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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Dal titolo di questa serie, "Kimi ga Nozomu Eien" (tradotto come "L'eternità che desideri"), ero portato a pensare che si trattasse di un anime "impegnato/impegnativo": titolo molto poetico che, letto senza conoscere alcunché della storia da cui è tratto, potrebbe indurre lo spettatore a immaginare chissà che cosa...

Con mia sorpresa, ho scoperto che l'anime è tratto da un videogioco visual novel del 2001 dello studio âge. Dopo qualche esperienza analoga (anime tratti da videogiochi) non propriamente positiva, tra le quali annovero "School Days" (che presenta qualche somiglianza soprattutto nell'incipit con l'opera in recensione - mi riferisco a triangolo/poligono/poliedro amoroso), ero diventato scettico sulla visione, temendo di visionare una storia "superficiale" con personaggi molto caratterizzati e spesso inverosimili, senza tridimensionalità, per assecondare le route del gioco, o con evidenti buchi di trama dovuti alla non conoscenza del videogioco stesso, che lascia lo spettatore un po' interdetto su premesse, svolgimento e conclusione (se prevista), come ad esempio da ultimo "NieR:Automata Ver1.1a" (che comunque reputo un anime positivo).

Nonostante l'origine non canonica (da manga o light novel), "L'eternità che desideri" non mi ha deluso, anzi, al netto di alcuni cliché e deja-vu tipici del genere e con un comparto tecnico che risente pesantemente dello stile in voga all'epoca (alludo al chara design con quei visi e occhi definibili appartenenti al genere "moe", che con l'evoluzione di oggi non fa gridare al "miracolo"), con animazioni tutto sommato neanche tanto fluide e tendenti al legnoso, sfondi e dettagli un po' approssimativi e colori un po' spenti e poco contrastati.

La trama mi ha invece ricordato la parte finale di un manga che ho letto tempo fa e successivo di parecchi anni a "L'eternità che desideri". Alludo a "Domestic Girlfriend" di Key Sasuga, dal quale è stata tratta una serie anime che tuttavia riguarda solo la prima parte del manga.

Questo anime inizia come una classica rom-com scolastica, ma già al secondo episodio introduce un plot twist che trasforma l'opera in altro, un dramma con sfumature psicologiche molto cupo in cui i personaggi, il cui destino risulta intrecciato fin dai tempi delle scuole superiori, si ritrovano giovani adulti alle prese con le questioni irrisolte della loro gioventù.

È difficile scrivere di quest'opera senza fare qualche accenno alla trama. Per evitare la tagliola della censura dello spoiler, posso solo scrivere che la storia è rivolta a un pubblico maturo più di quanto si possa ipotizzare dall'andamento dei primi due episodi: narra di giovani ventenni e amici (due ragazzi e due ragazze con intrecci sentimentali) che, a causa di una tragedia che colpirà una delle due ragazze, si ritrovano a fare i conti con le loro illusioni, aspettative, sentimenti (anche celati), sensi di colpa, rimpianti, rimorsi, la soddisfazione nella realizzazione professionale e personale, i timori e le incertezze sul futuro, e non da ultimo la sofferenza della malattia (il coma causato da un incidente).

Alcuni di questi temi sarebbero raggruppabili nel classico filone del cosiddetto "coming of age", visto con gli occhi di coloro che, superata la fase dell'adolescenza, fanno i conti con la disillusione, un po' come "Welcome to the NHK". Ma il tema principale è rappresentato dalla parte sentimentale, che tuttavia non è trattata come al solito con gli impacci, equivoci infiniti, incomprensioni puerili, imbarazzi e balbettamenti, fughe ridicole dalle situazioni più ostiche, quando si tratta di gestire i rapporti con l'altro sesso, ecc.

Il quid novi (non così atipico per le serie di quel periodo...) è rappresentato dal "realismo" più concreto con cui la serie affronta le interazioni sentimentali tra i personaggi coinvolti: non mancano scene di nudo e di sesso (non siamo a livelli di hentai o ecchi spinto), baci appassionati, ma anche pochi "fronzoli" nelle modalità con cui si formano le coppie.
Una "fisicità" cui non ero più abituato nelle serie più recenti dello stesso genere, in cui ho riscontrato sempre una grande attenzione al momento dell'innamoramento (e a tutte le relative "pippe" mentali), ma poco o nulla alla relazione intesa nella sua interezza e complessità. Sarà anche perché in questa serie i personaggi sono giovani adulti e non "bambini" cresciuti solo fisicamente...

"L'eternità che desideri", pur con uno stile un po' melodrammatico in diversi frangenti, si sforza di narrare le relazioni umane a tutti i livelli, andando a scavare nell'ego dei personaggi e mostrandoceli in tutta la loro fragilità, contraddizioni, egoismo. Altro che amore puro e farfalle nello stomaco: lo spettatore assisterà alla fastidiosa e poco edificante epifania del "dark side of the moon" dell'animo umano, soprattutto quando la vita ti pone di fronte alla cruda realtà della sofferenza più dolorosa, in apparenza senza via di uscita e dalla quale sembra non essere possibile trovare una soluzione, sprofondando in una sorta di downward spiral dalla quale sembra impossibile risalire.

Non posso non dedicare qualche riga ai tre personaggi principali e in particolar modo a Takayuki Narumi, l'oggetto del desiderio delle due amiche Haruka Suzumya e Mitsuki Hayase. Osservando l'irritante indecisione con cui, per la quasi totalità della serie, non riesce a compiere una scelta sensata (e non alludo solo a quale delle due ragazze intende dedicare esclusivamente la sua attenzione, ma anche alla recita che fa per il bene di Haruka, pur sapendo di ferire continuamente Mitsuki, risulta prima facie indifendibile sotto ogni punto di vista...
Eppure, sotto l'apparente espressione di "baka" totale, nella sua profonda e odiosa fragilità ci si rende conto di quanto risulti "umano" e di quanto dovesse ancora "crescere" dopo il trauma vissuto e di cui si attribuisce perennemente la responsabilità, comportandosi sempre in ogni circostanza come se dovesse espiare la propria colpa e chiedere perdono.

Stesso discorso per Mitsuki, che in apparenza è l'amica "senza scrupoli" che approfitta dell'assenza forzata di Haruka per coronare il suo sogno, che tuttavia diventa il suo calvario emotivo fino alla distruzione del proprio ego. Psicologicamente molto fragile e dipendente da Takayuki fino al parossismo, sotto la iniziale maschera di ragazza solare, popolare e carina, è consapevole che il suo comportamento non sarebbe stato ritenuto giustificabile dall'amica e, avendo rinunciato per l'amato alla propria realizzazione nello sport, prova in tutti i modi, anche egoisticamente e possessivamente, a legare a sé Takayuki, negando, in primis a sé stessa, l'accettazione della realtà. Ma si apprezza il suo senso di responsabilità e il suo grande amore, che offre con uno spirito di sacrificio quasi commovente nella sua resilienza e determinazione. Nella relazione divenuta "tossica" tra i due e sulla "farsa" con l'amica inferma si possono vedere metaforicamente tante situazioni che abbiamo visto o vissuto nella vita reale.

Haruka resta il personaggio più "puro" e "ingenuo" ma anche piatto, almeno fino a quando non le verrà rappresentata la verità da colei che le è stata più vicina durante la malattia (la sorella minore Akane) e che ha sopportato la "farsa" dopo il "risveglio" non solo dal coma ma come allegoria del passaggio dalla fanciullezza all'età adulta. E in questo passaggio dimostra la caparbia forza di volontà di inseguire il suo sogno, sebbene "macchiato" dal fallimento affettivo adolescenziale...

Ho citato anche la sorella di Haruka, Akane. Sebbene inizialmente possa sembrare la solita ragazzina un po' sopra le righe per il suo modo estroverso e diretto di comportarsi, che vive di riflesso il dramma che colpisce la sorella maggiore e che si dimostra molto dura con Takayuki e Mitsuki, durante tutta la serie riceve una bella evoluzione in positivo del carattere, tanto da apparire ai miei occhi come il probabile miglior personaggio: la comprensione e il perdono verso Takayuki e la consapevolezza di sé e degli altri che dimostra di aver acquisito a seguito della vicenda vissuta la rendono la persona più matura e bilanciata, senza perdere di vista i suoi obiettivi (la scuola e diventare un asso sportivo del nuoto).

"L'eternità che desideri" rappresenta un affresco piuttosto cupo e un po' pessimista (recte "realista") sulle relazioni umane e sugli accadimenti che la vita costringe ad affrontare. Non bisogna farsi ingannare dal finale apparentemente positivo per tutti dopo i tormenti interiori che tutti i personaggi hanno vissuto.

I fotogrammi finali dimostrano, in una weltanschauung di stampo leopardiano, come il destino e le debolezze umane siano in grado di distruggere ciò che era il vero leit motiv della serie: il legame di amicizia tra i quattro ragazzi durante il periodo delle scuole superiori, ben rappresentato dalla fotografia che a più riprese si vede nei vari episodi e che ritrae felici e sorridenti Takayuki, Haruka, Mitsuki e Shinji (il ragazzo amico del primo e il personaggio meno approfondito) in un momento di grande spensieratezza, quando la vita sembra ancora non pretendere l'assunzione delle responsabilità e dei doveri dell'età matura...

Il senso finale di questa serie sorpresa potrebbe essere riassunto mirabilmente da un passo di una notissima canzone dell'altrettanto famoso cantautore italiano: "E la vita continua anche senza di noi/Che siamo lontani ormai/Da tutte quelle situazioni che ci univano/Da tutte quelle piccole emozioni che bastavano/Da tutte quelle situazioni che non tornano mai/Perché col tempo cambia tutto, lo sai/E cambiamo anche noi".

Alla fine si comprende che "L'eternità che desideri" tanto agognata e sognata nell'adolescenza (il giuramento tra Takayuki e Haruka) non esiste... e certe "scelte" possono costare tantissimo e non si può più tornare indietro.
Nella vita arriva sempre un momento in cui ci si trova davanti a un bivio e bisogna scegliere. E si realizza che la vita continua, con o senza le persone con cui si sono condivisi momenti felici e significativi, e che in fondo si soffre ma non si muore per amore.

Malinconico, amaro, nostalgico, poetico.