Attica: Intervista a Bevilacqua, l'autore del nuovo atteso titolo Bonelli
Intervista esclusiva e prime impressioni su una delle novità fumettistiche più chiacchierate del momento
di Alex Ziro
Attica, circondata da impenetrabili mura, è considerata la città più bella e moderna del ventunesimo secolo. Ambita meta turistica – e speranza di una vita migliore per migliaia di persone -, Attica è in realtà una grande bugia, governata dal presidente Ino, col favore di gran parte del popolo e dei potenti di tutto il mondo. Per questo, cinque ragazzi dagli strani poteri si uniranno loro malgrado per compiere un’impresa folle: radere al suolo le mura della città più bella del mondo, metterla a ferro e fuoco, cercando di non farsi ammazzare. O di non ammazzarsi a vicenda…
Siamo in un periodo nuovo nel mondo dell'editoria e del fumetto italiano, le opere che si rifanno in un modo o nell'altro al manga sono sempre più numerose e soprattutto stanno arrivando da sempre più parti. AnimeClick è sempre stato all'avanguardia nel parlarvi di questo fenomeno che oramai è pura attualità, un fenomeno che sicuramente non ha una forma totalmente definita, che noi abbiamo chiamato fino ad oggi "japstyle" ma che è sempre stato un nome temporaneo, che cambieremo nel 2020. Cosa è "japstyle"? Autori che fanno perfettamente manga? No, perché del resto neanche tra i tantissimi autori e case editrici non c'è una visione univoca in merito; parliamo di ibridismi, fusion, unione tra due culture, tra due tecniche di disegno e narrative, tra il mondo giapponese e il mondo italiano. Quello che c'è tra le linee, il tanto grigio che c'è tra le varie opere, speriamo che sparirà col tempo e con pazienza, anche da parte dei lettori.
Attica è un progetto ambizioso e pericoloso, fuori dalla comfort-zone della grande editoria, un fumetto che chiaramente ricorda i battle shonen, che punta ad un pubblico giovane e amante del genere. Lo stile di Bevilacqua si nota che non nasce per il manga, un autore che ci ha abituato a ben altre tecniche sia di narrazione che di disegno che si è messo in gioco in un terreno completamente inesplorato e di fronte al pubblico bonelliano non così favorevole a delle novità così nette (nonostante il periodo di palese rinnovamento dell'editore). Alla fine, del resto, Attica è davvero una novità? Sicuramente è più vicino al mondo Bonelli di quanto qualcuno potrebbe temere/sperare, quindi non possiamo di certo parlare di una rivoluzione stilistica da parte dell'editore ma essendo noi in un paese che fino a qualche anno fa vedeva il manga come una bambinata, come il male, prendiamoci questa vittoria, senza mezzi termini.
Un'opera che ci porta in un futuro distopico, una ribellione che deve nascere ed una bella ragazzina, molto particolare, come protagonista. Gli elementi per un fumetto interessante ci sono tutti e sono confermati dal primo volume, che di certo si distingue per la cura nei dettagli e per la qualità dei disegni. La storia non si può ancora comprendere facilmente ma la nostra Kat è una forza della natura che si fa apprezzare molto facilmente, le aspettative nei suoi confronti sono altissime. Ci si aspetta anche una grande dose di critica sociale da un'opera simile... e da un autore che non ha i peli sulla lingua. Ovviamente se non ci fossero scene di azione di che staremmo a parlare? Scontri sopra le righe e scene ad alta tensione sono state introdotte fin da subito per dare un imprinting ben preciso alla storia, buttiamo nel calderone anche trasformazioni, armature particolari e abbiamo una serie action distopica coi fiocchi.
Al momento non posso che invitarvi ad iniziare questo viaggio, appena iniziato, verso Attica. Ci sarà sicuramente tantissimo da dire e ci sono già da subito diversi messaggi che potremmo discernere ma non voglio rovinare la lettura a nessuno. Sicuramente una volta che usciranno tutti i volumi torneremo a parlare di questa opera e, chissà, con qualche spirito, chissà se davvero potremo definire questo un fumetto che ha davvero aiutato questo piccolo mondo che tutti noi amiamo. E che anche Bevilacqua ama, su questo non possono esserci dubbi.
Di seguito l'intervista che abbiamo avuto il piacere di fargli a Lucca Comics, nella quale potrete comprendere ancora di più il senso di riscatto che, comunque, si respira avendo in mano questo volume, mi permetto difatti di anticipare una risposta:
"Io vengo da una realtà che è una scuola di fumetti he feci 13-14 anni fa, quando iniziai, io disegnavo già mezzo manga e quello che mi dicevano era "tu col manga in Italia non lavorerai mai", questa è una risposta a tutti quelli che vi dicono che in Italia tu il manga non lo farai mai. Chiamalo euromanga, chiamalo fumetto, come vi pare, ma ecco: ora sapete che potete."
Buona lettura.
Un grandissimo piacere ed onore essere in compagnia di Giacomo Bevilacqua, che ci ha sorpreso tutti quanti in questi mesi con l'annuncio di Attica, per Sergio Bonelli Editore. Potremmo definirlo il loro primo manga italiano o europeo o meglio... tu come lo definiresti?
Guarda, è un fumetto. Poi io penso che le definizioni da un certo punto di vista lasciano il tempo che trovano, a quanto pare il formato impone tutta una serie di definizioni. Io personalmente sono cresciuto col manga, mio padre era un collezionista di fumetti di americani e non solo, un grande lettore, però la mia prima serie di fumetti che ho letto e collezionato dal primo all'ultimo numero è stata Ken il Guerriero, poi tutti i fumetti di Masakazu Katsura, Video Girl Ai, Dragon Ball... la mia formazione è avvenuta col manga. Essendo un autore completo che scrivo e disegno le mie cose, è naturale che un giorno avrei tentato di emulare i miei maestri; quindi Attica per me è uno sfogo d'autore per cercare di dare in Italia un contenitore a tutta una serie di emozioni proprie a noi siamo che cresciuti coi manga.
Hai per caso dovuto fare degli studi diversi dal solito per poter rispecchiare la tecnica manga?
La gabbia di questo fumetto è, come diciamo in gergo tecnico, a "cazzo di cane". Sono andato a sensazione, a sentimento, parliamo di un totale di 800 tavole per un totale di 6 volumi in un lasso di tempo di 2 anni. Il ritmo del mangaka classico l'ho dovuto tenere, dalla mattina fino alle 8 fino alla notte non ho fatto altro che disegnare-disegnare-disegnare-scrivere-disegnare.
Ho anche avuto due assistenti in questa avventura che sono Emilio Lecce e Davide "Dado" Caporali: Emilio mi ha dato una mano coi grigi ed i colori, sui quali poi mettevo io i grigi e ombre; Davide "Dado" Caporali nei primi due volumi mi ha dato una mano coi grigi e poi avrà una storia spin-off nel numero 4 e nel numero 5 di 7-8 pagine. Anche l'idea di fare questa cosa e infilarmi nei panni dei mangaka... in salute ci ho rimesso tantissimo, io non so i maestri veri come ce la facciano. A me fare questa cosa per 6 volumi non mi ha ammazzato ma quasi, per Metamorphosis avevo fatto 3 volumi da 94 pagine e già c'era già lì un'idea di uno stile diverso, a Panda Piace l'Avventura erano volumi ma da 64 pagine ma anche lì il ritmo era molto serrato.
Qui parliamo di una cosa per la quale ho dovuto scrivere tutto, tutti i personaggi, sono più di 30 personaggi originali, è una roba un po' particolare. Il risultato è questo, spero che vi piaccia e spero che venga fuori che alla fine mi sono divertito a farla 'sta cosa, per quanto io poi ho sofferto fisicamente. Sono già al secondo giorno e la risposta dei fan per questo fumetto non me lo aspettavo.
Noi lettori siamo sorpresi nel vedere questo fumetto e probabilmente anche tu: come hai convinto la Bonelli?
Io fino adesso ho avuto fortuna, lo dico, quando ho presentato progetti ai miei editori, mi hanno sempre dato carta bianca. Ho pensato "vado in all in" e vado in Bonelli. Ho presentato un progetto che era agli antipodi rispetto alle cose della Bonelli, anche a livello di personaggi e a livello di trama, c'è un personaggio che dalla mattina alla sera non fa altro che guardare film porno, beve birra e fuma le canne, è una cosa che c'entra nulla con Bonelli, eroi che non c'entrano nulla con Bonelli.
Sono degli eroi sprovveduti, c'è una protagonista che ammazza per sbaglio gente, fa degli errori e la gente ci rimette la vita, faccio una cosa assurda al massimo mi dicono di no... ma quando hanno letto la cosa, hanno visto quello che stavo facendo mi hanno detto "sai che c'è? vai"... e allora ho detto "che ca' allora la devo fa' sta cosa!", io credevo che mi dicevano di no, facevo un altro libro del Panda, un'altra cosa ma mi hanno detto sì e dal momento che mi hanno detto sì mi sono dovuto mettere effettivamente a fare questa cosa.
In questo periodo del mondo del fumetto sempre più realtà ed autori italiani sono vicini al mondo dei manga, questo avrà sicuramente influito, probabilmente dieci anni fa invece Bonelli avrebbe detto di no a prescindere.
Diciamo che sì... chiaramente è un periodo di cambiamento molto forte, non solo a livello di case editrici ma anche di autori, comunque io che adesso ho 36 anni sono uno di quelli che è cresciuto con anime, manga, per quanto mio padre fosse un grande lettore di americani o di Tex lui non mi ha mai limitato, è stato sempre per i fumetti a tutto tondo. Anche a livello videoludico io sono un hardcore player, io mi sparo le mie 150 ore a Dragon Quest.
Anche in Attica si vede il mio lato da videogiocatore, io avevo una rubrica su Multiplayer a fumetti come A Panda Piace, ed una cosa che mi ha fatto mega piacere, perché all'inizio dicevano "eh mo' è arrivato questo" ma poi si sono ricreduti "oh effettivamente questo gioca davvero ai videogiochi". Io rifiuto anche a fare una serie di prodotti, perché magari non li uso in prima persona, quando devo consigliare qualcosa o qualcuno deve piacermi, se non mi piace prendo in giro le persone che mi seguono.
Quello che ho voluto fare in Attica è cercare di mettere all'interno di questo fumetto una serie di cose che mi hanno segnato nella vita e che mi hanno lasciato qualcosa di forte, ci sono dei collegamenti con Lavander ad esempio con dei grandi colpi di scena, già dal 4° volume potrai capire dove voglio andare a parare sennò nel 5° e nel 6° vi sono varie cose alla "Bevilacqua" come "Il Suono del Mondo a Memoria" di Bao, c'è la voglia di infilare dentro roba e di sconvolgere, secondo me mischiare insieme libri, fumetti, videogame... è una cosa che deve essere fatta.
Esistono fumettisti che non leggono fumetti, per me è una cosa assurda. Io ho scritto per la televisione per anni e non la guardavo, di base per la TV la puoi fare, ma per libri e fumetti non puoi! Attica è un miscuglio di roba, se tu hai la passione per i videogiochi un sacco di cose te le ritrovi, ti diverti a ricercarle. Ad esempio il cattivo-super cattivo ha il suo vestito della festa, mentre il sarto glielo cucia addosso si vanta di aver ucciso la persona che lo indossava senza aver spillato una goccia di sangue, descrivendo questo tizio come un importante leader di una delle più grandi organizzazioni criminali al mondo che organizzava dei tornei per strada... è Mr. Bison. Usa un suo vestito per le serate di cerimonia... è praticamente un cosplayer tra l'altro, io ho una grande stima per i cosplayer, indossare il vestito del tuo eroe o di qualcosa che ti piace, ti fa sentire qualcosa a livello di emozionale. Io spero di trasmettere certe emozioni al lettore, se ci riesco metà del lavoro mio l'ho fatto.
In conclusione: hai dichiarato che il tuo fumetto è uno shonen che poi diverrà un seinen, c'è chi dice che anche queste definizioni non possono esser buone per un fumetto italiano, Bonelli poi. Cosa diciamo a loro?
Prima di dare delle etichette dovrebbe leggerlo, in quel momento poi può dare tutte le etichette che vuole ma quel che conta è se quel che hai letto ti ha trasmesso qualcosa. Io dico 'sta cosa dello shonen che diventa seinen principalmente per via della caratterizzazione dei personaggi, della loro crescita anche se la continuity degli albi è serratissima e la storia si svolge in meno di una settimana, ma la loro crescita in questo arco di tempo è molto forte, vi sono cambiamenti anche fisicamente, nel loro aspetto e nei loro vestiti.
Un cambiamento talmente forte che da shonen si arriva ad un qualcosa di più adulto. Le etichette lasciano il tempo che trovano, personalmente ti dico che sono apertissimo a qualsiasi critica ma per quanto mi riguarda lasciano il tempo che trovano non perché io mi credo chissà chi, ma perché se ho fatto questa cosa, adesso, in questo momento, è perché avevo voglia di farla, ti ho trasmesso sta cosa e ora sto pensando alla prossima cosa, ma non perché non me ne freghi niente ma perché è figlio di quel momento e di quello che volevo trasmettere, questo è quello che ho voluto fare, l'omaggio che ho voluto fare ad una serie di fumetti e di videogame, se ti piace sono mega contento, se ci vedi quello che ci ho visto io sono stramegacontento, se non ti è piaciuto ok, spero ti piacerà quello successivo.
E speriamo sia un apripista
Esatto! Speriamo sia un apripista, speriamo che vada bene, perché spero che da ora una casa editrice grande e strutturata come la Bonelli possa fare qualcosa anche per autori più giovani di me che sono dieci volte più bravi di me sia a scrivere che a disegnare e che magari in Italia non trovano spazio per quanto riguarda il manga, euromanga chiamiamolo come vi pare, e che magari riesca a trovare una casa in Bonelli, una casa che li possa cullare e far crescere in un certo modo.
Io vengo da una realtà che è una scuola di fumetti he feci 13-14 anni fa, quando iniziai, io disegnavo già mezzo manga e quello che mi dicevano era "tu col manga in Italia non lavorerai mai". Questa è una risposta a tutti quelli che vi dicono che in Italia tu il manga non lo farai mai, chiamalo euromanga, chiamalo fumetto, come vi pare, ma ecco: ora sapete che potete.