I ciliegi sono in fiore! E' stato questo il mio primo pensiero quando sul treno che da Osaka ci portava a Fukuoka ho guardato fuori dal finestrino e ho visto tante nuvole bianco rosate punteggiare il paesaggio che si snodava davanti ai miei occhi. Ci sono volute 12 ore di volo, più lunghe attese e code, prima per ottenere il visto poi per avere finalmente tra le mani il Japan Rail Pass, strumento indispensabile per viaggiare in Giappone, ma posso affermare senza tema di smentita che ne è valsa la pena! Siamo stati ricompensati da uno spettacolo della natura senza precedenti.
Questo resoconto avrebbe potuto anche intitolarsi "Lost & found" visto che in molti hanno perso qualcosa e l'hanno ritrovata (ma non tutti purtroppo), ma i sakura hanno predominato e quindi l'onore va a loro! Ma ora entriamo nel dettaglio, godetevi il viaggio, Signore e Signori!
Venerdì 28 marzo
Il nostro volo Alitalia AZ 792 da Fiumicino per Osaka che doveva partire alle 15:30 è già annunciato con mezz'ora di ritardo. D'altronde Obama ha pensato bene di tornare negli Stati Uniti proprio questa mattina quindi una certa confusione a Fiumicino era prevedibile. Dopo aver superato i severi controlli (sempre grazie al Presidente), iniziamo a radunarci alla spicciolata al gate di partenza. Strette di mano, sorrisi, presentazioni e solito toto nomi: quanti riuscirò a ricordarne, considerando anche diminutivi e nick name? Alla fine l'aereo finalmente decolla: il sogno comincia!
Sabato 29 marzo
Dopo 12 ore di volo in cui pochi sono riusciti a dormire, recuperiamo le valigie sopravvissute più o meno indenni alla traversata e iniziamo la prima di due code infinite: una per passare i controlli dei passaporti e ottenere il visto turistico, l'altra per avere il Japan Rail Pass. Ormai spiaggiati, attendiamo fiduciosi che i nostri mitici accompagnatori sbrighino le varie formalità e finalmente riusciamo a prendere il primo di una lunga serie di treni.
Arriveremo solo nel tardo pomeriggio a Fukuoka, accolti da una fine pioggerellina, che però non smorzerà il nostro entusiasmo! Dopo esserci sistemati in camera, abbiamo fatto una capatina al centro commerciale Canal City e abbiamo cenato al Ramen Stadium. La sottoscritta ha preso nello specifico una porzione di ramen da pauuuura: scodellona di brodo di carne di maiale con fettine di maiale, spaghetti, won ton e verdura mista. E' ufficiale: il ramen è il mio piatto preferito!
Rientrando abbiamo anche ammirato l'esterno della stazione ferroviaria di Fukuoka, con gli alberi addobbati come se fosse Natale: un'immagine davvero suggestiva.
Domenica 30 marzo
Dopo una sana dormita, abbiamo appuntamento per le nove davanti all'albergo con Mayumi, il nostro contatto qui a Fukuoka. Con lei e un gruppo di giapponesi dell'Associazione Culturale Italiana, saliamo su un bus e partiamo stile gita scolastica alla volta di Akizuki, un'antica città castello che comprende case di samurai, rovine antiche e edifici storici, tanto che nel 1998 è stata scelta come Important Preservation District for Groups of Historic Buildings; non per niente è soprannominata "La piccola Kyoto del Chikuzen".
Ma quello che colpirà tutti noi saranno i paesaggi bucolici che attraverseremo per raggiungerla e i bellissimi ciliegi nel pieno della loro fioritura. Arrivati a destinazione, percorriamo una lunga stradina pedonale costeggiata da due file di sakura e bancarelle di cibo (che fatica trattenersi ma alle 10 del mattino certe cose non le posso affrontare, anche se alcuni hanno sfidato il loro stomaco e hanno vinto).
Dopo aver scattato foto a più non posso come se non ci fosse un domani, dopo aver passeggiato in lungo e in largo e aver assaggiato il thè preparato secondo tutti i crismi, siamo andati al Centro Culturale Locale dove quattro graziose signore in kimono hanno tenuto solo per noi uno spettacolo di danze e canti tradizionali. Quindi uno dei partecipanti ci ha dato una dimostrazione dell'uso della katana, (i più ardimentosi fra i nostri maschietti hanno provato a sfidarlo, ma con scarsi risultati...) e infine hanami al chiuso ma con bento a volontà preparati dall'Associazione Culturale Italo - Giapponese. Qui, complice il cibo e soprattutto vino e sakè, si sono strette amicizie e pare anche siano nati amori......
Poi un gruppetto di noi ha visitato un'antica casa in stile tradizionale appartenuta ad un ricco samurai: davvero molto bella ma abbiamo dovuto fare in fretta perché il pullman se no sarebbe ripartito senza di noi.
Quindi a malincuore siamo tornati in albergo e ci siamo cambiati per la gran soireè: dopo essermi vestita di tutto punto (e ho fatto bene perché le donne giapponesi sono sempre molto eleganti) abbiamo preso la metro e... ci siamo persi in un dedalo di viuzze! Per venirne a capo abbiamo dovuto telefonare e farci venire a prendere. Arrivati al ristorante abbiamo iniziato i primi timidi approcci e devo dire che, per quel che mi riguarda, sono stati più espansivi loro, io in queste occasioni purtroppo mi irrigidisco sempre un po'...
La domanda più ricorrente è stata perché amiamo il Giappone e cosa o quale città ci piace di più: davvero difficile rispondere! Poi mi sono imbarcata in una partita a scopone scientifico contro un giapponese ma ho perso miseramente su tutta la linea. Ma poi ha fatto il suo ingresso l'Uniporno e lì non c'è stata storia: i giapponesi sono letteralmente impazziti!! Stando ai racconti dei maschietti, pare comunque che l'uomo italico conservi ancora intatto il suo fascino, ma potendo esserci dei minori all'ascolto, non posso scendere nei particolari...
Lunedì 31 marzo
Finalmente il sole splende e la temperatura è gradevole. Dopo un breve viaggio in treno siamo arrivati a Dazaifu dove i sakura regnano sovrani, infatti nella stazione ci sono fiori di ciliegi disegnati ovunque e anche gli stessi vagoni ne sono ricoperti.
Abbiamo iniziato la visita con il tempio Tenmagu, dedicato alla memoria di Michizane Sugawara; nel 901 d.C. Sugawara fu improvvisamente deposto dalla sua carica di Ministro e spedito a lavorare a Dazaifu, dove morì due anni dopo senza aver potuto rivedere la moglie. Le coppie che vanno in visita al tempio, fanno offerte per placare la sua disperazione e evitare di essere divise come il povero Sugawara. Dopo aver comprato vari amuleti per auspicare la buona sorte, abbiamo proseguito la gita visitando il tempio zen Komyozen-ji e il suo splendido giardino: per entrare bisogna pagare 200 yen, ma all'ingresso non c'è nessuno che controlli e questo ci ha molto stupito...
Quindi ci siamo incamminati verso il tempio Kanzeon-ji, uno dei più antichi e importanti templi buddisti della regione e che si trova praticamente in aperta campagna. Abbiamo visto luoghi che sembravano usciti da un anime: torrenti con gli argini pieni di vegetazione, stradine strette che si inerpicavano fra le case, perfino una scuola a cui si accedeva tramite una salita costeggiata interamente da alberi di ciliegio in fiore... da perderci la testa! E alcuni temo avranno qualche difficoltà a rientrare in Italia sani di mente.
Per pranzo ciotolona di riso ricoperta di fettine di maiale fritte (il famoso katsudon) quindi rientro in città e dopo tante antichità una sosta al Mandarake giusto per non perdere il contatto con la realtà e lasciare il dovuto obolo al grido di "Oh mio Dio non posso non comprarlo, è troppo bello! E non costa niente!"
Per cena di nuovo al Ramen Stadium dove mi sono gustata una bella sfilza di gyoza, (ravioli di carne alla griglia di origine cinese) e una ciotolina di riso, carne di maiale a pezzi molto piccoli e.... maionese! !! Non ci crederete ma amalgamando il tutto veniva fuori una roba talmente buona che ho fatto il bis! E ogni ciotola solo 200 yen, circa un euro e cinquanta!
Martedì 1 Aprile
Mentre una parte del gruppo visita Hiroshima, gli altri si recano a Onomichi, una cittadina di poco più di 280 km quadrati che si affaccia al mare interno di Seto. La sua caratteristica principale è l’alto numero di templi (più di venti) che in buona parte si trovano lungo un percorso che sale sulla collina che domina la città. Visto il poco tempo a disposizione (il pomeriggio bisognerà raggiungere il resto del gruppo a Miyajima), si decide che è meglio prendere la funivia che porterà in cima alla collina, per poi fare parte del cosiddetto “Percorso della Letteratura” in discesa.
Arrivati quindi alla stazione locale, i nostri chiedono indicazioni, comprano i biglietti e fanno rifornimento in un piccolo market. Il tratto in funivia si rivela molto breve ma regala un bel panorama della città vista dall’alto. Ovviamente i ciliegi non mancano, tanto che sembra quasi il set ideale per un film romantico… e in effetti lo è!
Il gruppetto finisce infatti per puro caso in mezzo alle riprese di un dorama, con l’attrice protagonista che passeggia tra i petali dei sakura con un bouquet di fiori in mano, mentre il regista agita il classico megafono da regista… Poco lontano erano in corso delle interviste, probabilmente agli altri attori: c’è un’alta probabilità che i nostri eroi finiscano negli extra del DVD! L’unico rammarico, l’assenza dell’Uniporno… Tornati ai piedi della collina, grazie alle signorine della funivia il gruppo riesce a pranzare in un piccolo ristorantino con un’ottima ciotola di ramen. Dato che il tempo è tiranno, i gentilissimi gestori del locale chiamano un sufficiente numero di taxi per riportare i nostri eroi alla stazione, in modo da arrivare in tempo per prendere il treno al grido di: Miyajima, arriviamo!!!
Io invece, visto che il cielo è sereno, decido di tornare a Hiroshima con il resto del gruppo per poterla finalmente vedere senza essere sotto il diluvio universale. Dopo aver visto i resti del Genbaku Dome e il Parco della Memoria, la maggior parte del gruppo visita il Museo della Pace, dedicato allo scoppio della bomba atomica.
Io, che l'ho già visto la volta precedente, mi concedo prima un gelato alla stracciatella poi, insieme ad altri tre veterani dei viaggi targati Animeclick, vado a fare una passeggiata per il parco e ci ritroviamo sul lungofiume costeggiato da una fila interminabile di alberi di ciliegio in piena fioritura!!!! Uno spettacolo da sogno! Sulle aiuole erano già predisposti i teloni blu per fare hanami e un addetto di quando in quando li puliva dai petali caduti.
Dopo esserci beati di cotanta visione, abbiamo preso prima il treno, poi il traghetto e siamo sbarcati a Miyajima, l'isola sacra dove non si può nascere o morire e dove i cervi si mangiano i vostri souvenir! Abbiamo avuto anche la fortuna di vedere il Torii rosso simbolo dell'isola, prima immerso nell'acqua e poi all'asciutto, scoprendo che sulla spiaggia sotto agli archi si trovano tantissime monetine: questo perchè si pensa che porti fortuna se si riesce a lanciare un oggetto come un sasso o una monetina sulla traversa del torii.
Ricompattato il gruppo che si era disperso fra viuzze e negozi, ci fermiamo a cenare alla stazione di Hiroshima a base di okonomiyaki nella versione tipica della città, come consigliatoci da un signore incontrato sul treno, un volontario del Museo della Pace che, saputo che eravamo italiani, ha attaccato bottone. Sembra che i giapponesi amino molto la lingua italiana perché la trovano molto musicale e simile alla loro nei suoni.
Mercoledì 2 Aprile
La mattinata è passata nel trasferimento da Fukuoka a Osaka. Un bel shinkansen denominato Sakura poi un trenino cittadino ed eccoci in un nuovo albergo. Per pranzo in treno ho provato due tipi diversi di onigiri, la classica palla di riso che la scorsa volta non avevo avuto l'occasione/il coraggio di provare e indovinate un po? Mi sono piaciuti tutti e due!!!! Niente a che vedere con quelli che avevo assaggiato una volta anni fa in Italia...
Il resto della giornata è trascorso a svaligiare... ehm visitare il Mandarake di Osaka, assaltato da 13 facinorosi pronti a tutto e, chi più chi meno, siamo andati via con qualcosa in mano, o per sé o per parenti e amici. Poi tutti a Dotonbori per le foto di rito dei grattacieli illuminati e per gustare le specialità locali, ovvero i takoyaki e l' okonomiyaki!!!
Giovedì 3 Aprile
Sveglia alle 6:30 per partire alla volta di Kyoto. Alla stazione abbiamo appuntamento con Takeshi, docente universitario che ha vissuto qualche anno a Roma, dove è stato professore di giapponese dei nostri accompagnatori, e che oggi e domani ci farà da giuda.
Prima tappa è il Ginkaku-ji, un tempio Zen costruito nel 1482 da Ashikaga Yoshimasa, denominato anche Padiglione d'Argento, in contrapposizione con il Kinkaku-ji, costruito dal nonno di Yoshimasa, chiamato Padiglione d'Oro. Qui lo shogun conduceva una vita molto ritirata, contemplando il magnifico giardino Zen che circonda tutto il complesso.
Da qui abbiamo intrapreso una lunga camminata lungo "La Passeggiata del Filosofo", una stradina con canale, completamente costeggiata da ciliegi in piena fioritura: le macchine fotografiche si sono letteralmente scatenate!!! Breve sosta per assaggiare un tayaki (biscotto morbido e caldo a forma di pesciolone, ripieno di marmellata di fagioli rossi oppure di crema pasticcera) e poi dritti fino al Nanzen-ji, tempio buddista costruito nel 1291, circondato da uno splendido e vasto giardino (uno dei tre giardini storici di Kyoto) dove si può anche ammirare un acquedotto ad archi che ricorda un po' quelli romani!
Quindi non ancora soddisfatti, ci dirigiamo al Kiyomizudera, dove ci attendono varie sorprese, sia belle che brutte. Una parte della struttura è impacchettata e quindi non visibile, c'è tantissima gente e si fa quasi fatica a camminare ma in compenso siamo nel pieno dei festeggiamenti per l'hanami e quindi possiamo assistere a cerimoniali religiosi e a uno spettacolo di tamburi il cui suono nel contesto è davvero ricco di suggestione! Dopo esserci rifocillati, abbiamo affrontato la discesa piena di negozi di souvenir, uscendone quasi indenni e ricompattando il gruppo.
Da qui, nonostante la stanchezza, abbiamo seguito Takeshi verso il Yasaka-jinja, tempio molto bello immerso nel parco Maruyama, dove si può ammirare un albero sacro, cioè un sakura del nord molto antico (si parla di quarta generazione) che fiorisce solo tre giorni all'anno, perfetta metafora della caducità della vita, concetto molto amato dai giapponesi. Per la cronaca era fiorito!!! Abbiamo beccato proprio uno dei tre giorni!!!
Il parco era stracolmo di gente intenta a fare hanami, con tasso alcolico elevato e bancarelle di cibo a non finire! Si respirava la tipica aria di un matsuri e allo stesso tempo quella di una nostra sagra paesana.
Poi due passi a Gion, il quartiere delle geisha, con annessa visione fuggevole di una maiko, due passi a Pontocho, una stradina stretta e caratteristica di locali e ristoranti e poi a cena in un izakaya con patatine, pollo fritto, yakisoba (un po' troppo pepati per i miei gusti) e bevande a volontà! Giornata piena e stancante ma meravigliosa!
Venerdì 4 aprile
Ho visto cose che voi umani.... ebbene sì oggi posso dire di aver assistito ad un fenomeno che potrei definire sovrannaturale o almeno alla manifestazione di qualcosa di più grande di noi.
Ma procediamo con ordine: narra la leggenda che l'accompagnatore denominato Solaris (per gli amici solo Sola) abbia un controverso rapporto con la divinità che risiede al Kinkaku-ji, detto anche Padiglione d'oro. Posso confermare che non è una leggenda!!!!
Siamo partiti da Osaka con il sole e una temperatura gradevole, siamo arrivati a Kyoto con qualche nuvola all'orizzonte ma appena il suddetto ha posato il piede all'interno della struttura si è scatenato l'inferno: pioggia, vento e scolaresche di bambini delle medie che ci fermavano per intervistarci in inglese e fare allenamento!!!! Come il Sola è uscito dalla zona sacra il cielo si è aperto ed è tornato il sole!
Però si vede che comunque la divinità voleva lanciarci un segnale più forte e ha continuato a sferzarci con un vento freddissimo per tutta la giornata accompagnato anche da una pioggerellina fine che ogni tanto faceva comparsa. E per finire durante il pranzo (ciotolona di soba in brodo con verdure) una bella scossetta di terremoto che non ha minimamente scalfito le signore che gestivano il locale.
Ma la ciurma sprezzante del pericolo ha continuato indomita il giro: dopo il Kinkaku-ji abbiamo visitato il Ryoan-ji, (tempio risalente al 1450, famoso per il suo giardino di pietre), il Ninna-ji (il mio preferito, lo ammetto! Costruito nel 888, è detto anche il Vecchio Palazzo Imperiale di Omuro, in quanto residenza dell'ex imperatore).
Per finire con un trenino panoramico, attraverso una cascata di ciliegi, casette da favola e stazioni ferroviarie con il passaggio a livello visti in migliaia di opere, siamo giunti ad Arashiyama, sede del tempio Tenryu-ji, circondato da un vasto giardino con piante di ogni forma e colore, laghetto con carpe, statue di rane e la foresta di bambù, davvero imponente.
Tornando verso la stazione abbiamo fatto un giro un po' più lungo che ci ha però permesso di ammirare il ponte Togetsukyō o Moon Crossing Bridge. Costruito nel periodo Heian (794-1185), e restrutturato nel 1934, deve il suo nome all'imperatore Kameyama a cui sembrava che il ponte attraversasse il fiume Oi proprio come un raggio di luna sull'acqua, tanto che a ovest del ponte il fiume si chiama Hozu, mentre ad est diventa Katsura. Immortalato nelle stampe del noto artista Hiroshige, è molto famoso fra le coppiette che lo attraversano di notte con la luna piena e si godono l'atmosfera molto romantica!
Dopo esserci beati di cotanta bellezza, c'è giusto il tempo per un nikuman e qualche crocchetta per scaldarci e poi via di ritorno.
Sabato 5 aprile
Giornata davvero spettacolare nonostante un freddo polare! Almeno il vento di ieri è calato e non ha piovuto.
Mattinata a Nara: il tempio Todai-ji interamente costruito in legno è davvero imponente tanto quanto la statua del Varoicana Buddha (detto anche Daibutsu che vuol dire Grande Buddha) e di altre divinità al suo interno. Alcuni di noi poi hanno tentato l'attraversamento della narice del Buddha: la prova consiste nell'infilarsi in un buco alla base di una colonna che si dice essere della stessa grandezza appunto della narice della statua. Se si riesce a passare ci si assicura il raggiungimento del Nirvana nella prossima vita. Tutti quelli del nostro gruppo che ci hanno provato ci sono riusciti! Io non ho tentato perché all'idea di togliermi il giubbino mi pigliava male, quindi pazienza, raggiungerò il Nirvana attraverso altre vie.
Usciti dalla zona sacra, l'Uniporno ha voluto farsi immortalare in mezzo ai daini che anche qui, come a Miyajima, sono considerati sacri e sono liberi di vagare per strada e nei parchi, anche se appositi cartelli invitano alla prudenza: sono pur sempre animali selvatici e non giocattoli!
Quindi liberi tutti per ammirare le meraviglie che gravitano intorno al tempio principale. Io personalmente ho raggiunto il tempio Kofuku-ji costruito più di 1300 anni fa, con la sua pagoda a cinque piani, simbolo stesso della città. Poco più avanti invece c'era un laghetto con ciliegi e una stradina commerciale. Qui, nonostante la mia iniziale diffidenza e la mia preoccupazione di non fare in tempo, mi sono lasciata convincere dallo zio Ironic a entrare in un ristorantino tipico e aspettare e devo dire che lo zio ha buon fiuto per il cibo: yaki soba e okonomiyaki da urlo!!!!!
Verso il primo pomeriggio qualcuno è tornato a Osaka, ma la maggior parte ha preso un trenino e si è diretta a Kyoto a vedere il tempio Inari.
Ma quattro di noi, appena saputo che sulla stessa linea c'era la fermata per raggiungere la sede della Kyoto Animation, si sono "ammutinati" e sono scesi prima. Vedere i loro volti estatici alla vista del palazzo della Kyoani, posto proprio davanti alla stazione, non ha prezzo. Per tutto il resto c'è Mastercard e infatti i loro portafogli sono usciti dallo spaccio di souvenir decisamente più leggeri....
Il tempio Inari invece è sempre una goduria per gli occhi! Le strutture principali dipinte di rosso acceso e la passeggiata sotto migliaia di torii, rossi anch'essi, lascia sempre senza parole. Molti coraggiosi hanno deciso di affrontare l'intero percorso di sette kilometri, mentre la sottoscritta ha preferito godersi con calma l'atmosfera che si gustava nella parte più bassa e fermarsi alle bancarelle per gustare un bel tayaki caldo alla crema ed evitare così l'assideramento.
Una volta finito il giro, una piccola parte di noi ha seguito il nostro fido accompagnatore Zelgadis alla ricerca di un ristorante di cui gli avevano parlato molto bene e si sa che quando c'è da mangiare io non mi tiro mai indietro! Superati due passaggi a livello (con i suoni tipici, che pareva proprio di stare dentro a un anime) abbiamo trovato subito la meta agognata: un piccolo locale specializzato in soba e udon: il paradiso sceso in terra! Inoltre oltre a essere buono ci ha anche scongelati!
Domenica 6 aprile
Dopo tre ore di shinkansen, qualche decina di minuti in metro, accidenti vari per trasportare le valigie su e giù per le scale (le scale mobili quando servono non ci sono mai!) siamo finalmente approdati a Tokyo.
Dopo esserci sistemati, siamo partiti alla volta del parco di Ueno dove nonostante i ciliegi iniziassero a sfiorire, causa pioggia e vento forte e nonostante continuasse a fare un freddo cane, era pieno di giapponesi che festeggiavano l'hanami a suon di birra e sakè.
Poi grazie a Kenji, un amico giapponese dei nostri accompagnatori, siamo stati in un karaoke e ci siamo cimentati in varie canzoni ovviamente di anime! Peccato che un'ora e mezzo sia davvero volata!
Per cena siamo riusciti ad entrare tutti in un piccolo locale di katsudon, dove ci siamo abbuffati di carne fritta accompagnata da riso e zuppa di miso.
E poi un piccolo drappello assetato ha iniziato la ricerca di un konbini, i mitici minimarket che vendono quasi di tutto. Zel assicurava di averne visto uno all'interno dell'albergo ma dopo venti minuti di sali e scendi e di indicazioni chieste a vari dipendenti dell'hotel, ho temuto che non avremmo più fatto ritorno in camera e che saremmo stati costretti a vagare in eterno. In alcuni punti l'atmosfera era talmente spettrale che temevo di ritrovarmi faccia a faccia con qualche spirito o demone! Invece ad un certo punto abbiamo visto la luce.... dell'insegna del Family Mart! XD
Lunedì 7 aprile
Oggi gita a Matsumoto per visitarne il castello omonimo, uno dei quattro castelli originali rimasti in Giappone, costruito in epoca Sengoku e immerso in uno sfondo da cartolina. Il viaggio è lungo, ma a farci compagnia fa capolino sua maestà il Fujisan.
L'interno del castello è pieno di scale strettissime e ripidissime che portano all’ultimo piano; durante la visita possiamo ammirare armi da fuoco di tutti i tipi, armature e vari oggetti di uso quotidiano dell’epoca.
All’uscita ci fermiamo alle immancabili macchinette a rifocillarci ed entriamo nel negozio di souvenir lì vicino. Il gadget che va per la maggiore tra noi poveri otaku è una piccola figure super deformed che dovrebbe essere la mascotte del castello. Stolti! Ancora non lo sappiamo, ma siamo caduti nella trappola!
Subito dopo troviamo un ristorante che prepara ottimi piatti tipici locali e il cui simpaticissimo proprietario è tifoso di calcio. Così, dopo aver parlato un po’ con lui ed esserci fatti diverse foto insieme, proseguiamo la visita e la trappola si palesa.
Infatti troviamo un altro negozio di souvenir, scoprendo così che la mascotte del castello che avevamo comprato poco prima fa parte di un set! Ovviamente quest’altro negozio sembra avere tutte le figure, così entriamo e lo svaligiamo… I proprietari, forse mossi a compassione, ci regalano anche le scatole, che diventano subito oggetto di scambio tra noi. Arriviamo quindi in una piccola viuzza piena di localini che vendono taiyaki con tutti i ripieni possibili e altri negozietti di souvenir, così ne approfittiamo per girare e rilassarci un po’. Ormai si è fatto tardi, è ora di prendere il treno e tornare a Tokyo.
Io personalmente invece oggi ho fatto l'asociale e ho deciso di girare per la mia amata Tokyo come se non ci fosse un domani e nell'arco di dodici ore ho visto:
1) il parco di Shinjuku, location dell'ultimo film di Shinkai, davvero molto bello e suggestivo, un'oasi verdissima tra i grattacieli; inoltre il personale è gentilissimo e le spiegazioni chiarissime, impossibile perdersi.
2) Takeshita Dori, piccola via sede della più sfrenata fashion street, anche se io mi sono diretta senza indugio al supermercato "tutto a 100 yen" dove ho comprato varie cosucce spendendo pochissimo.
3) Omotesando Dori, viale conosciutissimo dai fan di Nana e non solo, dove non ho resistito e mi sono fatta immortalare sul ponte che sovrasta il viale proprio come fa Hachi mentre cerca l'auto di Takumi. Poi un giro a Kiddy Land, (immenso negozio di giocattoli su più piani dove sono tornata un po' bambina) e uno all'Oriental Bazar (negozio di souvenir tipici che però non mi ha convinta del tutto)
4) Shibuya e il suo mitico incrocio. Prima però foto accanto alla statua del mio omonimo, pranzo a base di riso e carne e poi shopping sfrenato da Animate e Mandarake.
5) Ginza con visita al teatro Kabuki Za recentemente restaurato e giro ai grandi magazzini Mitsukoshi alla ricerca (ahimè vana) di dolcetti tipici.
6) Akihabara con visita al Mandarake. Devo dire però che rispetto a due anni fa ho trovato il quartiere come spento, anche le ragazze che pubblicizzano i maid café erano poche e non particolarmente eccentriche nel vestire.
7) Tokyo Tower con vista della città tutta illuminata sotto di me che è sempre un'emozione forte. L'angolo che amo di più resta sempre il Rainbow Bridge e la ruota panoramica di Odaiba.
Martedì 8 aprile
Oggi il gruppo si è spaccato in due: chi era già stato a Enoshima e Kamakura, ha preferito visitare Hakone, famosa per le sue onsen e i suoi laghi, e da cui si può ammirare il monte Fuji quando le condizioni climatiche lo permettono. Per fortuna si riesce a vedere il monte Fuji la mattina, ma col passare del tempo la foschia lo farà pian piano sparire dalla vista.
Appena arrivati il gruppo visita un tempio che si trova alla fine di un’interminabile scalinata che parte da un torii in riva al lago e circondata da immensi alberi. Diretti quindi verso un viale alberato, i nostri incrociano diverse scolaresche che salutano, e si arriva così al famoso check point di epoca Edo, che un tempo richiedeva un’autorizzazione per essere attraversato.
Nei primi anni del 1700, una giovane ragazza di nome Otama cercò di passare di nascosto per tornare dai suoi genitori, ma fu catturata, imprigionata e in seguito condannata a morte. In suo onore, uno stagno nei pressi del check point prende il nome di “Otama-ga-ike”.
Oggi è un luogo turistico pieno di ristoranti e negozietti perciò, prima di prendere il traghetto/galeone dei pirati per proseguire la gita, urge sosta in un ristorante a mangiare. Anche in questo caso si può apprezzare la gentilezza dei giapponesi: la proprietaria del locale regala a tutti degli stuzzicadenti vestiti col kimono!
Si sale quindi a bordo del galeone e si va verso la funivia che porta in una zona vulcanica attiva, l’Owakudani (Grande Valle Ribollente), piena di sorgenti d’acqua sulfurea bollente che viene usata per cuocere le uova, che assumono il caratteristico colore nero. La puzza di uova marce è forte, ma ci si fa subito l’abitudine. Dopo aver girato un po’, fatto acquisti e mangiato il gelato nero, si riprende la funivia che passa sopra le miniere di zolfo e quindi il treno per tornare a Tokyo, non prima di aver terrorizzato con la loro sola presenza delle povere studentesse giapponesi che sono salite sullo stesso treno!
Io invece sono tornata al mare! Con un piccolo trenino siamo arrivati a Kamakura per ammirare, all'interno del tempio Kotoku-in, la statua del Buddha, simbolo della costanza e della perseveranza del popolo giapponese, visto che è rimasto in piedi nonostante terremoti e bombardamenti.
Poi ci siamo recati a Enoshima: il tempo era bello ma un po' velato per cui niente vista del monte Fuji, però siamo saliti fino al faro da cui si gode una vista stupenda dell'isola e nonostante non riuscissi più a trovare il biglietto d'ingresso (che ovviamente è saltato fuori dalla borsa di Mary Poppins appena arrivata in hotel) si sono fidati e non mi hanno fatto pagare un secondo biglietto! Che gentili!!!!
Tutta la collina è punteggiata da giardini e piccoli templi che rievocano la leggenda del drago che terrorizzava gli abitanti dell'isola e della fanciulla che con il suo amore ha saputo placare l'ira del demone e renderlo un protettore di quei luoghi. Ottimo pranzo a base di ramen con molluschi e granita al limone per chiudere. Poi dopo un po di su e giù dalla scogliera e per negozietti, accompagnati dal volo radente di numerosi falchi, siamo tornati a Tokyo.
Mercoledì 9 aprile
Con la sapiente guida di Takeshi, un omonimo di quello di Kyoto, abbiamo fatto un bellissimo tour della Tokyo storica: prima abbiamo visitato i giardini del Palazzo Imperiale, poi siamo stati al Metropolitan Edo-Tokyo Museum, dove si può imparare molto della storia della città attraverso ricostruzioni dettagliatissime e molto materiale originale.
Per pranzo abbiamo scovato un piccolissimo ristorante di ramen, di quelli che si prende il biglietto, lo si consegna al cuoco, ci si siede al bancone e si spia il personale che cucina proprio davanti a noi. Risultato? Ottimo!!
Poi abbiamo raggiunto il quartiere di Asakusa dove sorge il complesso di templi denominato Senso-ji, dedicato alla dea Kanon, la cui statua fu trovata in mare da un gruppo di pescatori. Interessanti le spiegazioni della nostra guida sulla storia del luogo e sui rituali da compiere per pregare le divinità.
Finito il giro e comprati gli ultimi (forse) souvenir presso le numerose bancarelle, abbiamo preso il battello che da Asakusa ci ha portato vicino a Odaiba. Purtroppo non abbiamo potuto fare la tratta completa perché era troppo tardi e quindi sono rimasta un po' delusa, perchè quando finalmente è comparso lo skyline della città tutta illuminata era ora di scendere! Inoltre i finestroni sul tetto erano opachi quindi si perdeva una parte del panorama. Mi è dispiaciuto soprattutto perché l'avevo proposto io.... mai fidarsi delle guide su Internet!
Così però abbiamo preso la metro e siamo approdati ad Odaiba passando sul Rainbow Bridge con una vista davvero mozzafiato! Una volta immortalate in lungo e in largo le mille luci della città, siamo andati in pellegrinaggio alla statua del Gundam (e al relativo shop). Poi una parte si è concessa un bel bagno ristoratore all'Oedo Onsen Monogatari, un'altra invece ha cercato un posticino dove cenare; tornati in hotel molti hanno fatto il check in online del volo di ritorno con la lacrimuccia dietro l'angolo perché la vacanza è agli sgoccioli...
Giovedì 10 aprile
Oggi è l'ultimo giorno. La mattina era dedicata alla visita dello Museo Ghibli, tappa irrinunciabile di pellegrinaggio per tutti i fan del maestro Miyazaki. Chi non vi ha partecipato era libero di girare e quindi ognuno ha seguito il suo cuore e ha scelto una meta.
Io, insieme ad altri cinque valenti compagni, sono andata ad Ikebukuro dentro al Sunshine City, enorme centro commerciale. L'idea dei maschietti era di entrare dentro la mecca di Naruto e co., ma purtroppo hanno preso una sonora fregatura: una discreta somma di denaro per non fare quasi niente. Qualche foto all'ingresso dell'acquario che faceva da sfondo a Mawaru Penguindrum, qualche acquisto ad un negozietto di articoli targati Studio Ghibli e via verso Akihabara.
Completati gli ultimi acquisti, siamo tornati in albergo con l'idea di sistemare le valigie e godersi un'ultima gustosa cena. Ma c'è chi non ha fatto i conti con i numerosi acquisti che proprio non ne vogliono sapere di entrare in valigia e quindi dopo attimi di panico è scattata la corsa a comprare una nuova valigia da condividere fra compagni di sventura.
Venerdì 11 aprile
E' finita. Si prende il limousine bus e si va in aeroporto per tornare a casa. Altre 12 ore di volo (in cui faremo salotto rischiando di essere buttati fuori), poi baci e abbracci e via, ognuno verso casa propria, con la certezza di aver lasciato un pezzetto di cuore dall'altra parte del mondo.
Impressioni personali, varie ed eventuali
1) Le donne giapponesi sono belle. Posso dirlo con obiettività, essendo una donna: le donne giapponesi sono davvero belle. Alcune sono bellissime, molte sono belle, molte sono carine, poche sono brutte. Ma anche quelle poche, sanno sempre come valorizzarsi, ci tengono ad essere in ordine, eleganti, ad essere femminili. Insomma hanno classe e stile, anche quando vestono casual. Unica cosa che ho notato e che proprio non sono riuscita a capire: moltissime portano le scarpe di un numero più grande. E' per far credere di avere il piede piccolo (sinonimo di bellezza)? Credono sia kawaii avere la scarpa che si muove su e giù lungo il tallone mentre camminano? Non so darmi una spiegazione.
2) Alcuni rumori ormai significano casa. Il cicalino dei semafori e la campanella dei passaggi a livello mi fanno capire che sono davvero in Giappone e allo stesso tempo mi fanno credere di essere dentro ad un anime. Urge psichiatra.
3) I turisti sono aumentati esponenzialmente. Rispetto al 2012 c'è stata un'impennata di turismo impressionante; moltissimi cinesi, ma anche americani, indiani, mediorientali ed italiani.
4) Il wifi inizia a prendere piede. Complice il boom di turisti e in previsione delle Olimpiadi 2020 che si terrano a Tokyo, negli alberghi ora si trova la connessione gratuita (magari limitata alla sola camera, ma comunque c'è e funziona bene) e anche negli aeroporti. In altri spazi pubblici c'è ma bisogna registrarsi e può non essere semplice se la pagina web è in giapponese.
5) Lost&Found. Abbiamo perso di tutto. Nell'ordine: 2 Japan Rail Pass (poi ritrovati), 1 fotocamera (non ritrovata, ma qualcuno ha insinuato che non è stata recuperata perchè di fabbricazione coreana), 1 borsa (lasciata ad una fermata del bus e ritrovata esattamente nello stesso punto qualche decina di minuti dopo), 1 tessera Suica della metro e 1 biglietto per il faro di Enoshima (ora ho la certezza matematica che nella mia borsa c'è un buco nero che inghiotte le cose e le fa riemergere dopo avermi gettato nella disperazione più nera), 1 partecipante (persa e ritrovata più volte, non posso farne il nome per ovvi motivi, ma alla fine era sempre lei troppo brava a ritrovare la strada di casa).
6) Le frasi mitiche. Dedicate a chi c'era. Estrapolate dal contesto non diranno un granchè, ma chi le ha sentite può testimoniare che ci hanno fatto ammazzare dalle risate. Ragazzi e ragazze è stato un piacere conoscervi, a presto!
"Ma stasera ceniamo qui a Dotronbori?"
"We are italian niuspiper! Zel parlaci te che queste non parlano inglese"
"Ma come si chiama quel tempio a Tokyo con davanti tutte le bancarelle? Shojo?"
"Where are Akihabara, anime, manga, otaku?"
Un sentito e doveroso ringraziamento va ad Ataru per avermi fornito le parti delle gite a cui io non ho partecipato e a Zelgadis per essersi sobbarcato tutta la parte fotografica.
Questo resoconto avrebbe potuto anche intitolarsi "Lost & found" visto che in molti hanno perso qualcosa e l'hanno ritrovata (ma non tutti purtroppo), ma i sakura hanno predominato e quindi l'onore va a loro! Ma ora entriamo nel dettaglio, godetevi il viaggio, Signore e Signori!
Il nostro volo Alitalia AZ 792 da Fiumicino per Osaka che doveva partire alle 15:30 è già annunciato con mezz'ora di ritardo. D'altronde Obama ha pensato bene di tornare negli Stati Uniti proprio questa mattina quindi una certa confusione a Fiumicino era prevedibile. Dopo aver superato i severi controlli (sempre grazie al Presidente), iniziamo a radunarci alla spicciolata al gate di partenza. Strette di mano, sorrisi, presentazioni e solito toto nomi: quanti riuscirò a ricordarne, considerando anche diminutivi e nick name? Alla fine l'aereo finalmente decolla: il sogno comincia!
Dopo 12 ore di volo in cui pochi sono riusciti a dormire, recuperiamo le valigie sopravvissute più o meno indenni alla traversata e iniziamo la prima di due code infinite: una per passare i controlli dei passaporti e ottenere il visto turistico, l'altra per avere il Japan Rail Pass. Ormai spiaggiati, attendiamo fiduciosi che i nostri mitici accompagnatori sbrighino le varie formalità e finalmente riusciamo a prendere il primo di una lunga serie di treni.
Arriveremo solo nel tardo pomeriggio a Fukuoka, accolti da una fine pioggerellina, che però non smorzerà il nostro entusiasmo! Dopo esserci sistemati in camera, abbiamo fatto una capatina al centro commerciale Canal City e abbiamo cenato al Ramen Stadium. La sottoscritta ha preso nello specifico una porzione di ramen da pauuuura: scodellona di brodo di carne di maiale con fettine di maiale, spaghetti, won ton e verdura mista. E' ufficiale: il ramen è il mio piatto preferito!
Rientrando abbiamo anche ammirato l'esterno della stazione ferroviaria di Fukuoka, con gli alberi addobbati come se fosse Natale: un'immagine davvero suggestiva.
Dopo una sana dormita, abbiamo appuntamento per le nove davanti all'albergo con Mayumi, il nostro contatto qui a Fukuoka. Con lei e un gruppo di giapponesi dell'Associazione Culturale Italiana, saliamo su un bus e partiamo stile gita scolastica alla volta di Akizuki, un'antica città castello che comprende case di samurai, rovine antiche e edifici storici, tanto che nel 1998 è stata scelta come Important Preservation District for Groups of Historic Buildings; non per niente è soprannominata "La piccola Kyoto del Chikuzen".
Ma quello che colpirà tutti noi saranno i paesaggi bucolici che attraverseremo per raggiungerla e i bellissimi ciliegi nel pieno della loro fioritura. Arrivati a destinazione, percorriamo una lunga stradina pedonale costeggiata da due file di sakura e bancarelle di cibo (che fatica trattenersi ma alle 10 del mattino certe cose non le posso affrontare, anche se alcuni hanno sfidato il loro stomaco e hanno vinto).
Dopo aver scattato foto a più non posso come se non ci fosse un domani, dopo aver passeggiato in lungo e in largo e aver assaggiato il thè preparato secondo tutti i crismi, siamo andati al Centro Culturale Locale dove quattro graziose signore in kimono hanno tenuto solo per noi uno spettacolo di danze e canti tradizionali. Quindi uno dei partecipanti ci ha dato una dimostrazione dell'uso della katana, (i più ardimentosi fra i nostri maschietti hanno provato a sfidarlo, ma con scarsi risultati...) e infine hanami al chiuso ma con bento a volontà preparati dall'Associazione Culturale Italo - Giapponese. Qui, complice il cibo e soprattutto vino e sakè, si sono strette amicizie e pare anche siano nati amori......
Poi un gruppetto di noi ha visitato un'antica casa in stile tradizionale appartenuta ad un ricco samurai: davvero molto bella ma abbiamo dovuto fare in fretta perché il pullman se no sarebbe ripartito senza di noi.
Quindi a malincuore siamo tornati in albergo e ci siamo cambiati per la gran soireè: dopo essermi vestita di tutto punto (e ho fatto bene perché le donne giapponesi sono sempre molto eleganti) abbiamo preso la metro e... ci siamo persi in un dedalo di viuzze! Per venirne a capo abbiamo dovuto telefonare e farci venire a prendere. Arrivati al ristorante abbiamo iniziato i primi timidi approcci e devo dire che, per quel che mi riguarda, sono stati più espansivi loro, io in queste occasioni purtroppo mi irrigidisco sempre un po'...
La domanda più ricorrente è stata perché amiamo il Giappone e cosa o quale città ci piace di più: davvero difficile rispondere! Poi mi sono imbarcata in una partita a scopone scientifico contro un giapponese ma ho perso miseramente su tutta la linea. Ma poi ha fatto il suo ingresso l'Uniporno e lì non c'è stata storia: i giapponesi sono letteralmente impazziti!! Stando ai racconti dei maschietti, pare comunque che l'uomo italico conservi ancora intatto il suo fascino, ma potendo esserci dei minori all'ascolto, non posso scendere nei particolari...
Finalmente il sole splende e la temperatura è gradevole. Dopo un breve viaggio in treno siamo arrivati a Dazaifu dove i sakura regnano sovrani, infatti nella stazione ci sono fiori di ciliegi disegnati ovunque e anche gli stessi vagoni ne sono ricoperti.
Abbiamo iniziato la visita con il tempio Tenmagu, dedicato alla memoria di Michizane Sugawara; nel 901 d.C. Sugawara fu improvvisamente deposto dalla sua carica di Ministro e spedito a lavorare a Dazaifu, dove morì due anni dopo senza aver potuto rivedere la moglie. Le coppie che vanno in visita al tempio, fanno offerte per placare la sua disperazione e evitare di essere divise come il povero Sugawara. Dopo aver comprato vari amuleti per auspicare la buona sorte, abbiamo proseguito la gita visitando il tempio zen Komyozen-ji e il suo splendido giardino: per entrare bisogna pagare 200 yen, ma all'ingresso non c'è nessuno che controlli e questo ci ha molto stupito...
Quindi ci siamo incamminati verso il tempio Kanzeon-ji, uno dei più antichi e importanti templi buddisti della regione e che si trova praticamente in aperta campagna. Abbiamo visto luoghi che sembravano usciti da un anime: torrenti con gli argini pieni di vegetazione, stradine strette che si inerpicavano fra le case, perfino una scuola a cui si accedeva tramite una salita costeggiata interamente da alberi di ciliegio in fiore... da perderci la testa! E alcuni temo avranno qualche difficoltà a rientrare in Italia sani di mente.
Per pranzo ciotolona di riso ricoperta di fettine di maiale fritte (il famoso katsudon) quindi rientro in città e dopo tante antichità una sosta al Mandarake giusto per non perdere il contatto con la realtà e lasciare il dovuto obolo al grido di "Oh mio Dio non posso non comprarlo, è troppo bello! E non costa niente!"
Per cena di nuovo al Ramen Stadium dove mi sono gustata una bella sfilza di gyoza, (ravioli di carne alla griglia di origine cinese) e una ciotolina di riso, carne di maiale a pezzi molto piccoli e.... maionese! !! Non ci crederete ma amalgamando il tutto veniva fuori una roba talmente buona che ho fatto il bis! E ogni ciotola solo 200 yen, circa un euro e cinquanta!
Mentre una parte del gruppo visita Hiroshima, gli altri si recano a Onomichi, una cittadina di poco più di 280 km quadrati che si affaccia al mare interno di Seto. La sua caratteristica principale è l’alto numero di templi (più di venti) che in buona parte si trovano lungo un percorso che sale sulla collina che domina la città. Visto il poco tempo a disposizione (il pomeriggio bisognerà raggiungere il resto del gruppo a Miyajima), si decide che è meglio prendere la funivia che porterà in cima alla collina, per poi fare parte del cosiddetto “Percorso della Letteratura” in discesa.
Arrivati quindi alla stazione locale, i nostri chiedono indicazioni, comprano i biglietti e fanno rifornimento in un piccolo market. Il tratto in funivia si rivela molto breve ma regala un bel panorama della città vista dall’alto. Ovviamente i ciliegi non mancano, tanto che sembra quasi il set ideale per un film romantico… e in effetti lo è!
Il gruppetto finisce infatti per puro caso in mezzo alle riprese di un dorama, con l’attrice protagonista che passeggia tra i petali dei sakura con un bouquet di fiori in mano, mentre il regista agita il classico megafono da regista… Poco lontano erano in corso delle interviste, probabilmente agli altri attori: c’è un’alta probabilità che i nostri eroi finiscano negli extra del DVD! L’unico rammarico, l’assenza dell’Uniporno… Tornati ai piedi della collina, grazie alle signorine della funivia il gruppo riesce a pranzare in un piccolo ristorantino con un’ottima ciotola di ramen. Dato che il tempo è tiranno, i gentilissimi gestori del locale chiamano un sufficiente numero di taxi per riportare i nostri eroi alla stazione, in modo da arrivare in tempo per prendere il treno al grido di: Miyajima, arriviamo!!!
Io invece, visto che il cielo è sereno, decido di tornare a Hiroshima con il resto del gruppo per poterla finalmente vedere senza essere sotto il diluvio universale. Dopo aver visto i resti del Genbaku Dome e il Parco della Memoria, la maggior parte del gruppo visita il Museo della Pace, dedicato allo scoppio della bomba atomica.
Io, che l'ho già visto la volta precedente, mi concedo prima un gelato alla stracciatella poi, insieme ad altri tre veterani dei viaggi targati Animeclick, vado a fare una passeggiata per il parco e ci ritroviamo sul lungofiume costeggiato da una fila interminabile di alberi di ciliegio in piena fioritura!!!! Uno spettacolo da sogno! Sulle aiuole erano già predisposti i teloni blu per fare hanami e un addetto di quando in quando li puliva dai petali caduti.
Dopo esserci beati di cotanta visione, abbiamo preso prima il treno, poi il traghetto e siamo sbarcati a Miyajima, l'isola sacra dove non si può nascere o morire e dove i cervi si mangiano i vostri souvenir! Abbiamo avuto anche la fortuna di vedere il Torii rosso simbolo dell'isola, prima immerso nell'acqua e poi all'asciutto, scoprendo che sulla spiaggia sotto agli archi si trovano tantissime monetine: questo perchè si pensa che porti fortuna se si riesce a lanciare un oggetto come un sasso o una monetina sulla traversa del torii.
Ricompattato il gruppo che si era disperso fra viuzze e negozi, ci fermiamo a cenare alla stazione di Hiroshima a base di okonomiyaki nella versione tipica della città, come consigliatoci da un signore incontrato sul treno, un volontario del Museo della Pace che, saputo che eravamo italiani, ha attaccato bottone. Sembra che i giapponesi amino molto la lingua italiana perché la trovano molto musicale e simile alla loro nei suoni.
La mattinata è passata nel trasferimento da Fukuoka a Osaka. Un bel shinkansen denominato Sakura poi un trenino cittadino ed eccoci in un nuovo albergo. Per pranzo in treno ho provato due tipi diversi di onigiri, la classica palla di riso che la scorsa volta non avevo avuto l'occasione/il coraggio di provare e indovinate un po? Mi sono piaciuti tutti e due!!!! Niente a che vedere con quelli che avevo assaggiato una volta anni fa in Italia...
Il resto della giornata è trascorso a svaligiare... ehm visitare il Mandarake di Osaka, assaltato da 13 facinorosi pronti a tutto e, chi più chi meno, siamo andati via con qualcosa in mano, o per sé o per parenti e amici. Poi tutti a Dotonbori per le foto di rito dei grattacieli illuminati e per gustare le specialità locali, ovvero i takoyaki e l' okonomiyaki!!!
Sveglia alle 6:30 per partire alla volta di Kyoto. Alla stazione abbiamo appuntamento con Takeshi, docente universitario che ha vissuto qualche anno a Roma, dove è stato professore di giapponese dei nostri accompagnatori, e che oggi e domani ci farà da giuda.
Prima tappa è il Ginkaku-ji, un tempio Zen costruito nel 1482 da Ashikaga Yoshimasa, denominato anche Padiglione d'Argento, in contrapposizione con il Kinkaku-ji, costruito dal nonno di Yoshimasa, chiamato Padiglione d'Oro. Qui lo shogun conduceva una vita molto ritirata, contemplando il magnifico giardino Zen che circonda tutto il complesso.
Da qui abbiamo intrapreso una lunga camminata lungo "La Passeggiata del Filosofo", una stradina con canale, completamente costeggiata da ciliegi in piena fioritura: le macchine fotografiche si sono letteralmente scatenate!!! Breve sosta per assaggiare un tayaki (biscotto morbido e caldo a forma di pesciolone, ripieno di marmellata di fagioli rossi oppure di crema pasticcera) e poi dritti fino al Nanzen-ji, tempio buddista costruito nel 1291, circondato da uno splendido e vasto giardino (uno dei tre giardini storici di Kyoto) dove si può anche ammirare un acquedotto ad archi che ricorda un po' quelli romani!
Quindi non ancora soddisfatti, ci dirigiamo al Kiyomizudera, dove ci attendono varie sorprese, sia belle che brutte. Una parte della struttura è impacchettata e quindi non visibile, c'è tantissima gente e si fa quasi fatica a camminare ma in compenso siamo nel pieno dei festeggiamenti per l'hanami e quindi possiamo assistere a cerimoniali religiosi e a uno spettacolo di tamburi il cui suono nel contesto è davvero ricco di suggestione! Dopo esserci rifocillati, abbiamo affrontato la discesa piena di negozi di souvenir, uscendone quasi indenni e ricompattando il gruppo.
Da qui, nonostante la stanchezza, abbiamo seguito Takeshi verso il Yasaka-jinja, tempio molto bello immerso nel parco Maruyama, dove si può ammirare un albero sacro, cioè un sakura del nord molto antico (si parla di quarta generazione) che fiorisce solo tre giorni all'anno, perfetta metafora della caducità della vita, concetto molto amato dai giapponesi. Per la cronaca era fiorito!!! Abbiamo beccato proprio uno dei tre giorni!!!
Il parco era stracolmo di gente intenta a fare hanami, con tasso alcolico elevato e bancarelle di cibo a non finire! Si respirava la tipica aria di un matsuri e allo stesso tempo quella di una nostra sagra paesana.
Poi due passi a Gion, il quartiere delle geisha, con annessa visione fuggevole di una maiko, due passi a Pontocho, una stradina stretta e caratteristica di locali e ristoranti e poi a cena in un izakaya con patatine, pollo fritto, yakisoba (un po' troppo pepati per i miei gusti) e bevande a volontà! Giornata piena e stancante ma meravigliosa!
Ho visto cose che voi umani.... ebbene sì oggi posso dire di aver assistito ad un fenomeno che potrei definire sovrannaturale o almeno alla manifestazione di qualcosa di più grande di noi.
Ma procediamo con ordine: narra la leggenda che l'accompagnatore denominato Solaris (per gli amici solo Sola) abbia un controverso rapporto con la divinità che risiede al Kinkaku-ji, detto anche Padiglione d'oro. Posso confermare che non è una leggenda!!!!
Siamo partiti da Osaka con il sole e una temperatura gradevole, siamo arrivati a Kyoto con qualche nuvola all'orizzonte ma appena il suddetto ha posato il piede all'interno della struttura si è scatenato l'inferno: pioggia, vento e scolaresche di bambini delle medie che ci fermavano per intervistarci in inglese e fare allenamento!!!! Come il Sola è uscito dalla zona sacra il cielo si è aperto ed è tornato il sole!
Però si vede che comunque la divinità voleva lanciarci un segnale più forte e ha continuato a sferzarci con un vento freddissimo per tutta la giornata accompagnato anche da una pioggerellina fine che ogni tanto faceva comparsa. E per finire durante il pranzo (ciotolona di soba in brodo con verdure) una bella scossetta di terremoto che non ha minimamente scalfito le signore che gestivano il locale.
Ma la ciurma sprezzante del pericolo ha continuato indomita il giro: dopo il Kinkaku-ji abbiamo visitato il Ryoan-ji, (tempio risalente al 1450, famoso per il suo giardino di pietre), il Ninna-ji (il mio preferito, lo ammetto! Costruito nel 888, è detto anche il Vecchio Palazzo Imperiale di Omuro, in quanto residenza dell'ex imperatore).
Per finire con un trenino panoramico, attraverso una cascata di ciliegi, casette da favola e stazioni ferroviarie con il passaggio a livello visti in migliaia di opere, siamo giunti ad Arashiyama, sede del tempio Tenryu-ji, circondato da un vasto giardino con piante di ogni forma e colore, laghetto con carpe, statue di rane e la foresta di bambù, davvero imponente.
Tornando verso la stazione abbiamo fatto un giro un po' più lungo che ci ha però permesso di ammirare il ponte Togetsukyō o Moon Crossing Bridge. Costruito nel periodo Heian (794-1185), e restrutturato nel 1934, deve il suo nome all'imperatore Kameyama a cui sembrava che il ponte attraversasse il fiume Oi proprio come un raggio di luna sull'acqua, tanto che a ovest del ponte il fiume si chiama Hozu, mentre ad est diventa Katsura. Immortalato nelle stampe del noto artista Hiroshige, è molto famoso fra le coppiette che lo attraversano di notte con la luna piena e si godono l'atmosfera molto romantica!
Dopo esserci beati di cotanta bellezza, c'è giusto il tempo per un nikuman e qualche crocchetta per scaldarci e poi via di ritorno.
Giornata davvero spettacolare nonostante un freddo polare! Almeno il vento di ieri è calato e non ha piovuto.
Mattinata a Nara: il tempio Todai-ji interamente costruito in legno è davvero imponente tanto quanto la statua del Varoicana Buddha (detto anche Daibutsu che vuol dire Grande Buddha) e di altre divinità al suo interno. Alcuni di noi poi hanno tentato l'attraversamento della narice del Buddha: la prova consiste nell'infilarsi in un buco alla base di una colonna che si dice essere della stessa grandezza appunto della narice della statua. Se si riesce a passare ci si assicura il raggiungimento del Nirvana nella prossima vita. Tutti quelli del nostro gruppo che ci hanno provato ci sono riusciti! Io non ho tentato perché all'idea di togliermi il giubbino mi pigliava male, quindi pazienza, raggiungerò il Nirvana attraverso altre vie.
Usciti dalla zona sacra, l'Uniporno ha voluto farsi immortalare in mezzo ai daini che anche qui, come a Miyajima, sono considerati sacri e sono liberi di vagare per strada e nei parchi, anche se appositi cartelli invitano alla prudenza: sono pur sempre animali selvatici e non giocattoli!
Quindi liberi tutti per ammirare le meraviglie che gravitano intorno al tempio principale. Io personalmente ho raggiunto il tempio Kofuku-ji costruito più di 1300 anni fa, con la sua pagoda a cinque piani, simbolo stesso della città. Poco più avanti invece c'era un laghetto con ciliegi e una stradina commerciale. Qui, nonostante la mia iniziale diffidenza e la mia preoccupazione di non fare in tempo, mi sono lasciata convincere dallo zio Ironic a entrare in un ristorantino tipico e aspettare e devo dire che lo zio ha buon fiuto per il cibo: yaki soba e okonomiyaki da urlo!!!!!
Verso il primo pomeriggio qualcuno è tornato a Osaka, ma la maggior parte ha preso un trenino e si è diretta a Kyoto a vedere il tempio Inari.
Ma quattro di noi, appena saputo che sulla stessa linea c'era la fermata per raggiungere la sede della Kyoto Animation, si sono "ammutinati" e sono scesi prima. Vedere i loro volti estatici alla vista del palazzo della Kyoani, posto proprio davanti alla stazione, non ha prezzo. Per tutto il resto c'è Mastercard e infatti i loro portafogli sono usciti dallo spaccio di souvenir decisamente più leggeri....
Il tempio Inari invece è sempre una goduria per gli occhi! Le strutture principali dipinte di rosso acceso e la passeggiata sotto migliaia di torii, rossi anch'essi, lascia sempre senza parole. Molti coraggiosi hanno deciso di affrontare l'intero percorso di sette kilometri, mentre la sottoscritta ha preferito godersi con calma l'atmosfera che si gustava nella parte più bassa e fermarsi alle bancarelle per gustare un bel tayaki caldo alla crema ed evitare così l'assideramento.
Una volta finito il giro, una piccola parte di noi ha seguito il nostro fido accompagnatore Zelgadis alla ricerca di un ristorante di cui gli avevano parlato molto bene e si sa che quando c'è da mangiare io non mi tiro mai indietro! Superati due passaggi a livello (con i suoni tipici, che pareva proprio di stare dentro a un anime) abbiamo trovato subito la meta agognata: un piccolo locale specializzato in soba e udon: il paradiso sceso in terra! Inoltre oltre a essere buono ci ha anche scongelati!
Dopo tre ore di shinkansen, qualche decina di minuti in metro, accidenti vari per trasportare le valigie su e giù per le scale (le scale mobili quando servono non ci sono mai!) siamo finalmente approdati a Tokyo.
Dopo esserci sistemati, siamo partiti alla volta del parco di Ueno dove nonostante i ciliegi iniziassero a sfiorire, causa pioggia e vento forte e nonostante continuasse a fare un freddo cane, era pieno di giapponesi che festeggiavano l'hanami a suon di birra e sakè.
Poi grazie a Kenji, un amico giapponese dei nostri accompagnatori, siamo stati in un karaoke e ci siamo cimentati in varie canzoni ovviamente di anime! Peccato che un'ora e mezzo sia davvero volata!
Per cena siamo riusciti ad entrare tutti in un piccolo locale di katsudon, dove ci siamo abbuffati di carne fritta accompagnata da riso e zuppa di miso.
E poi un piccolo drappello assetato ha iniziato la ricerca di un konbini, i mitici minimarket che vendono quasi di tutto. Zel assicurava di averne visto uno all'interno dell'albergo ma dopo venti minuti di sali e scendi e di indicazioni chieste a vari dipendenti dell'hotel, ho temuto che non avremmo più fatto ritorno in camera e che saremmo stati costretti a vagare in eterno. In alcuni punti l'atmosfera era talmente spettrale che temevo di ritrovarmi faccia a faccia con qualche spirito o demone! Invece ad un certo punto abbiamo visto la luce.... dell'insegna del Family Mart! XD
Oggi gita a Matsumoto per visitarne il castello omonimo, uno dei quattro castelli originali rimasti in Giappone, costruito in epoca Sengoku e immerso in uno sfondo da cartolina. Il viaggio è lungo, ma a farci compagnia fa capolino sua maestà il Fujisan.
L'interno del castello è pieno di scale strettissime e ripidissime che portano all’ultimo piano; durante la visita possiamo ammirare armi da fuoco di tutti i tipi, armature e vari oggetti di uso quotidiano dell’epoca.
All’uscita ci fermiamo alle immancabili macchinette a rifocillarci ed entriamo nel negozio di souvenir lì vicino. Il gadget che va per la maggiore tra noi poveri otaku è una piccola figure super deformed che dovrebbe essere la mascotte del castello. Stolti! Ancora non lo sappiamo, ma siamo caduti nella trappola!
Subito dopo troviamo un ristorante che prepara ottimi piatti tipici locali e il cui simpaticissimo proprietario è tifoso di calcio. Così, dopo aver parlato un po’ con lui ed esserci fatti diverse foto insieme, proseguiamo la visita e la trappola si palesa.
Infatti troviamo un altro negozio di souvenir, scoprendo così che la mascotte del castello che avevamo comprato poco prima fa parte di un set! Ovviamente quest’altro negozio sembra avere tutte le figure, così entriamo e lo svaligiamo… I proprietari, forse mossi a compassione, ci regalano anche le scatole, che diventano subito oggetto di scambio tra noi. Arriviamo quindi in una piccola viuzza piena di localini che vendono taiyaki con tutti i ripieni possibili e altri negozietti di souvenir, così ne approfittiamo per girare e rilassarci un po’. Ormai si è fatto tardi, è ora di prendere il treno e tornare a Tokyo.
Io personalmente invece oggi ho fatto l'asociale e ho deciso di girare per la mia amata Tokyo come se non ci fosse un domani e nell'arco di dodici ore ho visto:
1) il parco di Shinjuku, location dell'ultimo film di Shinkai, davvero molto bello e suggestivo, un'oasi verdissima tra i grattacieli; inoltre il personale è gentilissimo e le spiegazioni chiarissime, impossibile perdersi.
2) Takeshita Dori, piccola via sede della più sfrenata fashion street, anche se io mi sono diretta senza indugio al supermercato "tutto a 100 yen" dove ho comprato varie cosucce spendendo pochissimo.
3) Omotesando Dori, viale conosciutissimo dai fan di Nana e non solo, dove non ho resistito e mi sono fatta immortalare sul ponte che sovrasta il viale proprio come fa Hachi mentre cerca l'auto di Takumi. Poi un giro a Kiddy Land, (immenso negozio di giocattoli su più piani dove sono tornata un po' bambina) e uno all'Oriental Bazar (negozio di souvenir tipici che però non mi ha convinta del tutto)
4) Shibuya e il suo mitico incrocio. Prima però foto accanto alla statua del mio omonimo, pranzo a base di riso e carne e poi shopping sfrenato da Animate e Mandarake.
5) Ginza con visita al teatro Kabuki Za recentemente restaurato e giro ai grandi magazzini Mitsukoshi alla ricerca (ahimè vana) di dolcetti tipici.
6) Akihabara con visita al Mandarake. Devo dire però che rispetto a due anni fa ho trovato il quartiere come spento, anche le ragazze che pubblicizzano i maid café erano poche e non particolarmente eccentriche nel vestire.
7) Tokyo Tower con vista della città tutta illuminata sotto di me che è sempre un'emozione forte. L'angolo che amo di più resta sempre il Rainbow Bridge e la ruota panoramica di Odaiba.
Oggi il gruppo si è spaccato in due: chi era già stato a Enoshima e Kamakura, ha preferito visitare Hakone, famosa per le sue onsen e i suoi laghi, e da cui si può ammirare il monte Fuji quando le condizioni climatiche lo permettono. Per fortuna si riesce a vedere il monte Fuji la mattina, ma col passare del tempo la foschia lo farà pian piano sparire dalla vista.
Appena arrivati il gruppo visita un tempio che si trova alla fine di un’interminabile scalinata che parte da un torii in riva al lago e circondata da immensi alberi. Diretti quindi verso un viale alberato, i nostri incrociano diverse scolaresche che salutano, e si arriva così al famoso check point di epoca Edo, che un tempo richiedeva un’autorizzazione per essere attraversato.
Nei primi anni del 1700, una giovane ragazza di nome Otama cercò di passare di nascosto per tornare dai suoi genitori, ma fu catturata, imprigionata e in seguito condannata a morte. In suo onore, uno stagno nei pressi del check point prende il nome di “Otama-ga-ike”.
Oggi è un luogo turistico pieno di ristoranti e negozietti perciò, prima di prendere il traghetto/galeone dei pirati per proseguire la gita, urge sosta in un ristorante a mangiare. Anche in questo caso si può apprezzare la gentilezza dei giapponesi: la proprietaria del locale regala a tutti degli stuzzicadenti vestiti col kimono!
Si sale quindi a bordo del galeone e si va verso la funivia che porta in una zona vulcanica attiva, l’Owakudani (Grande Valle Ribollente), piena di sorgenti d’acqua sulfurea bollente che viene usata per cuocere le uova, che assumono il caratteristico colore nero. La puzza di uova marce è forte, ma ci si fa subito l’abitudine. Dopo aver girato un po’, fatto acquisti e mangiato il gelato nero, si riprende la funivia che passa sopra le miniere di zolfo e quindi il treno per tornare a Tokyo, non prima di aver terrorizzato con la loro sola presenza delle povere studentesse giapponesi che sono salite sullo stesso treno!
Io invece sono tornata al mare! Con un piccolo trenino siamo arrivati a Kamakura per ammirare, all'interno del tempio Kotoku-in, la statua del Buddha, simbolo della costanza e della perseveranza del popolo giapponese, visto che è rimasto in piedi nonostante terremoti e bombardamenti.
Poi ci siamo recati a Enoshima: il tempo era bello ma un po' velato per cui niente vista del monte Fuji, però siamo saliti fino al faro da cui si gode una vista stupenda dell'isola e nonostante non riuscissi più a trovare il biglietto d'ingresso (che ovviamente è saltato fuori dalla borsa di Mary Poppins appena arrivata in hotel) si sono fidati e non mi hanno fatto pagare un secondo biglietto! Che gentili!!!!
Tutta la collina è punteggiata da giardini e piccoli templi che rievocano la leggenda del drago che terrorizzava gli abitanti dell'isola e della fanciulla che con il suo amore ha saputo placare l'ira del demone e renderlo un protettore di quei luoghi. Ottimo pranzo a base di ramen con molluschi e granita al limone per chiudere. Poi dopo un po di su e giù dalla scogliera e per negozietti, accompagnati dal volo radente di numerosi falchi, siamo tornati a Tokyo.
Con la sapiente guida di Takeshi, un omonimo di quello di Kyoto, abbiamo fatto un bellissimo tour della Tokyo storica: prima abbiamo visitato i giardini del Palazzo Imperiale, poi siamo stati al Metropolitan Edo-Tokyo Museum, dove si può imparare molto della storia della città attraverso ricostruzioni dettagliatissime e molto materiale originale.
Per pranzo abbiamo scovato un piccolissimo ristorante di ramen, di quelli che si prende il biglietto, lo si consegna al cuoco, ci si siede al bancone e si spia il personale che cucina proprio davanti a noi. Risultato? Ottimo!!
Poi abbiamo raggiunto il quartiere di Asakusa dove sorge il complesso di templi denominato Senso-ji, dedicato alla dea Kanon, la cui statua fu trovata in mare da un gruppo di pescatori. Interessanti le spiegazioni della nostra guida sulla storia del luogo e sui rituali da compiere per pregare le divinità.
Finito il giro e comprati gli ultimi (forse) souvenir presso le numerose bancarelle, abbiamo preso il battello che da Asakusa ci ha portato vicino a Odaiba. Purtroppo non abbiamo potuto fare la tratta completa perché era troppo tardi e quindi sono rimasta un po' delusa, perchè quando finalmente è comparso lo skyline della città tutta illuminata era ora di scendere! Inoltre i finestroni sul tetto erano opachi quindi si perdeva una parte del panorama. Mi è dispiaciuto soprattutto perché l'avevo proposto io.... mai fidarsi delle guide su Internet!
Così però abbiamo preso la metro e siamo approdati ad Odaiba passando sul Rainbow Bridge con una vista davvero mozzafiato! Una volta immortalate in lungo e in largo le mille luci della città, siamo andati in pellegrinaggio alla statua del Gundam (e al relativo shop). Poi una parte si è concessa un bel bagno ristoratore all'Oedo Onsen Monogatari, un'altra invece ha cercato un posticino dove cenare; tornati in hotel molti hanno fatto il check in online del volo di ritorno con la lacrimuccia dietro l'angolo perché la vacanza è agli sgoccioli...
Oggi è l'ultimo giorno. La mattina era dedicata alla visita dello Museo Ghibli, tappa irrinunciabile di pellegrinaggio per tutti i fan del maestro Miyazaki. Chi non vi ha partecipato era libero di girare e quindi ognuno ha seguito il suo cuore e ha scelto una meta.
Io, insieme ad altri cinque valenti compagni, sono andata ad Ikebukuro dentro al Sunshine City, enorme centro commerciale. L'idea dei maschietti era di entrare dentro la mecca di Naruto e co., ma purtroppo hanno preso una sonora fregatura: una discreta somma di denaro per non fare quasi niente. Qualche foto all'ingresso dell'acquario che faceva da sfondo a Mawaru Penguindrum, qualche acquisto ad un negozietto di articoli targati Studio Ghibli e via verso Akihabara.
Completati gli ultimi acquisti, siamo tornati in albergo con l'idea di sistemare le valigie e godersi un'ultima gustosa cena. Ma c'è chi non ha fatto i conti con i numerosi acquisti che proprio non ne vogliono sapere di entrare in valigia e quindi dopo attimi di panico è scattata la corsa a comprare una nuova valigia da condividere fra compagni di sventura.
E' finita. Si prende il limousine bus e si va in aeroporto per tornare a casa. Altre 12 ore di volo (in cui faremo salotto rischiando di essere buttati fuori), poi baci e abbracci e via, ognuno verso casa propria, con la certezza di aver lasciato un pezzetto di cuore dall'altra parte del mondo.
1) Le donne giapponesi sono belle. Posso dirlo con obiettività, essendo una donna: le donne giapponesi sono davvero belle. Alcune sono bellissime, molte sono belle, molte sono carine, poche sono brutte. Ma anche quelle poche, sanno sempre come valorizzarsi, ci tengono ad essere in ordine, eleganti, ad essere femminili. Insomma hanno classe e stile, anche quando vestono casual. Unica cosa che ho notato e che proprio non sono riuscita a capire: moltissime portano le scarpe di un numero più grande. E' per far credere di avere il piede piccolo (sinonimo di bellezza)? Credono sia kawaii avere la scarpa che si muove su e giù lungo il tallone mentre camminano? Non so darmi una spiegazione.
2) Alcuni rumori ormai significano casa. Il cicalino dei semafori e la campanella dei passaggi a livello mi fanno capire che sono davvero in Giappone e allo stesso tempo mi fanno credere di essere dentro ad un anime. Urge psichiatra.
3) I turisti sono aumentati esponenzialmente. Rispetto al 2012 c'è stata un'impennata di turismo impressionante; moltissimi cinesi, ma anche americani, indiani, mediorientali ed italiani.
4) Il wifi inizia a prendere piede. Complice il boom di turisti e in previsione delle Olimpiadi 2020 che si terrano a Tokyo, negli alberghi ora si trova la connessione gratuita (magari limitata alla sola camera, ma comunque c'è e funziona bene) e anche negli aeroporti. In altri spazi pubblici c'è ma bisogna registrarsi e può non essere semplice se la pagina web è in giapponese.
5) Lost&Found. Abbiamo perso di tutto. Nell'ordine: 2 Japan Rail Pass (poi ritrovati), 1 fotocamera (non ritrovata, ma qualcuno ha insinuato che non è stata recuperata perchè di fabbricazione coreana), 1 borsa (lasciata ad una fermata del bus e ritrovata esattamente nello stesso punto qualche decina di minuti dopo), 1 tessera Suica della metro e 1 biglietto per il faro di Enoshima (ora ho la certezza matematica che nella mia borsa c'è un buco nero che inghiotte le cose e le fa riemergere dopo avermi gettato nella disperazione più nera), 1 partecipante (persa e ritrovata più volte, non posso farne il nome per ovvi motivi, ma alla fine era sempre lei troppo brava a ritrovare la strada di casa).
6) Le frasi mitiche. Dedicate a chi c'era. Estrapolate dal contesto non diranno un granchè, ma chi le ha sentite può testimoniare che ci hanno fatto ammazzare dalle risate. Ragazzi e ragazze è stato un piacere conoscervi, a presto!
"Ma stasera ceniamo qui a Dotronbori?"
"We are italian niuspiper! Zel parlaci te che queste non parlano inglese"
"Ma come si chiama quel tempio a Tokyo con davanti tutte le bancarelle? Shojo?"
"Where are Akihabara, anime, manga, otaku?"
Un sentito e doveroso ringraziamento va ad Ataru per avermi fornito le parti delle gite a cui io non ho partecipato e a Zelgadis per essersi sobbarcato tutta la parte fotografica.
Tutti i viaggi sono organizzati dall'agenzia di viaggi Miki Travel Italia e personalizzati esclusivamente per animeclick.it. Per tutti i dettagli consultate:
http://viaggigiappone.animeclick.it
o cliccate sul banner in homepage:
Vi ricordiamo inoltre che potete iscrivervi al prossimo viaggio fino ad esaurimento posti entro e non oltre il 10 Giugno 2014.
Vi invitiamo infine a leggere i reportage degli altri viaggi:
- Reportage del 1° viaggio AnimeClick.it (Kyoto-Tokyo Marzo 2012)
- Reportage del 2° viaggio AnimeClick.it (Kyoto-Tokyo Agosto 2012)
- Reportage del 3° viaggio AnimeClick.it (Okinawa-Tokyo Maggio 2013)
- Reportage del 4° viaggio AnimeClick.it (Kyoto-Tokyo Agosto 2013)
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Vi invitiamo infine a leggere i reportage degli altri viaggi:
- Reportage del 1° viaggio AnimeClick.it (Kyoto-Tokyo Marzo 2012)
- Reportage del 2° viaggio AnimeClick.it (Kyoto-Tokyo Agosto 2012)
- Reportage del 3° viaggio AnimeClick.it (Okinawa-Tokyo Maggio 2013)
- Reportage del 4° viaggio AnimeClick.it (Kyoto-Tokyo Agosto 2013)
Inutile dire che, come al solito, le foto non sono mai abbastanza!
P.s. Propongo "We are italian niuspiper!" come motto ufficiale di AC.
Poi la partita a "scopone scientifico" di Hachi e la ormai mitica frase di Ironic mi hanno ribaltato dalle risate!!
personalmente devo ammettere che almeno per quanto riguarda il Giappone ho decisamente fortuna*, per quanto mi è stato detto e visto ho avuto modo di partecipare ai 2 viaggi più fortunati da quando è partita questa iniziativa!
*il giorno della visita ad Asakusa ho dato il mio meglio.. la solita battaglia di Omikuji è stata vinta dal sottoscritto con un "modesto" Excellent Fortune!
io sono piuttosto scettico su queste cose e lo faccio giusto per divertimento ma quella stessa sera alle terme di Odaiba ho fatto jackpot... c'era un giochino di quelli dove si possono vincere le figure e indovinate un pò.. sotto lo sguardo incredulo e di invidia (lol) di chi so io mi sono portato a casa non una ma ben due figure di Super Sonico..
e sempre a chi so io gli dico: alla facciazza vostra!!
Capisco che vi siete divertiti parecchio, ma non sarebbe potuto essere altrimenti.
Un giorno piacerebbe tantissimo anche a me fare un viaggio simile e spero di averne al più presto la possibilità!
Hachi, faccio riferimento alle tue parole solo perché sei l'autrice dell'articolo ma penso che queste considerazioni siano valide per tutti i partecipanti al viaggio: le emozioni che avete provato sono concentrate in questa frase sul finale dell'articolo
Queste frasi, invece, mi hanno fatto rotolare sotto al tavolino del computer
Alcuni rumori ormai significano casa. [...] Urge psichiatra.
Ora ho la certezza matematica che nella mia borsa c'è un buco nero che inghiotte le cose e le fa riemergere dopo avermi gettato nella disperazione più nera
E ora, dopo un momento di struggimento, mi salvo tutta la pagina per mostrarla ai miei colleghi gridando "Sakura Saku!" (sanno che vuol dire "i ciliegi sono in fiore")...
Approfitto per ringraziare ancora tutti, gli organizzatori, i partecipanti. amici e parenti che sopportano questa mia passione monotematica e tutti voi che ci seguite!
Un saluto ai vecchi compagni di viaggio estate 2012:
Hachi (sempre bravissima) ed Elis ( complimentoni per la conquista... ^__^)
Minac e l'uniporno (viaggio 2013)
Naturalmente il capo Zel!
Ci torniamo...ci torniamo...
Un giorno o l'altro dovrò proprio guarire dalla mia pigrizia che mi fa rabbrividire al pensiero di quanto sfiancante debba essere il viaggio.
uno fa di tutto,digiuno,prove ascetiche,castità,per rimuovere i sette peccati capitali dalla propria anima...ed ecco che con un articolo sbuca fuori l'invidia a farla da padrona!!!!
beati voi ragazzi...spero un giorno di poter ripercorrere i vostri passi!!
e il Video UFF dell'UniPorno tra i daini di Nara
Ragazzi è stato un viaggio fantastico!
Grazie a tutti!!
Scusate l'ignoranza, ma... che ci fa lì la statua della libertà *coffcoff se lo è*? X°°D
la statua della libertà fu un regalo della Francia al Giappone nel 1998 e ci rimase un annetto.
Grande fu il suo successo che una replica (quella in foto) è stata posta ad Odaiba, l'isola artificiale nella baia di Tokyo.
La statua cmq è molto più piccola di quella di New York
Mi spiace tanto non rivedervi mai (anche a lucca non riesco mai a beccare quasi nessuno)
Grandi ragazzi siete sempre i migliori a portare un po di "spirito italiano" in Giappone, e quest'anno anche io ci tornerò per la stagione dei momiji!
Tanta tanta tanta invidia per chi c'è andata, ma tanta tanta tanta voglia di vedere il Giappone e di venire con voi una delle prossime gite!! ^^
Belle esperienze....
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