Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Oregairu 2, Alps Monogatari Watashi no AnnetteOre Twintails ni Narimasu.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.

-

"Yahari Ore no Seishun Love Come wa Machigatte Iru. Zoku" (o più semplicemente "Oregairu. Zoku") è il sequel di "Oregairu", anime fedelmente tratto dalla splendida light novel di Wataru Watari.

La storia riprende dal punto in cui si era fermata la prima stagione, pertanto ritroviamo la stessa ambientazione e gli stessi i personaggi. Tuttavia, mentre la prima (ottima) serie si era focalizzata sulla caratterizzazione dei protagonisti e in particolare sulla cesellatura della figura di Hachiman e della sua filosofia, in questa seconda stagione il tema centrale è lo sviluppo e l'evoluzione dei personaggi. Questo determina non solo un netto cambio di registro nella narrazione, ma produce di fatto anche un salto di qualità dell'opera, che diviene una vera storia di formazione, che esplora la natura e le dinamiche dei rapporti interpersonali.

Ma cos'è che innesca questo sviluppo nella trama? Sappiamo che le soluzioni proposte da Hachiman alle richieste fatte al service club consistevano nell'affrontare direttamente il problema nel modo più diretto ed efficace possibile, trascurando però tutti gli effetti negativi (soprattutto su Hachiman stesso) che queste soluzioni spesso comportavano. Hachiman continua a usare i suoi metodi anche all'inizio di questa seconda stagione, ma il suo modus operandi comincia presto a ferire le persone che a lui tengono, Yukino e Yui, per le quali anche Hachiman stesso inizia a provare affetto. Ciò innesca una serie di incomprensioni nel loro rapporto, uno stallo dal quale il protagonista potrà uscire solo iniziando a domandarsi cosa veramente egli cerchi negli altri e cosa egli sia disposto a sacrificare della filosofia nella quale si era barricato.

"Oregairu. Zoku" risulta di fatto un'opera che ridefinisce i canoni della commedia romantica, semplicemente perché ha ben poco da spartire con gli anime classici di questa categoria. I personaggi si allontanano dagli stereotipi del genere e mostrano uno spessore psicologico strabiliante, tanto che ciascuno di essi, preso singolarmente, potrebbe benissimo sostenere l'intera serie. Alla fine il triangolo sentimentale diviene solo uno dei tanti aspetti della narrazione, e nemmeno il principale.
In molti episodi il tono più leggero che caratterizzava la prima stagione è accantonato per lasciare spazio a tensione e riflessioni che generano un ritmo emotivo molto più incalzante e un intreccio psicologico complesso e profondo.
Qual è la natura del nostro vero "io" e quanto questo dipende da quello che gli altri vogliono vedere in noi? Sono possibili rapporti reali, genuini, oppure nel rapportarci agli altri inevitabilmente nascondiamo qualcosa di noi? Cosa porta alcuni di noi a dipendere dagli altri tanto da essere incapaci di fare le nostre scelte? Queste e altre domande emergono nel corso dei tredici episodi della serie, che forse sono davvero troppo pochi per un'opera di tale respiro e profondità.

Se ci sarà qualcuno (e ahimé ci sarà...) che criticherà la serie per il finale totalmente aperto (d'altronde la light novel è ancora in corso...) o perché non si saprà chi vince o perde nel triangolo amoroso, beh... allora questo qualcuno avrà totalmente perso il vero punto centrale della storia.
"Oregairu. Zoku" è infatti un anime rivolto a chi sa apprezzare una vera storia di crescita. Molti di noi che sono passati per esperienza diretta in circostanze simili si potranno identificare in tante situazioni e stati d'animo, nei pensieri contorti e nelle paure dei protagonisti. Un percorso spesso sofferto, come soltanto i sentimenti dei giovani possono essere. La storia di come tre amici chiusi in sé stessi per diversi motivi possano riuscire ad emergere dal loro guscio, attraverso tensioni, dubbi, tristezza e sorrisi.

Sebbene i momenti romantici siano pochi, proprio per il fatto di essere rari essi acquisiscono una forza e un potere di suggestione incredibili, anche grazie a un comparto tecnico e a una regia magistrali. Mi preme sottolineare in particolare la straordinaria cura per i dettagli nelle scene chiave: i primi piani dei volti, ogni piccolo movimento o gesto, i suoni, i colori delle ambientazioni, il voice acting fantastico... tutto è così espressivo e carico di significato che è impossibile non restarne colpiti. Tre scene esemplari a questo riguardo sono ad esempio quella di Yui e il suo "suki nano" (ep. 4), la scena della richiesta di Hachiman ("honmoto", ep. 8) e la scena finale della serie (ep. 13). Magnifiche!

Siamo partiti dall'autoisolamento e dal cinismo, e siamo arrivati alla crescita, alla ricerca di un'identità, al capire che è attraverso un rapporto genuino con gli altri che realmente possiamo non solo capire chi realmente essi siano, ma anche definire il nostro vero io.
E qui è la vera bellezza di "Oregairu": i personaggi cambiano con gli eventi e gli eventi cambiano i personaggi. In modo sottile ma continuo, in modo naturale e senza forzature. E noi accompagniamo i protagonisti in questa evoluzione, condividendo le loro sensazioni, le loro scoperte e cambiando insieme a loro!
Così, mentre nella prima stagione parteggiavamo per Hachiman e il suo modo di essere, solo contro il mondo, chiuso in una disperata difesa dei propri principi, durante la seconda stagione facciamo il tifo affinché egli esca allo scoperto mostrando i suoi sentimenti e riesca ad emendare il suo modo di essere, così da costruire un legame reale con gli altri, a costo di lottare, di soffrire e di ferire anche le persone care. Questa è la strada che Hachiman intraprende, un passo alla volta, faticosamente... e insieme a lui Yui (per me il miglior personaggio della stagione), che si rivelerà molto più matura di quanto pensiamo, e Yukino, che cercherà di liberarsi dalle sue paure.

"Oregairu. Zoku" è questo percorso, questa ricerca, questa conquista, tratteggiati attraverso sorrisi, lacrime, riflessioni e poesia. Che cosa si può chiedere di più a un anime? Capolavoro.



-

"Là sui monti come Annette
dove il cielo è sempre blu
Là con Dany e con Lucien
vieni, vieni anche tu!"

Così attacca il ritornello intonato dall'allegra voce della D'Avena, ormai storica interprete di decine e decine di sigle di cartoni animati, lasciando intendere che ci troviamo di fronte a una simpatica serie di vicende di bimbi fra i verdi paesaggi di montagna, qualcosa di simile al più famoso "Heidi".
Ebbene, nulla di più ingannevole!

"Arupusu Monogatari Watashi no Annetto", "Là sui monti con Annette", appunto, è un meisaku del 1983 appartenente al World Masterpiece Theater ed è tratto dal romanzo Patricia M. St. John "Tesori tra la neve". L'inizio è apparentemente spensierato e ci mostra la vita di questi bambini di un piccolo villaggio (realmente esistente) fra le Alpi, divisi fra scuola, lavoretti di casa e giochi nei prati e sulla neve: Annette e Lucien sono amici per la pelle, lei vive con i genitori e la mamma è in attesa di un altro bimbo, desiderato anche dalla futura sorella maggiore. Insomma, tutto sembrerebbe dare ragione alla D'Avena, ma già dopo un paio di episodi le atmosfere iniziano a cambiare, un evento che dovrebbe essere esclusivamente gioioso rivela le sue possibili tragiche conseguenze; e, come se ciò non bastasse, dopo un salto temporale di cinque anni ci si prepara a quello che sarà il dramma principale della vicenda, che trascinerà in un modo e in un altro i vari personaggi verso gli eventi successivi fino al finale. E così, una storia in apparenza infantile assume toni estremamente adulti.

Certo, questa non è una novità per un meisaku, ma lo è il fatto che non ne sono gli adulti la causa scatenante, il tutto nasce da una questione fra bambini e verrà risolto in buona parte fra di loro. Mentre negli altri meisaku buona parte delle disgrazie dei bambini sono causate da adulti senza scrupoli, qui gli adulti sono buoni, gentili, la loro presenza è collegata per lo più a vicende positive; al contrario, sono i bambini a covare sentimenti negativi, i loro visi talvolta sono deformati da espressioni persino grottesche, per rendere ottimamente la situazione e i loro stato d'animo (il culmine viene raggiunto nella scena di Annette che tiene fra le mani l'arca di Noè di legno, non anticipo altro per non spoilerare). Nessun bambino è perfetto, nemmeno la principale vittima della situazione, e non lo dico solo per la sua vocina irritante! In particolare, Annette e Lucien non sono mostri di simpatia, lei è totalmente diversa dalla solare Heidi, ma in compenso sono personaggi estremamente umani, che hanno ciascuno la propria grande crescita personale, un po' per le difficoltà della vita e un po' per l'essersi trovati a soli dodici anni di fronte a circostanze così gravi, ciascuno dal suo punto di vista.
Questa particolarità, se da un lato può rendere questo anime meno gradevole per i bambini, anche per la difficoltà nell'immedesimazione nei propri coetanei, rende dall'altro la serie più adatta a un pubblico maturo e quindi più capace di comprendere la complessità di una situazione in cui si riesce facilmente a prendere le parti dell'uno o dell'altro.

Una storia intensa, che tratta temi duri, come la colpa, il rancore, il riscatto, il perdono e anche il bullismo, che in comune con "Heidi" ha esclusivamente l'ambientazione e l'importanza di temi religiosi (molto marginali nell'anime di Isao Takahata, ma molto più importanti nel libro della Spyri, in cui la nonna di Clara è un personaggio estremamente religioso, alquanto simile alla prozia Claude di Annette).

Finalmente ieri sono riuscita a vedere anche il film (il cui titolo è come il libro), ma, per quanto esso sia gradevole, in meno di due ore la storia non viene resa altrettanto bene, lasciando oscuri alcuni punti che in una serie di così ampio respiro ("Là sui monti con Annette" conta quarantotto episodi) trovano tutti ampia spiegazione e il giusto spazio.

Infine non posso non menzionare positivamente character design, animazione e doppiaggio, con voci perfettamente adatte ai personaggi.

Da piccola non apprezzavo particolarmente questo anime, perché riuscivo a cogliervi soltanto l'antipatia dei due protagonisti, ma, rivedendolo a distanza di tanto tempo, mi rendo conto di quanto fosse superficiale la mia valutazione di una serie ingiustamente sminuita.

Voto globale: 9



-

Ricavato da una serie di light novel di Yume Mizusawa e Ayumu Kasuga, Ore Twintail ni Narimasu ha fatto parte del gruppo di anime trasmessi durante la stagione autunnale del 2014.
Al centro di tutto c'è Souji Mitsuka, liceale con la passione (ovvero il feticcio) per la "tipica" pettinatura femminile dei doppi codini, cioè i twintail. Guarda caso però, i codini sembra che siano anche una delle sorgenti di potere della galassia, e "u sindacato" di razze aliene vuole appropriarsene completamente. Dall'incontro con la bella aliena Thouars, Souji acquisirà il potere di trasformarsi nella guerriera bi-codinata Tail Red, e insieme all'amica d'infanzia Aika e alla presidente del consiglio studentesco della sua scuola, che si uniranno a lui nei panni di Tail Blue e Tail Yellow, dovrà fronteggiare gli invasori.

Stanti delle premesse che potevano far presagire una storia con molto service ed ecchi in varie dosi, Twintail si dimostra invece come una divertente e frizzante parodia di tutto quello che è il genere dei supereroi mascherati giapponesi, Kamen Rider, sentai ed equiparati. Qui gli eroi, anzi le eroine, tanto mascherate non sono, ma tutti gli altri elementi li ritroviamo tutti: grotteschi mostri rettiloidi e non, dinamiche delle battaglie e relative esplosioni, c'è pure il guerriero passato al lato oscuro. Solo che al posto delle diatribe tra bene e male e il classico elogio della determinazione degli eroi, ci sono allegre fanfaronate e disquisizioni sui codini e altre manie feticiste, dalle tette, al gender-bender, agli occhiali. Tutto però applicato con mestiere al genere, realizzando vette trash piuttosto ben riuscite (dietro il progetto, del resto, c'è anche lo sceneggiatore dei famigerati "Akiba-Rangers").
In realtà un po' di ecchi ci sarebbe anche, ci pensa un po' Thouars a portare del pepe, però in larga parte è visto in chiave comica con le compagne d'armi di Souji a fare da valide "spalle".

Visto in chiave parodistica dei sentai e compagnia cantante, Twintails funziona anche abbastanza, e senza questa chiave di lettura sarebbe anche abbastanza nonsense. Complessivamente il tutto è realizzato abbastanza discretamente, ma sono da registrare anche dei notevoli cali nei disegni e nelle animazioni nella seconda parte della serie, segno che il budget non era molto alto fin dall'inizio.
Buone le musiche, in pieno tema "supereroistico", e buona performance anche del cast di doppiaggio in buona parte preso da "Chuunibyou", con la "star" Maaya Uchida che canta anche l'opening della serie. Molto meglio però il terzetto Red, Blue e Yellow nell'ending.
Insomma, Ore Twintails ni Narimasu è un titolo nel complesso discreto che, più che per la storia in sé, riesce bene nel suo approccio parodistico al genere degli eroi mascherati. Dal buon ritmo nella prima parte, un po' meno nella seconda, non senza qualche sbadiglio. Peccato per gli affossamenti nel livello tecnico.
Chi non vorrebbe diventare una ragazza coi codini dunque?