Sarò forse eccessivamente romantico ma ho sempre amato lo sport in quanto metafora della vita. Ed è forse per questa particolare visione dell'evento agonistico che ho sempre trovato nella pallacanestro un fascino che tutti gli altri sport non sono riusciti a regalarmi. Non sto ovviamente parlando del super show della Nba, ma di quello che si gioca e che ho praticato a livello giovanile (con scarsi risultati) e sui campi minori italiani. Quei campi dove è ancora possibile coltivare un sogno, per la cui realizzazione dovranno intervenire contemporaneamente vari fattori, tutti equamente importanti.
 
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Quel sogno che leggiamo negli occhi di tutti i protagonisti del manga sportivo per antonomasia, quello che per me resta e resterà per sempre il massimo esempio dello spokon: Slam Dunk. Fulgida dimostrazione di come un'opera cartacea possa superare il limite materiale delle pagine e trasportarti a bordo campo, a vivere da vicino le emozioni dei protagonisti della storia. Grazie al suo tratto realistico, da grande appassionato di questo sport qual è, Takehiko Inoue è riuscito nell'impresa, tavola su tavola, di farci respirare l'aria del campo da gioco, sentire la fatica dei protagonisti e urlare di felicità come fossimo parte del pubblico presente ad assistere.
Una vera magia, capace di rendere il suo manga tanto amato ancora oggi, a distanza di 30 anni, anche dai più giovani, che si esaltano nella letture esattamente come fu per noi diverso tempo addietro.
Emozioni ormai stampate nel nostro cuore di appassionati, come l'affetto, mai venuto meno, per i personaggi nati dalla fantasia del mangaka. La notizia di un nuovo film animato dedicato a questo titolo come poteva quindi passare inosservata?

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A maggior ragione dopo aver saputo del coinvolgimento diretto dello stesso Inoue nel progetto, addirittura nelle vesti di regista. Aggiungiamoci quel Tweet con la scritta Slam Dunk disegnata a matita e possiamo capire come fosse impossibile che non si creasse l'hype per questo titolo.
Siamo di fronte a uno dei grandi successi di Weekly Shonen Jump, sulle cui pagine è stato serializzato dal 1990 al 1996, portando una storia di basket delle scuole superiori che, come avviene per ogni spokon, è la scusa anche per descrivere la crescita umana degli atleti, i giocatori della mitica Shohoku di cui molti fan conservano ancora gelosamente la divisa, come fosse appartenuta a una squadra reale. Un grande successo con oltre 120 milioni di copie in circolazione solo in Giappone, artbook polverizzati ai preorder ancora oggi, e nuove edizioni per festeggiarne gli anniversari. Tutti in campo, tutti innamorati delle gesta sportive e non solo dei vari Sakuragi, Akagi e Rukawa. Il primo è il grande protagonista reale del manga, la matricola sbruffona che, nonostante la sua enorme goffaggine, grazie alla sua resistenza fisica e al suo carattere esuberante, riuscirà a ritagliarsi il suo spazio nel quintetto base di una squadra che di talento, ma anche di teste calde, ne ha oltre misura.
 


Il manga aveva avuto anche una trasposizione animata, a metà degli anni '90, mai troppo amata dal suo autore e che infatti non fu mai terminata. Ecco quindi che il film, che ha debuttato al cinema in Giappone il 3 dicembre 2022, arrivava davvero ai nastri di partenza colmo di aspettative, non tardando a stupire fin dai primissimi trailer.
Il film tratta infatti una singola partita, anche se quella forse più iconica: la sfida contro il Sannoh, che ha entusiasmato e tenuto incollata alle pagine del manga più di una generazione di lettori.
Ricordiamo che non stiamo parlando di una finale, bensì di una eliminatoria del campionato nazionale interscolastico; eppure era la sfida delle sfide, contro una squadra capace di vincere il campionato ben 4 volte e considerata da tutti "imbattibile".
 

Interessante quindi che Inoue avesse accettato, dopo tanti dinieghi nei vari anni a tante sceneggiature, di ritornare su questo particolare momento del suo manga, farlo sotto forma animata, impegnandosi lui stesso in prima persona e... cambiandone il protagonista principale.
Che il mangaka avesse il desiderio di riprendere in mano la storia lo vediamo fin dalle prime battute del film, quando dalla sua stessa matita prendono forma le sagome tanto amate dei vari personaggi che andranno a comporre la sfida, diventando vive davanti ai nostri occhi, nella magia del grande schermo. Il fatto che si utilizzi la CGI per realizzare le animazioni, cosa tanto criticata nelle varie discussioni nelle relative news che presentavano i trailer, diventa subito un fatto secondario. La Shohoku e la Sannoh sono tornate, e sono pronte a sfidarsi di nuovo, e per noi magicamente è come se fosse la prima volta.
 
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Dicevamo, non è solo l'aspetto estetico ad essere cambiato, ma anche il punto di vista della storia che in questa occasione è tutto incentrato su Ryota Miyagi. Non è un caso: Miyagi è il play, il cervello della squadra, dalle cui mani e intuizioni iniziano tutte le azioni di una squadra di basket. Per chi non conosce il basket ma ha visto qualche partita di calcio, possiamo equipararlo, in maniera molto semplicistica, al ruolo che aveva Pirlo nella Nazionale italiana di calcio campione del Mondo. Tutti hanno un ruolo importante in una squadra di basket di cui solo 5 atleti posso calcare il campo in partita, ma il play ha un compito davvero determinante, vero punto di riferimento per tutti.
 
Sinossi ufficiale: da sempre, Ryota Miyagi e il basket sono una cosa sola. A trasmettergli l'amore per questo sport è stato il fratello maggiore Sota, morto in un incidente in mare quando Ryota era ancora piccolo. Ryota è il playmaker della Shohoku, squadra che si è guadagnata un posto al torneo nazionale come rappresentante della Prefettura di Kanagawa nonostante sia un liceo sconosciuto. Ryota è pronto, assieme ai suoi compagni di sempre, ad affrontare “l’imbattibile” Sannoh, il team campione del torneo nazionale.

Il film ci fa conoscere ancora meglio la storia di Ryota, con parti "anime only" che ci donano una prospettiva davvero diversa del personaggio, approfondendo meglio le sue paure e le sue motivazioni. Un background svelato poco per volta che ci fa capire come per lui questa sfida vada ben oltre l'evento agonistico ma è una tappa cruciale del suo cammino di vita e di crescita personale, dovendo sfidare non solo gli "avversari umani" ma anche le numerose ombre provenienti da un passato estremamente doloroso.

La pallacanestro, lo sapete, è un gioco di squadra, si vince e si perde in cinque. Non c'è spazio per degli inutili personalismi, ma ogni skill personale deve diventare complementare a quelle degli altri. Una evoluzione che abbiamo imparato a conoscere nel più recente Blue Lock, ma che qui viene calata nella realtà di una partita giocata contro tutto e tutti.
 
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Il realismo era infatti una delle armi vincenti del manga, e lo è anche in questa produzione animata, come mai mi sarei aspettato in un prodotto di questo tipo. Da appassionato di basket, che ha vissuto la realtà "da palazzetto" non ho potuto che rimanere a bocca aperta davanti alla trasposizione fedele di tanti gesti e movimenti tipici di questo sport, con una fedeltà talmente accurata che ha sicuramente causato non poche ore di studio e sonno a chi le ha realizzate. Sembra di assistere a una partita vera, ma con i personaggi di Slam Dunk e in una dimensione fumettosa che non ho potuto non apprezzare. Tutto questo voluto, attraverso la difficoltà dei tanti anni (si è partiti fattivamente nel 2009!) in cui si è progettato questo film. 
Anni in cui Inoue ha deciso la veste grafica piuttosto particolare da dare a questo film, dopo alcuni tentativi che non erano andati incontro al suo benestare. Aspetto che può risultare cosparso di uno strano effetto opaco, come se fosse ricoperto da una patina di qualche tipo. Si tratta di una precisa volontà espressiva che l’assistente alla regia Miyahra ha definito "ruvido", perché gli ricordava la ruvidità della carta. Il maestro Inoue aveva d'altronde in testa il suo mondo con personaggi costruiti su solide fondamenta di carta e inchiostro, e la computer grafica è stata resa capace di poter fare proprio questo: restituire una ruvidità che ricordi la sgranatura del foglio e catapultare di nuovo i fan sotto canestro con i propri eroi. Il tutto anche grazie a una ost non invasiva, ma che compare nei momenti topici del match, immergendoci ancora di più nell'evento con il suo ritmo trascinante, come quello della theme song Dai Zero Kan dei 10-FEETA.
 
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Lunedi faremo uscire un articolo tutto incentrato sull'aspetto tecnico, per far comprendere bene l'enorme lavoro dietro questa opera che ha occupato per così tanti anni di lavoro il suo staff. Nel mio piccolo posso darvi il parere di un fan ed è un parere sinceramente entusiasta. Avevo diverse paure circa questo film, tutte sfatate. L'animazione è fluida e complementare alla storia che racconta, con davvero poche sbavature, come alcune  immagini dall'alto, dove la CGI risulta meno convincente rispetto alle altre scene.

Per quanto riguarda il resto invece, siamo di fronte a un prodotto davvero di altissima qualità, con una regia dinamica ma anche attenta ai particolari, con primi piani continui sulle espressioni facciali dei vari giocatori, per mostrarne di volta in volta le varie emozioni.
La visione non è assolutamente preclusa poi a chi non ha mai letto il manga o visto l'anime, essendo incentrato su una singola partita e su una parte di storia totalmente originale. Al contempo, chi invece è cresciuto considerando Slam Dunk come parte del suo bagaglio culturale fumettistico, non potrà che godere dei tanti richiami all'opera, di cui una delle cose più apprezzate dal punto di vista artistico è sicuramente la capacità di Inoue di creare delle personalità uniche e ottimamente definite, e queste al pari ritroviamo esattamente del film.
Tanti poi sono i flashback che costellano la trama, altrettanto belli e intensi come frenetica e coinvolgente è la parte "di campo". Essi arrivano ogni qual volta ognuno dei personaggi dovrà fare i conti con se stesso, e quindi con il proprio passato. Perché l'avversario oggettivamente più forte si batte solo imparando a riconoscere i propri limiti, affrontarli e superarli.
 
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Il basket, come dicevo all'inizio, è una grande metafora della vita, dove per vincere non basta un singolo che dà tutto se stesso sul campo di gioco, ma serve una squadra unita per l'obiettivo comune e... una buona dose di fortuna.
Un film che mostra il suo amore per questo sport fino in fondo, fino al rocambolesco ultimissimo atto, dove i secondi finali della partita diventano un momento atemporale dilatato, come più volte succede a chi ha realmente assistito a un incontro, dove nessuno sa chi farà l'ultimo canestro. Quello della vittoria!

 


 
The First Slam Dunk è un film da vedere e rivedere. Uscito in Giappone a dicembre 2022, a 26 anni dall’ultima serie animata, ha dimostrato come questo titolo rimanga ancora saldo nel cuore del pubblico superando i 10 miliardi di yen (oltre 74 milioni di euro) al box office giapponese, piazzandosi davanti a un blockbuster come Avatar – La Via dell’Acqua, e raggiungendo risultati ragguardevoli in mercati importanti di Asia e Nord America. Grazie ad Anime Factory ora arriva anche qui da noi (i primi in Europa), e se le reazioni saranno entusiaste come quelle di chi ha potuto vedere i primi 15 minuti al Comicon di Napoli, sono certo che non deluderà anche l'esigente pubblico italiano di tutte le età.