The Promised Neverland: recensione dell'anime
Come reagireste se il vostro paradiso si rivelasse un inferno?
di Hachiko94
"Che cos’è questo?"
"Un cancello. Serve a separare l’interno dall’esterno."
"L’esterno, eh? Io non ci sono mai stata!"
"Dopotutto ci troviamo qui da quando siamo nati."
"In effetti, l’ha detto la mamma. Non dobbiamo avvicinarci al cancello e al recinto al limitare del bosco perché sono pericolosi." [...]
"Il cancello… chissà da cosa ci protegge questo cancello."
"Un cancello. Serve a separare l’interno dall’esterno."
"L’esterno, eh? Io non ci sono mai stata!"
"Dopotutto ci troviamo qui da quando siamo nati."
"In effetti, l’ha detto la mamma. Non dobbiamo avvicinarci al cancello e al recinto al limitare del bosco perché sono pericolosi." [...]
"Il cancello… chissà da cosa ci protegge questo cancello."
La storia inizia così, con un mistero di cui i bambini di Grace Field sono all’oscuro.
The Promised Neverland è un manga scritto da Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu, ed è attualmente uno dei manga di punta di Weekly Shonen Jump, pubblicato in Italia da J-POP.
L'anime è stato trasmesso in simulcast su VVVVID nella stagione invernale 2019.
La storia ruota attorno a tre ragazzi di undici anni, Emma, Ray e Norman, che vivono in un orfanotrofio assieme a molti altri bambini e con "Mamma", la figura materna che gestisce l’istituto.
Grace Field è un luogo pacifico, ogni giorno i trentotto bambini si svegliano, mangiano e giocano felici all'aria aperta, ma arriva il momento in cui Conny, una carinissima bimba, viene adottata da una nuova famiglia.
Fin da subito, però, si nota qualcosa di strano: perché tutti i bambini hanno dei numeri tatuati sul collo? Perché, in una stanza buia, sono costretti a rispondere a difficili domande su degli schermi in pochi secondi? Emma, Norman e Ray non sono solo tra i bambini più grandi, sono anche quelli che raccolgono il punteggio più alto a questi particolari test.
La giornata continua tranquilla con una partita ad acchiapparello durante la quale i tre più grandi si ritroveranno davanti al recinto che costeggia l’intero istituto.
“Non dobbiamo avvicinarci qui. Il cancello e il recinto al limitare del bosco sono pericolosi”, ma cosa può esserci di così pericoloso al di là di un recinto alto a malapena 50 cm?
Cala la sera, la dolce Conny è pronta per incontrare la sua nuova famiglia. Tra sorrisi e lacrime, la piccola si avvia con la mamma verso il misterioso cancello, ma dimentica nell'istituto il suo prezioso coniglietto di pezza. A notarlo è Emma, che accompagnata da Norman, decide di raggiungerla al cancello per restituirglielo. Ma quando arrivano...
Ok, è finita la magia, da qui inizia The Promised Neverland.
Se volete sapere come continua la vita idilliaca di Emma, Ray e Norman e di tutti i bambini di Grace Field… beh, non lo saprete mai. Ciò che troverete d’ora in poi sarà l’inferno, o meglio, l’inferno è sempre stato il loro finto paradiso.
Oltre il cancello c’è un camion e sopra ad esso c’è il corpicino senza vita di Conny.
Mi spiace essere così brutale, ma allo stesso modo Emma e Norman hanno scoperto la verità che si nasconde dietro all’orfanotrofio: l’istituto è una fattoria, loro sono carne da macello e vengono allevati allo scopo di sfamare dei mostri. La loro adorata mamma è sempre stata a conoscenza del destino dei bambini "adottati", anzi, è complice consapevole dei demoni mangia-umani, e alleva i suoi pargoli con amore e devozione così che la loro carne possa risultare migliore. I bambini sono all'oscuro di questa orribile verità per un semplice motivo: la serenità e il benessere sono fattori che favoriscono la bontà della carne. Ma non solo: ricordate i test d’apprendimento? Un buon indice di intelligenza corrisponde a un cervello prelibato, organo di cui i demoni sono ghiotti.
Non voglio però raccontarvi tutte le vicende che avverranno da qui fino alla fine, quelle le conoscete… o spetta a voi scoprirle. Parlando un po’ della storia, questa è di certo macabra e assurda, ricca di colpi di scena, con protagonisti dei bambini che decidono di scappare da un destino atroce, una strada verso la morte che non hanno deciso loro di percorrere.
L’antagonista è la mamma: un genitore "fittizio" tenero e dolce che si rivela complice dei demoni, che non si fa scrupoli a disfarsi di chi non le serve più per riuscire a raggiungere il suo scopo, ovvero, spedire carne di altissimo livello. È una tra i miei villain preferiti perché, pur facendo finta di nulla, è a conoscenza del fatto che Emma e Norman abbiano scoperto la verità, ma li lascia “giocare” con lei con la consapevolezza che ne uscirà vincitrice. Non si può però considerarla una mera malvagia: il punto chiave di The Promised Neverland è la sopravvivenza, e in un certo senso anche lei ha tentato in tutti modi di continuare a vivere, anche dopo aver scoperto la verità quando era bambina.
Un altro personaggio di grande valore è Krone: recepita sì come spaventosa, ma anche molto buffa. Note sono le sue facce mentre gioca ad acchiapparello, quando cerca di scoprire chi siano i bambini che hanno scoperto la verità su Grace Field, ma è anche un personaggio positivo se si pensa a quello che ha passato durante la sua infanzia, del suo percorso per diventare una futura mamma e di come alla fine abbia cercato di ribaltare i piani di Isabella per proprio tornaconto.
Emma si caratterizza per la sua vivacità e la bontà d'animo, il suo non arrendersi davanti alle difficoltà la rende una protagonista perfetta e in linea con i canoni classici di Shonen Jump. Ray e Norman sono invece all'opposto: il primo è più cinico, resta in disparte e sembra non interessarsi troppo degli altri, ma nasconde dentro di sé un sentimento di profonda amicizia per i due coetanei; Norman, invece, farebbe di tutto per il bene di Emma.
Nota dolente sul trio di protagonisti, riscontrabile anche nel manga, è la loro capacità intellettiva, tanto elevata da far storcere un po' il naso: comprensibile che fin da piccoli siano stati sottoposti a degli esami, ma ritrovare assieme tre bambini con un livello eccellente che riescono a scontrarsi mentalmente con due adulti non è molto verosimile. Insomma, una Emma un po’ meno “intelligente” non avrebbe guastato (anche se probabilmente con un punteggio inferiore sarebbe stata spedita molto prima).
Alcuni riferimenti al manga, inoltre, sono stati presentati in modo un po’ confuso: viene citato il 2015 (30 anni prima da quando avvengono i fatti) senza un motivo logico, la misteriosa penna che Krone dona ai bambini avrebbe dovuto avere un maggior approfondimento, ma capisco che il tempo a disposizione sia stato poco e in dodici episodi non è stato possibile parlarne in modo preciso.
Non ci ritroviamo, quindi, davanti al miglior adattamento possibile. Conoscendo già la storia ho purtroppo notato che alcune parti non sono state trasposte allo stesso modo, generando meno pathos di quanto mi sarei aspettata, colpa forse di una regia svogliata che non si è focalizzata al meglio su ciò che avrebbe potuto rendere la narrazione più emozionante.
L’esempio più lampante è la scena in cui Emma, distesa a letto nella sua stanza con la gamba rotta, riceve una visita da Norman: nel manga, prima che si risvegliasse, Emma aveva sognato il corpo del proprio amico morto, con il corpo infilzato dallo stesso fiore che aveva trafitto la piccola Conny. Si percepisce che Emma è agitata, che ha paura di perdere uno dei suoi più cari amici, ma nell'anime tutto ciò non viene mostrato, facendo così perdere efficacia alla scena, poiché l'aver visto il cadavere dell'amico avrebbe reso ancor più angosciante per la ragazzina il momento della loro separazione.
Durante la stessa scena, Norman esce poi dalla stanza e si dirige a prendere un bicchiere d’acqua: nell’anime questa scena è stata resa col silenzio, c’era solo il rumore dei passi del bambino. Poi lo si vede in ginocchio quasi a piangere; il giovane si rialza e torna sui suoi passi con lo sguardo truce. Possiamo solo immaginare che Norman abbia pensato di non voler essere spedito, di voler continuare a stare con i suoi amici, ma che ormai la sua missione era quella di aiutare i suoi compagni. Nel manga, invece, Norman grida dal profondo del cuore di voler vivere: "Voglio vivere. Voglio vivere. VOGLIO VIVERE!", per poi rialzarsi dalla sua misera condizione e rendersi conto che lui è l’unico che può mandare in frantumi i piani della mamma.
Sentir gridare queste parole avrebbe reso la scena più dolorosa, trasmettendo una sensazione diversa allo spettatore e giocato con l’empatia che avremmo avuto con Norman: tutti avremmo voluto continuare a vivere con i nostri amici se avessimo scoperto di essere sempre vissuti in una fattoria e di essere carne da macello.
Come letto nell'intervista a Hiroyuki Nakano, editor di Shonen Jump, è stata la stessa emittente televisiva Fuji TV a credere nell'opera tanto da proporne un adattamento animato a cui avrebbe lavorato CloverWorks (Seishun Buta, Dakaretai Otoko, FLCL Progressive) giovanissimo studio nato da A-1 Pictures.
Per quanto concerne il lato tecnico, è indubbio che il manga esprimesse meglio la sensazione di oppressione che si veniva a creare quando Emma, Ray e Norman si sono ritrovati sottomessi alla forza "mentale" della mamma o di Krone, complice il particolare tratto di Posuka Demizu. Bisogna però sottolineare che nell'anime alcune esagerazioni stilistiche dell'autore sono state maggiormente contenute: lo si nota ad esempio nelle proporzioni del corpo umano, qui meno eccessive. Se è vero che il disegno di Demizu rendeva ancor più inquietante il manga, nell'anime invece qualche personaggio ne ha per certi versi guadagnato in estetica.
Particolarmente apprezzabile è il doppiaggio: spesso i bambini vengono doppiati sì da adulti, ma non mi sarei aspettata che le voci di Norman e Ray fossero state prestate da due donne, rispettivamente da Maaya Uchida e da Mariya Ise.
Il comparto sonoro vanta tracce per lo più azzeccate, riuscendo a creare l'atmosfera adatta per ogni situazione. Punto a favore per la opening degli Uverworld (già conosciuti per "Odd Future", opening di My Hero Academia) e la ending dei Co Shu Nie.
Avevo alte aspettative per questa serie. Quando venne annunciata la trasposizione animata stavo già leggendo e amando il manga, per questo motivo ero curiosa di vedere come avrebbero reso le situazioni che mi hanno lasciata a bocca aperta, come si sarebbero mossi i miei amati Emma, Norman e Ray (e Phil), quanto mi avrebbe angosciata la partenza di Norman. Non ne sono stata completamente soddisfatta, ma questo non vuol significare che non l'abbia apprezzata: con un poco più di attenzione ai particolari e con scelte registiche diverse, The Promised Neverland sarebbe stato il mio anime preferito della stagione e magari avrebbe messo d'accordo il grande pubblico e l'utenza più navigata, diventando un degno erede di altre opere ormai iconiche. Ora resta solo da aspettare la seconda stagione e vedere se alcuni interrogativi verranno spiegati.
Ne consiglio la visione, ma come spesso si sente dire "il libro è meglio del film."
Ne consiglio la visione, ma come spesso si sente dire "il libro è meglio del film."