Spulciando tra saggi, interviste e articoli, sempre in cerca del nuovo approfondimento da scrivere, diventa abbastanza comune imbattersi in numerosi aneddoti dietro le quinte su questo o quell'anime, personaggio o studio di produzione. Piccole curiosità, non tali da realizzarne articoli dedicati, ma abbastanza interessanti da volerli diffondere agli interessati.

In questa rubrica andremo quindi a raccogliere alcuni di questi aneddoti e curiosità.

Ranma VS Lamù


La maggior parte dei fan giapponesi di Lamù andava alle scuole superiori o all'università, non si trattava di bambini. Per certi versi era un problema. Tuttavia per me era molto facile all'epoca, dal momento che i lettori avevano la mia stessa età. Ero felice che persone della mia stessa generazione apprezzassero i miei manga. Ero anche contenta che ci fossero così tanti lettori maschi, anche se non avrebbe dovuto sorprendermi essendo pubblicato su una rivista per ragazzi. Ero invece un po' delusa che fosse un po' troppo difficile per i bambini. Dopo tutto io credo che i manga appartengano principalmente ai bambini, e forse Lamù non aveva il necessario per intrattenerli.
Durante la lavorazione di Ranma disegnai volontariamente qualcosa che potesse essere maggiormente apprezzato anche dai bambini. Volevo essere popolare anche tra le donne e i bambini. Ranma ora è popolare tra le ragazze, ma sembra non aver ancora conquistato i lettori maschi. All'epoca della pubblicazione dell'ottavo volume, quando le copie totali in circolazione erano circa dieci milioni, chiesi al mio editor di fare un'indagine sui lettori. Lui inserì un questionario nei volumi. Risultò che i fan di Ranma erano simili a quelli di Lamù. Entrambe le serie avevano un picco di lettori quindicenni, ma mentre per Lamù la distribuzione si estendeva verso gli uomini più grandi, per Ranma si espandeva verso le ragazze più giovani.
Ranma ha venduto meglio in Giappone. Ci sono molti grandissimi fan di Lamù, tuttavia Ranma è il mio manga più venduto. Anche tra le vendite delle figure, c'è un notevole divario tra le due opere.

  

Fonte consultata:
Intervista a Rumiko Takahashi (Anime Interview - The First Five Years of ANIMERICA, ANIME & MANGA MONTHLY (1992-97))

La prima serie animata televisiva giapponese


Nel 1961, due anni prima che Mushi Production e Osamu Tezuka facessero esplodere l'animazione televisiva con Atom dal braccio di ferro, Otogi Production e Ryoichi Yokoyama realizzarono quella che a quanto ci è dato sapere fu la prima serie animata televisiva giapponese: Instant History. In ognuno dei 312 episodi, trasmessi quotidianamente e di durata pari a tre minuti, veniva raccontato un evento storico che era avvenuto nello stesso giorno della trasmissione dell'episodio, tramite l'utilizzo di materiale tratto dagli archivi del giornale Mainichi Shinbun. A conclusione della serie venne trasmesso anche un seguito, Otogi manga Calendar, anch'esso di 312 episodi. 
 

Fonte consultata:
Instant History/Otogi Manga Calendar (partially found anime series; 1961-1964) (lostmediawiki.com)

La ragazza geniale


Ammiro molto Osamu Tezuka per la sua capacità di scrivere storie di ogni genere. Quando andavo alle elementari mi piacevano Atom dal braccio di ferro e L'imperatore della giungla. In Atom veniva presentato anche il punto di vista del robot nemico e non c'erano personaggi completamente malvagi. Nonostante fossi solamente al terzo o al quarto anno, iniziai a capire che non si può giudicare qualcuno solamente dal suo aspetto e che anche un bambino che compie azione cattive può avere delle motivazioni dietro tali comportamenti. Quando iniziai a frequentare gli anni più avanzati delle elementari, tuttavia, ci venne proibito di leggere manga a scuola. Le motivazioni erano che distruggere robot era una cosa violenta e che leggere storie non scientificamente accurate in cui robot hanno ansie o piangono come gli umani avrebbe potuto farci sviluppare una scorretta conoscenza scientifica. Arrivarono addirittura a bruciare manga di fronte a noi. Provai una forte repulsione verso questi atteggiamenti e sviluppai il desiderio di proteggere i manga. Ma i miei genitori si arrabbiarono e dissero: "D'ora in poi dovrai prendere il massimo dei voti nei test scolastici. Se non lo farai, butteremo via un manga per ogni risposta sbagliata" Ma non ero in grado di prendere sempre il massimo dei voti, quindi mettevo i miei manga in ordine di importanza e, piangendo, sceglievo quali sacrificare.
[...]
Un tempo l'opinione generale verso i manga era molto bassa e io speravo di poter contribuire a migliorarne la condizione diventando io stessa una mangaka. Essendo una bambina non riuscivo a pensare ad altri modi per supportare i manga.
[...]
Il mio debutto avvenne quando ero ancora una matricola alle superiori. Dato che avevo vinto il primo premio al concorso per mangaka di quell'anno venni pubblicizzata in modo esagerato. Considerata la mia giovane età mi descrissero come una "ragazza geniale". Ma io mi consideravo semplicemente una ragazza diligente perchè, se fossi stata davvero un genio, non avrei fatto così tanta fatica a disegnare. Ciò che mi ferì furono le lettere che ricevetti. Dicevano "Fai schifo! Non sei per niente un genio". Fu un grande shock per me. Quando ricevetti una lettera che diceva "Non dovresti essere così orgogliosa per avere disegnato qualcosa del genere" avrei voluto rispondere che non credevo di essere così brava. Un'altra mi diceva di smettere di disegnare. Fu molto doloroso, ed è difficile descrivere l'ansia che sviluppai in quel periodo. Ma l'unica cosa che potevo fare era continuare a incoraggiarmi dicendomi che quando si è professionisti cose simili capitano. Ovviamente ricevevo anche lettere d'incoraggiamento. Inoltre, sebbene lo scoprii solo più tardi, i lettori della mia generazione furono ispirati e motivati dal mio lavoro nel pensare che quella del mangaka potesse essere una professione vera e propria.

 
 

Fonte consultata:
Profile and interview with Machiko Satonaka (International Perspectives on Shojo and Shojo Manga: The Influence of Girl Culture)

Gli anime dell'essere supremo spirituale El Cantare

 
Happy Science è una setta religiosa giapponese guidata da Ryuho Okawa, l'autoproclamatosi essere supremo spirituale El Cantare in grado di incanalare gli spiriti di Maometto, Gesù Cristo, Buddha e Confucio (e forse anche altri). Quest'indubbiamente rimarchevole individuo ha anche pubblicato centinaia di libri sulla dottrina di Happy Science, alcuni dei quali sono stati anche trasposti in animazione. Prodotti dal reparto pubblicitario della setta col chiaro intento di portare nuovi fedeli all'organizzazione, inizialmente questi film vennero realizzati da vari studi d'animazione fino alla creazione nel 2009 di una compagnia d'animazione dedicata SH Studio, diventata HS Pictures Studio nel 2013, che si occupò di animare tutti i film successivi. I film finora usciti, trasmessi anche in America e candidati persino a diversi premi, sono:
 
 

Fonti consultate:
- About Us (hspicturesstudio.com)
- Inside the Fringe Japanese Religion That Claims It Can Cure Covid-19 (nytimes.com)

Un animatore per un intero episodio

 
Andando a spulciare gli staff delle serie animate siamo abituati a trovare lunghe liste di decine di nomi, specialmente quando si parla di animazioni, con i vari episodi spezzati in cut poi divisi tra i vari animatori incaricati. Ma non è sempre così, raramente possono capitare anche situazioni come quella del quinto episodio di Shigatsu wa kimi no uso, in cui un singolo disegnatore, Takashi Kojima, ha realizzato tutte le animazioni chiave della puntata, occupandosi anche della direzione delle animazioni e della regia dell'episodio (in coppia con un altro regista). 
 
 
Fonti consultate:
- Pool: KimiUso #5 (Kojima solo KA) (sakugabooru.com)
- randomsakuga su twitter (twitter.com)
- kViN su Twitter (twitter.com)