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7.0/10
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La morte di Akira Toriyama mi ha fatto palesare che di questo autore non ho mai recensito nessun fumetto pur avendo comprato nel 1995 Dragon Ball.
In effetti ciò è dovuto al fatto che a parte le avventure di Goku e Co. Non ho mai apprezzato questo autore… Non nel senso che darei delle insufficienze a tutto ciò che ha creato quanto piuttosto al fatto che in effetti le altre cose mi dicono poco da Dottor Slump per arrivare a Cowa!! o, per rimanere nel discorso dell’opera di oggi, questo Sand Land.
La storia è molto semplice, come d’altronde è logico, perché dura solo un volume, ciò dovuto all’estrema pigrizia di un autore ormai molto ricco… In fondo tutto sappiamo che Toriyama ha lavorato solo per denaro e che Torishima (il suo editor) ha dovuto combattere per fargli continuare Dragon Ball fino alla saga di Maijin Bu.
Finita l’opera che l’ha reso ricco e famoso in tutto il mondo Toriyama ha ripreso in mano il pennino poche volte e soprattutto di malavoglia, questo a portato dunque ad opere brevi, a volte carine, ma non speciali.

Fatto il pippotto sull’autore c’è poco da dire su quest’opera pubblicata in Giappone nel 2000 e arrivata in Italia nel 2002 grazie ai soliti Kappa Boys ed oggi riproposta in seguito all’uscita di un film, una serie ed un videogioco: chissà se non fosse morto l’autore avrebbe potuto proporre magari anche un continuo del manga… che però per quanto un po’ affrettato ha già una sua conclusione con il trionfo dei buoni e la punizione dei cattivi.
In un mondo desertico dove umani e demoni muoiono di sete gli unici che stanno bene sono il Re, che si arricchisce, ed i suoi soldati, in tali condizioni si riuniscono tre eroi: il principe dei Demoni, Belzebù, un bambino di 2,500 anni, il suo tutore Shieff, un demone abile nei furti, e un umano, Rao, che è quello da cui parte l’idea di trovare una mitica fonte d’acqua: il Phantom Lake.
In questa avventura vediamo qualche combattimento e troviamo che i demoni in fondo sono meno cattivi degli esseri umani, e i che i cattivi veramente tali sono poi pochi: gli altri sono in genere pedine che accettano di fare del male per molti motivi, uno stipendio, il rispetto di una gerarchia etc.
Insomma è la banalità del male: non mi chiedo nemmeno qual è il risultato delle mie azioni finché qualcuno non me le sbatte davanti.
Diceva Gramsci: “odio gli indifferenti”, e qui i soldati sono tali… essi sono di guardia a qualcosa: sanno o non sanno che sono di guardia alla fonte di acqua che può salvare l’intero paese di sabbia?
Non l’ho capito, certo uccidono chi si dirige in quella direzione… hanno mai chiesto cosa proteggono al Re? Perché proteggono il letto del fiume estinto? Sono mai arrivati alla Diga? Si sono mai chiesti perché chi voleva volare doveva morire?
Insomma qualche domanda viene anche leggendo questa che forse è una favola per bambini: gli insegna infatti a non fermarsi al primo impatto e a non credere a tutto quello che dicono loro: infatti l’eroe è Belzebù che è un demone, affiancato da Rao/Shiba un ex militare in cerca di riscatto dopo aver fatto un’azione orribile per conto del Re e del suo superiore il generale Zeu.
Si potrebbe anche trattare di una favola anticapitalistica in cui i cattivi sono spinti alle loro brutte azioni dalla voglia di denaro e di lusso.
Insomma pur non essendo un opera ne lunga né imprescindibile può essere usata in modo educativo per i bambini.
Il mio voto è sette perché bambino non sono più e i personaggi non mi sono entrati nel cuore con così poche pagine… se il sensei si fosse un po’ impegnato di più sarebbe forse potuto uscire qualcosa di veramente buono.