Giunge (più o meno) per tutti, nella vita, il momento di scegliere quale direzione essa prenderà una volta conclusosi il percorso di studi "standard", arrivati all'epilogo delle scuole superiori.
Una scelta talvolta ardua, talvolta estremamente facile e naturale, in questo particolarissimo momento di tramonto e alba contemporanei della vita.
Scelta che i fascinosi nuotatori dell'Iwatobi Swim Club dovranno affrontare a loro volta in questa seconda stagione dell'anime che ha incantato milioni di signorine, impresa di certo non secondaria rispetto alle gare di nuoto che i nostri affronteranno nel corso della serie, nel tentativo d'affermarsi un'ultima volta prima del "grande addio".
Ma ci sarà davvero un "grande addio"?
Questo, in sede di recensione, non si può dire.
 
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Messi da parte i drammi personali di Rin della prima serie, ora i protagonisti hanno solo sport e studio in mente, e se il percorso scolastico può dare grattacapi per mille motivi, di certo l'universo del nuoto non è da meno, anche a causa di alcune new entry nel cast: in particolare il taciturno Sousuke, legato sin dall'infanzia al rosso squaletto e decisamente misterioso, tanto da catalizzare molta dell'attenzione per gran parte della serie, portandosi dietro domande che, fortunatamente, riceveranno una degna risposta prima della fine.
Personaggio riuscito, Sousuke, che seppur turbolento regge il suo ruolo di mina vagante anche meglio di come faceva il suo amico nella prima serie, tanto da permettere più facilmente d'affezionarcisi.
 
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Parlando di mine vaganti e drammi personali, c'è da dire che questa Eternal Summer per gran parte del tempo risulta essere anche più gradevole della prima serie, vuoi perché i personaggi, poche new entry a parte, sono già stati introdotti tutti backstory comprese, vuoi perché, come detto, Sousuke regge il suo ruolo più che bene, sta di fatto che la visione risulta un po' più allegra e rilassata, peccato solo che nelle battute finali si sia voluto calcare un po' la mano cercando di tornare agli antichi drammatici fasti, finendo per creare una situazione un po' forzata (seppur non completamente fuori luogo) che fortunatamente, però, dura poco.
Momenti d'eccessiva drammaturgia a parte, il ritmo narrativo tiene botta come e più della prima serie, mantenendo lo schema delle "puntate singole dedicate ad ogni personaggio principale" affiancate a situazioni più corali, ma aggiungendo molte più gare di nuoto "ufficiali", che permettono alla serie d'avere molto più brio e soprattutto di sembrare ancor di più un anime sportivo, com'è giusto che sia visto che è proprio lo sport a legare i protagonisti che, rimanendo coerenti alla loro caratterizzazione della prima serie, continuano il loro processo di crescita interiore fino a raggiungere la maturità, non solo scolastica o sportiva, ma soprattutto interiore.
 
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Solo in un caso (legato alla già citata "parte finale") questo processo risulta un po' forzato e repentino, ma per il resto tutto funziona benissimo e permette di legarsi emotivamente ancor di più ai personaggi.
Un lavoro di buon livello è stato fatto anche con disegni e animazioni, all'altezza della serie precedente e forse anche migliori, decisamente belli a vedersi (indipendentemente dallo charme dei ragazzotti protagonisti) anche nelle puntate in versione televisiva, che spesso sono un po' più "povere" in altre produzioni ma qui danno bella mostra della loro lucentezza e fluidità.
Più nuoto vuol dire più azione e più acqua, e tutto quest'incremento ha portato con sé ovviamente necessità tecniche che lo studio ha saputo reggere più che bene, sia dal punto di vista visivo che sonoro, con musiche di sottofondo decisamente belle, in grado di rendere appieno tutte le situazioni e gli ambienti portati in scena dalla storia, e una nuova combinazione di opening ed ending a mio parere persino più efficaci dell'accoppiata della serie precedente.
 
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Giunta al termine, questa Eternal Summer si dimostra all'altezza della prima stagione, quasi superiore, se non fosse stato per quei tentennamenti sul finale, ma mantenersi allo stesso livello, considerato il successo di pubblico della prima estate dell'Iwatobi Swim Club, è stato già tanto, soprattutto perché s'è preferito lasciare che la vita dei protagonisti facesse il suo corso anche a costo di privarsi di una gallina dalle uova d'oro, piuttosto che inventarsi stratagemmi poco credibili e non alterare uno status quo che, a quell'età, si altera per forza di cose.
Una bella seconda stagione che merita d'essere vista (logicamente dopo aver visto la prima), che non riesce ad essere superiore alla precedente ma che nemmeno cade nella maledizione dei sequel, restando al suo stesso livello ed intrattenendo ed emozionando come si deve i fedeli del quintetto di nuotatori di periferia.