Il regista, attore, e comico, Takeshi Kitano (Battle Royale, Hana-bi, Outrage, Outrage Beyond) ha spesso dimostrato, parlando dello stato della società nipponica, di essere capace di una grande franchezza al limite dell'urticante. Ma forse nessuno poteva attendersi la durezza del suo intervento nella conferenza sul futuro del cinema nipponico svoltasi durante il 27° Tokyo International Film Festival poco dopo la premiazione dello stesso regista e di Tim Burton con il Samurai Award, un nuovo premio inaugurato proprio in questa edizione, che nelle intenzioni dovrebbe premiare i registi più innovativi e capaci di aprire nuove frontiere.
Sorprendendo l'uditorio, Kitano non ha esitato a puntare l'indice direttamente sull'intreccio fra le major nipponiche e la proprietà dei circuiti cinematografici come una delle cause prime della debolezza del cinema giapponese che, dopo essere stato per decenni riferimento dell'intera Asia, vive un periodo di profonda decadenza, inerzia e assenza di idee originali facendo affidamento solo su adattamenti live di manga o di drama televisivi e sull'animazione. Per Kitano questo intreccio di interessi, mai denunciato dalla stampa, finisce per soffocare il cinema indipendente ed estende la sua influenza anche alle istituzioni che dovrebbero promuovere il cinema:
Tutti gli intervenuti alla conferenza avevano lamentato lo stato disastroso della cinematografia giapponese ma nessuno era andato oltre una pura e semplice "lamentatio". Kitano invece ha affondato i colpi prendendosela anche con la stampa ed i media giapponesi e le "entusiastiche recensioni" proposte per qualunque film, anche il più scadente. Sarebbe prassi dei media nipponici, purtroppo non limitata al solo campo cinematografico, rinunciare ad un serio lavoro di critica, assumere un atteggiamento passivo di fronte agli Studios ed ai loro uffici stampa dei quali rischiano di diventare casse di risonanza pur di ottenere notizie in anteprima o peggio per evitare ritorsioni. L'intreccio fra il diretto controllo dell'industria del cinema sulle catene cinematografiche, l'assenza di una stampa critica e influente, l'inettitudine delle istituzioni rappresentano per Kitano, alcuni dei principali problemi della cinematografia giapponese.
Le nuove generazioni di cineasti nipponici per riuscire a superare questo stato di cose devono reinventare il cinema, trovare nuove vie e nuovi modi d’espressione, non lasciarsi coinvolgere dalle major. Senza aver timore, Kitano ha fatto riferimento alla sua personale vicenda, agli anni di fatica e lavoro che hanno segnato i suoi inizi, alle sue personali delusioni:
Takeshi KITANO: l'Imprevedibile
Uno dei temi della conferenza, e delle relative domande, è stato l'assenza nel cinema giapponese di storie originali, un problema molto sentito anche nella cinematografia americana, afflitta da valanghe di sequel e "saghe". In Giappone il problema è acutissimo né riguarda solo la cinematografia dal vivo, troppo spesso si cerca di esportare il successo di un progetto da un media all'altro, rinunciando a creare storie nuove, anche su questo Kitano ha una sua idea, forse troppo chiara:
Un certo scalpore ha suscitato anche "l'attacco", se così si può definire, al mondo dell'animazione, che quest'anno è il vero protagonista del Festival:
Durante la conferenza è stato anche chiesto al regista del suo nuovo film, a cui sta lavorando da un paio di anni, e Kitano ha clamorosamente risposto di aver terminato le riprese ma di non poter dire assolutamente nulla su di esso per un divieto esplicito della produzione.
Gli interventi degli ospiti stranieri unitisi alla discussione, Christian Jeune del Cannes Film Festival e Tony Rayns del Vancouver fest., ambedue membri della giuria internazionale, hanno puntato l'attenzione sulla necessità di dare spazio ai film indipendenti, ai giovani registi, gli unici in grado di sovvertire la decadenza del cinema nipponico e di ridargli quell'influenza che oggi ha perso a favore di cinematografie come quella coreana. Ambedue hanno raccomandato di rafforzare i canali di distribuzione attraverso i sistemi di streaming e download dei film. Tony Rayns ha risposto con grande franchezza all'uditorio:
L'intervento di Kitano non rappresenta un episodio isolato nel panorama nipponico: già diversi artisti giapponesi e registi, come l'attrice Kaori Momoi, intervenendo all'Okinawa International Movie Festival, ed il produttore Kazuyoshi Okuyama, hanno criticato lo stato del cinema giapponese. La Momoi, personaggio poliedrico e piuttosto noto che ha lavorato con i maggiori registi giapponesi, da Kurosawa a Takashi Miike e anche con Quentin Tarantino, ha parlato apertamente di declino del cinema nipponico e della necessità di impegnarsi per una sua forte rinascita e rigenerazione.
Fonti Consultate:
Screendaily
Variety
Tokyoreporter
Sorprendendo l'uditorio, Kitano non ha esitato a puntare l'indice direttamente sull'intreccio fra le major nipponiche e la proprietà dei circuiti cinematografici come una delle cause prime della debolezza del cinema giapponese che, dopo essere stato per decenni riferimento dell'intera Asia, vive un periodo di profonda decadenza, inerzia e assenza di idee originali facendo affidamento solo su adattamenti live di manga o di drama televisivi e sull'animazione. Per Kitano questo intreccio di interessi, mai denunciato dalla stampa, finisce per soffocare il cinema indipendente ed estende la sua influenza anche alle istituzioni che dovrebbero promuovere il cinema:
"... mi chiedo come vengano scelti i film che concorrono all'Academy Awards (per i film in lingua straniera) o come siano assegnati i Japan Academy Awards, non vorrei neppure dirlo ma nessuno dei miei film, neppure il migliore, ha mai ricevuto una nomination. Il vincitore è scelto sempre all'interno delle produzioni realizzate da Toho, Toei, Shochiku, e occasionalmente della Nikkatsu. Si suppone che i premi siano dati da un gruppo di specialisti, membri della (Japan) Academy, vorrei sapere chi sono, chi vota?. Perché hanno scelto quei film? "
Tutti gli intervenuti alla conferenza avevano lamentato lo stato disastroso della cinematografia giapponese ma nessuno era andato oltre una pura e semplice "lamentatio". Kitano invece ha affondato i colpi prendendosela anche con la stampa ed i media giapponesi e le "entusiastiche recensioni" proposte per qualunque film, anche il più scadente. Sarebbe prassi dei media nipponici, purtroppo non limitata al solo campo cinematografico, rinunciare ad un serio lavoro di critica, assumere un atteggiamento passivo di fronte agli Studios ed ai loro uffici stampa dei quali rischiano di diventare casse di risonanza pur di ottenere notizie in anteprima o peggio per evitare ritorsioni. L'intreccio fra il diretto controllo dell'industria del cinema sulle catene cinematografiche, l'assenza di una stampa critica e influente, l'inettitudine delle istituzioni rappresentano per Kitano, alcuni dei principali problemi della cinematografia giapponese.
Le nuove generazioni di cineasti nipponici per riuscire a superare questo stato di cose devono reinventare il cinema, trovare nuove vie e nuovi modi d’espressione, non lasciarsi coinvolgere dalle major. Senza aver timore, Kitano ha fatto riferimento alla sua personale vicenda, agli anni di fatica e lavoro che hanno segnato i suoi inizi, alle sue personali delusioni:
"Quando ho iniziato a girare i miei film, le recensioni che avevo in Giappone sono state terribili. Tony [Rayns, presente alla conferenza] è stato il primo a dare del mio lavoro un giudizio positivo e per questo mi sento in debito ancora oggi. Quel che voglio dire [ai giovani registi] è che non potete mai sapere da chi o quando il vostro lavoro sarà riconosciuto e consiglio loro di seguire il loro cuore, girare quel che desiderano."
Uno dei temi della conferenza, e delle relative domande, è stato l'assenza nel cinema giapponese di storie originali, un problema molto sentito anche nella cinematografia americana, afflitta da valanghe di sequel e "saghe". In Giappone il problema è acutissimo né riguarda solo la cinematografia dal vivo, troppo spesso si cerca di esportare il successo di un progetto da un media all'altro, rinunciando a creare storie nuove, anche su questo Kitano ha una sua idea, forse troppo chiara:
"Perché succede questo? Soltanto perché si cerca l'audience, una facile audience. Le compagnie cinematografiche non hanno il coraggio di pagare qualche sceneggiatore poco conosciuto, perché è facile attrarre il pubblico con storie già esistenti. È per questo che non abbiamo storie originali"
Un certo scalpore ha suscitato anche "l'attacco", se così si può definire, al mondo dell'animazione, che quest'anno è il vero protagonista del Festival:
"Non mi piace l’animazione, non mi piace Hayao Miyazaki, ma è ovvio bisogna considerare le diverse opinioni, l’animazione fa un sacco di soldi ed è talvolta realizzata molto bene."
Durante la conferenza è stato anche chiesto al regista del suo nuovo film, a cui sta lavorando da un paio di anni, e Kitano ha clamorosamente risposto di aver terminato le riprese ma di non poter dire assolutamente nulla su di esso per un divieto esplicito della produzione.
Gli interventi degli ospiti stranieri unitisi alla discussione, Christian Jeune del Cannes Film Festival e Tony Rayns del Vancouver fest., ambedue membri della giuria internazionale, hanno puntato l'attenzione sulla necessità di dare spazio ai film indipendenti, ai giovani registi, gli unici in grado di sovvertire la decadenza del cinema nipponico e di ridargli quell'influenza che oggi ha perso a favore di cinematografie come quella coreana. Ambedue hanno raccomandato di rafforzare i canali di distribuzione attraverso i sistemi di streaming e download dei film. Tony Rayns ha risposto con grande franchezza all'uditorio:
"La Corea è uno stato che si trova in una fase di completa mutazione, politica, sociale ed economica. Il suo cinema riflette questi cambiamenti. In Giappone non vedo questo dinamismo. Vedo una stasi. Vedo dei vecchi politici di destra che negano la storia, e ripetono le stesse parole che si sono ascoltate negli ultimi 20, 30 e 40 anni. Credo che solo quando questo establishment verrà sfidato, solo allora potremo vedere un dinamismo simile a quello coreano."
L'intervento di Kitano non rappresenta un episodio isolato nel panorama nipponico: già diversi artisti giapponesi e registi, come l'attrice Kaori Momoi, intervenendo all'Okinawa International Movie Festival, ed il produttore Kazuyoshi Okuyama, hanno criticato lo stato del cinema giapponese. La Momoi, personaggio poliedrico e piuttosto noto che ha lavorato con i maggiori registi giapponesi, da Kurosawa a Takashi Miike e anche con Quentin Tarantino, ha parlato apertamente di declino del cinema nipponico e della necessità di impegnarsi per una sua forte rinascita e rigenerazione.
Fonti Consultate:
Screendaily
Variety
Tokyoreporter
Particolarmente azzeccata trovo la critica alle saghe, soprattutto hollywoodiane, alle quale personalmente aggiungerei i vari remake o gli adattamenti.
I problemi sollevati non sono di facile soluzione, tenendo conto che il cinema è, di fatto, in gran parte un'industria e una fonte di profitto. Sarebbe bello se si realizzassero iniziative che favoriscano la diffusione di film indipendenti, magari con delle concessioni da parte delle varie majors di questi film nelle sale. Anche loro potrebbero trarne dei vantaggi in prospettiva, andando a scovare dei talenti che cercano di farsi strada.
Ma poi, soprattutto "non mi piace Hayao Miyazaki", finalmente!
Del resto i suoi film fanno impressionano sempre nel bene e nel male... anche la sua faccia monoespressiva fa sempre impressione XD
Afflitta da un nazionalismo persino più esasperato di quello nipponico, non sta di certo attraversando un periodo di "fermento e dinamismo culturale" sotto il governo conservatore della signora PaRK, è solo molto attenta ad esportare un'immagine altamente positiva e competitiva del Paese, e negli Usa le lobby dei coreani-americani stanno facendo un ottimo lavoro di sponsorizzazione.
"Il vincitore è scelto sempre all'interno delle produzioni realizzate da Toho, Toei, Shochiku, e occasionalmente della Nikkatsu. Si suppone che i premi siano dati da un gruppo di specialisti, membri della (Japan) Academy, vorrei sapere chi sono, chi vota?. Perché hanno scelto quei film? "
Da noi la situazione è analoga visto che i nostri GLANDI registi si lodano e si imbrodano da soli.... Bisogna investire NEI GIOVANI!!! e distrunggere quelle lobby che non permettono a chi non fà parte di esprimere le proprie capacità... Provate a guardare quanti corti italiani ci sono in internet realizzati con pochi mezzi e pochi soldi da ragazzi che hanno DAVVERO talento e passione !!!!
Ha detto che non gli piace l'animazione, magari non avrá mai visto un film di Miyazaki.
@Darayava concordo. Non è semplice uscirne, vale anche per l'Italia, dove poi abbiamo anche un problema di mancanza di fondi. In Giappone a complicare il tutto c'è una stampa che raramente si pone il problea di affrontare la questione e abusa di lodi. Non tutta evidentemente, è molto interessante, anche perchè affronta la questione con argomenti più meditati l'intervista all'attrice.
Effettivamente Her,Gravity,Dallas buyers club ( e mi sto limitando solo agli Oscar e solo quelli che hanno effettivamente dei punti d'eccellenza perchè se altri come Philomena e Nebraska sono comunque da 8 ) sono filmucoli di infima categoria, molto meglio Doraemon in 3D, con tutto il rispetto per Doraemon.
@Darayava
Particolarmente azzeccata trovo la critica alle saghe, soprattutto hollywoodiane, alle quale personalmente aggiungerei i vari remake o gli adattamenti.
Queste cose servono per avere introiti facili ma soprattutto sicuri ed in questo modo si è più protetti quando si fa uscire un film dal successo non certo . Pellicole come Fight club sono stati dei flop ma il fatto che dietro vi fosse una Major come la Fox ha attutito le perdite. E così tanti altri film che senza le Major, finanziate dai vari Mercenari, Iron man etc, non sarebbero mai stati prodotti. Me ne frego assai se l'industria cinematografica americana è fatta al 90% di robaccia ( che poi tale spesso non è neanche, gran parte sono film semplicemente senza pretese ) se poi grazie a questi posso vedermi film come The Tree of Life che se andiamo vedere al botteghino ha giusto ripagato le spese di produzione facendo un guadagno di appena venti milioni ( a cui però bisogna detrarre spese di distribuzione e pubblicitarie ).
@Debris. film buoni escono ovunque. La realtà è che un tempo su dieci registi asiatici, e dieci film buoni, 8 erano giapponesi, oggi è il contrario.
E vorrei ben vedere, al netto di produzione/qualità film ormai la Corea se lo mangia il Giappone che ormai è in condizioni tali che l'Italia sembra Hollywood.
Ma quando mai? Se parliamo di cinema d'autore, poche cose buone le fanno entrambi.
Se parliamo di roba mainstream, dimmi dove la Corea farebbe cose migliori del Giappone.
Sinceramente meglio i giapponesi che vanno a vedersi Doraemon, piuttosto che i coreani che fanno guadagnare oltre 130 milioni di dollari ad un film nazionalistico come Myeong-ryang.
Ma poi i nazionalisti sono i giapponesi...
Standing Ovation.
(Vado fuori tema, ma finalmente leggo di qualcuno che ha apprezzato The Tree of Life)
E poi non si può mai portare i comics in live-action senza iniziare una saga, non sono storie che possono essere chiuse in un film.
>E tuttora il cinema americano e il migliore da quanto esiste il cinema.
>Il giappone viene battuto anche dai cinesi e coreani nei film.
Il Japan bashing va tanto di moda ultimamente.
Anche Rayns ha detto cose vere, il partito conservatore è una piaga sociale, che il Giappone si porta ancora dietro, non hanno neanche chiesto scusa, per i crimini di guerra perpetrati, nella seconda guerra mondiale, a nessun paese dell'Asia.
Dal punto di vista teorico il tuo ragionamento non fa una piega. Mi rendo conto infatti che quel tipo di film siano necessari dal lato economico e sacrosanti per buona parte del pubblico.
La mia era una considerazione di gusto personale.
@Fma35 e @KazKon
The Tree of Life è uno dei miei film preferiti (l'altro "La Sottile Linea Rossa"). Fa piacere anche a me trovare estimatori del genio di Malick!
Non hanno mai chiesto scusa? Falsità. Mi chiedo quante persone seguano davvero la politica dell'Asia estremo-orientale.
Tra l'altro questa "piaga" è sempre stata supportata dal governo americano in funzione anticomunista.
Non il film commerciale in se.
la cultura che c'è dietro questa situazione.
assolutamente d'accordo con te. La critica alle saghe di casa H non mi sembra tanto da criticare in quanto osno la prima ad andare al cinema per questi filmuncoli. spaccano al botteghino, hanno entrate mostruose e sono anche belli e divertenti da vedere. Son film leggeri.
Il fatto che si vogliano film da autore è anche giusto, cosi come film autoprodotti, ci vorrebbero sempre delle sale che posanno trasmettere anche questi film.
Ma da qui a dire che tutto il resto è merd* mi pare eccessivo veramente...
Ichi the Killer | Yattaman | 13 assassini | di Takashi Miike
Allora non sono l'unico a pensare che, se c'è un cinema messo peggio del nostro, è quello giapponese...
Ho visto tutti i suoi lavori, non parla mai fuori luogo, è sincero.
D'accordo con lui, insieme all'animazione il cinema jap. è morto, e i registi come Koreeda, Iwai Shunji ecc.ecc. sono orami conosciuti e superati.
Niente di nuovo all'orizzonte.
Non hanno mai chiesto scusa? Falsità. Mi chiedo quante persone seguano davvero la politica dell'Asia estremo-orientale.
Tra l'altro questa "piaga" è sempre stata supportata dal governo americano in funzione anticomunista.
Oh ma davvero, l'America che mette in giro voci sul loro più grande alleato asiatico ed in funzione anti-comunista? Quando il Giappone è stato il baluardo del liberismo americano in oriente? Il Giappone non ha mai ammesso i crimini di guerra, Nanchino ti dice niente? Il governatore di Tokyo rieletto con furor di popolo che nega i genocidi coreani e cinesi ti dice niente? La mancanza delle azioni criminali giapponesi sui libri di scuola ti dice niente?
E tuttora il cinema americano e il migliore da quanto esiste il cinema.
Il giappone viene battuto anche dai cinesi e coreani nei film.
Spiace ma è così. L'America è ancora all'avanguardia ed uno, ma anche due passi davanti a tutti. Un 3D decente al momento lo vedo solo nelle loro produzioni ( Avatar, Il regno di Ga'Hoole,Gravity )mentre gli altri si limitano a scimmiottare. I più grandi sceneggiatori ed i migliori registi ovviamente girano dove ci sono i produttori più grossi ed ovviamente stanno in America. Al momento solo il cinema indiano può mirare a competere con quello americano grazie alla circolazione dei soldi, quello che manca a loro però è la cultura cinematografica ( o meglio, la cultura del novecento che è stata la base per la cultura cinematografica europea prima ed americana poi ). Per quanto riguarda il resto dell'Asia sì, il Giappone è l'ultima ruota del carro perchè ora Corea e Cina sono nella stessa situazione del Giappone del dopoguerra ovvero tante idee e possibilità economiche di metterle in pratica mentre dall'altra parte il Giappone ormai vive solo di lobby ( come ha brillantemente spiegato Kitano ) o di fama acquisita. Mai che si dia fiducia ai giovani, sempre a stare dietro alle imposizioni dei vegliardi ( rendiamoci conto che Hosoda, ovviamente ora acclamato in Patria come il futuro dell'animazione, ha dovuto licenziarsi dallo studio Ghibi perchè o si seguono le direttive di Miyazaki o si seguono le direttive di Miyazaki e difatti si è visto come è uscito il Castello errante di Howl ). Ad un certo Ikuhara appena dieci anni prima da regista novello lasciarono in mano la regia della terza e quarta serie di Sailor moon, la seconda tra l'altro con budget aumentato ( poi lui se ne andò a causa di divergenze ma comunque in sede di produzione lo hanno fatto lavorare ) Da questa esperienza tirerà fuori Utena. Ad Oshii dopo un film su binari lasciarono carta bianca e lui tirò fuori ciò che è considerato il primo dei suoi capolavori ( Lamù beautiful dreamer ), un anno dopo se ne uscì fuori con Tenshi no Tamago. Anno dopo un breve filmato introduttivo ( quando era ancora un universitario )venne messo a lavorare su una serie vera e propria e dopo aver lavorato su Nausicaa ( quando ancora Miyazaki dava possibilità ai giovani invece di credersi Dio unico dell'animazione giapponese ) gli diedero pieni poteri e venne fuori Nadia della pietra azzurra ( tra le altre opere ) quattro anni dopo spuntò Evangelion. E tutto questo limitandosi agli anime dove comunque nonostante tutto il Giappone è ancora il massimo e miglior mercato, cosa succederà però quando Corea e Cina pomperanno anche su questo?
Comunque, con tutto che adoro Kitano, se non avesse girato i due Outrage, che diciamolo, sono dei film mediocri, la sua protesta suonerebbe un tantino più credibile.
>Oh ma davvero, l'America che mette in giro voci sul loro più grande alleato asiatico ed in funzione anti-comunista?
Dimostri di avere una scarsa conoscenza della storia e della situazione geopolitica in Estremo Oriente. Nel secondo dopoguerra, chi ha scritto la costituzione giapponese?
Chi ha risparmiato alcuni criminali di guerra, anche scienziati dell'Unità 731, in cambio dei risultati degli esperimenti, quando avrebbero dovuto essere giudicati al processo di Tokyo? Alla Germania è andata in parte diversamente, perché la situazione non è stata gestita solo dagli americani, ma anche dai russi.
In Giappone, gli Stati Uniti avevano tutto l'interesse di mantenere vivo il nazionalismo, anche adesso è così, in funzione anti-russa ed anti-cinese.
Queste cose le sanno anche i muri, senza offesa.
Il revisionismo giapponese fa comodo agli USA poichè consente loro di mantenere il Giappone lontano dalla Cina. La prospettiva di un'Asia unita, sul modello dell'UE, terrorizza gli Stati Uniti, che godono delle dispute territoriali che minacciano la stabilità nella regione, in quanto consentono di avere un pretesto per mantenere una forte presenza militare nel Pacifico, secondo la strategia del "pivot in Asia", per contenere l'ascesa cinese.
Intanto, in questa situazione in cui il Giappone "battibecca" con la Cina per dispute territoriali e storiche, gli USA si ritrovano nella situazione di essere il primo partner commerciale di Beijing, mentre il Giappone si ritrova coi propri prodotti ad essere spesso boicottati.
A Beijing comunque non sono stupidi, dietro la retorica nazionalista anti-giapponese c'è la perfetta consapevolezza che a manovrare il "Little Japan", come lo chiamano ironicamente i cinesi, c'è il loro master americano.
Quando Hatoyama provò ad avvallare una politica filocinese, il suo governo fu messo in grosse difficoltà dagli americani, che contribuirono alla sua disfatta.
L'alleanza tra Giappone ed USA non è paritaria, leggiti qualcosina di Chomsky, che ha un'autorità ben maggiore a mio parere di giornali quali il "Fatto Quotidiano".
Veramente, a leggerti sembra di sentire le chiacchiere da bar, non sembri una persona seriamente appassionata di geopolitica.
Chiediti intanto perché, per quanto riguarda le Senkaku, Washington col Trattato di San Francisco ne diede l'amministrazione al Giappone, ma oggi un giorno dice "sì, interverremo se la Cina farà una mossa", e il giorno dopo dice "no, non interverremo, dovete arrangiarvi da soli". E intanto godono del riarmo del Giappone, fortemente avvallato da Washington (lo sai almeno questo? Il Giappone non potrebbe prendere un'iniziativa del genere se non ci fosse il consenso americano, anche se poi gli USA criticano le visite di Abe allo Yasukuni...quanta ipocrisia).
Sai, il mio non è complottismo, è solo lettura di centinaia di articoli, saggi e quant'altro, che sono disponibili a tutti, e che vanno oltre le solite tre righe "i giapponesi negano i loro crimini di guerra, non chiedono scusa, sono brutti e cattivi"...e non dimentichiamoci che uccidono i delfini e le balene, chissene se i civilissimi norvegesi, danesi ed islandesi fanno lo stesso, ma la stampa occidentale si accanisce principalmente contro i giapponesi. Significa cercare di minare il soft-power di un Paese, cosa che i media occidentali stanno facendo abbastanza bene, ultimamente, dipingendo una Cina che è sempre come una sorta di minaccia, ma beneficiando anche dell'immaginario - assurdo - di un Giappone che vuole riproporsi come una potenza militare in stile anni 30, con la necessità quindi per gli USA di rimanere sempre attivi nella regione a tenere a bada queste teste calde, perché senza di loro, ahimè, cinesi e giapponesi sarebbero già in guerra...certo, come no.
Forse invece sarebbero in trattative per formare un mercato comune, estromettendo per sempre gli Americani dall'area economicamente più dinamica del pianeta.
Mi fermo qui con la geopolitica, ma potrei veramente scriverti un trattato.
Ti consiglio anche di leggere i forum cinesi, guarda che i cinesi (quelli con una cultura medio-alta), sono più di disincantati di te, molti sono stufi della retorica anti-giapponese, e sanno che il Giappone è una marionetta nelle mani di Washington.
Per Washington il Giappone non è un alleato, ma qualcosa di sacrificabile per i propri interessi, così come sono sacrificabili tutti gli altri Paesi del mondo in cui gli americani sono presenti, e in cui cercano di essere presenti, a tutela della propria egemonia. Questo è cosa fa una super-potenza imperialista il cui principale motore di crescita è legato alle strategie belliche, nè più, nè meno, dimenticati la retorica sulla libertà e la democrazia, è finta, ed è sempre nella bocca di chi da decenni sta cercando di affermare questi valori macchiandosi del sangue di innocenti.
Per quanto riguarda "il cinema americano è quello più avanti di tutti, etc.", convinto, tu...
Intanto io trovo l'animazione 3D orribile a prescindere, se non l'avessero mai inventata sarei molto più contenta, anche il prodotto più curato della Pixar mi sembra la pubblicità della Barbie, ma questo è un gusto personale.
L'industria cinematografica giapponese potrà avere scarsità di idee e restrizioni, ma mi fa sorridere come tu possa pensare che questi non siano problemi comuni anche agli USA, alla Corea del Sud, ed alla Cina.
Questi ultimi tre Paesi (USA e Cina in testa) sfornano film propagandistici a manetta, sarebbe questa la qualità? I film d'autore sono sempre interessanti, che siano cinesi, americani, italiani, coreani, giapponesi, spagnoli, etc., ma qui si sta parlando di roba mainstream.
Per quanto riguarda il mercato mainstream, la Cina è dominata da film con ambientazione storica, dove si combatte contro i giapponesi. La tv cinese è inondata di sceneggiati di questo tipo che rasentano il ridicolo, persino il pubblico cinese li deride, perché non sono accurati storicamente, ma solo storielle d'azione in cui per esempio, una ragazza cinese affetta a mani nude un soldato giapponese.
I coreani...cosa producono di così originale? Molti dei loro film sono persino adattamenti da fumetti giapponesi (vedi Old Boy), oppure storie d'amore lacrimevoli, come i loro drama, così melensi da far venire la carie.
Sembra comunque che vogliano allinearsi al trend cinese (produrre film storici sulle battaglie contro i giapponesi), vedi il già citato Myeong-ryang, campione d'incassi. Credo sia il film coreano che a livello domestico ha prodotto i maggiori introiti di sempre.
Ripeto, mentre i giapponesi andavano a vedersi Doraemon in massa (ultimamente attaccato in modo ridicolo da parte della stampa cinese, sotto l'accusa di voler fare una sorta di lavaggio del cervello collettivo ai giovani cinesi, accusa assurda, considerato che nacque nel 1969 per un pubblico giapponese, non per essere esportato...meno male che ad un invito al boicottaggio, la maggioranza dei cinesi, secondo un sondaggio on-line, ha risposto "NO!"), i sud-coreani andavano a vedersi un colossal storico con forti connotazioni nazionalistiche.
In Giappone abbiamo Shinzo Abe, in Corea del Sud abbiamo la Park, e guardati chi è questa signora, e chiediti quanta effettiva libertà di espressione, anche artistica, ci sia nel Paese.
Io vedo alcuni sud-coreani già parlare di dittatura.
Ad ogni modo, mentre la stampa cinese è tutta controllata dal Partito Comunista, quella sud-coreana è praticamente tutta di destra (io devo ancora trovare un giornale che mi dia anche una minima impressione di essere di sinistra), in Giappone ci sono testate come il Mainichi Shimbun, ad esempio.
Ti rendi conto che tutto ciò che hai appena scritto non nega che il Giappone sia un paese negazionista e non dimostra che sono gli Usa avvalorare il negazionismo del Giappone. Chi si è arrampicato sugli specchi sei tu che, cito testualmente " Tra l'altro questa "piaga" è sempre stata supportata dal governo americano in funzione anticomunista ". L'America ha protetto criminali giapponesi ( come di altre nazionalità )ma non ha MAI appoggiato il negazionismo in Giappone ( anzi, negli ultimi anni si è pure mossa contro ). Il tuo non è complottismo, è prendere notizie a rigirartele per promuovere teorie che non stanno nè in cielo nè in terra, come quei fanatici che dicono che gli Usa sono entrati in guerra contro la Germania perchè pieni di ebrei, un fatto vero che non si collega in nessuna maniera al motivo dell'entrata in guerra.
Ale
L'industria cinematografica giapponese potrà avere scarsità di idee e restrizioni, ma mi fa sorridere come tu possa pensare che questi non siano problemi comuni anche agli USA, alla Corea del Sud, ed alla Cina.
I fatti, che sono sotto gli occhi di tutti, dicono che no, Usa Corea e Cina sono messe decisamente meglio, e le ultime due sono dittature, pensa un pò. Persino l'Italia è messa meglio visto che almeno ci sono le case indipendenti ( quella di Lapo e la sorella per esempio ),piccole case di produzioni come la Indingo molto attenta a lanciare i giovani non potendo vantare patrimoni dietro come la Medusa o la Filmauro ( che tra l'altro, con i soldini dei vari Natale a... ha prodotto e distribuito roba come Insidius ed " Il cacciatore di aquiloni " ), un giovane regista di punto come Sorrentino ( che a parte La grande bellezza il suo spot della Fiat è uno dei migliori dell'ultimo decennio ) registi ormai vegliardi ma che comunque si rinnovano nel linguaggio come Tornatore ( basti vedere l'abissale differenza tra Nuovo cinema paradiso e La migliore offerta ).
Che tu trovi il 3D ( che non è solo animazione ) orribile sono problemi tuoi ( e giustamente lo dici ), c'è chi diceva la stessa cosa del colore e del suono, la storia ha però detto che l'innovazione ha reso il cinema ( e la televisione di conseguenza ) la prima forma di intrattenimento mondiale.
Ale
Questi ultimi tre Paesi (USA e Cina in testa) sfornano film propagandistici a manetta, sarebbe questa la qualità? I film d'autore sono sempre interessanti, che siano cinesi, americani, italiani, coreani, giapponesi, spagnoli, etc., ma qui si sta parlando di roba mainstream.
No, qui non si sta parlando di roba mainstream, si sta parlando di come la roba maistream finanzi i film d'autore che, guarda caso, grazie a loro l'industria cinematografica americana è quella che riesce a far uscire più film di indubbia qualità.
Ale
La tv cinese è inondata di sceneggiati di questo tipo che rasentano il ridicolo, persino il pubblico cinese li deride, perché non sono accurati storicamente, ma solo storielle d'azione in cui per esempio, una ragazza cinese affetta a mani nude un soldato giapponese.
Mai sentito parlare della programmazione delle reti? Secondo te una televisione per funzionare manda 24 su 24 film o serie dall'alto contenuto artistico? Ma assolutamente no, salvo i telegiornali e qualche cartone animato il pomeriggio e la prima sera di tutte le televisioni mondiali è pieno di robaccia questo perchè bambini molto piccoli, anziani e casalinghe a parte la maggior parte della gente o lavora o è a scuola.
Ale
I coreani...cosa producono di così originale? Molti dei loro film sono persino adattamenti da fumetti giapponesi (vedi Old Boy), oppure storie d'amore lacrimevoli, come i loro drama, così melensi da far venire la carie.
Lo sai che Old Boy con la controparte giapponese ha giusto il titolo ed i vari nomi in comune?Manga giapponese tra l'altro mediocre mentre il film è un capolavoro del cinema riconosciuto da gente come Tarantino che di film ne ha visti e fatti abbastanza direi. La scena del martello ha dietro una regia che mangia in testa ai film usciti in Giappone degli ultimi dieci anni. C'è poi la casa vuota, Poetry, sempre dell'autore di Old boy c'è Lady vendetta e la sua controparte maschile. Tutti film usciti nell'ultimo decennio a fronte di un'industria che non è la metà di quella giapponese.
Ale
In Giappone abbiamo Shinzo Abe, in Corea del Sud abbiamo la Park, e guardati chi è questa signora, e chiediti quanta effettiva libertà di espressione, anche artistica, ci sia nel Paese.
Ah scusa, non avevo capito che il succo del discorso era " Il negazionismo giapponese non esiste perchè in Corea del Sud non c'è libertà di espressione e così anche in Cina ". Come sopra, due cose che non centrano minimamente l'una con l'altra.
Per la moderazione, lo so che ho scritto incasinato e che sicuramente c'è un modo per rendere tutto più ordinato. Ma la mia deficienza in ambito di forum, computer e affini è abnorme. Abbiate pietà.
>Ti rendi conto che tutto ciò che hai appena scritto non nega che il Giappone sia un paese negazionista e non dimostra che sono gli Usa avvalorare il negazionismo del Giappone.
Invece gli USA hanno inciso eccome nel negazionismo giapponese, ma se tu ignori che certi personaggi come Nobusuke Kishi (ricercati chi è) gli americani li hanno risparmiati, permettendo che in seguito partecipassero alla vita politica del Paese, non potrai mai comprendere a pieno le loro responsabilità nel problema, ed ovviamente le minimizzerai come stai facendo.
Negli ultimi anni l'America si è mossa contro il revisionismo giapponese? Non sai distinguere i comportamenti di facciata dallo stato di fatto delle cose?
Mi spieghi come può essere coerente che da una parte gli USA condannino il nazionalismo nipponico, ma dall'altra incoraggino apertamente il riarmo del Paese?
Come ti fa a sfuggire questa ipocrisia? Ripeto, si vede che non sei molto ferrato in materia.
Tra l'altro il problema del revisionismo lo stai ingigantendo, visto che parli come se tutti i giapponesi condividessero quest'ottica, sostieni che nei libri di storia giapponese non si parla dei loro crimini di guerra, ma è falso, alcuni sono revisionisti ed edulcorano i fatti, ma la maggioranza parla di queste cose, magari in modo non approfondito come vorrebbero i cinesi o i coreani, ma quale Paese nei propri libri di storia descrive nel dettaglio i propri crimini di guerra? Di certo non lo fa l'Italia, in cui esiste il mito di "italiani brava gente" anche per questa ragione.
>I fatti, che sono sotto gli occhi di tutti, dicono che no, Usa Corea e Cina sono messe decisamente meglio, e le ultime due sono dittature, pensa un pò. Persino l'Italia
Ma quali fatti sono sotto gli occhi di tutti? E da quando la Corea del Sud è una dittatura (anche se è un Paese estremamente conservatore)? Ti ripeto che la maggioranza delle produzioni cinematografiche cinesi sono film storici a scopo propagandistico, e i film sud-coreani non sono di certo tutti come Lady Vendetta. Su cosa ti basi per sostenere questa supremazia coreana e cinese? Sui premi vinti ai festival, dove vengono proposti film d'autore, laddove anche il Giappone non se la cava affatto male? E beato te che riesci ad apprezzare la moderna spazzatura made in Italy, perchè sì, è al 90% spazzatura.
Per quanto riguarda il 3D per me è la rovina dell'animazione, non tutte le innovazioni hanno portato al progresso, ricordalo.
>No, qui non si sta parlando di roba mainstream, si sta parlando di come la roba maistream finanzi i film d'autore che, guarda caso, grazie a loro l'industria cinematografica americana è quella che riesce a far uscire più film di indubbia qualità.
Sei davvero sicuro che la roba mainstream finanzia i film d'autore? E se così fosse, quanto quegli autori saranno davvero liberi artisticamente, se sono finanziati da grosse case di produzione?
Stai facendo un grossolano errore correlando i soldi disponibili alla qualità dei film, teoria assurda in base alla quale secondo te gli americani farebbero uscire i film di più indubbia qualità.
>Mai sentito parlare della programmazione delle reti?
Mai sentito parlare di feroce propaganda razzista? Perché è questo che tali drama sono, non si tratta di ricostruzioni storiche plausibili, c'è solo una spettacolarizzazione della violenza volta ad indottrinare all'odio contro i "Japanese devils". Ti lamenti del revisionismo nipponico, ma non ti turba come i bambini cinesi vengano educati ad odiare i giapponesi con queste nefandezze.
>Lo sai che Old Boy con la controparte giapponese ha giusto il titolo ed i vari nomi in comune?Manga giapponese tra l'altro mediocre mentre il film è un capolavoro del cinema riconosciuto da gente come Tarantino che di film ne ha visti e fatti abbastanza direi. La scena del martello ha dietro una regia che mangia in testa ai film usciti in Giappone degli ultimi dieci anni. C'è poi la casa vuota, Poetry, sempre dell'autore di Old boy c'è Lady vendetta e la sua controparte maschile. Tutti film usciti nell'ultimo decennio a fronte di un'industria che non è la metà di quella giapponese.
Be' sai, che tragga ispirazione da un fumetto giapponese non mi sembra ininfluente, visto che si stava parlando anche di "scarsità di idee", o sbaglio?
E' piaciuto a Tarantino dici? Quel Tarantino che a sua volta ammira, ad esempio, Kinji Fukasaku?
Lady vendetta l'ho visto anch'io, bel film, e quindi? Departure (altro genere di film, ma il genere non importa) è qualitativamente inferiore? No.
Ma di che stiamo parlando, si può sapere? Che hai contro il Giappone? Perché non c'è una sola argomentazione valida nel tuo discorso, solo un astio generalizzato.
>Ah scusa, non avevo capito che il succo del discorso era " Il negazionismo giapponese non esiste perchè in Corea del Sud non c'è libertà di espressione e così anche in Cina ". Come sopra, due cose che non centrano minimamente l'una con l'altra.
Dove ho scritto che non esiste il negazionismo giapponese? Di certo il revisionismo storico non è limitato al Giappone, comunque. Si stava parlando di libertà artistica. Vorrei sapere come pensi che in un Paese come la Cina, allo stato attuale, ci possa essere più libertà artistica che in Giappone, pur col governo conservatore che si ritrova.
Ti ho suggerito di darti un'occhiatina anche alla situazione della Corea del Sud, in quanto come in Giappone, ci sono problemi forti di revisionismo e di nazionalismo.
Ma la leggi la stampa coreana? Una volta lessi pure un articolo sul Korea-Times in cui si raccontava come si fossero preoccupati di verificare il modo in cui la Corea del Sud è presentata nei libri di vari paesi del mondo, e lamentavano determinate inesattezze (secondo il loro punto di vista, of course), sostenendo pertanto quanto fosse importante promuovere la correzione di questi "errori".
Insomma, la storia della Corea del Sud ce la deve raccontare solo la Corea del Sud, chiaro? A te sembra normale, suppongo.
Non voglio sembrare arrogante, ma purtroppo vedo che hai una conoscenza limitata del complesso scenario geopolitico dell'Estremo Oriente.
Comunque se vuoi citare uno spezzone di testo del tuo interlocutore, basta anche semplicemente che tu ci metta davanti questo simbolo >
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