"Hana wa sakuragi, hito wa bushi"
 
ovvero:
 
"Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero"


Un antico verso recitava così per ricordare che il fiore di ciliegio era stato adottato come emblema della classe dei Samurai, in quanto metafora perfetta di una bellezza senza paragoni, ma tremendamente effimera. Infatti chi meglio di un guerriero poteva scorgere il parallelo con l'estrema precarietà della sua esistenza?
Il samurai era una perfetta combinazione di precisione, efficacia ed eleganza, che però poteva essere spazzata via con un solo colpo di spada. Ma non crediate che tutto ciò fosse solo appannaggio degli uomini! Nel Giappone antico, attraversato da numerosi scontri armati e da continue lotte di potere, anche le donne potevano essere valorose guerriere.
 
Tomoe Gozen naginata

Nel primo periodo feudale infatti erano numerose le donne dei samurai (madri, mogli o figlie) che, costrette a passare lunghi periodi da sole, iniziarono ad assumersi gran parte della gestione finanziaria ed economica delle loro case e a praticare un allenamento costante nelle arti marziali, in modo da garantire sicurezza e benessere per la propria famiglia.
La loro arma per eccellenza era la "naginata", un’affilata lama montata su di un lungo e robusto bastone che permetteva anche ad una donna di combattere contro corpulenti aggressori, compensando il divario fisico. Alcune poi arrivavano perfino a seguire gli uomini in battaglia combattendo al loro fianco fino alla fine, perfetta testimone dei valori del Bushido: lealtà, onore, coraggio.

Fra queste una delle figure più popolari è senz'altro Tomoe Gozen, di cui purtroppo sappiamo molto poco poiché le fonti principali sono solo letterarie, in particolare lo Heike monogatari, il poema epico che narra le vicende della guerra Genpei (1180-1185) fra i Minamoto e i Taira e che fu composto nel XIV secolo. A quale famiglia appartenesse Tomoe non lo sappiamo: quel “gozen” che segue il suo nome è solo un titolo onorifico, attribuito alle donne di alto rango, specialmente nel periodo Kamakura.
 
Tomoe Gozen ritratto

La guerra Genpei devastò il paese a partire dal 1180 fino al 1185, segnando la drammatica fine del periodo Heian aristocratico (794-1185) e inaugurando l'età dei samurai. Fu essenzialmente una faida fra famiglie per il controllo del trono imperiale: da una parte il raffinato e aristocratico clan Taira che aveva sede a Kyoto, dall'altra il più ruvido, rustico e provinciale clan Minamoto. Se all'inizio il clan Taira sembrò prendere il sopravvento, nel 1183 furono cacciati da Kyoto e nelle battaglie chiave di Yashima e Dannoura furono annientati e il clan Minamoto prese il potere, governando da Kamakura fino al 1333.

In tutto questo si sa che Tomoe ebbe un ruolo importante grazie alle sue straordinarie doti marziali, al suo lignaggio e al suo coraggio come guerriera. Cognata e concubina (o sposa) del signore di Kiso, il generale Minamoto no Yoshinaka (1154-1184), è descritta come una donna molto bella, con la pelle bianca, lunghi capelli neri e tratti affascinanti.
Ma ancora più elogiata era la sua abilità marziale: era un arciere formidabile ed un'abile spadaccina, guerriera di valore, pronta a confrontarsi con chiunque, fossero anche demoni e dei, a cavallo o a piedi, in grado di cavalcare destrieri indomabili dalle splendide criniere lungo ripidi pendii.
Ovunque ci fosse battaglia, il generale Minamoto Yoshinaka la mandava in avanscoperta come suo primo capitano, con indosso una pesante Yoroi (l'armatura giapponese), una gigantesca spada ed un grande arco. E siccome i suoi atti di coraggio erano numerosissimi, era popolarissima presso le truppe e si diceva che fosse in grado di fronteggiare da sola migliaia di nemici.
 
Tomoe guerriera

Fra le sue imprese leggendarie si ricordano principalmente:

La battaglia di Yokotagawara avvenuta nel sesto mese del 1181 in cui Tomoe sconfisse e raccolse le teste di 7 guerrieri a cavallo.
La battaglia di Tonamiyama nel quinto mese del 1183 dove Tomoe guidò più di 1000 uomini del signore di Kiso alla vittoria.
La battaglia di Uchide no Hama nel primo mese del 1184 dove con solo 300 uomini tenne testa ai 6000 cavalieri dei Taira, restando fra i pochissimi sopravvissuti.

Ma le sue imprese arrivarono ad una drammatica fine nel 1184. Infatti, sebbene i Minamoto avessero ormai sbaragliato il clan dei Taira, la guerra non era finita, perché ora iniziava la lotta interna alla famiglia per decidere chi doveva essere shogun. Il principale avversario del signore di Kiso Minamoto no Yoshinaka era suo cugino, Minamoto no Yoritomo, che vantava al suo fianco il leggendario guerriero Minamoto no Yoshitsune.

Lo scontro finale fra i due avvenne il 21 febbraio 1184 nella battaglia di Awazu (o Awazugahara) presso il lago Biwa. Qui Tomoe si scagliò contro l'armata di Yoshitsune Minamoto riuscendo ad infliggere al nemico numerose ed importanti perdite, decisa a sostenere il suo amato a tutti i costi in quella battaglia ormai persa, per dargli il tempo necessario a commettere il suicidio rituale, ovvero il seppuku.
Il generale Minamoto Yoshinaka, tuttavia, non riuscì nel suo intento e venne ucciso da una freccia, durante il combattimento.
 
Tomoe stampa antica trittico

Così narra nel IX libro lo Heike monogatari:

"Tomoe [...] di una forza e di una abilità rare nell’arco, che fosse a cavallo oppure a piedi, la spada in mano, era una guerriera capace di affrontare demoni o dei e che sola valeva mille uomini. Esperta nel montare i cavalli più focosi, nel discendere la pendenza più ripida, all’avvicinarsi della battaglia, indossata una pesante armatura dalle lamelle serrate, la lunga spada e l’arco potente in mano, appariva al nemico come un capitano di primo rango. [...] L’esercito di Kiso ora ha la peggio e, pur combattendo stoicamente, alla fine il signore di Kiso sta per soccombere, circondato solo da 5 vassalli.
E Tomoe è fra questi! Lui sta per morire, cerca la morte ma non vuole che Tomoe lo accompagni nella morte. Insiste.
Così, lei che non vuole cedere, non vuole ritirarsi:
“Ah, che venga un nemico degno di me! E io gli farò vedere il mio ultimo combattimento!” disse tra sé, arrestando il cavallo quando giunse, alla testa di trenta cavalieri, Onda no Hachiro Moroshige, un valoroso reputato per la sua forza nella sua provincia di Musashi.
Tomoe si gettò in mezzo alla mischia, spinse il suo cavallo contro quello di Onda, lo spinse, lo rovesciò, lo immobilizzò tenendolo fermo contro il pomolo della propria sella, gli tagliò la testa e lo respinse. Dopodiché si tolse l’armatura e se ne andò verso le province orientali."

 
Tomoe stampa antica 2

Che fine fece poi Tomoe? Nulla si sa di certo, ma la sua figura eroica e tragica ha dato vita a numerose leggende sulla sua sorte.
In alcune si dice che si sia fatta monaca e che abbia recitato sutra in onore del defunto signore di Kiso, fino alla veneranda età di 91; in altre che si sia suicidata;  in altre ancora che sia stata catturata da Wada Yoshimori, un tirapiedi di Minamoto no Yoritomo, costretta a diventare la sua concubina dando alla luce il leggendario Asahina Saburo Yoshihide; oppure che, ormai impazzita, vaghi per le contrade del Giappone con la testa del compagno in un involto.
 
Tomoe fan art

La sua figura leggendaria è ricordata ancora ai giorni nostri: va ancora in scena ad esempio il dramma Noh di Zeami che porta il suo stesso nome.
In esso si narra di un monaco proveniente dalla regione di Kiso e del suo incontro con una donna, durante una sosta a un tempio di Awazu. La donna prega e piange davanti all’altare e rivela al monaco che proprio lì si venera Kiso Yoshinaka e, dopo averlo invitato a pregare per la sua anima, scompare.
Sopraggiunge quindi un contadino che racconta al monaco la storia di Tomoe e Yoshinaka. La notte seguente, mentre il monaco recita sutra in onore della divinità del luogo, appare il fantasma della donna con indosso l’armatura. E' Tomoe, ossessionata dal risentimento per non aver potuto morire insieme a Yoshinaka. Per questo implora il monaco di pregare per lei, affinché la liberi da questa ossessione. Tolta l’armatura e nascosto nel kimono il pugnale, unico ricordo del suo compagno, la donna si allontana verso le montagne di Kiso, coprendosi con un cappello da pellegrino.
 
Tomoe parata

Se non amate il teatro, potete ammirarla durante il Jidai Matsuri che si svolge a Kyoto ogni anno il 22 ottobre. Infatti durante il Gyoretsu Jidai, la spettacolare parata lunga due chilometri e della durata di 5 ore, in mezzo a 2000 persone in costume potete ammirare anche Tomoe.

E se le folle non sono la vostra passione, potete sempre celebrarla visitando uno dei numerosi cimiteri in cui si dice essere sepolta la nostra eroina. Fra tutti ne spiccano due: il Tempio Gichuji nella prefettura di Shiga e il Tempio Tokuonji nella prefettura di Nagano. Il primo è stato fondato nel dodicesimo secolo per celebrare il signore di Kiso; la leggenda narra che Tomoe costruì una capanna di paglia vicino alla sua tomba, cominciò a tenere cerimonie commemorative e alla sua morte fu sepolta qui e una lapide che porta il suo nome lo ricorda. Nel secondo invece si può visitare un museo dedicato alla famiglia Kiso, un mausoleo dedicato a Yoshinaka e la presunta tomba di Tomoe, affacciata su un piccolo santuario e con una statua in bronzo che la raffigura a cavallo.

E meno male che le donne sono definite il sesso debole!

Fonti consultate:
tofugu
iwanami
rossellamarangoni
mononok