Recensione
5 centimetri al secondo
7.0/10
5cm per Second ha come protagonisti due ragazzi che sembrano essere destinati a un amore eterno, ma che a causa del lavoro dei genitori sono costretti ad allontanarsi. I tre cortometraggi mostrano come i due gestiranno questo distacco in tre diverse fasi della loro vita.
L’anime, sebbene non offra animazioni particolarmente elaboratore, riesce a colpire grazie soprattutto a diversi fondali, realizzati e colorati tramite tecniche digitali, che risultano davvero impressionanti e spettacolari. Tra questi i più suggestivi sono quelli che propongono ampie vedute del cielo e delle stelle, che sono resi ancora più d’atmosfera grazie al curato accompagnamento sonoro. Infine il collage presente alla fine del terzo cortometraggio, una sorta di un rapidissimo riassunto di alcuni momenti chiave dell’opera, viene ulteriormente valorizzato da una canzone davvero orecchiabile e azzeccata.
Se le premesse per un’opera in grado di lasciare il segno ci sono, sfortunatamente per quel che mi riguarda le note positive si fermano al comparto tecnico: 5cm per Second non mi è particolarmente piaciuto, probabilmente in quanto non sono riuscito ad apprezzare le riflessioni proposte dall’autore sulla tematica principe dell’anime, ovvero il distacco della persona amata. Personalmente vedo le vicende narrate ben lontane da quella che dovrebbe essere la normalità e le reazioni dei protagonisti mi sembrano ben poco realistiche. Non nego che essere forzatamente allontanati da qualcuno con cui si sta bene e che probabilmente si ama porti a momenti di sconforto, in cui si rimpiange il passato e si maledice il destino per la strada ci ha fatto perdere; nemmeno ritengo improbabile che tali momento negativi possano ripetersi anche a distanza di moltissimi anni. Non riesco invece a pensare come una simile cosa, ancor più accaduta in periodo adolescenziale o quasi, possa in qualche modo segnare e influenzare la mia vita: pur non dimenticando i giorni passati con la persona amata avrei certamente voltato pagina e anzi, avrei usato l’esperienza avuta come trampolino per cogliere al meglio il futuro. La situazione proposta nell’anime la vedo pertanto inverosimile e poco credibile, e frutto di un di un modo di vivere che non posso vedere che deleterio e che credo non possa, né debba essere, la normalità.
Come si fa a vivere continuamente nel passato, ancor più per un evento di così relativa entità, come una cotta giovanile? L’intera struttura narrativa mi pare pertanto estremamente fragile, fondata su un’eccessiva idealizzazione dell’amore e su un’esagerata strumentalizzazione delle pene che sicuramente la fine di un rapporto porta.
Makoto Shinkai con 5cm per Second non propone a livello contenutistico nulla di nuovo: torna sulla tematica del distacco, evidentemente a lui cara, che era già stata trattata, in modo più che efficace, ne La Voce delle Stelle. In quel caso il lavoro da lui fatto è stato impeccabile, ma la situazione era ben diversa visto che la protagonista, costretta vivere un’esperienza drammatica, non ha altro modo, per riuscire a guardare avanti, che attaccarsi a quanto di positivo gli aveva offerto la sua vita passata. Inoltre a rendere il tutto più affascinante vi è l’elemento fantascientifico, ovvero la distanza che la separava dalla Terra e il tempo sempre maggiore necessario perché i suoi messaggi venissero recapitati: lei cerca di rimanere attaccata a un momento non troppo lontano nel tempo, eppure la sua voce giunge sulla Terra in modo tardivo e quando ormai le cose sono già cambiate in modo irreparabile.
Stessa tematica in 5cm per Second, in un contesto di vita quotidiana sempre più comune, con famiglie costrette a spostarsi di frequente per inseguire il lavoro. Di certo è difficile ambientarsi in una nuova realtà e l’inizio presenta di certo diverse difficoltà, ma quella narrata nell’anime non può che essere un’eccezione, una visione romantica dell’amore che onestamente trovo puramente funzionale a un’opera cinematografica, un libro o qualcosa di simile, ma che trova fortunatamente poco spazio nella vita di tutti i giorni.
Indubbiamente le mie sono critiche fortemente soggettive, ma non posso ritenere quanto visto soddisfacente se non per la suggestione che alcune sequenze sono in grado di evocare.
L’anime, sebbene non offra animazioni particolarmente elaboratore, riesce a colpire grazie soprattutto a diversi fondali, realizzati e colorati tramite tecniche digitali, che risultano davvero impressionanti e spettacolari. Tra questi i più suggestivi sono quelli che propongono ampie vedute del cielo e delle stelle, che sono resi ancora più d’atmosfera grazie al curato accompagnamento sonoro. Infine il collage presente alla fine del terzo cortometraggio, una sorta di un rapidissimo riassunto di alcuni momenti chiave dell’opera, viene ulteriormente valorizzato da una canzone davvero orecchiabile e azzeccata.
Se le premesse per un’opera in grado di lasciare il segno ci sono, sfortunatamente per quel che mi riguarda le note positive si fermano al comparto tecnico: 5cm per Second non mi è particolarmente piaciuto, probabilmente in quanto non sono riuscito ad apprezzare le riflessioni proposte dall’autore sulla tematica principe dell’anime, ovvero il distacco della persona amata. Personalmente vedo le vicende narrate ben lontane da quella che dovrebbe essere la normalità e le reazioni dei protagonisti mi sembrano ben poco realistiche. Non nego che essere forzatamente allontanati da qualcuno con cui si sta bene e che probabilmente si ama porti a momenti di sconforto, in cui si rimpiange il passato e si maledice il destino per la strada ci ha fatto perdere; nemmeno ritengo improbabile che tali momento negativi possano ripetersi anche a distanza di moltissimi anni. Non riesco invece a pensare come una simile cosa, ancor più accaduta in periodo adolescenziale o quasi, possa in qualche modo segnare e influenzare la mia vita: pur non dimenticando i giorni passati con la persona amata avrei certamente voltato pagina e anzi, avrei usato l’esperienza avuta come trampolino per cogliere al meglio il futuro. La situazione proposta nell’anime la vedo pertanto inverosimile e poco credibile, e frutto di un di un modo di vivere che non posso vedere che deleterio e che credo non possa, né debba essere, la normalità.
Come si fa a vivere continuamente nel passato, ancor più per un evento di così relativa entità, come una cotta giovanile? L’intera struttura narrativa mi pare pertanto estremamente fragile, fondata su un’eccessiva idealizzazione dell’amore e su un’esagerata strumentalizzazione delle pene che sicuramente la fine di un rapporto porta.
Makoto Shinkai con 5cm per Second non propone a livello contenutistico nulla di nuovo: torna sulla tematica del distacco, evidentemente a lui cara, che era già stata trattata, in modo più che efficace, ne La Voce delle Stelle. In quel caso il lavoro da lui fatto è stato impeccabile, ma la situazione era ben diversa visto che la protagonista, costretta vivere un’esperienza drammatica, non ha altro modo, per riuscire a guardare avanti, che attaccarsi a quanto di positivo gli aveva offerto la sua vita passata. Inoltre a rendere il tutto più affascinante vi è l’elemento fantascientifico, ovvero la distanza che la separava dalla Terra e il tempo sempre maggiore necessario perché i suoi messaggi venissero recapitati: lei cerca di rimanere attaccata a un momento non troppo lontano nel tempo, eppure la sua voce giunge sulla Terra in modo tardivo e quando ormai le cose sono già cambiate in modo irreparabile.
Stessa tematica in 5cm per Second, in un contesto di vita quotidiana sempre più comune, con famiglie costrette a spostarsi di frequente per inseguire il lavoro. Di certo è difficile ambientarsi in una nuova realtà e l’inizio presenta di certo diverse difficoltà, ma quella narrata nell’anime non può che essere un’eccezione, una visione romantica dell’amore che onestamente trovo puramente funzionale a un’opera cinematografica, un libro o qualcosa di simile, ma che trova fortunatamente poco spazio nella vita di tutti i giorni.
Indubbiamente le mie sono critiche fortemente soggettive, ma non posso ritenere quanto visto soddisfacente se non per la suggestione che alcune sequenze sono in grado di evocare.