Nel 2007 la Koei Tecmo e la Omega Force ebbero l'idea di realizzare uno spin off basato su Gundam della popolare serie musou Dynasty Warriors, accostando così le meccaniche musou, fatte di combattimenti contro centinaia di nemici, ai protagonisti e alla trama della popolare saga creata da Yoshiyuki Tomino. Il risultato fu Dynasty Warriors: Gundam, un gioco in cui il giocatore si ritrovava a vivere gli eventi dell'Universal Century, utilizzando, tra gli altri, i mecha presenti nelle serie anime Mobile Suit Gundam, Mobile Suit Z Gundam e Mobile Suit Gundam ZZ.

Dynasty Warriors: Gundam Reborn

Non molto amato dalla critica occidentale, che mai si è trovata particolarmente in sintonia con il genere musou, Dynasty Warriors: Gundam se la cavò più che egregiamente in Giappone, dove la sola idea di poter comandare un mobile suit, affrontando le avventure di Amuro e dei suoi compagni, portò a vendite entusiasmanti, con oltre 100.000 copie vendute durante il primo giorno di distribuzione (record di allora per la PlayStation 3).

Squadra che vince non si cambia e così in pieno stile Omega Force (che tradizionalmente evita drastici cambiamenti da un capitolo all'altro) poche furono le aggiunte a livello di gameplay nei capitoli successivi (Dynasty Warriors: Gundam 2 e Dynasty Warriors: Gundam 3), dove comunque si tentò una piccola rivoluzione a livello tecnico, introducendo per la prima volta una grafica stile anime, mediante l'uso del cel shading, e un'ambientazione 'alternativa', non proprio gradita ai puristi (Dynasty Warriors: Gundam 3).
 
A tre anni di distanza dall'uscita del terzo capitolo, la Omega Force tenta ora il rilancio della serie con Dynasty Warriors: Gundam Reborn (nome non certo casuale), realizzato in esclusiva per  PlayStation 3, a cui viene assegnato il compito di attirare nuovamente l'attenzione su di una serie che, dopo aver portato i giocatori a vivere in prima persona le battaglie e le storie dell'universo creato da Yoshiyuki Tomino, sembrava destinata a cadere nell'oblio per la mancanza di idee originali.

Gameplay
Dynasty Warriors: Gundam Reborn si articola fondamentalmente in due modalità, la prima delle quali è l'Official Mode, ove il giocatore è chiamato ad impersonare i protagonisti delle serie Mobile Suit Gundam, Mobile Suit Zeta Gundam, Mobile Suit Gundam: Char's Counterattack, Mobile Suit Gundam Unicorn, Mobile Suit Gundam Seed e Mobile Suit Gundam Seed Destiny, rivivendone la storia e, ovviamente, le battaglie.

Queste sei campagne, che possono essere affrontate sia in single player che i modalità co-op, si articolano a loro volta in tre fasi. La prima è la fase della narrazione, in cui, utilizzando lo stile tipico delle visual novel, ovvero dialoghi scritti (e doppiati) con immagini statiche bidimensionali (spesso di qualità discutibile), è narrata anche se in forma sintetica la trama delle diverse serie anime. A questa fase segue poi quella di preparazione alla battaglia, dove, utilizzando un'interfaccia non proprio intuitiva ed esteticamente bruttina (molto anni '90), è possibile selezionare i potenziamenti del mecha utilizzato e le skill del personaggio da equipaggiare. A chiudere il quadro, infine, la battaglia vera e propria, in cui il giocatore al comando del suo mobile suit (nella official mode di solito si usa solo il mobile suite del protagonista della serie selezionata) rivive le epiche battaglie narrate negli anime, combattendo contro centinaia di mecha nemici al fine di conseguire le condizioni di vittoria stabilite.

Dynasty Warriors: Gundam Reborn

Nel complesso, dunque, la Official Mode si propone come una tradizionale campagna single player, che, coprendo ben sei serie televisive, si caratterizza per l'ottima trama e la buona longevità, prestando il fianco ad un unico critica connessa alla fase narrativa, il cui stile, sinceramente, dopo un po' risulta troppo pesante, anche a causa dela scelta della Omega Force di non utilizzare quegli stupendi filmati in cg che invece si attivano nel corso di diverse battaglie (si veda ad esempio la prima attivazione del Gundam, o i molti scontri tra Amuro e Char).

In aggiunta all'Official Mode c'è poi la Ultimate Mode, che, mischiando i personaggi, i mobile suite, gli eventi, e le battaglie delle diverse serie, offre invece al giocatore una modalità di gioco alternativa, in cui, anziché ripercorrere fedelmente le trame delle serie televisive, si punta a fornire un po' di varietà (soprattutto nel tentativo di aumentare la longevità del gioco), anche prevedendo la possibilità per il giocatore di selezionare stage alternativi per progredire nella storia, con un percorso quindi meno lineare rispetto alla Official Mode. In questa modalità, inoltre, non solo è possibile scegliere il proprio partner, ma anche selezionare il mobile suit da utilizzare, per la gioia dei fan di Gundam che potranno sbizzarrirsi tra gli oltre 120 modelli di mecha a disposizione.

Nonostante le molte opzioni a disposizione, però, la Ultimate Mode non riesce pienamente nel suo intento di dare maggiore longevità al gioco, giacché pur offrendo una modalità alternativa, essa è addirittura meno coinvolgente dell'Ambition Mode utilizzato nella serie principale Dynasty Warriors, e, considerando che quest'ultimo a sua volta è una pallida imitazione dell'ottima modalità Empire, è evidente che la Ultimate Mode non è certo destinata a passare alla storia.

Dynasty Warriors: Gundam Reborn

Per quanto riguarda il gameplay in senso stretto, Dynasty Warriors: Gundam Reborn poco innova rispetto ai capitoli precedenti, riproponendo gli elementi tipici delle serie musou create dalla Omega Force, ovvero grandi campi di battaglia con centinaia di nemici da sconfiggere, ed obiettivi dinamici anche connessi al comportamento del giocatore. Rispetto ai giochi delle serie Dynasty Warriors e Samurai Warriors, però, Dynasty Warriors: Gundam Reborn propone uno stile di gioco più veloce, quasi frenetico, fatto di spostamenti rapidi e potenti attacchi, come ad esempio l'attacco speciale attivabile premendo R2 (vedere Amuro che attacca i nemici insieme alla Base Bianca fa il suo bell'effetto). Per il resto lo stile musou è sempre quello, e come da 'tradizione' la Omega Force rimane nel tempo fedele alle caratteristiche basilari del gameplay della serie, che pur affinate non vengono mai stravolte.
Grafica e Audio
Dal punto di vista tecnico, Dynasty Warriors: Gundam Reborn è forse uno dei migliori lavori realizzati dallo studio Omega Force, che, nonostante l'hardware non proprio al passo con i tempi della PlayStation 3, è riuscito comunque a realizzare un buon compromesso tra la quantità di nemici presenti sullo schermo e la qualità nella rappresentazione grafica degli stessi (macchiata giusto da un po' di aliasing), coniugando il tutto ad effetti grafici certamente degni della particolare ambientazione fantascientifica. In questo senso, a mio giudizio particolarmente felice è stata la scelta di abbandonare l'uso del cel shading, che, pur con i suoi innegabili pregi, non sembrava coniugarsi bene con il realismo che ha sempre caratterizzato la serie Gundam. Discorso a parte, invece, va fatto per gli scenari, particolarmente belli nelle battaglie spaziali, ove sono utilizzati sfondi bidimensionali, ma alquanto piatti e spogli nelle battaglie terrestri (semplicemente orrenda la rappresentazione degli edifici distruggibili).

Dal punto di vista sonoro, il gioco presenta unicamente l'ottimo doppiaggio giapponese (con sottotitoli in inglese), utilizzato sia nelle parti narrative, sia nel corso delle battaglie. Di buona fattura anche gli effetti sonori, che ben rendono le battaglie tra mobile suit.

Dynasty Warriors: Gundam Reborn
 
Nel complesso Dynasty Warriors: Gundam Reborn è un gioco piacevole, che tuttavia non riesce a compiere quella rivoluzione che ci si aspettava, finendo in sostanza per riproporre un mix sicuramente gradito ai fan di Gundam e agli appassionati del genere musou, che difficilmente però potrà attirare l'attenzione di un pubblico più ampio. Ottimo acquisto per chi vive a pane e Gundam, Dynasty Warriors: Gundam Reborn è comunque una buona alternativa alle serie Dynasty Warriors e Samurai Warriors, e un buon punto di partenza per chi vuole confrontarsi per la prima volta con il genere musou, ma non è mai stato attirato dalle ambientazioni delle serie principali.