Una casa solidale per dei giovani animatori giapponesi
Grazie a un progetto di crowdfunding alcuni animatori di Tokyo sottopagati hanno trovato casa
di Utente63153
"È un po' che non pulisco" spiega.
In sua difesa c'è da dire che la stanza, al secondo piano di una casa della zona est di Tokyo, non è poi così incasinata... forse vuota.
Con solo il futon, dei cassetti di plastica e la scrivania la stanza di Akutsu potrebbe benissimo finire su quei siti Internet per minimalisti.
Continuando a parlare con lui però si scopre di aver pensato male: il parco arredamento di Akutsu, che lavora come animatore a diverse serie, fra cui Yo-kai Watch, ha reso possibile la sua carriera.
"Se non fossi stato in grado di vivere qui" dice, "non so cosa avrei fatto."
Originario della prefettura di Tochigi, a 80 miglia a nord di Tokyo, ha deciso di voler diventare un animatore dopo aver visto la serie dei Digimon alle superiori.
Ha studiato animazione in un istituto di Tokyo e, dopo il diploma, è stato assunto per fare i douga (disegni intercalari), il primo passo obbligatorio per quasi ogni animatore giapponese.
Per questo vengono chiamati douga-men (indipendentemente dal sesso) guadagnando 200 yen (circa 1,64€) a frame. I novellini fanno dai 200 ai 300 frame al mese, guadagnando meno di 500€ al mese. Questo non solo è insufficiente per pagare un affitto mensile medio della zona est di Tokyo (dove si concentrano la maggior parte degli studi), ma è anche inferiore al salario minimo dell'intera città.
Sembra assurdo ma questo è uno scenario tipico per molti nuovi animatori che si avvicinano all'industria degli anime.
Nel 2013 Jun Sugawara ha deciso di agire: animatore in CG di professione circondato dalle difficoltà dei suoi colleghi, ha fondato un'organizzazione no-profit per aiutare chi non riusciva ad arrivare a fine mese. Agli inizi l'organizzazione si occupava semplicemente di fornire degli stipendi mensili.
"Ma" dice Sugawara, "questo non bastava."
Ha quindi creato un dormitorio, dove gli animatori possono vivere nei pressi degli studi dove lavorano a basso costo e, soprattutto, dove si può creare un gruppo di colleghi per potersi aiutare a vicenda.
"La maggior parte degli animatori conosce solo i colleghi sul posto di lavoro" dice un animatore, "qui possiamo confrontarci con persone che lavorano in tutta l'industria degli anime."
Per finanziare il progetto, Sugawara ha avviato una campagna di crowdfunding. Inizialmente finanziata solo da giapponesi, grazie al regista Sunao Katabuchi (In This Corner of the World) notizie del progetto sono arrivate fino alla convention Animazement che si tiene in Nord Carolina. Ben presto i finanziamenti sono arrivati da ogni parte del mondo.
Il dormitorio ha aperto nel 2014 con due ospiti e un anno dopo ce n'erano altri due. Con quest'anno arriveranno a otto. Ai possibili candidati viene richiesto di inviare alcune illustrazioni, che vengono sottoposte al giudizio di Shingo Yamashita, un animatore molto conosciuto per aver lavorato a Naruto Shippuden e Twin Star Exorcist. Yamashita sta attualmente lavorando a un anime che ha come protagonista una ragazza che quando si arrabbia si trasforma in un castello: se l'opera andrà a buon fine, servirà per sostenere il dormitorio.
Akutsu e l'animatore Masaaki Tanaka, che lavora allo Wit Studio (L'Attacco dei Giganti) hanno colpito Yamashita con le loro illustrazioni e sono diventati i primi due ospiti del dormitorio. Quando il progetto era agli inizi, i due hanno dovuto dividersi una camera singola sapendo che gli è comunque andata meglio di molti altri colleghi.
"Chiunque, al tempo, fosse entrato nel mio studio nel mio stesso periodo, se n'è già andato" dice Akutsu. "Non sono per forza le persone di talento a rimanere, ma quelle coi soldi."
Perché gli stipendi degli animatori sono così bassi? "È una domanda difficile", rispondono animatori e sostenitori che si trovano al dormitorio ogni mese per mangiare tutti assieme. Secondo qualcuno, i douga-men hanno problemi in comune con gli operai di Detroit e i minatori, la globalizzazione in particolare. Gli studi di Cina e Corea danno agli animatori un minuscolo stipendio (e secondo Tanaka, un giorno potrebbero venir rimpiazzati dall'intelligenza artificiale).
Un altro fattore, dice Sugawara, è che nemmeno gli animatori esperti guadagnano un granché: "se chi sta sotto è sottovalutato è perché lo è anche chi sta sopra". A differenza dei mangaka gli animatori, che un anime sia un successo o meno, riceveranno sempre una paga bassa. Gli anime al giorno d'oggi vengono finanziati dai cosiddetti comitati di produzione, dove studi, case discografiche, compagnie di videogiochi e altri merchandiser condividono il rischio. Se è un flop pagano tutti, ma se è un successo lo studio riceve solo una piccola fetta della torta.
Gli animatori stessi però ammettono di avere parte della colpa di tutto ciò.
"Molti animatori non si interrogano sui guadagni prima di entrare a lavorare per un determinato studio" dice Akutsu, "e questo è colpa loro."
"Si è parlato molto del formare un sindacato" aggiunge Sugawara, "ma non si è mai arrivati a nulla."
Vedendoli tutti seduti assieme a parlare delle loro storie e pianificare i loro progetti, si riesce quasi a credere che il cambiamento dell'industria proverrà da un piccolo dormitorio della zona est di Tokyo.
Fonte consultata:
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