In occasione dell'evento WonderCon, tenutosi il 6 e 7 giugno a Bari, presso la Fiera del Levante, noi di AnimeClick.it, presenti con il nostro stand, abbiamo avuto il piacere di intervistare Giorgio Vanni, il re delle sigle italiane, Yuriko Tiger, famosa cosplayer/idol, e Piero Bencresciuto, uno degli organizzatori del WonderCon. Vi lasciamo ai video e alla trascrizione delle interviste.
 
Intervista a Giorgio Vanni
 

AnimeClick: Ciao amici di AnimeClick, siamo qui con Giorgio Vanni, il re delle sigle italiane che molto gentilmente grazie al Wondercon ci ha concesso questa intervista esclusiva.

Giorgio Vanni: Ci mancherebbe. Ciao ragazzi di AnimeClick.

AC: Prima domanda: abbiamo avuto indiscrezioni per quanto riguarda la nuova sigla di Lupin, che canterai a quanto pare con Moreno, famoso rapper italiano. Puoi darci qualche indiscrezione in più?

GV: Allora, notavo che la tua maglietta è bellissima, hai veramente una bellissima maglietta.

AC: Grazie mille, è il logo del nostro sito. Questo è un modo per deviare la risposta.

GV: No, no, è una maglietta veramente bella. Passa alla seconda. No, io vorrei parlare, però so che dobbiamo assolutamente aspettare delle comunicazioni ufficiali, ecc…

AC: Anche per quel che riguarda la messa in onda?

GV: Sì, non è per essere sviante o non gentile o educato ma…

AC: Capiamo, capiamo. Guardi anche tu gli anime? Segui le serie di cui canti le sigle?

GV: Assolutamente.

AC: Hai una serie preferita?

GV: A me piace tantissimo “Dr. Slump e Arale”, “Dragon Ball” sicuramente, “Pokémon” la prima e “The Johto Champions League”, che dovrebbe essere la quarta o la quinta. Però il cartone che mi piace di più, “One Piece” mi fa impazzire, il colore, i disegni, eccetera, eccetera, però c’è un cartone nel mio cuore che è “Capitan Harlock”.

AC: Data la tua bellissima voce, hai mai pensato di darti al doppiaggio?

GV: No. No perché non sono capace e ho proprio un accento terrificante milanese. Capito né?
L’ultima?


AC: Qual è il tuo rapporto con i fan?

GV: Ah no, tremendo. Proprio brutto, non ci vogliamo bene per niente…
No, è fantastico. Il mio rapporto con i fan, il nostro rapporto, mio e quello dell’ammiraglio Max sta crescendo sempre di più, c’è un grande affetto, una grande riconoscenza da parte loro per quanto riguarda le sigle che li hanno accompagnati e tu forse ne sai qualcosa dato che hai l’età…


AC: Certo.

GV: Li hanno accompagnati nella loro infanzia, nella loro adolescenza, e noi la riconoscenza di questo grande affetto, bellissimo.

AC: Grazie mille. Un saluto ad AnimeClick?

GV: Certo! What is my destiny, AnimeClick… No, vi conosco, fighissimo il sito. Ciao a tutti AnimeClick!
 
Intervista a Yuriko Tiger
 

AnimeClick.it: Konnichiwa! Siamo qui con Yuriko Tiger al WonderCon di Bari. Io sono Andromeda e le faccio l’intervista. Prima domanda: quando ti sei avvicinata al mondo del cosplay e come mai?

Yuriko Tiger: Io mi sono avvicinata al mondo del cosplay quando avevo 13 anni per puro caso, ovvero leggevo manga fin da piccola, più o meno dagli 11 anni, e per caso leggendone uno, alla fine del manga, c’era la pubblicità di Lucca Comics & Games 2007. Così sono andata con dei miei amici per vedere cosa fosse, non pensando nemmeno che ci fossero i cosplay in Italia, cioè ero completamente fuori dal mondo! E così mi si è aperto un mondo, e l’anno dopo ho fatto il mio primo cosplay che è stato Haruhi Suzumiya. Mi sono avvicinata semplicemente perché mi sembrava un sogno ad occhi aperti. Ho sempre voluto diventare qualcuno che non ero io, un personaggio per un giorno, e mettermi alla prova.

AC: Ecco, a proposito di questo, quali sono stati i primi personaggi di cui hai fatto il cosplay dopo Haruhi?

YT: Quasi tutti i personaggi di Haruhi! Haruhi, Mikuru, Yuki Nagato, Tsuruya… Ero davvero molto fissata con quest’anime. Poi ne ho fatti tanti ma, come dire, i primi cosplay non erano i migliori, anzi. Ho fatto Code Geass, Euphemia, Nico Robin da One Piece… E ne ho fatti anche tanti che non erano per niente conosciuti in Italia, molto semplici, e all’inizio me li facevo da sola, quindi magari la qualità non era buonissima, perché facevo un corso di cucito, ma se qualcuno segue la mia pagina o il mio canale, sa che a me non piace cucire (ride)

AC: A quale cosplay sei più affezionata?

YT: Allora, uno è stato Sonic The Hedgehog, che ho portato a Lucca 2012 e purtroppo quella Lucca mi ha portato bellissime esperienze quanto brutte, perché purtroppo il cosplay si è rotto, perché c’è stata la grande alluvione di Lucca che come ogni anno ci attende… Però è stato uno dei cosplay a cui sono più affezionata e spero di riportarlo e appena ho un po’ di tempo lo aggiusto, e un altro è Inoshima Junko.

AC: Cosa ti ha spinto ad andare in Giappone?

YT: Cosa mi ha spinto… Io volevo cambiare vita, volevo dare un senso alla mia vita, e volevo darmi un obiettivo. Quindi più o meno ai 15, 16 anni circa, mi sono messa a lavorare dicendo: io voglio provare a vivere all’estero, voglio avere nuove esperienze e avere delle responsabilità. Comunque ovviamente da ragazzina stavo a casa dei miei genitori, lavoravo anche con loro, quindi volevo avere un’esperienza e soprattutto volevo realizzare i miei sogni.

AC: Com’è vivere in Giappone?

YT: Allora, viaggiare in Giappone è la cosa più bella del mondo, ok? Tutto ti sembra fantastico, tutto è bellissimo, ma quando tu ci devi vivere, specialmente in una grande metropoli come Tokyo, non è esattamente come te lo aspetti. O meglio, tutte quelle cose che vedi viaggiando, pian piano quasi si frantumano, cioè vedi la realtà, ovvero che il Giappone ha anche i suoi difetti. E per uno straniero secondo me non è facile in Giappone, perché comunque è stato un paese che è stato chiuso fino a pochi anni fa, quindi magari trovi chi ha la mentalità molto aperta, ma anche chi ha ancora la mentalità di un certo tipo e magari non ci può vedere di buon occhio, giustamente. (ride)

AC: Puoi raccontarci qualche aneddoto o sfatare qualche falso mito sul Giappone?

YT: Ok. Una cosa che tanti pensano è: Giappone = cosplay, Giappone = cosplay gratis, Giappone = cosplay ovunque. No, non è assolutamente vero. Il cosplay in Giappone si paga. Per andare agli eventi e ai raduni tu paghi. Il Comiket è una fiera gratuita tranne se devi fare cosplay. Se devi fare cosplay paghi circa 10 euro, e invece per i raduni 20 euro per fare le foto. In Giappone non puoi fare cosplay ovunque, perché comunque darebbe fastidio ai passanti, e spesso molte cosplayer sono esagerate. In Giappone esiste una cosa chiamata “Cosplay Gravure”. Spesso il cosplay non è visto come una cosa: “ah sono tutti ragazzini, ci teniamo per mano, siamo tutti amici, è una passione” no, lì c’è proprio un business che gira intorno al mondo del cosplay: le riviste, i negozi… E il lato adulto, cosa che in Italia non si vedrebbe mai! Invece il Giappone è molto aperto. Spesso mi sento dire: “le giapponesi sono tutte brave, buone e carine, ma non è che perché sembrano delle bambine siano tutte così. E’ un paese come un altro e le persone sono come tutte. Non che sia una cosa brutta, è una cosa naturale, non è che il Giappone sia il mondo degli unicorni volanti e tutto è bello e rosa. (ride)

AC: Quindi abbiamo sfatato qualche falso mito. Passiamo ad altro, com’è la tua giornata tipo?

YT: La mia giornata tipo varia molto perché il mio lavoro, ragazza immagine/talent televiviso, chiamiamolo come vogliamo, cosplayer per eventi appunto, mi chiamano solo ad eventi oppure in certe giornate. Praticamente la mia giornata tipo è: mi vesto, vado a scuola, faccio delle lezioni al mattino o al pomeriggio, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, a seconda di quale corso faccio, se ho del lavoro stacco, spesso mi capita anche di non andarci perché sta proprio negli orari di punta, vado a fare prima un meeting col manager, una o due ore prima, poi faccio il meeting di cosa devo fare, e poi vado all’evento. Finisco, e o ritorno a casa a studiare, o mi guardo anime, oppure rispondo alle lettere di molti fan.

AC: A quali eventi partecipi?

YT: A quasi tutti gli eventi cosplay, però recentemente mi è capitato di lavorare anche per eventi non cosplay, tipo per business, pubblicità.

AC: Mi ricordo tempo fa di aver visto su Facebook delle tue foto in un giornale gravure forse?

YT: No, forse stai parlando di un anno e mezzo fa quando ho fatto l’unico servizio fotografico gravure insieme ad altre idol molto famose delle SKE48, e ho fatto il mio primo primo e ultimo servizio fotografico in costume da bagno. Poi ho voluto staccare un po’ perché comunque è stata una cosa imposta. In Giappone non è che funziona tutto come: io voglio fare… E diventerai quello. Spesso ovviamente il lavoro di un produttore e un manager è anche dire: “la tua immagine è questa” e sta a te decidere se cambiare la tua immagine oppure andare contro e decidere di testa tua, io sono andata contro e ho deciso di testa mia (ride).

AC: Sappiamo che sei andata in Giappone inizialmente per studiare, da cosa è nato questo tuo sogno di diventare una idol/cosplayer?

YT: In realtà è nato da quando ho fatto il mio primo cosplay. Io ero una ragazza molto timida, molto imbranata, non sapevo ballare, e non ero fotogenica per niente… Ero una frana, la solita ragazzina un po’ sfigata che sta sempre da sola a leggere manga, ecco, io teoricamente ero quella. Quando ho fatto il mio primo cosplay e sono andata sul palco per una volta mi sono quasi sentita apprezzata, ho capito che anch’io potevo mettermi in gioco e migliorare su tante cose, e da lì ho scoperto che il palco mi piaceva! Mi piaceva fare dei balletti, mi piaceva avere un pubblico, e volevo far divertire ancora di più questo pubblico, così ho deciso di diventare un personaggio che io non avevo, io non ho avuto un idolo da seguire, non avevo nessuno da cui prendere ispirazione, e quindi mi son detta che sarebbe bello se lo diventassi io per altri, e così ho iniziato.

AC: E infatti lo sei diventata. Come hai iniziato a muovere i primi passi in questo mondo? Cosa consigli a chi, da qui, ha il sogno di diventare una idol? Cosa bisogna fare?

YT: Intanto bisogna andare con molta cautela, fare molta attenzione, perché di prese in giro ce ne sono molte. Anche nel mondo dello spettacolo giapponese, se uno ti propone qualcosa, non dire: sì ok, ti do tutto quello che ho per fare questo, ma bisogna stare molto attenti. Io all’inizio ho ricevuto delle proposte di lavoro che poi non sono mai andate in porto, oppure ho fatto degli eventi in cui l’organizzatore è scappato. Io lavoravo già per un’altra agenzia di immagine e talenti solo per stranieri, e lì ce ne sono tante di agenzie per stranieri, per fare anche delle comparse televisive.

AC: Ma dall’Italia si può accedere?

YT: Sì, basta mandare il curriculum alle agenzie e fare provini, oppure andare lì e dire: “salve, cercate stranieri? Io posso fare questo, ecc.” e prendere appuntamento, se sono interessati ovviamente la cosa va in porto. Anche se, io ho avuto diciamo un po’ la fortuna che dopo questa agenzia ho trovato il mio manager per caso. Aveva la sua piccolissima agenzia, e mi ha detto che voleva farmi da manager. Abbiamo parlato un po’, abbiamo firmato il contratto dopo un po’ di mesi che mi ha visto all’opera sia alle fiere che agli eventi, e alla fine abbiamo deciso di lavorare insieme e sta andando bene. E’ una piccola agenzia, quindi mi trovo bene perché col mio manager ho un buon rapporto, sembra tipo un secondo papà adesso. Però, bisogna stare attenti appunto alle grandi agenzie invece. Più sono grandi più hai tante regole strette, tipo non avere un ragazzo… Poi dipende, io non sono proprio una idol tipo j-pop. Loro usano su di me il termine cosplayer/idol, perché sono tipo una cosplayer da idolare, ma non tanto, perché io non mi faccio costumoni, io non ho mai vinto gare grosse, ma come persona che si è realizzata da sola e sta continuando per la sua strada, quindi è questo il punto. Io comunque ballo per gli eventi, ho fatto un sacco di lavori: ho provato a fare la doppiatrice, sto girando un film, ho fatto un cd musicale, ho fatto delle pubblicità… Sono tutte cose nuove, nuove esperienze, effettivamente una idol fa un po’ di tutto. Più che idol io sono definita “talent”, ovvero personaggio del mondo dello spettacolo. Che poi non è che abbia chissà quale talento, so suonare il violino, la chitarra… No, semplicemente faccio tante piccole cose e mi creo da sola.

AC: Ultima domanda, quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

YT: Dunque, i miei obiettivi per il futuro… Anche se è difficile, perché uno pensa: “Ah sei famosa? Che ci vuole!” No, perché dedichi praticamente la tua vita ad altri, tu non hai più una vita privata, e la dedichi alle persone, che non capiscono magari, e pensano che la vita di un’artista sia tutta rosa e fiori, bellissima e paccata di soldi… Non è assolutamente vero, specialmente in Giappone. Però io sono sempre convinta di continuare su questa strada, voglio migliorare me stessa, ovvero voglio fare nuove esperienze, quindi migliorarmi nel campo sia come attrice, doppiatrice, vorrei anche studiare canto e ballo professionale quando un giorno l’agenzia me lo permetterà e avrà i fondi, perché per adesso è ancora un po’ “fai da te”, e quindi di continuare su questa strada e condividere la cultura pop giapponese anche in Italia.

AC: Ok, allora ringraziamo Yuriko, e alla prossima, ja ne!
 
Intervista a Piero Bencresciuto
 

AnimeClick: Ciao amici di AnimeClick, siamo qui con Piero, l’organizzatore del Wondercon, che molto gentilmente ci ha concesso di essere presenti a questa bellissima fiera organizzata presso la Fiera del Levante con il nostro stand. Facciamo un’ intervista per sapere un po’ le statistiche di questa fiera. Come è andata? Un bilancio della seconda giornata?

Piero Bencresciuto: Prima di tutto devo fare una precisazione. Premetto, scusate la stanchezza perché siamo provati dalle due giornate oltre a tutto ciò che abbiamo fatto prima a livello organizzativo. La cosa che voglio dire subito è che non è che l’ho fatto da solo il Wondercon. Siamo più persone. Vabbè ci sono io, c’è Luca Margari, c’è anche il gruppo Chiasso e poi tanti altri ragazzi che lavorano con noi… Dario, Giuseppe… Insomma è tutta la squadra. Siamo tanti, con passione.

AC: Un bilancio più o meno, visto che siamo alla seconda giornata che si sta quasi concludendo, manca solo il concerto di Cristina D’Avena. Statistiche? Affluenza?

PB: Inutile dirvi che siamo contentissimi. L’affluenza non la possiamo ancora quantificare perché ovviamente siamo ancora aperti, però sui social network già impazzano le fotografie.

AC: Esatto. È stato un successo.

PB: Sì, fortunatamente è stato veramente un successo e siamo contenti di quello che comunque c’è stato. Abbiamo comunque portato un modo di vivere, una fiera del fumetto che poi non è solo fumetto perché Wondercon è una fiera che racchiude tutta una serie di tipologie: il fumetto, il mondo del web, quello dei film e ovviamente quello dei videogiochi. Abbiamo voluto unire un pochettino tutto e per il momento sta funzionando. Si vede, è andata bene ma per il resto non vi sappiamo dire ancora quanto. Le foto parlano da sole.

AC: Esatto. Immaginiamo la difficoltà nell’organizzare il tutto, chiamare gli ospiti… Immaginiamo sia stata abbastanza difficile.

PB: Sì, anche perché ogni volta che si organizza un evento, più grande è l’evento e più sono i problemi, però quando c’è passione, voglia di fare, competenza nel settore, comunque i problemi si risolvono sempre.

AC: Abbiamo visto che ci sono tanti youtubers. Come mai questa scelta? E’ stata una tattica?

PB: In realtà abbiamo provato comunque a portare il meglio di ogni settore. Anche se ci sono stati molti youtubers, ci sono state anche delle case importanti come Shockdom e Jpop, c’è stata anche la nostra barese Hyppostyle e tante altre.I disegnatori anche di Shockdom …
Ovviamente lo youtuber oggi ha sul pubblico giovane un po’ più di “tiraggio” perché è il fenomeno del momento, quindi abbiamo comunque voluto unire tutto.
Poi abbiamo anche scelto gli youtubers, abbiamo per noi gli youtubers più significativi. Ce ne sono ovviamente anche tanti altri però abbiamo tentato di fare il meglio che potevamo.


AC: Si è visto. Cosa ne pensi del fenomeno delle fiere del fumetto al Sud? È in forte espansione? Sta andando bene secondo te?

PB: Io devo dire che comunque le fiere al Sud ci sono. Ci sono tante realtà, tante situazioni nei paesi da Lecce a Foggia, mentre adesso c’è anche Bari. Penso che sia arrivato il momento che anche la nostra Puglia per questa tipologia di settore si faccia sentire. È quello che abbiamo voluto fare con Wondercon, cioè riuscire a portare quella che è una grande fiera qui in Puglia.

AC: Appunto, visto il successo che ha avuto e sta avendo ancora, perché non è ancora finita, pensi già di organizzare un eventuale seconda edizione? Puoi darci questa indiscrezione?

PB: Attenzione, ripeto sempre che non organizzo ma organizziamo. Siamo una famiglia, una squadra.
Be’ sicuramente il pensiero lo abbiamo già fatto però… Seguite le nostre pagine internet e Facebook e vedrete anche tante novità.


AC: Perfetto. Allora direi di ringraziare tantissimo Piero che ci ha concesso questa presenza.

PB: Io ringrazio AnimeClick che ha voluto essere con noi al Wondercon. Grazie a tutti quanti.

AC: Un saluto ad AnimeClick e alla prossima. Ciao!


 
In giro per la fiera abbiamo avuto anche il piacere di incontrare Yotobi, Alberto Pagnotta e Leonardo Graziano, che molto gentilmente hanno salutato AnimeClick.