Ammetto di amare gli anime (o non sarei qui) ma di non essere una conoscitrice profonda di autori, registi, animatori e via dicendo: faccio a fatica a ricordare i nomi italiani, figuriamoci quelli giapponesi.
Ma ad un certo punto mi sono accorta che molte delle serie che avevo amato, sia per la storia che per l'aspetto visivo, facevano tutte capo ad uno studio di produzione: la Kyoto Animation, detta da chi ne sa KyoAni. Così mi sono chiesta quale fosse il loro segreto, visto che non solo la sola ad amare la loro formula, fatta di slice of life, sfide sportive, musicali o paranormali e sfondi così realistici e curati da farti toccare lo schermo per essere sicuro di non essere lì in mezzo a loro.
 

Sicuramente uno dei loro punti di forza è quello di far sembrare tutto facile: in fin dei conti raramente le loro serie raccontano chissà quali avventure mirabolanti, di solito si parla di giovani liceali alle prese al massimo con una gara sportiva o un concorso canoro, tutt'al più un combattimento con alieni.
Ma non è questa certamente la loro cifra stilistica: la Kyoto Animation eccelle nelle piccole cose, nel rendere benissimo i piccoli momenti quotidiani caricandoli di una forte componente emotiva. La cura dei dettagli è tale che a volte i protagonisti non hanno bisogno di parlare: saranno i loro gesti e le loro espressioni a parlare per loro e tutto questo senza che lo spettatore se ne accorga, sarà talmente usuale da risultare quasi banale, mentre invece c'è dietro un enorme lavoro di squadra.
 

La KyoAni da questo punto di vista è un caso unico nel panorama delle case di produzione di anime giapponesi. A differenza della maggior parte dei suoi concorrenti, la KyoAni infatti esegue tutto il lavoro all'interno del suo studio, affidando in genere solo la sceneggiatura ad esterni (che peraltro sono quasi sempre gli stessi). Inoltre i suoi lavoratori sono pagati con un stipendio mensile e non in base alla quantità di disegni effettuati, perciò possono dedicarsi con maggior tranquillità e con più tempo alla realizzazione dei progetti in corso (anche a costo di produrre meno serie complete rispetto agli studi rivali).
Gli animatori seguono poi corsi di aggiornamento pagati dalla ditta e recentemente hanno anche acquisito dei diritti di proprietà sulle opere a cui hanno contribuito. Insomma lo studio KyoAni è quanto di più lontano ci sia dall'essere un'organizzazione di singoli freelance: una vera e propria anomalia nel settore anime.
 

Questo modo di impostare le produzioni, con il lavoro affidato ad un team affiatato di animatori e registi, è probabilmente quello che rende unico e riconoscibile lo stile KyoAni. Anche se a volte gli anime che escono dallo studio sono "banalmente" catalogati come "moe slice of life", in realtà la Kyoani ha affrontato diversi generi: dal dramma alla commedia, dal romanticismo alla fantasia e all'azione, passando anche dallo slice of life e tutti con un loro stile narrativo e con diversi gradi di successo presso il pubblico. Ma quello che tutte queste serie condividono è l'attenzione per le sfumature, sottolineando piccolissimi momenti per creare forti emozioni e frammenti di vera vita vissuta, in cui ci si possa riconoscere facilmente.

In questo K-ON ! è forse l'archetipo assoluto: l'intera serie si basa proprio su questi piccoli dettagli che creano calore e un'atmosfera unica. Il carattere delle protagoniste non emerge attraverso discorsi profondi o drammatiche lezioni di vita da affrontare ma attraverso il linguaggio del corpo.
Prendiamo ad esempio questa scena (realizzata da Eisaku Kawanami):


La personalità di Ritsu, la batterista del gruppo, è evocata in primis dai movimenti del suo corpo (prima un buffo rallenti, poi una giravolta e ampi movimenti delle braccia) e poi da un'espressione del viso molto naturale, mentre Miu e Azusa rimangono immobili ma imbarazzate dietro di lei.

Ancora più eclatante è la prima scena della seconda stagione (realizzata da Tatsuya Satou e diretta da Naoko Yamada):


Qui vediamo per prima Mugi, la tipica ragazza di buona famiglia, poi Ritsu, chiassosa come sempre, poi Azusa timida e infine Yui che riesce a contenere a malapena tutta la sua energia, accompagnando il tutto suonando la sua chitarra. Tutto questo è spesso indicato focalizzandosi solo su una parte del corpo, che può essere una mano, un piede o un occhio, quella che meglio potrà esprimere la personalità del soggetto.
Ma anche le cose inanimate possono dirci molto: importanti in K-ON ! sono gli strumenti musicali da cui le ragazze non si separano praticamente mai e per accentuare il loro legame e quello con l'aula del club spesso è usata la luce. Varie tonalità di chiaro indicano subito in che momento del giorno ci troviamo, lo spettatore lo capisce senza sforzo insieme al concetto della centralità della musica per le protagoniste della serie.
 

È un rapporto causa/effetto difficile da spiegare ma fondamentale per capire la forza complessiva delle produzioni KyoAni: concentrandosi su singole inquadrature alternate a sequenze più lunghe (in cui catturare le principali variazioni fisiche a cui corrispondono mutamenti emotivi dei protagonisti) si crea un senso di intimità senza rivali.
Il pubblico riesce ad entrare nella testa dei personaggi, capire quello che sentono senza doversi legare ad una scena in particolare, possono viverla come una sensazione quasi tattile ed entrare in empatia con loro. Questa, ovviamente, non è una cosa facile da fare: richiede una combinazione molto precisa di shot framing, animazione e anche sound design. Tutto questo fa sì che lo stile della KyoAni possa presentare "l'animazione come mezzo di narrazione" (dove l'animazione stessa racconta la storia) più direttamente di qualsiasi altra cosa.

Per spiegare meglio questo concetto prendiamo in esame questa sequenza tratta da un episodio di Hibike! Euphonium diretto da Ichiro Miyoshi. La serie parla di nuovo di musica, ma questa volta si concentra sulla banda della scuola, un ensemble in cui la protagonista Kumiko viene trascinata dall'entusiasmo delle sue compagne. In questa scena in particolare Kumiko ha salutato gli amici dopo una lunga giornata di prove.
 

Kumiko è stanca e lo possiamo capire principalmente dalla sua postura distesa, dal suo sbadigliare e dal fatto che si stiracchia così tanto da perdere letteralmente le scarpe! Concentrandosi su questi piccoli dettagli accidentali di postura, il suo stato emotivo diventa così un'esperienza vissuta (un po' come se invece di scrivere semplicemente "ho paura" dicessi "le mie mani non riuscivano a smettere di tremare", fa tutto un'altro effetto, no?).
 

Ma quando Kumiko si accorge della presenza di Reina, la sua compagna di scuola che tanto la sta ossessionando nelle ultime settimane, assume subito un altro atteggiamento: la sua postura cambia ed è come se fosse sulla difensiva.
 

Kumiko si sforza di fare conversazione e tutti i suoi movimenti denotano l'imbarazzo e la frustrazione per non riuscire a dire quello che voleva prima di separarsi da Reina.
 

Il linguaggio del corpo dimostra la netta distanza tra le ragazze: Reina è immobile, mentre i palmi goffamente aperti di Kumiko ci mostrano il suo tentativo di conferire familiarità al momento. Tutto ci fa capire quanto Kumiko sia "infatuata" di Reina senza che una sola parola a tal proposito venga detta.


Il trucco usato dalla KyoAni è che questa scena chiave arriva dopo aver minuziosamente preparato il terreno: non ci limitiamo a vedere il confronto di Kumiko con Reina ma vediamo tutti i momenti che portano a quella scena, partendo dalla stanchezza di Kumiko (che apparentemente non c'entra niente) per arrivare al sorriso finale di Reina. Questo perché l'obbiettivo non è semplicemente quello di articolare un plot, ma è quello di creare un contesto emotivo in cui inserire i vari personaggi.

Ma la KyoAni non si limita ad usare questo stile per sottolineare momenti malinconici o nostalgici, ma lo applica anche a momenti comici e divertenti. Prendiamo ad esempio due momenti di Chuunibiyou:
 


nel primo (che ha come direttore dell'episodio Yoshiji Kigami) scatta la risata perché entrambe le ragazze sembrano agire come normali corpi umani prima e dopo l'impatto, ma al momento dell'impatto Nibutani galleggia letteralmente in aria sfidando ogni legge della fisica. Il tutto funziona perché si basa su un tradimento delle aspettative sia nei tempi che nei modi in cui i corpi si muovono e anche perché il resto della scena è animato con tanta cura.

Stesso contrasto in una seconda scena (a cura di Tatsuya Ishihara): Rikka apre teatralmente le porte del treno,
salvo poi sorridere a Yuuta e salire in carrozza mimando una buffa camminata.
 


E l'amore? È anch'esso presente ma ovviamente alla maniera KyoAni! Prendiamo ad esempio La Malinconia di Haruhi Suzumiya: uno dei punti di forza della serie è lo strano rapporto che si crea fra Haruhi e Kyon; la ragazza non esprime quasi mai direttamente le sue emozioni e quindi anche nelle scene romantiche tutto è lasciato alla narrazione visiva (creata dal regista Tomoe Aratani).
Durante la storia piuttosto strampalata di questa serie, i protagonisti devono indagare su un misterioso omicidio; Kyon e Haruhi si trovano su una scogliera in tempesta, quando improvvisamente perdono l'equilibrio e precipitano sulle rocce sottostanti. Kyon sembra essere gravemente ferito, ma quando alla fine risponde rassicurando Haruhi, lei non dice niente ma sorride in un modo che non lascia dubbi.
 

E quando i due poi si rifugiano in una caverna, la conversazione resta incentrata sul mistero che devono risolvere, ma quello che vediamo mostra il vero tenore emotivo della situazione:
 

Concentrando le inquadrature sui loro corpi goffamente esposti mentre i due discutono dell'omicidio, lo spettatore riesce a percepire sia la strana tensione sessuale che entrambi i personaggi sentono, sia il loro non essere assolutamente capaci di gestire la cosa.
 

Naturalmente molti diranno che tutto questo "comunicare senza parole" è un bel modo per infiocchettare una serie animata basata sul niente, critica rivolta soprattutto a K-ON !, anime che si basa principalmente proprio su questo senso di atmosfera e di comunicazione non verbale e che è spesso considerato uno spettacolo sul nulla.
Ma è un nulla che mostra comunque le emozioni più intime e profonde ma indescrivibili che compongono la nostra vita quotidiana. Chuunibiyo sembra voler difendere proprio questo sentire: loda chi vede la magia nel quotidiano e descrive la tragedia che si può scatenare nel doverci rinunciare. La KyoAni trova qualcosa di universale nei minimi particolari e con quelli difende la bellezza intrinseca della vita vissuta.

E voi? Amate lo stile KyoAni? Diteci la vostra!

Fonte consultata:
AnimeNewsNetwork