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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[MANGA] Ruroni Kenshin - Special Version (Scadenza: 30/11/2014)

[ANIME] Sword Art Online: Extra Edition (Scadenza: 30/11/2014)

[ANIME] La principessa Minerva (Scadenza: 03/12/2014)

[MANGA] Echo/Zeon (Scadenza: 07/12/2014)

[MANGA] Who Fighter (Scadenza: 10/12/2014)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Shin Getter Robo VS Neo Getter Robo, WataMote e Kamigami no Asobi.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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In tempi di remake bastardi e traditori (sì, Yasuhiro Imagawa, sto parlando del tuo "Last Day") trovarsi di fronte una serie di OAV fedele allo spirito dell'originale è una sorpresa gradita e inaspettata. "Shin Getter Robo vs Neo Getter Robo" è un omaggio al Getter Robo dei Seventies, che non disdegna di sfruttare le vecchie ingenuità e le modalità narrative del robotico d'epoca anche alla vigilia del nuovo secolo. Si opta quindi per una trama semplice e lineare: il malvagio Impero dei Dinosauri, sconfitto nel passato grazie al sacrificio di Musashi, torna all'attacco con lo scopo di conquistare il mondo. Ayato e Ryoma sono però feriti e non più idonei a guidare il Getter: urge trovare un nuovo team di piloti per il Neo Getter.

Da qui inizia la vicenda di questi quattro OAV, per un totale di un centinaio di minuti di frenetica azione robotica, con abbondanza di mechasauri e mostri vari. Nessuno degli stereotipi della vecchia scuola viene abbandonato; in particolare, segnalo con piacere come i nemici muoiano eroicamente invocando il nome del loro imperatore (Gore Sama!), un tocco di girella davvero apprezzabile. Un altro è il ritorno di Texas Mack, il robot vaccaro americano che i vecchi fan ricorderanno da alcune puntate del Getter originale: come sempre si tratta di un robot sopra le righe, dotato di mantello, cappello da cowboy, pistole e addirittura di un cavallo meccanico! Non si pongono limiti al trash, ma è un trash innocuo, infantile e decisamente old-school, lontano anni luce dalle 'tamarraggini' moderne e fastidiose di un "Mazinkaiser SKL", tanto per citare una serie moderna con una percentuale di azione robotica superiore al 98%, così come è "Shin Getter Robo vs Neo Getter Robo".

Trattandosi di una serie totalmente dominata dall'azione, si è perso l'altro caposaldo degli anime Anni Settanta, ovvero il patetico e la tristezza a palate, ma avendo a disposizione soltanto quattro episodi non si poteva fare altrimenti. Tutto sommato va bene così, visto la tipologia del prodotto. Il manga originale viene ampiamente rispettato sia nello spirito che nella forma, se non nei dettagli della trama. I nuovi piloti e il Neo Getter sono quindi presi direttamente dai volumi corrispondenti della Getter Saga, quelli trasposti nell'anime del '92. Le animazioni sono davvero ottime, così come il chara design, il mecha design e soprattutto il design dei mostri e dell'imperatore Gore. Negli ultimi episodi Ryoma Nagare torna in scena, con una performance tra il tamarro e il ridicolo del tutto degna del personaggio; nel finale assistiamo all'apparizione del fichissimo Shin Getter Robo, impegnato nella battaglia finale contro l'imperatore Gore trasformato in megaborg da un macchinario preso direttamente da "Daitarn 3". Insomma, non si può volere di più: anche se va ammesso che si tratta un anime che non resterà nella storia e che si dimenticherà facilmente, è un onesto intrattenimento che fa il suo dovere, quello di far rivivere lo spirito di un'epoca, e che riesce a far gasare i vecchi fan con belle scene a grande tasso di spettacolarità. Otto.



10.0/10
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Watashi ga Motenai no wa Dou Kangaete mo Omaera ga Warui!, meglio conosciuto come WataMote, è una di quelle opere talmente complesse che redigere una recensione è più un incubo che un piacere. Tratto dal manga omonimo di Nico Tanigawa, "WataMote" è apparentemente un'opera di tipo comico/slice of life con una protagonista decisamente eccentrica e "sopra le righe". All'apparenza, appunto. In realtà ci troviamo dinanzi a una storia crudele fatta di satira spietata che vedrà la protagonista, Tomoko Kuroki, vittima di una serie di sventure che ci mostreranno la sua vita da otaku medio giapponese.

Nonostante le premesse, "WataMote" è un'opera dannatamente profonda, piena di significati intrinseci e allegorie sulla vita moderna, e di come essa crei ogni giorno migliaia di sociopatici e disadattati.

La nostra protagonista, Tomoko, è una ragazza apparentemente come tante altre, pronta ad affrontare l'avventura del primo giorno di liceo dopo una non troppo felice esperienza alle medie e armata unicamente della speranza di diventare popolare... magari trovandosi anche un bel ragazzo che la ami alla follia! Tutti ottimi propositi che si andranno però a scontrare con la dura realtà delle cose: Tomoko è un'otaku convinta come molti suoi coetanei, solitaria e incapace anche solo di spiccicare mezza parola con il terzo, condizione che la porterà spesso a clamorose umiliazioni degne del peggior Fantozzi. Così come il noto Ragioniere, anche Tomoko altri non è che un'allegoria per mostrare allo spettatore la crudeltà, l'arrivismo e l'alienazione della società di cui fa parte e di come i suoi ritmi frenetici creino giorno dopo giorno persone sempre più frustrate ed emarginate. E come può Tomoko ovviare a tale disagio? Ovviamente estraniandosi dal mondo che la circonda attraverso internet, manga, anime e videogiochi; un'ancora di illusoria salvezza da quel mondo troppo brutto e frenetico da affrontare per chi, come Tomoko, ha più paure che certezze. È forse attraverso i dating sim, simulatori di una felicità mai avuta, che la nostra protagonista può ovviare a tanto e tale disagio? La risposta ovviamente è no.

Come tanti ragazzi, Tomoko non desidera altro che entrare a far parte di quella vita ordinaria mostrata in anime e manga e che, per molti come lei, rappresenta uno standard di vita realistico e concreto. Ma la realtà purtroppo non è come pensa che sia e così, a quattro mesi dall'inizio del liceo, Tomoko si ritrova sola più che mai e ignorata totalmente dai suoi compagni di classe. Una solitudine fomentata da paturnie tipicamente adolescenziali che scateneranno in lei un marasma di pensieri continui e ossessivi; un flusso di coscienza degno del miglior Joyce. I suoi martellanti e morbosi monologhi interiori permetteranno allo spettatore di comprendere meglio la psicologia del personaggio, la sua insofferenza verso la banalità delle persone, la sua profonda rabbia mista a invidia nel guardare come per gli altri sia facile riuscire a socializzare e, dulcis in fundo, la sua cecità nell'osservare il mondo che la circonda.

Un'ottusità dai toni profondamente infantili che la pone sempre dinanzi al dilemma: "Perché agli altri sì e a me no? Cos'ho fatto di male per meritarmi ciò?". Tomoko è difatti vittima e carnefice allo stesso tempo, nonostante le continue vessazioni che portano lo spettatore a empatizzare con lei. Indubbiamente Tomoko è un pesce fuor d'acqua nella società in cui vive, ma è altrettanto vero che molte delle sue sfortune altro non sono che il frutto della sua ottusità nel comprendere i propri errori e i propri limiti.

Dopo una panoramica così amara e impietosa, come si può ancora considerare "WataMote" un'opera umoristica? Di sicuro per lo stesso motivo per cui Fantozzi viene considerato da noi un caposaldo del cinema: la sua vena tragicomica.
Le situazioni nelle quali si va a cacciare Tomoko sono delle più disparate, come ad esempio le bugie dette alla cugina per non apparire sfigata e puntualmente sgamate, le frasi inopportune dette a perfetti estranei per apparire simpatica, le facce inquietanti fatte nei momenti di estraneazione mentale, il rapporto con i genitori e il fratello minore di cui è profondamente invidiosa, le strampalate fantasie erotiche, la sfortuna impietosa che le si abbatte addosso ogniqualvolta ve n'è l'occasione, le aspettative sul lavoro in fabbrica che vengono brutalmente disattese e il rapporto di amore/odio con la ex compagna di classe Yu, prima otaku come lei e ora figa più che mai.

Tutto ciò diverte e anche tanto, ma questa peculiarità di "WataMote" in realtà è una lama a doppio taglio parecchio velenosa, soprattutto per chi vive uno stile di vita molto vicino a quello nerd/otaku/geek.
Se da un lato Tomoko ci appare un personaggio smarrito, confuso e da coccolare, dall'altro rispecchia totalmente uno spaccato di vita realistico e altamente tragico per chi, come lei, ha vissuto un'adolescenza fuori dal coro e di cui porta ancora le ferite. Una satira che fa più volte ridere, ma che è anche in grado di angosciare con i suoi toni impietosi e in cui è fin troppo facile immedesimarsi; una satira che rode nel profondo e che lascia parecchio amaro in bocca.
Qual è dunque la morale di tutto ciò? Nessuna, "WataMote" è, brutalmente parlando, una crudele, spietata e quanto più diretta rappresentazione di un certo tipo di quotidiano moderno e più di questo non pretende, né vuole, essere.

Tecnicamente la serie è perfetta, le animazioni scorrono piacevolmente e senza intoppi, la regia è sagace e migliora tantissimo la narrazione rispetto al manga, così come il commento sonoro è di prima scelta e azzeccatissimo alle vicende narrate.

Concludendo, "WataMote" è una serie per stomaci forti che va subito al dunque e con grande stile, una perla a suo modo rivolta a un pubblico maturo, capace di analizzare sé stesso con quella giusta dose di realismo e autoironia. Astenersi dunque permalosi e/o suscettibili, rovinereste l'atmosfera.



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"Kamigami no Asobi", adattamento anime dall'omonima visual novel uscita l'anno scorso per Broccoli, incarna tutto ciò che il perfetto reverse-harem dovrebbe essere: allegro, leggero, dolce e un po' demenziale. Inizialmente titubante a intraprenderne la visione per la paura di ritrovarmi di fronte a un nuovo "Amnesia" o altre produzioni del genere alquanto scarse, sono invece rimasta piacevolmente sorpresa dalla comicità, dal valore dei personaggi e dall'autoironia che pervadono tutte le dodici puntate.

La trama vede Yui Kusanagi, una comune studentessa giapponese la cui famiglia gestisce un tempio shintoista, venire improvvisamente evocata in una dimensione parallela, che altro non si rivela essere che un'accademia fondata dallo stesso Zeus, re dell'Olimpo e, in questo caso, preside della suddetta scuola. Il compito della nostra eroina sarà insegnare gli usi e i costumi della società umana, fino all'amore e i sentimenti, a divinità provenienti da diverse aree del mondo.

Una delle cose che colpiscono sin dal primo istante è senza dubbio il carattere della protagonista. Yui parla, prende l'iniziativa, ride e piange insieme agli dei. Sembrerà strano che annoti queste caratteristiche, ma purtroppo, in queste produzioni tratte dagli otome game, le ragazze non sempre hanno una personalità ben definita.
Anche gli Dei, tra personaggi principali e altri di contorno, sono ben delineati: innanzitutto, non tutti corrono ciecamente dietro alla protagonista, e il tipo di relazioni che con lei sviluppano vanno dall'amicizia alla semplice compagna di studi, alla persona speciale. Alcuni maturano notevolmente nel corso della storia: prendiamo Hades, che dalla paura di approcciarsi con le persone per paura di causare sfortuna impara ad apprezzare la compagnia del gruppo, o ancora il dio Loki, all'apparenza una peste in grado di causare solo guai, ma in fondo attento a proteggere coloro per cui prova affetto.

Da aggiungere a tutto questo il vero punto forte della serie, ossia la comicità, che qui diventa la ciliegina sulla torta (se non sbaglio c'è una battuta pure su questo modo di dire in una puntata). In particolare il dio del Sole Apollon, a neanche trenta secondi dall'inizio, ci delizierà con una bellissima trasformazione in stile Sailor e come premio, nell'ultima puntata, vedremo parzialmente anche le trasformazioni dei suoi colleghi. Vi sono poi romantiche cavalcate su cavalli alati, ragazzi che inciampano nel nulla (la scusa più comune per creare situazioni equivoche), spogliarelli d'inverno e sotto la pioggia, professori che sembrano provare particolare soddisfazione a schiantare le mani sulle mura e a re-inventare le favole dell'infanzia con tremendo, esilarante cinismo. Ma non vi anticipo altro, sia perché le gag sono davvero troppe sia per lasciarvi il gusto di scoprirle.

Dal punto di vista tecnico, abbiamo una grafica molto ben curata, con qualche semplificazione dei tratti nelle scene dalla prospettiva più distante, ma nulla di davvero notevole. I design delle divinità sono questione di apprezzamento personale e a me non sono dispiaciuti. Assolutamente moe quando vengono ritratti in versione chibi nei siparietti in coda. Ancora più notevole è però è la colonna sonora, con melodie diverse associate ai singoli personaggi, e talvolta anche malinconiche.

Riassumendo, quando meno me l'aspettavo, "Kamigami no Asobi" si è rivelato davvero un buon mix di tutte le caratteristiche sopra elencate e, soprattutto in virtù di novità quali una protagonista la cui simpatia rende facile l'identificazione, per una storia dotata di capo e coda, e specialmente per l'irresistibile allegria che accompagna la spettatrice dalla prima all'ultima puntata, penso di poter per una volta arrotondare per eccesso un giudizio già di per sé buono. Voto: 7,5 (8).