Francesco Saverio: il gesuita che ha portato il cristianesimo in Giappone
Soprattutto nella regione di Nagasaki, dove si concentra la maggior parte dei cristiani dell'arcipelago
di Hachi194
Ripercorriamo la sua storia attraverso la vita di colui che fu uno dei sacerdoti che contribuì maggiormente alla sua diffusione nel paese: sto parlando di Francisco de Jasso Azpilicueta Atondo y Aznares de Javier (1506-1552), gesuita che sbarcò a Kagoshima nell'isola di Kyushu il15 agosto 1549.
Tutto inizia in Malesia e per la precisione a Malacca, città fortificata che all'epoca era un fulcro del commercio internazionale. Qui Francisco incontra nel dicembre 1547, un giovane samurai giapponese, Anjiro (noto anche come Yajirô, e più tardi con il nome di Paulo de Santa Fé). Il giovane è scappato dalla sua terra su una nave portoghese perché accusato di omicidio preterintenzionale e condannato a morte.
Per i due uomini è un incontro dettato dal destino: Anjiro da anni sta cercando una guida spirituale che plachi i suoi tormenti, Francisco vuole saperne di più su quelle terre di cui gli ha parlato un capitano della marina portoghese, un certo Jorge Alvares, che gli ha descritto l'arcipelago come un gruppo di isole abitate da gente bianca, intelligente e operosa, pronta a convertirsi.
Apprendendo da Anjiro che "L'imperatore, la nobiltà e tutte le persone di alto rango sarebbero diventati cristiani, perché i Giapponesi sono interamente guidati dalla legge della ragione", Francisco decide di partire per andare a convertire questo popolo; Anjiro gli farà da intermediario. Così assieme a padre Cosme de Torres e a un altro missionario, Juan Fernandez, sbarca a Kagoshima nel 1549 e poi a Hirada nel 1550.
Francisco è rapito e stupito dalla bellezza, dalla semplicità e dalla pulizia del luogo e dalla gente che non esita a dichiarare "la migliore che finora sia stata scoperta". Inizia il suo lavoro, passando un anno a studiare la lingua, che si rivela più difficile del previsto, e facendo tradurre il suo catechismo. Riesce così a battezzare centinaia di persone, scoprendo e sfruttando i punti di somiglianza tra insegnamenti cristiani e buddisti.
Verso la fine del 1550 parte per Kyoto per ottenere un'udienza con l'imperatore e quindi il permesso di predicare il cristianesimo in tutto il paese. È particolarmente fiducioso nelle sue possibilità di successo, dopo l'accoglienza così calorosa ad Hirado. Ma la vecchia capitale è praticamente in rovina, a causa dei tumulti del periodo degli Stati combattenti (1467-1568). L'imperatore non è che una figura simbolica indifesa e non lo riceve neppure.
Padre Francisco ottiene comunque quelo per cui era andato: inizia a predicare la fede cristiana in un tempio buddista abbandonato che gli viene concesso a tale scopo e documenti storici indicano che riesce a convertire più di 500 giapponesi in circa sei mesi. Nel settembre del 1551, una nave portoghese arriva nella provincia di Bungo (ora prefettura di Oita) nel Kyûshû. Francisco si reca lì per ascoltare come vanno le missioni dei gesuiti in India e decide che la sua presenza è più necessaria in India che non in Giappone, quindi salpa immediatamente alla volta del continente.
Morirà sull'Isola di Shangchuan il 3 dicembre del 1552 all'età di 46 anni a causa di una malattia esacerbata dal suo esaurimento fisico e mentale.
Dopo la partenza di Francisco, altri missionari continuano l'attività evangelistica ma man mano che l'importanza del cristianesimo cresce in Giappone, la sua influenza arriva a minacciare il dominio del buddismo e il potere stesso del governo centrale che inizia a trattarlo con ostilità. Arrivano le prime condanne a morte: Maria Onsen pare essere la prima martire nipponica, giustiziata nel 1559 dopo aver disobbedito all'ordine del marito di smettere di adorare la croce.
Il più conosciuto però dei martiri di Hirado è Sebastian Kimura (1565-1622), il primo sacerdote cattolico giapponese. La famiglia Kimura è quella che accoglie Francisco al suo arrivo sull'isola nel 1550. Una traduzione di alcuni passaggi biblici, completata mentre Francisco è a Kagoshima, impressiona fortemente il capo di casa Kimura, che fu tra i primi 100 abitanti di Hirado ad essere battezzato, ricevendo il nome cristiano di Antonio.
Il nipote di Antonio, Sebastian, nato nel 1565, è battezzato in giovane età e a 12 anni diventa assistente di un prete cattolico. Nonostante l'iniziale riluttanza dei gesuiti a nominare sacerdoti giapponesi, intorno al 1580 capiscono l'importanza di creare un clero locale per continuare la loro missione e così nel 1585, all'età di 19 anni, Sebastian Kimura si unisce alla Compagnia di Gesù.
Ma la tranquillità dura poco: il 24 luglio 1587 lo shogun Toyotomi Hideyoshi emana l'editto di espulsione dei cristiani, costringendo i credenti a lasciare Kyoto e altri luoghi. Molti si rifugiano all'estero ma tanti vanno a Hirado o a Nagasaki, dove persino i leader regionali e i daimyô (signori feudali) si sono convertiti e dove l'ordine di espulsione sarà messo in pratica solo alcuni anni dopo.
Terminati gli studi a Macao, Sebastian Kimura torna nel suo paese natale e a settembre del 1601, a 36 anni, diventa sacerdote. Nel 1614 la persecuzione dei cristiani si intensifica e il 29 giugno 1621 Sebastian Kimura è segnalato alle autorità da una serva portata in Giappone dalla Corea come schiava e che, tradendolo, sperava di riottenere la sua libertà. Kimura e altri credenti sono giustiziati sulla collina di Nishizaka nel settembre 1622.
Nonostante la persecuzione, molti cristiani continuano a praticare il culto cristiano in segreto per secoli, fino a che nel 1873, il governo Meiji autorizza nuovamente la pratica del cristianesimo. Tuttavia, ci vorranno diversi decenni per ricostruire le chiese cattoliche sul terreno accidentato di Hirado. I gesuiti torneranno in Giappone solo all'inizio del XX secolo.
Oggi ci sono circa 130 chiese nella prefettura di Nagasaki, molte delle quali si trovano a Hirado, che assieme a Nagasaki è una delle regioni del Giappone maggiormente influenzate dal cristianesimo.
Le chiese di Hirado hanno un significato storico unico e sono oggi al centro degli sforzi per stimolare il turismo locale tra cattolici e cristiani in generale.
La più nota di queste chiese è la Chiesa commemorativa di San Francesco Saverio, costruita nel 1931, mentre la più antica a Hirado è la chiesa di Hôki, costruita nel 1898 e distinguibile con facilità grazie alla sua facciata in mattoni e alle pareti laterali in legno, il che la rende unica tra le chiese giapponesi. Nel 2003, è stata designata come "Proprietà culturale tangibile" dal governo prefetturale di Nagasaki.
Un altro dei principali edifici cristiani della regione è la chiesa Yamada sull'isola di Ikitsuki. Costruita nel 1912, la chiesa fu progettata da Tetsukawa Yôsuke, un architetto molto noto per le sue costruzioni religiose. La posizione isolata di Ikitsuki, come Hirado, lo ha reso uno dei luoghi più noti in cui i cristiani nascosti hanno conservato la loro fede durante i 250 anni di illegalità. Questo lungo isolamento ha favorito una distinta forma di cristianesimo, che alcuni praticano ancora oggi.
Fonte consultata:
Nippon