Pokémon: Detective Pikachu - Recensione del film da oggi al cinema

I nostri amatissimi mostriciattoli fanno il loro primo debutto in un film live-action: quale sarà il verdetto finale?

di CrisTheTuber

"Voglio essere il migliore, sai, come nessuno lo è stato mai." Se avessi un euro per ogni volta che ho pronunciato questa frase durante la mia infanzia sarei molto ricco. I Pokémon, infatti, sono stati e sono ancora oggi una delle costanti più importanti della mia vita. Tra videogiochi, competitivo, anime e collezionabili, parliamo senza dubbio del franchise che più di tutti mi ha cresciuto.
Potete quindi facilmente immaginare la mia gioia quando, lo scorso 12 novembre, ha fatto capolino sul canale YouTube ufficiale della Warner Bros. il primo trailer ufficiale di Detective Pikachu.
La prima impressione è stata subito convincente, e il susseguirsi dei trailer non ha fatto altro che alimentare questa speranza: finalmente avrei potuto vedere un film tratto da un videogioco fatto davvero a regola d’arte, in grado di rispettare l’opera originale, e creare al contempo un contesto coerente e nuovo.
Le mie aspettative sono state rispettate? Scopriamolo insieme.

Detective Pikachu è un film del 2019 diretto da Rob Letterman, ispirato alla famosa saga di videogiochi di Nintendo, Pokémon, e in particolare ad un omonimo videogioco spin-off del 2016.
 
Detective Pikachu
 
La storia del film ruota intorno a Tim Goodman, un ragazzo giunto a Ryme City per ritrovare suo padre, un detective molto famoso, scomparso qualche giorno prima in circostanze ancora da chiarire. La sera stessa, rincasando, Tim scopre che in casa sua si è introdotto qualcuno: è il partner Pokémon di suo padre, un Pikachu detective... in grado di parlare.

Sebbene inizialmente riluttante a causa di un "cattivo rapporto" con i mostriciattoli tascabili, che Tim comunque ha sempre adorato, alla fine i due decidono di cercare insieme Harry. La loro collaborazione sarà essenziale per risolvere il mistero legato alla scomparsa di Harry, grazie alla peculiarità di questo Pokémon di poter parlare sia con i Pokémon che con Tim, unico umano in grado di capirlo. La loro sarà un’avventura emozionante, ricca di mistero, in cui Pikachu cercherà di mettere una pezza al suo passato di cui non ricorda nulla, mentre Tim riscoprirà l’affetto che lo ha sempre inconsciamente legato a suo padre e la passione per i Pokémon.

Il film, grossomodo, può essere riassunto in questo modo senza fare spoiler. La trama è abbastanza lineare, intrattiene bene ed è adatta a un pubblico molto ampio. Il primo pregio, a mio avviso, è proprio questo: la scelta della trama.
Dubito che, quantomeno come primo approccio cinematografico, la storia classica dei videogiochi avrebbe funzionato: battere le Palestre e sfidare la Lega è una storia trita e ritrita già nei videogiochi e negli anime, seppure con le dovute differenze che rendono ogni gioco unico.
Se, come alcuni elementi suggeriscono, questo è davvero l’inizio di un universo cinematografico dedicato alle creature nate dalla mente di Tajiri e Sugimori, Detective Pikachu è il tipo di storia adatto ad iniziare, grazie ad una trama interessante e con dei colpi di scena ben studiati.

La chicca del film, però, è come il tutto è stato raccontato: lo dico da sempre, ma il come viene raccontata una storia conta tanto quanto la storia stessa. Detective Pikachu riesce molto bene, creando una storia fruibile anche da chi non ha mai preso in mano una Pokéball, inserendo al contempo un sacco di riferimenti molto precisi all’intero franchise, celebrando in modo coerente tutti i 23 anni di storia dei mostriciattoli tascabili.
Tra nomi, caratteristiche mostrate dai Pokémon, elementi di lore finora rimasti solo nei forum che vengono canonizzati in sordina, riferimenti a cose dette nei giochi solitamente dal Pokédex e mai mostrate e un mondo che sembra effettivamente nato con i Pokémon e in cui essi vivono da sempre, Detective Pikachu porta ad un livello superiore l’interazione fra i Pokémon e gli esseri umani. In questo, Ryme City è il posto perfetto in cui ambientare la storia: una città in cui Pokémon ed esseri umani vivono in armonia, in sintonia, e collaborano fra loro. Inoltre, la presenza dei Pokémon non è preponderante, andando così ad arricchire l’idea di "naturalezza" che hanno loro in questo mondo.
 
Detective Pikachu

Lo spirito con cui la serie è stata creata e viene da sempre celebrata è stato quindi mantenuto e reso benissimo su schermo. Un ottimo punto a favore del film che si unisce ad un altro: la resa visiva dei Pokémon.
Era veramente facile sbagliare il design dei mostriciattoli nel tentativo di renderli realistici e ben integrati nel nostro mondo, ma il lavoro è stato soddisfacente: chi più, chi meno, i Pokémon di Detective Pikachu rispettano i design originali e li adattano ottimamente a un film in live-action. Il feeling visivo di vedere i Pokémon interagire con gli esseri umani nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni, e anche nel loro ambiente naturale, è magico per un fan della serie e crea curiosità e interesse di scoperta in un neofita.

Il maggior punto a favore del film, però, sono proprio i suoi personaggi, Pikachu su tutti.
Senza di lui il film non sarebbe lo stesso. Comic relief grazie alla sua personalità esuberante, giocosa e allegra, il piccolo Pokémon topo che dà il nome alla pellicola sa anche emozionare, complice un eccezionale lavoro di CGI che mette direttamente su schermo il personaggio e l’ottima interpretazione di Francesco Venditti nel doppiaggio italiano. Pikachu è il vero protagonista di questa storia, alla ricerca di se stesso e a caccia della verità sul mistero: sarà interessante scoprire quanto lui e Tim siano simili.
Complimenti anche a Justice Smith, l’attore che interpreta Tim Goodman, che nonostante abbia visto recitare con la voce di Manuel Meli (che ha fatto un lavoro eccezionale con la sua interpretazione al microfono) ha reso anche lui visivamente molto bene le emozioni che prova il suo personaggio. Tim inizia distaccato dai Pokémon e da suo padre, ma in realtà non è mai stato davvero così. Questo perché, in realtà, il ragazzo ha determinati sentimenti che tiene chiusi in gabbia per paura di essi, e la presenza di Pikachu al suo fianco lo farà aprire sempre di più fino a fargli acquisire consapevolezza di ciò che sente veramente.

Se da un lato abbiamo questo, dall’altro abbiamo però qualche problematica che, di certo, non distrugge il film, ma non è neanche di poco conto. Prima fra tutte il cattivo.
Da un certo punto della storia, già dall’inizio c’erano elementi in grado di farlo capire, e diventa davvero troppo palese chi sia il cattivo e quale obiettivo abbia. La scelta di mettere una determinata scena praticamente all’inizio del film ha fatto da spoiler disclaimer rivelando le intenzioni del villain della pellicola.
Il film, poi, ha anche un risvolto interessante: a un certo punto è anche in grado di illudere che quello che aveva fatto pensare prima, in realtà, sia sbagliato, salvo poi tornare sui suoi passi e sbattere in faccia che si ha sempre avuto ragione. Le motivazioni sono anche interessanti, ma non si ha il minimo effetto sorpresa perché, appunto, si è già capito tutto. Questo, di conseguenza, inficia un po’ la qualità dell’opera, in quanto, una volta capito questo dettaglio, si sa già dove andrà a parare la pellicola.
È opinione personale che si sarebbe potuto lavorare meglio su questo aspetto, dando anche più spessore al personaggio (che ovviamente non rivelo).
 
Detective Pikachu

Per quanto riguarda i personaggi in generale, se da un lato abbiamo i due protagonisti che sono decisamente interessanti, dall’altro lato non riesco a dire lo stesso dei secondari: tolta Lucy Stevens, che ha qualche elemento decisamente curioso, gli altri personaggi del film sono dimenticabili e per certi versi macchiettistici. Non pretendo ovviamente una caratterizzazione da Oscar da ogni personaggio in ogni pellicola, ma avrei voluto vedere un quid, soprattutto in alcuni.
Altro punto che mi ha lasciato un po’ insoddisfatto, ma lo considero comunque personale, è il numero di Pokémon. È pur vero che ormai abbiamo più di 800 mostriciattoli tascabili e che, a scanso di equivoci, il lavoro compiuto su ognuno di essi è stato magistrale; d’altro canto, in più di un’inquadratura, nelle strade di Ryme City, è possibile vedere quasi sempre gli stessi Pokémon (salvo poi vederne di specifici e ottimamente contestualizzati in determinati negozi, posti e location).

Infine, la trama presenta qualche criticità: tolto che, come detto, omaggia in modo uniforme tutto il franchise, non prediligendo una sola regione e focalizzandosi solo su essa, la trama presenta alcuni punti poco chiari. Non parliamo di buchi di trama, in quanto nessuno di essi mina la continuità del film, ma di elementi che lasciano qualche dubbio allo spettatore. Alcuni, inoltre, sono elementi completamente nuovi, assenti nei videogiochi e che meritavano più spazio.
Il film ha comunque il pregio di far porre tutte queste domande solamente alla fine, fornendo così un’idea di quale possa essere la spiegazione, che a questo punto mi auguro venga approfondita in un seguito.
 
Per concludere: Detective Pikachu è un grandissimo "sì". Un film in grado di rendere giustizia alla sua controparte videoludica, emozionando sia i piccoli, che si sono appena avvicinati ai Pokémon, che i fan navigati che giocano da quando ancora la differenza tra Attacchi Fisici e Speciali era il tipo. Inoltre, anche se dubito che sarà la molla decisiva, farà sicuramente nascere curiosità in una persona completamente estranea al brand che va al cinema a guardarlo.
Che sia l’inizio di una nuova generazione di Allenatori? Il tempo ce lo dirà. Io, intanto, vi invito ad andare al cinema con la vostra Pokéball in mano, pronti come sempre a diventare il migliore di tutti, come nessuno lo è stato mai.

Gotta Catch'em All!!


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