Quello di Akira Toriyama è senza dubbio un nome molto noto, per chi segue il mondo del fumetto e dell'animazione giapponese.
Per la maggior parte dei fans, è l'autore di Dragon Ball, uno dei manga e dei cartoni animati giapponesi più noti al mondo e più presenti nei negozi e i canali televisivi del nostro paese.
Per altri, sarà il papà della buffa Arale, del simpatico e sfortunato Dottor Slump e di tutti gli altri bizzarri abitanti del folle Villaggio Pinguino.
Per gli appassionati di videogiochi, è l'illustrazione di Chrono Trigger, Blue Dragon, Tobal e Dragon Quest.
Per chi ha cominciato a seguire i manga negli anni '90, Akira Toriyama è invece l' autore di molte belle storie a fumetti che sono state pubblicate in Italia fra la seconda metà della decade e i primi anni del terzo millennio: storie che hanno contribuito a rendere Toriyama, per chi lo ha seguito in tutte le sue varie pubblicazioni, un grande maestro del fumetto, ma anche una sorta di simpatico amico in cui compagnia passare ore di piacevole divertimento.
Probabilmente Giorgio Mazzola, l'autore della monografia Akira Toriyama - Il mangaka sorridente, recentemente uscita per la casa editrice Il foglio letterario, fa parte di quest'ultima categoria.
Fa uno strano effetto ritrovarsi sugli scaffali delle librerie un volume monografico dedicato ad Akira Toriyama.
Un po' perché in Italia si è, purtroppo, sviluppata la tendenza a considerare Dragon Ball, la sua opera più celebre, come un cartone animato per bambini, molto semplice e sicuramente non degno di un'analisi così approfondita, e un po' perché, in un certo senso, non c'è bisogno che qualcuno scriva un libro su Toriyama, dal momento che è lui stesso a fornire una sorta di sua autobiografia più o meno ufficiale fra le pagine dei suoi manga.
Autobiografia che, di certo, Giorgio Mazzola ben conosce, in quanto i fatti narrati nella prima parte del suo libro, relativi appunto a un quadro generale sulla vita e le opere dell'autore, non sembrano discostarsi troppo da quanto raccontato da Toriyama stesso nei siparietti fra un capitolo e l'altro dei suoi manga.
E' una buona introduzione, che permette di tenere bene a mente tutte le opere realizzate dal maestro (compresi i lavori più recenti, inediti in Italia e di cui, perciò, non si sa ancora molto) e , contemporaneamente, di gettare un piccolo sguardo sulla sua vita personale, elemento abbastanza importante in quanto nei lavori di Toriyama, dietro a tanti mondi immaginari e personaggi strambi, si celano parecchi riferimenti autobiografici.
Già da questo primo capitolo si può benissimo riuscire ad inquadrare il carattere dell'autore, un campagnolo dal cuore un po' bambino, tanto restio alle imposizioni della vita sociale (è pur sempre colui che si licenziò dalla ditta di grafica dove lavorava perché non riusciva a sopportare di dover portare un vestito elegante e di doversi alzare presto la mattina per andare al lavoro) quanto dotato di un grande talento e di una fervida fantasia.
La seconda parte, il cuore del libro, è dedicata ad una corposa analisi dei vari temi trattati nelle opere di Toriyama.
Una volta inquadrato, tramite la biografia della prima parte, il carattere dell'autore, risulterà facile capire molte delle caratteristiche dei suoi personaggi.
Non è strano che i protagonisti delle sue storie siano bambini scanzonati e puri di cuore, dalla grande energia e sempre in lotta, con le armi dell'allegria, contro un mondo di adulti che comprende, di volta in volta gangster, criminali, poliziotti, lottatori, militari e soldati, re corrotti, campioni di arti marziali, signori del male, teppisti, mostri e alieni conquistatori e tutta una serie di figure che, nelle opere degli altri autori, sarebbero invece tosti, violenti, spaventosi, rispettabili, mentre in quelle di Toriyama vengono sempre dipinti in maniera bonaria, ridicola, canzonatoria, un po' patetica.
E' una sorta di rivalsa nei confronti del "senso comune", delle numerose limitazioni che la società giapponese impone ai suoi appartenenti, sempre perfetti, umili, timidi, un po' freddi, un esercito di salaryman in giacca e cravatta che lavorano alacremente in maniera sempre seria e composta.
Akira Toriyama, invece, va contro tutto questo. I suoi protagonisti sono sempre esuberanti, spesso anche un po' maleducati, impongono la loro presenza agli altri in maniera chiassosa e un po' rozza, ma anche molto pura e innocente, riuscendo ad avere ragione di adulti più freddi e apparentemente rispettabili ed educati di loro, ma non necessariamente puri e buoni.
Anche per i cattivi, però, c'è speranza, ci informa Mazzola, con un'analisi abbastanza puntuale e insolita di quelle che, apparentemente, sono storie comiche/avventurose molto semplici. Il cattivo, nei lavori di Toriyama, può avere speranza di redenzione e, quando questa avviene, solitamente è perché l'autore ha scelto di farlo ritornare sui suoi passi, riflettendo sui propri errori e riscoprendo il suo luogo d'origine, le sue radici, la sua interiorità, siano essi il lontano pianeta Namecc, la tragica fine del pianeta Vegeta o lo strambo pianeta Nikochan, dove lo smargiasso alieno col sedere in testa del Villaggio Pinguino si svela essere un padre amorevole e un sovrano che ha a cuore la sua gente.
Proseguendo nell'analisi di Mazzola, scopriamo che dietro l'apparente semplicità dei fumetti di Toriyama ci sono numerosi elementi relativi alla cultura giapponese, ora dissacrati, ora valorizzati: è il caso del cibo e del sonno, tanto esagerati nelle storie del fumettista di Aichi quanto importanti per i giapponesi.
La terza parte del volume è, invece, dedicata ad una completa analisi dello stile di disegno.
Akira Toriyama è, infatti, uno dei fumettisti giapponesi che più hanno modificato il loro stile nel corso dei decenni, quasi in maniera radicale. Del resto, anche questo è un sintomo di quel carattere un po' bambino, irrequieto e restio a conformarsi, che l'autore si porta dietro da sempre. Dice, infatti, in proposito, che adora sperimentare e cambiare stile di disegno di continuo, perché disegnare sempre allo stesso modo, alla lunga, lo annoia.
L'analisi di Giorgio Mazzola è molto precisa e onesta e non tralascia nulla, neppure un accenno un po' brutale a certi periodi lavorativi dell'autore, in cui la pressione per i ritmi, le scadenze e le consegne si è manifestata in un palese peggioramento qualitativo delle tavole (soprattutto nella seconda parte del suo Dragon Ball, mai pienamente sentita dall'autore e praticamente impostagli dall'editore per sfruttare il successo della serie).
Il volume è impreziosito, in apertura e chiusura, da saggi scritti da personalità più o meno note del mondo della critica fumettistica, come Mario A. Rumor (collaboratore di Yamato Video), Davide Tarò (collaboratore di 001 Edizioni e autore del romanzo Emina Orfani Robot) e Alessandro Del Gaudio (autore del saggio Kyoko Mon Amour), che ci regalano un interessantissimo viaggio nel mondo del fumetto ed animazione giapponese raccontando un po' della storia della casa editrice Shueisha e della Toei Animation e di come i lavori di Akira Toriyama abbiano giocato un ruolo fondamentale per loro come un po' per tutta l'industria del manga/anime in generale. Vi figurano dati tecnici e aneddoti di grande interesse, raccontati direttamente dalle parole di registi e animatori storici.
Akira Toriyama - Il mangaka sorridente è un volume molto interessante, per quanto dedicato principalmente a chi Toriyama lo conosce già in maniera piuttosto approfondita, piuttosto che ai neofiti, che non si ritroverebbero nelle molte descrizioni di scene specifiche dei vari fumetti.
In fondo, Dragon Ball lo conosciamo più o meno a memoria un po' tutti, ma conoscere Dragon Ball non significa necessariamente conoscere Akira Toriyama.
Nel suo libro, Giorgio Mazzola non parla solo di Dragon Ball, ma del suo autore a tutto tondo, non risparmiandosi di citare nel dettaglio scene e particolari tratti dalla sua vita privata, da Dr. Slump & Arale o dalle sue molte storie brevi, opere sicuramente meno note rispetto alla storia di Goku, ma la cui lettura pregressa è un requisito necessario per la comprensione e l'apprezzamento del volume.
Akira Toriyama - Il mangaka sorridente è una monografia completa ed esauriente, in cui l'autore tratteggia un quadro dettagliato e piacevole di uno dei maggiori esponenti del fumetto giapponese, dimostrando una conoscenza approfondita dei suoi lavori, su cui sicuramente avrà ragionato a lungo, magari già da quegli anni '90 in cui hanno cominciato ad essere pubblicati in Italia.
Si evince, dal libro di Giorgio Mazzola, un sincero amore per il fumetto nipponico e ne emerge facilmente la figura, probabilmente assai simile a quella reale, di un Toriyama divertente e ribelle, fantasioso e sognatore, il cui carattere irrequieto e fanciullesco gli ha permesso di creare opere spassose, poetiche, rivoluzionarie, dissacranti, indimenticabili, e anche quando si è trovato poi a sottostare suo malgrado al sistema, quello incarnato dagli editor di Shounen Jump, è sempre riuscito a realizzare storie un po' meno sentite ma che hanno riscosso un grande successo, regalandoci ottimi momenti, bei personaggi, risate e sorrisi.
L'unica, tutto sommato trascurabile, nota stonata sta nelle illustrazioni a corredo del libro, troppo spesso insignificanti fotogrammi (in scala di grigi) ripresi dalle versioni animate e non dai manga originali.
Dal momento che si parla di un volume dedicato a un fumettista, qualche tavola o illustrazione tratta dagli artbook del maestro in più non avrebbe guastato.
A dispetto di un comparto grafico un po' scarno, il libro firmato da Giorgio Mazzola è comunque molto valido dal punto di vista dei contenuti.
[CERCAMANGA_il mangaka sorridente]
Per la maggior parte dei fans, è l'autore di Dragon Ball, uno dei manga e dei cartoni animati giapponesi più noti al mondo e più presenti nei negozi e i canali televisivi del nostro paese.
Per altri, sarà il papà della buffa Arale, del simpatico e sfortunato Dottor Slump e di tutti gli altri bizzarri abitanti del folle Villaggio Pinguino.
Per gli appassionati di videogiochi, è l'illustrazione di Chrono Trigger, Blue Dragon, Tobal e Dragon Quest.
Per chi ha cominciato a seguire i manga negli anni '90, Akira Toriyama è invece l' autore di molte belle storie a fumetti che sono state pubblicate in Italia fra la seconda metà della decade e i primi anni del terzo millennio: storie che hanno contribuito a rendere Toriyama, per chi lo ha seguito in tutte le sue varie pubblicazioni, un grande maestro del fumetto, ma anche una sorta di simpatico amico in cui compagnia passare ore di piacevole divertimento.
Probabilmente Giorgio Mazzola, l'autore della monografia Akira Toriyama - Il mangaka sorridente, recentemente uscita per la casa editrice Il foglio letterario, fa parte di quest'ultima categoria.
Fa uno strano effetto ritrovarsi sugli scaffali delle librerie un volume monografico dedicato ad Akira Toriyama.
Un po' perché in Italia si è, purtroppo, sviluppata la tendenza a considerare Dragon Ball, la sua opera più celebre, come un cartone animato per bambini, molto semplice e sicuramente non degno di un'analisi così approfondita, e un po' perché, in un certo senso, non c'è bisogno che qualcuno scriva un libro su Toriyama, dal momento che è lui stesso a fornire una sorta di sua autobiografia più o meno ufficiale fra le pagine dei suoi manga.
Autobiografia che, di certo, Giorgio Mazzola ben conosce, in quanto i fatti narrati nella prima parte del suo libro, relativi appunto a un quadro generale sulla vita e le opere dell'autore, non sembrano discostarsi troppo da quanto raccontato da Toriyama stesso nei siparietti fra un capitolo e l'altro dei suoi manga.
E' una buona introduzione, che permette di tenere bene a mente tutte le opere realizzate dal maestro (compresi i lavori più recenti, inediti in Italia e di cui, perciò, non si sa ancora molto) e , contemporaneamente, di gettare un piccolo sguardo sulla sua vita personale, elemento abbastanza importante in quanto nei lavori di Toriyama, dietro a tanti mondi immaginari e personaggi strambi, si celano parecchi riferimenti autobiografici.
Già da questo primo capitolo si può benissimo riuscire ad inquadrare il carattere dell'autore, un campagnolo dal cuore un po' bambino, tanto restio alle imposizioni della vita sociale (è pur sempre colui che si licenziò dalla ditta di grafica dove lavorava perché non riusciva a sopportare di dover portare un vestito elegante e di doversi alzare presto la mattina per andare al lavoro) quanto dotato di un grande talento e di una fervida fantasia.
La seconda parte, il cuore del libro, è dedicata ad una corposa analisi dei vari temi trattati nelle opere di Toriyama.
Una volta inquadrato, tramite la biografia della prima parte, il carattere dell'autore, risulterà facile capire molte delle caratteristiche dei suoi personaggi.
Non è strano che i protagonisti delle sue storie siano bambini scanzonati e puri di cuore, dalla grande energia e sempre in lotta, con le armi dell'allegria, contro un mondo di adulti che comprende, di volta in volta gangster, criminali, poliziotti, lottatori, militari e soldati, re corrotti, campioni di arti marziali, signori del male, teppisti, mostri e alieni conquistatori e tutta una serie di figure che, nelle opere degli altri autori, sarebbero invece tosti, violenti, spaventosi, rispettabili, mentre in quelle di Toriyama vengono sempre dipinti in maniera bonaria, ridicola, canzonatoria, un po' patetica.
E' una sorta di rivalsa nei confronti del "senso comune", delle numerose limitazioni che la società giapponese impone ai suoi appartenenti, sempre perfetti, umili, timidi, un po' freddi, un esercito di salaryman in giacca e cravatta che lavorano alacremente in maniera sempre seria e composta.
Akira Toriyama, invece, va contro tutto questo. I suoi protagonisti sono sempre esuberanti, spesso anche un po' maleducati, impongono la loro presenza agli altri in maniera chiassosa e un po' rozza, ma anche molto pura e innocente, riuscendo ad avere ragione di adulti più freddi e apparentemente rispettabili ed educati di loro, ma non necessariamente puri e buoni.
Anche per i cattivi, però, c'è speranza, ci informa Mazzola, con un'analisi abbastanza puntuale e insolita di quelle che, apparentemente, sono storie comiche/avventurose molto semplici. Il cattivo, nei lavori di Toriyama, può avere speranza di redenzione e, quando questa avviene, solitamente è perché l'autore ha scelto di farlo ritornare sui suoi passi, riflettendo sui propri errori e riscoprendo il suo luogo d'origine, le sue radici, la sua interiorità, siano essi il lontano pianeta Namecc, la tragica fine del pianeta Vegeta o lo strambo pianeta Nikochan, dove lo smargiasso alieno col sedere in testa del Villaggio Pinguino si svela essere un padre amorevole e un sovrano che ha a cuore la sua gente.
Proseguendo nell'analisi di Mazzola, scopriamo che dietro l'apparente semplicità dei fumetti di Toriyama ci sono numerosi elementi relativi alla cultura giapponese, ora dissacrati, ora valorizzati: è il caso del cibo e del sonno, tanto esagerati nelle storie del fumettista di Aichi quanto importanti per i giapponesi.
La terza parte del volume è, invece, dedicata ad una completa analisi dello stile di disegno.
Akira Toriyama è, infatti, uno dei fumettisti giapponesi che più hanno modificato il loro stile nel corso dei decenni, quasi in maniera radicale. Del resto, anche questo è un sintomo di quel carattere un po' bambino, irrequieto e restio a conformarsi, che l'autore si porta dietro da sempre. Dice, infatti, in proposito, che adora sperimentare e cambiare stile di disegno di continuo, perché disegnare sempre allo stesso modo, alla lunga, lo annoia.
L'analisi di Giorgio Mazzola è molto precisa e onesta e non tralascia nulla, neppure un accenno un po' brutale a certi periodi lavorativi dell'autore, in cui la pressione per i ritmi, le scadenze e le consegne si è manifestata in un palese peggioramento qualitativo delle tavole (soprattutto nella seconda parte del suo Dragon Ball, mai pienamente sentita dall'autore e praticamente impostagli dall'editore per sfruttare il successo della serie).
Il volume è impreziosito, in apertura e chiusura, da saggi scritti da personalità più o meno note del mondo della critica fumettistica, come Mario A. Rumor (collaboratore di Yamato Video), Davide Tarò (collaboratore di 001 Edizioni e autore del romanzo Emina Orfani Robot) e Alessandro Del Gaudio (autore del saggio Kyoko Mon Amour), che ci regalano un interessantissimo viaggio nel mondo del fumetto ed animazione giapponese raccontando un po' della storia della casa editrice Shueisha e della Toei Animation e di come i lavori di Akira Toriyama abbiano giocato un ruolo fondamentale per loro come un po' per tutta l'industria del manga/anime in generale. Vi figurano dati tecnici e aneddoti di grande interesse, raccontati direttamente dalle parole di registi e animatori storici.
Akira Toriyama - Il mangaka sorridente è un volume molto interessante, per quanto dedicato principalmente a chi Toriyama lo conosce già in maniera piuttosto approfondita, piuttosto che ai neofiti, che non si ritroverebbero nelle molte descrizioni di scene specifiche dei vari fumetti.
In fondo, Dragon Ball lo conosciamo più o meno a memoria un po' tutti, ma conoscere Dragon Ball non significa necessariamente conoscere Akira Toriyama.
Nel suo libro, Giorgio Mazzola non parla solo di Dragon Ball, ma del suo autore a tutto tondo, non risparmiandosi di citare nel dettaglio scene e particolari tratti dalla sua vita privata, da Dr. Slump & Arale o dalle sue molte storie brevi, opere sicuramente meno note rispetto alla storia di Goku, ma la cui lettura pregressa è un requisito necessario per la comprensione e l'apprezzamento del volume.
Akira Toriyama - Il mangaka sorridente è una monografia completa ed esauriente, in cui l'autore tratteggia un quadro dettagliato e piacevole di uno dei maggiori esponenti del fumetto giapponese, dimostrando una conoscenza approfondita dei suoi lavori, su cui sicuramente avrà ragionato a lungo, magari già da quegli anni '90 in cui hanno cominciato ad essere pubblicati in Italia.
Si evince, dal libro di Giorgio Mazzola, un sincero amore per il fumetto nipponico e ne emerge facilmente la figura, probabilmente assai simile a quella reale, di un Toriyama divertente e ribelle, fantasioso e sognatore, il cui carattere irrequieto e fanciullesco gli ha permesso di creare opere spassose, poetiche, rivoluzionarie, dissacranti, indimenticabili, e anche quando si è trovato poi a sottostare suo malgrado al sistema, quello incarnato dagli editor di Shounen Jump, è sempre riuscito a realizzare storie un po' meno sentite ma che hanno riscosso un grande successo, regalandoci ottimi momenti, bei personaggi, risate e sorrisi.
L'unica, tutto sommato trascurabile, nota stonata sta nelle illustrazioni a corredo del libro, troppo spesso insignificanti fotogrammi (in scala di grigi) ripresi dalle versioni animate e non dai manga originali.
Dal momento che si parla di un volume dedicato a un fumettista, qualche tavola o illustrazione tratta dagli artbook del maestro in più non avrebbe guastato.
A dispetto di un comparto grafico un po' scarno, il libro firmato da Giorgio Mazzola è comunque molto valido dal punto di vista dei contenuti.
Un volume da consigliare, dunque, a chi è cresciuto con Akira Toriyama, le sue bizzarrie e i suoi personaggi esuberanti e simpatici, che potrà riscoprire fra le sue pagine gli eroi, le risate e i ricordi della propria giovinezza, che magari stanno ancora lì, soffocati dal grigiore della vita da adulti, ma non sono ancora morti.
[CERCAMANGA_il mangaka sorridente]
La parte DBZ (fatemi passare il termine) è quanto di meglio si sia mai visto in termini di qualità del disegno. Anatomia, movimenti, inquadrature, ogni tavola di ogni combattimento è un'apoteosi visiva stupefacente (guardate le tavole di Goku contro Cell, sono di una bellezza assurda...)
Per di più, ho spesso sentito dire che il "vero" Toriyama non è quello di Dragon Ball, e quindi sarei curiosa di conoscerlo più a tutto tondo (anche se certo, per farlo davvero dovrei leggere anche gli altri suoi manga, prima o poi XD).
Avevo adocchiato da un pò questo libro, così come altri che mi prefisso sempre di prendere, un giorno o l'altro ma che, per vari motivi rimando in continuazione. Sicuramente, appena avrò occasione lo prenderò.
@ Rayleigh
Personalmente il calo qualitativo del tratto l'ho percepito verso la fine della saga di Majin Bu, che appariva abbastanza scarno, spigoloso e con dettagli appena accennati (sia per i personaggi che per i fondali). Per il resto è tutta questione di gusti, come riportato nella recensione Toriyama ha cambiato stile una miriade di volte e tutto stà a trovare lo stile che più ci piace (riguardo Dragon Ball, personalmente lo amo alla follia fino alla saga dei saiyan, da lì in poi rimane sempre bello ma in maniera minore).
http://youtu.be/4JOnoZXtIN8
Il libro riporta come apice grafico di Dragon Ball alcune tavole del combattimento contro Cell, ma dice anche che in quella saga vi eran già le avvisaglie di un peggioramento generale del disegno che poi si è visto in maniera più chiara con la saga successiva, dove solo il protagonista o le scene importanti del caso sono disegnate con più cura, mentre i paesaggi, i personaggi di contorno e tutto il resto sono assai meno curati. Cosa che personalmente avevo notato anch'io leggendo il manga e che, leggendo il testo di Mazzola e conoscendo Toriyama, risulta comprensibile, in quanto l'autore non ama lavorare sotto pressione e questo spesso si traduce in una trascuratezza nella cura del disegno (il libro, in una delle pagine riportate in gallery, dice che anche Dr. Slump e Arale nella sua parte finale soffriva dello stesso problema).
Non a caso Sand Land, che l'autore ha realizzato completamente per i fatti suoi con i suoi ritmi e senza imposizioni del caso da parte di Shueisha, offre soluzioni grafiche di alto livello nell'uso di retini e ombreggiature che Toriyama non ha mai adoperato in nessun'altra delle sue opere.
@ Akemichan
Fondamentale per la conoscenza di Toriyama è la lettura di Dr. Slump e Arale, non foss'altro perché in quest'opera l'autore si apre completamente ai suoi lettori e finisce per raccontare tutti i fatti suoi in maniera stramba e divertente, anche svergognandosi parecchio, permettendo al lettore di conoscerlo come fosse un amico.
@Kotaro
è vero, in alcuni suoi manga brevi i fondali sono molto più curati e dettagliati, sono spettacolari, probabilmente perchè aveva tutto il tempo che voleva per lavorare a questi manga.
Comunque questo libro sembra molto interessante e bell'articolo!
Anch'io aveve letto la stessa intervista, mi sembra fosse uno dei Dainzenshu. Diceva appunto che aveva abbandonato lo stile "rotondo" perchè era molto complicato rendere bene le scene d'azione/combattimento nel corso della storia
nemmeno io ero a conoscenza di questo libro, ma adesso che lo conosco se lo trovo lo prenderò di sicuro.
non ne ho mai abbastanza di cose riguardanti Toriyama e l'universo di Dragon Ball!
Di Toriyama comunque mi pare molto carino il suo ultimo manga, Ginga Patrol Jako!
Mi piacerebbe recuperare questo libro e conoscere meglio Akira Toriyama, le sue opere e il significato che vi si cela dietro, scritto dalla penna di una persona con esperienza.
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