Hinamatsuri: Recensione di un'adorabile assurdità
Ecco a voi la vera sorpresa della stagione appena finita
di Alex Ziro
Hinamatsuri è una commedia soprannaturale dello studio feel disponibile su Crunchyroll, trasposizione del manga di Masao Ohtake ancora inedito qui in Italia.
Una notte, uno strano oggetto cade sulla testa di Nitta, un membro della yakuza. All'interno di esso c'è una strana ragazzina di nome Hina. Costei ha enormi poteri soprannaturali che possono rivelarsi utili per gli affari di Nitta, ma anch'egli corre il rischio di esserne vittima! Hina non sa usare bene i suoi poteri psico-cinetici, può perdere il controllo e distruggere tutto intorno a lei. La loro convivenza bizzarra è solo agli inizi...
Hina Matsuri - 雛祭り
Per molti sarà ovvio, ma non per il motivo che pensano: se si vuole davvero comprendere quest’anime si deve partire immediatamente dal titolo, il quale racchiude lo spirito della sua storia e la sua più importante chiave di lettura. No, quell’Hina non ha a che fare con la protagonista, o meglio… non solo.
L'Hina Matsuri è comunemente conosciuta come la Festa delle Bambole ma anche come quella delle bambine, e cade il 3 marzo di ogni anno. Le radici di questa festa ci portano in Cina e aveva come obiettivo la purificazione. Nell’epoca Heian (794-1185) questa usanza arrivò in Giappone, con delle bambole usate per “assorbire” le impurità dal corpo dell’Imperatore; nell’epoca Muromachi (1333-1568) vennero create delle vere e proprie bambole decorative, infine nell’epoca Edo divenne una delle cinque feste stagionali.
Chiaramente adesso l’intento purificatore delle bambole è passato in secondo piano, anche se c’è ancora chi pratica l’Hina nagashi, ovvero lasciare che le bambole facciano un loro viaggio su delle piccole imbarcazioni abbandonate alla corrente di un fiume. Ciò che rappresentano le bambole (hinaningyō) e gli arredi in miniatura di lacca nei quali vengono poggiati (hinadōgu) è un destino prospero e felice per le bambine.
Hinamatsuri (l’anime) è una vera e propria festa delle bambine, le quali entrano senza volerlo in un nuovo mondo e ne devono uscire più forti, più mature e con la speranza che abbiano un destino prospero e felice. Un anime che in modo sorprendente riesce non solo a farti ridere con alcune delle gag più riuscite dell’ultimo periodo, ma anche a farti provare un gran magone, perché del resto non esiste crescita senza sofferenza.
Hina infatti è la quint'essenza dell'immaturità quando arriva a casa di Nitta, non fa altro che distruggere tutto, lo ricatta e pensa solo a mangiare... ma i bambini quanta colpa hanno realmente per le proprie azioni? Loro non sono altro che il riflesso dell'ambiente nel quale crescono (come dirà lo stesso Nitta nel penultimo episodio), lei ha sicuramente vissuto qualcosa di traumatico e la convivenza con un giovane yakuza si è rivelata la cosa migliore che le potesse mai succedere. Seguire la sua crescita è stato ridicolmente divertente, grazie anche a momenti di adorabile assurdità (so che potrei usare aggettivi diversi, ma altri non calzano perfettamente come questi).
Non a caso Hina, in una delle scene conclusive del primo episodio, seguendo un suo ragionamento insensato, dice finalmente di essere diventata una donna. Nitta non le dà nemmeno il tempo di assaporare questa sua abominevole illuminazione, zittendola con un perentorio “Assolutamente no”. La festa delle bambine è appena iniziata e la strada da fare è incredibilmente lunga.
Hitomimatsuri
Per una ragazzina di prima media cosa vuol dire essere adulti o crescere? Del resto è facile pontificare su certi argomenti quando si prende in considerazione qualcuno come Hina, ma se questo anime è stato così sorprendente è proprio grazie al suo coinvolgerci tramite un intreccio di storie e personaggi, ed i loro percorsi costellati da varie difficoltà.
Hitomi sembra già pronta a dominare il mondo; anche lei frequenta la prima media ma è incredibilmente capace in tutto. Impeccabile come ci viene presentata nel primo episodio. Il tutto nasce da una figuraccia di Hina, appena arrivata nella nuova classe, che darà il pretesto ad una sua amica di deridere la nuova arrivata asserendo: “Sembra più una bambina delle elementari”. Quante volte vi è capitato di pensare una cosa simile ai tempi delle medie o anche nei primi anni delle superiori? A me sicuramente più volte, ma Hitomi fa sfoggio della sua maturità puntualizzando con un sorriso: “Fino all’anno scorso anche noi eravamo alunne delle elementari”.
Una frase certamente non banale nella Festa delle Bambine, che magari potrebbe anche indurci a pensare che lei (l'unica umana tra le protagoniste principali) sia già pronta per essere una donna. La vita non è mai così semplice. Infatti va sottolineato che ironicamente il percorso di Hitomi è inverso a quello di Hina; se la protagonista, da una discola egoista deve diventare una ragazzina a modo, lei invece si ritroverà a suo malgrado nei panni di una barista di punta in un locale frequentato principalmente da yakuza e persone decisamente non raccomandabili.
La sua crescita quindi non parte soltanto dal dover avere consapevolezza del suo immenso potenziale e di come gestirlo, ma deve anche imparare a saper dire di no e ad essere meno ingenua, sarà sicuramente più matura delle sue coetanee (e di molti adulti) ma non per questo può sottovalutare la società. Perché in questo modo la furbizia è a volte più importante della bravura, e la piccola Hitomi ha ancora gravi carenze sotto questo aspetto.
Anzumatsuri
Poi arriva lei, Anzu. Probabilmente la preferita dai fan, una ragazzina proveniente dal pianeta natio di Hina con l'ordine di ucciderla, prendendole decisamente di santa ragione e smarrendo il mezzo per tornare sul proprio pianeta. Da questo momento si apre uno dei momenti più toccanti della storia, la povera Anzu sarà costretta a diventare una senzatetto, la sua vita di stenti ci mostrerà inoltre alcuni degli spaccati più crudeli ed interessanti di tutta l’opera e del Giappone, facendoci comprendere definitivamente quanto quest'anime sia reso speciale dalla coralità dei suoi personaggi (tocco di classe immenso l'ending dedicata ad Anzu e i suoi amici nel 6° episodio).
Anzu è il riflesso di una società che si dimostra benevola solo con chi è stata baciata dalla fortuna. Lei come Hina arriva a Tokyo atterrando in modo casuale, ma se Hina arriva a casa di Nitta obbligandolo ad assecondare i suoi vizi, lei non ha nessuno accanto a sé, nonostante sia solo una bambina non può fare altro se non aggregarsi ad un gruppo di senzatetto, i quali le insegneranno l'importanza di apprezzare ogni piccola gioia e di non rubare (e quindi usare i suoi poteri) per migliorare il suo status.
La malinconica dolcezza che circonda i suoi eventi ci fa sentire un grande senso di impotenza verso la sua condizione, sentimento che certamente non può essere nuovo al pubblico giapponese.
In Giappone il problema dei senzatetto è infatti qualcosa di tanto attuale quanto grave ma soprattutto messo sempre in secondo piano dal governo, il quale ha letteralmente abbandonato le vittime della bolla economica. Shunichi Suzuki, ex governatore di Tokyo, arrivò a dire che i senzatetto non sono altro che uomini che hanno scelto di far questa vita (immaginate che pacchia!), scegliendo semplicemente di rimuoverli dai posti più in vista con la speranza che se nessuno li vedrà nessuno penserà a loro. Vedremo difatti i senzatetto costretti a cambiare “dimora” proprio per non dare fastidio all’uomo comune.
Tutto questo ci dimostra quanto Hinamatsuri cerchi di presentarci in un modo crudele il mondo degli adulti, spesso più irresponsabili delle stesse bambine, le quali più volte devono pensare da sé a gestire la propria vita. Sì, anche Hina, ma quando lo fa lei va sempre male.
Non dimentichiamoci inoltre che parliamo di bambine che venivano probabilmente usate come armi per chissà quale guerra, vivendo esclusivamente per eseguire degli ordini.
Yukimatsuri
Prendo in prestito il titolo dell’ultimo episodio per chiudere tutto il discorso e per segnalare i picchi tecnici palesatisi. Nella scena di combattimento di Mao (della quale non ho parlato per evitare spoiler), visibile in forma ridotta nel primo ed in maniera esaustiva nell’ultimo, possiamo apprezzare come il bagaglio tecnico di quest’anime sia superiore anche a molti altri che fanno del combattimento il proprio leitmotiv.
Il regista dell’anime, Kei Oikawa, è riuscito a fare un lavoro davvero di altissimo livello per tutta la serie, prima di tutto riuscendo (come abbiamo già visto) ad inframmezzare le tante gag con elementi decisamente più drammatici. Il regista ha lavorato in modo sistematico e cauto all’opera, difatti ogni singolo episodio è stato prima di tutto reso in storyboard già dall’estate del 2017, elemento che ci fa comprendere quanto il risultato finale di un lavoro possa essere di alto livello quando si hanno i tempi adatti per lavorare ad un anime e non sei costretto a lavorare di fretta.
Questo lavoro sarebbe stato impossibile senza colleghi come Ryo Araki e soprattutto l’esperto, e mentore di Araki, Tetsuya Takeuchi i quali hanno lavorato alle scene principali della serie da soli ma hanno curato tutto l’anime con grande solerzia, facendo in modo che anche i colleghi con meno responsabilità ed esperienza seguissero la loro visione per la serie. Come dicevo poc'anzi ciò che risale immediatamente all'attenzione è proprio l'ultimo, ottimo, episodio nel quale Araki ha gestito in modo perfetto tutta la sequenza di lotta, mentre Takeuchi ha fatto un eccellente lavoro sul robot, con l’ottimo dettaglio della mano di Mao che non si poggia mai realmente sulle braccia meccaniche.
Se dopo il video vi steste chiedendo: "quante volte dicono AITA! in quest'anime?!", solo nei primi due episodi 76 volte. Inutile dire che in Giappone è già diventato un tormentone.
In definitiva parliamo di un'opera sorprendente, a partire dal lavoro del regista per finire anche ai seiyuu, con Takako Tanaka (Hina) che al suo primo ruolo di protagonista si fa amare con una prova di altissimo livello. Cos'altro aggiungere? Hinamatsuri non sarà magari una storia pienamente matura e ha sicuramente dei difetti ma del resto la Festa delle Bambole è appena iniziata.