"Niente sesso, siamo giapponesi!": così recitava il titolo di un documentario della BBC di un paio di anni fa, in cui si metteva in evidenza come, nonostante un mercato del porno in costante ascesa, nell'isola del Sol Levante fossero moltissime le persone che non solo non facevano sesso ma non erano nemmeno interessate all'argomento.
In un paese che non ha il retaggio culturale del Cristianesimo (in cui il piacere derivante dal sesso è visto come peccato) ci si immaginerebbe una sessualità libera e gioiosa, invece i giapponesi hanno decisamente un rapporto conflittuale e a volte confuso su quella che è il mondo del sesso, non solo come approccio verso l'altra persona, ma anche per quello che riguarda educazione sessuale e contraccezione.
Infatti in un paese dove per il Codice Penale si è considerati adulti a livello sessuale all'età di 13 anni (!), l'educazione sessuale a scuola è ancora mal vista dalle frange conservatrici del governo, tanto che ad alcuni insegnanti è stato "consigliato" durante le loro lezioni di "non insegnare i nomi degli organi sessuali", "non spiegare come avvengono i rapporti sessuali, né come si usa il profilattico", fino ad evitare anche di menzionare il ciclo mestruale delle donne. Senza contare che le lezioni di educazione sessuale non sono un vero e proprio corso a sé stante, ma sono all'interno di altre materie, che sia educazione fisica, educazione civica o attività generiche della classe.
Eppure i giapponesi vorrebbero saperne di più: da varie ricerche si è visto che i liceali desidererebbero avere corsi a scuola soprattutto per conoscere meglio i rischi legati alla sessualità, per capire meglio l'altro sesso e per imparare come usare sia il preservativo che la pillola. Inoltre il 65% della popolazione è favorevole all'insegnamento dell'educazione sessuale già nei bambini, il 71% ritiene che bisognerebbe informare meglio i giovani sulle malattie sessualmente trasmissibili e il 60% sull'uso corretto del preservativo.
Infatti a tutt'oggi il metodo contraccettivo più usato in assoluto in Giappone è proprio il profilattico mentre la pillola è usata solo dal 2,2% delle donne (secondo uno studio del Ministero della Salute). Ma come mai questo divario? Forse non tutti sanno che la pillola fu messa in commercio nel Sol Levante solo nel 1999 (mentre nella cattolica Italia fu messa in commercio nel 1965 dapprima solo per le donne sposate con problemi di salute e poi nel 1971 ne fu legalizzato anche l'uso anticoncezionale), mentre paradossalmente l'aborto fu legalizzato nel 1949 con quella che fu chiamata The National Eugenic Law diventata poi nel 1996 The Maternal Protection Law. Nel dopoguerra infatti il governo volle questa legalizzazione precoce per prevenire un possibile boom delle nascite pericoloso per la ripresa economica e allo stesso fine si impegnò a caldeggiare l'uso del profilattico.
Quando la pillola fece la sua comparsa in America all'inizio degli anni 60, in Giappone ci fu un netto rifiuto: molti si opposero affermando che non era naturale, che era costituita da sostanze chimiche pericolose e che avrebbe contribuito ad una degenerazione morale della società con il rischio di rendere le ragazze troppo attive sessualmente.
Queste argomentazioni presero nuova forza durante gli anni 90 quando salì alla ribalta il fenomeno dell'enjokusai, cioè dei rapporti sessuali fra adolescenti e uomini molto più grandi di loro: l'opinione generale fu quindi che continuare a vietare la vendita della pillola avrebbe potuto dissuadere le ragazze da intraprendere simili comportamenti. Cosa ovviamente non vera: le ragazze semplicemente ricorrevano più spesso all'aborto.
Ma quando nel 1999 fu messo in commercio il Viagra, scoppiò una crisi mediatica seria: l'ipocrisia delle autorità sanitarie fu messa alla berlina dai giornalisti e dalle associazioni femministe e quindi la pillola fece il suo debutto nell'arcipelago.
Ma quarant'anni di demonizzazione non si cancellano in un giorno e la pillola è ancora mal vista in primis proprio dalle donne: invece di vederla come una liberazione, la sentono come uno stress fisico, perché è una sostanza che altera il normale funzionamento del corpo ma anche emozionale perché permette agli uomini di svicolare dalle loro responsabilità (cosa che invece succede meno con il preservativo).
Alla base c'è sicuramente un problema d'informazione e soprattutto di esagerazione sui possibili effetti collaterali.
Messe così le cose, sembrerebbe che i giapponesi passino le loro giornate a fare sesso: niente di più falso! Sembra che la sessualità sia per loro una pratica "fastidiosa" di cui si è felici di sbarazzarsi al più presto superata una certa età. Alla domanda "Dopo il matrimonio, fino a che età pensate che la vostra donna sia desiderabile?" posta nel 2014 in un sondaggio online il 24,2% ha risposto 40 anni,seguito dal 18,2% per i 50 anni e dal 15,2% per i 45. Le cause sono sempre le stesse: problemi a creare la giusta intimità, mancanza di voglia e di tempo. Bisogna tenere in considerazione che la tipica famiglia giapponese è spesso composta da nonni e figli che vivono tutti sotto lo stesso piccolo tetto e ciò confina la sessualità all'esterno, nei love hotel.
Inoltre i ritmi della vita giapponese, così frenetici, non aiutano a far conciliare ore libere e voglia di fare l'amore; la vita di un impiegato è scandita da orari implacabili: dalle otto del mattino a mezzanotte in ufficio, con una pausa pranzo brevissima, dal lunedì al sabato, a volte anche la domenica... trovare spazio per la famiglia diventa un'impresa impossibile. Se nel 2010 le coppie sposate che non facevano più sesso erano il 40,8%, nel 2013 erano salite al 55,2%: non può stupire quindi che la natalità sia ai minimi storici!
Sebbene siano arrivati da parte del governo degli aiuti economici per incentivare le nascite, poco è stato fatto per dare ai giapponesi il tempo per farli questi bambini! Di tutto questo ne risentono soprattutto le giovani generazioni cresciute senza padri, troppo assorbiti dal lavoro, e con madri troppo prese dalla cura della casa; i ragazzi rifiutano di seguire questi modelli a tal punto che preferiscono restare single a vita. Senza sesso.
Quasi una coppia su cinque dichiara che il sesso è un fastidio e quasi un ragazzo su tre che non ha interesse al sesso, benché molti sostengano che sia una forma di comunicazione fra le persone. Quindi a questo punto viene da chiedersi se alla base non ci sia un problema di socialità: uno studio del 2010 mostrava che il 28% degli uomini e il 23% delle donne in un'età compresa fra i 18 e i 34 anni rifiutavano a priori di avere una relazione sentimentale. Il fenomeno è conosciuto come sekkusu shinai shokogun ovvero "la sindrome del celibato". Nel 2011 il 61% degli uomini e il 49% delle donne non sposate (sempre fra i 18 e i 34 anni) non avevano un compagno. In questi ultimi anni poi sono stati coniati nuovi termini per descrivere alcune categorie di uomini.
Esistono gli soshoku, cioè gli "erbivori", ragazzi di circa vent'anni, eterosessuali, che hanno pochissimo interesse verso l'altro sesso e tutto ciò che ne deriva. Amano prendersi cura di se stessi e sono totalmente passivi verso il genere femminile. Dall'altra parte ci sono i nikushoku, cioè i "carnivori", personalità indipendenti e dominanti, dalle idee chiare sulla loro vita, insomma i portavoce del classico modello maschile. Il "problema" è che dalle ultime statistiche si evince che il 60% dei ragazzi si considera soshoku. In mezzo c'è un'infinita varietà di sottotipi, dal gyoshoku danshi (che aspetta pazientemente che la ragazza prescelta si innamori di lui, non si sa come) al rolled cabbage danshi (che fa credere di essere un erbivoro, salvo poi rivelarsi alla distanza un carnivoro).
E le donne? Affermano di essere ben felici di non doversi occupare di un uomo oppure badano al sodo, facendosi la nomea di "material girl", interessandosi più al conto in banca che ai sentimenti e cercando il pollo... ehm l'uomo giusto ai "gokon", uscite di gruppo fatte apposta per conoscere persone del sesso opposto.
Eppure in materia di erotismo il Giappone avrebbe molto da raccontare: dal periodo Edo (1660-1868) con le shunga (stampe ukiyo-e raffiguranti l'atto sessuale in varie posizioni) all'ero guro degli anni 30 (arte erotica grottesca) arrivando ai film pornografici negli anni 60, il Sol Levante ha dimostrato una certa apertura mentale in materia di sessualità. L'industria del sesso è diventata ai giorni nostri una vera e propria macchina da guerra, spaziando dai manga e anime erotici (i famosi hentai) ai film ai videogiochi, spesso tradotti ed esportati in tutto il mondo, a testimoniare quanto possa essere trasversale il gusto nipponico. La scelta è ampia per i giovani giapponesi e di facile fruibilità: troverete materiale pornografico in bella vista a fianco a riviste/manga/dvd/figure assolutamente innocui (è capitato alla sottoscritta di ritrovarsi nel reparto hentai assolutamente senza accorgersene o di fissare figure moe e sembrare interessata a quelle discinte tanto erano vicine....).
E se fino a qualche anno il mondo del porno era maschiocentrico, ora si inizia a pensare anche al gusto femminile, visto che il numero delle donne nubili e con uno stipendio da spendere aumenta sempre di più. Due aziende in particolare, la Silk Labo e la Love Place si sono lanciate nella sfida di produrre film porno per signore: si mette in scena una visione del sesso senza violenza, senza dominazione maschile e con storie in cui i partner si danno piacere vicendevolmente. La ricetta è perciò semplice: prendi attori molto sexy (definiti eromen, unione delle parole erotismo e ikemen che in giapponese significa bell'uomo), aggiungi un po' di erotismo e una buona dose di romanticismo e il gioco è fatto! Sembra che le giapponesi apprezzino molto questa nuova corrente, dove, a differenza del porno classico, gli uomini sono dolci e la sessualità è quella che potrebbero avere coppie normali, con scene molto hot ma sempre con quel tocco di favola che tanto piace alle donne nipponiche, nubili sì, ma per loro scelta.
Ovviamente la realtà ha sfaccettature molto più complesse che questo breve approfondimento non può affrontare, anzi se voi che leggete avete avuto esperienze in questo campo (relazioni sentimentali con i/le giapponesi) condividetele con noi commentando qui sotto! Mi raccomando però sempre con educazione e con terminologie corrette!
Fonti consultate:
Dozodomo
In un paese che non ha il retaggio culturale del Cristianesimo (in cui il piacere derivante dal sesso è visto come peccato) ci si immaginerebbe una sessualità libera e gioiosa, invece i giapponesi hanno decisamente un rapporto conflittuale e a volte confuso su quella che è il mondo del sesso, non solo come approccio verso l'altra persona, ma anche per quello che riguarda educazione sessuale e contraccezione.
Infatti in un paese dove per il Codice Penale si è considerati adulti a livello sessuale all'età di 13 anni (!), l'educazione sessuale a scuola è ancora mal vista dalle frange conservatrici del governo, tanto che ad alcuni insegnanti è stato "consigliato" durante le loro lezioni di "non insegnare i nomi degli organi sessuali", "non spiegare come avvengono i rapporti sessuali, né come si usa il profilattico", fino ad evitare anche di menzionare il ciclo mestruale delle donne. Senza contare che le lezioni di educazione sessuale non sono un vero e proprio corso a sé stante, ma sono all'interno di altre materie, che sia educazione fisica, educazione civica o attività generiche della classe.
Eppure i giapponesi vorrebbero saperne di più: da varie ricerche si è visto che i liceali desidererebbero avere corsi a scuola soprattutto per conoscere meglio i rischi legati alla sessualità, per capire meglio l'altro sesso e per imparare come usare sia il preservativo che la pillola. Inoltre il 65% della popolazione è favorevole all'insegnamento dell'educazione sessuale già nei bambini, il 71% ritiene che bisognerebbe informare meglio i giovani sulle malattie sessualmente trasmissibili e il 60% sull'uso corretto del preservativo.
Infatti a tutt'oggi il metodo contraccettivo più usato in assoluto in Giappone è proprio il profilattico mentre la pillola è usata solo dal 2,2% delle donne (secondo uno studio del Ministero della Salute). Ma come mai questo divario? Forse non tutti sanno che la pillola fu messa in commercio nel Sol Levante solo nel 1999 (mentre nella cattolica Italia fu messa in commercio nel 1965 dapprima solo per le donne sposate con problemi di salute e poi nel 1971 ne fu legalizzato anche l'uso anticoncezionale), mentre paradossalmente l'aborto fu legalizzato nel 1949 con quella che fu chiamata The National Eugenic Law diventata poi nel 1996 The Maternal Protection Law. Nel dopoguerra infatti il governo volle questa legalizzazione precoce per prevenire un possibile boom delle nascite pericoloso per la ripresa economica e allo stesso fine si impegnò a caldeggiare l'uso del profilattico.
Quando la pillola fece la sua comparsa in America all'inizio degli anni 60, in Giappone ci fu un netto rifiuto: molti si opposero affermando che non era naturale, che era costituita da sostanze chimiche pericolose e che avrebbe contribuito ad una degenerazione morale della società con il rischio di rendere le ragazze troppo attive sessualmente.
Queste argomentazioni presero nuova forza durante gli anni 90 quando salì alla ribalta il fenomeno dell'enjokusai, cioè dei rapporti sessuali fra adolescenti e uomini molto più grandi di loro: l'opinione generale fu quindi che continuare a vietare la vendita della pillola avrebbe potuto dissuadere le ragazze da intraprendere simili comportamenti. Cosa ovviamente non vera: le ragazze semplicemente ricorrevano più spesso all'aborto.
Ma quando nel 1999 fu messo in commercio il Viagra, scoppiò una crisi mediatica seria: l'ipocrisia delle autorità sanitarie fu messa alla berlina dai giornalisti e dalle associazioni femministe e quindi la pillola fece il suo debutto nell'arcipelago.
Ma quarant'anni di demonizzazione non si cancellano in un giorno e la pillola è ancora mal vista in primis proprio dalle donne: invece di vederla come una liberazione, la sentono come uno stress fisico, perché è una sostanza che altera il normale funzionamento del corpo ma anche emozionale perché permette agli uomini di svicolare dalle loro responsabilità (cosa che invece succede meno con il preservativo).
Alla base c'è sicuramente un problema d'informazione e soprattutto di esagerazione sui possibili effetti collaterali.
Messe così le cose, sembrerebbe che i giapponesi passino le loro giornate a fare sesso: niente di più falso! Sembra che la sessualità sia per loro una pratica "fastidiosa" di cui si è felici di sbarazzarsi al più presto superata una certa età. Alla domanda "Dopo il matrimonio, fino a che età pensate che la vostra donna sia desiderabile?" posta nel 2014 in un sondaggio online il 24,2% ha risposto 40 anni,seguito dal 18,2% per i 50 anni e dal 15,2% per i 45. Le cause sono sempre le stesse: problemi a creare la giusta intimità, mancanza di voglia e di tempo. Bisogna tenere in considerazione che la tipica famiglia giapponese è spesso composta da nonni e figli che vivono tutti sotto lo stesso piccolo tetto e ciò confina la sessualità all'esterno, nei love hotel.
Inoltre i ritmi della vita giapponese, così frenetici, non aiutano a far conciliare ore libere e voglia di fare l'amore; la vita di un impiegato è scandita da orari implacabili: dalle otto del mattino a mezzanotte in ufficio, con una pausa pranzo brevissima, dal lunedì al sabato, a volte anche la domenica... trovare spazio per la famiglia diventa un'impresa impossibile. Se nel 2010 le coppie sposate che non facevano più sesso erano il 40,8%, nel 2013 erano salite al 55,2%: non può stupire quindi che la natalità sia ai minimi storici!
Sebbene siano arrivati da parte del governo degli aiuti economici per incentivare le nascite, poco è stato fatto per dare ai giapponesi il tempo per farli questi bambini! Di tutto questo ne risentono soprattutto le giovani generazioni cresciute senza padri, troppo assorbiti dal lavoro, e con madri troppo prese dalla cura della casa; i ragazzi rifiutano di seguire questi modelli a tal punto che preferiscono restare single a vita. Senza sesso.
Quasi una coppia su cinque dichiara che il sesso è un fastidio e quasi un ragazzo su tre che non ha interesse al sesso, benché molti sostengano che sia una forma di comunicazione fra le persone. Quindi a questo punto viene da chiedersi se alla base non ci sia un problema di socialità: uno studio del 2010 mostrava che il 28% degli uomini e il 23% delle donne in un'età compresa fra i 18 e i 34 anni rifiutavano a priori di avere una relazione sentimentale. Il fenomeno è conosciuto come sekkusu shinai shokogun ovvero "la sindrome del celibato". Nel 2011 il 61% degli uomini e il 49% delle donne non sposate (sempre fra i 18 e i 34 anni) non avevano un compagno. In questi ultimi anni poi sono stati coniati nuovi termini per descrivere alcune categorie di uomini.
Esistono gli soshoku, cioè gli "erbivori", ragazzi di circa vent'anni, eterosessuali, che hanno pochissimo interesse verso l'altro sesso e tutto ciò che ne deriva. Amano prendersi cura di se stessi e sono totalmente passivi verso il genere femminile. Dall'altra parte ci sono i nikushoku, cioè i "carnivori", personalità indipendenti e dominanti, dalle idee chiare sulla loro vita, insomma i portavoce del classico modello maschile. Il "problema" è che dalle ultime statistiche si evince che il 60% dei ragazzi si considera soshoku. In mezzo c'è un'infinita varietà di sottotipi, dal gyoshoku danshi (che aspetta pazientemente che la ragazza prescelta si innamori di lui, non si sa come) al rolled cabbage danshi (che fa credere di essere un erbivoro, salvo poi rivelarsi alla distanza un carnivoro).
E le donne? Affermano di essere ben felici di non doversi occupare di un uomo oppure badano al sodo, facendosi la nomea di "material girl", interessandosi più al conto in banca che ai sentimenti e cercando il pollo... ehm l'uomo giusto ai "gokon", uscite di gruppo fatte apposta per conoscere persone del sesso opposto.
Eppure in materia di erotismo il Giappone avrebbe molto da raccontare: dal periodo Edo (1660-1868) con le shunga (stampe ukiyo-e raffiguranti l'atto sessuale in varie posizioni) all'ero guro degli anni 30 (arte erotica grottesca) arrivando ai film pornografici negli anni 60, il Sol Levante ha dimostrato una certa apertura mentale in materia di sessualità. L'industria del sesso è diventata ai giorni nostri una vera e propria macchina da guerra, spaziando dai manga e anime erotici (i famosi hentai) ai film ai videogiochi, spesso tradotti ed esportati in tutto il mondo, a testimoniare quanto possa essere trasversale il gusto nipponico. La scelta è ampia per i giovani giapponesi e di facile fruibilità: troverete materiale pornografico in bella vista a fianco a riviste/manga/dvd/figure assolutamente innocui (è capitato alla sottoscritta di ritrovarsi nel reparto hentai assolutamente senza accorgersene o di fissare figure moe e sembrare interessata a quelle discinte tanto erano vicine....).
E se fino a qualche anno il mondo del porno era maschiocentrico, ora si inizia a pensare anche al gusto femminile, visto che il numero delle donne nubili e con uno stipendio da spendere aumenta sempre di più. Due aziende in particolare, la Silk Labo e la Love Place si sono lanciate nella sfida di produrre film porno per signore: si mette in scena una visione del sesso senza violenza, senza dominazione maschile e con storie in cui i partner si danno piacere vicendevolmente. La ricetta è perciò semplice: prendi attori molto sexy (definiti eromen, unione delle parole erotismo e ikemen che in giapponese significa bell'uomo), aggiungi un po' di erotismo e una buona dose di romanticismo e il gioco è fatto! Sembra che le giapponesi apprezzino molto questa nuova corrente, dove, a differenza del porno classico, gli uomini sono dolci e la sessualità è quella che potrebbero avere coppie normali, con scene molto hot ma sempre con quel tocco di favola che tanto piace alle donne nipponiche, nubili sì, ma per loro scelta.
Ovviamente la realtà ha sfaccettature molto più complesse che questo breve approfondimento non può affrontare, anzi se voi che leggete avete avuto esperienze in questo campo (relazioni sentimentali con i/le giapponesi) condividetele con noi commentando qui sotto! Mi raccomando però sempre con educazione e con terminologie corrette!
Fonti consultate:
Dozodomo
Sempre interessantissimi, questi articoli!
Il tema è molto complesso, io non ho certo le competenze adatte per analizzarlo nel dettaglio ma dal mio punto di vista penso che si tratti essenzialmente di problemi di relazione con gli altri, soprattutto con le persone dell'altro sesso. Questo è dovuto in parte alla "storia" del popolo - non si spiegherebbe altrimenti perché soprattutto nel secolo scorso molti si rivolgessero all'omiai - ma anche alla cultura che mette in primo piano il successo personale/dell'azienda/della nazione rispetto alla qualità della vita sociale dei singoli individui.
I ritmi frenetici non aiutano a costruirsi nuove relazioni o a coltivare quelle che si hanno; le abitazioni lasciano poco spazio all'intimità e - come detto nell'articolo - i coniugi o i fidanzati sono obbligati a rivolgersi ai love hotel o alle vacanze per esprimere la loro sessualità. Nonostante queste difficoltà, però, stento a credere che i giovani non siano interessati al sesso: quando si arriva alla pubertà sia i maschi che le femmine ci pensano eccome (come si vede ad esempio nell'anime B Gata H Key), probabilmente i ragazzi si sentono schiacciati dai condizionamenti sociali per vivere con naturalezza l'approccio con l'altro sesso.
Ah, il problema dello scarso interesse verso il sesso (e ovviamente delle poche nascite) comincia a diventare serio adesso, quando il Giappone - come molti paesi industrializzati - vede la sua età media alzarsi rischiando di mettere in crisi il sistema produttivo e assistenziale della nazione: peccato che, così come con i pregiudizi verso la pillola anticoncezionale, non sia ipotizzabile che la mentalità delle persone diventi più aperta verso il sesso in breve tempo...
Comunque bellissimo articolo!
in un paese dove per il Codice Penale si è considerati adulti a livello sessuale all'età di 13 anni (!)
Non mi sembra una cosa così assurda da essere sottolineata e rilevata con l'esclamazione: fino a prova contraria a quell'età si è biologicamente pronti per riprodursi, quindi per madre natura possiamo fare sesso...
Per la questione pillola/preservativo, secondo me è un bene che il metodo contraccettivo più usato sia il primo: la pillola non può fermare le malattie sessualmente trasmissibili!
Anche all'interno di una coppia sposata vai a sapere che uno dei due coniugi non ha rapporti occasionali e si becchi qualche malattia...
Mi direte "Facile, una celebrità può e deve curare il suo aspetto per avere sempre più successo!": la stessa cosa mi è capitata vedendo una comune donna giapponese che mi sembrava piuttosto carina, alla quale non avrei dato più di 30 anni e poi scoprì che ne aveva 42 ed era madre di una bimba di 6-7 anni.
Ah, la cosa vale anche per gli uomini giapponesi visti da una donna italiana, una mia collega mi ha detto di aver incontrato uomini nipponici sulla cinquantina molto attraenti che dimostravano 40 anni, solo alcuni capelli bianchi tradivano la reale età anagrafica (e anche lei parlava di una situazione comune).
In ogni caso, penso che la causa principale sia la mancanza di tempo. Sono talmente concentrati sul lavoro e sulla scuola che dubito abbiano il tempo per cercarsi una compagna, senza contare che avere figli potrebbe essere visto come una cosa che porta via quel poco tempo che non é occupato dal lavoro.
Se parli con loro in giapponese si crea una sorta di "complicità", e abbattendo la barriera linguistica puoi avere più possibilità di stringere dei legami che vadano oltre la semplice amicizia, anche se vengono spesso a crearsi situazioni davvero imbarazzanti per minime incomprensioni culturali e linguistiche -ma alla fine non importa, se con una persona ci stai bene, questo non fa altro che render più divertenti i momenti assieme. Però ecco, sì, anche io ho notato questa tendenza di non mostrare particolare interesse al sesso da parte di molte di loro, almeno non in maniera evidente. Probabile che venga occultato per timidezza, ma anche per semplice disinteresse.
Esistono tuttavia piacevoli eccezioni. Effettivamente diverse ragazze che stanno qui sono più propense ad aprirsi, solitamente sono quelle più spigliate e occidentalizzate, che avendo già avuto diverse esperienze all'estero, a volte preferiscono addirittura parlare in inglese piuttosto che in giapponese e non si fanno eccessivi problemi ad avere relazioni ed esperienze anche sessuali.
In ogni caso più giapponesi conosco e più mi rendo conto quanto ogni giorno mi si infrangano in faccia gli stereotipi che noi crediamo veri su loro, anche, se non soprattutto, su questi argomenti.
Questa in effetti è forse la più stridente delle contraddizioni della società giapponese.
A fronte di una produzione pornografica, o solo semplicemente erotica, che credo non abbia pari nel resto del mondo (e non bisogna impegnarsi più di tanto per trovare in internet filmati, immagini e quant'altro di pornografico di qualsiasi genere tra il più dolce e tranquillo al più estremo e violento), non la prima volta che leggo articoli sulla caduta del desiderio sessuale nel Giappone odierno. Però se ci pensiamo bene il grande carico di stress e pressioni che arrivano da tutte le parti e sin dall'età scolare sui giapponesi li portano ad avere relazioni famigliari difficili in generale, e pure con individui dell'altro sesso, che unite alla difficoltà di ritagliarsi tempo e spazio (vedi mancanza di privacy), si capisce quanto possano essere scoraggiati i rapporti sessuali. Anzi, forse proprio l'enorme offerta di materiale pornografico, più che uno stimolo diventa un surrogato del sesso, e in questo senso concordo con il commento di Rukia K. Da qui si riesce a capire perché facciano meno scandalo fenomeni come quello dell'enjo kousai, cioè della prostituzione (sia con rapporti sessuale che non) di ragazze adolescenti con uomini facoltosi di età matura, in Giappone di quanto farebbero da noi (vedi il caso di quelle due minorenni romane che spinte dalla madre di una di esse, si erano prostituite ad una clientela di personaggi ricchi e ben conosciuti), oppure casi di furti di biancheria intima, che io pensavo ci potessero esistere solo in manga umoristici come Ranma 1/2, e che invece proprio in quegli articoli di AnimeClick della serie "Dark side of Japan" ho scoperto essere reali, per quanto strani! Così pure come venga percepita diversamente, anche se non certo positivamente, l'infedeltà coniugale in Giappone rispetto all'Italia.
@Bradipo Lento: Hai ragione sull'aspetto fisico delle giapponesi, ma io aggiungerei anche di altre etnie asiatiche come cinesi, coreane, thailandesi e vietnamite, in molti casi sembrano assai più giovani di quanto non sia la loro reale età, tanto che mi riesce difficile stabilirla così a prima vista.
@Antoine: Concordo con te, in effetti la maturazione sessuale a 13 anni, sempre secondo alcuni studi, è cosa assai più comune oggi di quanto non lo fosse un tempo, e soprattutto nei paesi del sud est asiatico addirittura a volte arriva già a 12 anni (non so se la stessa cosa si possa dire anche per il Giappone). Non che con questo io voglia dire che sia un bene che si abbia rapporti sessuali, o addirittura gravidanze a quell'età, intendiamoci, però è un semplice dato di fatto; ed è anche per questo che non capisco proprio il motivo per cui nelle scuole non si faccia educazione sessuale, tanto in Italia (e sarebbe bene che pure la Chiesa lo capisse una buona volta), quanto in Giappone, dove invece le autorità preposte all'educazione dimostrano ancora una volta di essere chiuse in un ottuso conservatorismo! Così come concordo sulla preferenza sull'uso del preservativo rispetto alla pillola; meglio prevenire i rischi di malattie sessualmente trasmissibili!
"In un paese che non ha il retaggio culturale del Cristianesimo (in cui il piacere derivante dal sesso è visto come peccato)"
No questa è una sparata grossa. Nel Cristianesimo viene visto come peccato il sesso prematrimoniale e/o in mancanza di amore, ma che il piacere sessuale in sè sia da considerarsi un peccato non è affatto vero.
"si è considerati adulti a livello sessuale all'età di 13 anni (!)"
Ora capisco il perchè della tredicenne seminuda di Xenoblade X... XD
"Alla base c'è sicuramente un problema d'informazione e soprattutto di esagerazione sui possibili effetti collaterali"
Infatti... la pillola anticoncezionale fa più bene che male, a sentire il mio professore di sessuologia.
"i ragazzi rifiutano di seguire questi modelli a tal punto che preferiscono restare single a vita. Senza sesso"
Beh... se sono condannati ad avere una vita di coppia e sessuale praticamente nulla, tanto vale rimanere single, fanno bene.
I giapponesi col passare degli anni si ritengono sempre più "asessuati"? Ne dubito, visto che proprio negli ultimi anni è esploso il fanservice sessuale nei videogiochi e negli anime... forse proprio per compensare quella loro dichiarata asessualità nella vita reale. Quindi secondo me sono semplicemente ipocriti, e in realtà vorrebbero una vita di coppia come tutti i popoli di questo mondo.
LOL e secondo te la posizione del "missionario" da cosa prende il nome?
Il cristianesimo, specialmente in età medievale, impose rigidissime limitazioni alla sessualità, che doveva essere unicamente legata alla procreazione e completata nel più breve tempo possibile.
E questo si contrapponeva alla visione del sesso nel mondo classico, dove c'era una visione più aperta e meno bacchettona (e infatti l'omosessualità era maggiormente tollerata).
Nell'articolo infatti viene usata la parola "retaggio", che indica giustamente i preconcetti tramandati.
Una donna ad esempio è fisicamente pronta ad avere un rapporto sessuale nel momento in cui ha il primo ciclo mestruale e in Italia ad esempio l'età si è abbassata tantissimo, la mia sorellaina ha 8 anni e ha il ciclo da 6 mesi... quindi per madre natura è pronta ad avere un rapporto sessuale ma è chiaro che psicologicamente non lo sia, così come credo che anche 13 anni siano pochi :// forse per questo è stato riportato nell'articolo questo particolare.
Comunque lessi per caso di recente l'età degli uomini e delle donne più precoci nel mondo su queste cose e ho letto che la maggior parte delle donne giapponesi hanno il ciclo per la prima volta intorno ai 17-18 anni, con picchi molto alti anche intorno ai 22-23, cose che da noi sono impensabili (forse per l'alimentazione che seguono o forse per il tipo di fisico, che a volte è un fattore da non sottovalutare, e anche lo stress psicologico per la vita che fanno). Sembrano cavolate ma secondo me anche queste cose influenzano tantissimo sulla vita sessuale di una donna... la cosa veramente strana e che faccio fatica anche io a comprendere è per i ragazzi X°
Per il resto, non so che pensare ://
Realtà triste, più che altro per quanto riguarda il futuro che si prospetta a causa di tutto ciò.
Anche solo negli anime si possono vedere atteggiamenti precisi nei riguardi dell'altro sesso. Tuttavia, sarà la globalizzazione o altro, è inevitabile che i ragazzi nipponici si comportino sempre di più in modo diverso con le loro connazionali, e non solo.
Vi dirò... per quel poco che ho visto di porno lesbo giapponesi, si vede una dolcezza e un "amore" che normalmente non lo si vede mai in quei film, se non in rari casi. Sarà quello ad attirare il genere eromen?
Sarà stata anche malvista, ma gli imperatori totalmente eterosessuali furono veramente pochi
Il cristianesimo comunque ebbe anche la colpa di elevare la misoginia a verità religiosa, tanto che vietò il sacerdozio alle donne (ammesse nel paganesimo) e le relegò in posizione secondaria (a lungo nelle basiliche c'erano aree più esterne riservate alle donne).
ma esiste una versione sub ita per il documentario?
@dawnraptor
magari, oltre a non avere il tempo e il luogo per farlo, sublimano la cosa con la gran presenza di contenuti erotici a disposizione. Ne hanno una gran tradizione, una gran produzione e una gran fruizione. Magari i recettori nel cervello si atrofizzano un po'?
concordo, probabilmente lo vedono come una cosa normale e perdono interesse...
@Hattychan: Concordo col tuo discorso sulle pulsioni sessuali, bisogna comunque tenere conto delle condizioni in cui si trovano gli individui nella società, per questo sono convinto che l'educazione sessuale a scuola sarebbe assai importante per la sicurezza stessa, oltre che la salute degli adolescenti e dei giovani, nel nostro come negli altri paesi del mondo.
Da quello nascono fenomeni di rigetto come sempre quando ci sono condizioni che bloccano certi comportamenti: anime & manga erotici diffusi, certi fenomeni al limite (o anche dichiaratamente) della prostituzione, una ambiguità diffusa in certi ambienti.
Il Giappone si sta accorgendo dei problemi a cui andrà incontro se continua così, ma fare un vero cambiamento significa innanzitutto cambiare certe radicate idee sociali, e non è così conveniente a breve termine - e si sa che i politici e chi comanda guarda sempre a quello.
Di fatto la pratica fu generalmente osteggiata a parole e portata avanti nei fatti, sebbene in modo meno pubblico dei greci, dove in certi ambiti l'omosessualità era addirittura elevata a livello istituzionale/militare (vedi il Battaglione Sacro Tebano).
E dubito che fosse una cosa nuova, visto che comunque ci furono ovvi contatti fra la Roma arcaica e le colonie della Magna Grecia (e infatti i Romani utilizzavano il sistema oplitico prima delle guerre Sannitiche).
Il mio punto è: noi siamo reduci da più di mille anni di orientamento cristiano della società (che condanna l'omosessualità anche a livello religioso in alcuni passaggi del suo testo sacro), e da noi non potrebbe mai avvenire un processo teso a modificare i nostri costumi sessuali in modo così marcato.
Mentre nel mondo romano il terreno era più fertile sia per contatti culturali pregressi, sia per una minore velleità della sfera religiosa (pagana) di agire fortemente in ambito culturale/politico (o di resistere ai cambiamenti, vista la forte propensione al sincretismo).
Sul tema misoginia: resta il fatto che la donna nella bibbia è la responsabile formale della caduta dell'uomo. Magari i "romanzieri" che l'hanno scritta non intendevano causare i problemi che hanno causato, ma sta di fatto che la figura femminile è stata relegata a secondo piano da 2000 anni a questa parte a partire dall'ambiente religioso.
E la questione religiosa è molto importante: nelle società guerriere la predominanza maschile è per "ragioni pratiche" (tanto che, di contro, molti pantheon sono misti e le origini del mondo sono tendenzialmente attribuite a figure femminili, come Gea nel paganesimo greco/romano), mentre nel cristianesimo è affermata a priori per questioni religiose (e non è un caso che esso derivi dalle religioni del bacino mediorientale, dove persino l'origine del creato è attribuita a figure maschili).
E la religione ha il difetto di essere molto più dogmatica rispetto alla pratica.
Ora come ora se dovessi definirmi in una di quelle categorie direi che sono un gyoshoku danshi.. aspetto che la principessa venga a salvarmi dal mio castello in cui sono rinchiuso a guardare anime... lol
Per quello che ho letto e per l'esperienza, seppur poca, con i giapponesi mi è parso di capire che la loro società è molto legata alle tradizione sociali e che i cambiamenti in questo ambito sono molto lenti e complicati.
La donna d'oggi non vede di buon occhio il fatto di passare la propria esistenza ad accudire il marito e i suoi genitori qundi l'unico modo di sfuggire a questo è evitare di sposarsi e ottenere l'indipendenza con un proprio lavoro.
Inoltre il rapporti sociali sono molto superficiali, si può parlare con i giapponesi di cose leggere, ma non ci saranno discorsi seri con prese di posizione o ideali da sostenere, figuriamoci parlare di sesso.
Il problema dal mio punto di vista è sociale e il sesso è solo una ripercussione legata ad una serie di tradizioni ancora molto radicate.
Ma non è solo questo, nello stesso articolo si ricorda come dal 2002 sia espressamente vietato agli insegnanti parlare di sessualità, accennare agli organi genitali. Per la "Bona Sqola" giapponese il sesso non esiste, meglio la sessualità non esiste. Risultato una vasta ignoranza in materia, e numerose leggende metropolitane.
Maddai, i giappi sono sempre all'avanguardia, ma su questo hanno grossi problemi...
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