Ben ritrovati appassionati dell' Italian Indie Comics Award! Avete passato un buon 1° maggio? Noi speriamo di sì perchè oggi continuiamo la nostra rassegna con Ketsu ed il suo Alone in the Headwind!
Filomena, in arte Ketsu, è un’autrice che proviene da Cassino, un paese del Lazio. Grazie a sua madre, pittrice di professione, è sempre stata appassionata di disegno in generale e della sua infanzia non ricorda un momento in cui non fosse occupata a disegnare o creare qualcosa. Tra le sua attività da piccola c'era il creare intere collezioni di moda e ricopiare i personaggi dei cartoni animati che guardava per cui non vi stupirà sapere che si è diplomata all'Accademia di Moda e che successivamente, nel 2008, fattasi trascinare dal proprio amore per i manga, abbia iniziato a disegnarli (era sempre stata attratta dalla cultura giapponese e dagli anime, per cui a suo dire era solo una questione di tempo). Mettendosì seriamente d'impegno, con l'obbiettivo di migliorare sempre di più come fumettista, Ketsu ha approfondito i suoi studi in ambito fumettistico arrivando ad un livello tecnico tale da divenire lei stessa insegnante di tecnica manga alla Scuola del Fumetto di Cassino (e, non contenta, ad agosto farà un master alla Manga Summer School). Nel frattempo suo fratello le ha offerto di diventare un duo e provare a disegnare un'opera tutta loro ed il risultato è stato quel Deep Green che ora è pubblicato dalla Reika Manga. Alone in the Headwind, che vi presentiamo in questa notizia, nasce invece poco dopo come opera solista dell'autrice volta ad indagare fin dove possono spingerla le proprie abilità narrative.
Tra gli autori capaci di ispirarla spicca senza dubbio Takeshi Obata, di cui ama ogni sua opera ed in particolar modo Bakuman (che ha letto proprio quando stava decidendo di realizzare questo suo sogno, spronandola ad andare avanti e a credere nelle proprie capacità), ma anche Hiromu Arakawa con il suo Fullmetal Alchemist, la maestra Kaoru Mori con i suoi capolavori Emma e I giorni della sposa, Yana Toboso con Kuroshitsuji e Yumi Midorikawa, che la fa continuamente sognare, con il suo splendido Natsume Yuujinchou.
Tra gli autori capaci di ispirarla spicca senza dubbio Takeshi Obata, di cui ama ogni sua opera ed in particolar modo Bakuman (che ha letto proprio quando stava decidendo di realizzare questo suo sogno, spronandola ad andare avanti e a credere nelle proprie capacità), ma anche Hiromu Arakawa con il suo Fullmetal Alchemist, la maestra Kaoru Mori con i suoi capolavori Emma e I giorni della sposa, Yana Toboso con Kuroshitsuji e Yumi Midorikawa, che la fa continuamente sognare, con il suo splendido Natsume Yuujinchou.
Ecco di seguito la trama di Alone in the Headwind:
Hikari, un ragazzo timido ed introverso, riesce a stringere amicizia con due compagne di classe, Tsuki e Yumi. Le cose sembrerebbero finalmente andare a gonfie vele per lui e tutto sembra scorrere tranquillo, ma presto tale stato delle cose verrà spezzato. Il neo-formato trio di amici infatti farà la conoscenza di due strambi individui che si riveleranno ben presto essere qualcosa di ben diverso dai due commercianti che fingono di essere e gli faranno scoprirà una realtà molto più cupa e scomoda dell'attuale, dove angeli e demoni lottano per la supremazia e dove i nostri tre protagonisti sono l'ago della bilancia all'interno di questo scontro universale. Di fronte a tutto questo Hikari, Tsuki e Yumi riusciranno a rimanere uniti o il loro legame appena nato finirà con lo spezzarsi?
Alone in the Headwind è un’opera complessa, più di quanto possa apparire. Difatti questo manga all’inizio parte come un tranquillissimo shojo scolastico, con i primi due capitoli che servono esclusivamente ad introdurvi con molta calma nel mondo dell’opera e conoscere così meglio i suoi protagonisti, il cuore pulsante della vicenda.. ma che cosa accade successivamente? Semplicemente la storia si evolve, cresce e vi sorprende, senza però snaturare eccessivamente le premesse iniziali. Alone in the Headwind rimane infatti, anche nei momenti più difficili e movimentati, un fumetto che custodisce gelosamente una certa coerenza stilistica, legata alla propria natura di storia incentrata su emozioni e sentimenti, riuscendo a mantenere sempre uno spirito piuttosto leggero, non appesantendo mai i propri lettori, ma anzi accompagnandoli con garbo (pur tenendoli un po' sulle spine) fino alla conclusione di ogni capitolo. Per quanto riguarda i disegni invece, quello che possiamo dire sicuramente è il come sia evidente il loro miglioramento dal primo capitolo in avanti ed il come si possa apprezzare in tutta l'opera la fedeltà dell'autrice allo stile manga ed ai canoni grafici specifici di tale genere. Ne consigliamo quindi la lettura soprattutto a chi è appassionato di opere orientali, poichè si troverà facilmente a suo agio sia per lo stile che per i contenuti, ma anche a chiunque voglia dare una possibilità ad una storia sentimentale con tinte sovrannaturali, poichè sicuramente non lo farà pentire del tempo speso.
Ketsu in teoria è un nome che viene utilizzato, come potrete aver immaginato dalla bio dell’autrice, per un duo; questo potrebbe avvenire soprattutto per Deep Green, opera alla quale l’autrice lavora tuttora in coppia col fratello, ma per Alone in the Headwind invece ha deciso di fare tutto da sé, da ogni piccolo elemento della creazione fino ad arrivare alla promozione (nonostante il fratello sicuramente continui a darle una mano). Quindi potete davvero capire come quest’opera sia davvero un enorme pezzo di cuore dell’autrice, che ha deciso di abbandonarsi ad essa provando una delle strade più complesse di tutte, nonostante lei abbia già tra le mani un rapporto con una casa editrice certamente più prezioso. Una scelta coraggiosa che speriamo possa essere da esempio ai molti altri autori, che stanno già pubblicando altre opere ma che magari non hanno ancora perso ancora la voglia di mettersi in gioco.
Infine ecco l’intervista all’autrice:
Ketsu, benvenuta tra di noi come partecipante dell'IICA.. Sei pronta?
Sono nata pronta!! ahahaha
Con che stile preferisci disegnare, quali tecniche usi?
Decisamente il mio stile si rifà al fumetto giapponese che è quello che prediligo. Uso sempre tecniche tradizionali, la vecchia cara matita, per poi fare un’inchiostrazione rigorosamente a pennino. Il digitale lo uso per inserire i retini sulle tavole e per colorare le illustrazioni, giusto per risparmiare tempo e denaro.
Cosa significa per te fare fumetti? Che cosa differenzia per te i fumetti da tutto il resto?
Per me fare fumetti è una specie di missione. E’ la cosa più importante della mia vita, una passione che mi assorbe completamente. E’ una forma d’arte molto alta ma contemporaneamente molto più vicina alla gente rispetto alle belle arti “classiche”. Se penso che un dialogo, un’immagine possono suscitare delle grandi emozioni, che la lettura di un fumetto può cambiare la giornata a qualcuno o farlo star bene per una mezzora allora mi rendo conto che questo è il mestiere più bello del mondo.
Cos’è che ti piace del tuo lavoro come fumettista? E cosa no? Raccontaci una cosa che ami e una cosa che odi del mondo dei fumetti e del tuo lavoro.
Del mio lavoro amo proprio questo, il poter trasmettere le emozioni. Raccontare una storia e quindi comunicare qualcosa agli altri. Del lavoro in se non c’è nulla che non mi piaccia, trovo solo negativo che, chi fa fumetto, e soprattutto chi fa manga italiano, non trova lo spazio necessario in questo mondo così in crisi. Ancora peggio, chi come me disegna manga a volte non trova il rispetto che merita. Siamo visti, da alcuni, come “quelli che imitano i manga giapponesi”. Questo provoca un grande danno perché, uno stile di disegno non può e non deve bloccare il talento di una persona. Se un autore ha talento e crea una bella storia, che importanza può avere lo stile di disegno che adotta? Se il fumetto funziona bisogna sostenerlo, punto.
Cosa pensi di aver capito, grazie a quest’opera, del tuo essere una fumettista?
Molto, soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura. Non nasco come sceneggiatrice e occupandomi solo dei disegni all'inizio non é stato facile creare dei dialoghi che funzionassero veramente. Ora va molto meglio. Ho capito che devo essere meno dura con me stessa e non andare in crisi quando qualcosa non mi convince. Ho imparato a far diventare punti di forza quelli che all'inizio credevo essere solo difetti. Ed ho capito che non tradirò mai quello che é il mio modo di concepire questo lavoro. Non si può lavorare solo pensando a quanto ci si può guadagnare a livello economico. Bisogna lavorare per amore dell'arte, perché il fumetto é arte a tutti gli effetti.
Tassativamente non vuoi che la tua opera diventi cartacea, come mai?
Beh perché credo che per farsi conoscere bisogna invadere anche il web. E poi postare le proprie opere in siti prestigiosi quali Mangakugan o Reika Zine é comunque un' esperienza che ti aiuta a crescere professionalmente. Nei forum o nella sezione commenti le persone ti dicono immediatamente quello che pensano e ti aiutano spesso anche a migliorare. Poi ho avuto la fortuna di potermi confrontare con altri bravissimi autori su queste piattaforme per cui non posso dirmi scontenta, anzi!
In effetti comunque qualcuno mi ha chiesto di trasformarlo cartaceo ed in realtà un piccolo pensiero c'è stato. Forse nel profondo ci sto ancora riflettendo.. diciamo che la cosa non è in programma per i prossimi mesi, anche perché ho altre cose in cantiere, però non posso nemmeno escluderla definitivamente perchè non sarebbe giusto. Vediamo quanto mi presseranno ancora queste persone.. ahahahah
Com’è nata la tua opera? Quali sono i tuoi piani per essa?
Il manga Alone in the Headwind è nato proprio nel 2008 e posso allegramente dire che la trama all’epoca era completamente diversa, e per fortuna! Ero davvero alle prime armi. Avevo persino pubblicato sul web la prima versione che nonostante tutto era abbastanza seguita. Coloro che l’hanno supportata all’inizio sono gli stessi che mi hanno spinto a non abbandonarla. Così un anno fa ho ripreso in mano la storia, ho modificato i personaggi rendendoli più credibili e meno stereotipati ed ho riscritto la trama che adesso sta entrando sempre più nel vivo, dandomi grande soddisfazione. La sto portando avanti con molto impegno e passione nella speranza che possa appassionare sempre più lettori.
Com’è nato il titolo dell’opera?
E’ una curiosità che mi piace condividere con voi. In effetti il titolo non ha nessuna attinenza con il manga. E’ il titolo tradotto in inglese della canzone "Gyakufuu No Toki Ni Hitori" di Shinichiro Miki. L’ascoltavo in continuazione nei giorni in cui scrivevo la trama e davo vita ai personaggi e quindi ho voluto omaggiare Miki, che è uno dei miei doppiatori preferiti tra l’altro.Cosa ami della tua opera? Perché i nostri lettori dovrebbero votarla al nostro Award?
Di questo manga amo molto il risvolto esoterico e il profondo senso di amicizia e di amore che trasmette. Perché votarla? Beh ma perché è una storia che stravolge un bel po’ i canoni classici e la visione che tutti hanno del regno degli inferi e di quello celeste.
Ringraziandoti per la disponibilità nel rispondere a questa intervista: saluta il tuo pubblico!
Saluto calorosamente tutti gli utenti, i lettori, i sostenitori e anche quelli che parleranno male di questo manga. Siete la linfa vitale di noi autori. Vi abbraccio tutti.
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Alone in the Headwind (Mangakugan)
Scheda Animeclick
Concorrenti Precedenti:
Nihiluè
Superilculo
Samsara
Epos Underground
Tutte le news dei partecipanti
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Che cos'è l'IICA?
L'Italian Indie Comics Award è un concorso nato per promuovere le autoproduzioni partecipanti e cercare di far conoscere loro ed i loro autori ad un pubblico più vasto, stabilendo nel frattempo quali sono le migliori per diverse categorie di genere e di stile (qui l'elenco completo e tutti i dettagli) in maniera da mettere le opere più meritevoli in risalto secondo divisioni il più possibili omogenee e pertinenti. Il concorso è strutturato in due fasi: la prima di rassegna, che si sta svolgendo attualmente, per presentare le opere partecipanti e la seconda di voto pubblico, che sarà effettuata verso giugno, dove tutti gli interessati saranno chiamati a votare ed esprimere le proprie preferenze (tale voto pubblico si unirà a quello della giuria di settore per dar vita al giudizio finale per ogni categoria).
Questa rassegna quindi è un'occasione di festa dove poter ammirare e commentare gli autori partecipanti, rammentando che sono esordienti, molte volte autodidatti, e che in quanto tali non sono perfetti, ma hanno tantissima voglia di mettersi in gioco, crescere e migliorare. Ci auguriamo quindi che possiate leggere le loro opere ed apprezzare i loro sforzi in quanto tali, promuovendo quelle opere che considerate meritevoli dando loro il vostro supporto. La maggior parte di loro lavora solo per passione nutrendosi dei commenti del proprio pubblico ed anche un piccolo parere positivo può fare la differenza e sostenerli nel loro sogno, non deludiamoli!
Incredibile somiglianza sia di tratto che di stile, praticamente indistinguibile da un fumetto giapponese ad hoc.
Un in bocca al lupo a tutti quelli che ricorrono questo sogno! Ancora bell'intervista e grazie ad Alex Ziro ed a Ketsu! ^^
E poi ne abbiamo davvero bisogno? Ce ne sono un milione se non di più..
Comunque è un inizio(uno deve iniziare da qualche parte).. ma spero che il suo prossimo lavoro sia più ponderato.
Detto ciò secondo me il problema del fumetto in Italia non è la mancanza di artisti (quelli ci sono e pure bravi) ma la mancanza di editori capaci che siano in grado di guidare l'artista ..ecco se avesse un editore questa ragazza non avrebbe perso tempo con questa storia ma magari avrebbe sviluppato qualcosa di più originale e interessante perchè diciamolo un fumetto è 50% disegno 50% storia se disegni male ma la storia è bella e originale hai fatto tombola se i disegni sono originali ma la storia già sentita fai tombola lo stesso ma se i disegni non sono granchè e la storia pure... cmq in bocca al lupo.
Frase da chi non ha capito che separazioni per nazionalità sono solo un qualcosa che esiste nelle teste di chi la pensa come FMA35.
La verità è che esistono solo autori e ognuno può esprimersi come più gli pare e piace. Le uniche considerazioni intelligenti da fare sono quelle sulla qualità dell'opera, e nient'altro.
Quoto!
...e non lo dico solo perché le mie capacità artistiche in disegno sono assolutamente scandalose^^
Ah ah ah. Discorso di chi non ha mai preso in mano una matita. Le differenze culturali si vedono anche nel disegno,trame e sceneggiatura. Copiare una cultura straniera senza capirla e metabolizzarla per fonderla con la propria non ha senso di esistere, un autoctono sarà sempre migliore a fare qualcosa che è proprio della sua cultura, fumetti compresi. Gli americani ormai hanno affidato completamente la loro produzione Disney agli italiani dopo aver capito di non poter rivaleggiare, gli inglesi dagli anni '80 spadroneggiano come sceneggiatori e così tante altre nazionalità hanno altrettanti talenti. Copiare e poi lamentarsi se non si viene calcolati, grazie al cielo direi io che il pubblico è ancora in grado di discriminare opere di questo livello, bastano e avanzano le mediocrità che ormai ci propinano Planet, Star e affini, non ci servono autoproduzioni del genere.
Nel mondo dei sogni nella realtà non è così Ortolani ha ragione... è un mondo duro quello del fumetto ma bisogna dare speranza a chi vuol fare quindi ben vengano opere banali iniziali se serve a farli maturare cerchiamo di vedere le cose come stanno senza inutili sentimentalismi.
Dimostri di avere memoria corta, non ricordi che io sono il matitaro per eccellenza? XD
Cmq, se tutto qua in Italia è mediocre noi stiamo sempre aspettando il fumetto definitivo, made by FMA35 U___U
Federica di Meo non può essere dello stesso parere (Panini Comics, due serie, 1 romanzo e una riedizione + un nuovo progetto)
Massimo Dall'Oglio non può essere dello stesso parere (Panini Comics e Sergio Bonelli Editore).
Angela Vianello non può essere dello stesso parere (tre volumi con Shockdom e tanta fama in rete).
Tony Valente non può essere dello stesso parere (4 volumi in corso in Francia, fama internazionale e varie edizioni estere fra cui, udite, udite, quella giapponese).
Zheng Duoqiang non può essere dello stesso parere (autore cinese che ha fatto un fumetto japstyle di undici volumi all'attivo in una terra tradizionalmente anti-giappone...) .
Continuo? XD
Questo per dire che non è sentimentalismo, ma dire le cose come sono.
Così mediocre che ho pure citato autori che prendono ispirazione dai manga. Veri autori, non gente che copia e basta. Bello ancora il rimando a "se non sei un fumettista non sai giudicare ". Domani vado da mia sorella e le faccio l'asportazione dell!appendice e poi guai se si lamentanta,mica è un medico.
Ma continui cosa XD. Poi menzionando Di Meo e Vianello (tanta fama in rete XD) che chiunque sappia come funziona il mondo dei fumetti dall'interno non si oserebbe neanche a nominarle XD. La Schockdom poi nota casa editrice che non paga neanche XD. Gli altri fortunatamente non li conosco di nome (come se poi un cinese fosse nella stessa condizione degli italiani)
Sono tutti bravi artisti per carità ma.. nessuno conosce i loro fumetti l'unica che ha un pò di pubblico mainstream è la Vianello ma non per i suoi fumetti più per il suo canale youtube.
Poi in Italia non pagano bene anche i concorsi più prestigiosi se li vinci ti danno 4 soldi in mano.
Nell'opera qui presentata vedo delle ingenuità a livello di composizione (i baloon verticali, quando il testo è in italiano) e di presentazione del prodotto: effettivamente imitare i giapponesi nel loro genere di preferenza non è una buona idea e neanche necessaria. Tsuki e Yumi potrebbero chiamarsi Claudia e Giovanna, la scuola potrebbe essere un liceo classico nel modenese e la storia filerebbe lo stesso, anzi, avrebbe un maggior grado di "realtà" nella costruzione dell'ambientazione.Che è poi quello che fanno alcune mangaka italiane come la Vianello e la Fabrizi Sara. Abbiamo una cultura, delle tradizioni, delle località meravigliose che il mondo (compreso il Giappone) ci invidia e andiamo a pescare stereotipi lontani centinaia di km, prodotti di una terra che non potremo mai conoscere quanto chi la abita. Personalmente lo trovo assurdo, il risultato di una chiusura mentale di giovani cresciuti a pane e manga che rifiutano di leggere, o anche solo sfogliare, fumetti occidentali.
Si possono disegnare manga "alla maniera di" o disegnare fumetti con influenze manga che però lasciano trasparire un gusto personale e una certa cultura. La differenza è tutta lì.
Io l'ho sempre detto che non me la cavo con i nomi. Sono andata a vedere i lavori di Dall'Oglio e devo dire che è ancora molto vicino al livello scopiazzatura ma continuando a disegnare potrebbe raggiungere una buona tecnica di fusione come Terry Moore (Echo). I premi non fanno l'autore (né qualche collaborazione). Se non si raggiunge uno stile personale fa presto la moda del momento a svanire ed autori fotocopia a morire ( ed un fumettista lavora a chiamata per due spicci, anche quelli rinomati fanno la fame quindi fa presto uno che non lavora da un po' ad abbandonare) . Diverso rispetto ad altri autori da me nominati, Barbucci, Canepa etc. Fondere certi codici con la propria cultura è un conto, scopiazzare è un altro e visto che hai nominato Orfani, che si guardi alcuni dei loro volumi (soprattutto quelli da Ringo in poi) molti hanno uno stile vicino agli euro -manga
Orfani fa vendite di 30000 copie a volume (circa). Per dire, One Piece (uno tra i tre manga più venduti in Italia) è già tanto se arriva a 3000.
http://comixarchive.blogspot.it/2014/12/orfani-cronistoria-di-un-fallimento.html
Potresti copia incollare ciò che è scritto nella pagina? Anche come messaggio privato, non riesco a caricarla. Riguardo alle vendite parlavo del mercato italiano dove One Piece, uno dei manga più famosi e venduti fa massimo 3000 copie (e nel resto d'Europa non va meglio, anzi). Orfani ha fatto mensilmente (parlo delle due serie concluse) buone vendite e sono facilmente trovabili in rete i dati forniti dalla Bonelli riguardo alle 30mila copie mensili circa.
se one piece vende in Italia solo 3000 copie io sono il mago zurlì.. se vuoi motivare certe affermazioni prendi il buon esempio da Alai e metti delle fonti almeno
@Alai
Se Orfani fosse stato questo grande flop non sarebbe proseguito come sta facendo tuttora.. la Bonelli non fa beneficenza ed il suo essere formato da stagioni in stile americano ne permette l'agevole chiusura quando l'editore preferisce (e non solo prosegue la serie originale, ma è notizia recente che usciranno due spin-off ed un libro.. o sono dei pazzi o vuol dire che ci guadagnano no?). A mio parere nonostante le vendite iniziali abbastanza basse rispetto alle aspettative (che ritengo siano dovute all'aver trascurato il fattore sedimentario e conservativo della grande distribuzione), la serie sul lungo periodo ha preso ben piede facendo vendere moltissimi arretrati sul fronte fumetterie/online per cui i dati su cui ai tempi si sono basati per articoli come quello che hai linkato sono attualmente errati e per farci dei veri ragionamenti su servirebbero dati di vendita più attuali, comprensivi della movimentazione degli arretrati. Solo allora si potrebbe parlare di flop (ma come già detto lo vedo poco plausibile con tutto quello che stanno facendo in più rispetto al previsto).
Non vi piace che gli italiani possano disegnare con uno stile manga? Beh, è un vostro problema, e sbraitando riguardo quanto questo sia sbagliato secondo voi ottenete due cose:
A - mortificate la gente che ci crede e ha passione. Magari queste persone non sono ancora espertissime e hanno tanto da imparare, ma direste mai a una bambina che da grande vuole diventare una principessa che questo è un sogno stupido? Ora, voler disegnare manga in Italia e nel mondo non è affatto una cosa impossibile come far diventare principessa una bambina, eppure cercate di tappare le ali a chi ha questo bel sogno arrivando e giudicando su quanto questo sia giusto o sbagliato. Quando diventerete dei critici di fumetti di professione e inizierete ad avere un po' di voce in capitolo allora potrete giudicare quanto volete, ma adesso a me sembra di vedere solo dei bambini a cui non piacciono i passatempi dei loro compagni di scuola e pretendono che tutti gli altri smettano di dedicarsi a ciò che amano fare solo per non farli sentire soli. Il mondo è bello perché è vario!
B - per quanto possiate gridare all'inutilità del manga made in Italy, sappiate che ci saranno sempre artisti che continueranno a disegnare in questo stile, editori che li pubblicheranno e lettori che li leggeranno. Fate prima ad accettarlo.
Ora, finisco qui questo mio sfogo personale (al quale so già che risponderete con odio e astio, per cui vi dico già da subito che qualsiasi cosa direte non risponderò oltre. Non per fuggire dalla conversazione, ma per non permetterle di dilungarsi ulteriormente in un dibattito che non ha senso di esistere) e passo a commentare Alone in The Headwind (perché questi dovrebbero essere post in cui si commenta il fumetto che viene presentato, non nei quali si imbastiscono guerre di religione).
Seguo Alone praticamente dagli esordi, quando Ketsu pubblicò la primissima versione del suo primo capitolo sul suo blog. Da allora i miglioramenti si sono visti un sacco, e sebbene lei possa ancora migliorare nel disegno, ritengo che sia già ad un ottimo livello, e data la velocità con cui è migliorata so già che non passerà molto altro tempo prima che Ketsu inizi a sfornare dei capolavori! La storia mi ha preso subito sin dal primo capitolo, e uno dei punti forti credo che sia il fatto che, pur trattandosi di una storia sovrannaturale, non siano mai stati persi di vista i sentimenti dei protagonisti, che poi è ciò che maggiormente ti fa immedesimare in tutti loro. Anche se qualcuno storce il naso sull'ambientazione giapponese, devo dire che a me non ha infastidito per niente, anche perché Ketsu si è ben documentata, e per ogni sfondo/scorcio/palazzo usa un sacco di riferimenti fotografici. Insomma, si tratta di un'ambientazione ben studiata, e i personaggi al suo interno hanno dei comportamenti così naturali che alla fine quasi ci si dimentica che si tratta di una storia ambientata in Giappone. Alla fine quello che conta in una storia come questa sono i sentimenti, e quelli sono universali!
Bravissima, Ketsu, continua così che stai andando alla grande!
Eh, ti piacerebbe peccato che, alla faccia della trasparenza, salvo Bonelli (e a volte Bao) gli editori italiani non pubblicano mai i dati di vendite. C'è comunque in rete un'intervista a Recchioni (facilmente trovabile basta scrivere Recchioni vendite fumetti, non linko perché scrivo da cellulare) in cui parla di vendite e andamento del mercato. Personalmente io lavoro coi distributori e (per le edicole dove si vende L'80% della produzione editoriale) a fronte di 20 albi Bonelli (per serie) me ne tornano indietro circa 5. One Piece viene distribuito in due copie (per formato di serie dunque due la standard e due la blu) ed è già tanto se non tornano entrambe. Con gli spillati comics la cosa è simile ai manga ma i numeri di vendita sono superiori (con casi come Batman che può arrivare a superare le copie vendute in America). Con la nuova uscita di One Piece (quella della gazzetta) siamo al numero 2 (copie distribuite 2) e probabilmente me ne tornerà la metà ( potrò dirlo con sicurezza giovedì /venerdì). Ovviamente il primo, come sempre in questi casi, ha avuto una vendita superiore alla media. I manga non vendono in Italia e poche serie (One Piece, Dragon Ball Naruto e pochi altri) superano il migliaio di copie (rimanendo comunque a livelli come ho detto bassi).
Alla filippica sopra di me risponderò quando avrò un computer, il mio cellulare è tanto caro ma non può stare ore attaccato alla rete per rispondere, oltre che al fatto che è scomodo ovviamente.
Ho letto le prime due saghe di Orfani, per cui so quello di cui parlo. Dall'Oglio ha disegnato metà del volume 4, due numeri di Nathan Never e sta lavorando al terzo, non mi pare proprio un principiante. I volumi in stile "euromanga" cui si riferisce Fma son di sicuro quelli di Gigi Cavenago (3,9,11).
In quanto allo stesso Orfani non ha venduto secondo le aspettative ma ne faranno quattro stagioni più uno spin-off, ne hanno comprato i diritti in Francia, Spagna e Germania, ne hanno fatto un motion comic. Se vendesse così da schifo si sarebbero fermati molto prima, poi ovvio che paragonato con One Piece, LA serie a fumetti più venduta in Italia, ne esce con le ossa rotte.
Piano anche a dire "eh ma Barbucci, la Canepa". Ci sono un sacco di ragazzi che escono dalle scuole di fumetto scopiazzando questi due grandi autori che non riescono ad uscire dall'anonimato. Ok la rielaborazione dello stile manga, ma deve essere comunque il risultato di un percorso personale.
Riguardo l'autrice in questione (verso la quale non nutro alcun astio, benchè non ami lo stile di disegno) devo dire che il soggetto di Deep Green mi aveva colpito di più.
Vabbeh, dai, fai prima a non rispondere, chi te lo fa fare? U___U
Ironia a parte...
Non mettetemi in bocca cose che non ho detto. Mi danno fastidio le persone imprecise.. come ho scritto sopra Massimo Dall'Oglio è un bravo artista ma è famoso (per i pochi che si interessano) per aver lavorato per produzioni mediamente importanti(o se guardi solo al tuo praterello e senti solo le affermazioni markettare della bonelli le produzioni migliori al mondo). Spero per lui che faccia grandi cose perchè è davvero bravo.
Orfani ha venduto meno delle aspettative ma per puro marketing è stato detto il contrario chi ha letto l'opera lo sa che il fumetto è davvero brutto e io personalmente mi ritengo di mente aperta ho letto e leggo di tutto ma un opera più insulsa commerciale e noiosa di Orfani è davvero difficile trovarla(scopiazzata da Halo).. oltre a vendere davvero poco questa epopea è costata 3milioni di euro per questo vogliono spremerla il più possibile. La bonelli prende sempre decisioni sbagliate è sulla via del fallimento e in questo momento vuole racimolare quanti più spiccioli possibile. Utilizza Orfani solo perchè non ha possibilità di vendere altro o di creare altro. Non è la prima volta che provano ad esportare qualcosa al di fuori dell'Italia ma nella maggior parte dei casi è stato sempre un fallimento provare non significa riuscirci purtroppo. (anche se spero per loro che ci riescano)
E' cmq tutto ciò è offt-opic.
Il fatto che sono scritte parecchie ingenuità proprie di qualcuno che non ha idea come funzionano le cose dietro all'industria del fumetto e quando anche io non ne avevo idea ero interessata a qualche informazione potevo ricevere.
La Bonelli è la casa editrice più in salute e con venite da far invidia a Marvel e DC ( Tex fa da solo quanto tutti gli spillati mensili Marvel e parlo di vendite di spillati in America rispetto a vendite di un volume di Tex in Italia). Tex viaggia al di sotto di 200.000 copie mensili, Dylan Dog 100.000 e da Julia si va sotto con tutte le altre serie fino ai 30.000 di Orfani (di cui concordo in parte sulla qualità, troppe cose fatte fuori dal vaso ed una copia spudorata ad Halo). Bonelli esporta poco è vero (e comunque in sud America ha ottime vendite) ma è anche vero che non è interessata al mercato europeo /americano ( né tantomeno quello asiatico). Sulle scelte sbagliate, anche qui concordo a metà. Mettere Recchioni su Dylan per me è una scelta sbagliata, va bene svecchiare ma senza perdere la natura del fumetto e Dylan ormai passa più tempo a fare la morale del giorno (del resto con un attention whore come Recchioni cosa ti aspetti?) che avere avventura occulte /investigative. Orfani come esperimento (non come qualità) l'ho apprezzato soprattutto perché ha aperto all'uso massiccio del colore in Bonelli che poco a poco farà passare tutte le sue testate al colore (cosa che lavorativamente devo ammettere che mi da un tornaconto visto che stanno mettendo sotto contratto sempre più coloristi).
Condivido anch'io. Mi ha fatto molto piacere vedere l'evoluzione stilistica dell'autrice in così poche pagine e ne apprezzo anch'io sviluppi e narrazione (e chissene dell'ambientazione giapponese, per esempio a me fa molto più strano leggere in un fumetto in stile manga dei nomi italiani che leggerlo con nomi giapponesi, per cui l'osservazione sul contesto fatta da qualcuno all'inizio lascia proprio il tempo che trova). La storia ovviamente ha ancora molto da dire, ma come opera in sè è molto promettente e ho fiducia nell'autrice che secondo me ha ancora molto da dire
puoi anche fare nomi, non mi offendo ^^
La questione dell'ambientazione a me è venuta proprio guardando queste tavole perchè a me non sembrano disegnate da un giapponese. Vuoi degli esempi? Le proporzioni del corpo, il modo in cui sono disegnate le gambe, il collo nei maschi,le mani in generale. Non sono sbagliati ma non sono in stile manga, o meglio, sono stati disegnati con in testa degli italiani e i loro canoni corporei. Che questo fosse intenzionale o meno (suppongo di no, finchè non interviene l'autrice), questo vedo proprio perchè leggo vagonate di fumetti occidentali E orientali. Da lì a chiamare i personaggi Tizio e Caio e mettere i baloon in orizzontale corre pochissimo.
E andare a dire a un editore di fumetti che l'ambientazione non è importante equivale a suicidarsi.
No, è che in verità la discussione era stata lunga ed articolata prima del mio post ed io non avevo il tempo di spulciarmela tutta per controllare chi aveva scritto cosa^^''
Cmq se guardi i primi capitoli e li paragoni agli ultimi puoi vedere bene che lo stile dell'autrice si evolve molto, raffinandosi e migliorando nel tempo, per cui magari l'evoluzione dei baloon di cui tu parli avverrà naturalmente nei prossimi capitoli, chi può dirlo.. dopotutto stiamo parlando della sua prima opera, assieme a Deep Green, per cui spazio per evolversi ne ha ancora moltissimo e per essere ancora un "esordiente" ha già un'ottimo livello. Non parliamo solo dei suoi difetti, ma cerchiamo di vedere anche i lati positivi, ok?
Niente odio, il problema è che il 90% di chi fa manga semplicemente non sa disegnare. Poco tempo fa è stata presentata un'autrice che disegna in stile manga e nessuno ha avuto nulla da ridire perchè lei sapeva effettivamente disegnare. Poi lo stile può non piacere ma non le si poteva dire nulla sull'effettiva buona qualità del lavoro. E questo perchè lei ha studiato prima come si disegna e POI come stilizzare cosa che quasi nessuno che vuole utilizzare lo stile manga sa fare perchè pensa erroneamente di iniziare a disegnare con uno stile senza saper appunto disegnare e dunque copia decodificazioni di altri senza capirle.
Ma considerato da chi? Che cosa sta facendo Dall'Oglio adesso? Non dico che non sappia disegnare ( assolutamente ) ma il suo stile qual è se non una copia di uno stile random giapponese? Se andiamo a vedere l'Euromanga ci sono autori molto più "personali di lui".
La passione non si giudica, se però fai un lavoro sarai giudicato, dal fumettista al commesso in quanto si viene a contatto con un pubblico spesso pure pagante che in quanto tale vuole che i suoi soldi siano ben spesi. Ora, questo discorso esula dal caso in specie ( salvo due/tre gli autori presentati fanno opere gratuite fruibili su internet ) ma quando tu vuoi poni seriamente come fumettista ( e non come ragazzino che disegna per piacere ) allora le critiche te le prendi perchè, seppur senza remunerazione questo è un lavoro e se mi presenti la tua opera in un concorso deve e merita di essere giudicata.
La tratterei come una bambina. Qua siamo tra autori ( tranne un fumettista mi pare ) maggiorenni che non possono più nascondersi dietro le parole "sogno e passione" ma devono abbracciare quelle "impegno e studio". Disegnare implica molto studio ed un percorso mirato ( che può essere personalizzato ma le basi devono esserci ) non mettersi a disegnare stilizzato perchè "troppo sbatti per studiare l'anatomia realistica, gli sfondi sono troppo difficili e allora non li faccio etc."
Il mercato manga in Italia è in flessione ( mancanza di pubblicità televisiva, opere di qualità etc. ) e gran parte della sua distribuzione verte sul fatto che i manga ( giapponesi ) costano poco. Indovina un pò?Un manga italiano devi pagarlo come un qualunque altro fumetto italiano ovvero tanto. Un fumettista riceve tra i 60 agli 80 euro a pagina ( Bonelli e Disney fanno anche inchiostrare ) ai quali si aggiungono anche i soldi per gli inchiostratori, i coloristi, gli sceneggiatori e gli editor. Se un fumettista lavora per Bonelli avrà 20 o 40 pagine da fare in un mese il che fa 1.400/2.800 euro mensili in media ( sto comunque parlando di autori affermanti con un ottimo contratto, in genere 800 euro sono già tanti ).Ah, ovviamente le case editrici girano i fumettisti quindi lo stipendio di un mese non lo avrai garantito il mese dopo. Ora, tenendo conto solo i soldi da pagare al fumettista secondo te un editore con il mercato dei manga in crisi spenderebbe denaro per un manga italiano ( quando tra l'altro già il fatto di essere italiano non lo fa comprare dai connazionali ) dovendolo pagare come un fumetto italiano? Tanto per farti sapere Witch e Sky Doll ( Barbucci e Canepa ) che si rifanno allo stile manga sono stati pubblicati prima da una casa editrice francese e poi, quando hanno avuto successo proposti in Italia. E Barbucci e Canepa ai tempi erano già disegnatori affermati di casa Disney, non esordienti ( e sapevano disegnare ovviamente ).
E qua torna la massima "se non sei nel campo non puoi criticare"
Ehm, peccato che non sia così e gli autori che vengono pubblicati ( e guadagnano ) hanno uno stile euro-manga personale, non copie.
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