Il caso Palworld e la degenerazione dell'industria videoludica
Riassumiamo la polemica dalle accuse di Plagio all'uso di IA fino all'intervento di Nintendo
di Nightcore-X
L'opera dello studio giapponese Pocket Pair ha polarizzato l'attenzione mediatica per l'aspetto estetico dei Pal, i mostri protagonisti del gioco, i quali sarebbero un presunto plagio degli estremamente più popolari Pokémon.
Ma tale accusa è stata solo il prologo di ulteriori discussioni che hanno reso Palword non un semplice successo planetario ma una chiara rappresentazione dello stato di degenerazione dell'industria videoludica odierna. In questo articolo riassumeremo le vicende più esplicative.
Non ha senso ignorare l'elefante della stanza: è evidente che diversi elementi nei design di molti mostri siano pesantemente ispirati (per non dire scoppiazzati platealmente) da alcuni Pokémon, anche solo per l'accostamento di colore.
In alcuni casi si tratta persino di elementi presi da pokémon diversi e mischiati insieme creando ibridi. Tale caratteristica ha portato gran parte dell'internet ad accusare Pocket Pair di aver utilizzato dei Tool AI per generare le creature, e ad avvalorare questa tesi sono state recuperate alcune affermazioni del CEO dello studio Takuro Mizobe, il quale in passato si è sempre dimostrato entusiasta verso l'uso di intelligenze artificiali per generare elementi creativi ed artistici nel mondo dello sviluppo di videogiochi.
Qui si seguito vi lasciamo il post con le affermazioni incriminate.
Riguardo questa situazione si è espresso lo stesso Takuro Mizobe sviando volutamente dal fulcro della polemica, preferendo invece scagliarsi contro la community esagitata in difesa dei membri del suo team.
«Attualmente stiamo ricevendo commenti abusivi e diffamatori contro i nostri artisti, oltre a tweet che sembrano essere minacce di morte. Anche se abbiamo ricevuto diverse opinioni su Palworld, è importante notare che la supervisione di tutti i materiali relativi al gioco è condotta da un team, tra cui io stesso. Mi assumo la responsabilità dei materiali prodotti. Apprezzerei se questi commenti nei confronti degli artisti coinvolti in Palworld cessassero»
Un altro fatto di assoluta gravità avvenuto pochi giorni dopo il lancio del gioco ha visto come protagonista l'utente "Byo", il quale ha postato sui social diverse immagini e video, accusando Pocket Pair di aver rubato gli asset originali dei modelli dei Pokémon presenti nei giochi, accostandoli coi Pal e affermando come questi combaciassero perfettamente per forma e proporzioni.
Tali prove si sono rivelati totalmente false e prive di alcuna comprova, e anzi lo stesso Byo si è trovato infine costretto a ritrattare. confessando che tale gesto era solo un modo per manifestare il suo odio verso questo tipo di giochi che, secondo lui, favoriscono gli abusi sugli animali.
L'ultimo colpo di scena legato alla vicenda proviene dalla seconda principale interessata, ovvero The Pokémon Company e soprattutto Nintendo, la stessa azienda che negli anni si è sempre dimostrata estremamente protettiva ed irremovibile riguardo l'appropriazione e lo sfruttamento dei suoi marchi. Si è trattato di un semplice comunicato stampa dove le aziende hanno confermato di conoscere l'esistenza di Palworld e il caso mediatico da egli generato, ma che per adesso non hanno alcun commento in merito e che hanno dato il via ad un indagine per valutare possibili sanzioni.
Dal sito di The Pokémon Company:
«Abbiamo ricevuto molte richieste di informazioni sul gioco di un’altra azienda in uscita a gennaio 2024. Non abbiamo concesso alcuna autorizzazione per l’uso della proprietà intellettuale o degli asset Pokémon in quel gioco. Intendiamo indagare e adottare misure appropriate per affrontare qualsiasi atto che violi i diritti di proprietà intellettuale relativi ai Pokémon. Continueremo a custodire e coltivare ogni singolo Pokémon e il suo mondo, e lavoreremo per unire il mondo attraverso i Pokémon in futuro.»
Tra le accuse di plagio, l'ombra inquietante dell'uso delle IA e una community polarizzata allo sfogo e alla ricerca di pochi minuti di notorietà anche attraverso la falsificazione di prove, quello che rimane è un semplice videogioco survival tremendamente derivativo ma che deve il suo enorme successo unicamente al caos mediatico generato.
Un immagine desolata e deprimente che mostra non il declino, ma il degenero dell'industria videoludica, di coloro che ci lavorano e di coloro che ne usufruiscono. E siamo soltanto ad inizio anno.
Fonte consultata:
The Pokémon Company