Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime RahXephon e Sayonara Zetsubou Sensei ed il manga Magic Knight Rayearth.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


8.0/10
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"RahXephon" rientra perfettamente in quel sottogenere che definisco "robotico misterico". Un robotico misterico è caratterizzato dalla presenza di un super-robot dotato di poteri divini e di tematiche religiose, esoteriche e new age che contribuiscono allo sviluppo della trama (quindi "Evangelion" non rientra nella mia classificazione, in quanto nella serie originale questi elementi sono fittizi e non funzionali al finale).

"RahXephon" nasce inizialmente come remake del primo robotico misterico della storia, "Raideen"(1975), il primo anime robotico diretto da Tomino (che ne curò la regia della prima parte). Sempre diretto da Tomino è il capolavoro "Ideon"(1980), quello che secondo me è il miglior rappresentante di questo sottogenere testé definito.
Il robotico misterico con la trama più articolata e con la storia d'amore più bella in assoluto non è un anime, ma un jrpg: mi riferisco ovviamente al capolavoro di Tetsuya Takahashi, "Xenogears", che vanta addirittura di scene di intermezzo animate direttamente dalla GAINAX. Questo gioco è molto popolare in Giappone e in America, e ha influenzato molti media successivi, tra cui metto anche il "RahXephon" che mi appresto a recensire. Altri robotici misterici che vedranno la luce negli anni '90 sono "The big O", sceneggiato da Chiaki J.Konaka (conosciuto principalmente per il suo contributo a "Lain" e presente anche nello staff del qui presente "RahXephon"), il tominiano "Brain Powerd" e il kawamoriano "Acquarion". Essendo il potere della spirale ispitrato all'Ide di "Ideon", anche "Gurren Lagann" rientra in questa classificazione, insieme a "Gordian"(1979), che e' mosso da una fonte di energia luminosa vivente; in un certo senso anche "Jeeg" potrebbe essere considerato un robotico misterico, in quanto il protagonista ha una campana nel cuore e si trasforma nella testa di un robot grazie a dei poteri occulti. "Mospeada" e "Southern Cross" non rientrano nella categoria: nonostante siano presenti energie misteriose e discorsi religioso/metafisici sull'energia dell'evoluzione, i robot non sono divini ma real robot trasformabili, figli della rivoluzione portata da "Macross".

A tutto diritto "RahXephon" è un robotico misterico shoujo: c'è una super storia d'amore che trascende il tempo e lo spazio, come in "Xenogears", ci sono tante belle ragazze che si innamorano di Ayato, il pragmatico protagonista in rotta di collisione con il mondo degli adulti; c'è il super robot divino, nel plot le influenze new age ed esoteriche permangono fino all'ultima puntata della serie.

Oltre al già citato Chiaki J. Konaka, nello staff di "RahXephon" abbiamo Hideaki Anno nel ruolo di ghost writer e tra gli sceneggiatori un vero e proprio alchimista dell'audio/video, Yoji Enokido ("Evangelion", "La rivoluzione di Utena"). Lo staff è di prim'ordine, contando anche il fatto che il regista Yutaka Izubuchi era un allievo di lunga data di Tomino e grande amico di Anno. In questo prestigioso team sono presenti due persone che hanno lavorato ad "Evangelion", a cui se ne aggiunge una che ha ammesso di essersi ispirata ad esso nella costruzione suo stile (Konaka). Quindi non gridate al plagio quando noterete che inizialmente "RahXephon" sembrerà una vera e propria fotocopia del capolavoro di Anno: vedrete sfilare i vari cloni di Misato, Ritsuko, Rei, Gendo; non mancherà all'appello una misteriosa organizzazione simile alla seele ecc.. Tuttavia i personaggi di "RahXephon" sono molto più normali ed equilibrati di quelli di "Evangelion", in primis il protagonista, che è palesemente l'esatto opposto di Shinji; i comprimari sono abbastanza solari, vivaci e ottimisti, pure la misteriosa bella ragazza dai capelli rossi che incarna lo stereotipo introdotto da Rei Ayanami è più "normale" del modello che ricalca.
In "RahXephon" non ci sono filosofia e post-modernismo come in "Evangelion" (c'è comunque una certa introspezione dei personaggi, cosa presente nella maggior parte degli anime da fascia serale usciti dopo il '95). Nel plot sono presenti rimandi allo sciamanesimo, alla religione maya, alle teorie new age secondo cui l'universo è governato dall'armonia musicale e dalle sue leggi (Gurdjeff, Ouspenski). Non per nulla il robot divino che da il nome all'anime è "l'accordatore", colui che ristabilisce la giusta "intonazione" dell'esistenza facendo del canto la sua arma.

Personalmente faccio fatica a classificare "RahXephon" come capolavoro dell'animazione. Le principali motivazioni della mia perplessità sono alcuni eccessivi rallentamenti nello svolgimento delle vicende, sopratutto nella prima parte, e la difficoltà nel seguire la risoluzione dei misteri, che avviene molto frettolosamente nelle ultime due puntate (esiste comunque un apposito "special" che spiega meglio gli avvenimenti). I combattimenti inoltre sono ben pochi, e dal punto di vista registico c'è poca tensione/risoluzione, fattore che potrebbe contribuire a far tirare qualche sbadiglio allo spettatore. Inoltre "RahXephon" ha molti debiti nei confronti delle opere del passato, tra cui metto anche il "Megazone 23" che ispirò "Matrix" (i mondi illusori andavano comunque di moda in quegli anni: pure "The big O" è un debitore di "Megazone 23" in questo senso). La minuziosa cura degli aspetti artistici, tra cui primeggiano il design e le musiche, rende comunque "RahXephon" decisamente "bello" da vedere; splendide sono le sigle di apertura e di chiusura, con quel loro "mood" fascinoso e poetico, splendide sono le numerose ragazze, tutte ben disegnate e ben proporzionate, tra cui spicca quella misteriosa e angelica, vestita di giallo, che Ayato si ostina a ritrarre in tutti i suoi dipinti. Anche il mecha design non è male: ovviamente è ispirato a quello di "Raideen", tuttavia le due ali in testa al robot ricordano molto quelle dell'arpia Silen di "Devilman" e quelle del Crescent di "Xenogears".

In conclusione, "RahXephon" è un ottimo robotico misterico. Finito nel dimenticatoio a causa del confronto scorretto con "Evangelion", questo anime rimane comunque una memorabile lezione di classe e di stile, da cui molti produttori di anime odierni dovrebbero prendere esempio. Assolutamente trascurabile è l'omonimo manga, un pietoso ed inconcludente ammasso di fanservice che non c'entra assolutamente nulla con l'opera originale.


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Tre ragazze, Hikaru Shido, Umi Ryuzaki, Fu Hooji, in visita scolastica alla torre di Tokyo, dopo essere state avvolte da una luce abbagliante vengono trasportate in un altra dimensione. Qui apprendono da Clef, mago potente ma dalla bassa statura, di dover diventare Cavalieri Magici per salvare la principessa Emaraude e l’intero mondo, chiamato Sephiro, in cui sono finite.

Questo è l'incipit di Rayearth (in parte mutuato dall'anime), l'opera che probabilmente ha permesso alle CLAMP di affermarsi anche al pubblico internazionale dopo i primi successi ottenuti in Giappone.
Rayearth è un classico ed emblematico esempio dello stile di questo gruppo di autrici, e a volte infatti viene classificato come “lo shonen vestito da shojo”. Ciò avviene perché nell'opera sono presenti elementi di entrambi i generi: c'è l'avventura fantastica con combattimenti e power-up ma anche l'attenzione al lato sentimentale e il disegno delicato caro alle produzioni per il pubblico femminile.
E sarà il disegno uno dei punti di forza del manga: semplice e dalle bianche tavole nelle prime fasi, articolato, complesso e ricco di dettaglio quando ci si avvia alla conclusione ma sempre molto curato e mai confuso. Molto bello.
L'evoluzione nel disegno va di pari passo con quella della storia: all'inizio spensierata con molti momenti umoristici ma che diviene via via più ricca di pathos e suspense. Niente di estremamente complesso alla fin fine, del resto sono solo tre volumi. Si può dire infatti che Rayearth sia stato per le CLAMP un occasione per sbizzarrirsi nel manga prendendo elementi qua e la dagli hobby preferiti dalle componenti del gruppo: i giochi di ruolo (di cui per un volume e mezzo si fa una grande parodia) e il genere mecha (e se ne capirà il perché con il prosieguo della storia). Ne viene fuori un gioiellino anche grazie a un finale decisamente non convenzionale.
L'unico appunto che potrei fare è che nella prima parte ci si dilunga un po' troppo, e alla fine quasi si corre; comunque niente che guasti il piacere della lettura (semmai un volume in più avrebbe dato maggiore equilibrio).

Non si tratta di un titolo recente: l'edizione italiana risale al Giugno '98 ed è targata Star Comics, anche se in precedenza era stato serializzato in capitoli sul mensile Young (poi divenuto una testata monografica) assieme a titoli come 3X3 Occhi e Seraphic Feather. Rayearth spiccò sulle edizioni dell'epoca e bisogna dire che spiccherebbe tutt'ora: una semplice brossura ma con pagine dall'ottima carta e dall’ottima stampa a comporre dei volumi maneggevoli, resistenti e dall’ampio formato 14 x 21. Il senso di lettura è però all'occidentale per cui una eventuale futura ristampa dovrebbe correggere questo aspetto.
Una curiosità: nell'adattamento italiano alcuni nomi e traslitterazioni sono state sbagliate (Zagart invece di Zagato ad esempio). Il bello è che al tempo i Kappa Boys si facevano pubblicità con la loro versione corretta rispetto alla versione televisiva che allora andava in onda (che molti difetti aveva ma non questo).

Se ancora non l'avete recuperato è il momento di rimediare visto che la serie è ancora reperibile con una certa facilita e al prezzo veramente irrisorio considerata la qualità complessiva: solo 3,50 euro a volume.
Ci sono alcuni manga che DEVONO essere presenti in una collezione. Rayearth è uno di questi.


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"Sayonara Zetsubou Sensei" è un anime del 2008 composto da dodici episodi prodotto dalla Shaft. Si tratta, senza dubbio, di un anime molto particolare che richiede molta attenzione in sede di analisi, in quanto i suoi contenuti, che appaiono molto semplici se lo si guarda con grande superficialità, si dimostreranno essere molto più complessi rispetto a quelli che troviamo generalmente nelle commedie tradizionali.

La trama narra le disavventure di uno strambo professore di liceo, Nozomu Itoshiki, detto anche "professor disperazione". La sua "disperazione" avvolge ogni aspetto della sua vita: estremamente pessimista, è portato ad avere una visione estremamente negativa di tutto ciò che lo circonda e, pur non avendo nessuna intenzione reale di morire, inscena periodicamente il suo suicidio per manifestare al mondo la sua crisi esistenziale.
Detto questo bisogna aggiungere che, a parte questa impostazione iniziale, in "Sayonara Zetsubou Sensei" una trama vera e propria non esiste: l'anime si limita a rappresentare una serie di lezioni che il professore terrà ad un gruppo di vere e proprie maschere, ossia ad una classe di studenti in cui ognuno avrà una qualità, una caratteristica o difetto che viene esasperato e amplificato fino a raggiungere un livello di esagerazione tale da farlo divenire l'unico elemento caratterizzante del soggetto preso in considerazione. Così avremo l'inguaribile ottimista, l'hikikomori, la stalker, l'insignificante, la precisina e così via. Il confronto, oltre a generare momenti di comicità sulla cui riuscita ho spesso nutrito diversi dubbi, diventa uno strumento di riflessione, critica e satira intorno a talune convinzioni e abitudini che si annidano nella società civile.
A rendere il tutto ancora più esasperante è un costante bombardamento di frasi sullo sfondo dello schermo che non hanno alcun legame con ciò che si sta vedendo e che trasferiscono allo spettatore una fortissima sensazione di assurdo.

Nonostante sia innegabile la presenza di una forte dose di originalità, "Sayonara Zetsubou Sensei" è un anime che perde colpi alla distanza: mentre i primi episodi risultano molto coinvolgenti e anche divertenti, alla lunga gli episodi finiscono per peccare di eccessiva ripetitività e ciò finisce per diminuire il valore complessivo del prodotto. Una volta che ci si è abituati a questa particolare impostazione, infatti, proseguire nella visione diventa meno piacevole: per dirla tutta sugli ultimi episodi ho cominciato a sbadigliare e a sbuffare per la noia.
Tenendo conto di tutti questi elementi assegno solo la sufficienza a questo titolo, in quanto, se da un lato è sicuramente apprezzabile per la sua originalità, dall'altro pecca di eccessivo narcisismo a danno del divertimento dello spettatore.