Kanashimi no Belladonna: recensione del film cult di Eiichi Yamamoto
Il lungometraggio restaurato in 4K ha inaugurato la XV edizione di Imaginaria - Animated Film Festival
di bob71
Prodotto dalla Mushi Production di Osamu Tezuka, diretto da Eiichi Yamamoto (Astro Boy, Kimba il leone bianco) e sceneggiato da Yoshiyuki Fukuda, Kanashimi no Belladonna fa parte della trilogia sperimentale Animerama insieme a Le mille e una notte (1969) e Cleopatra (1970) ed è l’unico dei tre lungometraggi che non fu scritto o diretto dal “dio dei manga”. La pellicola, all’avanguardia per i tempi, fu presentata al Festival di Berlino ma alla sua uscita fu un autentico flop dal punto di vista commerciale, tanto che contribuì in parte alla bancarotta della Mushi. Solo nel 2009 venne riscoperta, rivalutata e distribuita in Europa e in alcuni cinema statunitensi, mentre è del luglio 2015 la versione restaurata, mostrata in anteprima al Japan Cuts (Festival of New Japanese Film) di New York. Del restauro si è occupata la compagnia privata americana Cineliciuos Pics che, grazie all’unica stampa in 35mm sopravvissuta in edizione integrale e appartenente al Cinematek, il Museo del Cinema di Bruxelles che gentilmente ha acconsentito a fare una scannerizzazione in 4K delle sezioni mancanti dalla copia in loro possesso, è riuscita a recuperare anche la sequenza finale (quella con il quadro di Delacroix) mancante nella versione originale.
Il soggetto rivisita liberamente il saggio La Strega (La Sorcière) di Jules Michelet (pubblicato originariamente nel 1862). La storia si svolge in un medioevo fantastico e narra le vicissitudini di Jeanne, una bella e giovane donna sinceramente innamorata di Jean. I due si sposano con tutti i crismi religiosi e con le aspettative di una felice vita insieme nella grazia di Dio. Ben presto però comincia un incubo. L’idillio si frantuma quando Jeanne è costretta a subire un violento ius primae noctis venendo stuprata dal feudatario locale e dai suoi cortigiani durante un sadico rituale. In un primo momento Jeanne appare rassegnata ma in seguito, in preda alla disperazione e accecata dalla vendetta, decide di stringere un patto col Diavolo.
La parola “belladonna”, oltre all’avvenenza di Jeanne, allude anche al nome comune di una pianta narcotica, le cui bacche e foglie altamente tossiche possono essere usate come letale veleno, nonché come sostanza psicotropa dagli effetti allucinogeni. Il termine implica quindi qualcosa di pericoloso ma al contempo delizioso e seducente, ed è in questa miscela di bellezza e pericolosità che va cercata una delle tante chiavi per interpretare Kanashimi no Balladonna.
L’estrazione letteraria francofona suggerirebbe altre interessanti elucubrazioni. In primis in riferimento all’epos di Giovanna d'Arco (Jeanne d'Arc), la cosiddetta Pulzella d’Orleans che guidò l'esercito francese in guerra contro gli inglesi, da questi ultimi messa al rogo come eretica, e successivamente beatificata e canonizzata dalla Chiesa Cattolica. Inoltre, in una scena ci viene proposta una Jeanne precorritrice di Marianne, allegorica figura femminile che, nei panni di una discinta popolana, incarna lo spirito della Repubblica Francese nel celeberrimo dipinto del 1830 La Libertà che guida il popolo di Eugene Delacroix.
L’epilogo del film, in cui tutte le donne finiscono per identificarsi con Jeanne, lancia un messaggio di emancipazione molto potente, specie in un momento storico come quello del 1973 in cui il movimento di liberazione femminile in Giappone è in pieno fermento e le donne marciano per le strade di Tokyo.
Dal punto di vista visivo il film (vietato ai minori di anni 18) alterna visioni paradisiache a scene terrificanti, fra rappresentazioni di ordinaria brutalità e organi genitali metamorfizzanti nel più ampio spettro di forme organiche, con arditi sconfinamenti in un erotismo plateale, ai limiti del morboso. Per la sua realizzazione sono state usate svariate tecniche miscelate tra loro. Le immagini sono spesso composte di quadri fissi: acquerelli, dipinti a olio, inchiostri, vetri colorati che vengono semplicemente zoomati o srotolati in lunghe panoramiche, quasi una rievocazione degli emakimono. L’animazione vera e propria prende il sopravvento nelle sequenze topiche, per lo più incentrate sulla peccaminosa sensualità del corpo esposto di Jeanne.
In un caleidoscopio di forme cangianti, fra toni pastello e cromatismi più squillanti, lo stile grafico omaggia la tradizione storica dell’arte occidentale, con particolare riferimento al decadentismo fin de siècle. Il camaleontico e raffinato tratto di Fukai Kumi passa in rassegna il medioevo rarefatto dei Pre-raffaelliti, la scabra carnalità di Egon Schiele, il languido espressionismo di Gustav Klimt, il simbolismo di Odilon Redon, le linee sinuose di Audrey Beardsley, fino ad arrivare ad un'esplosione psichedelica di motivi Pop Art.
La colonna sonora del compositore d’avanguardia Masahiko Satoh nel caso specifico è stata sostituita dalle improvvisazioni jazzistiche di Mirko Signorile, al piano, e Marco Messina all’elettronica. La loro performance ha donato un innegabile tocco di spontaneità e immediatezza alla già conturbante visione, creando di fatto un emozionante happening. Il pianismo minimale e ipnotico di Signorile, perfettamente a suo agio fra le pulsazioni organiche e le ritmiche claustrofobiche di Messina, riesce nel non facile intento di entrare in intima simbiosi con il flusso della narrazione, dialogando con le immagini e stimolando un'atmosfera molto suggestiva che ha letteralmente rapito il pubblico.
Kanashimi no Belladonna è un anime di grande potenza visionaria che propone non solo immagini di incomparabile fascino, ma anche un sottotesto fortemente significativo, provocatorio e quanto mai attuale sulla condizione femminile. La sua carica irriverente si esplicita in contenuti estremi ed immagini eccessive che sembrano strappate direttamente da un incubo. Siamo di fronte a una vera e propria opera d’arte magnetica e totalizzante, da riscoprire e rivalutare.
Kanashimi no Belladonna: Trailer
Manifestazione di respiro internazionale, Imaginaria – International Animated Film Festival è cresciuta anno dopo anno fino a raggiungere un posto di rilievo nel circuito dei festival italiani. Diretta da Luigi Iovane, organizzata e promossa dal cineclub Atalante, questa nuova edizione si è ingrandita raddoppiando gli spazi di proiezione; oltre al Chiostro di S.Benedetto quest'anno si è aggiunta un'altra suggestiva arena a cielo aperto, quella del Giardino dei Limoni, entrambe le location e tutti gli altri spazi sono stati allestiti di tutto punto per ospitare un programma ricco di eventi, fra i quali: proiezioni di corti e lungometraggi, in e fuori concorso, laboratori di animazione, seminari, esposizioni d'arte, una sezione dedicata ai ragazzi denominata Imaginaria Kids e il nuovo circuito Imaginaria Off, con performance musicali dal vivo di rinomati artisti della scena cotemporanea.
Ricordiamo ai fan dell'animazione giapponese che nel programma del festival era previsto, in prima visione regionale, Koe no Katachi (A silent voice, 2016) di Naoko Yamada.
Ricordiamo ai fan dell'animazione giapponese che nel programma del festival era previsto, in prima visione regionale, Koe no Katachi (A silent voice, 2016) di Naoko Yamada.