Perché si fa un regalo? Di solito è perché vogliamo bene a qualcuno, vogliamo farglielo capire e quindi cerchiamo di comprare al posto suo qualcosa che possa fargli piacere o che desidera da molto ma che, per mille motivi, non ha mai avuto l'occasione di acquistare.
Poi ci sono i regali d'obbligo, quelli fatti per far capire la nostra riconoscenza o perché siamo proprio obbligati a farli, anche se magari il destinatario ci sta pure un po' antipatico, ma si sa.... la buona educazione e le convenzioni sociali non si possono sempre accantonare. E in Giappone? Esistono veri protocolli di comportamento, come è giusto che sia in una società, come quella nipponica, molto legata ai riti sociali.
 

In Giappone infatti esistono molti momenti dell'anno in cui è obbligatorio fare i famosi "presento" e che vanno oltre il costume mondiale di farli a Natale o per i vari anniversari.
In particolare sono molto importanti il Chugen in estate e il Seibo alla fine dell'anno. Sono spesso chiamati anche O-chugen e O-seibo, poiché vi si aggiunge il prefisso onorifico "o".

La tradizione del Chugen ha origini cinesi: nel Celeste Impero infatti si festeggiavano tre sangen (jogen, chugen e kagen) rispettivamente il 15 gennaio, il 15 luglio e il 15 ottobre. In Giappone si è invece associata alla festa dell'O-bon, in cui si onorano gli spiriti degli antenati ed è diventata abitudine fare regali sia ai parenti lontani che ai vicini di casa. Ha iniziato a prendere piede nel XVII secolo, quando i commercianti iniziarono a fare piccoli doni ai loro clienti e poi, oltre a coinvolgere parentame vario, quest'usanza si è estesa anche all'ambiente lavorativo. Di solito il periodo fatidico va dall'inizio di luglio fino alla metà di agosto.
 

Il Seibo invece nasce dalla tradizione di portare alle persone più anziane della famiglia le offerte destinate agli dei per propiziarsi un buon anno nuovo; col tempo si è evoluta ed è diventata un'occasione per ringraziare tutti quelli che durante l'anno hanno lavorato duramente a fianco a noi in modo anche da cementare lo spirito di squadra e di appartenenza all'azienda. In questo caso il periodo in cui si scatena la febbre da regalo va da metà a fine dicembre.

Ovviamente i negozi si attrezzano con vetrine e sconti ad hoc per questo periodo. Se un tempo era consuetudine portare i regali di persona, adesso ci si affida a corrieri espressi, ai grandi magazzini e a siti specializzati su Internet.
Ma quali sono i "presento" più gettonati? Ai primi posti si piazzano la birra, le bevande in generale con una preferenza per il caffè, la frutta, le torte, le specialità regionali (molto apprezzati i prodotti ittici) e i buoni regalo.
Il valore medio di ciascun regalo va dai 3.000 ai 5.000 yen (da 25 euro a 40 euro circa), ma può salire anche di parecchio a seconda dell'età e della relazione che abbiamo con il destinatario del nostro pensiero. Calcolando che ogni famiglia fa in media due/tre regali, ma alcune arrivano anche a dieci o venti, si può immaginare il giro di soldi che questa usanza mette in moto!
 

Uno dei regali più prestigiosi, così famoso da essere conosciuto anche all'estero, è il celeberrimo "musk melon", la quintessenza del lusso.
Coltivato allo scopo primario di essere omaggiato (all'inizio solo alla famiglia imperiale, poi anche a chiunque se lo possa permettere), curato per essere perfetto, ha un costo che oscilla fra i 6.000 e i 20.000 yen (da 50 a 160 euro circa). Nonostante la cifra stratosferica per un singolo frutto, rimane un regalo molto popolare, da offrire sia quando si va a visitare un malato in ospedale, sia durante il chugen o il seibo; lui da solo rappresenta il 20% delle vendite di Senbikiya, famoso negozio di frutta che vanta 180 anni di storia.
 

Ma molte altre sono le occasioni in cui i giapponesi sono "obbligati" a presentare un regalo: si va dalla paghetta di Capodanno dei bambini (o-toshidama) al Natale, da San Valentino alle nascite, dall'inizio della scuola al diploma, dal matrimonio all'inaugurazione di una casa nuova fino ai funerali, per i quali di solito si danno buste contenenti denaro o cesti di fiori.
E importantissimo è l'omiyage, cioè il souvenir che si deve assolulatamente portare ad amici e parenti al ritorno da un viaggio, lungo o corto che sia. O ancora il kashiori, l'usanza di portare un piccolo dolce quando si va a trovare qualcuno a casa (un po' come succede anche qui da noi).
 

Ovviamente chi riceve un dono, dovrà poi contraccambiare nel minor tempo possibile. Anche qui i vari "regali di ritorno" hanno un loro nome: ci sono gli hikidemono che sono l'equivalente delle nostre bomboniere, il kaiki iwai fatto dal malato che è guarito, l'uchi iwai fatto dai neo genitori, il koden gaeshi dopo il funerale e il famoso White Day, in cui gli uomini contraccambiano esattamente un mese dopo il cioccolato ricevuto per San Valentino.
Nel caso in cui il regalo consista in una somma di denaro è consuetudine mettere le banconote in una busta chiamata mizuhiki, decorata con fiocchi, nastri e piccoli origami.

Insomma, fare un regalo in Giappone può essere una vera sfida, non solo per gli stranieri, ma per i giapponesi stessi.

Fonte consultata:
Nippon