Ci sono due momenti veramente decisivi nella carriera di un magaka: il primo è quando un grande editore decide di serializzare il tuo lavoro in una delle sue antologie manga; il secondo è quando esso viene amato dai fan e raggiunge un discreto numero di capitoli, tanto che l'editore decide di pubblicare un tankobon o una raccolta della tua serie.
 

Anche se l'editoria digitale ha preso recentemente piede in Giappone, il business dei manga è ancora principalmente basato sulla carta e i mangaka si sentono molto orgogliosi quando vedono i loro tankobon sugli scaffali dei negozi, specie la prima volta. Questo però non significa che tutti verranno acquistati dai fan e collocati in librerie colorate nelle loro case; infatti restano comunque delle copie invendute il cui destino può rivelarsi straziante per un creatore di manga. Proprio il mangaka Rensuke Oshikiri, autore di manga di successo come Hi Score Girl, di recente ha descritto questa situazione attraverso un messaggio su Twitter:

"L'altro giorno sono andato in una fabbrica gestita dall'editore Kodansha. È qui che i tankobon restituiti e difettosi vengono trattati senza pietà. Con un ruggito acuto i tankobon, che sono l'anima di un creatore di manga, vengono ridotti a brandelli, compressi e vanno incontro al loro destino di essere riciclati come carta igienica. Ho persino visto il mio tankobon in questo posto".
 
Come mostrano le foto di Oshikiri su internet, montagne di manga sono impilate nel magazzino della struttura; da qui i manga vengono recuperati e, carico dopo carico, gettati in una macchina che li distrugge riducendoli in materia prima. Aver mostrato questo retroscena molto poco piacevole, di cui raramente si parla e che fa comunque parte dell'industria dei manga, ha indotto subito gli utenti e i fan a riflettere sulla questione, così come si nota dai commenti online.

"Non possono trovare un modo economico per immagazzinarli e poi venderli a poco a poco?".

"E' inevitabile. Anche se sono solo riposti lì, è costoso mantenere in magazzino libri invenduti".

"Che spreco. Vorrei che li donassero a una biblioteca o qualcosa del genere".

"Dovrebbero dimezzare il prezzo di vendita o far qualcosa di simile prima di fare questo".

"La realtà è dura".

Dinanzi a questa situazione, in cui i costi per il deposito dei manga invenduti in Giappone sono elevati e gli appassionati di anime/manga passano da una serie di successo all'altra con grande facilità, non sorprende che Kodansha ritenga inutile conservare in magazzino i tankobon che non sono stati venduti. D'altra parte questi diventeranno materiale da riciclo.

La prossima volta che vi capita di incontrare un otaku agitato che sbraita e dice di un manga "questo fa così schifo che non è adatto neanche per pulirsi il ​​c***!", potete correggerlo... educatamente.

Fonte consultata:
Sora News