche da Dale Klein, ex responsabile dell'Autorità di regolamentazione nucleare Usa e advisor della Tepco. Secondo Klein, un rilascio controllato nell'oceano di ampie quantita di acqua dopo un trattamento che elimini la maggior parte dei materiali radioattivi (ma non il trizio) è un progetto più sensato che non il solo e semplice stoccaggio.
Di tutt'altro avviso l'opinione pubblica, sia nazionale che internazionale, e i pescatori della zona che sopravvivono a malapena già così. Test eseguiti recentemente infatti hanno riscontrato livelli di cesio superiori alle norme di sicurezza del governo di 100 becquerel per chilogrammo in piccole quantità di pesce pescato nelle acque locali. L'Agenzia della pesca ha trovato pesce con livelli che superano le linee guida in 24 dei 2.777 campioni testati in gennaio e febbraio, tra cui degli scorfani catturati al largo della costa di Fukushima con 500 becquerel per chilogrammo, secondo quanto dichiarato da Haruo Tominaga, direttore associato dell'Agenzia, divisione della trasformazione e della commercializzazione.
L'impressione generale quindi che si ricava dai racconti di quei giornalisti è un'altra e cioè che si proceda ancora per tentativi, che si navighi a vista, insomma. Si era parlato di usare il ghiaccio per costruire una sorta di diga intorno alla centrale e ridurre così il rischio che l'acqua contaminata se ne finisca in mare per conto proprio (cosa che sembra sia già accaduta). Il tutto però è ancora in alto mare e pare ci vorranno mesi prima che si possa iniziare davvero: si sono fatti i primi test, che saranno replicati prima di dare l'ok definitivo ma stiamo comunque parlando di un progetto mai tentato prima, che costerà miliardi di dollari.
Ovviamente il livello di radiazioni è decisamente diminuito: ora si può arrivare all'ingresso della centrale senza protezioni, i rilevatori segnano ovunque 80 microsievert l'ora, niente rispetto ai livelli dei primi giorni. La zona "rossa", quella da cui sono state fatte evacuare migliaia di persone e il cui accesso è consentito solo dietro autorizzazione, si è ristretta da 30 a 5 chilometri, a cui segue una fascia "di rispetto" dove gli abitanti possono tornare alle loro case di giorno ma non dormirci. Ormai però anche il governo ha rinunciato all'idea che i 267mila evacuati (di cui oltre 100mila residenti in prefabbricati provvisori) debba per forza tornare a vivere dove stavano prima.
Nelle aree limitrofe a Fukushima, in quelle zone dove non è stata imposta l'evacuazione, in cui le persone si limitano a "convivere" con valori di radioattività un po' più alti del normale, sta crescendo una generazione di bambini che vivono al chiuso. Poichè i più piccoli sono anche i più vulnerabili di fronte alle radiazioni, a loro è vietato giocare all'aperto. Questo perchè, seppur invisibile, il rischio di contaminazione è più forte in mezzo a prati, alberi e boschi mentre diminuisce drasticamente fra auto e cemento. Quindi da tre anni i momenti di svago sono rigorosamente al chiuso e quando escono le mamme li proteggono con mascherine e spessi impermeabili di plastica in caso di pioggia.
Sebbene gli esperti dicono che per sviluppare un tumore alla tiroide (il principale tipo di patologia correlata all'esposizione alle radiazioni) ci vogliono anni, i bambini di Fukushima ne sono affetti in misura maggiore. Se la media nazionale è di 2 casi su 1 milione nei soggetti fra i 10 e i 14 anni, qui da settembre a febbraio si è passati da 59 casi a 75 nei 254mila minori controllati su un totale di 375mila. Nonostante gli studiosi cerchino di tranquillizzare gli animi affermando che in quest'area i bambini sono monitorati costantemente e che probabilmente se tutta la popolazione del Giappone subisse lo stesso trattamento si otterrebbero gli stessi risultati, l'allarme comunque scatta.
Così come montano le proteste contro il governo che sta per autorizzare la riapertura di alcune delle 50 centrali nucleari chiuse dopo il terremoto, ufficialmente in attesa di controlli di sicurezza, in realtà perchè l'argomento poteva diventare molto pericoloso per la classe politica ed era meglio farlo sbollire un po'. Quindi, anche se recenti sondaggi indicano che il 70%/80% dei Giapponesi è contrario alla loro rimessa in funzione, il governo, forte della solida maggioranza in parlamento, è più pratico e ha bisogno di energia a buon mercato per ridurre così l'importazione di petrolio e gas dai paesi vicini, abbassando le bollette ai cittadini e diminuendo il deficit commerciale.
E lontano dal Tohoku? Quanto è pericoloso visitare ad esempio Tokyo, prossima sede dei Giochi Olimpici del 2020? Non più di Londra o Parigi. Stando ai dati forniti dal Tokyo Metropolitan Institute of Public Health i livelli di radiazione nell'atmosfera della capitale sono gli stessi di prima del disastro nucleare e inferiori a quelli di Parigi e Londra. Il livello di radiazione media nel centro di Tokyo a Shinjuku il 6 marzo era di 0,0339 microsievert per ora, contro i 0.085 microsievert di Londra e i 0.108 microsievert di Seoul trovati il 3 marzo e i 0,057 microsievert a Parigi il 27 febbraio, dati raccolti da siti di monitoraggio nel mondo pubblicati dall sito web della Japan National Tourism Organization.
Insomma le informazioni si rincorrono e si scontrano fra di loro come palline di un flipper, amplificate dalla Rete, che siano allarmanti o rassicuranti. A chi credere? Io non lo so. Io credo ai morti, ai dispersi e ai sopravvissuti, alle loro storie e ai loro volti, così simili a quelli di ogni catastrofe naturale in ogni parte del mondo. Non dimentichiamoli mai.
Per chi volesse approfondire e seguire l'evolversi della situazione, questo è un elenco di siti in inglese su qui quasi ogni giorno sono pubblicati articoli sull'argomento:
www.newsonjapan.com
www.japantoday.com
www.japantimes.com
www.japandailypress.com
Fonti consultate:
www.ilsole24ore.com
www.lastampa.it
www.internazionale.it/
Buttare l'acqua in mare, anche se un po' "purificata", non mi sembra un'idea geniale. Ma chi sono io per giudicare?
Qua non si parla ne di anni, ne di decenni ma di secoli
L'idea del ghiacciaio poi...un'assurdità mai sentita prima (ci vorrebbe un'altra Centrale per alimentare un'opera del genere)
Stendiamo poi un velo pietoso sul fatto che molte opere di "bonifica" son in mano alla criminalità e che si stanno utilizzando dei senzatetto come manodopera a costo quasi zero (fonte Repubblica o Corriere della Sera (non ricordo) (basta fare una ricerca su Google)).
Ma naturalmente so che non è così semplice e che ci sono complicazioni che un ragazzo come me non può capire
Le radiazioni nucleari sono bruttissime bestie, invisibili e letali anche in caso di esposizione a bassissime dosi ma prolungate nel tempo (ecco perché le persone non possono dormire nelle case vicino allla centrale). Ancora non si conscono effetti sul lungo e lunghissimo periodo (parliamo di materiali che possono richiedere anche centinaia di anni per dimezzare la quantità di radiazioni emesse). Con questo scenario l'unica cosa da fare per la salute pubblica è eccedere nella prudenza anche se porta a forti limitazioni nella vita quotidiana (vedi le mantelline per i bambini).
La cosa che, spero, non accada è cavalcare l'onda delle dichiarazioni ottimistiche "a prescindere": il rischio è altissimo, e gli interessi non possono passare avanti alla salute delle persone.
A me angustia molto la sorte di quei poveri bambini che sono costretti a stare al chiuso, oltre al fatto che nessuno può garantire loro con sicurezza che, (naturalmente io mi auguro di no) non si ammaleranno di qualche tumore in futuro.
Non sono esperto in materia, ma credo che questa debba diventare la molla che spingerà i giapponesi, ma non solo loro, a riflettere sul serio a quanti gravi pericoli possa portare la produzione di energia dal nucleare.
Una spada di Damocle perennemente piazzata sulla testa delle popolazioni e dell'ambiente delle aree che circondano i reattori, e purtroppo, come sottolineato da Bradipo, in mancanza di scoperte che possano accelerare la decontaminazione, quei materiali radioattivi restano pericolosi per tempi lunghissimi, assai di più della durata della vita media di un essere umano. Spero che quei giapponesi, , che sono ormai la stragrande maggioranza, che non vogliono più far ripartire le centrali chiuse dal terremoto, sfidando anche la loro proverbiale ritrosia alle manifestazioni del dissenso, protestino con il massimo del vigore consentito dalle loro leggi e facciano capire a questa massa di vergognosi politici attenti solo agli interessi di quella lobby nuclearista che li foraggia, che il prezzo per salvaguardare la salute dei propri cari e dell'ambiente in cui si vive non è mai troppo caro!
Ciò che lascia più sconvolti è l'apparente disinteresse da parte dei giapponesi ormai talmente educati a seguire prima il bene del paese che il proprio da fare buon viso a cattivo gioco a tutto ciò che gli viene passato come un bene collettivo, come lavorare fino alla morte ( non è un eufemismo ma triste realtà ) e anche la futura riapertura delle centrali necessarie a mantenere concorrenziale la produzione di ogni bene commerciale.
Sinceramente le radiazioni mi fanno paura... Mia madre mi raccontò che al tempo dell'esplosione della centrale in Russia, ci fu il panico pure da noi, con grande attenzione a quello che si mangiava, nonostante la lontananza. Per fortuna, in Giappone non è successo nulla di così irreparabile, ma temo che i danni continueranno a sentirsi molto a lungo...
Certo, che già 3 anni...
Purtroppo non bastano mesi o anni perchè la situazione torni alla normalità... Ci vorranno decenni e ciò che è successo si ripercuoterà, probabilmente, anche sui figli e nipoti di chi ha vissuto questo tragedia.
Ottimo articolo Hachi, perché credo sia anche doveroso non dimecarsi di ciò che è successo
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In effetti non si potevano tollerare le fastidiose fughe di notizie avvenute a Fukushima, meglio premunirsi per evitare che in caso di un nuovo incidente nucleare la popolazione sappia quel che sta succedendo...
Ma c'è da dire che loro il giorno dopo il terremoto, sono andati a lavoro.
Hanno ricostruito un pezzo di Autostrada importante per loro in una settimana. E noi non sappiamo se finiremo mai la Salerno-Reggio Calabria.
Immaginate cosa potrebbe succedere se un terremoto del genere succedesse qui.
A quanto pare, l'ala più conservatrice del governo giapponese sembra voler tirar dritto con lo sviluppo di nuove centrali nucleari. Non mi sembra si stia dedicando agli "interessi della nazione". Solidarietà al popolo giapponese vittima di questo disastro.
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