Costi fissi, costi variabili, a che prezzo vendere un volume? Si può fare il cosiddetto “conto della serva”, oppure lo si può vendere al prezzo giusto! Ma come si determina qual è il prezzo giusto? Vi proponiamo un interessante articolo di Michele Foschini, direttore editoriale di Bao Publishing:

Il prezzo di vendita di un volume a fumetti è un ottimo spunto per riflettere sui costi dell’editoria e sulla ripartizione degli utili. Se vi è mai capitato di pensare che un libro fosse “troppo caro” è possibile che abbiate avuto ragione, ma è anche probabile che non sapeste diverse cose su come si è arrivati a decidere il prezzo al pubblico del volume in questione.
Un libro a fumetti si vende in quattro ambiti, normalmente: nelle fumetterie, nelle librerie cosiddette “di varia” (ma io preferisco chiamarle “generaliste”), alle fiere e sul sito dell’editore, se è dotato di uno shop online.
Al distributore per le fumetterie l’editore vende i libri con uno sconto tra il 50 e il 55%. Hoplà! Metà del prezzo di vendita se n’è andato come per magia, in un colpo solo. La cosa buona è che, il più delle volte, quella vendita è in conto assoluto, ovvero senza diritto di reso, pertanto sono vendite certe, finali.
Al distributore per le librerie generaliste l’editore accorda uno sconto composto da: sconto al libraio + percentuale per il promotore librario che ha convinto il libraio a ordinare quei libri + diciamo tra il sette e il dieci percento del prezzo di copertina come costo distributivo. Il totale arriva spesso a sfiorare il 60% del prezzo di vendita. E si tratta di copie vendute con diritto di reso, quindi non è detto che a un ordine corrisponda una vendita finale, certa, di pari valore.
Alle fiere e nella vendita diretta online il prezzo di vendita è intaccato da costi fissi come noleggio dello stand, costi di imballaggio, spese di spedizione.
Ecco, ho detto la parolina magica: costi fissi. Perché ce ne sono anche di variabili, che contribuiscono a determinare il prezzo di un libro. Tra quelli fissi ci sono, per esempio, il costo del personale della Casa editrice che si occupa della lavorazione a livello editoriale (traduzione, revisione, grafica) e l’affitto e le utenze della sede in cui quelle persone lavorano. Tra quelli variabili ci sono per esempio i diritti pagati all’autore del libro e il costo della stampa (influenzato dalla tiratura).
Analizziamo queste due voci, che influenzano fortemente il prezzo di vendita di un libro.
All’autore (o comunque agli aventi diritto) di un libro si riconosce solitamente un anticipo sul diritto d’autore così stabilito: a fronte del prezzo di vendita previsto per il libro e della tiratura minima che l’editore prevede di stampare, si riconosce una percentuale, diciamo l’8%, che è abbastanza tipico nel settore del fumetto, sul prezzo di vendita di ogni copia stampata.
Per esempio: se intendo stampare duemila copie di un libro che si venderà a venti euro e l’autore ha diritto all’8%, l’anticipo sarà calcolato sulla base di 2.000 x 20 = 40.000 x 8% = 3200 euro.
Ora, abitualmente l’anticipo non dovrebbe mai arrivare a coprire il 100% della tiratura, perché anche soltanto calcolando le copie fallate o rovinate in spedizione e le copie omaggio o inviate alla stampa per motivi promozionali, è impossibile vendere il 100% di una tiratura, quindi per un progetto del genere diciamo che qui da noi potremmo arrivare a offrire un anticipo basato sul 70% della tiratura, quindi 3200 x 70% = 2240.
La stampa, che per l’editore è un costo variabile perché dipende dalla tiratura totale che, nella sua vita in catalogo, un libro avrà (e che si spera non si limiti alla prima edizione), per il tipografo ha delle componenti fisse, dette costi di avviamento, che riguardano i suoi costi di personale, uso dei macchinari, manutenzione e via dicendo.
Ora, le tirature nel mondo del fumetto spesso non sono molto alte. Scendere sotto le duemila copie significa incorrere in costi di avviamento che incidono enormemente sul costo/copia dei volumi, a prescindere da quanto possano essere semplici o di foliazione esigua. Tenete presente che normalmente il costo di stampa di una copia non dovrebbe incidere sul prezzo di vendita per più di un decimo. Il costo ideale è un quattordicesimo del prezzo di vendita. Noi non ci arriviamo nemmeno con le tirature più alte dei libri di Zerocalcare, a questa proporzione. In soldoni significa che spesso stampare un libro a fumetti costa un settimo, un sesto del suo prezzo di vendita, il che erode ulteriormente il margine di profitto dell’editore.
Bisogna inoltre considerare che, nel nostro campo, questi due costi variabili si comportano, nei bilanci delle Case editrici, fastidiosamente come costi fissi: poiché l’autore deve pur pagare le bollette e mangiare, mentre il suo libro si vende, è opportuno corrispondergli un anticipo, appunto e la tiratura va pagata tutta, alla scadenza della fattura del tipografo, non mano a mano che i libri si vendono. Forse solo nel caso del print on demand il costo di stampa è veramente variabile.
Detto questo, come si può decidere il prezzo al quale è opportuno vendere un libro? Si può fare il cosiddetto “conto della serva”, ovvero sommare i costi che abbiamo elencato, dividerli per il numero di copie che si intende stampare, applicare un opportuno ricarico e fare il prezzo, oppure lo si può fare il prezzo giusto.
Il prezzo giusto è il massimo prezzo che l’editore ritiene che l’acquirente pagherebbe per quel volume. Un prezzo più alto verrebbe ritenuto iniquo dagli acquirenti, che non comprerebbero il libro. Un prezzo più basso sarebbe irresponsabile nei confronti di librai, promotori, distributori e dello stesso editore, perché costringerebbe a un guadagno più basso a parità di costi di lavorazione e manipolazione dell’articolo.
E come si fa a capire qual è il prezzo giusto? Diciamo che il vostro libro ha dieci centesimi di secondo per guadagnarsi l’Attenzione di una persona che passa tra gli scaffali di una libreria. Se ce la fa, la sua copertina, le componenti più superficiali della sua confezione, faranno avvicinare quella persona, perché ne desteranno l’Interesse. La qualità dell’edizione e probabilmente i nomi degli autori, la bellezza dei disegni faranno provare al potenziale acquirente il Desiderio di possedere quell’oggetto. Se lo girerà per scoprirne il prezzo sarà passato all’Azione: avrà già deciso che vuole quel libro. E sta all’editore assicurarsi che il numero scritto nel fatidico angolino non lo faccia desistere da quel proposito.
Vi ho appena descritto il principio pubblicitario dell’A.I.D.A., che bene o male governa la vita di noi editori, facendoci sperare che quando avete i nostri volumi tra le mani pensiate sempre “Okay, il prezzo è giusto”.
Nel prossimo post riguarderemo questa situazione dal punto di vista dell’autore, sperando che sia più clemente nell’avanzare le sue giuste pretese nei confronti dell’editore. Grazie per aver letto fin qua!
Potete commentare qua sotto, ma anche lasciare un pensiero in proposito sul blog dell'autore, a questo indirizzo: http://itipidibao.wordpress.com/2014/04/23/ma-quanto-mi-costi/.
Trovate Bao Publishing anche su Facebook, a questo link.
Ma quanto mi costi?

Il prezzo di vendita di un volume a fumetti è un ottimo spunto per riflettere sui costi dell’editoria e sulla ripartizione degli utili. Se vi è mai capitato di pensare che un libro fosse “troppo caro” è possibile che abbiate avuto ragione, ma è anche probabile che non sapeste diverse cose su come si è arrivati a decidere il prezzo al pubblico del volume in questione.
Un libro a fumetti si vende in quattro ambiti, normalmente: nelle fumetterie, nelle librerie cosiddette “di varia” (ma io preferisco chiamarle “generaliste”), alle fiere e sul sito dell’editore, se è dotato di uno shop online.
Al distributore per le fumetterie l’editore vende i libri con uno sconto tra il 50 e il 55%. Hoplà! Metà del prezzo di vendita se n’è andato come per magia, in un colpo solo. La cosa buona è che, il più delle volte, quella vendita è in conto assoluto, ovvero senza diritto di reso, pertanto sono vendite certe, finali.
Al distributore per le librerie generaliste l’editore accorda uno sconto composto da: sconto al libraio + percentuale per il promotore librario che ha convinto il libraio a ordinare quei libri + diciamo tra il sette e il dieci percento del prezzo di copertina come costo distributivo. Il totale arriva spesso a sfiorare il 60% del prezzo di vendita. E si tratta di copie vendute con diritto di reso, quindi non è detto che a un ordine corrisponda una vendita finale, certa, di pari valore.
Alle fiere e nella vendita diretta online il prezzo di vendita è intaccato da costi fissi come noleggio dello stand, costi di imballaggio, spese di spedizione.
Ecco, ho detto la parolina magica: costi fissi. Perché ce ne sono anche di variabili, che contribuiscono a determinare il prezzo di un libro. Tra quelli fissi ci sono, per esempio, il costo del personale della Casa editrice che si occupa della lavorazione a livello editoriale (traduzione, revisione, grafica) e l’affitto e le utenze della sede in cui quelle persone lavorano. Tra quelli variabili ci sono per esempio i diritti pagati all’autore del libro e il costo della stampa (influenzato dalla tiratura).
Analizziamo queste due voci, che influenzano fortemente il prezzo di vendita di un libro.
All’autore (o comunque agli aventi diritto) di un libro si riconosce solitamente un anticipo sul diritto d’autore così stabilito: a fronte del prezzo di vendita previsto per il libro e della tiratura minima che l’editore prevede di stampare, si riconosce una percentuale, diciamo l’8%, che è abbastanza tipico nel settore del fumetto, sul prezzo di vendita di ogni copia stampata.
Per esempio: se intendo stampare duemila copie di un libro che si venderà a venti euro e l’autore ha diritto all’8%, l’anticipo sarà calcolato sulla base di 2.000 x 20 = 40.000 x 8% = 3200 euro.
Ora, abitualmente l’anticipo non dovrebbe mai arrivare a coprire il 100% della tiratura, perché anche soltanto calcolando le copie fallate o rovinate in spedizione e le copie omaggio o inviate alla stampa per motivi promozionali, è impossibile vendere il 100% di una tiratura, quindi per un progetto del genere diciamo che qui da noi potremmo arrivare a offrire un anticipo basato sul 70% della tiratura, quindi 3200 x 70% = 2240.
La stampa, che per l’editore è un costo variabile perché dipende dalla tiratura totale che, nella sua vita in catalogo, un libro avrà (e che si spera non si limiti alla prima edizione), per il tipografo ha delle componenti fisse, dette costi di avviamento, che riguardano i suoi costi di personale, uso dei macchinari, manutenzione e via dicendo.
Ora, le tirature nel mondo del fumetto spesso non sono molto alte. Scendere sotto le duemila copie significa incorrere in costi di avviamento che incidono enormemente sul costo/copia dei volumi, a prescindere da quanto possano essere semplici o di foliazione esigua. Tenete presente che normalmente il costo di stampa di una copia non dovrebbe incidere sul prezzo di vendita per più di un decimo. Il costo ideale è un quattordicesimo del prezzo di vendita. Noi non ci arriviamo nemmeno con le tirature più alte dei libri di Zerocalcare, a questa proporzione. In soldoni significa che spesso stampare un libro a fumetti costa un settimo, un sesto del suo prezzo di vendita, il che erode ulteriormente il margine di profitto dell’editore.
Bisogna inoltre considerare che, nel nostro campo, questi due costi variabili si comportano, nei bilanci delle Case editrici, fastidiosamente come costi fissi: poiché l’autore deve pur pagare le bollette e mangiare, mentre il suo libro si vende, è opportuno corrispondergli un anticipo, appunto e la tiratura va pagata tutta, alla scadenza della fattura del tipografo, non mano a mano che i libri si vendono. Forse solo nel caso del print on demand il costo di stampa è veramente variabile.
Detto questo, come si può decidere il prezzo al quale è opportuno vendere un libro? Si può fare il cosiddetto “conto della serva”, ovvero sommare i costi che abbiamo elencato, dividerli per il numero di copie che si intende stampare, applicare un opportuno ricarico e fare il prezzo, oppure lo si può fare il prezzo giusto.
Il prezzo giusto è il massimo prezzo che l’editore ritiene che l’acquirente pagherebbe per quel volume. Un prezzo più alto verrebbe ritenuto iniquo dagli acquirenti, che non comprerebbero il libro. Un prezzo più basso sarebbe irresponsabile nei confronti di librai, promotori, distributori e dello stesso editore, perché costringerebbe a un guadagno più basso a parità di costi di lavorazione e manipolazione dell’articolo.
E come si fa a capire qual è il prezzo giusto? Diciamo che il vostro libro ha dieci centesimi di secondo per guadagnarsi l’Attenzione di una persona che passa tra gli scaffali di una libreria. Se ce la fa, la sua copertina, le componenti più superficiali della sua confezione, faranno avvicinare quella persona, perché ne desteranno l’Interesse. La qualità dell’edizione e probabilmente i nomi degli autori, la bellezza dei disegni faranno provare al potenziale acquirente il Desiderio di possedere quell’oggetto. Se lo girerà per scoprirne il prezzo sarà passato all’Azione: avrà già deciso che vuole quel libro. E sta all’editore assicurarsi che il numero scritto nel fatidico angolino non lo faccia desistere da quel proposito.
Vi ho appena descritto il principio pubblicitario dell’A.I.D.A., che bene o male governa la vita di noi editori, facendoci sperare che quando avete i nostri volumi tra le mani pensiate sempre “Okay, il prezzo è giusto”.
Nel prossimo post riguarderemo questa situazione dal punto di vista dell’autore, sperando che sia più clemente nell’avanzare le sue giuste pretese nei confronti dell’editore. Grazie per aver letto fin qua!
Potete commentare qua sotto, ma anche lasciare un pensiero in proposito sul blog dell'autore, a questo indirizzo: http://itipidibao.wordpress.com/2014/04/23/ma-quanto-mi-costi/.
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Certe volte mi è capitato di desistere su un volume proprio perché "No, il prezzo non è giusto".
Se il "prezzo giusto" fissato dall'editore gli permette di guadagnarci siamo a cavallo; in caso contrario o spera di rifarsi con le vendite di altre linee editoriali o lo fa per pura passione. A quanto ho letto mi pare che i fumetti rientrano in questa categoria, soprattutto a causa dei pochi volumi di vendita...
E sta all'editore assicurarsi che il numero scritto nel fatidico angolino non lo faccia desistere da quel proposito
Allora mi sa che nei miei confronti gli editori non ne hanno azzeccata una
Per come concepisco io i manga cartacei, qualunque edizione senza pagine a colori è un'edizione pessima...ma purtroppo sono quasi tutti così.
Niente è dovuto al lettore, nessuno pensa ai costi delle case editrici. Tutti devono guadagnare, e l'autore dell'articolo lo spiega bene, ma sono sicuro che in pochi lo capiranno.
Tuttavia rimango dell'idea che, a patto che la qualità non ne risenta eccessivamente, più è basso il prezzo e meglio è. Ho già il mio portafogli a cui badare, non ho tempo di stare a preoccuparmi anche di quello degli editori...sicuramente delle loro spese se ne preoccuperanno loro stessi a sufficienza.
secondo me il giusto prezzo dipende dalla qualità .. Ci sono delle edizioni pessime a prezzi troppo elevati!
Ma che esagerazione! Sai che la maggior parte dei tankobon non ha pagine a colori? Poi magari ci si lamenta di questa fantomatica mancanza e si chiudono gli occhi su un problema che purtroppo invece affligge tante edizioni nostrane, il moiré, l'effetto trama, che brucia e rovina completamente le retinature dei manga... Quello sì che può rendere pessima un'edizione.
Quando un manga mi piace e posso permetterlo, lo compro. Al massimo taglio serie che reputo superflue per poi dare priorità ad altre... ma in genere non mi lamento del prezzo.
Ho letto spesso di lettori che si lamentano del prezzo della Perfect Edition di Yu Yu Hakusho... ma la Star Comics mica è fessa... Per quanto sia un bel titolo, non venderà mai quanto la Perfect Ed. di Dragon Ball... quindi è abbastanza giustificato (anche visto che il costo della carta e la tassazione in generale è aumentata)
Supportiamo le case editrici, sempre se ci è possibile economicamente... oppure un giorno ci scorderemo di veder pubblicati in italia i nostri manga preferiti.
Analizzando la cosa dal punto di vista dell'acquirente il concetto di prezzo "giusto" si avvicina moltissimo a quanto espresso da Franzelion ossia, più è basso più è "giusto". E' anche vero che si è meglio disposti a spendere qualcosina di più per un'edizione molto curata, con una rilegatura robusta, con più pagine e sovraccopertina... ma fino ad un certo punto. Oggi parecchi volumetti sono venduti ad un prezzo che non è giustificabile in nessun modo.
Tornando all'articolo è stato davvero interessante, adoro la Bao Publishing, spero guadagnino tanto e che arrivino al fantomatico rapporto 1/14 almeno per le opere di Zerocalcare
purtroppo per andare incontro alla maggior parte delle persone e stare con i prezzi bassi, quasi tutti i manga vengono fatti solo bianco e nero...però alla fin fine, ai miei occhi, l'opera rimane leggermente "monca".
quando apro il portafoglio, anche se spendo un pochino di più preferisco comprare un prodotto al massimo della qualità possibile...preferisco una edizione alla Slam Dunk Deluxe (d/visual) o Sun Ken Rock (J-Pop) rispetto alla classica edizione di One Piece e titoli similari della stessa fascia di prezzo.
Poi, per carità, i manga sono quasi tutti in quel modo quindi li compro come sono...ma se vedo che di un manga che mi interessa c'è una versione con pagine a colori (e magari anche con sovracoperta) sarei molto più contento e soddisfatto, è indubbiamente un valore aggiunto per me.
Tanto per chiarire, non è che sono un riccone che c'ha i soldi da buttare (magari XD)...sono semplicemente una persona che porta avanti poche passioni, ma a quelle ci tengo molto e sono disposto a fare qualche piccolo sacrificio in più per esserne il più appagato possibile.
Detto questo ad esempio per me il prezzo della black edition di Death note non è giusto, perché con lo stesos formato ma con prezzi minori ci son altre opere. Prendiamo ad esempio dragon ball perfect ho shaman king perfect. Pagine a colori formato simile. Stando in pan c'è monster o persino master keton che hanno un prezzo di due euro inferiore.
Per il resto sono d'accordo con bao.
- manga b/n edizione normale(la qualità di edizione in tal caso può variare molto, va da bassa a medio/alta).
- manga a colori(un manga tutto a colori costa molto di più giustamente, di norma siamo nella fascia alta di edizione)
- l'edizione di lusso(un edizione di lusso costa giustamente di più rispetto ad un edizione normale)
....mah, "Il costo ideale è un quattordicesimo del prezzo di vendita. Noi non ci arriviamo nemmeno con le tirature più alte dei libri di Zerocalcare, a questa proporzione. In soldoni significa che spesso stampare un libro a fumetti costa un settimo, un sesto del suo prezzo di vendita..."
gli editori sono tutti dei buoni samaratini, grazie.
Una cosa anche su chi aveva sollevato il dubbio del fatto che anni fa i manga costavano molto meno (ma non credo perchè ci fosse molta più gente a comprarli) più che altro ora sono più famosi e la gente li ha scoperti che costavano già dai 5.90€ a 7.50€. Per quanto mi riguarda stanno già perdendo un lettore, che prima comprava tutte le novità, ed ora valuta fin nei minimi particolari cosa prendere.
mi spiace per Bao ma sono un pessimo compratore
e me ne vanto!
Più che di fumetti (pochini) io sono un acquirente di saggistica, anche perchè i prezzi dei fumetti sono, appunto, esagerati. Quando ero bambino un fumetto costava poco, 300/500 lire, era una lettura "proletaria", ora è diventata un lusso, con 2 o 3 fumetti ti ci compri un libro...
La saggistica, poi, costa uno sproposito, indipendentemente dal numero di pagine. Il rapposto "numero di pagine"/"costo del libro" mi ha sempre incuriosito, perchè pare che tra le due cose non ci sia alcun nesso...
Personalmente ritengo che ci sia un fattore economico in parte tralasciato: la capacità di spesa reale del potenziale acquirente.
Finché parte della popolaziano sarà in bolletta (fatto che gli editori, sia di fumetti che di libri, pare non abbiano ben compreso) hai voglia ad applicare il modello AIDA.
Ma se, aprendo un manga vedo:
- scrittura quasi all'interno della rilegatura, così che io, per leggere, devo aprire il manga e magari spaccarlo e/o le pagine si staccano;
- trovare orrori grammaticali e refusi;
- le mie mani, dopo la lettura, diventano nere neanche lavorassi con il carbone;
- le costine di una stessa serie sono tutte diverse tra loro, per formato, colore e altro;
- (in misura minore, ma irrita lo stesso) le uscite sono incostanti e magari un volume esce dopo anni - e non perché in patria stia proseguendo - tanto che mi devo rileggere tutto il titolo perché non ricordo a che punto siamo arrivati;
tu casa editrice puoi averci messo il prezzo che vuoi: io quel titolo te lo lancio appresso e da te non prendo più niente.
Il prezzo giusto è, per me, il rapporto qualità/prezzo/serietà dell'editore nei confronti di quello che, alla fine, gli permette di vivere e guadagnare: il lettore.
Qui si cerca di vendere un articolo usa e getta, perche' questo sono i tankobon al prezzo di un libro. Non va. Lo ripeto, gli editori piangono lacrime di coccodrillo. Quando poi vedo i manga di Yas a prezzi sui 15 € c'e' da mettersi le mani nel capelli e mandare gli editori a quel paese.
15 € per un manga significa per me, un manga rilegato come si deve, carta di qualita' e copertina rigida (e non mi importa che in giappone la copertina sia morbida). Gli editori vogliono i prezzi tipici dei libri ? Ok pretendo la qualita' dei libri.
Allora, si parte da una premessa assurda e errata, il fumetto come ogni altro bene accessorio alla sopravvivenza non è un diritto ma un lusso.
Il lusso in quanto tale se si può, si paga, altrimenti non lo si può avere ma si vive lo stesso, poichè il nostro organismo vive tranquillamente senza.
Gli editori cercano il lucro? Lo fa ogni imprenditore.
Voglio vedere i commercianti qui presenti perchè non applicano queste loro sedicenti teorie del prezzo bassissimo ad ogni cosa per ciò che vendono...perchè non lo fate? Date il buon esempio prima voi.
Vi piacciono i soldi? beh piacciono anche agli editori, quindi state zitti. Senza un piccolo lucro nessuno produce niente (voi compresi).
"Ma se gli editori possono vendere i volume ai distributori col 50% di sconto e non andare in perdita e' ovvio come il cristallo che il prezzo finale a cui sono soggetti gli acquirenti e' fuori da questo mondo."
I dipendenti? L'autore? Con cosa li pagano genio!!! Con il restante 50%.
Pure io vorrei leggere con 0.01 euro, ma non è così la realtà.
Ringrazio la Bao di esistere, come editore propone un sacco di fumetti interessanti, un pò costosi, ma glieli spendo volentieri i soldi per loro visto che i loro prodotti non solo sono ben confezionati, ma portano belle storie e mi stanno facendo scoprire mondi al di là dei manga.
Sto rinunciando a proseguire e vendendo molta roba manga che non mi piace più per permettermi roba migliore a livello di fumetti o ricavare soldi da conservare.
Si stanno leggendo cose assurde in questa pagina.
I manga non sono cibo, non sono pane.
Se non potete comprarli non comprateli, ma è assurdo pretendere che abbassino i prezzi affinchè voi possiate comprarne di più.
E perche' sarebbe assurdo ? Lo dice anche l'intervistato che hanno due scelte in quanto al modo di prezzare un manga. O si va con un semplice ricarico sul costo del manga, o si va con la scelta "psicologica". A mio avviso la scelta "psicologica" e' discutibile ed io preferirei vedere in atto la prima scelta. Da notare che entrambe le scelte creano "lucro" e non mandano in rosso la casa editrice. Quindi lo ripeto per l'ennesima volta, tutte queste lamentele da parte degli editori sono solo lacrime di coccodrillo. Non vanno in perdita per questo. I problemi sono altri : scelte scritteriate sulla quantita' industriale di manga pubblicati in un mercato che non riesce ad assorbirli tutti. E qui il prezzo non centra. Ci rendiamo conto si o no che in Italia vengono pubblicati piu' manga che negli Stati Uniti ? Lo dico per chi voleva giustificare il prezzo del manga citando i 10$ delle edizioni usa. A rigor di logica da noi dovrebbero costare molto meno. Ma no. Abbiamo piu' manga degli americani ma costano decisamente dippiu'. Qualcosa non quadra.
E basta usare l'espressione "bene di lusso". I manga come molte altre cose della vita quotidiana sono beni di largo consumo. I prodotti di lusso sono altri, i gioielli, le jaguar, le ferrari, gli yatch, l'appartamento a ridosso del Vaticano etc.... Libri, cd, riviste, manga non hanno niente di lussuoso. Non sono beni di prima necessita' ma c'e' ne passa di acqua sotto i ponti per definirli prodotti di lusso. Questo per mettere i puntini sulle i.
Davvero? Si mangiano? Servono al nostro organismo per sopravvivere? Non lo sapevo, grazie per l'informazione.
Il metodo A.I.D.A. funziona eccome, e molti di noi inconsapevolmente neanche sanno che ne sono succubi. E' un metodo che funziona non infallibile, ma ha in sè il minor numero di variabili soggettive possibili.
E basta usare l'espressione "bene di lusso". I manga come molte altre cose della vita quotidiana sono beni di largo consumo. I prodotti di lusso sono altri, i gioielli, le jaguar, le ferrari, gli yatch, l'appartamento a ridosso del Vaticano etc.... Libri, cd, riviste, manga non hanno niente di lussuoso. Non sono beni di prima necessita' ma c'e' ne passa di acqua sotto i ponti per definirli prodotti di lusso. Questo per mettere i puntini sulle i.
Per me hai ragione, i manga, come i libri e tutti i prodotti culturali non sono propriamente beni di lusso, come per altro non sono beni di prima necessità; ma come diceva Qualcuno, "l'uomo non vive di solo pane", quindi oltre che sfamare il suo corpo, essendo un essere superiore e non un semplice animale, deve sfamare anche la sua mente e la sua anima, e la cultura deve essere accessibile al più alto numero di individui possibile al costo più conveniente possibile, compatibilmente con le leggi del mercato.
Io come ho scritto piu' su' critico il metodo A.I.D.A. Che funzioni non lo metto in dubbio. Ma io preferirei che venisse usato un metodo piu' "trasparente". Che male c'e' a dire il manga ci costa questo alla produzione, ed io editore lo ricarico del x% per non andare in rosso ? Cos'ha di male un prezzo definito in questo modo ? Per com'e' fatto consente di pagare tutti quelli che lavorano al manga (appunto perche' si tiene conto di tutti i costi, variabili e fissi).
Detto questo se A.I.D.A e' cosi' stato dell'arte perche' i nostri editori piangono continuamente miseria ? Sei in grado di spiegarmelo questo grande genio ?
Prodotti per le masse? E chi lo ha deciso scusa? Te ?
I manga sono un hobby e come tutti gli hobby sono un bene superfluo punto. Si vive benissimo senza di essi se non si hanno i soldi per prenderli o se si vogliono determinati prodotti, si fa qualche sacrificio stoppando serie che oramai si proseguono per inerzia o si vendono opere che non si leggono più.
"Detto questo se A.I.D.A e' cosi' stato dell'arte perche' i nostri editori piangono continuamente miseria ? "
Perchè la gente comune non legge fumetti, anzi in italia in generale si legge già poco a livello di libri.
"Che male c'e' a dire il manga ci costa questo alla produzione, ed io editore lo ricarico del x% per non andare in rosso ? Cos'ha di male un prezzo definito in questo modo ? Per com'e' fatto consente di pagare tutti quelli che lavorano al manga (appunto perche' si tiene conto di tutti i costi, variabili e fissi)."
Non lo fa nessun editore, non vedo perchè dovrebbe farlo la BAO.
Sono dati sensibili che se rivelati darebbero alla concorrenza dei segnali e delle indicazioni troppo personali.
Più utile anche per il pubblico, sarebbe sapere quanto vendono invece i vari fumetti, questo è insensato nasconderlo visto che vi sono autori come la Bonelli, che rivelano tali dati di vendita.
Ossignore quanti danni che ha fatto l'illuminismo, quanti assurdi danni.
Gli editori non sono delle onlus.
Che scemenza. Così, velocemente, trovo già due errori.
In Giappone i manga possono vendere anche 100.000 copie. In italia è impossibile. E qui bisogna pagare anche i diritti.
"Ci rendiamo conto si o no che in Italia vengono pubblicati piu' manga che negli Stati Uniti ? Lo dico per chi voleva giustificare il prezzo del manga citando i 10$ delle edizioni usa. A rigor di logica da noi dovrebbero costare molto meno. Ma no. Abbiamo piu' manga degli americani ma costano decisamente dippiu'. Qualcosa non quadra."
Più manga, minore popolazione=meno copie vendute per titolo=costi di stampa maggiori per singolo volume.
E, soprattutto, da quando i fumetti, l'esempio classico della letteratura per poveracci, è diventato un bene di lusso?
Praticamente secondo alcuni di voi un essere umano si dovrebbe limitare a mangiare, bere e coprire le proprie nudità (vedasi vestirsi), senza ovviamente alimentarsi con "cibi e bevande di lusso" (tipo la carne?), tutto il resto sarebbe un di più?
Quando la nostra società ha abbassato l'asticella del "bene di lusso" alla lettura?
Anche i fumetti possono trasmettere consapevolezza, non solo i libri.
Tornando al prezzo dei fumetti, mi pare ovvio che se una casa edirice terrà il prezzo più basso (cioè onesto, a mio avviso) possibile avrà più probabilità di vendere copie anche alle classi non privilegiate, visto che ormai il fumetto è un bene di lusso.
Detto questo purtroppo devo quotare @Stengo quando annota come sembri che la lettura sia diventato un bene di lusso nel nostro paese...amaramente è così. Ma spiace dirgli che le biblioteche non risolvono il problema malgrado ci sia una certa apertura... I motivi? Quando ero ragazzo le biblioteche, anche nei piccoli paesini, erano meglio organizate, e ce ne rano davvero, ed anche centri di incontro, oggi mi risulta che nelle città, nei quartieri, nei piccoli paesini si taglia anzitutto la cultura. la biblioteca pubblica a che serve?? I ragazzi ( i Veci possono sempre andare a schiantarsi nei giardinetti ) hanno Internet rectius se vogliono qualcosa se la "scaricano" ( che siano libri, giornali, riviste, video, musica, anzi Mosica, alla faccia di qualunque campagna sulla legalità...Alla faccia di ogni diritto di Copyright...
Sapete che la riformata Siae di Gino Paoli ( e si è lui che la guida ora)stà cercando di introdurre un sistema che salverebbe la capra del file sharing ed i cavoli dei diritti degli artisti?? No vero.
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